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Bissolati, il tandem è l’occasione che mancava

18.08.2023
6 min
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Da Glasgow a una spiaggia delle Marche il passo non è tanto breve, ma i giorni di ferie sono pochi e per concedersi un po’ di recupero Elena Bissolati ha scelto così: azzurra nel dopolavoro, come Ceci e la maggior parte dei paralimpici. Ventisei anni, cremonese di San Giovanni in Croce, la risata sempre pronta e un bellissimo sorriso, ai mondiali ha corso le prove del tandem assieme a Chiara Colombo, centrando la medaglia d’argento nella prova a squadre dell’ultima sera.

Una dimensione nuova per lei, che assieme a Miriam Vece s’è portata sulle spalle la velocità azzurra quando la precedente Federazione l’aveva dimenticata, isolata, cancellata. Solo che mentre la sua coetanea era riuscita a entrare nel centro UCI a Aigle, Elena è rimasta in Italia, dove quel senso di solitudine alla fine le ha fatto dire basta. Basta con la nazionale di sempre, evviva però l’offerta di Silvano Perusini di provare a fare qualcosa con i paralimpici (in apertura, Elena è con Chiara Colombo a Montichiari, foto Instagram).

Bissolati ha fatto parte della nazionale normodotati sin da quando era junior. Ha chiuso nel 2022
Bissolati ha fatto parte della nazionale normodotati sin da quando era junior. Ha chiuso nel 2022
Ti aspettavi di più dall’attività con la nazionale?

Diciamo che avevo raggiunto il mio punto d’arrivo, anche perché avevo già iniziato a lavorare. Ho cominciato da due anni e intanto facevo combaciare le cose. Però penso che per andare avanti con l’ambiente elite “normo”, se non lo fai per lavoro arrivi a un certo punto che devi scegliere: correre o lavorare.

Ti scoccia un po’ che il settore velocità l’abbiano preso in mano proprio adesso? Se lo avessero fatto un anno prima cambiava qualcosa per te?

Probabilmente sì. Probabilmente se si fossero mossi prima, sarebbe stato diverso. Ma diciamo che non mi lamento, perché penso di poter dare tanto sul tandem, sia a livello personale sia a livello di prestazione.

Che lavoro fai?

Mi è sempre piaciuto lavorare nella grafica, che è quello che ho studiato. In realtà ho dovuto fare una scelta e lavoro in un bar trattoria al mio paese, per incastrare allenamenti e gare. Altrimenti non ce l’avrei fatta. E quindi per gareggiare, come pure Ceci, uso i giorni di ferie.

Che cosa è stato per te questo primo mondiale paralimpico?

E’ stata la prima esperienza in tandem, quindi era tutto un mondo nuovo. Ovviamente puntavamo alto, ma non ci aspettavamo i risultati che sono arrivati.

Il settore pista è nuovo, sono nuovi gli equipaggi dei tandem, è nuovo il tecnico…

Siamo praticamente tutti nuovi, con Ceci, Plebani ed io che veniamo via dalla nazionale “normo” e ci siamo spostati verso quella paralimpica.

L’affiatamento in pista con Chiara Colombo ha richiesto ore di lavoro (foto Francesco Ceci)
L’affiatamento in pista con Chiara Colombo ha richiesto ore di lavoro (foto Francesco Ceci)
Come è nato questo spostamento? 

Mi hanno contattato tramite Perusini e ho accettato subito. Era gennaio, non c’è stato da pensarci tanto. Ho sempre fatto come battuta il voler provare il tandem, ma non pensavo a tutto questo. Però ho detto subito sì, anche Perusini che mi ha chiamata c’è rimasto. Mi ha chiesto se volessi pensarci, ma io avevo già deciso. Non sapevo chi fosse, l’ho conosciuto dopo.

Com’è stato interagire comunque con un’altra persona sul tandem? 

All’inizio non è stato semplice, però io mi sono divertita da subito. Poi è ovvio che trovare la pedalata non è stato semplice. C’è voluto tempo sia per farmi conoscere da Chiara e sia per lei farsi conoscere da me.

