Vitillo, il rilancio parte dal devo team della Liv Alula Jayco

14.12.2023
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Il suo 2023 è stato al di sotto delle aspettative per una serie di circostanze, ma ora c’è un nuovo inizio alle porte. Il tempo della metabolizzazione di ciò che è stato lascia spazio a quello degli stimoli di ciò che verrà. Matilde Vitillo (in apertura foto Ossola) ha voglia di riscattarsi e lo farà con la maglia del Liv Alula Jayco Continental Team, formazione di sviluppo della WorldTour.

Le tre stagioni con la BePink-Gold sono servite alla ventiduenne astigiana di Frinco per crescere, scoprire le proprie potenzialità e trovare la vittoria l’anno scorso, anche con i colori azzurri. Il sigillo WorldTour di Aguilar de Campoo alla Vuelta a Burgos e i due ori in pista agli europei U23 sono i momenti più alti raggiunti da Vitillo, ma sono contemporaneamente anche il punto di ripartenza. Nel devo team australiano avrà la possibilità di migliorarsi ancora, cercando di ritagliarsi un po’ di spazio e magari – visto che i regolamenti lo permettono – di guadagnarsi per alcune gare la convocazione nella formazione maggiore. Inutile dire quanta soddisfazione si evinca dalle parole di Matilde per l’avventura che sta per cominciare.

Vitillo (qui con Borghesi) ha disputato tre Giri Donne, nei quali ha sempre cercato la fuga da lontano
Vitillo (qui con Borghesi) ha disputato tre Giri Donne, nei quali ha sempre cercato la fuga da lontano
Dopo un bel 2022, questa stagione non è andata come si pensava. Perché?

Onestamente speravo di fare un’annata molto migliore, ma me la sono dovuta giocare con tanti motivi concatenati fra loro. A febbraio non sono stata troppo bene e non sapevo il perché. Pensavamo inizialmente ad un accumulo di stanchezza. Marzo e aprile li ho passati con molti giorni di febbre, che mi ha obbligata a tanti stop con gli allenamenti. In questo caso pensavamo fosse un’infezione ai bronchi, però gli esami lo hanno escluso. Nel frattempo uscivo in bici o pedalavo sui rulli senza riuscire sempre a fare grandi sforzi o lunghe distanze. A maggio ho corso la Vuelta. Giorno dopo giorno notavo che stavo bene, pur facendo fatica e staccandomi. A fine gara, mi è tornata la febbre alta e quindi di nuovo ferma. Questo tira e molla è proseguito anche col Giro Donne e fino a fine stagione.

Quando sei riuscita a scoprire qual era il motivo che ti ha così fortemente condizionato?

E’ successo lo scorso settembre un po’ per caso. Ero nuovamente raffreddata e nel parlare con un chirurgo amico di famiglia, lui ha ipotizzato a cosa potessero essere dovuti i miei malanni. Alla fine dopo una visita, mi ha diagnosticato un’infezione ai turbinati che mi aveva abbassato le difese immunitarie, scatenandomi la febbre. A quel punto, dopo la mia ultima gara, abbiamo programmato l’intervento al naso. Ora sto decisamente meglio. Peccato averlo saputo così tardi.

Quanto ti è costato a livello morale non esserti potuta esprimere al meglio?

Tantissimo, perché era la mia ultima stagione da U23. Avrei voluto giocarmi meglio le mie carte e dare seguito ai risultati del 2022. Avevo sempre detto che dopo questa stagione, avrei voluto provare a fare nuove esperienze, però quando vedevo che non andavo come volevo ero un po’ sconsolata. Anzi, mi ero messa il cuore in pace e pensavo a come ricominciare quasi tutto da zero. Per fortuna che invece la Liv Alula Jayco è stata comprensiva, ha capito i miei problemi e mi ha concesso questa opportunità.

Come è nato il contatto con loro?

Molto del merito del mio passaggio lo devo al mio procuratore Massimiliano Mori, che mi segue dall’anno scorso. Lui sapeva cosa stavo vivendo e ha cercato le squadre giuste per me, anche se era difficile propormi vista questa mia discontinuità. Lui ha trovato un accordo con la Liv Alula Jayco, che stava creando pure un Devo Team. Loro si sono anche dimostrati quelli più interessati a me, facendomi un contratto di due anni. Avevo chiesto un parere anche a Letizia (Paternoster, ndr), che mi ha convinto ad accettare. Credo che possa essere la formazione più adatta a me e sono molto felice di aver firmato con loro.

A ottobre Vitillo è stata in crociera con Brufani, Crestanello, Savi, Bertolini e Basilico, sue compagne in BePink (foto instagram)
A ottobre Vitillo è stata in crociera con Brufani, Crestanello, Savi, Bertolini e Basilico, sue compagne in BePink (foto instagram)
Hai già conosciuto qualcuno della tua nuova squadra?

Sì, con un meeting via computer mi sono sentita con una buona parte dello staff. In particolare con Eric Van den Boom, che era il team manager nella Liv Racing e lo sarà del Devo Team, e con sua moglie Trudy che sarà la nostra preparatrice atletica. Con lei abbiamo già studiato una tabella da sviluppare in questo periodo in vista del ritiro che faremo a Calpe a gennaio.

I tuoi nuovi tecnici cosa vogliono da Matilde Vitillo?

