Tornato in corsa un mese esatto dopo l’ultima volta, Davide Piganzoli ha riallacciato il filo con la strada in maniera naturale. Nelle tre gare toscane che hanno aperto il calendario delle corse italiane di fine stagione l’atleta della Polti VisitMalta ha messo le cose in chiaro. Un terzo posto al GP Industria e Artigianato, ottavo al Giro della Toscana e decimo nella Coppa Sabatini. Tre top 10 che confermano le buone sensazioni avute nei giorni prima di rientrare in corsa e ben 190 punti UCI messi sul tavolo (in apertura foto Polti VisitMalta/Maurizio Borserini).
La rincorsa alla top 30 del ranking UCI si fa agguerrita e ora è il momento di far vedere che al talento corrispondono anche risultati di peso. Davide Piganzoli lo sa e nelle ultime corse del 2025, nonché le ultime in maglia Polti VisitMalta, vuole fare tutto al meglio. Come sempre.
Piganzoli è tornato in corsa a Larciano, al GP Industria e ArtigianatoA Larciano ha trovato un ottimo terzo posto alle spalle dell’amico Del Toro e ScaroniPiganzoli è tornato in corsa a Larciano, al GP Industria e ArtigianatoA Larciano ha trovato un ottimo terzo posto alle spalle dell’amico Del Toro
Non correvi da un po’, sei contento di com’è andata?
Sono felice, alla fine era da un mese che mancavo dalle corse, direi che era un po’ di tempo. Nel mese di assenza dalle gare ho lavorato tanto in altura, sono stato tre settimane in ritiro allenandomi bene. Una volta sceso avevo bisogno di capire a che punto erano le gambe e direi che posso ritenermi soddisfatto. Sicuramente in queste gare di fine stagione potrò utilizzare questo stato di forma per cercare di fare piazzamenti e portare punti alla squadra.
Da dopo la pausa di metà stagione ti abbiamo visto solamente a Burgos…
Fino al campionato nazionale ho tirato dritto, come al solito, poi mi sono fermato per recuperare e riposare. Mi sentivo stanco e avevo necessità di fermarmi e rifiatare. Sono tornato in gara ad agosto alla Vuelta a Burgos, però non mi sentivo pimpante. Da lì ho resettato tutto e sono tornato ad allenarmi al meglio per questo finale di stagione.
Piganzoli ha poi corso anche al Memorial Martini e alla Coppa Sabatini (foto Polti VisitMalta/Maurizio Borserini)Per il valtellinese altri due piazzamenti in top 10 (foto Polti VisitMalta/Maurizio Borserini)Piganzoli ha poi corso anche al Memorial Martini e alla Coppa Sabatini (foto Polti VisitMalta/Maurizio Borserini)Per il valtellinese altri due piazzamenti in top 10 (foto Polti VisitMalta/Maurizio Borserini)
Altura ad agosto, dove sei andato?
Sono stato vicino a casa (Piganzoli è valtellinese, ndr) e ho diviso i giorni tra Livigno e Stelvio. Mi sono confrontato con la squadra perché non avevo molte gare in programma ad agosto, quindi abbiamo deciso di puntare alle gare di fine stagione. Sicuramente correrò fino al Giro di Lombardia, vedremo se avrò le gambe per arrivare anche alla Veneto Classic.
Su cosa hai lavorato in questa altura di fine stagione?
Sentivo di aver bisogno di un altro blocco di chilometri e di ore da mettere nelle gambe. Era da un po’ che non facevo uscite lunghe, mi sono concentrato molto sul medio per poi fare dietro motore una volta tornato a casa.
Piganzoli cambierà squadra a fine stagione, le voci lo danno alla Visma Lease a Bike (foto Polti VisitMalta/Maurizio Borserini)Piganzoli cambierà squadra a fine stagione, le voci lo danno alla Visma Lease a Bike (foto Polti VisitMalta/Maurizio Borserini)
Obiettivo? Solo fare punti?
Ci sono ancora delle possibilità da qui a fine stagione, non ultimo il Giro di Lussemburgo che inizierà il 17 settembre. Devo farmi trovare pronto, l’idea è quella di fare punti ma una vittoria non farebbe male, anzi sarebbe meglio per tutti.
Saranno le ultime gare in maglia Polti?
Lo saranno, attendiamo l’ufficialità prima di dire tutto. Fa strano pensare di lasciare la squadra che mi ha cresciuto e che mi è stata sempre molto vicina. E’ una realtà italiana e spagnola, quindi molto vicina a me. Penso che questa cosa mi mancherà tanto, però credo sia arrivato il momento di salutarci. Rimarremo sempre in buoni, anzi buonissimi rapporti.
Mattia Gaffuri ha iniziato a pedalare tra i pro' con la Polti-VisitMalta. Lo abbiamo incontrato agli europei gravel. Piedi per terra, voglia di imparare
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A Bormio il cielo è grigio. Del Toro è arrivato da svariati minuti, consolidando con la vittoria la maglia rosa che ieri a San Valentino di Brentonico è parsa traballare: nessuno può ancora immaginare ciò che accadrà sul Colle delle Finestre. Il Giro d’Italia si è lasciato alle spalle il Tonale e il Mortirolo, poi la salita delle Motte ha dato il colpo di grazia ai corridori più stanchi e fra questi c’è Davide Formolo. Il veronese ha lavorato per Einer Rubio, ottavo al traguardo a 16 secondi da Del Toro, poi si è staccato e ha raggiunto il traguardo, posto giusto all’imbocco della strada dello Stelvio. E nel momento in cui dovrebbe solo raggiungere il pullman per lasciare la bici e togliersi finalmente gli scarpini, dal pubblico salta fuori un signore anziano con i baffi che urla forte il suo nome.
Giro d’Italia 2025, Davide Formolo pedala al suo passo per raggiungere BormioGiro d’Italia 2025, Davide Formolo pedala al suo passo per raggiungere Bormio
Il sindaco dello Stelvio
Davide si volta. Lo riconosce e si commuove. «Sindaco – dice a voce alta – come stai, sindaco?». L’altro lo abbraccia, si aggrappa a lui così forte che ti verrebbe voglia di dividerli, pensando alla fatica del corridore. Però si vede che l’abbraccio è ricambiato. Se ne stanno lì per un minuto che sembra eterno. Uno che lo chiama Davide e l’altro che lo chiama Sindaco. La gente intorno osserva e fa foto. Silvano Ploner di RAI SPORT gira un video. Pensiamo al sindaco del suo paese in Valpolicella, ma che senso avrebbe? Finché l’anziano signore si stacca e Formolo mette lì parole che aiutano a capire, ma fino a un certo punto: «Lui è Giorgio – dice – è il sindaco dello Stelvio».
