Viaggio in Pirelli, seconda parte: i segreti di Bollate

10.11.2024
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BOLLATE – Fra qui e Bicocca, dove ha sede il quartier generale di Pirelli, ci sono circa dieci chilometri di tanta industria e parecchio artigianato. Per dare un’idea, nel mezzo c’è anche Cusano Milanino, storica sede di De Rosa. Lo stabilimento in cui vengono effettivamente assemblati gli pneumatici ciclo d’alta gamma è una costruzione vasta, bassa e silenziosa che sorge a pochi metri dalle case. La facciata principale è a mattoncini rossi come quando fu costruita nel 1960, poi però la struttura è stata ingrandita e ingrandita ancora, immaginando un aumento della produzione.

Ci accoglie Stefano Gadda, CEO di P.I.P. (la società che unisce le due fabbriche italiane di Pirelli: Settimo Torinese e Bollate) e direttore di stabilimento. Un breve briefing in una sala riunioni e poi comincerà il nostro giro nei capannoni in cui nascono gli pneumatici di qualità superiore. Gli altri vengono affidati ad altre aziende, previo utilizzo esclusivo del know-how e delle mescole Pirelli.

«Bollate nasce nel 1960 – spiega Gadda – e realizza fino al 1985 i prodotti diversificati in gomma di Pirelli. Quando Bicocca smette di essere un polo produttivo, questa diventa una fabbrica totalmente automatizzata per auto. Ma non era possibile svolgere qui la produzione di pneumatici per auto di lusso, per cui nel 2018 Bollate entra nel business del ciclismo. Prima con coperture da strada e ora anche gravel e mountain bike».

La sicurezza prima di tutto

Bollate ha una superficie coperta di 30 mila metri quadrati. Il passaggio al ciclismo non è stato immediato ed è passato attraverso una fase di formazione. Il personale era abituato a realizzare gomme per auto di 15 chili e si è ritrovato di colpo a doverne fare di 300 grammi. Cambia l’approccio. Così come trattandosi di una fabbrica nel centro di un paese, un grosso investimento è stato fatto sul fronte della sostenibilità. I prodotti che escono da qui, ci confermano, sono certificati FSC: specifica per il settore forestale e i prodotti derivati dalle foreste come la gomma.

«Oltre alla sostenibilità – prosegue Gadda – il valore cui teniamo di più è la sicurezza. Non abbiamo avuto incidenti negli ultimi quattro anni e badate bene che parliamo comunque di una realtà industriale, fondata sulla fabbrica. Gestire gli infortuni è senz’altro superiore al marketing».

All’interno della fabbrica troveremo una serie di biglietti scritti dai dipendenti che si scambiano fra loro dei consigli sul tema e sono diventati addirittura una grande parete in cui la loro saggezza e gli sforzi dell’azienda documentano la ricerca si sicurezza.

Sette giorni su sette

Anche qui, soprattutto qui non si fanno foto. L’esclusività sta nelle macchine con cui vengono confezionati gli pneumatici: progettate e costruite in esclusiva per Pirelli. Per cui la prima parte del capannone è un colossale androne che conduce allo stabilimento vero e proprio. Una parte è dedicata alle gomme per auto: le spugne insonorizzanti vengono applicate qua. Poi, oltre quella grande porta sul fondo, il segreto prevale sulla curiosità.

Bollate è suddivisa in quattro macro aree: taglio, assemblaggio, vulcanizzazione, controllo. Si lavora sette giorni su sette: uno schermo sopra alla postazione del capo squadra indica ai dipendenti quale sia la postazione loro assegnata. Accanto alla sua postazione, c’è un’area in cui vengono fatti aggiornamenti su varie tematiche, dall’ottimizzazione del lavoro alla sicurezza.

Quando entri, non hai la sensazione di essere in una fabbrica. Scherzando chiediamo se abbiano fatto sparire la fuliggine visto il nostro arrivo, ma pare che qui dentro sia sempre così pulito, luminoso, aerato, inodore. Dopo aver sbirciato fra le novità in arrivo, si parte per la visita. Noi l’abbiamo iniziata dalla fine, ma proveremo a raccontarvela in ordine cronologico perché il processo risulti chiaro.

Prima fase: il taglio

La carcassa è un tessuto molto sottile. E’ avvolta in bobine la cui vita è di cinque giorni al massimo, prima che il materiale perda le sue proprietà. Per il taglio si usano macchine provenienti dal mondo della tessitura: le uniche qui dentro che non siano state realizzate su specifiche di Pirelli.

Per il taglio del battistrada si ricorre invece a una macchina che si chiama Triplex. La mescola viene caricata e una vite senza fine la spinge nel bocchettone, che ha varie forme: un po’ come avviene con la macchina per la pasta all’uovo. Il battistrada così formato scorre sul nastro mentre un aspiratore porta via il fumo: non si percepisce alcun tipo di odore.

Una volta estruso tramite il passaggio nel bocchettone, il battistrada va nella vasca di raffreddamento, la cui acqua viene costantemente messa in ricircolo. Dopo la fase di asciugatura che avviene tramite un soffiatore, viene effettuato un passaggio al metal detector per evitare che nella mescola durate l’estrusione non sia finita una particella metallica. Allo stesso modo una verifica molto importante è che non ci siano stirature che renderebbero il materiale inaffidabile nella fase di assemblaggio.

Seconda fase: la vulcanizzazione

La vulcanizzazione avviene all’interno di cabine sigillate e non prevede intervento umano: il robot che opera la suo interno è brevettato Pirelli. Pare che non tutte le aziende mondiali del settore possano vantare questo primato e immaginare un operaio che prenda con le mani la gomma vulcanizzata a 170 gradi e la sposti fino al passaggio suggestivo rende quel che vediamo molto apprezzabile. Ogni isola di produzione ha 12 stampi, in modo che si possa lavorare a 12 misure di pneumatico.