Non ho fatto promesse (sorride, ndr). Diciamo che devo comunque ripartire da zero anche se mi sono accasata con loro. Non mi hanno chiesto nulla di particolare, vogliono farmi crescere ancora. Ed io sono ben felice di affidarmi a loro e fare di tutto per accontentarli. Personalmente vorrei colmare le mie lacune e tornare ad essere competitiva in salita e nella resistenza, che sono sempre stati i miei punti di forza fino all’anno scorso.

Quindi gli obiettivi quali saranno?

Voglio rifarmi e dimenticare il prima possibile questo 2023 così travagliato. Non ho in mente particolari obiettivi, magari evitare di commettere gli errori degli anni passati, anche relativamente alla salute. Guarderemo che calendario farò, però mi piacerebbe arrivare davanti nelle gare a tappe che correrò. Poi sicuramente un obiettivo sarà quello di poter fare qualche corsa col team WorldTour.

Vitillo ha vissuto un 2023 travagliato per motivi di salute, ma nonostante tutto in gara non si è mai risparmiata (foto Ossola)
Vitillo ha vissuto un 2023 travagliato per motivi di salute, ma nonostante tutto in gara non si è mai risparmiata (foto Ossola)
Cosa ti porti dei tre anni trascorsi in BePink?

E’ stato un periodo importante della mia vita. Ringrazio tutte le persone con cui sono stata a contatto. Le compagne con cui mi sono sempre trovata benissimo. Walter (Zini, il team manager) che pretende tanto, ma è bravissimo a prevedere tatticamente la gara e darti i giusti consigli. Mi ha insegnato a leggere bene i momenti decisivi e a non aver paura di tentare un’azione. Anche con Sigrid (Corneo, la diesse, ndr) ho avuto un bel rapporto. Lei ha un approccio diverso. Non ti mette pressioni, ma ti fa dare il massimo. Alla Vuelta a Burgos c’era lei in ammiraglia. Mi ha tranquillizzata durante il finale e credo di aver vinto la tappa per merito suo. Infine ci tengo a ringraziare anche Matteo Filipponi (altro diesse, ndr). Mi ha aiutato tanto a crescere sia atleticamente che personalmente. Mi ha trasmesso tanta fiducia, grazie alla quale sono riuscita ad averne di più in me stessa.

Casagranda, parte da lei la rivoluzione della BePink

24.11.2023
5 min
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Il suo primo anno da matricola nel ciclismo delle grandi è andato al di sopra delle aspettative. Gli incastri tra maturità scolastica e bici non hanno condizionato le prestazioni di Andrea Casagranda, che ha finito in crescendo e con un bel numero di gare (in apertura foto Ossola).

E nel 2024, con la rivoluzione messa in atto dalla BePink-Gold – che ha confermato solo quattro atlete – la diciannovenne di Borgo Valsugana potrebbe ritrovarsi nell’insolito ruolo di “faro” della squadra, o comunque di guida per le giovani nuove arrivate. Vediamo cosa ci ha raccontato della stagione conclusa il mese scorso e dei propositi per la prossima.

Casagranda nel 2023 ha fatto circa cinquanta giorni di gara, compresa Vuelta, RideLondon, Giro Donne e Ardeche (foto Ossola)
Casagranda nel 2023 ha fatto circa cinquanta giorni di gara, compresa Vuelta, RideLondon, Giro Donne e Ardeche (foto Ossola)
Partendo dalla strettissima attualità, sei ancora in off-season?

No, ormai ho ripreso ad allenarmi da circa due settimane. Ho fatto venti giorni senza bici, mettendoci in mezzo le vacanze tra Repubblica Dominicana e casa. Nonostante avessi corso molto, non ho sentito il bisogno di staccare subito dopo la Tre Valli Varesine, la mia ultima gara. Non mi è dispiaciuto pedalare senza pressioni o tabelle. Di sicuro è stata una off-season diversa da quella degli altri anni perché ora non ho più la scuola.

In effetti hai raccolto circa una cinquantina di giorni di gare. Te lo aspettavi?

Onestamente no. Solitamente chi ha la maturità corre di più nella seconda parte di stagione, ma venendo comunque gestita. Invece a me è andata diversamente. Ho fatto poche gare open e più internazionali. Penso di essere stata una delle poche atlete del primo anno ad aver corso di più, con quattro gare a tappe. E di che livello! Ho fatto Vuelta, RideLondon, Giro Donne e Ardeche. E’ stata una bella soddisfazione per me.

Andrea Casagranda, classe 2004 e figlia d’arte, sarà una delle punte della BePink-Gold per la prossima stagione (foto Ossola)
Andrea Casagranda, classe 2004 e figlia d’arte, sarà una delle punte della BePink-Gold per la prossima stagione (foto Ossola)
Proprio in Francia hai ottenuto un quarto posto. Nel complesso come giudichi la tua annata?

Direi che è andata molto bene, facendo tanta esperienza. Ho cercato sempre di farmi trovare pronta, considerando che abbiamo avuto tante compagne indisponibili. All’Ardeche negli ultimi due anni la BePink è andata forte, vincendo sempre una tappa con Zanardi. Io ero arrivata in forma a quell’appuntamento. Sono contenta anche del secondo posto al campionato italiano cronosquadre. Però bisogna dire che non sono mancate le difficoltà.

Quali sono state principalmente?

Da junior a elite è un impatto forte, totalmente un altro mondo. Ci sono le radioline, che da junior non usi. Oppure ci sono le borracce da andare a prendere all’ammiraglia, facendo attenzione nell’operazione. Anche questa era un’altra situazione che non avevo mai vissuto prima. O ancora ci sono stati i ventagli che ho sofferto tantissimo e ancora soffro. Poi ad inizio stagione ho faticato perché sono partita con corse importanti dove c’era già un ritmo alto. Col passare del tempo ci ho preso di più le misure.

