Masotti porta Galli e Alunni all’università dell’americana

18.11.2023
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GAND (Belgio) – Prima ancora che il Kuipke si riempia del tutto, la pista comunque non “dorme”. E’ animata dai ragazzi under 23 e tra loro ci sono anche due italiani, Tommaso Alunni (classe 2005) e Niccolò Galli (classe 2002). A differenza degli elite, qui si corre per nazionali e infatti a guidarli c’è coach Fabio Masotti. Cosa ci fanno quassù i nostri? Quali sono i loro obiettivi?

Alunni è ancora uno junior, è fra i più giovani dei 24 in pista: anche qui le coppie sono 12. Il prossimo anno il corridore umbro vestirà i colori della Technipes-Emilia Romagna. Mentre Galli, che corre per la Biesse-Arvedi, è più esperto. E si vede da come si muove in pista e da come digerisce certi ritmi. Ma al netto di esperienza o meno, si è qui per un investimento. Un concetto che Masotti chiarisce subito e che emerge nel corso dell’intervista.

Alunni e Galli (a ruota) si accingono ad entrare in pista
Alunni e Galli (a ruota) si accingono ad entrare in pista
Fabio, siete qui con questi due ragazzi per…

Per fare bene, per correre e per migliorare. Sono tanti anni che veniamo a Gand come nazionale e devo dire che è sempre stata una bella esperienza, perché si trovano coppie di ragazzi molto, molto forti. La gamma dell’età è un po’ vasta, perché trovi qualche junior e qualche under 23, anche di terzo anno.

E c’è una bella differenza…

C’è una bella differenza, ma il nostro obiettivo non è quello di vincere o di venire qui con dei corridori per fare la classifica, ma per fargli fare un’esperienza. In particolare perché imparino tecnicamente quello che è il gesto della madison, l’americana. E qui, credetemi, si impara.

Perché?

Per il livello che è alto e perché è una pista corta, di 166 metri, in cui sei quasi sempre in curva. Chi viene dal parquet ti dirà che è qua il vero ciclismo su pista. Sono le Sei Giorni: questa formula mista di gare individuali e a coppia. Peccato solo che adesso si stia un po’ perdendo a causa di sponsor più difficili da reperire, il Covid… Pertanto, ancora di più, Gand rimane la cattedrale del ciclismo su pista.

Come mai avete scelto di portare proprio questi due ragazzi?

Ci sono vari nomi con cui lavoriamo, ragazzi giovani che stanno proseguendo l’attività su pista nella categoria juniores e a seguire. Diciamo che abbiamo fatto le scelte in base a quelli che durante l’anno potrebbero partecipare a questo tipo di gare, considerando sempre prima di tutto il quartetto e la madison. Ma bisogna dire anche che nello stesso tempo è stata quasi una scelta obbligata, fatta sulla base di chi era disponibile.

Alunni sta gareggiando contro atleti che hanno anche quattro anni più di lui. Tanta fatica che darà i suoi frutti
Alunni sta gareggiando contro atleti che hanno anche quattro anni più di lui. Tanta fatica che darà i suoi frutti
Cioè?

Siamo in un periodo particolare della stagione. Tanti ragazzi hanno staccato e quindi non è facile trovare atleti che siano ancora in una buona forma o in una buona fase di preparazione. Per quanto riguarda Galli, lui è il secondo anno che viene qui e si è reso conto che l’esperienza gli è servita molto. Alunni invece è un “ragazzino”, ad oggi è ancora junior. Non ha grandissime esperienze, però ha passione e voglia di fare. Non stava male – certo non è al top – e l’abbiamo convocato.

Fabio, hai parlato dell’americana: questa specialità è molto importante visto che è una delle prove olimpiche. Si lavora dunque anche in questa ottica?

Certo, la madison fa parte del pacchetto delle specialità olimpiche e dobbiamo restare al passo con le altre Nazioni. Nella startlist della categoria elite qui a Gand ci sono comunque tanti corridori che hanno vinto mondiali, Olimpiadi, europei e tutt’ora… vengono qua non solo per vincere o per mettersi in gioco, ma per sfruttare l’evento anche come ripasso. Almeno secondo me è così.