L’operatore, che gestisce tre robot, riceve il pezzo da vulcanizzare. Scansiona il bar code e se la luce è verde, si può cominciare. Il robot prende il crudo e lo depone nella forma in cui avviene la vulcanizzazione. Il ciclo dura 3 minuti per una gomma da strada, 5 per la mountain bike. Finita la prima fase, il robot preleva il pezzo caldo e lo sposta. La produzione giornaliera oscilla fra 2.000-2.500 pezzi al giorno.

Nonostante le temperature, all’interno della cabina non si vedono fumi e tantomeno dall’esterno si percepiscono odori. Il fumo viene aspirato e ripulito, affinché non produca odori o sostanze nocive.

L’interno della fabbrica è lindo e pinto, più di un ospedale: raro vedere ambienti come questo (foto Pirelli)
L’interno della fabbrica è lindo e pinto, più di un ospedale: raro vedere ambienti come questo (foto Pirelli)

Terza fase: l’assemblaggio

L’assemblaggio avviene grazie a 12 macchine. Sopra ciascuna di esse si trova un display che riporta tutti i dati di lavorazione, inclusi lo scarto e gli obiettivi giornalieri. In questo modo è possibile verificare il lavoro su ogni macchina e probabilmente anche verificare l’efficienza dell’operatore. Ogni prodotto ha il suo bar code e anche la sua ricetta.

Il primo strato da cui si inizia a costruire una gomma per bici si chiama SpeedCORETM, una struttura tubeless-ready sviluppata da Pirelli e derivata dall’esperienza automobilistica. Si tratta di uno strato sottile e impermeabile di miscela di gomma infusa di particelle di aramide. Speed Core copre la parte interna dello pneumatico e grazie all’aramide nella miscela di gomma, consente una migliore resistenza meccanica.

Il filetto si costruisce con diversi giri di filo di kevlar: il numero dei giri dipende dalla specifica impostata sulla macchina per il tipo di pneumatico. Dopo aver costruito il filetto, l’operatore applica a mano i materiali di rinforzo, come ad esempio lo strato antiforatura. Poi viene applicato uno strato abrasivo che va a contatto con il cerchio, infine viene applicata la fascia del battistrada. La striscia che avrà il compito di rotolare sull’asfalto e garantire la tenuta della bicicletta in questa fase sembra un nastrino da regalo. A questo punto si applica il bar code e poi si passa alla stampa, che avviene mediante trasferimento e riporta sul fianco dello pneumatico il brand e il marchio.

Quarta fase: il controllo

Nell’area di controllo, il primo livello prevede la verifica a mano ogni copertone prodotto. Gli addetti guardano l’interno e anche l’esterno: se riscontrano anomalie, passano il prodotto a un secondo controllo più approfondito. Il terzo livello di verifica viene eseguito a campione. Ogni processo interno è sottoposto a sua volta a verifica e ottimizzazione da parte di gruppi di lavoro che si occupano di rendere migliori le fasi produttive.

All’interno di ogni pneumatico viene applicato un bar code, nel cui codice sono riassunti le fasi di processo, il personale che lo ha realizzato e i materiali utilizzati. Non sfugge niente e se il controllo riscontra un problema, la lettura del bar code ferma la gomma difettosa, che viene indirizzata a un banco di verifica successiva. Una gomma Pirelli nasce in questo modo e fra i banchi in lavorazione ne abbiamo viste anche alcune non ancora sul mercato. Purtroppo però non ci sono immagini, per trovarle bisognerà aspettare il lancio ufficiale…

Viaggio in Pirelli, prima parte: i segreti del quartier generale

09.11.2024
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MILANO BICOCCA – Il quartier generale di Pirelli è una città nella città. All’esterno ci sono l’Università e l’ospedale Niguarda, ma quando varchi l’ingresso dell’azienda che produce le gomme per la Formula Uno e vieni dotato del tuo badge, capisci di essere in una dimensione a parte. Qui lavorano 1.200 persone, in un ambiente che ti fa quasi venire voglia di farne parte. Dopo la pandemia e la diffusione dello smart working difficilmente li trovi tutti insieme, ma nei vialetti del giardino all’ora di pranzo c’è un vivace andirivieni per la mensa. Siamo qui per osservare, conoscere e capire. Oltre alle gomme per le monoposto più veloci e le auto di lusso, qui si studiano anche le coperture per le bici di alta gamma: strada, gravel e mountain bike. Ed è curioso capire in che modo le due tecnologie possano convivere.

Inizia un viaggio di tre puntate nel mondo Pirelli. In questo primo articolo vi diremo del quartier generale di Bicocca. Poi ci sposteremo nello stabilimento di Bollate, dove le gomme vengono prodotte. Infine, facendo un ideale passo indietro, vi racconteremo della Fondazione Pirelli: luogo di storia, memoria e cultura.

Il quartier generale

A Bicocca ci sono gli uffici e i laboratori: questo è il cuore dell’azienda. Tutti i reparti sono trasversali e coordinati da specifiche sezioni di ricerca e sviluppo. Messa da parte la Formula Uno, che per forza di cose è una nicchia sia pure molto importante, il cuore della produzione è occupato dalle gomme per auto di lusso. Te ne rendi conto quando entri nell’area dei laboratori, dove è vietato fare foto e semmai ce le darà l’ufficio stampa. Si possono fare domande, ma dato l’alto tasso di… interesse fra aziende concorrenti, la macchina fotografica resta nello zaino. Ci fa da guida Samuele Bressan, una storia da designer che, dopo un’immersione nel mondo del ciclo e sue aziende, è entrato in Pirelli nel mondo tyre ed è Head of Global Marketing della divisione ciclismo.

Qui si opera per lo sviluppo della materia prima, con produzione minima di provini di mescole per eseguire i test necessari. Si provano le proprietà chimiche, innanzitutto, per controllare che si rispettino gli indicatori di prestazione e le proprietà. Come in tutte le aziende di settore, si lavora anche con il cosiddetto reverse engineering. Si studiano cioè le gomme dei concorrenti, con macchine che eseguono scansioni per evidenziarne le proprietà. E mentre al piano in cui ci troviamo vengono eseguite le prove statiche, al meno 2 si svolgono i test dinamici.