Hai avuto un calendario intenso. Come lo hai gestito con la maturità?

Ho cercato di fare il mio meglio a scuola perché sapevo che avrei dovuto fare assenze. Ad esempio la Vuelta non la dovevo fare e sono stata chiamata all’ultimo, però in pratica non ho perso giorni di scuola perché la mia classe era in gita. Invece per essere al via del Giro Donne ho chiesto di anticipare gli orali. Sono uscita con 85/100 che reputo un buon risultato. A parte qualche professore che si è lamentato e mi ha rimproverato per le assenze, tutti gli altri sono stati molto comprensivi con me.

Molte delle tue compagne di quest’anno non ci saranno più. Com’è stato il rapporto con loro?

Mi sono trovata bene con tutte. Le ragazze più esperte, con Silvia Zanardi in testa, mi hanno aiutato ed insegnato tanto, soprattutto a livello tattico. Anche Walter e Sigrid sono stati molto bravi nello spiegarmi tante aspetti di corsa (rispettivamente il team manager Zini e la diesse Corneo, ndr).

Proprio Zini ci aveva detto che nel 2024 punterà forte su Andrea Casagranda. Che effetto ti fa?

Un po’ strano a dire il vero (sorride, ndr). Mi fanno piacere le parole di Walter, ma lui mi dice sempre che sono ancora giovane. Ed è vero. Ho ancora tantissimo da imparare e forse non si finisce mai di imparare. E devo ancora capire bene le mie caratteristiche, anche se mi considero passista-scalatrice. Insomma, l’anno prossimo correrò senza particolari pressioni addosso, proprio come ho fatto quest’anno.

Ci sono degli obiettivi nel tuo mirino?

Certamente, quelli devono sempre esserci, anche solo per la mia crescita. Sicuramente incrementerò il lavoro negli allenamenti. Ho notato che miglioro se corro tanto, grazie anche ad un mio buon recupero. Nello specifico, me lo suggeriva Walter, potrei puntare alla maglia bianca all’Ardeche, però vorrei mettermi in mostra anche altrove. L’intento sarebbe quello di guadagnarmi una chiamata dal cittì Sangalli per fare qualche ritiro, e magari qualche gara, con la nazionale U23. Quest’anno sono stata riserva a casa per gli europei. Direi che per me queste sono già importanti motivazioni per il 2024.

Vitillo e Zanardi nel WorldTour. BePink le lascerà andare?

14.08.2022
6 min
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Siamo nel periodo della stagione in cui c’è abbastanza materiale per guardarsi indietro su cosa è stato fatto. E abbastanza per programmare il futuro, destreggiandosi anche tra i vari rumors tipici del momento. L’annata della BePink finora è stata ampiamente ricca di soddisfazioni e naturalmente la squadra di Zini spera di concludere il 2022 con questo trend.

Su tutte brilla il successo di Vitillo nella seconda tappa della Vuelta a Burgos, il primo in una gara WT per la squadra lombarda. Poi dalle loro atlete azzurre è arrivata la solita pioggia di medaglie dalla pista. Ad Anadia, in Portogallo, agli europei U23 la stessa Vitillo e Zanardi hanno conquistato l’oro sia nella madison che nell’inseguimento a squadre. La piacentina ha aggiunto il titolo continentale anche nella corsa a punti e il bronzo nell’inseguimento individuale (vinto da Guazzini). Infine, l‘ultimo alloro fresco fresco grazie a Zanardi che il 12 agosto ha ottenuto l’argento col quartetto agli europei elite a Monaco di Baviera.

Voci di mercato

A fare da contorno non sono mancati i sigilli in altre gare internazionali ed open, però ciò che sta tenendo banco ultimamente sono le trattative del ciclomercato.

Diverse formazioni WorldTour hanno messo gli occhi da tempo sui pezzi pregiati . Zanardi è seguita da Movistar (che aveva fatto una prima proposta a febbraio) ma altri team si sono fatti sotto. Uguale per Vitillo che ha attirato l’attenzione anche con le sue lunghe fughe al Giro Donne, prima di partire insieme alla sua compagna per il Portogallo. Tutti argomenti che abbiamo trattato con la diesse Sigrid Corneo.

Come giudichi la vostra stagione ad oggi?

Bene, non possiamo certo lamentarci. Abbiamo raccolto tanti piazzamenti e successi, alcuni di essi davvero importanti. Addirittura per due volte abbiamo vinto nello stesso giorno sia all’estero che in Italia. Per una formazione come noi è un grande risultato. Forse qualcosa in più avremmo potuto fare, ma tra qualche caso di Covid e cadute non ci siamo riuscite. Il bilancio tuttavia è positivo, se penso all’età media delle nostre ragazze. Per dire Zanardi, che ha solo 22 anni, è una delle più vecchie. Per molte di loro questo era il primo vero anno intenso.

Mettendo da parte un attimo Vitillo e Zanardi, altre atlete hanno ben figurato.

Esattamente. Abbiamo Basilico che arrivava dalle junior, ma ha saputo vincere due gare open ed ora, dopo la maturità, sta continuando ad andare forte. Quagliotto aveva vinto a marzo tappe e generale del Trofeo Ponente in Rosa in Liguria però recentemente è alle prese con problemi ad un ginocchio che la condizionano. Poi abbiamo vinto anche due titoli nazionali in Slovacchia, crono e in linea, con Jencusova. Ma sono contenta anche delle prestazioni di altre ragazze…

Vuoi fare qualche nome?