Ti riferisci alla tipologia della pista?

Alle gare in generale e soprattutto all’americana, che su questa pista è molto dura. E’ importante girare qui. 

Gare finite per gli U23: per Galli un po’ di relax nella cabina di Scartezzini (che deve arrivare). Masotti la mattina fa una sgambata coi suoi ragazzi
Gare finite per gli U23: per Galli un po’ di relax. Masotti la mattina fa una sgambata coi suoi ragazzi
Immaginiamo che di consigli ne darai tantissimi, qual è quello principale?

Se parliamo di un’americana, la cosa principale e fondamentale è di restare concentrati sempre e di vedere in ogni istante dov’è il proprio compagno. Guardare… guardare continuamente il compagno e la gara. Specie su una pista del genere, non ti puoi mai distrarre, neanche un secondo. E avere sempre presenti i momenti fondamentali: quanto manca alla volata, quanti giri in tutto…

Insomma il vero lavoro per il futuro. Anche il fatto di venire qui senza avere la vittoria come obiettivo principale è importante: è un investimento da parte della Federazione…

E’ così, l’obiettivo principale è quello di fare esperienza. Vincere qui tra gli under 23 non ti cambia la
vita. Chiaro, ti può far piacere a titolo personale, ma lo scopo è un altro. Per dire, finite le gare, andiamo in tribuna ad osservare gli elite. Almeno un’oretta, poi andiamo in hotel, altrimenti sarebbe troppo tardi!

Che rapporti usano questi ragazzi, abbiamo visto che gli elite viaggiano con dentature corte…

L’organizzazione ha previsto un rapporto obbligato: 49×15 o 52×16, quindi molto agile. Questa scelta è legata soprattutto ad una questione di sicurezza, in questo modo non si raggiungono velocità esagerate.

La giornata tipo del “seigiornista”: 24 ore con Scartezzini

17.11.2023
8 min
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GAND (Belgio) – «Una Sei Giorni è come una corsa a tappe su strada. Si possono fare anche più di 100 chilometri in una serata». Queste parole di Michele Scartezzini hanno subito stuzzicato la nostra curiosità, tra le tante cose che abbiamo visto in questi giorni al velodromo Kuipke.

Una Sei Giorni è davvero qualcosa di particolare. La tattica, a partire dalla gestione degli sforzi, è praticamente in tutto. A volte, si lascia volutamente andare una prova perché magari non dà tanti punti e quella successiva invece è più “corposa” e magari è anche adatta alle proprie caratteristiche. E poi c’è la gestione vera e propria della giornata.

Michele Scartezzini, unico elite italiano in gara alla Sei Giorni di Gand, ci ha fatto scoprire le 24 ore del “seigiornista”.

Michele, gli orari sono sfalsati, quindi da dove partiamo?

Direi dal pomeriggio. Ora (momento dell’intervista, ndr) sono circa le 16,30 e sono in attesa del massaggio che durerà un’oretta. Dopo, verso le 18, andrò a pranzo. Mangerò un piatto di pasta e una fetta di pollo. E alle 20 inizia la “rumba”!

Ti riscaldi?

Non molto, a dire il vero. Anche perché la prima gara è alle 20,30 e prima giriamo 20′ abbondanti per la presentazione delle coppie. Poi bisogna anche vedere il programma. Se c’è subito una gara veloce sì, ma qui iniziamo con la corsa punti, che è lunga, quindi va bene così. Ma c’è qualcuno, magari chi punta alla vittoria, che prima di scendere in pista fa un po’ di rulli.

Quindi inizia la serata. E’ un continuo sali e scendi dall’anello con prove di ogni tipo, alcune in coppia altre individuali, lunghe o veloci, ma sempre per la squadra…

Esatto. Ci sono due turni principali. Nel mezzo c’è una pausa nella quale si mangia qualcosa, io prendo un po’ di riso e banana. Si fa un massaggio molto leggero e breve, giusto per rilassare i muscoli, e si riparte fino alla chiusura che è oltre l’una di notte.