Hookless, perché no

I macchinari per le prime hanno funzionamento intuitivo e permettono già di intuire il comportamento della gomma e l’effettiva bontà della sua realizzazione.

Il profilometro ha un laser che gira attorno alla gomma e offre il profilo in gonfiata per studiare la pressione in base alla tipologia del cerchio. Nel caso di gomme per la Mtb uno degli aspetti che si valutano è l’inclinazione del tassello laterale. Per farlo si utilizzano cerchi in commercio, ma ancora di più quelli da laboratorio (detti da “sala macchine”) che sono ben più pesanti e non hanno deformazioni.

La macchina per lo studio del tallone ha elementi che spingono concentricamente verso l’esterno. Espandono la gomma e generano il grafico della deformazione del materiale, utile sia come collaudo che come messa a punto. In questo caso si riesce ad esempio a lavorare sulla pressione di scoppio. Il tallone che si dilata sale lungo il profilo interno del cerchio e più sale e più spinge verso l’esterno. La deformazione della spalla è una voce importante proprio nel ciclismo, dato che il montaggio a mano amplia la dilatazione. In teoria, questo studio renderebbe possibile la produzione della gomma perfetta per ciascun cerchio, ma vista poi la difficoltà di venderli in accoppiamento esclusivo, il discorso diventa utopico prima ancora di essere affrontato. Ed è il motivo per cui l’utilizzo generalizzato di cerchi hookless resta inaffidabile, non potendo contare sull’accoppiamento perfetto.

Pressioni da moto

Grazie al banco ottico si ricava l’impronta della gomma a terra: con la possibilità di valutare il passo fra gli intagli del battistrada. L’immagine ha colori diversi in base alla pressione del singolo punto. Il giallo denota la pressione maggiore e da questa mappa cromatica si evidenzia quanto sia mediamente elevata la pressione su una gomma da bici rispetto a quella di un’auto. L’impronta della bici è tutta gialla, mentre l’auto ha anche dei punti azzurri, quindi più… scarichi. Questo fa capire che nel realizzare la mescola per un copertoncino da corsa sia necessario avere una grande resistenza meccanica, al pari di quanto avviene per costruire la gomma anteriore di una moto.

Lo strumento che misura le rigidezze, con la gomma montata su un mandrino e il banco che si muove e genera pressione, produce il grafico della resistenza della gomma: la sua risposta alla sollecitazione. Questo permette a chi fa le mescole di avere i paramenti da confrontare con l’esito dei test outdoor che si svolgono nella pista di Giarre, ai piedi dell’Etna. Ne abbiamo parlato a proposito dello sviluppo dei P ZERO Race, ricodate? Qui infatti si incontrano le condizioni ambientali più disparate eppure ripetibili affinché il test, su bici strumentate e grazie alla sensibilità di chi le usa, siano confrontabili con quelli di laboratorio.

Sulla destra, dietro la rete, c’è il rullo: la gomma gira nel test di endurance (foto Pirelli)
Sulla destra, dietro la rete, c’è il rullo: la gomma gira nel test di endurance (foto Pirelli)

Gli stessi standard

Al piano di sotto, le gomme lavorano sul serio. Senza entrare troppo nel mondo della fisica, affinché un test sia credibile occorre che si svolga in un ambiente isolato, che non risenta cioè della presenza degli elementi circostanti. Per questo tutte le stazioni di test poggiano su una base di elastomeri che si trova al piano inferiore e permette alla stazione stessa di non risentire ad esempio della rigidità del pavimento. Qui si prova veramente di tutto.

Si passa da una sala insonorizzata – semi anecoica, perché il pavimento non è privo di eco – in cui si misura il rumore del rotolamento della gomma a terra. La valutazione viene effettuata sulla singola gomma, ma anche sul veicolo intero, registrando la rumorosità al suo interno. Per questo, dentro le gomme per auto di alta gamma, vengono montate delle spugne insonorizzanti con la tecnologia del PNCSTM Pirelli Noise Cancelling System, che dimezza la rumorosità dell’auto.

Nella stazione di endurance, la gomma gira con un rullo che le impone la velocità. Sono test di integrità, che evidenziano la tenuta della struttura. Può capitare che alla fine dei cicli impostati, la gomma esternamente risulti integra, ma la carcassa sia eccessivamente stressata. Il dettaglio che colpisce è che qualsiasi gomma Pirelli deve sottostare agli stessi standard, che sia per auto di lusso come pure per la bicicletta da corsa.

Ai test sul banco faranno seguito quelli sul campo (foto Pirelli)
Ai test sul banco faranno seguito quelli sul campo (foto Pirelli)

Simulatore per bici

Una delle stazioni che meno ha a che fare con la bici (anche se si sta lavorando per costruirne una su misura) è il simulatore, in cui la gomma gira su un nastro che sterza, si inclina, slitta e mette a punto i dati che la Formula Uno utilizzerà per il simulatore di guida in 3D e poi nei test effettivi. Non potendo più effettuarne in numero illimitato, si cerca di riprodurre tutte le variabili in laboratorio e gli scarti con il mondo reale sono davvero minimi, permettendo di fare meno prove in fase di progettazione. Presto una stazione così ci sarà anche per le biciclette.

Nell’ultima stazione, un laser misura la temperatura di alcuni punti della gomma durante il rotolamento. Lo studio delle temperature permette di lavorare sull’impatto del rotolamento sull’ambiente.

Memorie del passato

Qui si costruivano le gomme. E le gomme dopo essere stata lavorate dovevano raffreddarsi, per cui a partire dal 1950 venne realizzata la torre di raffreddamento in cui si recuperava il vapore necessario alla produzione degli pneumatici. Oggi la torre c’è ancora, ma è diventata auditorium, sala riunioni e spazio per eventi. E’ stata rinchiusa in un cubo di cristallo e cemento che la rende visibile da lontano e ne mantiene vivo il ricordo. Fa tutto parte della riqualificazione dell’area, che fa di questo posto anche un luogo di cultura.