«Ho conosciuto Davide – racconta poco dopo Giorgio, che di cognome fa Cresseri e quassù è una celebrità silenziosa – quando era un ragazzino che veniva allo Stelvio in bicicletta e dopo siamo sempre rimasti in contatto. Tranne quando ha cambiato squadra ed è diventato un personaggio. Lo aspettavo da anni, perché ormai è difficile che venga ancora su dalle nostre parti. Adesso si allenano in altri posti, ma io gli ho sempre detto che se vuole vincere le gare, devi allenarsi sullo Stelvio, non nel deserto. Lo Stelvio è la strada che io faccio tutti i giorni, per me è la vita. Ho 78 anni, d’inverno ho il mio lavoro è qui a Bormio, d’estate vado su tutti i giorni».
D’inverno Cresseri, che ha lavorato anche con alcuni campioni dello sci, lavora nel laboratorio di famiglia (foto Okgo Ski Rent)D’inverno Cresseri, che ha lavorato anche con alcuni campioni dello sci, lavora nel laboratorio di famiglia (foto Okgo Ski Rent)
Sono passate tre settimane, ma la curiosità c’è ancora e sarebbe un peccato non rispettarla. Così siamo tornati da Formolo, chiedendogli lumi. Cresseri, schivo come si addice alla gente di montagna, ha preferito non dire altro.
Davide, chi è il sindaco dello Stelvio?
Già da dilettante, quando correvo con Tortoli, prima del Valle d’Aosta o delle gare importanti andavo sullo Stelvio. Da solo o con qualche compagno di squadra che era stanco e doveva recuperare. Bene o male ci andavo tutti gli anni e ho continuato anche nei primi da professionista. Giorgio l’ho conosciuto perché lassù ha uno di quei negozi lungo la strada. In più è lui che gestisce la chiesetta, perché ha le chiavi e suona la campana. Penso che sia la persona più storica dello Stelvio.
E come l’hai conosciuto?
Alla fine, quando sei su ad allenarti, nel tempo libero ci sono quei negozietti e capita di andarli a vedere. La cima dello Stelvio è come un paesino, perciò bene o male dopo un po’ conosci tutti. La prima volta che l’ho incontrato ero nel mio hotel, che sta proprio sulla strada e ha un bellissimo bar, con delle torte molto buone. Perciò tutta la gente dello Stelvio lo ha scelto come punto di ritrovo per prendersi il caffè la mattina e salutarsi la sera prima di andar via. E mi ricordo che un giorno mi hanno presentato questo signore come il sindaco. E io ho pensato: lo Stelvio può avere un sindaco? Però ero ancora giovane e ci sono cascato. Poi ho scoperto che lo chiamano il sindaco perché è quello che da anni tira avanti la baracca.
Davide Formolo, la moglie Mirna e i figli Chloe e Theo: da quando ci sono loro, l’altura è soprattutto LivignoDavide Formolo, la moglie Mirna e i figli Chloe e Theo: da quando ci sono loro, l’altura è soprattutto Livigno
Sapevi che sarebbe venuto all’arrivo di Bormio?
Non me l’aspettavo. Da quando sono arrivati i figli, andiamo a Livigno e non più sullo Stelvio, perché il paese è più comodo. E poi comunque era da un po’ che non andavo più in Valtellina, perché dal 2022 non ho più fatto il Tour. L’anno scorso poi con la squadra siamo andati ad Andorra. Con lui però ogni tanto ci siamo sentiti, perché è rimasta un’amicizia. Lo Stelvio per i ciclisti è un vero monumento naturale e lui è appassionatissimo di ciclismo.
Ci eri parso emozionato prima di Brentonico ricordando tuo nonno, eri emozionato incontrando il sindaco: che rapporto c’è fra te e le persone anziane?
Penso che le loro esperienze possano insegnarti veramente tante cose. Mi piace imparare dalle persone grandi, mi piace starle ad ascoltare.
Il sindaco vive in cima oppure sale e scende ogni giorno?
Lui vive a Bormio, la maggior parte di quelli che lavorano su, la sera chiudono e vanno via, a parte gli stagionali, che dormono negli hotel. Tutti a Bormio, tranne Richard, quello che fa i panini, che vive appena sopra Prato allo Stelvio. E così mi ha visto crescere. Io sono una persona molto affettuosa, mi lego alle persone con cui vale la pena. E lui è una persona vera. Ci siamo confidati, con lui sono riuscito a parlare. Quando sei in quei ritiri in altura, ti passano tante cose per la mente perché hai molto tempo per pensare e lui ha una certa età e tanta esperienza. Mi piaceva anche condividere certi miei timori che magari mi venivano durante la giornata.
Lo Stelvio è un paesino di pochi abitanti che si conoscono tutti (foto Stelvio Pass)Lo Stelvio è un paesino di pochi abitanti che si conoscono tutti (foto Stelvio Pass)
Qual è stato un consiglio importante che può averti dato il sindaco?
Lui è un uomo di montagna, ha la scorza da montanaro e più che un consiglio, mi ha colpito per il suo stile di vita. Alla sua età è ancora lì, che sale e scende tutti i giorni, che tira avanti, che suona la campana quando apre il passo. Potrebbe benissimo stare a casa a guardare i nipoti che lavorano, invece è in prima in prima linea sul campo, in cima a quel passo in cui ci sono pochi hotel e pochi negozi.
Un mondo a parte…
Si conoscono tutti. Sono sempre gli stessi, che sin da giovani si sono appassionati a una vita fatta di semplicità, perché per fare una vita così devi tornare veramente indietro alle cose semplici. Al giorno d’oggi viviamo in un mondo in cui la gente inizia a sclerare se non ha il supermercato a 500 metri da casa. Ci si abitua alle comodità e poi il supermercato lo vuoi a 300 metri. Mentre lassù la vita è scandita dall’apertura della strada e dall’aprire ogni giorno la bottega e vendere gadget ai turisti. Perché hanno capito l’importanza di apprezzare i sacrifici che la vita ti fa affrontare.
