Caro Aleotti, è arrivato il momento di alzare la voce

28.10.2022
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A proposito di giovani italiani che potrebbero iniziare a dire la loro, alle porte di Bologna c’è Giovanni Aleotti che, fra Covid e acciacchi, ha chiuso una stagione da 53 giorni di corsa. In questo lasso di tempo, ha aiutato Hindley a vincere il Giro d’Italia, vincendo a sua volta il Sibiu Tour per il secondo anno consecutivo. Toppo poco? Giusto così? Sentiamo cosa ne pensa il diretto interessato.

«Alla fine è stato un anno positivo – dice – magari mi aspettavo un po’ di più dalla prima parte di stagione, però ho avuto un po’ di problemi e non è iniziata benissimo. Finito il primo ritiro a Mallorca, ho preso il Covid e sono stato una settimana da solo nella stanza dell’hotel. Poi ci ho messo un po’ per tornare in condizione, sono stato anche in altura invece alla Sanremo ho preso la bronchite e ho finito la corsa che avevo già la febbre. Insomma, mi sono portato avanti questi problemi fino al Giro, poi piano piano le cose hanno iniziato a migliorare. Ho vinto a Sibiu. Ho fatto il Polonia e in Canada ho fatto forse la mia prestazione migliore della stagione, soprattutto visto il livello e il fatto che era la settimana prima del mondiale».

Aleotti a Sibiu ha vinto l’arrivo in salita e la cronoscalata: il più forte era lui (foto Bora Hansgrohe)
Aleotti a Sibiu ha vinto l’arrivo in salita e la cronoscalata: il più forte era lui (foto Bora Hansgrohe)
Un Giro per lavorare.

Ci sono arrivato senza avere la base. Ho dovuto saltare l’altura perché era programmata quando ho avuto la bronchite. Ho saltato la Coppi e Bartali, che comunque sarebbe stata una corsa di più nelle gambe e, nonostante tutto, sono riuscito a fare il mio Giro, che abbiamo vinto e che mi ha dato la spinta per ripartire bene.

Si pensa che voi giovani italiani dovreste spingere più forte per uscire…

In questa squadra, io mi sento veramente a casa. Sia con il mio allenatore “Silvestro” Szmyd, che si è polacco ma è anche un po’ italiano, sia poi con “Gaspa” (Enrico Gasparotto, diesse della Bora-Hansgrohe, ndr) che è venuto quest’anno. Penso che mi abbiano lasciato molto spazio, anche se in generale è un insieme di cose. Per avere spazio, bisogna stare bene, avere la giornata giusta, essere in salute. Di solito c’è sempre un capitano designato, ma se qualcuno sta andando forte, la squadra lo sa, lo riconosce. Quindi gli viene dato il suo spazio. Penso che almeno nel mio caso mi sento molto protetto e anche considerato. Se la condizione c’è, lo spazio si trova.

Gasparotto, qui con Benedetti, per Aleotti può essere un utile riferimento tecnico
Gasparotto, qui con Benedetti, per Aleotti può essere un utile riferimento tecnico
In realtà ti abbiamo visto spesso tirare.

Il problema è che se salti il tuo… turno, poi devi integrarti con gli spazi degli altri. E comunque quando vai a una corsa Monumento con un leader che può vincere, allora tutti questi discorsi sono un po’ più ridimensionati. Però in generale, quando uno sta bene, in questa squadra ha molto spazio e secondo me è una cosa positiva. E’ vero anche che avere più libertà ti permetterebbe di prendere le misure. E credo che avere in squadra uno come Gasparotto, cui piacciono ad esempio le classiche delle Ardenne, per me sia un’occasione importante. 

Sai già quale programma seguirai nel 2023?

Siamo stati per una settimana tra Germania e Otztal, in Austria. Del calendario non abbiamo ancora detto molto perché adesso un po’ tutti sono in vacanza. Io ho da poco iniziato a parlare con “Gaspa” di dove iniziare la stagione, perché chiaramente chi parte in Australia o Argentina, deve anticipare la ripresa. Quella è la prima cosa che bisogna sapere, quindi adesso ne parleremo anche con Silvestro e decideremo se iniziare a gennaio oppure a febbraio in Europa.

