La forza per uno scalatore: importante curarla a tutto tondo

06.12.2023
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L’approdo di Santiago Umba all’Astana Qazaqstan Team e le parole di Peschi, suo diesse fino a quest’anno, ci hanno incuriosito. Il tecnico toscano ha detto che il giovane colombiano dovrebbe allenare la forza in salita. Abbiamo così preso questo spunto per parlare di come si allena questo aspetto, e lo facciamo con Maurizio Mazzoleni coach del team kazako, in cui la preparazione di Umba sarà affidata a Yeyo Corral, uno degli allenatori interni.

«Il ciclismo – dice Mazzoleni – è uno sport di endurance che si basa su picchi di forza costanti. Il lavoro del preparatore cura i diversi aspetti della forza: massima, dinamica, esplosiva e rapida. Si lavora con tecniche e metodologie diverse. Nel caso dello scalatore non parlerei di allenare la forza in salita, ma in generale. Ci sono vari mezzi per farlo: macchinari isotonici, ovvero palestra, attraverso il carico naturale, quindi sfruttando il peso del proprio corpo, e con il mezzo specifico, cioè la bici».

Tanti giorni di corsa consecutivi fanno ridurre i picchi di forza, servono periodi di allenamento per ristabilirli (foto Instagram Astana)
Tanti giorni di corsa consecutivi fanno ridurre i picchi di forza, servono periodi di allenamento per ristabilirli (foto Instagram Astana)

Costanza

Sentendo parlare il preparatore bergamasco, passa il concetto di forza a livello generale: ogni corridore deve curare tutti gli aspetti e allenarla in maniera completa. La parte difficile è riuscire a tenere, durante tutto l’arco della stagione, una costanza di rendimento.

«Si fa un’analisi a inizio stagione – spiega – per ogni corridore. Per uno scalatore la forza è importante al fine delle prestazioni. Il ciclismo uno sport di endurance, si deve tenere monitorato l’atleta durante tutto l’anno. Questo perché si rischia di avere una deflessione dei picchi di forza. Gli scalatori, più di chiunque altro ciclista, sono soggetti a questo “pericolo”, fondamentalmente per due fattori. Il primo è legato alla diminuzione del peso e la conseguente perdita di massa magra a livello tonico-muscolare. Il secondo motivo è che la forza diminuisce dopo tante gare. Ciò è dovuto al fatto che in corsa non si fanno dei lavori specifici, per cui è opportuno fare dei richiami durante l’anno per recuperare la forza stessa.

«Per quanto riguarda il peso corporeo e la possibile perdita di massa magra – continua Mazzoleni – c’è da anni un lavoro di affiancamento tra preparatori e nutrizionisti, per trovare il giusto equilibrio e non avere oscillazioni di peso eccessive nell’atleta».

Il lavoro in palestra va calibrato a seconda delle esigenze dell’atleta
Il lavoro in palestra va calibrato a seconda delle esigenze dell’atleta

Palestra 

Per allenare la forza è necessario passare attraverso l’utilizzo di strumenti, con i classici esercizi che si fanno in palestra.

«In palestra attraverso i vari macchinari – analizza il preparatore – si possono fare, ad esempio, esercizi di squat e leg press. Con la giusta distribuzione dei carichi, abbiamo visto che possiamo arrivare a lavorare in questo senso fino a una o due settimane dal via di un grande Giro. Ci sono due fattori importanti nel lavoro in palestra: il giusto calcolo dei carichi massimali, che si fa in base al peso dell’atleta e al momento della stagione. In secondo luogo sono importanti gli angoli di esecuzione dell’esercizio, che devono essere mirati a simulare il gesto tecnico della pedalata. Per anni si sono fatti i lavori in palestra con angoli sbagliati e questo ha portato a pensare che fossero dannosi, ma non è così.

«A mio modo di vedere – continua – è importante allenare la forza in palestra, simulando la gara. Il ciclista si trova ad esprimere alti picchi di potenza in situazioni di affaticamento muscolare. Per questo nei circuiti in palestra prevedo poche pause, dobbiamo avvicinarci il più possibile alla richiesta prestazionale della corsa».

Non possono mancare i lavori a corpo libero, il peso dell’atleta diventa il “mezzo” di allenamento
Non possono mancare i lavori a corpo libero, il peso dell’atleta diventa il “mezzo” di allenamento

Carichi naturali

Non sono tuttavia da sottovalutare i lavori a corpo libero, dove il peso dell’atleta diventa lo strumento di allenamento. 