Lo Stelvio compie 200 anni. La montagna resa famosa per la prima volta nel 1953 da Fausto Coppi (foto di apertura Publifoto/LaPresse) sarà al centro di un calendario di iniziative dalle quali si coglie immediatamente la sua importanza. Se infatti la strada fu scavata a tempo di record per la sua utilità commerciale, oggi il passo più alto d’Italia è un polo sportivo e turistico di primissimo piano fra la Valtellina, l’Alto Adige e l’Engadina, in Svizzera.
Per i 200 anni dello Stelvio, si stanno organizzando eventi e manifestazioniPer i 200 anni dello Stelvio, si stanno organizzando eventi e manifestazioni
Tutto fatto in 63 mesi
All’inizio dell’Ottocento il collegamento fra la Val Venosta e la Valtellina, fra l’Austria e Milano, era assicurato da un sentiero, che non poteva più bastare. Il progetto per una strada larga tre metri fu commissionato nel 1812, ma con le Guerre Napoleoniche che infuriavano, non si trovarono tempo né risorse. Fu Federico II d’Asburgo a riprenderlo in mano nel 1818, affidando l’incarico a Carlo Donegani, l’ingegnere di Sondrio che aveva già progettato lo Spluga. I lavori furono terminati in 63 mesi. La strada venne inaugurata infatti nel 1825. Fu così che nacque il Passo dello Stelvio, a 2.758 metri sul livello del mare, lunghezza complessiva di 46,5 chilometri, 88 tornanti e 7 gallerie.
La strada fu teatro degli scontri tra italiani e austriaci nella Prima Guerra Mondiale, mentre la prima volta che lo Stelvio comparve nel Giro d’Italia fu, come si diceva, nel 1953. Coppi se ne servì come trampolino per ribaltare la classifica generale e strappare la maglia rosa dalle spalle dello svizzero Koblet.
E’ il 1975, testa a testa fra Bertoglio e Galdos sullo Stelvio: il Giro finisce in cima, maglia rosa all’italianoE’ il 1975, testa a testa fra Bertoglio e Galdos sullo Stelvio: il Giro finisce in cima, maglia rosa all’italiano
Il Giro per 13 volte
Il Giro d’Italia dei professionisti ha affrontato lo Stelvio per 13 volte: 8 dal versante valtellinese, 5 da quello altoatesino. Il valico è stato per quattro volte arrivo di tappa, con vittorie di Battistini, Fuente, Galdos e per ultimo De Gendt nel 2012. La vittoria di Galdos fu particolare perché quell’anno, nel 1975, il Giro d’Italia si concluse proprio lassù. Lo spagnolo fece di tutto per staccare Bertoglio, ma non ci riuscì. A lui andò la tappa, il bresciano si portò a casa la maglia rosa che quest’anno festeggia i suoi 50 anni.
«Quel giorno rimarrà indelebile – ci raccontò quando nel 2005 andammo a trovarlo per i 30 anni dalla vittoria – me ne rendo conto sempre di più. Sono nella storia e ci rimarrò per sempre. Non tutti erano convinti che ce l’avrei fatta a difendermi da Galdos, ma io ci credevo. E ho anche il rammarico di non aver fatto la volata per vincere. Avevo la gamba giusta, ma ho voluto rispettarlo lasciandogli il successo».
Nel 1994, Pantani supera lo Stelvio e sul Mortirolo si scatena staccando Indurain e BerzinNel 1994, Pantani supera lo Stelvio e sul Mortirolo si scatena staccando Indurain e Berzin
Coppi, Vona e Pantani
Proprio in onore di Fausto Coppi che lo tenne a battesimo, il passo è la Cima Coppi del Giro ogni volta che vi viene inserito: essendo un titolo che spetta alla cima più alta della corsa, non potrebbe essere altrimenti dato che in Italia non si trovano valichi più alti. Lo Stelvio è stato a lungo anche il passo più alto d’Europa, finché i francesi non fecero un giochino. Si inventarono un anello stradale attorno alla piramide rocciosa de La Bonette che da 2.715 passò a 2.802 strappando allo Stelvio il suo primato. Fra gli atleti che hanno conquistato la Cima Coppi, ricordiamo Gaul, Bernaudeau, Cataldo, Nibali e nel 1994 anche il ciociaro Franco Vona.
«Io non sono che un piccolo granello al confronto dello Stelvio – dichiarò Vona – e per me fu una gioia immensa, quasi come vincere una tappa. Il ciclismo è legato a episodi romantici come quel mio passaggio, tanto che mi capita più spesso di essere ricordato per quel passaggio che per le due tappe che avevo vinto a Corvara e prima ancora a Innsbruck (rispettivamente nei Giri del 1992 e del 1988, ndr). Quel giorno fu indimenticabile, anche per l’esplosione di Pantani. Mi riprese sul Mortirolo e quando mi passò pensai che fosse davvero forte. Io ero sfinito, lui sembrava fosse appena partito. Avevo fatto tante fughe nella mia carriera, ma nessuno mi aveva mai ripreso e staccato a quel modo».
Il 5 giugno del 1994, lo Stelvio diede l’ispirazione al giovanissimo Marco Pantani, che infatti planò su Bormio e iniziò la fantastica cavalcata sul Mortirolo e il Santa Cristina.
Giro del 2005, Passo dello Stelvio. Basso sta male, si copre e riparteGiro del 2005, Passo dello Stelvio. Basso sta male, si copre e riparte
Il dramma di Basso
Al ricordo esaltante e pieno di malinconia di quel 1994, corrisponde quello di Ivan Basso che nel 2005 sullo Stelvio avrebbe potuto costruire la prima vittoria al Giro, invece ne fu respinto. Lui che in Valtellina aveva trascorso tutte le estati nella casa di origine di sua madre.