Della produzione parleremo nel prossimo articolo, visitando lo stabilimento di Bollate. Per ora ci aspetta il pranzo in mensa, che ha due livelli e ti fa venir voglia di prenotare e portarci la famiglia.

Nuova Ostro VAM, pronta a tutto, ottima ovunque

13.07.2024
6 min
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Il test a lungo termine della rinnovata Ostro VAM di Factor prende forma. L'abbiamo portata alla frusta anche all'interno del nuovo tracciato della Sportful Dolomiti Race, una delle granfondo più esigenti e con tantissimi chilometri di salita, più di 80 spalmati sui 200 del percorso lungo. Vediamo come è andata...

FELTRE – Il nostro test di lunga durata della Factor Ostro VAM si conclude alla Sportful Dolomiti Race (tracciato lungo e inedito), di sicuro una delle granfondo più dure in ambito europeo.

Perché una granfondo con così tanta salita? Perché la nuova Ostro ci ha sorpreso positivamente in questi mesi di prova, soprattutto quando la strada sale e considerando che argomentiamo una bici che nasce aero, il feedback non è banale. Entriamo nel dettaglio della prova.

Il test della nuova Factor Ostro VAM si conclude con la granfondo più dura
Il test della nuova Factor Ostro VAM si conclude con la granfondo più dura

La nostra Factor Ostro VAM

Una taglia 54, con il nuovo cockpit integrato BlackInc. e la trasmissione Sram Red AXS di ultima generazione (50/37 e 10/33, power meter Quarq). Reggisella Factor specifico con arretramento zero (sella di Selle Italia modello SLR) e ruote Zipp 303S gommate con gli pneumatici Zipp specifici per hookless. L’ultimissima parte della prova abbiamo montato le ruote DT Swiss ARC38 1100 Dicut (gommate tubeless Pirelli PZero Race RS), in modo da utilizzare una configurazione maggiormente adatta ai quasi 5000 metri di dislivello positivo della competizione dolomitica (riducendo anche il peso). Il valore alla bilancia rilevato (pedali Time inclusi) è di 7,3 chilogrammi (7,6 con le Zipp).

Da sottolineare alcuni dettagli della Ostro, ad esempio il movimento centrale CeramicSpeed, azienda che firma anche tutto il comparto rotante della serie sterzo con la versione SLT (prodotto a nostro parere eccellente). Difficile dare un prezzo alla bici completa, mentre il kit telaio Premium ha un valore di listino di 5799 euro (telaio, forcella e serie sterzo, reggisella e manubrio BlackInc.)

Un compromesso di alto livello

Molto differente dalla versione precedente, la rinnovata Factor Ostro VAM è una bici che nasce per essere aero che eccelle un po’ ovunque. Se messa a confronto con la versione più anziana è più leggera, guidabile e precisa sull’avantreno ed è maggiormente equilibrata, pur mantenendo quella grossa differenza di elasticità del telaio tra anteriore e posteriore.

Traducendo, abbiamo una bici veloce nei tratti pianeggianti che offre dei vantaggi tangibili quando è necessario fare velocità e watt, ad esempio sui saliscendi continui. Non è una bici da scalatore nel senso più puro del termine, ma ha un peso ridotto e non ha una rigidità estrema che “picchia” sulla schiena. Si adatta parecchio bene a diverse tipologie di allestimenti, anche con le ruote più basse da salitomane.

Tanta progressività, non comune per una bici aero
Tanta progressività, non comune per una bici aero

Briosa, non cattiva

Il carattere da cavallo da corsa si percepisce soprattutto sulla sezione davanti. La forcella è rigida, ma non è un mattone. La zona dello sterzo è un blocco sul quale fare affidamento e tanto sostenuta, eppure insieme alla forcella è la porzione che è cambiata di più nei termini della resa tecnica. L’avantreno è un compasso quando la velocità è alta e la strada obbliga a cambiamenti continui di traiettoria. Una bella sorpresa con un performance decisamente superiore alla media della categoria delle bici aero.

Qui a nostro parere entra in gioco anche un manubrio, ben fatto e certamente rigido, ma non eccessivo nella chiusura/svasatura superiore dei manettini del cambio. La Ostro VAM è una di quelle bici da agonista che permette di correggere la traiettoria ed eventuali errori (non un dettaglio da poco).

Dietro è più morbida

Se l’anteriore è al pari di una lama che entra nel burro, il posteriore è decisamente diverso, più morbido, confortevole e “quasi” elastico. Non è un fattore così comune per questo livello di biciclette, considerando che proprio l’elasticità così come la descriviamo compare a prescindere dalle ruote utilizzate.

Un vantaggio nel lungo periodo e quando si decide di affrontare tanta salita e gli scatti prendono la forma di progressioni. Uno svantaggio sulle accelerazioni perentorie, perché la bici tende a sedersi leggermente, anche se è bene sottolineare che non si scompone minimamente, neppure quando l’asfalto è in condizioni pessime.

L’ultima fase del test con le DT Swiss ARC38
L’ultima fase del test con le DT Swiss ARC38

Geometria a favore della sfruttabilità

Per contestualizzare meglio un retrotreno più morbido ed elastico, che in qualche modo colpisce è necessario dare un occhio anche alla geometria. Un passo complessivo di 98,5 centimetri (nella media), con un angolo di 74° del piantone e un anteriore di 72,5° (e qui prende forma l’ottima precisione e stabilità), con un off-set della forcella di 48 millimetri (perfettamente in linea con l’angolo abbondante dello sterzo). 54,2 centimetri di stack e 38,4 di reach, quindi una bici lunga nella media e non eccessivamente ribassata/schiacciata in avanti.

La comodità arriva anche dalla geometria, che invita a caricare il corpo sul piantone e sull’anteriore, lasciando più scaricato il retrotreno. Se quest’ultimo fosse più rigido, con tutta probabilità avremmo una bici al limite dell’inguidabile nella sezione posteriore.

