La rinuncia di Secchi è un gesto di grande coerenza

05.01.2025
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Il capodanno di Lino Secchi è stato un continuo riflettere sulla candidatura federale. «Ho dedicato molto tempo a questo – ammette – e poco a brindare». Lo stavamo cercando per farci raccontare che cosa lo avesse spinto a gettarsi nella mischia, quando attraverso un messaggio due giorni fa ci ha comunicato l’intenzione di fare un passo indietro. Decisione che aveva appena condiviso tramite una lettera con i delegati, i presidenti provinciali e regionali e gli altri candidati.

«Analizzando la situazione che si sta delineando – vi si legge – sono giunto alla conclusione che solo una leadership fortemente legittimata potrà garantire i cambiamenti che auspico e che per questo motivo il mio impegno risulterebbe una contraddizione in termini se dovesse involontariamente alimentare qualsiasi situazione divisiva. Per coerenza con i miei principi sopra riportati, comunico che provvederò, i prossimi giorni, a ritirare ufficialmente la candidatura, a Presidente Nazionale della Federazione Ciclistica Italiana».

Il passo indietro del dirigente marchigiano è stato un gesto di grande coerenza. Sarebbe potuto rimanere in lizza e spostare poi i suoi voti per ottenere un qualsiasi vantaggio personale. Accade spesso nelle assemblee federali, invece Secchi ha guardato al bene del ciclismo e si è fatto indietro.

Ecco la lettera con cui venerdì Lino Secchi ha annunciato la rinuncia a candidarsi
Buongiorno Lino, quando ha cominciato a pensare che non fosse più il caso di andare avanti?

Già da qualche giorno mi ero messo a valutare quale fossero la consistenza e il supporto che avrei avuto. Il sistema di votazione federale comporta che votino i delegati e non le società. L’ipotesi che avevamo proposto quando abbiamo lavorato alla riscrittura dello statuto prevedeva il voto diretto delle società, ma non è stata portata avanti. Perciò, vista la situazione attuale, ho pensato che arrivare quarto non sarebbe servito a niente. Non sono un principiante, quindi non me la sono sentita. Magari qualcuno può essere rimasto deluso perché pensava che arrivassi in fondo, però bisogna saper valutare le situazioni e decidere di conseguenza.

Nei giorni dei mondiali di Zurigo, Renato Di Rocco ci parlò della sua candidatura, definendola il miglior passaggio per fare le riforme del ciclismo.

La mia candidatura è nata sulla richiesta di alcuni colleghi, proprio con questo obiettivo e per un po’ l’ha condivisa anche Renato Di Rocco. La mission sarebbe stata quella di approvare lo statuto, rimettere a posto un po’ di aspetti organizzativi e poi passare la mano. Sono stato sindaco del mio paese, sono stato dirigente di grandi società: tutte esperienze da cui è nato il mio interesse per i regolamenti e quindi la riscrittura dello statuto.

Martinello ha detto che prima di sapere che si sarebbe candidato, la avrebbe voluta nella sua squadra.

Lo confermo. Quando ha letto che mi sono fermato, mi ha mandato dei messaggi, ma al momento preferisco aspettare. Mi sento più una figura super partes piuttosto di qualcuno che si schiera. Ciascuno dei tre candidati avrà da risolvere dei bei problemi. Lo stesso Dagnoni dovrebbe girare pagina, secondo me non va bene se continua su questa linea. Perciò in questo momento ho bisogno di riflettere, perché qualsiasi cosa farò dovrà essere utile al movimento, se il futuro presidente vorrà ascoltare le mie indicazioni.

Martinello aveva inizialmente chiesto a Secchi di far parte della sua squadra, che sarà annunciata il 10 gennaio
Martinello aveva inizialmente chiesto a Secchi di far parte della sua squadra, che sarà annunciata il 10 gennaio
In pratica sarebbe disposto a mettere la sua esperienza al servizio della Federazione?

Non voglio sminuire nessuno, però è chiaro che nel momento in cui si insedierà il nuovo Consiglio federale, ci si renderà conto che chi ha già avuto esperienze a livello di base, comitati provinciali, comitati regionali, ha una visione un po’ più completa. Mi fa pensare ai miei anni da sindaco.

Per quali aspetti?

Prima si andava avanti per gradini e i sindaci dopo un po’ passavano per le regioni e poi diventavano parlamentari. Adesso entrano subito in Parlamento e sembra che siano già all’altezza di tutto, ma spesso vengono fatte scelte che non hanno gli effetti sperati. Capita, in questi organismi. Quando andavo ai Consigli federali, riuscivo a inquadrare subito quale fosse il consigliere che aveva esperienza e chi invece si era affacciato per la prima volta e non aveva la preparazione necessaria. Che non si studia a scuola, ma si impara facendo esperienza.

Guazzini-Consonni: oro olimpico nella madison. Le donne e il paraciclismo sono trainanti
Guazzini-Consonni, oro olimpico nella madison. Le donne e il paraciclismo sono trainanti
La stessa domanda che abbiamo fatto agli altri candidati: ci fa una fotografia del ciclismo italiano?

Abbiamo visto agli europei e ai mondiali che abbiamo un buon livello con le donne e su pista. Il presidente contava le medaglie e il movimento femminile negli ultimi anni ha dato sempre una grossa spinta ai successi azzurri, come pure il paraciclismo. A mio avviso però, il ciclismo soffre sul fronte del reclutamento e del movimento giovanile, perché non c’è stato, come ho chiesto più di una volta, un progetto che parta dal centro.

Centro inteso come Federazione?

Non si possono lasciare le società da sole ad affrontare la questione del reclutamento. Soffriamo a mio avviso di una carenza di rapporti istituzionali. Il problema della sicurezza stradale deve essere affrontato con tavoli permanenti di discussione con la politica. Il rapporto con la politica lo dobbiamo avere. Siamo assenti anche dove i giovani vengono formati, cioè nella scuola. Non per insegnargli ad andare in bicicletta o diventare corridori, ma per far capire a questi ragazzi che domani diventeranno automobilisti quale sia il modo corretto di comportarsi sulla strada.

Il turismo con la bicicletta sta raggiungendo vette di gradimento impensabili
Il turismo con la bicicletta sta raggiungendo vette di gradimento impensabili
Perché le società hanno bisogno di questo supporto?

I nostri dirigenti sono dei grandi appassionati, dei lavoratori che stanno dietro a questi ragazzi. Non abbiamo dirigenti di aziende o banchieri, bensì gente spesso modesta che ha bisogno di essere aiutata e formata. E poi c’è un altro aspetto cui la Federazione si deve rivolgere, parallelo all’agonismo, prima che lo occupino gli altri.

Quale?