«Uno dei miei primi ricordi da ciclista – racconta infatti Basso – è la scalata dello Stelvio con mio padre quando avevo otto anni. Era una giornata luminosa e pedalavo sulla mia Moser blu e argento. Lo Stelvio è duro per qualsiasi ciclista, ma per un bambino è un’impresa speciale, mi sentivo come se stessi scalando la montagna più alta del mondo. Mi ha sempre ispirato grande rispetto. Su una salita così c’è una sola regola: non andare mai fuori giri, soprattutto in gara. Negli ultimi 5 chilometri sei oltre 2.000 metri e c’è così poco ossigeno che ti manca il fiato.
«Salire può essere un’esperienza intensa ed emozionante. Ho scalato lo Stelvio lottando per la maglia rosa, ma stavo male e persi 42 minuti, vidi svanire il Giro. Ogni pedalata contro quella pendenza feroce fu una vera tortura».
L’ultima volta che il Giro èa rrivato allo Stelvio, vinse De Gendt: era il 2012L’ultima volta che il Giro èa rrivato allo Stelvio, vinse De Gendt: era il 2012
Il Giro del 2025
Lo Stelvio è da sempre il metro di paragone per ciclisti da tutto il mondo. Nel surreale e splendido Giro del 2020, corso a ottobre per il Covid, per primo sulla cima transitò l’australiano Dennis, nella tappa che si sarebbe poi conclusa ai lagni di Cancano. Si sarebbe dovuti salire lassù anche nel 2024, ma la famosa nevicata che bloccò la carovana a Livigno sconsigliò l’idea.
Ai piedi di quella strada che nell’estate compirà 200 anni, il Giro farà tappa anche quest’anno. La corsa non andrà lassù: il rischio neve resta un deterrente troppo grande. Si arriverà a Bormio, con la 17ª tappa che scalerà il Tonale e il Mortirolo. Lo Stelvio ci guarderà dall’alto. E quella sera, cenando nella sua vasta ombra, brinderemo a lui con un calice di buon rosso valtellinese, prima di ripartire l’indomani da Morbegno alla volta di Cesano Maderno.
Tonina racconta suo figlio Marco, a metà fra le indagini e il dolore di quando si ferma. Il sistema che non gli piaceva. Il dolore. E le mille foto in casa
PASSO DELLO STELVIO – Durante il fine settimana dell’Enjoy Stelvio Valtellina, che ancora una volta ha richiamato numeri da record sulle rampe del passo più famoso e noto tra i ciclisti e cicloturisti, c’era anche Alessandro Vanotti. L’ex corridore professionista ha pedalato insieme agli ospiti di Merida sulle strade che tante volte lo hanno visto faticare, allenarsi, gioire e anche soffrire. Nei suoi anni da corridore Vanotti ha scalato lo Stelvio moltissime volte e tornare qui dopo diverso tempo è un modo per riviverle, scorrendo velocemente tra i ricordi.
«Tornare sullo Stelvio – racconta Vanotti mentre intorno a noi i ciclisti continuano a salire e scendere – è bellissimo perché nella mia carriera ho vissuto tanti momenti particolari e unici. Devo dire che la prima volta che l’ho affrontato in corsa non è stato facile, non ne ho un bel ricordo. Era il Giro d’Italia 2005, si saliva dalla parte trentina, quindi da Prato e quel giorno non stavo bene. L’arrivo era posto a Livigno, quindi una volta scesi a Bormio c’era da risalire anche il Foscagno.
«Sono andato in crisi e superare i 20 chilometri dello Stelvio non è stato facile. Ti mette a dura prova e se ne esci in qualche modo vuol dire che sei stato bravo, così come tutte le salite che hanno un tempo di scalata superiore all’ora. Poi chi sta sotto l’ora è ancora più forte degli altri e questo divide il ciclista normale dal campione».
Vanotti (in maglia blu) ha scalato lo Stelvio lo scorso 31 agosto in occasione dell’Enjoy Stelvio Valtellina (foto Merida)Vanotti (in maglia blu) ha scalato lo Stelvio lo scorso 31 agosto in occasione dell’Enjoy Stelvio Valtellina (foto Merida)
A dura prova
Girare l’ultimo tornante e vedere la cima è una sensazione che chi pedala su queste strade si porta dentro. Sapere di aver domato un gigante del ciclismo mondiale è una sensazione unica. Farlo da professionista, mettendo l’agonismo, la sofferenza e la gioia è una cosa che in pochi hanno provato. Tra questi pochi c’è proprio Alessandro Vanotti.
«Quando scollini il fascino è incredibile – continua – è la salita con l’altitudine maggiore in Italia, la seconda in Europa. E’ esigente, non ha pendenze come il Mortirolo o lo Zoncolan, ma la sua altezza spaventa tutti. Devi essere molto concentrato, coordinarti con la respirazione e il ritmo di pedalata. Se non stai bene devi comunque superare i tuoi limiti, questa è la particolarità dello Stelvio, non puoi nasconderti mai. Poi dipende tanto dal ruolo che hai in squadra, se devi tirare per tutta la scalata o meno».
La quota di 2.000 metri arriva presto, ma la scalata è ancora lunga (foto Merida)La quota di 2.000 metri arriva presto, ma la scalata è ancora lunga (foto Merida)
Tu hai mai avuto questo arduo compito?
Qui no, per fortuna (ride, ndr) perché è forse impossibile riuscire a farlo tutto in testa a ritmi elevati. Mi è capitato su altre salite, ma in confronto erano meno esigenti.
Di quel giorno di crisi cosa ricordi?
La cima non arriva mai, quindi sei lì che giri le gambe e ti sembra di non andare avanti. E’ difficile da metabolizzare quella giornata, anche in base al fatto che dopo si doveva comunque salire fino a Livigno. Lo Stelvio ti mette a dura prova ma ti insegna a superarti, a dare sempre qualcosa in più. Una caratteristica che noi ciclisti conosciamo bene e che ci portiamo dentro. E’ una sensazione fantastica che puoi insegnare agli altri.
Al bivio per l’Umbrail gli ultimi 3 interminabili chilometri diventano ancora più difficili se il vento è contrarioAl bivio per l’Umbrail gli ultimi 3 interminabili chilometri diventano ancora più difficili se il vento è contrario
Hai aneddoti anche della scalata dalla parte di Bormio?