Covi classe 1998, Aleotti del 1999: due talenti italiani molto attesi che corrono in team stranieri
Covi classe 1998, Aleotti del 1999: due talenti italiani molto attesi che corrono in team stranieri
Se potessi scegliere?

A me onestamente piacerebbe anche partire presto. Poi penso che farei un altro anno con il programma dell’ultimo. Mi piacerebbe fare il Giro, perché penso che forse sia ancora un po’ presto per il Tour, visto anche che la concorrenza in squadra è tanta. Prima di buttarmi, è meglio fare un altro passo al Giro. Magari potrei valutare il Tour quando partirà dall’Italia, se la cosa si farà.

Partire presto e fare il Giro?

Ci sarà da fare un po’ di recupero, in modo da non arrivare cotto al Giro. Mi piacerebbe. Con Szmyd lo avevo accennato a fine stagione, quando abbiamo iniziato a parlare dell’anno prossimo. Si parte al caldo e anche abbastanza forte. E alla fine penso che si faccia sempre in tempo a rallentare un po’, mentre è più difficile decidere di aumentare. L’ho visto quest’anno, quando sono tornato in Italia dalla quarantena a Mallorca. Ci ho messo un po’ di tempo per tornare in condizione.

Aleotti è arrivato al Giro senza la giusta base. Ha stretto i denti ed ha aiutato Hindley a vincere
Aleotti è arrivato al Giro senza la giusta base. Ha stretto i denti ed ha aiutato Hindley a vincere
Cosa ti resta del Giro?

Sono state tre settimane incredibili per tutti noi, perché arrivavamo con un po’ di dubbi. Buchmann era caduto alla Liegi, si era fatto molto male ed è stato in dubbio fino all’ultimo. Sempre a Liegi, si era ammalato Hindley. Invece Kamna ha vinto subito la tappa sull’Etna, quindi ha tolto un po’ di pressione. Poi Jai ha vinto sul Block Haus e abbiamo preso tutti fiducia. Non ci siamo mai accontentati, credevamo in Jai e che potesse farcela. Nella tappa di Torino, ci abbiamo provato ed è stata sicuramente una delle corse più belle del 2022, anche se non abbiamo vinto.

Qualcuno dice che sia stato un Giro noioso

Noioso? Che cosa vuol dire che è stato un Giro noioso? Non saprei cosa dire. Tutti gli uomini di classifica si sono dati battaglia. Come anche al Tour, in certi giorni le squadre dei capitani hanno gestito per risparmiare le energie, quindi la fuga è arrivata. Mi ricordo però di tappe in cui la fuga ci metteva veramente tanto ad andar via e non era assolutamente facile beccarla. A me il Giro 2022 è piaciuto.

Hindley ha strappato la maglia rosa a Carapaz soltanto il penultimo giorno del Giro, salendo sul Fedaia
Hindley ha strappato la maglia rosa a Carapaz soltanto il penultimo giorno del Giro, salendo sul Fedaia
Il Tour è stato più divertente?

Al Tour ci sono state le prime tappe in cui ci si aspettava vento, ma alla fine non è successo niente. La tappa del Granon è stata spettacolare da vedere, ma dopo quella anche la Jumbo si è messa davanti a gestire. Erano così forti che comunque hanno controllato, forti di un vantaggio bello grosso. Al Giro fra Carapaz e Hindley ci sono stati 10 secondi fino al giorno del Fedaia. Secondo me è stato bello anche che fino all’ultima tappa non si sapesse chi avrebbe vinto. Per questo non ci siamo mai risparmiati. 

Farai ancora il Giro?

Quest’anno sicuramente, se dovessi fare il Giro, arrivarci fresco e vedere anche come andrebbe il recupero, sarebbe un bel test. Per ora la classifica non mi attira, ma sarei curioso di arrivarci bene anche solo per capire se in futuro potrò essere protagonista anche nelle tappe dure. Sarebbe un bel test, mettiamola così.

Nel finale di stagione, dal Polonia in poi, una bella crescita di condizione, fino al 7° posto di Montreal
Nel finale di stagione, dal Polonia in poi, una bella crescita di condizione, fino al 7° posto di Montreal
Vacanze a casa?