Sì. Ad esempio Brufani è migliorata tantissimo e quest’anno ha corso tanto. E’ una grande lavoratrice, al Giro si è comportata molto bene. Al momento soffre un po’ il finale di gara, ma ci sta. L’anno scorso aveva fatto un calendario solo open con la ex squadra. Anche Savi e Crestanello sono cresciute molto. Idem la francese Teolis che purtroppo cadendo in gara sui Pirenei fatica a riprendersi da un botta alla schiena. Poi abbiamo preso a metà stagione Vettorello e Bertolini.

Come è andata?

La prima l’abbiamo portata subito al Giro, arrivando fino alla fine. La seconda invece arrivava da un periodo di stop e ha ancora bisogno di tempo. Nella cronosquadre sui Pirenei ci ha dato una grossa mano, tant’è che abbiamo chiuso terze. Tutte le nostre ragazze hanno capito quanto conti l’allenamento e l’anno prossimo saranno ancora più pronte in gara.

Di Zanardi invece cosa mi dici?

Silvia ha iniziato la stagione molto bene alla Valenciana, dove ha vinto la classifica dei giovani. Poi ha avuto un calo ed ora è tornata sui suoi livelli. A Visegrad, in Ungheria, ha vinto per distacco. La prima volta che le capitava. E al Tour dei Pirenei ha conquistato la tappa di Lourdes attaccando tutto il giorno. E’ rientrata su una fuga di 7-8 atlete e poi le ha battute anticipandole di qualche secondo. Ha imparato un modo nuovo di vincere, non aspetta più necessariamente la volata. E con la nazionale fa sempre risultati, soprattutto in pista. Magari Movistar ha pensato a lei per ringiovanire la squadra per il dopo Van Vleuten, anche se Silvia è tutto un altro genere di corridore.

E di Vitillo? Già a fine dell’anno scorso ce ne avevi parlato molto bene.

Matilde ha fatto una grande stagione. Non solo per la vittoria in Spagna o per quella di qualche settimana fa a Ponte di Piave. Al Giro ha fatto tanti chilometri in avanscoperta. L’idea era che potesse ripetere ciò che aveva fatto a Burgos. Andare in fuga e, se il gruppo fa male i calcoli, cercare di vincere la tappa. Lei sarebbe perfetta in team WorldTour perché è una grande lavoratrice, molto meticolosa. Non ha paura di seguire le indicazioni. In fuga può diventare un buon punto di appoggio per la propria capitana. Vi dirò che Vitillo può fare tutto, sia tirare che vincere.

Se loro sono pronte per il WorldTour, voi siete pronti a lasciarle andare?

Non sappiamo ancora cosa faranno. Gli interessamenti continuano ad esserci. Bisogna capire per loro in che formazione potrebbero andare e a fare cosa. Crescere ancora, come credo giusto che sia, oppure per fare subito risultati? Loro possono starci nella categoria superiore anche se devo completare il processo di maturazione come atlete e persone. Sappiamo che a livello economico non possiamo competere con i team WT. Ovviamente se dovessero andare via saremmo dispiaciuti, ma allo stesso tempo contenti perché sarebbe una grossa soddisfazione per la nostra società e anche per i nostri sponsor vedere due atlete che fanno questo salto. E’ ancora presto per sbilanciarsi, ma frattempo noi stiamo già impostando la nuova stagione valutando le tante richieste tra italiane e straniere, tra junior ed elite.

BePink, due ore al piccolo trotto con Zanardi e le sue sorelle

02.02.2022
6 min
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Il sole splende su Sulzano. Il cielo terso ti consente di apprezzare le cime di Punta Val Mora e Corna Trentapassi. E’ una giornata ideale per fare trekking ma anche per pedalare. Sul selciato di Piazza 28 Maggio ci sono le ragazze della BePink che stanno facendo alcune foto. Sullo sfondo c’è il porticciolo dei traghetti che portano a Montisola, il caratteristico e piccolo comune in mezzo al Lago d’Iseo.

Proprio dal molo di Sulzano, tra giugno e luglio del 2016, partiva la Floating Piers, la audace passerella gialla galleggiante che si estendeva per qualche chilometro e che portò qui un milione e mezzo di visitatori.

In riva al lago, anche Mr Bike Cafe’ Imbarcadero Bar, da una parte bar e dall’altra negozio
In riva al lago, anche Mr Bike Cafe’ Imbarcadero Bar, da una parte bar e dall’altra negozio

Ritiro sul lago

Le dieci atlete hanno fatto qualche decina di metri fuori dalla Wake Surf House, la struttura ricettiva di tre piani affittata dalla squadra continental per il loro ritiro. Qua ci erano già state qualche settimana fa. Qua fanno vita di gruppo imparando a responsabilizzarsi ed autogestirsi nel miglior modo possibile.

Ad insegnare a loro tutto ciò ci sono Walter Zini e Sigrid Corneo, rispettivamente team manager e direttore sportivo, marito e moglie. I due tecnici nel frattempo sono intenti a parlare con una loro amica. E’ Silvia Valsecchi, ritirata a fine 2021, che ha approfittato di una settimana di ferie dal suo nuovo impiego in un negozio di bici di Lissone per fare una gradita visita alla sua ex squadra. 