«Per quanto riguarda gli esercizi a corpo libero – analizza Mazzoleni – ci sono decine di esempi. In inverno (per agganciarci anche al periodo dell’anno, ndr) vengono fatti degli esercizi di pliometria per sviluppare la forza esplosiva e dinamica. Questi generalmente preferisco farli in ritiro così da mostrare bene agli atleti come eseguirli. Ci avvaliamo del lavoro di un personal trainer, Marino Rosti, per la corretta spiegazione. Se gli allenamenti vengono mostrati bene in ritiro a casa l’atleta avrà minori possibilità di sbagliare l’esecuzione e quindi di danneggiare il proprio fisico».

Ogni esigenza ha il suo allenamento: per la forza dinamica si fanno le volate lanciate (foto Instagram Astana)
Ogni esigenza ha il suo allenamento: per la forza dinamica si fanno le volate lanciate (foto Instagram Astana)

Si sale in bici

La forza si allena anche in bici: com’è giusto che sia, l’allenamento passa anche attraverso il gesto tecnico, vediamo come: 

«Gli esercizi sono tantissimi – conclude Mazzoleni – lo scalatore allena tutte le tipologie della forza, perché sono tutte importanti e utili ai fini della corsa. Nonostante il fisico esile, anche uno scalatore può ritrovarsi a fare una volata ristretta. E avere un picco di 850 watt al posto di 800, può fare la differenza tra vincere e perdere. La cosa importante, chiaramente, è il dosaggio dei volumi di lavoro e della potenza allenata, questo per tutelare il corridore. Una volta in bici si usavano quasi ed esclusivamente le SFR, mentre ora ci sono anche altri metodi. Si decide la tipologia di allenamento in base alle caratteristiche da allenare: per la forza massimale si usano le partenze da fermo, mentre per la forza dinamica le volate lanciate. Oltre alla tipologia di esercizi è importante la giusta cadenza, la pendenza e anche il rapporto da spingere. Tutto passa dalla cura dei dettagli».

Umba va all’Astana, ma l’ex diesse ha qualche dubbio

25.11.2023
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Dopo tre anni corsi alla corte di Gianni Savio, due nella professional e uno, l’ultimo, nel team continental, Santiago Umba è pronto a spiccare il volo nel WorldTour. L’intervista che vi apprestate a leggere è stata fatta nel giorno del 21° compleanno del colombiano, quindi gli auguri, anche se in ritardo, sono d’obbligo. Umba è davvero pronto per questo importante salto? Il team che ha scommesso su di lui è l’Astana-Qazaqstan e ne parliamo insieme a Andrea Peschi, diesse del team GW Shimano-Sidermec. 

«Quello del WorldTour – dice Peschi – è un mondo completamente diverso, Umba dovrà tirare fuori tutta la sua personalità e migliorare in tanti aspetti. Sicuramente sarà seguito da uno staff che ne migliorerà le qualità atletiche, ma dovrà metterci comunque del suo».

Il miglior piazzamento tra i pro’ è arrivato al Giro dell’Appennino, Umba è in maglia nera sullo sfondo a destra (foto US Pontedecimo)
Il miglior piazzamento tra i pro’ è arrivato al Giro dell’Appennino, Umba è in maglia nera sullo sfondo a destra (foto US Pontedecimo)
Da quali basi parte?

Umba ha degli ottimi numeri sul suo terreno, la salita. In più è dotato di un buono spunto veloce, chiaro che tutto va rapportato con il tipo di gare che ha fatto fino ad ora. Però quando si è trovato in un gruppo ristretto si è dimostrato sempre veloce nello sprint. Nel WorldTour queste qualità andranno allenate ancora di più.

Riuscirà ad inserirsi secondo te?

Troverà delle difficoltà, com’è giusto che sia, tanto farà il tipo di calendario che la squadra costruirà per lui. Il livello delle corse, bene o male, si alzerà sicuramente. Continuerà a lavorare con il suo preparatore, che è esterno alla squadra, ma poi si rapporterà con lo staff dell’Astana per pianificare allenamenti e gare. 

Al Giro Next Gen Umba (accanto a Savio) è arrivato decimo in classifica generale (foto LaPresse)
Al Giro Next Gen Umba (accanto a Savio) è arrivato decimo in classifica generale (foto LaPresse)
Rispetto ai due anni in professional nel 2023 ha corso in maniera diversa?

Ha iniziato in Colombia, con due gare a tappe nazionali, ma non sono un confronto veritiero rispetto al mondo europeo. Nel 2023 abbiamo ricalcato il calendario fatto da professional, ad eccezione del Giro Next Gen. Con i professionisti ha fatto bene al Giro dell’Appennino dove è arrivato nei primi quindici. E’ stata una stagione altalenante, con qualche problema fisico che non gli ha permesso di correre ai livelli che avrebbe voluto. 