Nel 2023 con Chiara Colombo non solo pista, anche il campionato nazionale su strada (foto Instagram)
Nel 2023 con Chiara Colombo non solo pista, anche il campionato nazionale su strada (foto Instagram)
Anche perché tu sei un’atleta di valore internazionale, lei è al debutto assoluto…

Lei è proprio alle prime armi e questo potrebbe essere anche un punto a favore, visto che ha modo di crescere bene.

L’obiettivo sono le Paralimpiadi?

Sicuramente sì, ma secondo me non quelle di Parigi. Ci proveremo sicuramente, ma penso che non avremo molto agio proprio a livello di tempistiche. Però mai dire mai, visto il mondiale che abbiamo fatto.

Su whatsapp hai un motto, secondo cui tutto torna, basta avere pazienza. Come mai?

Sono una ragazza abbastanza impulsiva che vuole tutto e subito e mi hanno sempre detto che non è proprio così. E infatti non è così. Il motto è sempre quello che tutto torna nella vita, quindi basta avere pazienza e prima o poi le cose girano.

Ai campionati europei di Monaco dello scorso anno, ha corso tutte le discipline veloci assieme a Miriam Vece
Ai campionati europei di Monaco dello scorso anno, ha corso tutte le discipline veloci assieme a Miriam Vece
Questa chance col tandem potrebbe essere il giusto che sta arrivando?

Sì, sono proprio sicura che sia così ed è bello.

Che tipo di rapporto si è creato tra te e Chiara Colombo?

All’inizio ho dovuto guidare altre due ragazze, non mi hanno affidato subito lei. E’ stato un bene perché ho capito che ci sono differenze tra una ragazza e l’altra. Il modo di pedalare, il modo di porsi, tante cose… Chiara è totalmente inesperta, a parte qualche anno nelle giovanili di mountain bike. Quindi lei si è fidata subito, dato che la pista non sapeva neanche cosa fosse e su strada era andata, ma non a livello agonistico.

Avete fatto anche strada insieme?

Quest’anno ci siamo date un po’ a tutto. A giugno abbiamo fatto i campionati italiani su strada e abbiamo vinto anche quelli, però penso di specializzarmi sulla pista, perché alla fine vengo da lì e non avrebbe senso disperdere quel lavoro.

Al debutto iridato a Glasgow, per Bissolati-Colombo è arrivato l’argento nella velocità a squadre
Al debutto iridato a Glasgow, per Bissolati-Colombo è arrivato l’argento nella velocità a squadre
Continuerai a fare qualche gara individuale?

Quest’anno ho fatto il campionato italiano e se riesco lo faccio anche l’anno prossimo. Mi piace correre e poi è stato un momento di confronto, per capire a che punto di condizione fossi.

Come prosegue la stagione?

Ricominciamo subito, perché a settembre abbiamo il campionato italiano: devono ancora confermare la data. E poi a marzo ci saranno i mondiali a Rio, in cui si fanno punti per la qualifica olimpica. Così se tutto dovesse andare bene, la prossima estate potremmo avere qualcosa di importante da fare… 

Il metodo Perusini, tecnico azzurro della pista paralimpica

14.08.2023
5 min
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GLASGOW – Alla guida del settore pista del paraciclismo c’è Silvano Perusini, friulano, una lunga esperienza tecnica nelle categorie giovanili e ora indicato dai suoi atleti come fautore del salto di qualità. Lo abbiamo incontrato per la seconda volta nella Sir Chris Hoy Arena, dopo l’argento della velocità a squadre.

La prima volta, celebrata con un abbraccio, risale al giugno del 2021, quando assieme ad altri amici Silvano accompagnò Riccardo Piccini nel suo lungo viaggio in bicicletta dal Friuli a Roma, per portare in Vaticano la figlia Silvia, uccisa da un’automobilista. E forse anche questo apre uno spaccato sulla sua personalità e conferma in modo indiretto la disponibilità di cui parlano i suoi atleti.