Il turismo in bicicletta ha numeri rilevanti e la Federazione deve essere presente. Non abbiamo neanche 100.000 tesserati, su circa 15 milioni di italiani che usano la bicicletta. Dove sono gli altri? Il logo della Federazione deve essere diffuso il più possibile, deve diventare una presenza familiare. Gli Amministratori locali devono essere amici del ciclismo, in modo che diventi più semplice anche ottenere un permesso, l’autorizzazione per una gara. Sarà più semplice avere lo spazio per iniziare una scuola di ciclismo. Come pure per gli impianti sportivi.

Lino Secchi la scorsa estate ha premiato Pellizzari tornato a casa dopo lo splendido Giro d’Italia
Lino Secchi la scorsa estate ha premiato Pellizzari tornato a casa dopo lo splendido Giro d’Italia
Impianti che però mancano…

Perché un ciclodromo non deve essere considerato alla pari di un altro impianto sportivo? Può essere intercomunale e polivalente, anche per un discorso economico. A Pesaro stanno partendo i lavori per un impianto rivolto al ciclismo e al pattinaggio. Ma le società in grado di fare da sole sono forse una su dieci e forse neanche quella.

Tornando all’agonismo, che cosa pensa della situazione degli under 23?

Se io fossi al posto del presidente, farei uno studio approfondito per presentarmi all’UCI. Non mi limiterei a dire che bisogna cambiare, ma proporrei un progetto tecnico-scientifico fatto bene. Non è detto che non si possa fare un calendario nazionale per far crescere gli atleti in modo da non escluderli rispetto ai fenomeni che vanno per la maggiore. Gli juniores vengono lanciati nel professionismo dopo il secondo anno. Siamo sicuri che fra quelli che non riescono a emergere a 18 anni, non ci sia qualcuno che potrebbe crescere facendo l’attività giusta? Con questa situazione invece, sono più quelli che abbandonano. La dinamica è evidente.

La Zalf Desirée Fior sul podio del Piccolo Giro dell’Emilia il 22 settembre: la squadra stava per annunciare la chiusura
La Zalf Desirée Fior sul podio del Piccolo Giro dell’Emilia il 22 settembre: la squadra stava per annunciare la chiusura
Quale dinamica?

Nelle gare di alto livello, prendiamo il Lunigiana, tanti finiscono fuori tempo massimo. Non basta l’allenamento per crescere di livello, serve un calendario. Quindi parlerei anche con le altre Federazioni per capire come muoversi rispetto a questa accelerazione. I devo team hanno budget e situazioni fuori misura e prendono i corridori particolarmente dotati a 16-17 anni. Gli altri potenzialmente li perdiamo, anche perché se le squadre chiudono, gli juniores non trovano posto fra gli under 23. Il mondo è cambiato, vent’anni fa nessuno avrebbe pensato che dalla Slovenia venissero fuori tanti campioni. Davanti a certi cambiamenti, la Federazione non può rimanere indietro.

Quando si è sparsa la voce che avrebbe ritirato la candidatura, che tipo di messaggi ha ricevuto?

Ho avuto tante attestazioni di solidarietà. Molti hanno condiviso quello che ho scritto sul documento, come pure avevo ricevuto diversi apprezzamenti per il mio programma, su quale ho lavorato per un mese, cercando di mettere ogni cosa, e che potrebbe diventare la traccia per fare un lavoro efficace in Federazione.

EDITORIALE / Il bilancio federale e il balletto dei numeri

20.06.2022
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Il Consiglio Federale (foto FCI in apertura) ha approvato il bilancio della stagione 2021: «Un bilancio consuntivo – si legge nel comunciato stampa – che chiude con un importante avanzo, di oltre un milione di euro, ed un consolidamento del Patrimonio Netto. Emerge il fatto che sono state aumentate sensibilmente, quintuplicate, le entrate proprie rispetto al quadriennio precedente. Crescono in particolare le voci relative a sponsorizzazioni e pubblicità. A questo si aggiunge la relazione positiva e favorevole dei Revisori dei conti, oltre a quella contabile e volontaria della società di revisione Deloitte Touche Tohmatsu Limited».

Cazzaniga, Gimondi, Dagnoni e Tolu, ieri a Milano il CF ha approvato il bilancio consuntivo 2021 (foto FCI)
Cazzaniga, Gimondi, Dagnoni e Tolu, ieri a Milano il CF ha approvato il bilancio consuntivo 2021 (foto FCI)

Il cesto delle mele

Quando si parla di soldi bisogna stare molto attenti, soprattutto se c’è di mezzo la Federazione. La politica è capace, avendo in mano lo stesso cesto di mele, di cambiarne l’ordine e la quantità semplicemente giocando con le parole. Per cui si potrebbe pensare di avere mele per sfamare un esercito e contemporaneamente di averne a malapena per una famiglia di quattro persone.

Se ad esempio chiedeste a Renato Di Rocco in quali condizioni di bilancio abbia consegnato la Federazione, direbbe di aver lasciato due milioni 400 mila euro di avanzo. Se ne dedurrebbe che l’attuale gestione ne avrebbe già spesi più di uno, cui sommare quanto dichiarato in tema di sponsorizzazioni. Aggiungerebbe inoltre che le loro erano portate in bilancio a 1,1 milioni (certificati dagli stessi revisori attuali), quindi se davvero gli sponsor sono stati quintuplicati, mancando quello principale sulla maglia azzurra, significa che il livello delle spese è salito ben oltre la prima stima.

Come detto in precedenza, è chiaro che buona parte di quell’utile sia maturato proprio nel 2020 del Covid, in cui a fronte di identici contributi Coni, l’attività è stata ferma e le spese sono state molto inferiori. In ogni caso, se quei soldi c’erano, probabilmente sono stati utilizzati.

Il passaggio di consegne tra Dagnoni e Di Rocco: fu il presidente uscente, non appoggiando Isetti, ad aprila la strada a Dagnoni
Il passaggio di consegne tra Dagnoni e Di Rocco: fu il presidente uscente, non appoggiando Isetti, ad aprila la strada a Dagnoni

Contenti e soddisfatti

Il presidente Dagnoni ha ovviamente un diverso punto di vista, a partire dallo sponsor sulla maglia azzurra: si sta valutando qualcosa, non c’è nulla di certo e piuttosto che mettere un marchio di poca rilevanza, si preferisce lasciare la maglia al suo azzurro integrale. Sacrosanto!

«Questo bilancio – dice – fa vedere come stanno le cose dopo il primo anno di gestione. Mi erano dispiaciuti i commenti su una gestione “scellerata” che lessi dopo il bilancio preventivo. Dicemmo subito che si sarebbe dovuto aspettare il consuntivo ed eccolo qua. Siamo contenti e soddisfatti. Anche perché lo scorso anno, anche se non era nostro dovere, abbiamo gratificato i nostri campioni, versando un milione di premi».

Buona parte dei fondi federali destinati agli impianti sono finiti a Montichiari
Buona parte dei fondi federali destinati agli impianti sono finiti a Montichiari

I fondi del PNRR

Il presidente parla di promozione dell’immagine della FCI, che risulta più dinamica e moderna, con riscontri migliori nei vari partner.