Al Giro Next Gen, fino alla penultima tappa, era andato bene. 

E’ stato un po’ il rammarico della stagione. Fino alla tappa dello Stelvio era il nostro uomo di riferimento insieme a Gomez ed essendosi comportato bene proprio quel giorno, arrivando quinto, abbiamo deciso di lavorare per lui. Peccato che sia mancato nella frazione finale, mentre fortunatamente Gomez è rimasto in classifica. Al termine della corsa avevamo due uomini nei primi dieci: Gomez quarto e Umba decimo. 

Sulle salite importanti il colombiano deve allenare la forza, per essere più incisivo (foto Instagram)
Sulle salite importanti il colombiano deve allenare la forza, per essere più incisivo (foto Instagram)
Poi è andato al Tour de l’Avenir con la Colombia, ma non ha brillato.

L’Avenir era una buona vetrina, siamo stati in Francia per dargli supporto nelle prime tre tappe. Sapevamo però che non era nella migliore delle condizioni, era in una fase calante. Era comunque in una corsa internazionale contro i migliori under 23 del mondo. 

Alla luce di quanto detto fino ad ora non sembri essere convinto del passaggio nel WT…

Quando mi ha detto che avrebbe firmato con l’Astana, ho avuto qualche perplessità. Sinceramente lo avrei visto più in un team professional per un altro anno, così da maturare definitivamente. La sua fortuna è che l’Astana è un team di matrice italiana, un mondo che in parte già conosce. Questo lo potrà aiutare nell’inserirsi, come detto prima molto dipenderà dal tipo di calendario che andrà a fare, anche se…

Al Giro Next Gen nella tappa dello Stelvio sul traguardo è giunto 5° dietro a Martinelli della Green Project
Al Giro Next Gen nella tappa dello Stelvio sul traguardo è giunto 5° dietro a Martinelli della Green Project
Cosa?

L’Astana fa comunque un calendario WorldTour, cosa che obiettivamente è obbligata a fare. Un’altra cosa che mi preoccupa è anche il fatto che abbia firmato solamente per un anno. Nel 2024 si gioca tanto: sappiamo tutti che in una stagione possono succedere tante cose, ma io non avrei rischiato così tanto. 

Però Umba parte da alcuni punti di forza, come la salita…

Lui è uno scalatore puro e da un lato è un bene perché corridori così non ce ne sono quasi più. Dovrà però strutturarsi meglio, questo vuol dire allenare tanto la potenza in salita, soprattutto nelle scalate come lo Stelvio. Su pendenze come quelle dovrà imparare ad essere più competitivo. Al Giro Next Gen sapeva di non arrivare al massimo della condizione, visto che quella era la sua prima corsa di alto livello in stagione. 

Al Tour de l’Avenir la condizione era in calo e le prestazioni non sono arrivate (foto DirectVelo)
Al Tour de l’Avenir la condizione era in calo e le prestazioni non sono arrivate (foto DirectVelo)
In un team WorldTour con tante gare in calendario e un programma definito potrà migliorare tanto.

In Astana potrà contare su una crescita per step. La squadra ha un calendario immenso, con tre attività in contemporanea, quindi spazio per correre ce ne sarà. In più in squadra non hanno tanti scalatori, non ha nemmeno troppa concorrenza. Di esperienza ne ha, visti i tre anni con noi. A mio modo di vedere se riuscirà ad arrivare al 100 per cento in corse come la Tirreno potrà fare bene, serve prepararsi però.

Umba: da capitano all’Avenir al forfait. Perché?

22.08.2022
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A pochi giorni dal via del Tour de l’Avenir il nome di Santiago Umba figurava in testa alla lista della squadra colombiana. Il diciannovenne della Drone Hopper-Androni aveva già un biglietto per la Francia, ma poi al via di La Roche sur Yon non lo abbiamo visto. Il perché è semplice: Umba non era in condizione.

Ma un forfait così importante, in relazione alla gara chiaramente, non poteva restare senza risposte. E le risposte come spesso accade ce le dà un vero maestro del ciclismo, Giovanni Ellena, che di Umba è anche il direttore sportivo.

All’Avenir la Colombia, orfana di Umba, punterà di più magari su Gomez (terzo da destra) della Colpack per le tappe veloci
All’Avenir la Colombia, orfana di Umba, punterà di più magari su Gomez (primo da destra) della Colpack per le tappe veloci

Guai d’inverno

Riavvolgendo il nastro con Ellena ci si accorge che il talento colombiano in effetti quest’anno ha gareggiato relativamente poco e senza grossi risultati.