Sono ricordi fantastici, quando c’è bel tempo. Altrimenti diventa una difficoltà maggiore. Da Bormio l’ho scalato tante volte anche di recente, sia per la Gran Fondo Stelvio Santini che per eventi come questo di Merida. Mi piace ogni tanto testarmi ancora, alzarmi sui pedali e riprovare le sensazioni che vivevo da corridore.
C’è un tratto che ogni volta ti colpisce per una sua caratteristica?
Quando superi quota 2.000 metri e sei ancora lontano dalla cima, visto che mancano una decina di chilometri. In quel momento ti rendi conto quanto sia importante concentrarsi, respirare e pensare metro dopo metro. Poi arrivi al bivio per l’Umbrail e lì sono dolori.
Arrivare in cima è sempre una soddisfazione immensaArrivare in cima è sempre una soddisfazione immensa
Perché?
Sono gli ultimi tre chilometri, nei quali se stai bene te la godi, altrimenti è un calvario senza fine. Vedi le strutture in cima e pensi di essere vicino ma non è veramente così. Molto dipende anche dal vento, quando è contrario non vai più su. Però ora ci sono bici con rapporti che agevolano la pedalata e rendono la scalata meno dura.
In quel giorno del 2005 non avevi i rapporti per salvare la gamba…
No no (ride, ndr), era il mio primo anno da professionista. Nelle stagioni precedenti correvo con il 39 come corona più piccola davanti e il 23 al posteriore. Poi si è passati al 26 e al 28 e sembrava una nuova era del ciclismo.
Lo Stelvio è stato un ottima palestra per costruire i tanti successi dell’AstanaLo Stelvio è stato un ottima palestra per costruire i tanti successi dell’Astana
Lo hai fatto anche in ritiro quando correvi?
Se si alloggiava a Livigno era una tappa praticamente fissa degli allenamenti. Ma in quei casi si affronta diversamente. Intanto arrivi da un percorso di gare precedenti e il ritiro in altura era l’ultimo step prima di un Grande Giro. Noi avevamo Nibali in squadra e il blocco di lavoro era pensato per vincere.
In che senso?
I volumi di lavoro erano diversi per ognuno di noi, io che ero gregario facevo tanto volume. Dovevo tirare 20 giorni di fila. Però ogni tanto mi toccava anche qualche cambio di ritmo perché io ero l’uomo che doveva essere sempre pronto. Nibali era straordinario come capitano e con lui c’era Scarponi, un uomo fantastico. In ritiro si lavorava ma c’era il tempo di ridere e di stemperare la tensione.
I ricordi di questa salita sono davvero tanti e diversi, il più bello?
Proprio i ritiri. Ogni tanto partiva qualche garetta interna proprio contro Nibali e Scarponi, ma in discesa (ride ancora, ndr). Tutto nel rispetto della strada. In salita ognuno di noi doveva rispettare i propri valori, anche se qualche volta uno scattino veniva fuori. Poi con Scarponi si rideva tanto. Mentre tiravo diceva a Nibali: «Come si sta bene a ruota del “Vano”? Lui tira tutto il giorno e noi stiamo qui tranquilli». Sono stati anni bellissimi, in cui abbiamo vinto ma fatto tutto con il sorriso.
Merida ha recentemente ampliato il proprio “roster” di testimonial accogliendo Alessandro Vanotti, ex ciclista professionista noto per le sue abilità strategiche all’interno dei team in cui ha militato. Il primo impegno ufficiale di Vanotti nel suo nuovo ruolo di ambassador sarà la Merida Valtellina Social Ride, evento che si terrà sui celebri passi dello Stelvio e di Gavia.
Vanotti è entrato nella famiglia Merida (foto Stefano Vedovati)Vanotti è entrato nella famiglia Merida (foto Stefano Vedovati)
Alessandro Vanotti è una figura di rilievo nella storia recente del ciclismo italiano. Nel corso della sua carriera, durata ben 16 anni, ha pedalato accanto a campioni del calibro di Ivan Basso, Vincenzo Nibali e Fabio Aru. Il suo contributo è stato poi fondamentale per numerose vittorie di squadra. Oggi, Vanotti mette a disposizione la sua vasta esperienza nel nuovo ruolo di ambassador per Merida. Unendosi ad un gruppo di illustri rappresentanti del marchio che operano sia nel ciclismo su strada che in quello “off-road”. Oltre alla sua specializzazione su strada, Vanotti è anche impegnato come responsabile di una scuola di mountain bike. Una dimostrazione della propria versatilità e passione per il ciclismo in tutte le sue forme.
Come anticipato, il primo evento che vedrà protagonista il neo-ambassador sarà la Merida Valtellina Social Ride, prevista per il 31 agosto e il 1 settembre. Durante questa manifestazione, i trenta ciclisti fortunati che si sono registrati avranno l’opportunità di pedalare insieme a Vanotti sui leggendari passi dello Stelvio e di Gavia. Non sarà solo in questa avventura: ad accompagnarlo ci sarà anche un altro ambassador di Merida, Sonny Colbrelli.
Per questa nuova collaborazione, Alessandro Vanotti ha scelto di pedalare una Scultura 9000, uno dei modelli di punta della gamma su strada di Merida: una bicicletta che rappresenta l’eccellenza tecnologica e la qualità che caratterizzano il marchio taiwanese.
Una strategia definita
Merida Industry Co. Ltd. è stata fondata nel 1972 a Yuanlin, Taiwan, da Ike Tseng. Il nome Merida deriva dalla combinazione delle tre sillabe “Me-Ri-Da”, che simboleggiano l’obiettivo di produrre articoli di alta qualità che permettano a chiunque di raggiungere i propri traguardi nel modo più piacevole possibile. L’azienda è oggi un esempio di successo grazie alla produzione a Taiwan e al centro di ricerca e sviluppo situato in Germania. Questo binomio ha reso Merida uno dei marchi di riferimento nel settore del ciclismo, con un’offerta che include biciclette da strada, Mtb, gravel e proposte elettriche.
Pedalerà sul modello Scultura 9000Pedalerà sul modello Scultura 9000
L’ingresso di Alessandro Vanotti nel team degli ambassador Merida rafforza ulteriormente la posizione del marchio nel panorama ciclistico italiano, ma non solo. La sua esperienza e la sua passione per il ciclismo sono difatti in perfetta sintonia con i valori di Merida, e il suo coinvolgimento in eventi come la Merida Valtellina Social Ride contribuirà a promuovere non solo il brand, ma anche la passione per il ciclismo tra gli appassionati praticanti. L’inclusione di Vanotti nel team degli ambassador Merida è altresì una mossa strategica che promette di portare grandi benefici al marchio con eventi importanti già all’orizzonte.