«In più – sottolinea – la gestione di Amadio si può paragonare a uno sponsor. Riuscire a risparmiare risorse ottimizzando la macchina è come aver trovato un nuovo finanziatore. Allo stesso modo, il segretario generale sta lavorando sulle risorse umane, cercando di snellire un organico che tra le varie federazioni rimane sovradimensionato. Quel bilancio preventivo non è stato per caso ed è stato motivato.

«Non siamo un’azienda che deve fare utile, noi dobbiamo fare attività. E anche se abbiamo risorse nostre superiori a 6 milioni di euro, per cui non lavoriamo a debito, l’idea è che a fronte della tanta attività, dovrebbe esserci un superiore sostegno da parte di Sport e Salute, che elargisce i fondi del Coni. Quando ci siamo visti hanno parlato di debito morale nei nostri confronti, ma poi alle parole non sono seguiti i fatti. Speriamo negli 80 milioni del PNRR di cui ha parlato il Governo in relazione agli impianti sportivi. E’ stato imbarazzante dover destinare i soldi che avevamo a Montichiari, non potendo sostenere altri progetti».

Scaroni (qui con Bennati) e poi Carboni hanno centrato la prima vittoria da pro’ con la maglia azzurra
Scaroni (qui con Bennati) e poi Carboni hanno centrato la prima vittoria da pro’ con la maglia azzurra

Nazionale e Giro d’Italia

E mentre si starebbe aspettando che l’ufficio della Vezzali, sottosegretaria allo sport, sblocchi la pratica per il velodromo di Spresiano, i cui fondi esistono e sono vincolati all’esecuzione dei lavori, Dagnoni racconta anche dell’impegno su fronti meno prevedibili, ma non per questo meno meritevoli di attenzione. Come ad esempio la parte riferita all’impegno con i corridori della Gazprom.

«Prima abbiamo mandato una lettera ferma all’UCI, che però si è trincerata dietro il ricorso al TAS che dal loro punto di vista blocca tutto. E allora abbiamo portato quei ragazzi in nazionale. E’ l’unico strumento che abbiamo a disposizione. Nonostante Reverberi si sia lamentato che così facendo gli azzurri rubano le corse a loro. Per fortuna che nel Consiglio di Lega è stato Mauro Vegni a rispondergli che Caruso al Giro di Sicilia lo avesse chiesto lui».

Sull’Etna Caruso ha conquistato il Giro di Sicilia indossando la maglia azzurra
Sull’Etna Caruso ha conquistato il Giro di Sicilia indossando la maglia azzurra

In questa fase di mele spostate e bilanci da interpretare, probabilmente non resta che attendere anche il prossimo. Se ha ragione l’opposizione, il margine netto sarà ancora inferiore. Se ha ragione il governo in carica, magari sarà superiore. Speriamo che nel frattempo non ne faccia le spese il ciclismo e che anzi continui a rinforzarsi. Contrariamente a certe previsioni, la sensazione di un movimento che va avanti strozzato noi l’abbiamo già da un pezzo. L’avevamo anche prima.

cicliste afghane

Le cicliste di Kabul, storia di sport e amore

29.08.2021
4 min
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E’ il 9 marzo 2021: un giorno come tanti, ma non a Kabul. Non per 56 ragazze, che salgono sulla loro bici, indossano caschetti e divise e pedalano, ma quella pedalata è un grido, una rivendicazione di libertà. Un gesto che non era passato inosservato allora, un gesto che è rimasto nella memoria di tanti e non tutti erano d’accordo, anzi.

Con il repentino e drammatico cambio di direzione dell’Afghanistan, con il ritorno al potere dei talebani, molti hanno ricordato quella giornata. L’hanno fatto i talebani stessi, pronti a punire quelle donne che avevano infranto un tabù, che avevano dato scandalo, che non avevano rispettato la Shari’a. L’hanno fatto le cicliste stesse, che per giorni hanno vissuto con il cuore in gola coltivando la speranza di poter partire.

Kabul cicliste 2021
Un passaggio della pedalata del 9 marzo, in una Kabul dove le testimonianze dei bombardamenti sono ancora visibili
Kabul cicliste 2021
Un passaggio della pedalata del 9 marzo, in una Kabul dove le testimonianze dei bombardamenti sono ancora visibili

La porticina verso la libertà

Partire, lasciare l’Afghanistan, la loro terra, un prezzo altissimo da pagare per difendere la propria vita. Così, nella calca verso l’aeroporto, passando fra mille pericoli, parte di loro sono riuscite a salire sull’aereo, a volare verso l’Italia, verso la vita, ma con la morte nel cuore pensando ai propri cari rimasti, pensando alla propria patria destinata a un futuro immediato carico di incognite e sofferenze.

Parliamoci chiaro: il loro volo verso l’Italia è stato una vittoria, una di quelle che non si possono misurare. Alessandra Cappellotto, ex campionessa mondiale su strada e presidente di Road to Equality, associazione che lavora per la parità di genere in ogni campo e soprattutto a ogni latitudine, si è data un gran daffare. L’ex iridata è rimasta in contatto costante con quelle ragazze mentre anche attraverso i media cercava attenzione e sostegni per realizzare quella che sembrava un’utopia: «Le sentivo nascoste in case e rifugi, le sentivo quando si avvicinavano a prezzo di mille pericoli verso quella minuscola porta di accesso all’aeroporto, le sentivo anche quando venivano respinte, quando dovevano tornare a nascondersi».

Cappellotto 2021
Alessandra Cappellotto, iridata su strada nel 1997 e presidente di Road to Equality, artefice di un vero miracolo
Cappellotto 2021
Alessandra Cappellotto, iridata su strada nel 1997 e presidente di Road to Equality, artefice di un vero miracolo

Un successo dovuto a un lavoro corale

Nel suo racconto la Cappellotto ha sottolineato un aspetto: «Per loro partire era davvero l’unica soluzione: sono ragazze che avevano propri profili social, quindi erano più visibili e per questo maggiormente in pericolo, come tutte le atlete. Alcune si sono unite alle calciatrici di Herat, altre sono partite con il volo successivo, l’ultimo per l’Italia. C’era anche chi voleva portarsi dietro la bici… ne troveranno una qui, nuova fiammante, glielo abbiamo promesso».

Il loro arrivo a Fiumicino è un vero e proprio miracolo, reso possibile da un’azione corale che proprio Alessandra con la sua abnegazione ha messo in moto, ma un importante contributo è arrivato anche dall’ex presidente della Federciclismo Renato Di Rocco: «Io ho fatto ben poco, se non sensibilizzare alcune autorità, a cominciare dal Ministro degli Esteri Di Maio, sulla vicenda. Il successo dell’operazione è stato un lavoro corale, al quale ha dato un forte contributo, oltre a molte Ong presenti sul territorio, anche l’Uci che si è mossa anche verso Francia e Svizzera per dare ulteriore asilo».