«Per capire questa sua rinuncia all’Avenir – dice Ellena – bisogna partire a monte. In una delle prime gare di stagione Santiago è caduto battendo il ginocchio e ne è emerso un edema osseo. Questo gli ha portato parecchi problemi. Problemi con i quali ha avuto a che fare fino a maggio inoltrato. Solo da quel momento si è potuto allenare bene».

E da quel periodo Umba ha ripreso anche a correre con costanza. Ha inanellato diverse gare, ma non senza fatica.

«Ha iniziato a stare benino al Sibiu Tour. Da lì ha fatto un buon blocco di corse fino allo Sazka Tour. Ma tutto ciò era poca cosa per andare all’Avenir. Santiago non era al cento per cento».

Umba in testa a tirare per i compagni al Sibiu Tour (foto Instagram)
Umba in testa a tirare per i compagni al Sibiu Tour (foto Instagram)

Capitano: onori ed oneri

Non era al cento per cento, ma un atleta di cui lo stesso Ellena ci aveva detto un gran bene, in grado di esprimere enormi valori, magari poteva andare in Francia lo stesso. Magari poteva dare una mano ai suoi compagni. 

Ma le cose non stavano così.

«Qualche tempo fa – riprende Ellena – mi chiama il tecnico della Colombia e mi dice che non solo vuole portare Umba, ma lo vuole portare come capitano. A quel punto, vista la vetrina importante, abbiamo pensato che non poteva andare e fare brutte figure. Non sarebbe stato bello per nessuno: per il ragazzo, per la Colombia e anche per noi. Neanche poteva lavorare per altri (che magari non erano all’altezza, ndr) e non fare il leader».

E così vista questa rincorsa alla condizione la Drone Hopper-Androni e il ragazzo stesso hanno pensato che bisognasse in qualche modo mettere a frutto il blocco di corse estive. Il ragionamento è stato questo: “non sei al cento per cento per l’Avenir, sfruttiamo quanto fatto, andiamo in altura e prepariamo per bene il blocco finale del calendario italiano”.

Il colombiano (20 anni a novembre) sta preparando il finale di stagione nella sua terra (foto Instagram)
Il colombiano (20 anni a novembre) sta preparando il finale di stagione nella sua terra (foto Instagram)

Umba il saggio

Certo che a neanche venti anni dover rinunciare ad un ruolo del genere è qualcosa che brucia. Tanto più che in Sud America l’Avenir, ma in generale le importanti corse a tappe europee, sono seguitissime.

Umba ci teneva moltissimo. 

Adesso Santiago è ritornato a casa sua, in Colombia a Tunja, un paesino a 2.820 metri sul livello del mare, non lontano da Boyaca, le zone di Quintana e neanche troppo distanti da quelle di Bernal. E’ lì che sta facendo l’altura. Può pedalare oltre i 3.500 metri di quota.

Ellena racconta che la scelta in effetti è stata dolorosa, ma al tempo stesso dice che Umba è un ragazzo molto intelligente e anche in questa occasione si è mostrato saggio. Santiago sapeva che avrebbe avuto più da perdere che da guadagnare, vista la sua condizione.

«Umba è davvero un bell’atleta – va avanti Ellena – ma ha capito che poteva bruciarsi e abbiamo preso questa decisione secca. E’ un ragazzo intelligente ed è stato il primo ad alzare la mano e a tirare fuori il discorso. Quasi non sapeva come dirlo. E posso assicurarvi che l’Avenir per un ragazzo colombiano è importantissimo».

La scorsa estate Umba ottenne due successi importanti al Tour d’Alsace (qui alla Planche des Belles Filles) e al Tour du Mont Blanc
La scorsa estate Umba ottenne due successi importanti al Tour d’Alsace (qui alla Planche des Belles Filles) e al Tour du Mont Blanc

Finale italiano

«Santiago – dice Ellena – tornerà in Europa, qui in Piemonte, il 9 settembre. E’ maturato molto rispetto allo scorso anno, anche se in qualche modo lo è già di suo. Lui come i suoi connazionali vedono il ciclismo come uno sbocco di vita, anche se la sua famiglia non sta male, e il fatto che una caduta ridicola gli abbia compromesso così tanto tempo gli ha fatto venire mille dubbi, lo ha mandato un po’ in confusione.