Hai parlato di alimentazione: come ci si regola? Il computerino che hai sotto la sella serve anche per capire quanto spendi?

Io ormai vado molto di esperienza. Il computerino lo uso solo per rivedere i battiti e soprattutto per acquisire i dati, che poi mi serviranno per l’allenamento. Anche perché in pista non si può usare. Lo puoi anche mettere sul manubrio, ma deve essere coperto. E’ vietato dal regolamento: potresti distrarti, basta un attimo, tocchi quello davanti. Qui non ci sono i freni…

E cosa mangi oltre al riso in queste ore tra una prova e l’altra?

Soprattutto liquidi: sali minerali, maltodestrine… E’ importante non scendere mai in pista vuoti, perché qui se non hai gli zuccheri è davvero un bel problema. I giri di ritardo fioccano! Lo imparai a mie spese proprio in una Sei Giorni che feci con Viviani.

Finita la gara cosa succede?

Io torno direttamente in albergo. Altri preferiscono fare la doccia qui, ma…. non sono super docce. Ceno che sono le 2,15-2,30: ancora pasta o riso, pesce o carne, se c’è anche rossa. Due chiacchiere con qualche altro atleta (sono tutti nello stesso hotel, ndr) e poi doccia. Preferisco farla in quel momento perché aiuta a rilassarmi.

Ci spiegavi infatti che il discorso del sonno è un po’ particolare…

Tra che finisci di correre, torni in hotel, la stanchezza e anche l’adrenalina, il sonno non arriva immediatamente. Di solito vado a dormire verso le 3,30-4. Fatta la doccia, do uno sguardo al telefono. A volte si è talmente stanchi che si fa fatica a dormire.

A che ora ti svegli?

Metto la sveglia alle 11, ma alle 10,30 ieri ero sveglio per esempio. La metto sul timer della Moka elettrica che mi sono portato da casa. E poi con molta calma, verso le 12, vado a fare colazione. Ma prima rispondo ai messaggi. Giusto ieri mi ha chiamato Villa, che era con Pippo (Ganna, ndr). Poi Consonni, Lamon… Con Pippo sono stato parecchio. Consonni mi ha chiesto se avessi preso il “fuso orario delle Sei Giorni”, come diciamo in gergo! E voleva sapere anche com’erano i ritmi in pista.

A colazione cosa mangi?

Caffè, pane, uova, biscotti… qui ci sono quelli caramellati che sono una bomba! Comunque è una colazione normalissima e di base, ovunque, mangio quello che c’è.

Finita la colazione?

Si torna in stanza, un po’ di relax e si viene in velodromo. Ieri per esempio sono uscito un po’ prima, verso le 15,30, perché mi ero stufato di stare in hotel e sono venuto a Gand. Sono passato al supermercato a prendere qualcosina da portare in pista e poi sono venuto qui. Adesso sono in attesa del massaggio, che sta facendo il mio compagno Milan Van den Haute, nella cabina grande che sta nell’altro capannone. 

E si è quindi chiuso il cerchio della 24 ore. Invece, Michele, parliamo anche di alcuni aspetti tecnici. Quella del Kuipke è una pista particolare: corta, curve ripide e strette… che accorgimenti adottate sulle bici?

Partirei dai rapporti che devono essere più corti del normale, altrimenti con queste curve ti pianti. Io sto usando un 51×15 per le prove più lunghe, un 51×14 per il giro lanciato e un 51×13 per il derny. Anche le pedivelle sono più corte: 170 anziché 172,5: è fondamentale andare agili.

In queste curve si sente molto la pressione, così ci hanno detto. Si abbassa anche la sella?

Sì: si scende di 2-3 millimetri. Non solo, ma si alza anche il manubrio. A centro curva sei schiacciato sulla bici, di riflesso cerchi di tirarti su con il collo. Alzando il manubrio, anche di un centimetro, si riesce a stare un po’ più comodi. Io ancora non ho toccato nulla, ma se avrò dolori o sarò stanco lo farò.

Quanto materiale hai portato?

Due bici complete, più una coppia di ruote, una ruota lenticolare e tutta una serie di rapporti e di spessori. Alcune gomme… Poi per il resto c’è il meccanico.

