Roberto Capello corre per il Team Grenke Auto Eder e vive a Cossombrato in provincia di Asti

Da Kigali all’europeo: Capello tra viaggi, allenamenti e riposo

08.10.2025
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Quello di Roberto Capello è stato uno dei quattro argenti (delle sei medaglie totali) conquistati dalla spedizione azzurra all’europeo in Drôme-Ardèche. Lo juniores piemontese è stato anche uno dei tanti atleti che ha disputato l’accoppiata col mondiale nello spazio di una settimana.

In Francia non ha avuto paura di attaccare nel finale di gara cogliendo un’occasione non programmata. Capello si è fatto trenta chilometri da solo prima di essere raggiunto e staccato dal tedesco Karl Herzog, suo compagno di squadra nel Team Grenke-Auto Eder.
«Un secondo posto all’europeo – ci ha ribadito Roberto – non può che essere un buon risultato per me. Ovviamente un po’ mi dispiace perché ero davanti fino alla fine, però sono contento di come è andata».

Come sono stati però i giorni per lui tra la rassegna iridata e quella continentale? Molti tecnici azzurri infatti mesi fa – guardando il calendario e i profili altimetrici dei due eventi per i quali avrebbero portato quasi gli stessi convocati – avevano già fatto luce su questo aspetto. Non solo la fatica dovuta alle gare in Rwanda, ma anche la capacità di recupero psicofisico da viaggi e trasferimenti sarebbe risultata fondamentale ai fini della prestazione all’europeo. Ecco come Capello ha vissuto quel periodo.

Argento europeo per Capello alle spalle del tedesco Herzog (suo compagno di squadra) e davanti all'irlandese Gaffney
Argento europeo per Capello alle spalle del tedesco Herzog (suo compagno di squadra) e davanti all’irlandese Gaffney
Argento europeo per Capello alle spalle del tedesco Herzog (suo compagno di squadra) e davanti all'irlandese Gaffney
Argento europeo per Capello alle spalle del tedesco Herzog (suo compagno di squadra) e davanti all’irlandese Gaffney

Programma “millemiglia”

Il reparto “agenzia viaggi” della Federciclismo ha avuto il suo bel daffare per confezionare il pacchetto per quei corridori che avrebbero corso sia mondiale che europeo. Voli intercontinentali andata e ritorno associati a trasferte via terra. La vita dell’atleta moderno in un ciclismo sempre più globale è anche questa.

«Il viaggio di rientro dal Rwanda – ci racconta Capello, astigiano di Cossombrato – è stato molto più agevole dell’andata, quando eravamo rimasti in ballo circa 30 ore. Siamo partiti da Kigali il 28 settembre con arrivo a Malpensa il mattino presto del giorno dopo, con uno scalo intermedio di tre ore ad Addis Abeba visto che abbiamo volato con la Ethiopian Airlines sia all’andata che al ritorno. Appena sono atterrato, sono andato a casa dove sono rimasto due notti.

«Il primo di ottobre – prosegue – sono passati a prendermi a casa col furgone della nazionale per andare all’europeo. Ero di strada per la Francia e abbiamo ottimizzato gli spostamenti. Insieme a me c’erano Bernardi, Del Cucina, Pegolo ed un massaggiatore, mentre sull’ammiraglia c’erano un meccanico e Dino (il cittì Salvoldi, ndr)».

Bioritmi da ritrovare

La valigia nemmeno l’ha cambiata Capello. Giusto il tempo di alleggerirla dato che all’europeo la permanenza sarebbe stata più rapida rispetto al Rwanda. Nel mezzo però c’era da ritrovare un equilibrio bioritmico che non è così facile per tutti.

«Il pomeriggio del mio arrivo a casa – spiega Roberto – l’ho fatto molto tranquillo perché nel volo verso l’Italia avevo dormito poco o nulla. Giusto una pedalata breve per riprendere in mano la bici anche perché non la toccavo dalla mia prova in linea al mondiale, quattro giorni prima.

«Il giorno successivo – continua – ho fatto un bell’allenamento di tre ore con tanta intensità. Ho simulato le salite che avrei trovato all’europeo con diversi lavori. Mi sono concentrato molto sulle salite più corte, quelle da 6-7 minuti. Due volte le ho fatte fino alla soglia, altre due volte le ho fatte a blocco, con uno sforzo massimale. I dati erano buoni ed io ho avvertito buone sensazioni. Visto che mi sentivo bene, ho fatto un paio di salitelle in più andando a migliorare i miei “kom” (dice sorridendo, ndr)».

All'europeo Capello (qui incitato da Frigo) è stato in fuga solitaria per 30 km prima di essere ripreso beneficiando dell'altura di Kigali
All’europeo Capello (qui incitato da Frigo) è stato in fuga solitaria per 30 km prima di essere ripreso beneficiando dell’altura di Kigali
All'europeo Capello (qui incitato da Frigo) è stato in fuga solitaria per 30 km prima di essere ripreso beneficiando dell'altura di Kigali
All’europeo Capello (qui incitato da Frigo) è stato in fuga solitaria per 30 km prima di essere ripreso beneficiando dell’altura di Kigali

Effetti di altura e abitudine

Una volta arrivato in Francia, il 2 ottobre Capello ha effettuato una ricognizione del percorso con i suoi compagni. Prima il circuito lungo comprendente la salita di 7 chilometri di Saint Romain de Lerps, poi il circuito corto con la côte di Val d’Enfer. Il giorno successivo la prova in linea conclusa con un bellissimo argento ed una annotazione comune non sfuggita a chi ha seguito mondiali ed europeo.

«La gara – riprende Roberto – è andata come vi ho detto. Non mi aspettavo di andare così forte, però è anche vero che ero convinto di poter fare bene. Un po’ per le sensazioni dei giorni precedenti, un po’ perché avevo visto che i corridori arrivati davanti in Rwanda avevano fatto altrettanto in Ardeche, alcuni riconfermando le proprie vittorie.