«Fino all’ultimo è stato sul filo: lo faccio o non lo faccio? Ci ha provato: ogni giorno un massaggiatore andava da lui, poi è andato in un centro fisioterapico, poi ancora ha fatto della fisio a casa… Ma, ripeto, magari ci sarebbero state aspettative troppo alte nei suoi confronti. Ne abbiamo parlato anche con Michele Bartoli che lo segue, e insieme abbiamo deciso che visto il buon blocco di corse fatte era meglio che recuperasse un po’ e preparasse bene il finale di stagione.

«Alla fine parliamo di un ragazzo che è al secondo anno “da dilettante”, perché è così che è».

E prima di chiudere Ellena aggiunge una frase su cui riflettere: «Se fosse stato tre o quattro anni fa magari sarebbe andato anche in queste condizioni. Magari si sarebbe giocato la vittoria, ma con il livello che c’è oggi… è impossibile».

Dopo Umba, ecco Cepeda: Ellena a te la parola

14.08.2021
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«Beh, se i colombiani sono tranquilli, gli ecuadoriani sono tranquillissimi!». Giovanni Ellena va subito al punto quando gli chiediamo di Jefferson Alexander Cepeda, altra scoperta sudamericana di Gianni Savio. Lo scalatore dell’Androni Giocattoli ha vinto una tappa e classifica generale del Tour de Savoie-Mont Blanc. E anche ad inizio stagione si era fatto vedere…

Giovanni Ellena (classe 1966) è uno dei diesse dell’Androni Giocattoli
Giovanni Ellena (classe 1966) è uno dei diesse dell’Androni Giocattoli

Cepeda, un gran motore

«Cosa volete sapere? – chiede Ellena – Cepeda ha un potenziale molto buono per la salita… Deve tirare fuori ancora molto. E proprio perché è così tranquillo spesso a volte in corsa è un po’ distratto e manca di cattiveria agonistica.

«Per esempio in Sardegna, anche se stavolta non per colpa sua ma perché lo avevano preso, è caduto. Ha corso con un ginocchio aperto e questo gli ha compromesso in parte il Tour d’Alsace. Anche al Savoie non era in formissima prima del via, a dire il vero, però è andato fortissimo. Per dire che ha un grande potenziale se riesce a vincere quando non è al top. Tra quelli che ci sono passati tra le mani se Bernal vale 10 e Sosa 8, io lo accosto al livello di Sosa. Ha caratteristiche molto simili, ma è un po’ meno esplosivo».

Cepeda in ritiro a Gressoney
Cepeda in ritiro a Gressoney

Distratto, ma tosto

L’esplosività è sempre più necessaria in questo ciclismo attuale. E di certo in qualche modo ci si deve lavorare, specie se sei alle prime armi come Cepeda (classe 1998).

«Come ci si lavora: lo fai correre… Inutile che gli spieghi ogni cosa, alla fine serve concretezza. Una sera eravamo in ritiro a Gressoney: io, lui e Umba. Gli ho detto che non avrei preso il vino, che le calorie del vino me le sarei prese con il dolce. Quando ho detto così è rimasto. Cose che per noi sono scontate per loro non lo sono. E alla fine emerge una discussione tecnica ed interessante più in questo modo che dicendogli cosa devono mangiare o meno.

«Per aspetti più tecnici invece il problema dei sudamericani è che in salita vanno sempre fortissimo. Per loro la pianura è l’avvicinamento alla salita. Invece non è così e devono imparare a gestirsi. Nella tappa di Brindisi, quella dei ventagli al Giro dello scorso anno, era spaventato al via. Ma alla sera era vincitore, in quanto ne era uscito bene. E certe cose le impari in corsa. In allenamento non è la stessa cosa: non vai a quei ritmi, non c’è quella cattiveria in gruppo».

Re del Galibier

Con il diesse piemontese si passa poi a parlare del recente trionfo al Tour de Savoie. Anche Umba aveva vinto. A lui è andata la seconda tappa, ma stavolta il capitano era Cepeda.

«Anche se non era così convinto di fare bene – confida Ellena – Anche se c’era Giampaolo Cheula in Francia, io gli ho detto: la tappa del Galibier può essere la tua. Si va ben oltre i 2.000 metri, puoi fare la differenza. E’ partito ed è andata bene. Ero convinto che con la testa fosse già in vacanza perché poi il 9 agosto, cioè il giorno dopo l’ultima tappa, tornava per un mese a casa in Ecuador. Invece…».

Quando poi chiediamo a Giovanni su come abbia gestito la pressione per mantenere la maglia, Ellena apre dei “cassetti” fantastici che rendono bene l’idea di chi sia il corridore sudamericano, sia in senso stretto che in senso lato.