Cavendish caduta 2021

A Gand un weekend da incubo per Cavendish

24.11.2021
5 min
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Ci sono weekend che non vanno mai come vuoi. Per Mark Cavendish quello appena passato è stato davvero da incubo, fra un contratto con la Quick Step che non giunge a buon fine e una serata finale alla Sei Giorni di Gand finita in ospedale.

Andiamo con ordine. Il patron del team Patrick Lefevere era stato chiaro: «Voglio che si giunga a una soluzione entro la settimana, non possiamo continuare, la cosa mi sta dando sui nervi». Lefevere si era recato alla Sei Giorni proprio per parlare con il suo ragazzo: nessuno nell’ambiente ritiene che non si arriverà a un accordo, ma il tempo passa e gli animi si accalorano. Il problema? Cavendish vuole un aumento di stipendio, Lefevere vuole invece aumentare gli incentivi e non la base contrattuale: «Mi ha anche chiesto di lavorare con me per un futuro da dirigente in società: possibile che mi tocchi pagare per insegnare a qualcuno? Non ha senso…».

Tutto per colpa di una borraccia…

Evidentemente non era un Cavendish sereno quello che ha preso il via per l’ultima americana. La situazione era appassionante, con 4 coppie in lotta per il successo, davanti a tutti i due campionissimi danesi Morkov e Hansen, poi i belgi De Ketele e Ghys, Cavendish con l’altro belga Keisse, il tedesco Kluge con il padrone di casa De Buyst. Nel pieno della lotta è accaduto che qualcuno, prendendo il rifornimento, ha fatto cadere il liquido dalla borraccia: «Si è formata una pozza d’acqua, sulla quale è passato prima il mio compagno Thijssen – racconta Michele Scartezzini, l’unico italiano in gara – ma è rimasto in piedi, dietro De Ketele ha sbandato, Hansen è caduto e su di lui è piombato Cavendish franando sulla pista».

Il grande giorno di De Ketele

Una botta tremenda: «Ci sono voluti molti minuti perché tornasse in piedi, l’ho visto avvicinarsi al suo box da solo, non sembrava tanto claudicante, ma evidentemente non respirava bene”. In ospedale la diagnosi è stata due costole rotte e un lieve pneumotorace. Stop alla preparazione e tensione per il gallese sempre più alta.

Keisse ha continuato da solo, Hansen è tornato in gara ma non era più lui e e ha potuto dare uno scarso contributo alla coppia nella lotta per il successo, tanto che i danesi hanno perso 6 giri rispetto a De Ketele e Ghys, alla fine vincitori a pari giri con Kluge e De Buyst. Per De Ketele è stata un’apoteosi, nella sua ultima Sei Giorni di Gand, chiusa in un’atmosfera di festa dove miglior saluto non poteva avere.

Gand pubblico 2021
Parterre pieno a Gand, ma per i tifosi era vietato bere. Altrimenti doveva accomodarsi in tribuna
Gand pubblico 2021
Parterre pieno a Gand, ma per i tifosi era vietato bere. Altrimenti doveva accomodarsi in tribuna

Per Scartezzini anche una vittoria

Per Scartezzini non è stata la settimana che si aspettava: «Ho visto sin dal primo giorno che le cose non andavano, soprattutto che Gerben (il suo compagno Thijssen, ndr) non era in grande condizione, al contrario di quel che mi aveva detto i giorni prima e che lui stesso pensava. Nell’americana della prima sera a un certo punto mi sono ritrovato solo: si era fermato perché non ce la faceva… In una Sei Giorni vai avanti in classifica solo se si funziona in due».

Il vicecampione del mondo della madison ha quindi pensato soprattutto alle prove individuali, per testarsi in vista della ripresa della Champions League del prossimo fine settimana: «Ho anche vinto una corsa a punti, la condizione non è male, devo dire che questi giorni sono stati comunque utili».