Le tre medaglie di Claudia Cretti e quella del tandem compongono una bella base su cui lavorare in vista dei prossimi mondiali di Rio e le Paralimpiadi di Parigi.

Andrea Tarlao ha sfiorato il bronzo nell’omnium, preceduto dal brasiliano Lauro Chaman
Andrea Tarlao ha sfiorato il bronzo nell’omnium, preceduto dal brasiliano Lauro Chaman
Allora Silvano, sei soddisfatto di come è andata?

Non mi ero fissato dei particolari obiettivi di prestazione, per quanto riguarda l’aspetto atletico. Ma ci interessava fare esperienza, anche perché ho un gruppo prevalentemente nuovo. Su 11 atleti che partecipano al mondiale, 8 sono alla prima esperienza. Abbiamo dei ragazzini veramente giovani e dei talenti, che però non hanno mai corso. E non parlo del mondiale, ma proprio di prime gare in assoluto. Quindi siamo veramente alle prime esperienze. Per quanto riguarda le prestazioni, sono molto contento perché siamo andati al di là anche di quello che potevo preventivare. Ho visto un’altissima motivazione, nonostante ovviamente le tensioni qui siano state alte.

C’era da valutare anche l’aspetto psicologico?

L’ansia da prestazione può essere molto elevata, soprattutto in un mondiale per ragazzi abbastanza giovani. Ma io sono soddisfatto perché il gruppo si è reso protagonista in tutte le gare alle quali ha partecipato. Li ho visti veramente determinati e convinti e questo mi fa ben sperare. Il gap con le altre nazionali è ancora elevato, ma nonostante questo siamo riusciti a prendere delle medaglie e anche altri due quarti posti e altri piazzamenti nelle prime dieci posizioni.

Quindi bilancio positivo?

Sono molto soddisfatto, perché ci sono veramente delle superpotenze alle quali è difficile avvicinarsi in un periodo breve. Dobbiamo lavorare sulla programmazione, sui materiali, ma anche sulla base per la promozione di un movimento che su pista fatica a crescere. Il problema principale secondo me attualmente è proprio che in Italia non c’è attività paralimpica su pista. Abbiamo gare su strada, c’è qualche gara di bike, però niente per la pista.

Questi risultati quindi sono un piccolo miracolo?

Siamo venuti con una buona preparazione, però ci siamo arrivati senza correre, facendo solo allenamenti. Nell’affrontare determinate specialità, in cui si deve correre in gruppo affiancati agli avversari, abbiamo avuto qualche problema tecnico nell’interpretazione della gara. In termini della tattica da assumere in determinati frangenti…

Come si risolve, chiedendo a qualcuno di organizzare gare in Italia o girando l’Europa?

Abbiamo due obiettivi. Uno è curare il gruppo che ho a disposizione e farlo crescere, quindi fare esperienza a livello internazionale. L’altro è fare promozione sul territorio, responsabilizzando un po’ tutti quelli che ci circondano come nazionale, a partire dalla Commissione paralimpica nei Comitati Regionali, passando per la promozione di base fatta dal CIP. Abbiamo bisogno di un’opera collegiale, grazie alla quale come nazionale possiamo individuare anche dei talenti nuovi o comunque delle persone interessate a fare attività ad alto livello.

Come nasce il tuo coinvolgimento?

In realtà è nato parecchi anni fa. Io sono un laureato in Scienze Motorie e lavoro da diversi anni in un centro di riabilitazione per tetra e paraplegici. Faccio l’avviamento allo sport per i disabili, quindi sono quotidianamente a contatto con dei fisiatri e con medici. Avevo già iniziato a collaborare con delle società che si occupavano di paralimpico, per cui è una cosa che seguo professionalmente da anni. E poi l’anno scorso c’è stato il coinvolgimento da parte della Federazione che mi ha dato l’incarico della pista.

Ecco il doppio equilaggio dei tandem che hanno preso l’argento: Colombo-Bissolati, Meroni-Ceci
Te ne eri già occupato, giusto? Eri fra l’altro il direttore della pista di Pordenone.