Sono stato qua, un po’ in giro con i miei amici che ovviamente ho visto poco negli ultimi mesi, dato che a partire dal Canada sono stato via parecchio. L’anno scorso ero andato in vacanza, quest’anno ho preferito proprio riposarmi a casa. Le prime due settimane le ho fatte proprio senza toccare la bici. Oggi (ieri per chi legge, ndr) ho fatto 50 chilometri: un’ora e mezza giusto perché avevo voglia stare un po’ in bici. Inizio con qualche giretto tranquillo e poi gradualmente, dalla fine della settimana prossima, magari inizierò a fare un po’ di più, ma non distanze. E poi anche in base al calendario, organizzerò la preparazione vera e propria, per provare a salite un altro gradino.

Sagan al Catalunya per costruire il Fiandre

24.03.2021
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Uno come Sagan, che riesce a scollinare 12° sul Poggio e poi a fare quarto in volata dopo 300 chilometri, è davvero così indietro di condizione? Tornando da Sanremo era questa la domanda che frullava nella testa e la risposta più plausibile era che la classe dello slovacco sia tale e tanta che, con la necessaria esperienza, Peter fosse riuscito a restare nascosto fino al momento giusto e poi avesse stretto i denti. Se fosse stato davvero bene, avrebbe seguito gli scatti in prima persona e magari avrebbe rilanciato. Perciò, visto che in questi giorni “Peterone” sta correndo la Volta a Catalunya e con lui c’è il suo allenatore Sywester Szmyd, fare il punto della situazione in vista delle classiche servirà a dare la giusta dimensione a uno dei protagonisti più attesi. Che malgrado il passaporto, percepiamo come uno di noi: italiano acquisito per trascorsi e filosofia.

Per correre il Catalunya ha rinunciato alla Gand-Wevelgem, vinta nel 2018
Per correre il Catalunya ha rinunciato alla Gand-Wevelgem, vinta nel 2018
Cinque settimane fermo a Gran Canaria: quanto hanno inciso?

Potete immaginare che non siamo riusciti a fare tanto. Ma Peter ha la mentalità vincente e ho pensato anche io che alla Sanremo abbia avuto una buona gamba, tanto da fare la volata con dei numeri molto buoni. Però si vede che manca l’altura, che a lui giova tanto. La Tirreno gli ha dato una prima… passata di intensità e qui al Catalunya vogliamo metterci il resto.

E’ vero che l’ha deciso lui?

Non so con chi abbia parlato e chi abbia fatto l’annuncio. So invece che all’inizio della Tirreno, mi ha chiamato Enrico Poitschke, il capo dei direttori sportivi, e mi ha detto che c’era questa possibilità. Io ne ho parlato con Peter che si è detto d’accordo e abbiamo immaginato un percorso di avvicinamento al Nord diverso dal solito, per rimediare a quel periodo di sosta.

Pensi che si possa arrivare al Fiandre ugualmente bene?

Come quando non si andava in altura. Abbiamo perso 5 settimane di lavoro, bisognerà fare tutto bene. Nel primo ritiro a Peschiera, era freddo per fare certi lavori. Invece a Gran Canaria eravamo nella fase dei lavori specifici e Peter ha dovuto fermarsi.

A 31 anni la condizione si trova facilmente?

Il tempo passa per tutti, anche per lui. Ce ne siamo accorti l’anno scorso al Tour e per tutta la stagione. Mentre i più giovani sono entrati in forma rapidamente, a noi è servito proprio il lavoro del Tour per arrivare al Giro con una forma vincente. Perciò è chiaro che per entrare in condizione impiega più di quando aveva 21 anni e dopo l’inverno era subito vincente in Australia. Oppure quando faceva una settimana di vera vacanza dopo le classiche, poi andava in California e vinceva la classifica.

Alla Tirreno (qui con Fabbro), Peter ha messo nelle gambe la prima intensità di stagione
Alla Tirreno ha messo nelle gambe la prima intensità di stagione
In una corsa come il Catalunya si riesce a fare qualche lavoro specifico, oppure il semplice correre alla fine risulta allenante?

E’ così dura, che… basta correre. Non è di quelle corse in cui hai la tappa che si va a spasso e puoi programmare dei lavori di intensità. Qui l’intensità te la impongono gli altri. Abbiamo provato a fare la tappa per lui il primo giorno e mi aspetto che stia sempre meglio. Il percorso è duro, ma non siamo qui solo per allenarci. Come detto prima, Peter ha la mentalità vincente e vuole essere comunque protagonista.