Scartezzini Thijssen 2021
Scartezzini e Thijssen ai box: il belga è stato appena preso dall’Intermarché Wanty Gobert
Scartezzini Thijssen 2021
Scartezzini e Thijssen ai box: il belga è stato appena preso dall’Intermarché Wanty Gobert

Si riparte, destinazione Lituania…

Scartezzini, che per la cronaca ha chiuso al penultimo posto insieme al compagno di squadra belga a 57 giri ai vincitori, ha vissuto una Sei Giorni un po’ diversa dal solito: «A Gand eravamo abituati a vedere sempre il pienone, invece lo si è registrato solo nel weekend, inoltre devo dire che l’organizzazione è stata molto attenta nella gestione della sicurezza. Si poteva entrare solo con il Green Pass, la vendita di birra era permessa solo nelle zone attigue alle tribune ma non sul parterre, dove normalmente avveniva e questo ha un po’ cambiato le cose».

Appena tornato a casa, un paio di giorni di riposo e poi di nuovo in sella, pensando alla prossima tappa della Champions League che sabato lo vedrà impegnato a Panevezys in Lituania. L’azzurro è intenzionato a migliorare la sua dodicesima posizione in classifica: «Riparto con una maggiore consapevolezza, anche nella gestione dei rapporti a Gand la situazione è migliorata, segno che la gamba è più tonica. Sono curioso di vedere quel che succederà». Degli avversari, nessuno era a Gand, magari è un vantaggio…

Sei Giorni Gand 2019

Scartezzini verso Gand: «La Sei Giorni più bella»

15.11.2021
5 min
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In volo al mattino, in pista alla sera e fino a notte fonda. Michele Scartezzini ha già le valigie pronte per Gand, per prendere parte alla Sei Giorni più importante della stagione. 12 coppie che si daranno battaglia fino a domenica prossima, per la sfida su pista più sentita della stagione, l’ultima vestigia della stagione gloriosa delle Sei Giorni, come aveva raccontato Silvio Martinello qualche giorno fa.

Per Michele Scartezzini è la quarta volta a Gand, dove se non sei uno specialista vero e affermato non ti chiamano. D’altronde la sua stagione, da componente del gruppo del quartetto oro a Tokyo e Roubaix e da viceiridato nella Madison è stata ampiamente positiva e tale da richiamare l’attenzione degli organizzatori e prima di prendere l’aereo i ricordi fioccano: «La prima volta è stata nel 2017 con Elia Viviani, stavamo andando benissimo ma il terzo giorno ebbi problemi fisici che ci costrinsero al ritiro. Poi ho gareggiato due volte con Francesco Lamon, con un 7° e un 8° posto. Questa volta con il giovane belga Gerber Thijssen speriamo di far meglio».

Il corridore di Isola della Scala è perfettamente d’accordo, quella di Gand è la migliore Sei Giorni attualmente in calendario: «E’ durissima, considerando che ogni sera si fanno dai 100 ai 120 chilometri e bisogna considerare che la pista è piccola, solo 166 metri. Si comincia alle 20:00 per finire alle 2 del mattino e non si è a letto prima delle 4-5. Ogni serata è infarcita di gare, l’unico momento per recuperare è dopo la lunga Madison delle 22:30. Ma il pubblico ci tiene molto e si fa sentire per tutto il tempo».

Scartezzini Lamon 2017
Scartezzini per tre volte presente a Gand, miglior risultato il 7° posto con Lamon
Scartezzini Lamon 2017
Scartezzini per tre volte presente a Gand, miglior risultato il 7° posto con Lamon

Ogni serata ha un menù completo

Che tipo di gare sono comprese nel programma? «Di solito si comincia con una corsa a punti, poi ogni serata è intrisa di gare, dal giro lanciato a coppie ai 500 metri a cronometro sempre a coppie, dall’eliminazione alle sfide dietro derny, dallo scratch al supersprint, una gara a 12 corridori con eliminazione ogni 3 giri finché non ne rimangono 6 che si giocano tutto in 10 giri. Sono tutte sfide molto adrenaliniche e divertenti per chi guarda».