«Probabilmente – conclude – penso che l’altura di Kigali abbia dato i suoi effetti soprattutto perché, gare a parte, non abbiamo fatto quel carico di lavoro che solitamente facciamo durante i ritiri in altura. Ne abbiamo beneficiato al massimo, grazie anche al caldo. Personalmente io mi ero ambientato abbastanza in fretta e al rientro a casa ho recuperato bene. Anche dal lato della alimentazione non ho avuto problemi come magari è stato per qualcun altro.

«Posso dire che quest’anno avendo corso tanto all’estero con la mia squadra e poco in Italia, ero molto abituato a questi “stress” da viaggio e trasferte. Ora però la mia stagione è finita. Farò un paio di settimane di riposo senza bici prima di iniziare a pensare al 2026 e alla categoria U23».

Bilancio dal Lunigiana: per Salvoldi serve più coraggio

07.09.2025
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La tappa finale del Giro della Lunigiana porta con sé le ultime risposte in merito alla classifica generale, con un rimescolamento di carte per quanto riguarda il terzo e ultimo gradino del podio (in apertura foto Ptzphotolab). Giacomo Rosato scalza il norvegese Kristian Haugetun, mentre il francese Johan Blanc bissa il successo di ieri nella tappa del pomeriggio portando a due il bottino nella Corsa dei Futuri Campioni. Come sempre sulle strade della Toscana e della Liguria non è mancata la presenza di Dino Salvoldi, tecnico della nazionale juniores. Il suo sguardo sulla corsa ci permette di avere una chiave di lettura legata all’ultimo impegno della stagione che lancia i mondiali di Kigali. 

«Il Lunigiana – dice il cittì mentre rientra verso casa – ha insegnato a noi italiani che dobbiamo rimanere con i piedi per terra. Quando si hanno le gambe non si deve correre con in testa il piazzamento, correre per vincere è una cosa totalmente differente. E’ una sensazione che mi porto a casa, non legata a qualcuno, ma a un atteggiamento generico di volersi accontentare. Accetto che possa arrivare un piazzamento, ma se arriva dopo che si è dato tutto per provare a vincere. A mio avviso è mancata questa cosa in alcune occasioni».

Il cittì Salvoldi cerca maggiore coraggio nei suoi ragazzi in vista del mondiale in Rwanda (foto Ptzphotolab)
Il cittì Salvoldi cerca maggiore coraggio nei suoi ragazzi in vista del mondiale in Rwanda (foto Ptzphotolab)
Che bilancio fai di questo Lunigiana?

Il livello medio si è alzato, ma anche i nostri ragazzi sono più forti. Non ci sono più le eccellenze di questi ultimi due anni, serve maggiore caparbietà e lettura tattica, in particolare chi ha le gambe per cercare di vincere deve imparare a provarci. 

Ti aspettavi qualcosa di più dopo il lavoro in altura con i cinque ragazzi selezionati?

No, questo no. Le scelte di preparazione sono prioritarie al risultato. In altura a Livigno abbiamo lavorato per il mondiale in Rwanda, quindi è normale che alcune scelte non siano state funzionali al Lunigiana. Dai cinque ragazzi portati a Livigno (Davide Frigo, Roberto Capello, Giacomo Rosato, Mattia Proietti Gagliardoni e Mattia Agostinacchio, ndr) non mi aspettavo nulla di più. 

Il Giro della Lunigiana quest’anno è partito da Piazza de Ferrari a Genova (foto Ptzphotolab)
Il Giro della Lunigiana quest’anno è partito da Piazza de Ferrari a Genova (foto Ptzphotolab)
Avevi in mente di cercare i tre nomi del mondiale da questi cinque?

Avrei deciso la formazione del mondiale dopo il Lunigiana, e i nomi per l’europeo sarebbero usciti dopo il Buffoni (che si correrà domenica 15 settembre, ndr). I ragazzi lo sapevano, e il passato lo conferma. Lo scorso anno Consolidani e Remelli non sono venuti in altura a Livigno ma poi li ho portati a Zurigo. Anche perché la categoria juniores a breve scadenza propone nomi nuovi.

Però dei nomi li avevi?

Sicuramente Roberto Capello e Mattia Agostinacchio erano già due nomi che avevo in testa, per diversi motivi. Un posto libero c’era, vero che è poco ma andremo in Rwanda a ranghi ridotti. Tutti i ragazzi sapevano di potersi giocare una chance, ma ho visto ragazzi con gambe per poter vincere accontentarsi di un piazzamento. Le corse nel ciclismo moderno iniziano al chilometro zero e finiscono dopo la linea d’arrivo. 

Ti è dispiaciuto non riuscire a vedere Agostinacchio?

Sì ma l’ho sentito e ho visto che in questi due giorni ha raccolto due ottime prestazioni. Anche senza vederlo sono sicuro abbia dato tutto per fare del suo meglio. 

Da Capello ti saresti aspettato qualcosa in più?

No, anche perché è rimasto coinvolto in una caduta nella prima tappa del Lunigiana. Ha preso un distacco importante e il giorno dopo era parecchio nervoso. Però poi si è ripreso e nella tappa di oggi è stato tra i primi a muoversi

Johan Blanc oggi a Terre di Luni ha firmato il suo secondo successo di tappa (foto Ptzphotolab)
Johan Blanc oggi a Terre di Luni ha firmato il suo secondo successo di tappa (foto Ptzphotolab)
Questo posto libero per il mondiale chi lo prende?

Giacomo Rosato. Sia per la prestazione al Lunigiana, dalla quale è nato il terzo posto finale, ma anche per la continuità mostrata durante l’anno. Da lui mi aspetto tutto quello che abbiamo detto in precedenza, deve correre per provare a vincere, come ha fatto a Vezzano Ligure nella seconda tappa. 

Dei nostri avversari cosa dici?

L’Austria ha dimostrato di avere una squadra forte, oltre a tante individualità di spicco (uno su tutti è Anatol Friedl, ndr). Mentre la Francia non ha brillato molto durante l’anno, ma al Lunigiana ha ritrovato il suo modo di correre. Il Belgio, che ha vinto la corsa con Seff Van Kerckhove, si è mosso bene. 