Prima di partire, due passi sul pontile, in attesa che l’aria si scaldi
Prima di partire, due passi sul pontile, in attesa che l’aria si scaldi

Interviste e chilometri

Il programma del giorno della BePink prevede in mattinata un servizio con una tv locale, due ore di scarico in bici, pranzo, lavaggio delle bici, massaggi e briefing serale.

Nelle quarantotto ore successive dovranno fare molti più chilometri col nuovo abbigliamento. Le ragazze sono partite. Zini attende qualche minuto per alcune telefonate poi saliamo in ammiraglia con lui, mentre la Corneo va a fare la spesa per le ragazze insieme alla Valsecchi.

Anche nel 2022 la BePink correrà su bici De Rosa: una collaborazione ormai collaudata
Anche nel 2022 la BePink correrà su bici De Rosa: una collaborazione ormai collaudata

Aspettando il treno

La chiacchierata parte appena le bici lasciano il lago (in apertura foto BePink). «La nostra preparazione sta andando bene – racconta Zini mentre siamo in coda ad un passaggio a livello – ma potremmo fare meglio. Questo è l’ultimo dei tre mini-ritiri da cinque giorni l’uno che abbiamo fatto qui in Italia. Il 5 febbraio partiremo per la Spagna per correre e fare un ritiro anche laggiù. Staremo a Calpe all’AR Diamante Beach Hotel fino al 21. In mezzo disputeremo il 6 la Vuelta CV Feminas e poi dal 17 al 20 febbraio la Volta Comunitat Valenciana. Verranno giù tutte le ragazze, anche le tre straniere che qui non ci sono (la neozelandese Michaela Drummond, la ceca Marketa Hajkova e la slovacca Nora Jencusova, ndr). In base alla condizione delle ragazze, deciderò chi far correre».

La nuova maglia rimane (ovviamente) con base Pink, ma piuttosto diversa dal 2021
La nuova maglia rimane (ovviamente) con base Pink, ma piuttosto diversa dal 2021

Zanardi leader

Poco prima del ponte che collega Paratico a Sarnico riprendiamo le ragazze e le seguiamo. Davanti a fare l’andatura ci sono Zanardi e Vitillo, ma a turno le altre quattro coppie si succedono nei cambi a tirare.

Vanno via regolari, composte ed attente sia al traffico che alla segnaletica, anche se talvolta alle rotonde occorrerebbe maggiore cautela.

«Vedi – ci spiega Zini – in questa ampia rotatoria le prime sono passate un po’ troppo forte e quelle dietro si sono un po’ staccate. Per fortuna che in questo momento c’eravamo solo noi, però vedrai come si incavolerà la Zanna (Silvia Zanardi, ndr) perché il gruppo si è rotto…».

Partenza da Sulzano, Zini stabilisce la rotta: le ragazze ascoltano
Partenza da Sulzano, Zini stabilisce la rotta: le ragazze ascoltano

«Lei – prosegue Zini – ha acquisito molta leadership con le sue compagne su queste cose. Come per lo stretching. Il ciclista notoriamente è un po’ allergico a questi esercizi, ma ora che lei lo ha imparato in nazionale non ne può più fare a meno. Pure le altre ragazze stanno migliorando con il core stability. Anche se io non le lascio mai troppo tranquille perché poi si abituano male (ride, ndr). Stamattina appena sveglie e prima di fare colazione, ho chiesto loro di farmi qualche minuto di plank per vedere come reagiscono a certi imput».

Bene in sella

Sul lungolago verso Tavernola Bergamasca, dove è previsto il punto di ritorno, salutiamo Claudia Cretti che sta pedalando forte. Il gruppo della BePink gira attorno ad un incrocio ed inverte la rotta per tornare a Sulzano. Zini osserva le sue ragazze per vedere come pedalano.

«Cresta (Lara Crestanello, ndr) come va la nuova sella? Dimmi poi se dobbiamo cambiarla ancora o spostarla un po’. Zanna, tu invece non sei un po’ bassa con la sella?».

Si pedala costeggiando il lago di Iseo, con alcune puntate nell’entroterra per cercare la salita
Si pedala costeggiando il lago di Iseo, con alcune puntate nell’entroterra per cercare la salita

Il team manager si riavvicina a loro. «Mi raccomando ragazze, prima di rientrare vorrei che faceste uno strappo di un chilometro per tenere un po’ viva la gamba».

Occhi aperti

Lo faranno salendo verso Passo dei Tre Termini, posto circa 7,5 chilometri sopra Iseo. Un’ascesa di quasi 500 metri di dislivello molto allenante.

«Alle mie atlete – aggiunge Zini mentre ci descrive la strada che poi porta a Polaveno – ho sempre detto di prendere dei riferimenti geografici. Sia quando sono a casa loro sia quando sono in un posto nuovo per un ritiro o una corsa. E’ importante sia sapersi allenare al meglio, evitando magari zone troppo trafficate o pericolose. Sia in gara perché così te lo ricordi per la volta successiva che ci tornerai. Non bisogna andare in bici col paraocchi, altrimenti poi ti serve il gps anche per andare a prendere il giornale sotto casa. Anche su questo aspetto batto forte».

E dopo pranzo, preparativi per lo shooting fotografico con Vitillo e Zanardi (foto BePink)
E dopo pranzo, preparativi per lo shooting fotografico con Vitillo e Zanardi (foto BePink)

La bici a posto

Incrociamo una ciclista in maglia Canyon-Sram mentre mancano pochi minuti a Sulzano. «L’hai riconosciuta quella che ci ha appena salutato a tutto braccio? Era Alena Amialiusik, è stata una mia atleta nel 2013 al suo primo anno elite. E’ bielorussa ma ormai abita in questa zona da tanto tempo. Brava ragazza e forte».