Quando si parla di Sei Giorni c’è un concetto che deve essere chiaro: non è tutto solo agonismo. I ciclisti sono vicinissimi al pubblico, le gare devono attirarlo. Una volta, nei tempi d’oro della pista, c’erano corridori che guidavano con i piedi o che nel mezzo della gara si fermavano ai tavoli del ristorante per rubare una bottiglia di champagne e passarsela in gruppo. Oggi si è un po’ meno guitti, ma il legame c’è sempre, magari con una “ola” nel bel mezzo dello scratch lanciata proprio dai corridori…

Quel che è sempre rimasto è il cameratismo tra i protagonisti. Una volta si smontava alla domenica in una città e due giorni dopo erano di nuovo in gara da un’altra parte d’Europa. Oggi il calendario è molto meno pieno, ma i legami restano: «Ci sentiamo spesso fra noi – testimonia Scartezzini – Jonas Rickaert ad esempio (belga che a Gand sarà in gara con lo svizzero Silvan Dillier, ndr) mi ha chiesto di portargli un manubrio che aveva commissionato in Italia, gli farò volentieri da corriere».

Viviani Kejsse 2018
Elia Viviani e Iljo Keisse, vincitori nel 2018 davanti a De Ketele e Ghys (foto Luc Claessen)
Viviani Kejsse 2018
Elia Viviani e Iljo Keisse, vincitori nel 2018 davanti a De Ketele e Ghys (foto Luc Claessen)

Quanto servirebbe un calendario più ricco…

Il portacolori delle Fiamme Azzurre è testimone diretto della lenta involuzione delle Sei giorni: «Iniziai a disputarle nel 2009: al tempo ce n’erano tante: Brema, Rotterdam, Berlino… Alcune sono rimaste, altre no ed è un peccato. Per noi che privilegiamo la pista è una fonte di guadagno, sarebbe giusto rilanciarle. Ora l’Uci sta investendo sulla Champions League, io ne faccio parte e proprio per gareggiare nel circuito dovrò rinunciare alla Sei Giorni di Rotterdam, ma sarebbe bello se ci fosse maggior sostegno per queste gare perché regalano spettacolo».

D’altro canto le Sei Giorni non sono solo corsa, come detto, ma un’occasione per la gente per vivere serate diverse: «Anche a Gand il pubblico è la parte essenziale. Il parterre è affollatissimo e non nascondo che a fine serata sono tanti quelli che hanno alzato il gomito e sono vicinissimi ai nostri box. Certe volte viene da pensare che un affollamento simile sia assurdo, soprattutto ora, ma per noi ciclisti la sicurezza è garantita. Resta il fatto che ogni manifestazione simile è soprattutto una festa».

Thijssen 2021
Con Scartezzini farà coppia Gerber Thijssen, belga di 23 anni, oro europeo 2017 nell’Eliminazione
Thijssen 2021
Con Scartezzini farà coppia Gerber Thijssen, belga di 23 anni, oro europeo 2017 nell’Eliminazione

Favoriti i danesi Morkov-Hansen, c’è Cavendish

A Gand saranno in scena 12 coppie: il numero 1 di pettorale è andato a due componenti del quartetto danese, gli esperti Michael Morkov e Lasse Norman Hansen (vincitori venerdì della Tre Giorni di Copenhagen) i belgi faranno il tifo per Kenny De Ketele (una delle colonne del circuito, quello che fa un po’ da “capobanda” anche quando c’è da attirare l’attenzione con qualche simpatica “mattana”…) e Robbe Ghys, ma protagonista assoluto sarà l’altro belga Iljo Keisse, altro personaggio storico, alla sua ultima apparizione a Gand e che sarà accoppiato a un certo Marc Cavendish…: «So che per Iljo faranno grandi celebrazioni – racconta Scartezzini – l’ultimo giorno ci sarà una vera festa in suo onore».

Michele correrà con il giovane Thijssen: «So che ci tiene tanto, mi ha contattato più volte, per sapere come sto, già pensa alle strategie di gara. Sicuramente non parto per fare la comparsa, mi piacerebbe intanto migliorare il mio miglior risultato a Gand, poi vedremo domenica a che punto saremo. E’ spettacolo, sì, ma è pur sempre una gara…».