«La pressione l’ha gestita bene, ma devo dire che sono stati bravi tutti i ragazzi. Si è creato un bel gruppo con questi giovani. Bais, Ravanelli, Umba… hanno corso bene. Li vedi che ridono e scherzano, ma quando c’è da fare i seri sono i primi. Si danno da fare, corrono uniti. Si aiutano. Di certo nel nostro bus l’atmosfera che c’è adesso è ben diversa da quella di due anni fa.

«Però se parliamo di pressione un po’ mi viene da ridere. Loro neanche sanno cosa sia la pressione. Cheula mi ha detto: secondo me neanche si è reso conto di aver preso la maglia! Loro hanno una vita parallela. I sudamericani basta che quando rientrano in camera trovano della musica, sudamericana chiaramente, e un po’ da mangiare. Staccano del tutto. Non sono come noi europei che ci ripensiamo su. A parte Bernal che è il più anglosassone tra i colombiani, anche se lui, adesso che ha preso fiducia, la vive molto più easy. E forse questo atteggiamento è la loro forza».

Al Tour of The Alps, 4° posto e maglia bianca per l’ecuadoriano
Al Tour of The Alps, 4° posto e maglia bianca per l’ecuadoriano

Dolore questo sconosciuto

Cepeda, scalatore da 163 centimetri per 55 chili, ma due polmoni e un coraggio grossi così.

«Sta sempre un po’ sulle sue, ma non è timido è riservato. Come detto vive nel suo mondo. Quando eravamo ai 2.400 e rotti metri in ritiro a Gressoney, non voleva quasi più scendere. Lui vive a 2.600 metri di quota. Mi sento a casa, mi diceva. Nel frattempo io facevo i miei conti su quando scendere per andare appunto al Savoie. Beh, mi avrà detto 7-8 volte: ma perché non scendiamo il giorno prima della corsa?

«E poi ha una resistenza al dolore incredibile (caratteristica mica male per un ciclista, ndr). E adesso vi dico perché quando cade non si lamenta mai. Prima del Tour of the Alps, aveva un dolore al dente del giudizio. Allora lo porto da un mio parente che fa il dentista e mi dice che gli serve l’antibiotico altrimenti gli fa male. Jefferson non lo vuole. Il dente va tolto. Lo tolgono, appunto senza la base dell’antibiotico, e con giusto un minimo di anestesia. Al che il dentista è rimasto scioccato. Per tutta risposta, quattro giorni dopo Cepeda ha fatto quarto al Tour of the Alps».

Umba il bimbo gentile, raccontato dai suoi compagni

02.08.2021
5 min
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Santiago Umba, ennesimo volto di un ciclismo professionistico sempre più giovane. Anzi, giovanissimo. Il colombiano dell’Androni Giocattoli-Sidermec non ha ancora 19 anni, li compirà a novembre. In Alsazia ha colto già la sua prima vittoria da pro’ e lo ha fatto su una salita che è un simbolo del ciclismo e tra l’altro molto cara a noi italiani: la Planche des Belles Filles. 

Ragazzo serio, educato (questa potrebbe essere la “parola d’ordine” di Umba) e chiaramente molto forte. Di lui ci parlano i suoi compagni. Coloro che lo vedono in gruppo e fuori.

Umba vince a la Planche des Belles Filles
Umba vince a la Planche des Belles Filles

Non solo scalatore

«Certe volte ti fa sembrare facili delle cose che facili non sono – dice il più esperto Alessandro Bisolti – Tu sei a tutta e lui a fianco a te “tira una sassata” e va via. Non sto qui a parlare di watt, numeri e valori, non spetta a me, ma per avere 18 anni corre davvero bene. Nei momenti decisivi c’è sempre. E poi sì, va forte in salita, ma è anche veloce. Su strappi e salite corte forse va anche più forte che sulle lunghe scalate. E questo va molto bene pensando al ciclismo moderno».

Bisolti lo vede in gruppo. Parla di un ragazzo che non ha paura a buttarsi dentro nella bagarre e non è poco alla sua età.

«Okay, il ciclismo è cambiato – a Livigno ho visto addirittura degli allievi fare altura – ma io quando avevo 18 anni ero a fare la corsa del campanile a Brescia e lui vince alla Planche. Ma quello che più mi piace di Umba è com’è fuori dalla bici – riprende Bisolti – In 12 anni di professionismo ne ho visti di corridori, ma Santiago ti porta a sputare l’anima per lui. Quando sono tornato a casa l’ho detto a mia moglie Sara: Umba è di una gentilezza e di un’educazione incredibili. Impossibile non aiutarlo al massimo. Nell’ultima tappa è caduto e noi lo abbiamo aspettato. Era tutto rotto e a fine tappa ci ha detto: scusatemi che vi ho fatto faticare. Oppure quando era in testa alla classifica: potete tirare? Non l’ho mai visto lamentarsi di nulla: delle trasferte troppo lunghe, della bici, del cibo che soprattutto quando vai in Francia non è mai super».