Kabul marzo 2021
Un altro passaggio della pedalata del 9 marzo, culmine di un’attività ciclistica femminile partita già da qualche anno
Kabul marzo 2021
Un altro passaggio della pedalata del 9 marzo, culmine di un’attività ciclistica femminile partita già da qualche anno

Il vero lavoro comincia ora…

Di Rocco torna anche a prima del repentino cambio al governo dell’Afghanistan: «Con la federciclismo locale eravamo in contatto da tempo, avevamo anche programmato uno stage di almeno un mese delle ragazze a Riolo Terme, poi non si poté far nulla a causa del Covid. Già si erano mosse molte aziende e società ciclistiche per dar loro una mano. Sono convinto che ora le stesse aziende s’impegneranno per permettere alle ragazze di riprendere la loro pratica ciclistica. Daremo loro una mano, espletate le formalità di richiesta di asilo, per continuare a correre e sentirsi un po’ più a casa».

E’ chiaro che ognuna di loro spera che questa sia solo una parentesi, il più breve possibile. Lo spera chi ha lasciato la famiglia. Lo spera chi ha assaporato un Afghanistan diverso, dove le donne lavoravano, stringevano relazioni interpersonali, facevano sport. Non erano puri “oggetti di famiglia” da coprire. Lo spera chi, e sono tutte, conserva nel proprio cuore un profondo amore per il suo Paese, ora lontanissimo.

Un successo che spetta anche a Di Rocco: sentiamo cosa dice

04.08.2021
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L’ha detto giustamente stamattina Silvio Martinello nella diretta Facebook che ripeteremo anche domani per la corsa a punti: «E’ un successo figlio della gestione del presidente Di Rocco». Un riconoscimento onesto da parte di colui che dell’ex presidente federale è stato il più acerrimo rivale e ha perso le elezioni proprio perché a un certo punto Di Rocco ha scelto di non candidarsi per favorire Daniela Isetti e Isetti in extremis, vista la sconfitta in arrivo, ha spostato i suoi voti verso l’attuale presidente Dagnoni. Infinite e complesse storie dell’Assemblea generale, che sembrano davvero lontane anni luce. Di Rocco a Tokyo non c’è, ma avrebbe potuto in qualità di vicepresidente dell’Uci.

«Ho deciso di non andare – dice – per evitare spiacevoli sovrapposizioni. Mi trovo a Parma, ho seguito la finale con attenzione e sono stati davvero straordinari. Sono rimasto in contatto con i tecnici e un risultato del genere è davvero storico, soprattutto considerando il rapporto che mi lega a Marino Vigna (uno dei quattro azzurri che vinsero l’oro del quartetto a Roma 1960, ndr). Ci sono ancora delle gare da cui mi aspetto qualcosa, per cui magari riparleremo del tutto alla fine, se ne avrete voglia. Mi limito a dire che si poteva essere più generosi con chi ha lavorato prima, si potevano mettere i tecnici in condizione di lavorare meglio e magari si poteva evitare di mandare a Tokyo persone fresche di nomina che in qualche modo potrebbero turbare il lavoro. Quello che è successo oggi in Giappone era già stato progettato da altri».

Il successo di questo quartetto nasce dal 2015 e si è costruito passo per passo
Il successo di questo quartetto nasce dal 2015 e si è costruito passo per passo

Costruire o demolire?

I sassolini sono fatti per essere tolti e certo i rapporti fra l’attuale e la precedente gestione si sono rivelati inesistenti. Di sicuro l’aria di rinnovamento che si respira è netta, resta da capire se per ristrutturare si butteranno già anche i muri buoni o da quelli si partirà per aggiungere volumi alla struttura. Andiamo però oltre, cercando di tornare al movimento e al lavoro che è stato fatto.

Quale pensi sia stata la chiave del successo di Tokyo?

Montichiari e la gestione del velodromo. C’è stata anche la fase della chiusura per le infiltrazioni dal tetto, ma i due sindaci della città sono stati davvero in gamba. Per cui durante la prima fase dei lavori, abbiamo potuto appoggiarci alle strutture del velodromo di Fiorenzuola per la preparazione a secco delle ragazze. Poi Montichiari ha riaperto e fra poco chiuderà per la seconda e definitiva tranche di lavori che permetteranno di mettere l’impianto a norma. Ma lasciatemi dire una cosa…

Diego Bragato, qui con Villa, ha seguito tutta la preparazione del gruppo pista maschile. Non è a Tokyo per limitazioni Covid
Diego Bragato, qui con Villa, ha seguito tutta la preparazione del gruppo pista maschile. Non è a Tokyo per limitazioni Covid
Avanti.

Mettiamo sempre al centro gli atleti e chi lavora con loro. Mentre con Marco Villa si faceva attività di scouting per trovare atleti da coinvolgere, un gran lavoro lo ha fatto Diego Bragato con il Centro Studi, un grande allenatore. Così siamo riusciti a far crescere con successo nuove generazioni di atleti. Fra le donne ne abbiamo un numero notevole, tutte giovanissime e forti. Fra gli uomini adesso si può scegliere, con l’aggiunta del progetto Arvedi (la squadra bresciana guidata da Massimo Rabbaglio, con sponsor comuni alla Fci, ndr), che ha permesso ad esempio a Lamon, Moro e Plebani di fare attività su strada.

Parigi è domani.

Parigi è davvero vicina e credo che rispetto a cià che già c’è, ci sarebbe da aggiungere quello che manca, non togliere quel che funziona.k

Oggi Martinello ha ricordato di quando coinvolgeste Pinarello.

Altro passaggio importante, vero. Ricordo che quando Ganna non era ancora Ganna, andammo a Treviso a chiedergli un’altra bici per lui e Fausto sgranò gli occhi e se ne uscì con un’affermazione di stupore: «Ancora una? Ma non basta?». Eravamo davvero agli inizi.

Fra i passaggi chiave per la rinascita della pista azzurra e il successo di Tokyo, va segnalato l’uso di Montichiari
Fra i passaggi chiave per la rinascita della pista azzurra e il successo di Tokyo, va segnalato l’uso di Montichiari
Ti sarebbe piaciuto essere là a festeggiare con loro?

Come sapete, sono sempre stato moderato nella gestualità, non avevo il foulard tricolore. Ho sempre fatto parte del gruppo, ero uno di loro (in apertura consegna a Ganna la maglia iridata di Berlino in qualità di vicepresidente Uci, ndr). Se ci fossi andato sarebbe stato per far capire che i risultati di oggi sono frutto di un progetto messo in piedi da tanto tempo. Sono contento di vedere tanti festeggiamenti, per ora Dagnoni aspetta che siano gli altri a fare le cose. Io posso solo dire che quest’oro l’abbiamo progettato noi.

Renato Di Rocco, Thomas Bach, Imola 2020

Di Rocco, passo indietro e avanti Isetti?