Arriviamo sul selciato di Piazza 28 Maggio. Guardiamo il computerino della francese Jade Teolis che segna 56 chilometri in circa due ore di pedalata piuttosto tranquilla. Zini deve scappare per sbrigare una commissione di lavoro, ma prima di riaccendere il motore dell’ammiraglia dà le ultime disposizioni.

«Quando finite di mangiare – dice – ognuna di voi si laverà la propria bici. E’ giusto che impariate a prendervene cura anche quando siete in ritiro, poi perché domani abbiamo le foto ufficiali».

Il tempo di sentire alcune delle ragazze e siamo liberi anche noi.

Dopo i complimenti della Corneo, andiamo a conoscere Vitillo

04.11.2021
7 min
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Sigrid Corneo l’ha detto chiaramente. «Le cicliste di oggi vogliono tanto e subito, con poco. Non sono propense alla fatica. Non vale per tutte chiaramente, ma per tantissime la mentalità è questa. Poche si chiedono se abbiano davvero tutto per andare più forte. Quando correvo io, eravamo tutte pronte alla fatica, invece adesso tante arrivano con la cultura errata del risultato pensando di essere tutte campionesse. Una che potrà fare tanto bene è Matilde Vitillo. Fa quello che le si dice, non ha paura di far fatica e di patire un grande mal di gambe».

Investitura importante

Come investitura non è affatto male, soprattutto perché fatta da un tecnico che di fatica e chilometri ne ha macinati tanti. Così in questo giorno di inizio novembre abbiamo deciso di tirarla giù dal letto per farci raccontare come mai il suo direttore sportivo alla BePink si sia spesa così nei suoi confronti e che cosa le sembri del mondo in cui vive sin da piccolina.

Matilde è un volto noto del giro azzurro, con un titolo mondiale junior dell’inseguimento a squadre e uno europeo nella corsa a punti, ma di fatto il 2021 è stato il suo primo vero anno da elite. Ha dovuto mandare giù bocconi amari e ha colto qualche buon segnale, fino alle quattro vittorie di fine stagione: il Trofeo Inalpi a Racconigi, poi due tappe e la classifica al Giro di Campania. In cui c’erano sì poche ragazze al via, ma per vincere e farlo per giunta alla fine di ottobre, oltre alle gambe serve anche una discreta testa.

Secondo te che cosa voleva dire Sigrid in quell’intervista?

E’ vero che ci sono tante ragazze che vogliono tutto e subito. A volte non è nemmeno colpa loro. Seguendo mia sorella Vittoria, che ha 10 anni e corre tra i giovanissimi, ci sono tantissimi genitori che mettono nei piccolini una mentalità secondo me sbagliata. Li fanno allenare troppo, così magari raggiungono pure dei bei risultati, ma non crescono. E quando i loro coetanei cominciano ad aumentare i carichi di lavoro, loro capiscono di non avere più margine oppure smettono di vincere facilmente come prima e si fermano. Ho visto dei miei coetanei fortissimi da piccoli che ormai hanno smesso da un pezzo per questo motivo.

Se è vero che non ti fa paura la fatica, come è stato questo primo anno nella BePink?

Decisamente tosto. Sapevo che sarebbe stato un salto bello grande, per cui mentalmente ero preparata. Il primo anno da elite l’ho fatto a Racconigi, ma un po’ per il Covid e un po’ per crescere con calma, ho fatto davvero poche corse. L’esperienza vera ho cominciato a farla quest’anno.

Dove hai visto la differenza maggiore?

La salita ha avuto una gran parte. Io poi mi reputo una scalatrice e mentre le altre andavano, io restavo là. Al Giro posso anche capire, quando davanti restava la Van der Breggen. Anche quella è stata esperienza. Ho imparato soprattutto a battermela con me stessa, con limiti che si possono superare. Poi ci sono state le corse del Nord, che all’inizio mi hanno messo in difficoltà, perché andavano davvero come treni. Però ho stretto i denti e alla fine ho imparato a muovermi anche su quei percorsi.

Ai mondiali di Harrogate nel 2019, qui con Camilla Alessio, chiude a 30″ dalla vincitrice Jastrab
Ai mondiali di Harrogate nel 2019, qui con Camilla Alessio, chiude a 30″ dalla vincitrice Jastrab
Vincere a fine stagione se non altro ti ha mandato al riposo con buone sensazioni?

Decisamente sì. In Campania non eravamo tante, giusto una trentina, ma qualcuna comunque doveva vincere e sono contenta di averlo fatto io.

Ti reputi scalatrice, ma hai vinto in pista…

E poi mi piacciono le crono e in teoria anche le volate, ma a volte le gestisco male. Da junior si riesce a fare un po’ di tutto. In realtà la pista quest’anno non l’ho allenata tanto e lì non ti inventi niente. Comunque dal 25 al 28 saremo con la squadra al velodromo di Ginevra per correre. Vediamo come va.

Cosa dici della squadra?

Mi sono trovata benissimo, con lo staff e le ragazze. Le conoscevo tutte, perché più o meno abbiamo seguito lo stesso percorso anche in nazionale. Si crea un bel gruppo quando capisci che siamo tutte compagne di fatica. E poi sono molto amica della Zanardi e mi è piaciuto sentire di averla aiutata. Silvia ha un anno più di me, sembra poco, ma come esperienza è davvero tanto.