Bisolti (a destra) al fianco di Umba al Tour d’Alsace
Bisolti (a destra) al fianco di Umba al Tour d’Alsace

Giovane ma motivato

Con Bisolti, il più esperto dei compagni ci dilunghiamo. Alessandro ha l’occhio lungo. Il bresciano non è da molto all’Androni e non ha poi così confidenza con i sudamericani. Essendo stato alla Nippo-Fantini ha più dimestichezza con russi ed asiatici e allora ecco che l’unico paragone calzante è quello con Sosa.

«Santiago però è più completo: in pianura va più forte. Se mantiene queste caratteristiche fisiche e questo carattere potrà fare molto bene. E poi è un ragazzo che ascolta. Tu gli parli e vedi proprio che elabora ciò che gli stai dicendo. E lo mette in pratica.

«Ha una grande motivazione. Qualche sera fa si parlava dello stare lontano da casa. Io gli ho detto che non so se sarei in grado di stare tre mesi di seguito senza la famiglia, con moglie e bimbe. Lui mi ha risposto: ma a me, Alessandro, piace correre!».

Umba (di spalle) ringrazia Ravanelli dopo la vittoria a la Planche des Belles Filles
Umba (di spalle) ringrazia Ravanelli dopo la vittoria a la Planche des Belles Filles

Faccia da bimbo, gambe da campione

Un altro di coloro che più è stato vicino ad Umba in questa sua prima stagione europea è Simone Ravanelli. Anche Ravanelli parla di un ragazzo che ringrazia sempre, che è educato

«Umba è un colombiano atipico – spiega Simone – non è uno dei tipici sudamericani “pieni di vita”, ma è più tranquillo e introverso. La prima volta che l’ho visto è stata quest’inverno in ritiro ad Alassio. Mi ha colpito la sua faccia da bambino. Si vedeva che aveva 18 anni. Per esempio abbiamo in squadra anche Ponomar che ha 18 anni, ma lui è un uomo. Santi è un “bimbo”! Me ne parlarono Malucelli e Tagliani che lo avevano visto qualche settimana prima in quanto avevano corso con lui la Vuelta al Tachira. Mi avevano detto che pedalava bene, molto bene».

E’ molto interessante poi il giudizio tecnico di Ravanelli. E qui si scopre un Umba che deve ancora lavorare un po’ per quel che riguarda la tattica. Perché se è vero quel che dice Bisolti, cioè che non ha paura a buttarsi nella mischia, è anche vero che deve farlo meglio.

«Per me – dice Ravanelli – deve prendere un po’ più confidenza in gruppo. Per esempio, in Alsazia è caduto due volte nell’ultima tappa. E poi sta spesso dietro. E’ una questione anche di mentalità. Tu lo porti avanti, ma fa fatica a restarci. Era successo anche alla Coppi e Bartali che cadesse quando era nelle prime posizioni. Però di buono è che ascolta i consigli. E poi è sì giovane e con la faccia da bimbo, ma fisicamente è abbastanza maturo. Guardate le sue gambe: sono messe bene. E ha comunque margine di crescita. In più non ha eccessi. Fa la “vita giusta”, ma senza esagerare come per esempio nell’alimentazione».

Umba sui rulli in quota a Gressoney
Umba sui rulli in quota a Gressoney

Esplosività e sterrati

E di margini, di educazione e voglia di fare ci parlano anche Mattia Bais e il diesse Giovanni Ellena, con il quale Umba è in quota a Gressoney in questi giorni.

«Umba – dice Bais – è un ragazzo tranquillo. E’ simpatico ed amichevole. La cosa che mi ha colpito del suo profilo da ciclista è che è molto forte in salita, ma al tempo stesso è anche esplosivo. È ancora parecchio giovane ma sta già dimostrando tanto».

Chi sta lavorando per limare quei margini e per farlo crescere nel migliore dei modi è Giovanni Ellena, tecnico bravissimo e dalla sensibilità sopraffina. Giovanni lo sta seguendo in montagna. E a volte gli stimoli passano anche attraverso piccole “variazioni di programma”, magari facendo di necessità virtù. I ragazzi escono in allenamento. Fanno i loro chilometri, le loro uscite e poi per tornare in hotel devono prendere un impianto di risalita. Che però non li porta precisamente a destinazione. Con lo zaino in spalla e le scarpe da ginnastica risalgono il tratto finale… in bici.