Venivo dalla pista e avevo già avuto esperienze in nazionale. Parecchi anni fa ho guidato quella degli juniores, quindi per me questo incarico è veramente una soddisfazione. Riesco a lavorare a questi livelli in un ambito nel quale credo molto, perché per me la miglior cura per la disabilità è proprio l’attività motoria. Attraverso lo sport possono raggiungere l’autonomia.

I corridori con cui lavori parlano molto bene di te.

Mi fa piacere, abbiamo un buon rapporto. Gli dico sempre: «Io non pretendo che facciate le cose che non potete fare, però vi voglio sempre protagonisti, non solo durante la gara, ma anche nei momenti collegiali e nei momenti a casa». Devono veramente essere protagonisti della loro vita. E il risultato si è visto in gara, dove mi sono piaciuti tantissimo per la determinazione che hanno mostrato. 

Quei tandem azzurri che puntano forte al tetto del mondo

11.08.2023
5 min
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GLASGOW – C’è perfetto equilibrio. Quelli del tandem sono due atleti che devono spingere insieme, oscillare insieme, crederci insieme. Uno vede e di conseguenza guida. L’altro non vede, per cui si affida e spinge ugualmente forte. Non funziona che più è forte il velocista davanti e più si va forte: se non c’è intesa, non si va lontano. Perciò quando nel velodromo di Glasgow ci troviamo di fronte Stefano Meroni e Francesco Ceci (in apertura, foto SW Pix), la sensazione è quella di avere davanti un equipaggio completo e forte, che si compensa abbattendo le differenze. 

«La coppia con questo ascolano – sorride Meroni, 35 anni di Lurago – si è formata in fretta, quasi in laboratorio, ma sta dando grandi soddisfazioni. Perché funzioni deve scattare la consapevolezza di cosa si sta facendo, perché lo si sta facendo, capire l’importanza e la bellezza di questo sport. A quel punto le gambe si sintonizzano in automatico. L’intesa personale deve diventare intesa fisica. Io devo sentire dai pedali cosa succede, cosa sta per fare Francesco da ogni suo movimento. Nello stesso istante, lui sente come mi muovo io. Bisogna capire, leggersi e imparare a leggere qualsiasi cosa fa il corpo dell’altro».

Ceci e Meroni vanno insieme sul tandem da febbraio: un tempo brevissimo che fa pensare ad ampi margini
Ceci e Meroni vanno insieme sul tandem da febbraio: un tempo brevissimo che fa pensare ad ampi margini

La guida di Ceci

Non esiste una ricetta per dire in quanto tempo nasca questa alchimia così esclusiva. I due azzurri, guidati da Silvano Perusini, lavorano insieme appena da gennaio, per cui se da un lato i risultati cronometrici e la medaglia ottenuti in questi mondiali sono una vera iniezione di fiducia, dall’altro sanno benissimo di dover lavorare ancora molto per l’obiettivo olimpico.

«Queste gare sono proprio convulse – prosegue Meroni – sono nervose e penso che anche Francesco possa confermare che abbiamo fatto tutto quello che lui aveva in mente. Penso di essere riuscito a seguirlo e assecondarlo. Francesco non è bravo, Francesco è il migliore, sono due cose diverse…». 

L’intesa è la chiave di volta del tandem, tra Ceci e Meroni c’è già un’ottima intesa (foto FCI)
L’intesa è la chiave di volta del tandem, tra Ceci e Meroni c’è già un’ottima intesa (foto FCI)

Senza parole

Ceci ascolta e sorride, con l’orgoglio che torna a galla. Le parole di Ivan Quaranta nei giorni scorsi hanno confermato che il suo livello prestativo e la sua esperienza farebbero ancora comodo al gruppo azzurro, ma adesso la sua pista è questa e la rivendica con orgoglio.

«Il primo giorno che siamo entrati in pista – sorride con una punta di ironia – c’erano le gare del team sprint dei ragazzi di Quaranta e Perusini mi ha chiesto quanta voglia avessi di salire anche io in pista con loro. Mi conosce e mi ha capito, ma io ho capito che anche così possiamo avere la nostra occasione. Questi mondiali sono il punto di partenza, ci siamo ritrovati di punto in bianco a imparare tutto da capo.