E di Sigrid Corneo cosa dici?

E’ super brava, lei e Zini formano una grande squadra. Sanno capirci sul piano personale e vedono benissimo la gara. Al Giro, nella tappa di Carugate, c’era appena stata una menata tremenda, il gruppo si è allargato e mi hanno detto di partire. Io ero morta, non ci avrei mai creduto, invece l’ho fatto e voltandomi mi sono resa conto che non mi seguiva nessuno. Questo mi ha veramente spiazzato.

Hai 20 anni, si può pensare di diventare una professionista e fare carriera?

Si può cominciare, sì. Fino allo scorso anno, mi piacevano il ciclismo come sport, il semplice farlo, l’adrenalina. Ora posso puntare a farne un lavoro, con uno stipendio che mi permetta di viverci. Le ragazze del WorldTour sono viste in modo diverso, arrivaci è l’obiettivo di tutte.

Fra 20 giorni di nuovo in gara, si parlerà di un inverno cortissimo. Giusto così?

E’ come se facessimo due stagioni attaccate, con un mese fra l’ultima gara e la successiva. Ho staccato una settimana, ma tutto sommato ci si può stare, perché non perdiamo gamba e concentrazione. E poi a febbraio dal ritiro in Spagna si comincerà a pensare al 2022. Spero di salire un altro gradino, che venga qualche piccolo risultato per capire che sono sulla strada giusta.

Abbiamo un po’ spiato il tuo account Instagram, hai tre fratelli?

Esatto. Niccolò, il più grande, ha 22 anni. Tommaso ne ha 18. Vittoria ne ha 10. I maschi hanno corso in bici e smesso, Tommaso l’ha appena fatto. Doveva passare U23, ma ha capito che forse il gioco non sarebbe valso la candela e ha preferito dare più spazio alla scuola e all’università.

La famiglia Vitillo al gran completo alla comunione di Vittoria in ottobre. Da sinistra mamma Paola, Nicolò, Tommaso, Matilde e papà Luca
Famiglia al gran completo alla comunione di Vittoria. Da sinistra mamma Paola, Nicolò, Tommaso, Matilde e papà Luca
Che cosa ti pare della tua vita da atleta?

Mi piace. Quest’anno sono stata più in ritiro che a casa, sarò tornata a dir tanto per tre settimane. Però è bello anche così. La sensazione che hai una vita tua da gestire, il viaggiare e scoprire nuovi posti...

Vita da zingara?

Via da zingara (ride, ndr), proprio così.

E i tuoi cosa dicono di questa figlia zingara?

Sono contenti, mi hanno sempre seguito ovunque. Al Giro sono venuti a ogni tappa, li trovavo lungo il percorso con le borracce. Mi ha fatto super piacere, non capita spesso, soprattutto pensando che hanno altri tre figli cui badare. E’ una vita diversa, che quando stai troppo tempo nello stesso posto, inizi a guardarti intorno e chiederti dove sia la valigia…

Faccia a faccia con la Corneo, sergente di ferro della BePink

30.10.2021
6 min
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Sigrid Corneo, diesse della BePink, la intercettiamo mentre sta lavando le bici della squadra. Neanche il tempo di finire l’attuale stagione che già è ora di ripartire con quella nuova. Ormai il ciclismo moderno non conosce soste o periodi di stacco, né per le atlete né tantomeno per i dirigenti. Ma questo è tuttavia un ottimo momento per sentire le loro voci, tracciare qualche bilancio e fare qualche chiacchiera più informale del solito.

«Non preoccupatevi – ride – ho gli auricolari così ho le mani libere per continuare con la pulizia dei mezzi. Qua bisogna saper far tutto. Ed essere organizzati sempre di più».

Dieci anni di BePink, ma la storia di Sigrid Corneo e Walter Zini è ben più lunga
Dieci anni di BePink, ma la storia di Sigrid Corneo e Walter Zini è ben più lunga

Dieci anni di BePink

Fra qualche settimana saranno dieci anni di BePink. A metà novembre del 2011, infatti, nasceva la formazione di Walter Zini con l’ex ciclista italo-slovena da sempre al suo fianco (sono anche compagni di vita), fin da quando ancora correva. Sfruttando proprio l’esperienza della Corneo da corridore e da direttore sportivo, cerchiamo di fare un confronto sul ciclismo femminile. Oltre a chiederle un riassunto sulla loro ultima annata, impreziosita dal bellissimo oro europeo under 23 su strada di Silvia Zanardi (e dagli altri suoi tre in pista nella rassegna continentale).

Silvia Zanardi è stata l’atleta più rappresentativa della BePink nel 2021. Rimarrà anche il prossimo anno
Silvia Zanardi è stata l’atleta più rappresentativa della BePink nel 2021. Rimarrà anche il prossimo anno
Sigrid iniziamo dalla differenza che c’è nel ciclismo femminile tra quando correvi tu ed oggi?

Ci sono pro e contro. Oggi c’è più professionalità, le ragazze sono molto più preparate, sanno già tante cose. E hanno attorno tante figure come il nutrizionista, preparatore personale, mental coach. E’ senz’altro un bene che può diventare un male, perché possono creare molta confusione. Senza contare poi che le ragazze ora tendono ad ascoltare poco la squadra. Hanno genitori, parenti, fidanzati, procuratori che le dicono cosa fare. Non è un aspetto positivo, ma non è l’unica cosa che non va…

Cos’altro c’è?