La Valtellina guarda già alla prossima estate e alla stagione turistica che verrà. L’inizio è fissato per giugno 2024, più precisamente sabato 1 e domenica 2. L’evento di grande rilievo riguarderà, ancora una volta, un format che ormai è un’istituzione: la chiusura dei passi. Si parte con il Passo Forcola.
«Ripartiamo con la certezza che l’evento Enjoy Stelvio Valtellina è in grande crescita – dice Gigi Negri – il 2023 è stato un anno ricco di numeri ed eventi (in apertura foto Enjoy Stelvio Valtellina). La risposta cicloturistica in Valtellina è stata elevata, grazie all’arrivo di nuove forme di amanti della bici. Non ci sono solamente gli “appassionati storici”, ma è nato un discorso di turismo familiare. Sulle nostre strade, piste ciclabili e sentieri vediamo sempre più famiglie che si dedicano alle vacanze fatte in sella. I genitori vogliono abbandonare i motori e immergersi nella natura e nel farlo va alla ricerca di servizi di livello: come bike hotel che diano prodotti del territorio. Il fulcro non è solo la bici, ma la scoperta di tutto quello che una terra come la Valtellina può offrire».
Fra i primi appuntamenti del 2024 ci sarà Campo Moro (foto Enjoy Stelvio Valtellina)I paesaggi mozzafiato fanno da cornice agli eventi (foto Enjoy Stelvio Valtellina)Nessuna iscrizione o bici richiesta, bisogna portare con sé solo il gusto della pedalata (foto Enjoy Stelvio Valtellina)Fra i primi appuntamenti del 2024 ci sarà Campo Moro (foto Enjoy Stelvio Valtellina)I paesaggi mozzafiato fanno da cornice agli eventi (foto Enjoy Stelvio Valtellina)Bisogna portare con sé solo il gusto della pedalata (foto Enjoy Stelvio Valtellina)
Due novità
Come sottolineato anche dallo stesso Gigi Negri, Enjoy Stelvio Valtellina è un evento che ha raccolto sempre più consensi. Basti pensare che nel 2023, gli appassionati che si sono cimentati nella scalata di uno dei passi presenti nell’iniziativa sono stati 23.000. I cicloturisti non hanno avuto modo di pedalare solamente su alcune delle salite mitiche di questo territorio come Stelvio, Gavia, Mortirolo e Cancano, ma di scoprirne di nuove. Negli anni, infatti si sono aggiunte: Passo Spluga, Passo San marco, Campo Moro e Passo Forcola di Livigno.
Il 2024 si aprirà con una grande novità, con l’aggiunta in calendario di un’ulteriore data di chiusura della salita di Campo Moro. La seconda novità riguarda l’ingresso di una nuova sfida per gli amanti dei pedali. Infatti, i cicloturisti potranno mettersi alla prova sul versante del Mortirolo di Sernio. Questo tratto di strada, che percorre la dorsale della mitica salita legata indissolubilmente al mondo del ciclismo, è stata percorsa dal Giro d’Italia U23. Diventano così due i versanti del Mortirolo sui quali pedalare in sicurezza.
La salita iconica della Valtellina, lo Stelvio, sarà riservato alle bici il 12 giugno e il 31 agosto (foto Enjoy Stelvio Valtellina)Nel 2023 l’affluenza per totale è stata di 23.000 cicloturisti (foto Enjoy Stelvio Valtellina)Lo Stelvio sarà aperto solo alle bici in due date: 12 giugno e 31 agosto (foto Enjoy Stelvio Valtellina)Nel 2023 l’affluenza per totale è stata di 23.000 cicloturisti (foto Enjoy Stelvio Valtellina)
Le date
Si partirà con il fine settimana dell’1 e 2 giugno 2024 con la chiusura al traffico veicolare del Passo Forcola, dalla località Alpe Vago. Sempre nello stesso mese, dal 12 al 15, saranno chiusi, in ordine: Passo dello Stelvio, Laghi di Cancano, Passo Gavia e San Marco. Tutte queste strade rimarranno a disposizione dei soli ciclisti dalle 9 alle 13. A chiudere il mese di giugno ci penserà il Passo dello Spluga, nella giornata di domenica 30.
A luglio i giorni di chiusura saranno tre – sabato 6, venerdì 12 e sabato 13 – e vedranno interessate le salite di Campo Moro (da Franscia), Laghi di Cancano e Mortirolo (da Mazzo). Agosto replica con altre tre date: 29, 30 e 31. Questa volta il versante del Mortirolo chiuso al traffico veicolare sarà quello di Sernio, toccherà poi ancora ai Laghi di Cancano e al Passo dello Stelvio.
L’edizione 2024 dell’Enjoy Stelvio Valtellina si concluderà in bellezza domenica 1 e domenica 8 settembre. Gli ultimi due appuntamenti riguarderanno il Passo Gavia e Campo Moro (da Lanzada).
Dal 1° giugno al 17 settembre si pedala su passi chiusi grazie a Enjoy Stelvio Valtellina 2022. Tutto intorno, una bomboniera in cui progettare le vacanze
Le iniziative di Enjoy Stelvio Valtellina sono un vero richiamo per gli appassionati di ciclismo. Un modo per vivere e percorrere le strade iconiche di questo sport in sicurezza e senza alcun pensiero, solo quello di pedalare. Il mese di settembre è stato quello finale per quanto riguarda questa iniziativa che, possiamo dire, sta andando avanti in grande stile.
La giornata del 2 settembre ha accolto ben 12.000 ciclisti sulle rampe dello Stelvio (foto Enjoy Stelvio Valtellina)La giornata del 2 settembre ha accolto ben 12.000 ciclisti sulle rampe dello Stelvio (foto Enjoy Stelvio Valtellina)
Numeri da capogiro
Gli appuntamenti da segnare sul calendario erano tre: tutti all’inizio del mese: 1, 2 e 3 settembre. A questo giro gli appassionati pedalatori che hanno scalato queste montagne iconiche sono stati ben 14.000. Un numero da record che racchiude bene quanto sia importante l’iniziativa di Enjoy Stelvio Valtellina. Le salite interessate erano quelle dei Laghi di Cancano, del Passo dello Stelvio e del Passo Gavia.