Si poteva rischiare dopo la Sanremo di andare diretti in Belgio per Harelbeke e Gand-Wevelgem?

Non valeva la pena cambiare il programma avviato alla Tirreno, perché quel quarto posto a Sanremo può significare tutto e anche niente. In Belgio a quel punto saremmo andati per giocarci le corse, ma se uno come Peter non è almeno all’85 per cento, sarebbe andato a prendere batoste dalle quali non si sarebbe ripreso. E il primo weekend non sarebbe stato utile per il Fiandre e la Roubaix. Stiamo lavorando per questi obiettivi e per il resto della stagione. Non ci interessa trovare una condizione rapida che duri poco.

Peter Sagan, Milano, Giro d'Italia 2020

Szmyd: «Un pizzico di fortuna e Sagan tornerà»

27.12.2020
4 min
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Se lo dice Sylwester Szmyd che su Sagan ci sono cose da aggiungere, il minimo è lasciarglielo fare. Dopo aver parlato di Aleotti e Fabbro, approfittiamo allora del fatto di avere per noi il preparatore dello slovacco alla Bora-Hangrohe e cerchiamo di fare un punto sulla sua condizione. Sulla sua voglia di fare fatica. Sulla sua capacità di vincere. E su quel senso di stanchezza che a volte traspare nei suoi occhi: figlia magari degli oltre 10 anni sugli scudi e dell’impossibilità di essere sempre Hulk, Forrest Gump, John Travolta e ogni personaggio che col tempo si è inventato. D’altra parte i chilometri e la vita lasciano il segno e non si può pensare di passarci attraverso senza averne qualcuno addosso.

Ivan Basso, Sylwester Szmyd, Peter Sagan, Tour de France 2012
Basso, Szmyd e Sagan, nel primo Tour di Peter: 3 tappe vinte e la maglia verde
Sylwester Szmyd, Peter Sagan, Tour de France 2012
Sagan e Szmyd al Tour 2012: 3 tappe e la verde

«Questa stagione – dice Szmyd – va presa diversamente e dopo il lockdown sapevamo che diversa sarebbe stata in ogni caso, perché avremmo puntato soltanto su Tour e Giro, senza le classiche. Nonostante questo, Peter è arrivato 4° alla Sanremo, a 2” dal vincitore. Odio parlare per ipotesi, ma se si fosse chiuso sui due al comando, magari poteva anche vincere. Perché lo sprint per la vittoria si fa con più cattiveria di quello per il terzo posto. Detto questo, capisco che una tappa al Giro sia da ritenersi un bilancio magro per uno come lui. Ma non è così come sembra».

Non va più forte come un tempo?

Ho guardato i suoi numeri e fa le volate con gli stessi watt di quando vinceva. Al Tour, è arrivato per 6 volte nei primi cinque. Dal Giro si è portato a casa 4 secondi posti. Va bene che i “se” lasciano il tempo che trovano, ma per vincere a volte serve anche un po’ di fortuna. Non credo si possa dire che è un atleta spremuto, insomma.

La tappa al Giro…

Nessun numero può spiegare quello che ha fatto, perché non credo che quel giorno, su quel percorso e con quel meteo, si potesse andare più forte. Ha ripreso e staccato gli scalatori. Con quella prestazione avrebbe potuto vincere il mondiale.

Può risentire della pressione?

Al Tour non ne aveva addosso di particolare, ma forse è il primo a caricarsene. Ho corso il primo Tour con lui, nel 2012. Sono passati dieci anni e lui è sempre lì. Ma voi davvero vi aspettate che fra cinque anni Van Aert vada ancora così? Ci sono stati Tour in cui Peter non vinceva tappe, ma portava a casa la maglia verde. Quest’anno nella classifica a punti è arrivato secondo, con traguardi intermedi che sembravano fatti più per gente veloce come Bennett che per lui.

Del resto, Sagan non è mai stato un velocista.

Questo è importante dirlo. Peter vinceva le volate sfruttando l’errore di quelli più veloci, oppure i rettilinei in leggera salita, oppure gli strappi nel finale che selezionavano il gruppo.