Una bici stabile, non un semplice dettaglio e molto differente dalla precedente
Una bici stabile, non un semplice dettaglio e molto differente dalla precedente

In conclusione

Una bici unica che racchiude un po’ tutto. Ci si può gratificare in salita, sulle ascese lunghe e dure e anche sulle erte più corte dove si può dare qualche fucilata (quando si hanno le gambe). La nuova Ostro VAM è una bici aero concept con dei valori superiori alla media della categoria quando è portata nelle discese tecniche e veloci, quei contesti dove il “manico” deve essere supportato dal mezzo meccanico.

I tratti vallonati sono il suo pane, perché è veloce, ma leggera, quindi permette di mantenere alta l’andatura risparmiando qualche watt. Rispetto alla “vecchia” Ostro? Una Factor tutta diversa, paragonabile (in parte) solo nel design.

Factor

Pirelli PZero Race RS: gomma WorldTour Made in Italy

30.06.2024
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Il nuovo top di gamma Pirelli PZero Race RS TLR non è una rivisitazione, ma è uno pneumatico completamente rinnovato nella struttura e nelle performance.

Cosa e come cambia? Come si comporta nelle diverse situazioni che si incontrano su strada? Come deve essere gestito per performare al meglio? Lo abbiamo provato e portato al limite anche sulle discese alpine.

Un tubeless marcatamente racing
Un tubeless marcatamente racing

Il PZero Race RS TLR in test

Abbiamo provato la versione da 28 millimetri, quella che a nostro parere si configura al meglio con le ruote più moderne e con le richieste del mercato attuale. Il test si è sviluppato utilizzando tre tipologie di cerchi differenti. Il primo con un canale interno da 19 millimetri, a nostro parere sottodimensionato rispetto alle caratteristiche del tubeless RS. Gli altri due da 20 e 21 millimetri (entrambi con cerchio wide), perfettamente in linea con la tecnicità della gomma Pirelli.

Con il canale da 20 millimetri la larghezza del tubeless è perfettamente in linea con quella dichiarata (28 millimetri), mentre con il canale da 21 il tubeless da 28 diventa da 29 millimetri.

Rispetto al PZero Race precedente, il nuovo è più leggero a parità di sezione, ma anche più arcigno da tallonare al cerchio. A nostro parere un fattore tecnico da considerare positivamente, nell’ottica della stabilità e tenuta. Il design del battistrada è quello del DNA Pirelli, mentre la carcassa è sintetica con 120 fili per pollice e di natura SpeedCore2. Ci sono più strati sovrapposti ed il cerchietto (pieghevole) è avvolto nella stessa carcassa.

Le pressioni utilizzate

Il nuovo tubeless RS di Pirelli conferma la sua natura di pneumatico tosto, consistente e sostenuto, ma con un range di pressioni molto più gestibile rispetto alla versione precedente con produzione Made in Italy. Il delta completo di sfruttabilità (il nostro peso è di 66 chilogrammi) è compreso tra le 4,4 e 5,4 atmosfere, ottimale quando è interno alle 5/5,2, scendendo a 4,5/4,6 in caso di umido e bagnato.

Durante la prova abbiamo provato ad utilizzare pressioni prossime alle 5,6/5,8 atmosfere, nelle giornate più calde. Lo pneumatico tende a diventare piuttosto duro, ma non perde mai in aderenza e mantiene una buona capacità di copiare il terreno, a conferma di un cambio radicale (positivo). Non rimbalza. Naturalmente abbiamo utilizzato il liquido sigillante al suo interno.

Le sensazioni su strada

Ci è piaciuto definirlo un tubeless rotondo. La sua forma arrotondata porta dei vantaggi non banali in fatto di equilibrio, di possibilità di sfruttare il battistrada anche quando si affrontano i tornanti a velocità elevata e quando il manto stradale non è proprio come biliardo. La gomma è un blocco unico, non ha scalini e differenze tra il battistrada e il bordo, il design è omogeneo.

Al tatto ha una pastosità simile a quella del passato, con una compattezza maggiore, sensazione che a nostro parere assume dei contorni reali quando si deve contare sulla scorrevolezza dello pneumatico. Il nuovo Pirelli è decisamente più scorrevole rispetto al PZero Race del passato. Lo è alle alte e basse andature (ad esempio in salita). Sono molto buone le risposte della carcassa, anche quando è necessario far scendere la pressione in modo importante, perché il sostegno è costante e ottimo, il tubeless non da mai quella sensazione di cedere su se stesso.

In conclusione

Il nuovo Pirelli PZero Race RS è un tubeless di alto livello, uno pneumatico da gara, per chi vuole il tubeless, ma al tempo stesso ama sentire quella “secchezza nelle risposte” tipica dei copertoncini (usati con le camere in TPU). Si tratta di un prodotto da agonista, che mostra dei vantaggi nei termini di sfruttabilità e durata.

I vantaggi principali sono un ampio range di utilizzo in base a condizioni meteo e pressioni di esercizio. Nel secondo caso è giusto sottolineare il sostegno di buon livello che si percepisce anche quando si scende con le pressioni (la gomma non si accartoccia) o quando si esagera con il gonfiaggio (il feeling rimane buono e non saltella). Non in ultimo la durata, eccellente se consideriamo la categoria di appartenenza. Dopo circa 1000 chilometri il battistrada non presenta un’usura eccessiva, tagli e in particolare lo pneumatico posteriore non è spiattellato nella sezione centrale.

Pirelli

Santini Cycling e una collezione ispirata allo Sport Club Pirelli

05.06.2024
4 min
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Santini e Pirelli annunciano il lancio di una capsule collection in edizione limitata dedicata al mondo del ciclismo. La nuova linea è un omaggio allo Sport Club Pirelli, l’associazione fondata nel 1922  dall’azienda per promuovere il benessere dei dipendenti attraverso l’attività fisica. All’epoca tra le discipline più praticate dal grande pubblico c’era il ciclismo e Pirelli ha sempre avuto un grande legame con questo sport: basti ricordare che il primo pneumatico Pirelli, il “Tipo Milano” del 1894, era una copertura per biciclette.