Che mondiale ti aspetti?

Di difficile interpretazione. Ho qualche perplessità sul fatto che possa essere davvero duro, il dislivello c’è ma dipende sempre da come si distribuisce. Sicuramente non sarà una gara aperta alle sorprese. Credo che i nostri tre ragazzi possano provare a fare la corsa. Mentre l’europeo è impegnativo e molto vicino alle caratteristiche di uno scalatore puro. Ma per dire dei nomi voglio prima capire quanti corridori potrò portare.

Capello vince dappertutto. Salvoldi guarda già lontano…

28.07.2025
4 min
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Roberto Capello non si ferma più. Il corridore della Grenke-Auto Eder ha conquistato la scorsa domenica anche la Medzinarodne dni Cyklistiky, prova di Nations Cup su tre tappe, la sua quarta vittoria in poco più di un mese. Ormai non è un caso, il diciassettenne è diventato un riferimento assoluto fra gli juniores.

Dino Salvoldi, il cittì azzurro non era in terra slovacca seguire la trasferta della nazionale, impegnato com’era nei contemporanei europei juniores e U23 su pista in Portogallo e aveva affidato la guida della squadra a Dino Fusar Poli che, al di là del successo gli ha dato importanti indicazioni sulla tre giorni e soprattutto sul comportamento del nuovo gioiello del ciclismo giovanile.

Il podio finale della prova slovacca, vinta dall’azzurro con 7″ sul ceko Patras (foto Sona Nikova)
Il podio finale della prova slovacca, vinta dall’azzurro con 7″ sul ceko Patras (foto Sona Nikova)

L’influsso del team tedesco

E’ chiaro a questo punto che il Capello di oggi è ben diverso da quello di un anno fa e al di là dell’anno di maturazione in più, molto ha influito l’ingresso nella multinazionale filiera della Red Bull Bora Hansgrohe. Anche Salvoldi ne è ben cosciente.

«Bisogna fare alcune considerazioni di base. Da un punto di vista dei volumi dell’allenamento non è cambiato molto per lui perché già l’anno scorso era un ragazzo abituato ad allenarsi con continuità e con carichi importanti. Anzi, da quel punto di vista forse fa anche meno. Quello che evidentemente è cambiata è la qualità della squadra e dei compagni e il calendario. E’ passato da fare una stagione tipo campionato di calcio, correndo con frequenza settimanale a correre praticamente solo gare a tappe, ma con una frequenza molto controllata. Finora ha solo 18 giorni di gara nelle gambe…».

L’arrivo di Capello al Trofeo Dorigo, dominato dal team tedesco con 5 atleti ai primi 5 posti (Photors)
L’arrivo di Capello al Trofeo Dorigo, dominato dal team tedesco con 5 atleti ai primi 5 posti (Photors)
Il team influisce solo su questo?

E’ già un aspetto importante. Poi, essendo entrato in una squadra prestigiosa con compagni di livello, sono aumentate anche le possibilità di fare risultato ma sono cambiati anche i materiali che sono diventati davvero di primissima qualità, a livello dei professionisti.

Pensi che sia scattato qualcosa anche mentalmente? Il team sta investendo molto su di lui anche come responsabilità, facendone spesso il leader del gruppo, quasi vogliano costruire un leader e non solo un corridore per il futuro team professionistico…

Quello sicuramente è stato un altro step, creare una mentalità più vincente che l’anno scorso non aveva. Lui comunque sta imparando e spesso si mette al servizio dei compagni di squadra, anche quando la corsa è particolarmente dura. Lui per le sue qualità, le sue caratteristiche, spesso è davanti e tante volte ha visto vincere i suoi compagni. A differenza dell’anno scorso, quest’anno è diventato vincente anche lui. Io più che le vittorie apprezzo la sua costanza di essere sempre tra i migliori, in qualsiasi contesto. Ha cambiato dimensione da quel punto di vista sicuramente.

Moller Andersen e Schoonvelde, doppietta al Trofeo General Patton in Lussemburgo grazie anche all’azzurro, 3° (foto team)
Moller Andersen e Schoonvelde, doppietta al Trofeo General Patton in Lussemburgo grazie anche all’azzurro, 3°(foto team)
Viene naturale fare un paragone con Finn, anche per il fatto dell’appartenenza alla squadra tedesca. Quali sono i punti in comune fra i due e le differenze?

Sono entrambi molto bravi in salita e anche a cronometro, il che ne fa ottimi prospetti per le corse a tappe. Roberto, a differenza di Lorenzo, si esprime su frequenze di pedalata più basse, di conseguenza è un po’ meno esplosivo, meno veloce. E quindi tende a fare la differenza più sulla costanza del mantenere un ritmo elevato, invece Lorenzo ha più facilità di variazione di velocità, questa è la differenza sostanziale.

Per Capello vittoria anche al campionato italiano a cronometro, un segnale importante per il futuro
Per Capello vittoria anche al campionato italiano a cronometro, un segnale importante per il futuro
Stai pensando a come impiegarlo per le prove titolate?

I mondiali in Rwanda sappiamo che avranno un dislivello importante, forse troppo accentuato per le sue caratteristiche anche se bisogna prima vederlo di persona per capire come impostare la squadra. D’altro canto c’è da dire che Capello su una distanza importante com’è quella di un mondiale è fra i migliori al mondo in questo momento. Vedremo insieme agli altri due ragazzi che lo affiancheranno come impostare la corsa, posso dire però che già lo vedo come titolare anche perché farà anche la cronometro. Diverso il discorso per l’europeo, che mi sembra maggiormente nelle sue corde, valutando solo il profilo altimetrico e la tipologia della salite.

Finn è un corridore prettamente stradista. Capello secondo te potrebbe avere anche giovamento dal fare attività, magari anche solo di allenamento, su pista?

Come mezzo di allenamento, pensando alla cronometro o a migliorare quelle lacune che ha soprattutto in riferimento alla forza, qualche allenamento potrebbe essergli utile, però non ha le caratteristiche per gareggiare su pista, quello no.