Peter Sagan, Filippo Ganna
Per vincere a Tortoreto, secondo Szmyd gli è servito un giorno da fenomeno assoluto
Peter Sagan, Filippo Ganna
Giorno da fenomeno per vincere a Tortoreto
Ha 30 anni, può aver pagato la ripresa dopo il lockdown?

Forse mentalmente ci sta che restare chiuso per 7 settimane sia stato un handicap e abbia fatto fatica a trovare la brillantezza. Quando sei giovane, l’inizio stagione è più facile. Ricordo quando vinse la sua prima tappa alla Parigi-Nizza del 2010, lasciandosi dietro Rodriguez e anche Contador. Mandai un messaggio a Rodriguez, dicendogli che non poteva aspettarselo. E lui mi rispose chiedendomi chi diavolo fosse quel ragazzino.

Il segreto dei giovani del 2020?

Una parte, di sicuro. Da giovane recuperi meglio e se hai una stagione di 2 mesi e non hai tempo per riprenderti fra una gara e l’altra… Le hanno vinte tutti corridori con meno di 30 anni. Non credo che con un’annata normale, riusciranno a essere così dominanti.

Tu e Peter siete vicini di casa?

Quasi. Quando ho smesso, mi sono spostato da Monaco a poco di qua dal confine. Sono in Francia, siamo vicinissimi, ma cambia molto l’affitto…

Sylvester Szmyd, Vincenzo Nibali, Ivan Basso, Giro d'Italia 2010

Su Aleotti e Fabbro, l’occhio di Silvestro

27.12.2020
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Come immagine del profilo su WhatsApp, Sylwester Szmyd ha Gatto Silvestro che da sempre è il suo soprannome. Quando il gruppo ti affibbia un nomignolo così, significa che ti ha accettato e ti vuol bene. Per questo anche dopo aver smesso, Silvestro si tiene stretto quel gatto e i ricordi connessi. Nella foto di apertura è sul Montegrappa al Giro del 2010, con Nibali e Basso, prima che Vincenzo vinca la sua prima tappa nella corsa rosa.

Il nome del polacco era saltato fuori qualche giorno fa parlando con Giovanni Aleotti, ultimo acquisto della Bora-Hansgrohe. Il bolognese, appena tornato dal primo ritiro in Germania, ci aveva raccontato di essere finito per la preparazione proprio… tra le mani di Silvestro. Così, con il pretesto di scambiarci gli auguri di Natale e rinverdire qualche ricordo, siamo idealmente volati fino a casa sua in Polonia.

«Qui il Natale è doppio – dice Szmyd – non come in Italia, che si festeggia soltanto il 25. Il giorno di Santo Stefano è la stessa storia. Siamo a casa con tutti i familiari, le strade sono piene di gente. Qualcuno con la mascherina, qualcuno no. Ci sarà coprifuoco soltanto la notte del 31 dicembre, fino alle 6 del mattino. E per il resto… Buon Natale anche a voi!».

Giovanni Aleotti, Mortirolo, Giro d'Italia U23 2020 (foto Fulgenzi)
Giovanni Aleotti, un calo inaspettato sul Mortirolo al Giro U23 del 2020 (foto Fulgenzi)
Giovanni Aleotti, Mortirolo, Giro d'Italia U23 2020 (foto Fulgenzi)
Per Aleotti, sul Mortirolo, un calo inatteso (foto Fulgenzi)

Sylwester “Silvestro” Szmyd, professionista dal 2001 al 2016 con varie squadre tra cui la Mercatone Uno dell’ultimo Pantani e la Liquigas di Basso e Nibali, fa parte dello staff del team tedesco dal 2018. Inizialmente era il vice di Patxi Vila per quanto riguardava Peter Sagan. Poi gli sono stati affidati anche altri corridori e, avendo fatto il corso Uci da tecnico quando ancora correva, ha assunto anche il ruolo di direttore sportivo. Quando infine il basco ha lasciato la squadra, Silvestro ha preso in mano Sagan e si è impossessato della seconda ammiraglia, dato che nelle gare WorldTour a bordo della prima viaggiano i due tecnici più importanti.

«Seguirli in corsa – dice – è la cosa migliore, non serve che guardi i file di allenamento. Li vedo prima della gara, li sento durante, li vedo dopo. So come stanno e come andranno. Magari non posso essere presente a tutte le corse, per il rischio di non occuparmi bene di quelli che sono a casa, però di certo esserci è un valore aggiunto».