05.12.2020
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Di Rocco aveva deciso che non si sarebbe ricandidato alla presidenza già ai mondiali di Imola (in apertura è con Bach, Presidente del Cio). Però dice che avrebbe aspettato volentieri il 6 dicembre per annunciarlo, in occasione del 135° compleanno della Federazione Ciclistica Italiana. Stamattina pare non sia riuscito a fare colazione dalle telefonate che ha ricevuto. Tutto sommato era prevedibile, dato che la sua presenza copre più di un terzo di quei 135 anni.

A questo punto, dunque, la contesa elettorale di febbraio vedrà tre candidati di cui abbiamo già esposto le idee: Daniela Isetti, Silvio Martinello e Cordiano Dagnoni

Presentazione DDL salva ciclista - Camera dei deputati - da sx: Marco Benedetti, il senatore Michelino Davico, e Renato Di Rocco presidente Federazione Ciclistica Italiana (foto Scanferla=
Alla Camera con Benedetti e il senatore Davico, per il DDL Salva i Ciclisti (foto Scanferla)
Presentazione DDL salva ciclista - Camera dei deputati - da sx: Marco Benedetti, il senatore Michelino Davico, e Renato Di Rocco presidente Federazione Ciclistica Italiana (foto Scanferla=
Alla Camera, presentando il DDL Salva i Ciclisti (foto Scanferla)

Al fianco di Isetti

Siccome è prassi che il presidente uscente conceda una sorta di investitura, la prima cosa da chiedere a Renato è se abbia intenzione di schierarsi al fianco di uno dei tre.

«Di sicuro non con Silvio – dice senza esitare – perché ha portato il discorso su polemiche che non si vedevano da tempo. Non entro nel merito della sua squadra, mi limito a dire che al momento quello che più mi preme è che venga ultimata la palestra del centro di Bmx a Verona, in cui proprio oggi stanno scaricando gli attrezzi. E che Montichiari torni al massimo delle sue potenzialità. Mentre una parola voglio spenderla per Daniela Isetti. Sarebbe potuta salire già quattro anni fa, se a me non avessero concesso un altro mandato. Ha ottime competenze e le donne spesso hanno più determinazione degli uomini. L’attività del Centro Studi durante il lockdown e tutti quei corsi che i ragazzi hanno apprezzato sono stati farina del suo sacco ed è giusto che se ne goda il merito».

Mondiali juniores su pista, Montichiari 2017, Renato Di Rocco, Letizia Paternoster
Mondiali juniores su pista, Montichiari 2017, con Letizia Paternoster (foto Scanferla)
Mondiali juniores su pista, Montichiari 2017, Renato Di Rocco, Letizia Paternoster
Mondiali juniores Montichiari 2017, con Paternoster (foto Scanferla)

Una scelta astuta?

Chiaramente ogni mossa in politica ha la doppia lettura e così c’è già chi agita il più classico dei “te l’avevo detto” ragionando sul fatto che Di Rocco, dirigente super esperto, avendo capito la difficoltà di essere rieletto, abbia preferito fare un passo indietro che incassare la sconfitta.

«Quello che ho sempre detto agli atleti – dice Di Rocco sornione – è ritirarsi quando sono ancora in buona forma e per me è arrivato questo momento. Voglio prendermi cura di me stesso e della mia salute. Lo stress dei primi quattro anni non li auguro a nessuno. E forse, se avessi saputo di trovare quella situazione, non avrei accettato di tornare. Ma grazie al ciclismo ho vissuto una carriera che mi ha divertito, per la quale devo essere grato. Sono entrato negli anni peggiori del doping, con Petrucci che dalla presidenza del Coni proponeva di fermare il ciclismo. Invece ci abbiamo messo la faccia e ne siamo usciti meglio di prima. Nei cassetti di Roma c’erano anche 28 vertenze legali, appalti assegnati senza criteri trasparenti. Una situazione che abbiamo risanato e di questo vado fiero. Certo non sarò a Tokyo, ma fino a settembre sarò presente tramite la Commissione dei giudici di gara a vegliare sulle nostre squadre».

Presentazione Giro d'Italia U23, 2017, Renato Di Rocco, Marco Selleri
Alla presentazione del Giro U23, nel 2017, assieme all’organizzatore Selleri (foto Scanferla)
Presentazione Giro d'Italia U23, 2017, Renato Di Rocco, Marco Selleri
Con Selleri alla presentazione del Giro U23 nel 2017 (foto Scanferla)

Futuro Direttore?

L’ultima domanda riguarda un’altra delle voci o leggende che circolavano, secondo cui Di Rocco stesse cercando di ricavarsi un posto di Direttore Generale della Fci e avesse bisogno di un candidato presidente che glielo permettesse.

«Quello che mi preme dire adesso – prosegue Di Rocco – è che ai candidati lascio strada bianca. E’ giusto che facciano la loro campagna in autonomia, senza che io mi metta di mezzo. Un ruolo dopo l’elezione? Di certo non è un mistero che io abbia delle conoscenze a Roma, in sede sportiva e politica. Come è vero che rispetto ad altri presidenti di federazioni, che hanno costanza di rapporti con certe strutture, io sia stato parecchio lontano dalla Capitale. Se può servire una figura di raccordo fra il palazzo e i nostri uffici, sono ovviamente a disposizione. Direttore Generale? Non l’ho mai fatto, mi manca. Ma non mi dispiacerebbe».

Martin Marcellusi, Jonathan Milan, Extra Giro 202

Balducci mette in moto la Mastromarco 2021

23.11.2020
5 min
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Mastromarco è in zona rossa come tutta la Toscana e per Balducci è come essere tornati alla primavera. Non proprio un bel segnale alla ripresa degli allenamenti.

«Ma andrà bene anche questa volta – dice il tecnico della squadra toscana – allo stesso modo in cui i ragazzi hanno avuto una bella reazione alla ripresa dopo il lockdown, ne sono certo».

Alessio Nieri, Mastromarco 2020
Alessio Nieri, una vittoria a luglio, scalatore da scoprire
Alessio Nieri, Mastromarco 2020
Nieri ha vinto la crono per Alfredo Martini

La Mastromarco-Sensi, è noto, ha portato al professionismo campioni, fra cui Nibali, Bettiol e Caruso. Negli ultimi anni la strada si è fatta in salita, da quando il gap fra i team è diventato economico prima che tecnico. I corridori vengono fuori, poi arriva sempre chi se li porta via.

L’ultimo è Nencini, prima Benedetti…

A chi cerca i nostri corridori, dico che siamo bravi noi a individuarli. Se lo scopo è cercare e sviluppare i talenti, chi va a prendere quelli degli altri forse ha qualcosa in meno.

Balducci è soddisfatto del 2020?

Soddisfatto per la reazione dei ragazzi. Contento che Marcellusi abbia vinto la prima a Extra Giro, il segno che si fosse lavorato bene. Poi le vittorie di Molini a Lastra a Signa e di Magli a Vinci hanno completato il quadro. Dispiace, soprattutto per i ragazzi. Ci potevamo divertire molto di più.