La chiusura del traffico, che porta via le macchine e i rumori che “inquinano” la natura incontaminata di queste salite, è stata anche aiutata dal bel tempo. «Il weekend di inizio settembre – ha affermato Gigi Negri, responsabile del progetto cicloturismo Provincia di Sondrio – è stato un super successo. Il tempo ci ha aiutato molto e gli appassionati hanno risposto presente. C’è stato un grande afflusso di stranieri, che approfittando della tre giorni di chiusura delle salite, si è goduta la Valtellina. Con un grande riscontro per il turismo in generale».
Un giornata aiutata anche da un tempo ed un clima ancora estivo. Riconoscete il primo da sinistra? (foto Enjoy Stelvio Valtellina)Un giornata aiutata anche da un tempo ed un clima ancora estivo (foto Enjoy Stelvio Valtellina)
Stelvio protagonista
Il re di queste giornate è stato il Passo dell Stelvio, che ha visto un’affluenza record nel suo giorno di chiusura: sabato 2 settembre. Dalle 8 alle 16 i ciclisti che hanno affrontato la “Cima Coppi” sono stati 12.000. La salita è stata scalata da entrambi i versanti italiani: da Bormio sono saliti 4.100 ciclisti, mentre dalla parte trentina, da Trafoi sono saliti 7.600 appassionati.
Questo weekend valtellinese dedicato alla bici si è concluso con le salite dei Laghi di Cancano e del Passo Gavia. Rispettivamente chiuso al traffico l’1 e il 2 settembre, in questo caso per un orario ridotto: dalle 8,30 alle 12,30. In totale su queste due salite si sono alternati 2.000 sportivi.
Una giornata dedicata alla bici in ogni sua forma: dalla strada al gravel passando anche mtb e e-mtb (foto Enjoy Stelvio Valtellina)Una giornata dedicata alla bici in ogni sua forma: dalla strada al gravel passando anche mtb e e-mtb (foto Enjoy Stelvio Valtellina)
Un grande successo
La cornice naturale del Parco Nazionale dello Stelvio ha contribuito sicuramente a richiamare una grande quantità di appassionati. I paesaggi di queste montagne sono, e rimangono, uno scenario dove la natura può dominare incontrastata.
«Questa edizione del 2023 – dice ancora Gigi Negri – ha avuto un grande successo, e come ogni anno ci sono state bellissime sorprese. Possiamo affermare che la più grande è l’aver scoperto che ormai l’Enjoy Stelvio Valtellina è un evento internazionale. Personalmente me ne sono reso conto a giugno, quando parlando con dei turisti ci hanno detto di arrivare addirittura dal Messico».
Da segnalare infine, per domenica 24 settembre, l’ultimo appuntamento stagionale di Enjoy Stelvio Valtellina con la chiusura al traffico della salita a Campo Moro in Valmalenco (strada chiusa dalle 8,30 alle 12,30 da Pradasc – Lanzada).
«Domenica 24 settembre – conclude – termineremo questa stagione, ma stiamo già lavorando per la prossima. Ci saranno delle novità, che speriamo possano continuare a tenere alto il livello di questo bellissimo evento».
Saranno le mitiche ascese valtellinesi del Passo dello Stelvio e del Passo Gavia le assolute protagoniste del secondo appuntamento con la social ride di Merida Italy. L’iniziativa consentirà a tutti coloro che vorranno partecipare di pedalare lungo gli epici tornanti dei due passi alpini accompagnati da Sonny Colbrelli ed in sella alle biciclette Merida del team Bahrain Victorious. E questo anche grazie alla perfetta coincidenza, nei stessi giorni dell’iniziativa, di Enjoy Stelvio Valtellina che prevederà (il 2 e 3 settembre prossimi) le strade delle due storiche salite legate alla storia del grande ciclismo completamente chiuse al traffico. Enjoy Stelvio Valtellina è un evento che dal 2018 programma un calendario specifico di chiusure al traffico motorizzato con l’intento di valorizzare i grandi passi alpini del Parco dello Stelvio e dell’Alta Valtellina.
Dopo il successo della prima iniziativa, andata in scena in giugno in occasione del Sella Ronda Bike Day, torna dunque e… raddoppia l’imperdibile giornata in bicicletta promossa da Merida Italy. Dalle splendide Dolomiti la Merida Social Ride si sposta sposta nello scenario dell’Alta Valtellina dove si potrà scegliere se prendere parte alla pedalata sul Passo dello Stelvio, sabato 2 settembre, oppure a quella lungo i tornanti del Passo Gavia l’indomani domenica 3 settembre.
Colbrelli insieme allo staff di Merida e la sua Reacto Limited EditionColbrelli insieme allo staff di Merida e la sua Reacto Limited Edition
Sui pedali con il Re di Roubaix
E per affrontare al meglio questi due splendidi tracciati, lungo cui si sono scritte autentiche pagine di storia del ciclismo mondiale, Merida Italy metterà a disposizione di ciascun partecipante una Scultura Team: esattamente la stessa bicicletta con cui gareggiano i corridori del Team Bahrain Victorious, nonché la divisa ufficiale del team. Ma non solo, a guidare lo speciale gruppo di 12 fortunati ciclisti selezionati dalla campagna social – già in corso in questi giorni – sarà niente meno che il vincitore della Parigi-Roubaix 2021 Sonny Colbrelli, che pedalerà con la sua personalissima Merida Reacto Limited Editionrecentemente presentata presso la sede italiana del bike brand taiwanese.
La Valtellina è un autentico paradiso per i ciclistiI tornanti dello Stelvio attendono i partecipanti della Merida Valtellina social ride (foto Enjoy Stelvio Valtellina)La Valtellina è un autentico paradiso per i ciclistiI tornanti dello Stelvio attendono i partecipanti della Merida Valtellina social ride (foto Enjoy Stelvio Valtellina)
L’iscrizione alla Merida Valtellina social ride è gratuita, ma la previsione è quella di un massimo di 12 posti disponibili per ciascuna delle due giornate, quella sullo Stelvio e quella sul Passo Gavia (non si potrà prendere parte a tutti e due gli appuntamenti). In entrambi i casi il punto di partenza delle due pedalate sarà Bormio.