Pokerissimo Grenke al Dorigo. L’analisi di Salvoldi

20.06.2025
5 min
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Il Trofeo Dorigo ha regalato un esito a sensazione: 5 corridori della stessa squadra, nell’occasione il Team Grenke Auto Eder, ai primi 5 posti (in apertura, foto team). Qualcosa di assolutamente inusuale nell’ambito sportivo nel suo insieme, ricordando un po’ quello che faceva la Valanga Azzurra nello sci alpino anni Settanta (ma nell’ambito ciclistico anche la Mapei dei bei tempi non ci andava poi lontano, Roubaix 1996 docet…), ma quel che è avvenuto a Solighetto, che per molti team italiani era uno degli obiettivi di questa parte di stagione, non può passare sotto silenzio.

Dino Salvoldi, il cittì della nazionale juniores, si è fatto delle sue idee al riguardo, partendo comunque da un momento complessivamente positivo del nostro movimento che in fin dei conti è sempre in testa alla Nations Cup pur con una partecipazione ridotta per i ben noti tagli finanziari.

Salvoldi, cittì della nazionale italiana, ha guardato con molta attenzione quanto successo al Trofeo Dorigo
Salvoldi, cittì della nazionale italiana, ha guardato con molta attenzione quanto successo al Trofeo Dorigo

«Questa prima parte di stagione ci ha dato da una parte delle certezze e dall’altra ha evidenziato lacune sulle quali lavorare. I risultati internazionali ci dicono che il movimento c’è, è forte, ma abbiamo uomini che sono forti per alcuni percorsi e non per altri. Per spiegarmi meglio, nel 2024 avevamo un corridore di livello assoluto come Finn che non per caso poi è andato a prendersi il titolo mondiale. Oggi forse non abbiamo il riferimento assoluto, ma abbiamo tanti corridori forti a comporre un’ottima squadra».

Tu però hai un occhio molto attgento e quel che è successo a Solighetto non potrà non averti destato alcune considerazioni…

Certamente, quel che è avvenuto deve essere soppesato con attenzione. Partiamo col dire che a vincere è stato un italiano, Roberto Capello e questo a me che sono il cittì non può che far piacere e darmi indicazioni positive. Una settimana prima alla Classique des Alpes Capello aveva sfiorato lo stesso risultato, poi solo particolari situazioni tattiche avevano determinato scelte diverse. Poi non dimentichiamo che a lottare per un posto nei primi 5 ci sarebbe stato anche Agostinacchio, se non fosse caduto. Detto questo, non voglio comunque sfuggire al tema.

Per Roberto Capello una grande vittoria, arrivando da solo con 1’45” sui compagni (foto Arianna Paoli)
Per Roberto Capello una grande vittoria, arrivando da solo con 1’45” sui compagni (foto Arianna Paoli)
Secondo te un dominio così marcato da che cosa dipende, al di là del valore intrinseco del team appartenente alla filiera della Red Bull?

Generalmente c’è una differenza marcata nella preparazione. Queste prestazioni derivano dalla consapevolezza di poter realizzare nelle gare quel che emerge nella preparazione di gruppo ed è importante questa specifica. Perché in quel team si lavora molto tutti insieme e quegli allenamenti di squadra hanno poi un peso specifico diverso da quello che hanno negli altri team, dove si lavora individualmente con contatti fra corridore e preparatore. La qualità dell’allenamento di gruppo alza il livello di tutti, i grandi momenti di preparazione si fanno in team, esattamente come avviene per gli sport di squadra. Il ciclismo sta cambiando in questo senso.

Quindi non è più solo un problema di “quanto” ma di “come” ci si allena?

Sono cose connesse. In Italia si è spesso discusso sul monte ore di allenamento che fa uno junior, ma accumulare ore vale se lo si fa in gruppo. Torniamo al discorso delle lacune di cui prima: noi notiamo che generalmente (e ci tengo che si consideri questo fatto, perché poi ogni caso va valutato di per sé) i nostri ragazzi hanno una qualità media di allenamento in pianura inferiore a quella di altri Paesi. Questo significa che in una gara internazionale, quando si arriva ai piedi della salita, il corridore che pure ha grandi valori come scalatore ci arriva stanco, con le armi spuntate. L’allenamento CT 5+5 diviso fra pianura e salita sarà più simile alla gara. In team come quello si ragiona prendendo le prestazioni in allenamento per far sì che siano le stesse in gara.

I danesi Byrkedal e Moller Andresen, che con Schoonvelde (NED) e Tjumins (LAT) hanno lavorato per Capello (foto Arianna Paoli)
I danesi Byrkedal e Moller Andresen, che con Schoonvelde (NED) e Tjumins (LAT) hanno lavorato per Capello (foto Arianna Paoli)
Siamo quindi indietro…

Piano con i giudizi. Io parlo generalmente e posso dire che ci stiamo adeguando, si comincia a capire che non ci si gioca più tutto in salita. Un dato che mi ha sorpreso, a proposito della prestazione del team tedesco è stata il fatto che abbiano lavorato di squadra senza l’uso delle radioline, sono stati bravissimi in questo e ciò deriva proprio dalla formazione del gruppo in allenamento, tutto l’anno. Ma io sono convinto che ci stiamo arrivando e se guardo l’andamento italiano nel suo insieme posso dire che il bicchiere è ben più che mezzo pieno…

Non avere un team di riferimento nel WT è in questo senso un handicap?

Sono tanti i Paesi che non ce l’hanno, io credo che influisca poco, non ne facciamo un alibi di comodo. Il tema è insito in ogni team, bisogna capire se si preferisce guardare più all’agonismo o alla promozione, se si cerca solo il risultato o si pensa alla crescita dei propri ragazzi. Io ho contatti costanti con i vari direttori sportivi e trovo molta comprensione e voglia di crescere di pari passo con il movimento internazionale, di adeguarsi. Noi i team di riferimento nazionale li abbiamo, 2 professional che dal prossimo anno saranno 3 ma bisogna ragionare su altri termini.