Carlo Franceschi
Carlo Franceschi ha cresciuto Nibali e resta il riferimento della Mastromarco
Carlo Franceschi
Franceschi è il riferimento di Mastromarco
Cosa vi aspettate dal 2021?

Che siano cresciuti. Magli e Molini sono al quarto anno, abbiamo confermato buona parte di chi già c’era. Nencini ci ha lasciato. E abbiamo dei ragazzini di primo anno. Butteroni e Arzilli, figlio del Fabrizio che correva con me. Poi Frius, un ragazzo di Mastromarco, perché un corridore di casa ci sta sempre.

Marcellusi non ha avuto offerte?

Qualcosa c’è stato, ma con lui e con Massimiliano Mori, che lo segue come procuratore, abbiamo deciso di fare un altro anno. Può crescere. Si è creato un buon rapporto. Abbiamo già sentito Amadori per le prime trasferte e s’è buttato un occhio anche sul mondiale.

Un romano a Mastromarco…

Sembra ci sia nato. Ogni tanto sparisce dal ritiro e lo trovo dal barbiere o al circolo a parlare con tifosi e anziani. Il rapporto fra il paese le la squadra era un po’ allentato senza corridori di riferimento, ma con Martin si sta ricreando. E’ diverso dai ragazzi che stanno per ore sui social, che poi è il vero problema nella creazione del gruppo. E’ un trascinatore. Tanto sembra tranquillo fuori corsa, per quanto diventa cattivo in gara. Da tanto non vedevo un corridore cambiare tanto quando attacca il numero.

Un esempio?

La sera prima dell’italiano voleva andare a casa. Non andava e lo sapevamo. L’ho convinto a provarci e giro dopo giro era sempre lì. Alla fine è arrivato settimo e i compagni non si capacitavano di come avesse tirato fuori una giornata così. 

Tommaso Nencini, Mastromarco 2020, Firenze-Empoli
Tommaso Nencini lascia la Mastromarco e passa con Provini
Tommaso Nencini, Mastromarco 2020, Firenze-Empoli
Tommaso Nencini ha scelto di cambiare
Cosa dici di Nieri, che ha vinto la cronoscalata per Alfredo Martini?

Ne vedremo delle belle con lui. Sta a Santa Maria a Monte, il mio paese e sua madre lavora con mia moglie Romina da anni. Lui andava in bici e aveva una passione incredibile, finché un giorno ho detto ai genitori di farlo provare. Per età era allievo di secondo anno, così l’ho portato a fare un giro con i ragazzini dello Stabbia e in salita li ha staccati tutti. Allora ho chiesto in giro di farlo correre l’anno dopo fra gli junior eppure, con tanti favori che ho fatto, non s’è trovato nessuno. Perciò l’abbiamo messo alla Taddei, che fa mountain bike, la squadra di Francesco Casagrande e Favilli. L’anno dopo lo volevano tutti, ma è andato alla Big Hunter e ha fatto tre o quattro piazzamenti in cronoscalate. Finché nel 2020 è venuto con noi e in salita ha fatto dei numeri. Non l’ho portato al Giro e purtroppo non s’è fatto il Val d’Aosta, così non ha trovato troppo terreno.

Ma una l’ha vinta…

Appunto, la cronoscalata per Alfredo di fine luglio. Quel giorno io ero in Romagna con gli altri e sul percorso c’era il mio maestro, Marcello Massini. Prendeva i tempi e mi ha chiamato quando l’ha visto passare. E con quel suo tono furbo, mi ha detto: «Se non vince, ci va vicino!». Marcello è sempre in gamba, ci vediamo spesso, ogni 3-4 giorni è a casa mia…

Gabriele Balducci in una foto… d’epoca: con Antonio Nibali, ancora U23: è il 2013
E’ il 2013: Balducci con Antonio Nibali
Vuol dire, Balducci, che adesso Nieri ve lo portano via?

Lui è uno di famiglia, non lo porta via nessuno. Ma qualcuno l’ha notato. Dopo la Strade Bianche siamo andati un giorno ad allenarci con la Ef Pro Cycling, che si era fermata per una settimana in Toscana, perché Alberto Bettiol ci sta davvero tanto vicino. E Fabrizio Guidi è rimasto colpito. Vedremo. Se son rose…

Hai parlato di Massini, ma resta Franceschi il vero riferimento di Mastromarco?

E ci mancherebbe! Carlo è in regia, un’istituzione. E il suo sguardo, per quello che sa e quello che ha fatto, per questi ragazzi è un grandissimo valore aggiunto…

Emiliano Borgna, Edita Pucinskaite

Borgna-Fci: lavoriamo insieme per i giovani?

21.11.2020
5 min
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Emilliano Borgna è il presidente di Acsi Ciclismo e in questo periodo si sarà sentito tirare idealmente per la giacca. Acsi è un’associazione che raggruppa un significativo numero di organizzatori di eventi amatoriali e recentemente, con l’appoggio di Nalini, ha dato vita a un circuito di Gran Fondo da febbraio a settembre. Nella foto di apertura, Borgna è con Edita Pucinskaite, iridata a Verona 1999, la cui Gran Fondo dal 2020 è con Acsi.

Fci e amatori

Fra i temi cari ai candidati alla presidenza della Federciclismo, quello di riportare gli amatori e i cicloturisti alla casa madre è abbastanza ricorrente e spiegato in vario modo. E al di là del nobile intento, il dato che resta e fa pensare è che i cicloturisti e gli amatori sono gli unici che pagano. Per affiliarsi. Correre. Fare attività. Riportarli a casa potrebbe avere un valore economico non trascurabile. La Fci può avere effettivo giovamento nel riunirli sotto la sua egida o ne risulterebbe appesantita, perdendo di vista lo scopo olimpico?

Emiliano Borgna, GF Squali, Acsi
Emiliano Borgna, alla GF Squali affiliata all’Acsi
Emiliano Borgna, GF Squali, Acsi
Borgna alla GF Squali, affiliata Acsi

Nei giorni successivi alle interviste di Martinello, Di Rocco, Dagnoni e Isetti, più di un corridore ci ha contattato, infatti, chiedendo se abbia senso far confluire gli amatori all’interno di una Federazione che ha come fine ultimo la partecipazione alle Olimpiadi e la formazione di atleti che alle stesse un giorno possano arrivare. Non avrebbe più senso ricordarsi di quando si facevano i Giochi della Gioventù e investire sui giovani, piuttosto che rincorrere adulti che in taluni casi pensano di essere campioni?

La posizione è ovviamente estrema e viene da ex professionisti, ma un passaggio con Borgna, che fra le Gran Fondo ha il suo pane quotidiano, andava fatto.

Avvocato, che cosa pensa della problematica?

Penso che il settore amatoriale debba tornare tale, anche se l’Uci inventando le prove di World Series ha sdoganato l’agonismo. Ma quella sfera va lasciata ai professionisti e ai giovani che nel ciclismo possono avere un futuro. La Fci ha finalità olimpica, che cosa se ne fa degli amatori e dei cicloturisti in quest’ottica?