«Nella prima batteria ho avuto qualche difficoltà di guida. Poi abbiamo fatto qualche modifica tecnica e nelle ultime prove ho visto una sintonia completa. Ci siamo capiti così bene che solo una volta ho dovuto urlare di andare a tutta e non sono neanche certo che mi abbia sentito. Le altre coppie le vedo parlare molto di più».

Francesco Ceci è tornato ad allenarsi a gennaio. Ha vinto il titolo italiano del chilometro e ha sposato il tandem (foto SW Pix)
Francesco Ceci è tornato ad allenarsi a gennaio. Ha vinto il titolo italiano del chilometro e ha sposato il tandem (foto SW Pix)

Due impiegati

Di Ceci abbiamo detto e del suo lavoro come agente di Polizia Penitenziaria, da quando le Fiamme Azzurre lo hanno rimosso dal gruppo sportivo. Di Meroni sappiamo decisamente meno, a parte il buon umore che trasmette col suo sorriso e il suo entusiasmo.

«Sono un funzionario pubblico dei tributi locali – spiega – e fortunatamente grazie ai colleghi e alla turnazione del lavoro ho molto tempo per allenarmi. Quindi riesco a far convivere serenamente le mie due vite parallele. Siamo più o meno nella stessa posizione, anche lavorativa. Siamo due timidi impiegati, che poi vanno in pista e si trasformano…».

Anche Bissolati e Colombo collaborano da soli due mesi e mezzo e hanno preso un argento
Anche Bissolati e Colombo collaborano da soli due mesi e mezzo e hanno preso un argento

Obiettivo Parigi

Infatti Ceci ha già fiutato la preda e punta forte sulla possibilità di arrivare alle Paralimpiadi, coinvolto da Silvano Perusini in questo progetto pista che in pochi giorni ha portato all’Italia un interessante messe di risultati, a partire dalle medaglie di Claudia Cretti.

«Si può solo migliorare – dice – anche considerando che io ho ripreso gli allenamenti a gennaio e ci siamo visti per la prima volta a febbraio. La prima volta abbiamo usato il suo tandem, poi abbiamo cambiato tutto e i materiali nuovi li abbiamo avuti tutti a disposizione proprio qui. Gara dopo gara ci rendiamo conto che l’affinità cresce. Quello che abbiamo fatto qui è il minimo sindacale, non tanto nella velocità, quanto nel chilometro da fermo. Ci siamo resi conto che abbiamo perso nel primo giro i due secondi che ci dividono dalla medaglia d’argento e almeno un secondo e mezzo nel primo mezzo giro. Quindi sappiamo dove lavorare, considerando che invece nell’ultimo giro abbiamo recuperato quasi mezzo secondo sui primi tre tandem».

Nella velocità a squadre, per l’Italia un argento che vale, festeggiato con il presidente Dagnoni (foto FCI)
Nella velocità a squadre, per l’Italia un argento che vale, festeggiato con il presidente Dagnoni (foto FCI)

La medaglia d’argento

Nell’ultima serata di gare, per l’Italia dei tandem è venuto l’argento nella velocità a squadre, in cui le due coppie – femminile (Elena Bissolati e Chiara Colombo) e maschile (gli stessi Ceci e Meroni) – partono insieme e quando le ragazze si spostano, sta agli uomini fare gli ultimi giri e fermare il tempo. Eravamo contrapposti ai britannici e alla fine abbiamo dovuto piegarci.

«Sono molto soddisfatta – ha detto Chiara Colombo, al battesimo mondiale – veramente tantissimo. Non mi aspettavo un risultato come questo in così poco tempo, abbiamo iniziato a lavorare insieme da due mesi e mezzo. Abbiamo lottato per l’oro, non certo una cosa di ripiego. Spero sia stata la prima di tante occasioni, da qui si può solo crescere e magari un giorno anche noi prenderemo quella medaglia d’oro».