Il lettone Tjumins, un altro dei leader della Grenke, dove il ruolo è gestito a rotazione (foto Arianna Paoli)
Il lettone Tjumins, un altro dei leader della Grenke, dove il ruolo è gestito a rotazione (foto Arianna Paoli)
Il lavoro su pista che fai con tanti ragazzi ha un’importanza anche in tal senso?

Diciamo che serve a crescere anche per affrontare certi percorsi, è sicuramente un aiuto ma non è la soluzione per tutto. Bisogna capire che si va sempre più veloci e i ragazzi devono essere messi nelle condizioni di farlo. Poi anch’io sono critico, anch’io penso che le velocità dovrebbero diminuire ma questo si fa a livello di regole, a livello dirigenziale, noi possiamo solo adeguarci.

Magagnotti e Capello tornano rigenerati dalla Boemia

17.05.2025
6 min
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Grazie alle prestazioni ottenute alla Course de la Paix, soprattutto da Agostinacchio, Capello e Magagnotti, l’Italia è al comando della Nations Cup juniores maschile. E’ un risultato che per molti versi sorprende, considerando che lo stesso cittì Salvoldi, nel commentare le ottime prestazioni italiane in terra boema non ha mancato di ricordare come la tradizione italiana nel ciclismo giovanile voglia che in primavera ci sia un normale gap con le altre nazioni, dettato soprattutto dagli impegni scolastici. Eravamo abituati a vedere un’altra Italia da luglio in poi, ma anche le tradizioni più radicate sono destinate ad aggiornarsi, a quanto pare.

Il podio della prima tappa dove l’olandese Schonvelde ha vanificato il lavoro degli azzurri
Il podio della prima tappa dove l’olandese Schonvelde ha vanificato il lavoro degli azzurri

Due azzurri, due obiettivi

Alla Corsa della Pace tutti gli azzurri sono stati protagonisti, ma, dopo aver sottolineato i risultati e soprattutto la presenza come uomo-squadra dell’iridato di ciclocross Mattia Agostinacchio, l’accento va posto su due corridori, Alessio Magagnotti e Roberto Capello. Perché hanno avuto un rendimento elevatissimo dedicandosi a due obiettivi ben diversi: il primo ha puntato ai successi di tappa e alla conseguente classifica a punti, Capello da parte sua si è ritrovato a battagliare per la classifica generale, portando a casa un podio che vale oro e che ha inorgoglito anche il suo team, la Grenke Auto Eder che aveva creduto in lui sorprendendo con il suo ingaggio molti addetti ai lavori.

Partiamo da Magagnotti, che con i risultati portati a casa mette pace in una prima parte di stagione iniziata con qualche patema: «La prima parte di stagione era andata maluccio, troppa sfortuna e appuntamenti mancati con la vittoria. Avevo perso un po’ di autostima, non capivo perché non riuscissi a tradurre in risultati la mia condizione, le mie aspettative. Poi è arrivata la prima vittoria al Memorial Vangi, ma il cambio di rotta l’ho vissuto al Trofeo Emozione, dove sono riuscito a vincere pur avendo bei problemi con l’allergia. Lì è cambiato un po’ tutto».

La vittoria di Magagnotti nella semitappa del secondo giorno, favorita da Agostinacchio (3°)
La vittoria di Magagnotti nella semitappa del secondo giorno, favorita da Agostinacchio (3°)
Quella in terra boema era la tua prima uscita all’estero in questa stagione, ti aspettavi un bottino così ricco?

Diciamo che non sapevo quale poteva essere il mio reale valore, ma in ogni tappa sono partito con l’obiettivo della vittoria. Il podio nella prima tappa è servito molto, nella semitappa del secondo giorno mi sono accorto che qualcosa era cambiato dal punto di vista mentale, mi sentivo abbastanza sicuro, ma al di là dei risultati, quel che mi porto dietro dalla Boemia è il fatto che sono riuscito a rimanere sempre con i migliori, anche nella tappa più dura.

Un aspetto dei risultati che merita un approfondimento è il fatto che in tutte le volate sei arrivato tra i primi come anche Agostinacchio: facevate sprint diversi?

Il primo giorno sì, avevamo avuto disposizione di fare io la volata con la squadra a farmi da treno e Mattia a fare lo sprint isolato. Purtroppo ci è sfuggito l’olandese Schoonvelde così abbiamo chiuso secondo lui e terzo io. Ma si vedeva che andavamo forte. Il secondo giorno invece Mattia mi ha tirato lo sprint fino ai 600 metri ed è stato importante per poter poi lanciare la volata, la vittoria è anche merito suo. Nella tappa più dura siamo rimasti insieme, l’ultimo giorno lui ha vinto la volata del gruppo, io ero con quelli in fuga, ma ero davvero in debito di energie, ho fatto lo sprint ma non ne avevo per vincere e ho chiuso secondo.

Il trentino in maglia bianca. Magagnotti ha già trovato un accordo con un devo team per il 2026
Il trentino in maglia bianca. Magagnotti ha già trovato un accordo con un devo team per il 2026
In attesa di poter ufficializzare la squadra per il prossimo anno si sa già che è un devo team del WorldTour. Avere la strada già spianata in questo periodo della stagione è un aiuto dal punto di vista psicologico?

Fino a un certo punto. So che avrò un futuro in un grande team, ma ci penserò al momento opportuno, per ora conta il fatto che corro per l’Autozai Contri e voglio onorare questa maglia fino all’ultimo giorno ottenendo quante più vittorie possibile. La mia fame di vittorie non si è minimamente placata dopo l’accordo per il 2026, vado avanti giorno per giorno.

Un po’ ti penalizza il fatto che i percorsi delle gare titolate sono per scalatori puri, ti senti tagliato fuori?