Che futuro immagina per le Gran Fondo?

Devono essere eventi molto partecipati per valorizzare i territori in cui si svolgono. Non credo si debba alimentare l’agonismo. Genera comportamenti eccessivi e diventa un deterrente per la stessa partecipazione. Le strade sono piene di bici e di neofiti. Se uno che non ha mai corso va al via di una prova in cui si parte a 70 all’ora, secondo voi continua o butta via la bici?

Partenza Arco Acsi
Le Gran Fondo tornino eventi che aggregano e fanno promozione
Partenza Arco Acsi
La Gran Fondo è la miglior promozione del territorio
Perché tante Gran Fondo hanno lasciato la casa madre e hanno bussato alla vostra porta?

Lamentano costi molto alti e la troppa burocrazia, che ammazza gli eventi. Noi ci occupiamo anche di questi aspetti, seguiamo per loro i protocolli delle varie richieste. Non basta più il foglio A4 di una volta. Adesso le amministrazioni vogliono sapere tutto e stare appresso a questi aspetti è un lavoro. Che noi facciamo per i nostri associati.

Pensa che esista un’alternativa alla lite?

Lo spero davvero tanto. Ho parlato con Silvio Martinello e Rosario Fina, candidato al Comitato regionale siciliano. Siamo in una fase in cui si può davvero collaborare. Si possono immaginare organizzazioni parallele, come a volte facciamo. Sfruttando la logistica della Gran Fondo, abbiamo fatto gare giovanili. E a quel punto la domenica della Gran Fondo diventa una festa di sport per tutta la famiglia.

Una delle grosse contestazioni è che un tempo i papà portavano i figli a correre, oggi i campioni sono loro.

Perché tutti vogliono la foto su Facebook, mentre l’attività amatoriale dovrebbe tornare su altri binari. Mi rendo conto che si spendono soldi importanti per tecnologie eccezionali, ma questo non sfocia per forza nelle liste rosse e nelle leghe fra manifestazioni. Su questo gli organizzatori sono uniti. Una volta l’ex professionista che dominava veniva mitizzato, oggi è guardato con fastidio. E crea problemi.

Di che tipo?

Per la chiusura strade. Di solito dopo 15 minuti dal passaggio dei primi, viene riaperto il traffico. E capirete che un Tommaso Elettrico scava subito quel margine e ti ritrovi con l’80 per cento del gruppo nel traffico. Bisogna ampliare questo margine, dare modo alla gente di vivere certi eventi con la giusta calma, di godersi i posti. Le Gran Fondo che non danno fastidio sono quelle organizzate a braccetto con le Amministrazioni locali, che ne approfittano per valorizzare il proprio territorio. La prima cosa da fare è proprio parlare con loro.

Gara giovanissimi Imola (foto Max Fulgenzi)
Le Gran Fondo dovrebbero sempre ospitare gare di giovanissimi (foto Fulgenzi)
Gara giovanissimi Imola (foto Max Fulgenzi)
Gran Fondo e attività di base: si può collaborare (foto Fulgenzi)
Quindi promozione e non agonismo?

L’agonismo in bici ci sarà sempre, ma non va spinto troppo oltre. Il ciclismo amatoriale deve e può essere la spinta perché lo sport popolare riparta. Per questo Nalini ha deciso di stare al nostro fianco nell’appoggiare un circuito in cui chi si iscrive avrà comunque un capo di abbigliamento dedicato, anche se per Covid si dovesse chiudere di nuovo. Gli eventi devono essere l’occasione di offrire temi diversi, come le experience che può offrire Paolo Bettini o approfondimenti sulla sicurezza con Marco Scarponi.

Quindi leggendo le dichiarazioni dei vari candidati?

Dico loro: incontriamoci. Ho visto che hanno tagliato i costi di affiliazione per avvicinarsi agli Enti. Spero solo che chiunque sarà eletto abbia voglia di ascoltare. Se un marito trascura la moglie e quella va con un altro, la colpa non è solo della moglie e dell’amante. Io sarei contento di collaborare, ma per farlo bisogna essere in due.

Renato Di Rocco, David Lappartient, Madonna di Campiglio, Giro d'Italia 2020

E Di Rocco, cosa fa: si candida oppure no?

02.11.2020
4 min
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Di Rocco è il padrone di casa e come tale parla. E’ presidente della Federazione dal 2005 e in precedenza ne era stato per 17 anni Segretario generale: nessuno meglio di lui ne conosce i meccanismi. E visto che a metà febbraio si dovranno rieleggere i vertici federali, due parole con lui serviranno a introdurre il discorso. A contendergli il primato saranno Silvio Martinello, che lo ha annunciato, mentre si muovono ancora sotto traccia le candidature di Cordiano Dagnoni, attuale presidente del Comitato lombardo, e Daniela Isetti, Vicepresidente Vicario e guida del Centro Studi. Di Rocco dovrebbe passare al primo turno con il 55 per cento dei voti, se non riesce ma supera il 50% può partecipare al secondo turno, se resta sotto al 50% invece è fuori. Bisognerà capire pertanto se la frammentazione sarà per lui un vantaggio o una condanna. Tuttavia quel che resta dopo averci parlato è la sensazione che, malgrado gli ostacoli di percorso che potrà incontrare, abbia in mano il timone più saldamente di quanto si pensi.

Partenza da Alba, Giro d'Italia 2020
Partenza da Alba, il Giro d’Italia ha garantito sicurezza agli atleti
Partenza da Alba, Giro d'Italia 2020
Il Giro ad Alba, giusto distanziamento

Ministro contro

Renato è saggio e anche furbo. Per cui dal tema elezioni si tiene alla larga, volendo prima lasciar scoprire i suoi avversari. La prima insidia, apparentemente sventata, era la riforma con la quale il Ministro dello Sport Spadafora voleva limitare i mandati.

«Ma credo che oramai non passi più – dice Di Rocco – anche perché gli altri sono stati quasi tutti rieletti. Quello che mi preme dire adesso è che l’anno si chiude con un bilancio insperato e con riconoscimenti importanti per la Fci. A cominciare da quello di Bach, presidente del Cio, che già due volte ha indicato il modello dei mondiali di Imola 2020 come una linea da seguire. Siamo stati noi del ciclismo a ripartire dopo il lockdown, senza i tanti proclami di federazioni più ricche».

Tutti lo salutano

Tutto quello che è successo di buono nel ciclismo italiano va ascritto alla sua gestione e alle capacità di Davide Cassani. Niente da dire. Il tema delle elezioni è presente nei ragionamenti, ma viene saggiamente gestito.