Le cicliste di oggi vogliono tanto e subito, con poco. Non sono propense alla fatica. Non vale per tutte chiaramente, ma per tantissime la mentalità è questa. Poche si chiedono: «Ho fatto davvero tutto per andare più forte?». Quando correvo io, eravamo tutte pronte alla fatica, invece adesso tante arrivano con la cultura errata del risultato pensando di essere tutte campionesse. Ad esempio, quando mi è capitato di spiegare ad alcune come si allenano Van Vleuten, Van der Breggen o altre, mi hanno risposto che non sono matte per farlo anche loro. Certo, le mie sono giovani e non bisogna sovraccaricarle ed alcune sono state ben dotate da madre natura, ma anche chi ha talento deve metterci tanto impegno e sacrificio. Questi sono due fondamenti che non sono cambiati nel ciclismo per andare forte o fare bene il mestiere.

Silvia Valsecchi ha chiuso la carriera proprio quest’anno, vincendo una corsa
Silvia Valsecchi ha chiuso la carriera proprio quest’anno, vincendo una corsa
Sigrid prima di parlare del vostro 2021 ci giochiamo subito il carico pesante e non ci pensiamo più. La Zanardi l’anno prossimo che fa? Eravamo rimasti a qualche contatto con team WorldTour…

Dobbiamo ancora renderlo ufficiale, ma Silvia nel 2022 sarà ancora con noi. E’ vero, abbiamo avuto diversi contatti con diverse formazioni WorldTour, di cui una italiana (senza dirlo è chiaro il riferimento alla Alè Btc Ljubljana, ormai acquisita dal UAE Team Emirates, ndr), ma la ragazza ha capito che ha ancora bisogno di imparare e crescere. E’ ancora giovane, ha ventuno anni e stare con noi può farle bene. Perché, lei lo sa, è ancora molto incostante. Poi a fine dell’anno prossimo vedremo come saranno andate le cose.

Quindi potrebbe partire a fine 2022? 

Quest’anno sarà più osservata del solito dagli altri team. Certo, per noi è sempre un orgoglio far crescere delle atlete e poi vederle nel WorldTour. Attenzione però, l’importante è che passino al momento giusto e che di là si facciano valere. Perché poi sembra che siamo noi squadre più piccole a mandarle fra le grandi senza aver insegnato nulla. 

Indubbiamente la Zanardi quest’anno vi ha regalato grandi gioie ed emozioni. Per il resto che stagione è stata per voi?

Siamo contenti e lo sono anche gli sponsor per i nostri risultati. All’inizio siamo partiti maluccio, perché non riuscivamo a concretizzare il gran lavoro fatto. A parte l’europeo di Trento con Silvia, abbiamo totalizzato sei vittorie, anche se sono tutte in gare open. Una di Crestanello, una di Zanardi e quattro di Vitillo, bravissima proprio pochi giorni fa ad aver conquistato le due tappe e la generale del Giro di Campania (23-24 ottobre, ndr). Poi la Valsecchi ha vinto il criterium post campionato Italiano in Puglia.

Cosa significa avere in squadra la campionessa d’Europa U23?

Fa tanto, anche se poi è una maglia che non indosserà. Ed è molto soddisfatto e contento di noi anche Cristiano De Rosa, che ci fornisce le bici e che proprio in questi giorni ne sta ultimando una con colorazioni ad hoc per la Zanardi impegnata nella Champions League della pista (in programma tra l’1 novembre e l’11 dicembre tra Spagna, Francia, Lituania, Regno Unito e Israele, ndr).

Nel 2022 non ci sarà più Silvia Valsecchi che si è ritirata. Qualcuno prenderà il suo posto di veterana? Che squadra avrete e sarete?

Vi posso anticipare che abbiamo preso Valentina Basilico, junior che arriva dal Racconigi Cycling Team. Il resto delle conferme e dei nuovi arrivi lo annunceremo a breve.

Ai mondiali del 1994, la prima da sinistra è proprio Sigrid, poi Cappellotto, Zocca, Rizzi e Bonanomi
Ai mondiali del 1994, la prima da sinistra è proprio Sigrid, poi Cappellotto, Zocca, Rizzi e Bonanomi
Da chi ti aspetti un salto di qualità l’anno prossimo?

Una che potrà fare tanto bene è Matilde Vitillo. Fa quello che le si dice e per tornare al discorso che facevamo prima, non ha paura di far fatica e di patire un grande mal di gambe. Lei può fare un ulteriore step. Mi aspetto qualcosa di più anche da Nadia Quagliotto che è una bravissima ragazza. Ha le carte in regola per fare la regista e tante altre potenzialità per andare forte. Sono già sei anni che è elite e la sprono sempre ad osare di più altrimenti il tempo passa.

Per chiudere, hai corso nelle elite da inizio anni ’90 fino al 2010, vincendo diverse gare. Hai disputato mondiali in maglia azzurra e u’ Olimpiade a Pechino con quella slovena. Sigrid Corneo come si troverebbe in gruppo oggi?

Non mi piace fare paragoni, specialmente quando parlo con le mie atlete, però a volte penso di essere nata nell’epoca sbagliata. Se avessi corso in questi ultimi anni probabilmente mi sarei tolta le stesse soddisfazioni, ma mi sarei sentita più adatta. Caratterialmente mi sento più grintosa di tante atlete che hanno la mia stessa età di allora.