L’europeo so che non si adatta a me, per il mondiale però un pensierino lo faccio ancora, voglio vedere bene com’è il percorso per capire se e cosa posso fare. Poi c’è sempre la pista, sulla quale ora voglio concentrarmi anche perché mi piacerebbe essere chiamato ancora a far parte del quartetto. Insomma, di carne al fuoco ce n’è tanta…

Il podio finale della Course de la Paix, vinta da Jackowiak (POL) con 2″ su Herzog (ER) e 10″ su Capello
Il podio finale della Course de la Paix, vinta da Jackowiak (POL) con 2″ su Herzog (ER) e 10″ su Capello

Un podio arrivato a sorpresa

Mentre Magagnotti e Agostinacchio lottavano per le tappe, c’era però Roberto Capello che guardava alla classifica e il suo podio è forse l’esito più sorprendente della corsa a tappe in terra ceka: «Sinceramente il podio non me l’aspettavo, anche se precedentemente, al GP West Bohemia avevo chiuso al 6° posto, ma era una corsa diversa e soprattutto con una partecipazione di livello molto differente. La cosa che mi ha stupito è stato il mio rendimento a cronometro: non ne avevo mai fatte eppure ho chiuso in Top 10. Nella tappa regina mi sono difeso attaccando, ho provato un paio di volte ad andar via e alla fine ho chiuso 6°. Alla fine il terzo posto è un grande traguardo».

Scaturito anche senza cercarlo troppo…

La squadra era giustamente più improntata sulla caccia alle tappe, ma io ho visto che tenevo e la classifica si metteva sempre meglio. Così man mano il team mi ha aiutato, soprattutto nella penultima tappa e in quella finale avevamo anche pensato a cercare il colpo a sensazione, ma non ci siamo riusciti.

Capello con il team Grenke Auto Eder. L’esperienza internazionale sta già portando i suoi frutti
Capello con il team Grenke Auto Eder. L’esperienza internazionale sta già portando i suoi frutti
Con i compagni di squadra ti conoscevi?

Sì, tranne Agostinacchio. Con gli altri ci troviamo spesso alle gare, succedeva così sin da quand’eravamo allievi quindi anche militando in squadre diverse ci si ritrovava spesso a parlare. Si è formato un bel gruppo, io credo che sia stato il primo ingrediente per i risultati che abbiamo portato a casa perché eravamo molto amalgamati.

Quanto influisce il militare nel team inserito nella filiera Red Bull, quanto ti ha cambiato finora?

E’ un aspetto fondamentale perché si lavora tantissimo sulla fiducia reciproca. Sai che se un giorno lavori per far vincere un compagno, poi verrà il momento che ricambierà e correrà per farti vincere. Questo clima si è ricreato in nazionale, con corridori con i quali normalmente si è in competizione e questo credo sia molto importante. Nel team internazionale sono già cresciuto molto, sia a livello tecnico che tattico, ma i bilanci si fanno a fine stagione. Io ora aspetto la prima vittoria, sto lavorando per quello.

Per Capello (numero 60) ora sono in programma prove italiane da affrontare senza il supporto del team
Per Capello (numero 60) ora sono in programma prove italiane da affrontare senza il supporto del team
Che cosa stai imparando in particolare?

C’è una mentalità diversa, per la quale si corre sempre per vincere, non importa come sia il percorso e chi ci sia come avversario. Questo mi fa capire come sia stata la scelta giusta. Ora mi aspettano un po’ di gare in Italia dove sarò solo, ma questo non mi pesa, perché è qualcosa che ho già fatto in passato e so come muovermi, come sfruttare il lavoro degli altri team. E’ chiaro però che quando ci sono i miei compagni di squadra, è molto meglio…

Capello: ecco il nuovo talento italiano della Grenke-Auto Eder

13.02.2025
6 min
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L’eredità ciclistica lasciata da Lorenzo Finn è stata parzialmente raccolta da Roberto Capello. La scelta del ligure, campione del mondo juniores a Zurigo lo scorso settembre, di andare a correre con la Grenke-Auto Eder aveva destato tanti interrogativi. Ora, una volta abbattuto il muro, il fatto che un altro italiano junior vada a correre nel team sviluppo della Red Bull-BORA-hansgrohe non alza così tanti giudizi negativi. Da un lato questo è positivo, dall’altro deve invitarci a riflettere. Non è il caso di lamentarsi, ma di prendere atto che i corridori iniziano a guardare oltre il bordo del nido già in giovane età.

La rosa della grenke-Auto Eder per la stagione 2025
La rosa della grenke-Auto Eder per la stagione 2025

Sugli stessi passi

Certe squadre offrono un cammino e una possibilità di crescita che le nostre squadre non possono garantire? In un certo senso sì, vista la mancanza di una formazione WorldTour italiana, però non è detto che le squadre esistenti non possano essere in grado di offrire un giusto cammino di crescita. Per ora siamo davanti a un altro ragazzo che correrà in un devo team.

«Sto bene – racconta Capello – mi sto allenando per le gare che cominceranno tra un paio di mesi, esordirò all’Eroica Juniores Nations Cup. La squadra correrà anche in Belgio, a marzo, ma quelle sono corse più adatte ai miei compagni, io sono uno dei più leggeri e così abbiamo deciso di partire da gare vicine alle mie caratteristiche».

Roberto Capello sarà il secondo italiano che vestirà la maglia della grenke-Auto Eder, il primo è stato Lorenzo Finn nel 2024
Roberto Capello sarà il secondo italiano che vestirà la maglia della grenke-Auto Eder, il primo è stato Lorenzo Finn nel 2024
Com’è andato il passaggio alla Grenke-Auto Eder?

Il problema più grande, che poi non si è rivelato un problema, è stato la lingua. Essendo una formazione internazionale si parla in inglese, ho cominciato a studiarlo in inverno, prima di fare il ritiro con la squadra. A scuola mi sono sempre destreggiato ma è diverso rispetto a doverlo usare tutti i giorni per comunicare. Il primo incontro lo abbiamo fatto in Austria, lì ho conosciuto tutti: staff e compagni. Senza bici però, era solo un ritiro per conoscersi.

La prima volta che avete pedalato tutti insieme?

Lo abbiamo fatto a Mallorca. Non è stato un ritiro particolarmente intenso, né come volume né per intensità. Però ci siamo conosciuti meglio e abbiamo avuto modo di passare ancora più tempo insieme. 