«Il Coni – dice – ha stabilito pochi giorni fa che le assemblee elettive si faranno in presenza, per cui a breve si inizierà con quelle provinciali e poi a salire con le regionali. Si va alle elezioni con grande preoccupazione, perché adesso il primo obiettivo dovrebbe essere fare le gare e confermare le affiliazioni. Quanto a me, dovevo fermarmi già quattro anni fa, ma c’era del lavoro da completare che ci sta portando sul podio delle discipline olimpiche. Non sono un uomo solo al comando, nel Consiglio federale ci sono profili importanti a tutti i livelli. Chi dice il contrario non conosce bene la realtà del ciclismo. Tutti hanno avuto deleghe che hanno esplicitato con grande competenza. E poi finché vado alle corse e vengono a salutarmi, vuol dire che tanti nemici in giro non ne ho».

Giulio Ciccone, Giro d'Italia 2020
L’assenza di Ciccone ha indebolito la presenza italiana ai vertici della corsa rosa
Giulio Ciccone, Giro d'Italia 2020
L’assenza di Ciccone è pesata molto

Candidato o no?

Il dirigente e il suo spessore non si discutono, così come non si può nascondere il fatto che davanti a un governo così forte il salutare dipenda dall’educazione, ma anche dall’opportunità di mantenere buoni rapporti.

«Può darsi – sorride – ma proseguendo… devo ancora pensare se candidarmi o meno. Preferisco per ora un basso profilo e riconoscere che in questa situazione siamo stati bravi anche ad anticipare le situazioni. A maggio in tutta fretta trasformammo le gare regionali in nazionali e quando subito dopo il Dpcm stabilì che si potessero fare le gare da nazionali in poi, eravamo a posto. Qualcosa l’avevamo capita. Qualche corsa è saltata, altre si sono fatte. Eppure per i tamponi e il resto abbiamo sostenuto costi importanti. E anche il Giro d’Italia ha dimostrato che il protocollo italiano è vincente».

Silenzio sul Sud

II Sud sta male, anche nel ciclismo. Su questo c’è poco da dipingere, ma Di Rocco inquadra il discorso da un’altra ottica.

«In rapporto ai numeri – dice – è vero. Ma una volta, tanti anni fa, era tutto più bello perché c’erano i contributi regionali. La Sicilia si sta riprendendo, non solo su strada. Ormai il 47 per cento dei nostri tesserati viene dal fuoristrada e tanti sono nella Bmx. Stiamo cercando di far crescere le società, con la sicurezza stradale come fronte più caldo. Verso i ciclisti si respira esasperazione, che ora se non altro condividiamo con i monopattini. Le bici vanno a ruba, non si sta dietro alle consegne».

Norme anti Covid, transenne alla partenza
Il ciclismo è ripartito con le giuste attenzioni

Ganna e Ciccone

Sul tema dei ciclismo giovanile in crisi, l’approccio è morbido e al momento giusto bisognerà riparlarne.

«Non si è esaltato abbastanza Ganna – dice – che ha vinto tre crono, una tappa di montagna e pochi giorni prima il mondiale e potrebbe vincere due ori olimpici. Ci è mancato Ciccone, che sarebbe stato una garanzia. Ci sono Ballerini e Battistella. Abbiamo 700 ragazzi, mentre all’estero ne hanno 70 e li gestiscono nei centri federali. Ci sono Paesi emergenti con scuole dello sport governative…».

Come era da noi ai tempi della Scuola dello Sport del Coni, che Di Rocco ben conosce essendo per giunta un Maestro dello Sport. Come prima chiacchierata va bene così. Sul farsi del tempo, inizieremo a tirare i fili giusti, capitolo dopo capitolo. Per ora ci godiamo le elezioni americane, gli sgoccioli della stagione su strada e l’avvio (speriamo) di quella invernale.

Thomas Bach

Bach loda l’Italia, poi la polemica

29.09.2020
3 min
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Thomas Bach è piombato sul mondiale di Imola 2020 come una rockstar, circondato da una folta schiera di accompagnatori fra cui il presidente della federazione italiana Di Rocco e del Coni.

Giovanni Malagò ha sfruttato l’occasione per illustrargli (dal suo punto di vista) la volontà di riforma del Comitato Olimpico da parte del Governo. Questo ha scatenato una polemica a mezzo stampa di cui forse Bach avrebbe fatto a meno e che sarebbe meglio appianare alla svelta. Con la sensazione che lo stesso capo dello sport mondiale si sia trovato in mezzo al braccio di ferro tra il Coni e chi governa il Paese.

Il Cio contro il Governo

«Siamo molto preoccupati – ha detto con pacatezza – per la situazione del Coni e il suo funzionamento secondo la nuova Riforma chiesta dalla politica. Un Comitato olimpico che non sia indipendente e sia piuttosto sottoposto a ordini da enti esterni, non rispetta la Carta Olimpica. Avevo un meeting in programma il 15 ottobre con il ministro dello Sport, Spadafora, ma francamente in questo momento non vedo le condizioni per fare questo incontro. A inizio mese avevamo scritto una lettera al Ministero dello Sport esprimendo la nostra preoccupazione ma non abbiamo avuto risposte».

Longo Borghini_Thomas Bach
A Imola, Bach si congratula con Longo Borghini, bronzo su strada
Longo Borghini_Thomas Bach
Scortato da David Lappartient, Bach si congratula con Longo Borghini, bronzo su strada

Il Governo contro il Cio

La risposta del Ministro è arrivata in tempi insolitamente rapidi. 

«Bach – ha detto – sta in modo inusuale e poco istituzionale parlando di una bozza di legge che francamente stento a credere che abbia personalmente letto. Se invece davvero così fosse, indichi con chiarezza assoluta in quali punti la bozza non rispetta la Carta Olimpica, oppure eviti di trascinare il Cio in un dibattito davvero poco edificante per una istituzione così importante.

«Del resto se per Bach l’autonomia del Comitato Olimpico in Bielorussia non è in discussione, figuriamoci in Italia. Il Testo Unico invece, come puntualmente scritto nella lettera che è stata inviata al Cio nelle scorse settimane, affronta e risolve positivamente proprio alcune delle questioni sollevate da Bach. Gliene chiederò conto in una lettera che gli invierò domani stesso.

«Condivido invece che non ci siano condizioni al momento per alcun incontro, che del resto non era assolutamente previsto né nella data del 15 ottobre né in altra data».

Ci sono in ballo le Olimpiadi invernali di Cortina 2026 per le quali si è messo sul chi va là anche il Presidente del Veneto, Luca Zaia. Ma la polemica ha solo sfiorato il mondiale, nei cui confronti Bach ha avuto parole di elogio.

Per fortuna c’è il ciclismo

«Il ciclismo – sottolinea Bach – ha svolto un ruolo molto particolare. C’è stato il Tour de France e poi i mondiali, i due eventi finora più complessi a livello internazionale. Il loro successo ci dà molta fiducia. Vorrei ringraziare l’Uci per essersi assunto questa responsabilità e aver organizzato in modo molto responsabile. E anche i nostri amici italiani per aver stabilito un altro record olimpico, organizzando un evento ben riuscito come questo in appena due settimane. Questo è un miracolo che hanno fatto e dimostra l’efficienza del sistema sportivo in Italia».