Il dossier Aleotti

Di Aleotti ha studiato prima il dossier composto da ordini di arrivo e file di allenamenti e corse. Silvestro ha considerato il secondo posto al Tour de l’Avenir del 2019 e ha osservato i dati dell’ultima tappa al Giro d’Italia U23 del 2020, in cui Giovanni non è proprio riuscito a sbloccarsi, perdendo il podio. Poi lo ha incontrato e finalmente è riuscito a dirgli quale idea si sia fatto.

«Nessuna idea – sorride Silvestro – ho deciso di non decidere. E’ difficile capire di che tipo di corridore si tratti. Dai numeri e da quello che ho capito, sarebbe sbagliato chiuderlo nel discorso dei grandi Giri. Ho pensato a Nibali che, a un certo punto, dalla Fassa Bortolo arrivò alla Liquigas».

Che cosa c’entra Vincenzo?

Credevamo tutti che fosse un corridore da classiche e per quello si allenava. Nel 2010 venne sul Teide con Basso, Kreuziger, Pellizotti e il sottoscritto. Noi eravamo su per Giro e Tour, Vincenzo per le Ardenne. In Belgio non andò bene e tornò a casa sua, al mare. Finché gli chiesero di venire al Giro, con pochissimo preavviso. Lui non voleva, ma cedette. E alla fine, se non fosse stato nella Liquigas, avrebbe potuto vincerlo. E il bello è che alla vigilia ci scherzavamo. Dove vai nelle corse a tappe, tu che sei uno da classiche? Invece quell’anno arrivò terzo al Giro e vinse la Vuelta. Aleotti è lo stesso. Nel senso che è presto dire per cosa sia fatto.

Matteo Fabbro, Rafal Majka, Giro d'Italia 2020
Ottimo Giro per Matteo Fabbro, atteso ora alla conferma
Matteo Fabbro, Rafal Majka, Giro d'Italia 2020
Ottimo Giro 2020 per Matteo Fabbro
Quindi cosa farete con lui?

Lavoreremo per il Giro d’Italia, sempre che la squadra decida di portarlo. Ovviamente non andrà a fare il leader e dopo il primo anno vedremo quali risposte ci avrà dato. Non voglio farmi ora un’idea, non voglio limitarlo. Cercherò di lavorare con lui in base alle gare che andrà a fare, perché migliori. Abbiamo tempo per scoprirlo.

Nei giorni scorsi abbiamo parlato della scelta di mettere subito Cunego sui Giri

Perfetto, sono stato accanto a Damiano dal 2004 al 2008. Se non si fosse pensato di indirizzarlo sui Giri, magari avrebbe vinto chissà quante Liegi.

Il dossier Fabbro

Sul friulano c’è da mediare fra gli slanci di stima infinita da parte dei suoi tecnici al CT Friuli, con Bressan e Boscolo in testa, e i riscontri dopo il primo Giro d’Italia da vero protagonista al terzo anno di professionismo e finalmente nel giusto ambiente.

«Matteo – dice Silvestro – è uno di quelli che mi dà le maggiori soddisfazioni. Aveva un solo anno di contratto, si è fidato totalmente ed è venuto fuori. Credo non dovesse neanche fare il Giro, invece il Covid ha fatto cambiare i piani e lui ha sfruttato benissimo l’occasione. Si fida, lavora bene, è onesto. E’ un ragazzo serio, a me piace.

Dove potrà arrivare?

E’ presto anche per lui. Non va male a crono, ma per ora direi che al Giro d’Italia non potrebbe essere il leader. Questo almeno penso io. Farà bene quello che gli dicono, magari lo vedo fare la classifica alla Tirreno o al Romandia.

Escludi sviluppi?

Per i livelli più alti bisogna aspettarlo, perché il 2020 è stato il primo anno così bene. E’ migliorato in salita, sta con i migliori scalatori. Ma gli direi che invece di fare 8° in classifica, punterei piuttosto a vincere tre tappe. L’importante è che vada di nuovo forte al Giro e si valorizzi al massimo.

Vogliamo dire qualcosa su Sagan?

Meglio aprire un altro capitolo, ci sono cose da dire…