Per scalare i fantastici passi del Parco dello Stelvio come un vero professionista, è già possibile inviare la propria candidatura compilando il modulo al seguente indirizzo (reperibile anche sul sito web e sui profili social di Merida Italy):
Il miglior italiano al Giro Next Gen è stato Alessio Martinelli, che si è portato a casa la maglia tricolore, dedicata a questa classifica (in apertura, foto Lisa Paletti). Nelle otto tappe che hanno attraversato il Nord dell’Italia, il corridore della Green Project Bardiani CSF Faizanè ha costruito la sua prestazione, coronata da un sesto posto finale in classifica generale conquistato con solidità e costanza. Qualità che gli hanno permesso di lottare gomito a gomito con i più forti.
Martinelli era uno dei tre capitani designati, la strada ha poi deciso che diventasse lui l’uomo di classifica (foto Lisa Paletti)Martinelli era uno dei tre capitani designati per la Green Project Bardiani CSF Faizanè (foto Lisa Paletti)
Mattone dopo mattone
Martinelli ha ottenuto due ottimi piazzamenti nelle due tappe più impegnative del Giro Next Gen. Un quarto posto sul temuto Stelvio ed un decimo nella tappa forse più impegnativa, quella di Pian del Cansiglio.
«E’ stata una bella esperienza – racconta alla vigilia del campionato italiano di Comano Terme – direi super positiva. Ho ottenuto un buon risultato ed un ottimo piazzamento finale, dispiace aver corso in quattro fin da subito. Ma tra tutti noi della Green Project si è creato un bel rapporto già dalle prime tappe».
Martinelli ha conquistato la maglia di miglior italiano sulle rampe dello Stelvio, nella tappa di casa (foto Lisa Paletti)Martinelli ha conquistato la maglia di miglior italiano sulle rampe dello Stelvio, nella tappa di casa (foto Lisa Paletti)
Negli occhi abbiamo ancora la prestazione dello Stelvio, la migliore del Giro?
Sì, direi proprio di sì. Ci tenevo tantissimo a quella tappa, d’altronde era quella di casa. Ho perso poco dai primi ed il morale era alle stelle. Ho pagato lo sforzo, forse, durante la tappa a Pian del Cansiglio, dove ho preso quasi due minuti dal vincitore.
Hai comunque portato a casa un buon sesto posto finale…
Mi sono sempre sentito bene, quando una corsa va bene e le sensazioni sono promettenti, riesci a dare un qualcosa in più. Anche nella penultima tappa ho dato il massimo e ne sono contento.
La svolta positiva è arrivata sullo Stelvio? Lì sei diventato il miglior uomo di classifica della squadra.
Fin da prima della cronometro di Agliè si era deciso che la tappa decisiva sarebbe stato lo Stelvio. Da lì in poi avremmo capito chi sarebbe stato il capitano per la restante parte del Giro Next Gen. All’inizio eravamo in tre a “giocarci” quel ruolo: Pinarello, Pellizzari ed io.
Martinelli ha potuto contare sull’appoggio di tutti i suoi compagni di squadra (foto Lisa Paletti)Martinelli ha potuto contare sull’appoggio di tutti i suoi compagni di squadra (foto Lisa Paletti)
Il ritiro di Pellizzari è stato un duro colpo?
Sapevamo fin da prima di partire che stesse male, il mercoledì prima del Giro aveva ancora qualche linea di febbre, ma sembrava poter migliorare. Invece ha avuto una ricaduta ed alla seconda tappa si è ritirato.
Correre in quattro vi ha penalizzato?
Non direi, alla fine noi come squadra eravamo votati alla montagna, quindi in pianura abbiamo sempre lasciato lavorare gli altri. Una volta in salita, recuperare tempo alla fuga di giornata risulta più semplice, la tappa dello Stelvio ne è stato un esempio.
Dopo il Tour de l’Avenir dello scorso anno hai avuto un’altra occasione di misurarti con gli under 23 più forti al mondo…
E’ sempre bello correre a questi livelli. Alla fine, se ci penso, ho perso tanto nella cronometro iniziale: 40 secondi. Poi per il resto sono sempre rimasto con i primi, considerando che ho chiuso a 3 minuti da Staune-Mittet direi che già togliendo quei secondi persi a cronometro sarei rientrato nei primi cinque.
Il ritiro di Pellizzari ha lasciato i ragazzi della Green Project in quattro per tutto il Giro Next Gen (foto Lisa Paletti)Il ritiro di Pellizzari ha lasciato i ragazzi della Green Project in quattro per tutto il Giro Next Gen (foto Lisa Paletti)
Non hai mai avuto un “giorno no”?
No. Come detto prima sono stato costante durante tutti gli otto giorni di gara, sia come sensazioni fisiche sia a livello di recupero.
Questo grazie ad una buona gestione dello sforzo o ci sono stati altri fattori?
In generale ogni anno sento di migliorare molto e non ho ancora raggiunto il mio limite. Nelle prossime stagioni correrò ancora per crescere, con la consapevolezza che lo sto facendo bene.
Nelle prove contro il tempo Martinelli, qui a destra, può migliorare ancora (foto Lisa Paletti)Nelle prove contro il tempo Martinelli, qui a destra, può migliorare ancora (foto Lisa Paletti)
Correre con i professionisti ti ha aiutato nella crescita?
E’ sicuramente un buon modo per confrontarsi e capire a che punto si è arrivati. A inizio stagione nelle gare in Spagna ho fatto bene, quindi sono fiducioso di potermi ripetere anche a quei livelli.
Hai fatto per la prima volta lo Stelvio in gara, quando tornerai per la prima volta in allenamento?
Questa settimana non sono andato perché non ho avuto modo. I primi due giorni dopo il Giro Next Gen li ho usati per fare del riposo completo, gli altri mi sono concentrato per preparare al meglio i campionati italiani. Ho comunque promesso ai miei amici di tornare e salire più piano, ci sono delle scritte che devo leggere. In gara ero a tutta e non sono riuscito!
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