Tornando alla collezione di Santini, secondo la Treccani “capsule collection” significa: “Collezione essenziale di capi d’abbigliamento, composta da pochi elementi facilmente abbinabili e intercambiabili tra di loro.” Si tratta quindi di una linea di abbigliamento e accessori dal design coordinato, che comprende due jersey, un pantaloncino in variante nera e bianca, una maglia intima, uno smanicato e una giacca antivento. A ciò si aggiungono gli accessori abbinati: calzini, cappellino e borraccia. Andiamo a vedere la collezione più nel dettaglio.

Maglie Pirelli Sport Club

Le due versioni delle maglie Pirelli SC sono realizzate con tessuto Polartec® Power Stretch®, con maniche a taglio vivo, mentre una fascia elastica in vita con grip in silicone mantiene le maglie sempre in posizione.

La classica tripla tasca posteriore è arricchita da un secondo strato di rete per gli accessori più leggeri e ingombranti. Il design della versione unisex (disponibile in quattro colorazioni) si basa sulle forme del nuovo logo Sport Club Pirelli su tutta la maglia. La seconda versione, disponibile invece in due colori, punta su un’estetica più minimal, caratterizzata da un’unica linea nera o gialla che gira attorno al busto, su sfondo bianco o nero.

La versione unisex è disponibile al pubblico ad un prezzo consigliato di 100 euro, la seconda versione a 110 euro.

Pantaloncino Pirelli Sport Club

Il pantaloncino è realizzato con tessuto dotato di tecnologia power compression. Ha una finitura opaca per un look classico e minimale come i colori: total black e total white.

Le bretelle elastiche anteriori sono senza cuciture per adattarsi al corpo nel migliore dei modi e senza creare irritazioni, mentre la rete sulla schiena garantisce la giusta ventilazione.

Il fondello è il GITevo in gel che assorbe gradualmente gli shock per il massimo comfort anche durante le pedalate più lunghe. E’ disponibile al pubblico ad un prezzo consigliato di 180 euro.

Gilet e antivento Pirelli Sport Club

Il gilet Pirelli SC è realizzato in tessuto antivento a due strati nella parte frontale e in rete leggera sulla schiena, ed è disponibile in due colorazioni diverse, bianco e nero.

La giacca antivento, con vestibilità classic, è estremamente leggera, può essere ripiegata e riposta nella propria tasca in modo da averla sempre a portata di mano. Entrambi i capi sono pensati per essere usati sia in bici che come capo outdoor, e sono disponibili al pubblico ad un prezzo consigliato di 110 euro ciascuno.

Completano il kit la maglia intima (40 euro), il cappellino da ciclismo in cotone con logo ricamato (19 euro), i calzini tecnici ad alto profilo (15 euro) e la borraccia biodegradabile (10 euro).

Santini Cycling Wear

Pirelli P ZERO Race, l’evoluzione della specie vista al Giro

14.05.2024
5 min
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POMPEI – Erano in bella vista dall’inizio del Giro, ma era vietato parlarne. Da oggi i nuovi tubeless Pirelli P Zero Race TLR RS (Racing Speed) in uso alla Lidl-Trek sono ufficiali e possono essere raccontati.

E’ una gomma completamente nuova rispetto al P Zero precedente, ma si muove nello stesso target. Quindi una gomma ad alta prestazione con la vera novità che è un prodotto made in Italy. Nasce infatti dalla fabbrica Pirelli di Bollate, che nonostante si occupi di chimica, ha emissioni zero. Fra le novità più ghiotte c’è che a livello di ricerca e sviluppo ci si è avvalsi della collaborazione del reparto motorsport dell’azienda e dei tecnici della squadra americana. Parliamo di un lavoro avviato da più di un anno, tanto che a inizio stagione è stato possibile riconoscere dei prototipi sulle Trek in gara.

Viene prodotto solo in versione tubeless. La mescola deriva da uno studio dei tecnici Pirelli per essere più rapida di un 16 per cento al test del rotolamento. E’ leggermente più leggero (-8% rispetto al P ZERO RACE TLR), ugualmente la sovrapposizione di strati di carcassa sotto il battistrada garantisce comunque una buona protezione dalle forature. Inoltre il comfort e il grip percepito aumentano sensibilmente, sia sull’asciutto che sul bagnato.

Per uncino o hookless

La mescola utilizzata per la produzione dei nuovi P Zero è la SmartEVO2, nuova rispetto alla SmartEVO, di cui è un’evoluzione incrementale. Contiene una parte dalla stessa base di componenti chimici, ma ha qualche componente in più e nuovo, che ne migliora grip e rolling. Essa deriva da una miscela di polimeri trattati chimicamente per offrire al pneumatico aderenza e velocità.

La tecnologia SpeedCORE™ in uso per la realizzazione della carcassa migra verso una versione alleggerita. Lo strato di gomma più sottile consente una migliore maneggevolezza, mentre le fibre aramidiche annegate nella mescola forniscono la necessaria resistenza meccanica.

Inoltre lo pneumatico è dotato di un nuovo tallone, la cui geometria e struttura interna, realizzate con differente disposizione dei filamenti di Kevlar, sono state re-ingegnerizzate per favorire il miglior accoppiamento con i cerchi di ultima generazione, siano essi con uncino oppure hookless.

Il battistrada non è molto scolpito, ma l’aderenza e la trazione sono di eccellenza
Il battistrada non è molto scolpito, ma l’aderenza e la trazione sono di eccellenza

Il consumo del battistrada

Al Giro d’Italia, si è proceduto al cambio gomme in occasione del giorno di riposo, anche se è difficile parlare di durata visto il notevole numero di coppie di ruote che si alternano sulle bici in rapporto al tipo di percorso. Si tratta comunque di una gomma da gara e non di un prodotto da endurance. La verifica da parte dei meccanici del team avviene visivamente per riscontrare l’usura del battistrada o la presenza di eventuali tagli. La tappa di Napoli, caratterizzata da un manto stradale piuttosto deteriorato, ha prodotto una sola foratura in casa Lidl-Trek.