«E’ un tratto ripidissimo – dice Ellena – l’hotel è a quota 2.450 metri. La funivia parte da 1.700 metri e arriva a quota 2.350. Quindi si fanno gli ultimi 100 metri di dislivello in bici su strada sterrata».

Androni Giocattoli Sidermec, squadra sempre all’attacco

19.04.2021
3 min
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Quando a capo della squadra, in questo caso la Androni Giocattoli-Sidermec, c’è un signore di nome Gianni Savio, sai già che squadra è: un team di pirati pronto a scorrazzare per le strade di tutto il mondo per mettere in difficoltà i più grandi. Se vuoi far parte del suo team devi essere pronto a tutto, andare sempre all’attacco come un vero Don Chisciotte sapendo che andrà bene solo ogni tanto. Per questo i corridori di Savio si distinguono sempre e non è un caso se dalle sue parti siano cresciuti autentici campioni, uno su tutti Egan Bernal.

La maglia dell’Androni Giocattoli-Sidermec 2021 è realizzata da Rosti
La maglia dell’Androni Giocattoli-Sidermec 2021 è realizzata da Rosti

Giovani ed esperti

La squadra di quest’anno tiene perfettamente fede alla tradizione: tanti ragazzi nuovi, al loro primo approccio con il mondo professionistico ma anche gente esperta come l’argentino Sepulveda proveniente dalla Movistar o Malucelli (nella foto di apertura) prelevato dalla Caja Rural. I corridori ambiziosi non mancano, si dice ad esempio un gran bene dei colombiani Umba e Restrepo Valencia, pronti a stupire in salita, come anche dell’ecuadoriano Cepeda pronto a ripetere la parabola di Carapaz.

Santiago Umba con Nairo Quintana e suo fratello Dayer: i tre sono compaesani e amici
Santiago Umba con Nairo Quintana e suo fratello Dayer: i tre sono compaesani e amici

Italiani in rampa

Sul fronte italiano sono pronti a stupire i giovani Marchiori e Venchiarutti, ma qualche azione importante la si attende anche da Ravanelli, ogni occasione sarà comunque buona per mettersi in mostra ed è un vero peccato che la squadra non sia stata invitata al Giro d’Italia, che salterà dopo quattro anni di presenze ininterrotte contraddistinte da tante azioni da lontano. Senza i ragazzi di Savio mancherà un po’ di spettacolo.

L’ORGANICO

Nome CognomeNato aNaz.Nato ilPro’
Mattia BaisRoveretoIta19.10.19962016
Alessandro BisoltiGavardoIta07.03.19852009
Jefferson CepedaSucumbìos C.Ecu16.06.19982020
Luca ChiricoVareseIta16.07.19922014
Ziga JermanSujicaSlo26.06.19982017
Matteo MalucelliForlìIta20.10.19932015
Leonardo MarchioriMilanoIta13.06.19982020
Daniel Munoz GiraldoSan RafaelCol21.11.19962019
Janos Z.PelikanBudapestHun19.04.19952014
Simon PellaudLocarnoSui06.11.19922014
Andrii PonomarUkr05.09.20022021
Simone RavanelliAlmenno S.Salv.Ita04.07.19952016
J. Restrepo ValenciaPacoraCol28.11.19942016
Josip RumacFiumeCro26.10.19942012
Eduardo SepulvedaRawsonArg13.06.19912016
Filippo TaglianiGavardoIta14.08.19952019
Natnael TesfatsionAsmaraEri23.05.19992019
Abner S.Umba LopezArcabucoCol20.11.20022021
Nicola VenchiaruttiTolmezzoIta07.10.19982020
Mattia VielTorinoIta22.04.19952016
Marti Vigo Del ArcoSesuéEsp22.12.19972021

DIRIGENTI

Gianni SavioItaGeneral Manager
Giovanni EllenaItaDirettore Sportivo
Giampaolo CheulaItaDirettore Sportivo
Alessandro SpezialettiItaDirettore Sportivo

DOTAZIONI TECNICHE

I corridori della compagine italiana corrono su Bottecchia e possono contare su diversi modelli di bici, una su tutte la versatile Emme4 Squadra, ma se ci fosse bisogno della ricerca della velocità c’è l’Aerospace. Per quanto riguarda le prove contro il tempo c’è la Cronothlon. Le bici sono montate con il gruppo Shimano dura Acer Di2, ruote Miche e coperture Vittoria.

CONTATTI

TEAM ANDRONI GIOCATTOLI-SIDERMEC (Italia)

1 Castlewood Avenue Rathmines, 6 Dublin 6 (IRL)

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