Facciamo un passo indietro, com’è nato il contatto con la grenke-Auto Eder? 

Intorno a metà luglio, più o meno, ricordo che doveva finire il Tour de France. C’è stata una chiamata a tre tra il mio procuratore John Wakefield, la squadra e il sottoscritto. E’ stato un primo incontro conoscitivo, il giorno dopo mi hanno chiamato e detto che avrebbero avuto piacere se nella stagione successiva (il 2025, ndr) avessi voluto correre con loro.

La formazione di sviluppo juniores ha svolto il primo ritiro in bici a Mallorca (foto Maximilian Fries)
La formazione di sviluppo juniores ha svolto il primo ritiro in bici a Mallorca (foto Maximilian Fries)
Che corridore hanno preso?

Sono uno da salite lunghe, non ho una grande esplosività o uno spunto veloce particolarmente forte. Mi piacciono le gare dove il ritmo è costante. Penso di poter andare bene anche nelle cronometro, aspetto che voglio curare molto quest’anno nel quale avrò modo di usare una bici competitiva e di allenarmi bene per gare di quel genere. 

Com’è stato l’approccio tecnico alla nuova squadra?

Dal punto di vista degli allenamenti non è cambiato tanto, sono sempre stato uno che in generale è abituato a fare tante ore in bici. Chiaramente rispetto allo scorso anno ho cambiato allenatore, prima ero con Mattia Gaffuri, ora sono con il preparatore della squadra: David De Klerk. Rispetto allo scorso anno lavorerò più a blocchi.

Cosa vuol dire?

Che si va di settimana in settimana con blocchi prestabiliti: quattro giorni di carico, uno di scarico e così per quattro settimane. Poi si fa un periodo di tapering, ovvero una riduzione del carico, che in generale dovrà corrispondere con i giorni che precedono la gara. Ora che sono lontano dalle competizioni ho fatto tre blocchi di lavoro da un mese, dove il volume è rimasto più o meno costante ma sono cambiati i lavori.

Quante ore di allenamento settimanali?

Sono sempre intorno alle 20 ore, ma questo già dall’anno scorso (quando era primo anno juniores, ndr). 

Avrai a che fare con un diesse italiano: Cesare Benedetti, come ti sei trovato con lui?

I diesse sono due: Benedetti e Olaberria. Il mio riferimento sarà Cesare (Benedetti, ndr). Avere una figura che parla la mia stessa lingua alla quale appoggiarmi è bello, in più Benedetti è stato per oltre dieci anni nel mondo Bora

Roberto Capello in azione allo scorso Giro della Lunigiana con la maglia della Rappresentativa Piemonte
Roberto Capello in azione allo scorso Giro della Lunigiana con la maglia della Rappresentativa Piemonte
L’esempio di Finn che ha aperto la strada verso questo team ti è stata d’aiuto nella scelta?

Sarei stato comunque dell’idea di venire alla Grenke-Auto Eder. Quando ho avuto la possibilità non ci ho pensato due volte. Alla fine un ragazzo della mia età che corre per una squadra italiana si trova a gareggiare tutte le domeniche, io invece passo molto più tempo a casa. Questo vuol dire che riesco a organizzarmi meglio anche con la scuola, in modo da allenarmi nella maniera corretta. 

Qualche settimana fa eri al ritiro della nazionale con Salvoldi, avete parlato?

Mi è sembrato abbastanza favorevole sul discorso di andare a correre all’estero già da juniores, soprattutto vista l’esperienza positiva di Finn nel 2024. 

Il podio della Olgiate Molgora-Ghisallo, a destra: Roberto Capello 3° accanto al vincitore Lorenzo Finn (Photoberry)
Il podio della Olgiate Molgora-Ghisallo, a destra: Roberto Capello 3° accanto al vincitore Lorenzo Finn (Photoberry)
Sai già che calendario farai?

Farò un primo blocco di gare che è Eroica Juniores e Gran Premio del Perdono. Poi a metà maggio dovrei essere alla Corsa della Pace con la nazionale, ma non è ancora confermato. A giugno sarò alla Classic des Alpes, gara che ho corso nel 2024 con la Comitato del Piemonte, e ai campionati italiani a fine mese. Dopo un periodo di allenamento correrò in Lussemburgo e al Tour du Valromey, che è la gara a cui tengo di più. Agosto sarà un mese di allenamento per arrivare pronto al Giro della Lunigiana,  concluderò il calendario con Trofeo Buffoni e San Rocco. 

Una programmazione ben delineata…

Sapere già cosa farò a settembre e ottobre mi dà tranquillità e mi permette di godermi anche di più gli allenamenti, senza avere paura di esagerare. Tra poche settimane andremo in ritiro a Girona ci staremo fino all’11 marzo, finito quello inizieranno le gare. Non vedo l’ora.

Benedetti alla guida di Finn, Donati e… Capello: Come farà?

27.10.2024
5 min
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Da pochi giorni Cesare “Cece” Benedetti ha tra le mani i suoi ragazzi della Red Bull-Bora Hansgrohe Rookies, in particolare i due italiani: Lorenzo Finn e Davide Donati. «E anche Roberto Capello, che fa parte della squadra juniores, il Team Grenke – Auto Eder (la squadra da cui viene Finn stesso, ndr)». Benedetti è quindi già nel pieno dei lavori e inizia a sentirli come “suoi” ragazzi (in apertura foto @anderl_haartmann).

Proprio ieri si è concluso il primo “raduno” dell’anno per la Red Bull-Bora Hansgrohe. Più che altro si è trattato di visite mediche, team building, colloqui… In questo contesto c’erano anche i team giovanili della corazzata di Ralph Denk.
«Anche se io – dice Benedetti – come direttore sportivo, resto ancora un po’ qui nei pressi di Salisburgo per alcune riunioni con i coach e il management».

L’intera Reb Bull-Bora si è ritrovata in Austria, nei pressi di Salisburgo per le prime riunioni in vista della stagione 2025
L’intera Reb Bull-Bora si è ritrovata in Austria, nei pressi di Salisburgo per le prime riunioni in vista della stagione 2025
Cesare, qual è stata la tua prima impressione su questi ragazzi?