Tra i fattori che in ogni caso incidono sul consumo, oltre alla qualità dell’asfalto, va inserito il peso dell’atleta. La differenziazione e il fine tuning si fanno sulle pressioni: già è percepibile una differenza di 0.1 bar, se si sale a 0.2 bar, la risposta nella guida è nettamente diversa. Si stima che una gomma montata nel giorno di riposo di ieri a Napoli potrebbe finire il Giro.

La collaborazione fra Lidl-Trek e Pirelli per questo prodotto è durata circa sei mesi, dai ritiri di fine 2023
La collaborazione fra Lidl-Trek e Pirelli per questo prodotto è durata circa sei mesi, dai ritiri di fine 2023

Fra la Sicilia e il Nord

Lo sviluppo ha richiesto meno di sei mesi di progettazione. I prototipi sono stati testati e approvati in laboratorio, ricorrendo ai modelli di sviluppo e progettazione virtuale, sia nella pista di prova Pirelli in Sicilia, come pure nella Foresta di Arenberg.

Il dato è singolare. Questa gomma, che ha già ottenuto 27 vittorie e 71 podi da inizio stagione, ha avuto fasi di verifica nei due ritiri di dicembre e gennaio a Calpe, mentre il momento più singolare si è vissuto a cavallo della Roubaix. La settimana prima dell’Inferno del Nord, un team Pirelli era ad Arenberg. Contemporaneamente nella pista di Giarre in Sicilia, dove Pirelli fa l’outdoor testing, c’erano altre due persone della squadra con un altro team di Pirelli. Un tecnico e un corridore che hanno fatto dei test sulla pista bagnata, dato che il circuito di Giarre permette di ricreare varie situazioni di guida.

Alle 10 del mattino in Sicilia sono state validate due opzioni di mescola, alle 11 le stesse sono state provate ad Arenberg da Tim Teutenberg che ha vinto la Roubaix degli U23. I risultati coincidevano. Al Giro d’Italia, la squadra sta utilizzando pneumatici da 28, alla Roubaix hanno corso con il 32.

Da oggi nei negozi di ciclismo ed online, il pneumatico P ZERO RACE TLR RS è disponibile nelle misure 26-622, 28-622, 30-622 e 32-622. Nel manuale predisposto da Pirelli, a ciascun peso dell’atleta corrisponde la miglior pressione di esercizio. Fra i consigli che spiccano, c’è quello di abbassare di 0,3 bar la ruota anteriore in caso di bagnato e di temperatura sotto i 7°C.

Pirelli

Pirelli Cinturato Velo, sicurezza e guidabilità in ogni condizione

24.12.2023
3 min
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Dall’esperienza del motorsport, Pirelli ha sempre fatto tesoro e lo ha trasmesso a quello che è il ciclismo. Con il modello Cinturato Velo, le caratteristiche di performance e le tecnologie (per quanto riguarda sicurezza e guidabilità) sono esaltate e messe al servizio di ogni ciclista. L’esperienza del brand milanese e le proprietà della mescola SmartNET Silica incontrano il comfort del tubeless-ready e la resistenza della tecnologia Armour Tech. Questo connubio genera un copertoncino dal DNA unico, ideale per gli allenamenti e i lunghi percorsi.

Dal motorsport

Una formulazione corsa brevettata, capace di garantire massimo grip e scorrevolezza su asciutto e bagnato. Dal know-how del motorsport i progettisti hanno studiato per il Cinturato Velo la forma allungata delle molecole di Silice, a differenza di quanto si è fatto finora con la comune silice a forma molecolare sferica. Questo consente un nuovo livello di sofisticazione della mescola battistrada. La conseguenza è il miglioramento della guidabilità grazie alla possibilità di orientare la mescola nel senso di rotolamento.

Inoltre, il perfezionamento della resistenza meccanica del battistrada conseguita dalla migliorata interazione della Silica con altri componenti, incrementa la protezione contro le forature e la durata della gomma. Soluzioni tecniche che portano l’utilizzatore ad un livello di performance che si sposa a pieno con le lunghe distanze.

Struttura e misure

La struttura è stata pensata per essere affidabile e favorire la spensieratezza del ciclista in ogni uscita. La protezione contro le forature viene garantita da fibrille antiforatura di Kevlar sminuzzate direttamente nella mescola di base, che inglobano qualsiasi oggetto penetri nel battistrada in una rete viscosa. Uno strato di tessuto quadro da tallone a tallone lavora con livelli di efficacia protettiva mai raggiunti prima. La carcassa tubeless-ready da 60tpi specifica per l’utilizzo Road Endurance, è un brevetto esclusivo di Pirelli. Questo combina una carcassa super rinforzata con l’utilizzo di speciali componenti chimici per una resistenza contro le forature di assoluta.

Le misure del Cinturato Velo variano da 26-622 fino a 35-622 e ne fanno una gomma estremamente versatile: adatta alle gare, agli allenamenti dei pro’, al commuting quotidiano fino ai viaggi in bici. Il tutto in configurazione sia tubeless che con camera d’aria. Cinturato Velo TLR, nelle misure 26-622, 28-622, 32-622 e 35-622, è compatibile con cerchi hookless, rispettando il limite di gonfiaggio suggerito da ETRTO di 5 bar/72,5psi.

Pirelli

Pirelli SmarTUBE Evo e X, la famiglia si allarga

02.10.2023
3 min
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Strada, gravel ed ebike grazie a Pirelli oggi vantano un’arma in più. La gamma di camere d’aria premium dedicate ai copertoncini si amplia: arrivano infatti sul mercato Pirelli SmarTUBE Evo e X, pensate rispettivamente per i Pirelli P Zero e per le gomme delle famiglie Cinturato ed Angel. Tre modelli pronti per accompagnare il ciclista in ogni avventura tra performance e protezione.

Performance pura per quanto riguarda il modello SmarTUBE Evo
Performance pura per quanto riguarda il modello SmarTUBE Evo

SmarTUBE Evo

La nuova Pirelli SmarTUBE Evo è stata realizzata con una nuova formulazione di TPU, poliuretano termoplastico caratterizzato da elevate elasticità e resistenza meccanica e da estrema leggerezza. Un modello che offre prestazioni di flessibilità, scorrevolezza e comfort in grado di competere con le camere in latex, promettendo al contempo una riduzione del peso fino al 50% rispetto a queste ultime e un ulteriore 5% di resistenza al rotolamento in meno rispetto alle già veloci Pirelli SmarTUBE sul mercato.

Fondamentali sono stati i feedback delle squadre WorldTour, che collaborano con la casa milanese, con l’obiettivo di esaltare le performance di leggerezza e velocità dei pneumatici P Zero. Color giallo vivo come da “tradizione”, disponibile in un’unica versione, che copre misure dalla 25- 622 alla 28-622. La Evo è proposta con tre diverse valvole Presta: da 42 mm, 60 mm fino alla 80 mm per le ruote ad alto profilo.

SmarTUBE X

La famiglia si allarga con la SmarTUBE X, il nuovo modello di camera d’aria in TPU, che Pirelli ha progettato per gli pneumatici delle famiglie Cinturato e Angel. Tre volte più spessa dell’attuale Cinturato SmarTUBE, la nuova X offre più robustezza e una maggiore resistenza alle forature. E’ ideale anche e in particolare, in contesti cittadini. 

SmarTUBE X è offerta in due diverse linee: Cinturato SmarTUBE X per gomme da 28-622 a 40-622 e da 40-622 a 50-622, con valvole Presta o Schrader. E Angel SmarTUBE X per pneumatici da 28-622 a 42-622 e da 42-622 a 62-622, con doppia scelta di valvole Presta o Schrader. Le nuove SmarTUBE Evo e SmarTUBE X, in linea con la famiglia di camere in TPU, sono molto compatte: -50% d’ingombro nelle tasche della maglia o nello zaino rispetto alle tradizionali camere in butile, mantenendo la necessaria impermeabilità all’aria.

Pirelli

Cinturato Gravel RC X: il tubeless arriva anche nel gravel

12.07.2023
3 min
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Il tubeless è entrato ormai nella routine di tutti i ciclisti, dai professionisti agli amatori. Ed ora è ufficialmente arrivato anche nel mondo gravel: anche la specialità dedicata all’avventura necessita di evoluzione tecnica. Pirelli lancia il pneumatico Cinturato Gravel RC X, la versione per terreni difficili del suo celebre Cinturato Gravel RC, dedicato alle biciclette da gravel.  

Il Cinturato Gravel RC X ha un’ottima scorrevolezza grazie a un battistrada centrale con tasselli bassi e fitti
Il Cinturato Gravel RC X ha un’ottima scorrevolezza grazie a un battistrada centrale con tasselli bassi e fitti

Esigente

Un prodotto, il Cinturato Gravel RC X, pensato per chi ama l’avventura e non ha intenzione di fermarsi davanti a nulla. Ogni terreno è alla sua portata: strade dissestate e terreni misti, fino ai sentieri più duri. Si tratta della scelta ideale per chi si diletta nel bikepacking più estremo o nelle gare più iconiche. La X, infatti, sta per Extreme, e definisce una categoria di gomme Pirelli da bici dedicata agli utilizzi più duri ed esigenti.

Lo strato di protezione da tallone a tallone in tessuto quadro ad alta densità, aumenta la resistenza ai tagli
Lo strato di protezione da tallone a tallone in tessuto quadro ad alta densità, aumenta la resistenza ai tagli

Tubeless

La scelta di abbinare il tubeless ready contribuisce alla robustezza ancora maggiore sui fianchi. A questa caratteristica si abbina anche un’ottimale resistenza al rotolamento, propria dei copertoni tubeless. Un copertone scorrevole e veloce sulle superfici dure o nei rettilinei, grazie a un battistrada centrale con tasselli bassi e fitti. Offre anche un perfetto grip nelle curve, grazie a fianchi con tasselli dal profilo alto e penetrante. Proprio sulle spalle del Cinturato Gravel RC X Pirelli ha inserito la sua tecnologia TechWALL X.

Tecnica estrema

Una struttura propria di Pirelli che si caratterizza per una carcassa di tessuto in nylon da 60tpi risvoltato e allungato fino a coprire l’intero fianco opposto. Ciò fa risultare i fianchi rinforzati e resistenti ai tagli, cosa fondamentale quando si è immersi nella natura senza assistenza. 

Le misure per il Cinturato Gravel RC X sono tre: 35, 45 e 55 millimetri
Le misure per il Cinturato Gravel RC X sono tre: 35, 45 e 55 millimetri

A questo si aggiunge uno strato di protezione da tallone a tallone in tessuto quadro ad alta densità, comune a tutta la gamma Gravel di Pirelli. Il copertone, così, mantiene la scorrevolezza e il grip tipici del modello RC, ma aumenta sensibilmente la resistenza ai tagli laterali e la stabilità in curva.

Origini offroad

Il battistrada del modello RC X è condiviso con quello del Gravel RC, derivato dai pneumatici Pirelli SCORPION XC RC, nati nelle gare XC e Marathon di Coppa del mondo e destinati a rider esperti e veloci. Anche il nuovo CINTURATO Gravel RC X è realizzato con la ormai comprovata e performante mescola SpeedGRIP, la quale offre durata, grip su fondi bagnati e una riduzione della resistenza al rotolamento, molto vicina a quella di un puro pneumatico da strada. 

Il CINTURATO Gravel RC X è già disponibile nei migliori negozi di ciclismo ed online, nelle misure 35-622 (Classic), 40-622 (tradizionale nero) e 45-622 (Classic). 

Pirelli