Con gli under 23 abbiamo davvero un bel gruppo, valido sia dal punto di vista atletico che personale. Mi sembrano già uniti e ben integrati. Questi quattro giorni in Austria mi lasciano ottimista. Ho visto tanto talento e ambizione, e per questo uno degli obiettivi principali sarà farli lavorare bene insieme. Nei primi colloqui abbiamo detto, e loro hanno capito, che non serve essere individualisti.

Su cosa vertevano i colloqui?

Sul conoscerli meglio. Abbiamo fatto sia dei colloqui di gruppo che uno a uno, soprattutto per capire i loro obiettivi, le loro personalità, chi è più aperto e chi più timido. Con gli juniores abbiamo parlato anche di scuola e di come adattarla agli allenamenti. Oltre al fatto che il ciclismo, come si suol dire, è una scuola di vita… specie a quell’età, aggiungo io.

Hai parlato di obiettivi: ma i ragazzi scelgono loro quali corse fare? Oppure vi riferite a grandi obiettivi, come un sogno in carriera da realizzare?

No, obiettivi molto più concreti. Dove vogliono migliorare? Dove sentono di dover crescere di più? Nella cronometro, sulla resistenza… Poi, chi è al secondo o terzo anno di categoria è naturale che, avendo visto il calendario, abbia puntato l’attenzione su alcune gare.

Con la vittoria iridata juniores, Lorenzo Finn (classe 2006) è la stellina dei Reb Bull Rookies
Con la vittoria iridata juniores, Lorenzo Finn (classe 2006) è la stellina dei Reb Bull Rookies
Veniamo ai tre italiani: Finn, Donati e Capello…

Donati e Capello sono due atleti che seguo direttamente io, insieme al preparatore ovviamente. Abbiamo coach specifici per juniores e under 23. In tal senso è come se fossimo “distaccati” dalla struttura centrale, anche se poi tutto è collegato. Finn, invece, è seguito dai piani alti… diciamo così! Lorenzo viene da una stagione davvero brillante, e io comunque mi relazionerò soprattutto con lui come persona e poi in gara.

Sei freschissimo di addio alle corse, ad agosto avevi ancora il numero sulla schiena… Cosa dici ai ragazzi? Qual è il tuo approccio?

Che devono divertirsi e apprezzare quello che fanno. Che devono fare tesoro dei momenti di gruppo, delle esperienze che vivranno. La mia filosofia è: anche se lavoro su un progetto che punta ai risultati, la cosa più importante è la crescita e la formazione dell’atleta e della persona. Va bene se vinci il Recioto per esempio, una gara under 23 importante, ma preferisco che fai quinto al Recioto e fra due anni mi vinci una tappa al Giro d’Italia.

Che programma seguiranno i ragazzi?

Per ora sappiamo dei ritiri che faremo con la prima squadra, quindi a dicembre e gennaio a Majorca. Gli juniores però non saranno a gennaio: visto che la loro stagione inizia più tardi, faremo qualcosa verso fine gennaio o febbraio.

GP Liberazione 2024, Davide Donati (classe 2005) si prende le strade di Roma
GP Liberazione 2024, Davide Donati (classe 2005) si prende le strade di Roma
E per quanto riguarda i carichi di lavoro? Si parla già di aumenti?

Questo è un discorso che stiamo affrontando con i preparatori, delicato e, a mio avviso, anche logico. Mi spiego: chi ha fatto quest’anno un grande salto di qualità non può aspettarsi di crescere altrettanto. Se sei migliorato del 40 per cento quest’anno, non puoi pensare che anche il margine di quest’anno sarà così ampio. Detto questo, però, i margini di miglioramento ci sono: anche solo a occhio mi sembrano acerbi fisicamente. Negli ultimi anni di carriera, io stesso mi trovavo accanto a ventenni già fisicamente formati. Bene così, quindi, vuol dire che margine ce n’è.

Passiamo ai ragazzi. Partiamo da Lorenzo Finn, campione del mondo juniores e al primo anno nella categoria under 23…

È un ragazzo molto tranquillo e al tempo stesso sicuro di sé. Spero solo che la stampa italiana non esageri con lui. È ovvio che Lorenzo avrà molta attenzione, ma è importante evitare paragoni, pressioni eccessive o aspettative. Ognuno ha la sua storia e a 18-19 anni non è facile gestire tutto questo. Anche se uno dice di non sentirla, una parte del cervello ci pensa sempre. Credo comunque che Lorenzo farà bene. Ha un grande talento.

Davide Donati…

Anche lui mi sembra un ragazzo tranquillo, a posto. Quest’anno Davide era partito molto bene, poi nella seconda parte di stagione ha pagato un po’, forse anche per la scuola di mezzo. Ecco, lui è uno di quelli che ha un grande margine di crescita. Lo vedo bene nelle classiche.

Roberto Capello (classe 2007) trionfa a Montecampione (immagine Youtube)
Roberto Capello (classe 2007) trionfa a Montecampione (immagine Youtube)
Roberto Capello, lo junior…

Roberto è molto convinto e determinato. Bisognerà tenerlo un po’ calmo! Non vedeva l’ora di ricominciare. Quasi non ha staccato e la sua stagione inizia fra cinque mesi… Sarà dura frenarlo! È interessante che questo giovane piemontese vada in bici solo da tre anni, e posso capire il suo entusiasmo. È molto forte in salita.

Secondo te, Cesare, questi ragazzi hanno consapevolezza dell’opportunità che hanno di fronte?

Sì, sì… specie dopo questo ritiro e i primi contatti con la squadra WorldTour sono rimasti molto colpiti in positivo.

E tu?

Per ora lavoro come devo, mi trovo bene e ho la giusta pressione. Da corridore ce n’era di più! Anzi, va meglio di quanto mi aspettassi. Devo e voglio capire bene cosa posso dare ai ragazzi, come parlargli, lasciargli più spazio e far vedere loro come vanno le cose. Ma vedremo: dobbiamo ancora iniziare!