Caro Volpi permetti due parole su Landa?

06.05.2021
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Mikel Landa, Pello Bilbao, Damiano Caruso… basterebbero questi tre nomi per rendere importante il parterre di una corsa e invece sono tre degli otto uomini che la Bahrain Victorious ha deciso di schierare al Giro d’Italia.  Il loro direttore sportivo, Alberto Volpi sta per partire proprio alla volta di Torino. Ultime cose da sistemare in valigia e poi il tecnico lombardo raggiungerà il capoluogo piemontese. E’ il momento giusto per ragionare su quanto si è fatto.

Alberto Volpi (59 anni) è il diesse della Bahrain Victorious
Alberto Volpi (59 anni) è il diesse della Bahrain Victorious
Alberto, avete uno squadrone…

Abbiamo una buona squadra. Se siamo stati anche uno squadrone ve lo dirò al via della crono di Senago l’ultimo giorno. Però sì: abbiamo la consapevolezza di avere gli uomini giusti per qualsiasi terreno e per qualsiasi tipologia di corsa venga fuori. Poi si sa: è la strada a dare i giudizi.

Mikel Landa è il vostro capitano. Questo Giro per lui sa molto di “adesso o mai più”. Probabilmente se si guarda agli ultimi 5 anni è lo scalatore più forte. Nel senso che gli avversari cambiano e lui c’è sempre…

Sì, lui è lo scalatore più continuo. Sul discorso dell’adesso o mai più posso dire che si ha la sensazione di una sua grande serenità, cosa che in passato non aveva. E lo dicono anche i suoi passaggi di avvicinamento al Giro. Ha fatto un ottimo Laigueglia ed era la sua prima corsa. A Larciano, anche se è una gara più piccola, è andato bene su un terreno che non è suo. Alla Tirreno-Adriatico ha fatto terzo. Sta attraversando un buon momento, ha un buon equilibrio psico-fisico. Per questo si parte fiduciosi.

In tanti parlano di Almeida, Evenepoel, Yates mentre Landa è poco nominato…

E questo è un vantaggio per me. E’ un buon assist per noi, ci toglie pressione. I giornali, e lo sapete, cercano personaggi che siano d’interesse, per l’età, per il seguito e non solo per un punto di vista tecnico.

In effetti Landa è un po’ l’antipersonaggio, sempre silenzioso, pacato…

Da un certo punto di vista siamo più tranquilli e, come ripeto, sarà poi la strada il “giudice di cassazione”! Noi abbiamo le nostre idee, le nostre certezze e le nostre paure e chi non ha paura è perché non conosce cosa significhi fare un Giro – sospira Volpi – Guardiamo quello che è successo l’anno scorso. Una borraccia, pensiamoci bene, una borraccia ha segnato la fine di un corridore, Thomas, e la fortuna di un altro, Geoghegan Hart. Un episodio può cambiare tutto.

Damiano Caruso sulle strade del Romandia, per il siciliano sarà il 5° Giro
Damiano Caruso sulle strade del Romandia, per il siciliano sarà il 5° Giro
Hai detto una cosa interessante prima: i media non seguono il corridore solo da un punto di vista tecnico. E allora ti chiediamo: tecnicamente questo Giro si adatta Landa?

Per me sì. Quest’anno ci saranno in tutto circa 56.000 metri di dislivello, l’anno scorso ce n’erano 54.500, quindi più o meno si equivalgono, ma non è tanto il “quanto”, ma è il “come” questo dislivello è distribuito. Abbiamo molti arrivi in salita durissimi: Zoncolan, Sega di Ala, Alpe di Mera, Alpe Motta e penso che con un percorso così lo scalatore si possa esaltare. Il tappone da 6-7 ore fa meno differenza, è più una guerra di resistenza sul momento e sul passare dei giorni. Quindi alla luce di come è disegnato, questo Giro va bene per gli scalatori come Landa.

Visto come si corre adesso, fa più selezione un arrivo secco che una cavalcata infinita…

Anche l’arrivo di Sestola non è mica facile. L’ho rivisto pochi giorni fa. Giri a destra e negli ultimi 7 chilometri nei hai 4,5 che vanno su tra il 12-16%. Se il gruppo non dovesse lasciare andare via la fuga perché la classifica è corta ci sarà battaglia e non sei al top fai presto a perdere 20”. Non è come Serramazzoni (una salita pedalabile da quelle parti, ndr) che se non sei in giornata vai su di rapporto, stai a ruota di un compagno e ti salvi. Sul colpo secco puoi andare in difficoltà.

Vedendo le sue caratteristiche e come è uscito dal Tour of the Alps, quella di Sestola sembra la tappa perfetta per Simon Yates. Tra l’altro lui va molto forte all’inizio dei grandi Giri. L’opposto di Landa.

Ah sì, sì! Se non va via la fuga lui è il favorito per quella tappa. Sugli arrivi è un killer. Nei 2 chilometri finali sa fare delle accelerazioni fortissime e sa calibrare bene il suo attacco. Anche a Prati di Tivo per pochissimo non ha ripreso Pogacar. E se uno così con tutti gli arrivi in salita che ci sono inizia a prendere secondi e abbuoni e arriva a Senago con 1’30” di vantaggio poi nella crono finale non lo perde.

Pello Bilbao e Damiano Caruso: che ruolo avranno?

Sono gli ultimi due uomini per le tappe di montagna. Però la nostra tattica è una cosa, poi ci sono altre 22 squadre. Verranno dei giorni in cui ci saranno degli attacchi e averne uno davanti può consentire a noi di risparmiare degli uomini, di stare coperti. E magari quello stesso uomo te lo ritrovi davanti se devi attaccare. Quindi okay le tattiche, ma devi avere i corridori giuste per farle. Noi così possiamo fare anche una corsa aggressiva.

Pello Bilbao scorta Landa al Tour de France dello scorso anno
Pello Bilbao scorta Landa al Tour de France dello scorso anno
E pensare di metterne due in classifica? Negli ultimi anni si è visto che spesso ha giovato questa tattica.

Per rispetto di Landa dico no. E’ lui il capitano. Poi se Bilbao o Damiano saranno in classifica sarà una conseguenza di quel che dovranno fare. Se Pello a Sestola deve stare vicino a Landa automaticamente si presuppone che resti davanti. L’importante è che negli arrivi clou del Giro ci siano tutti e tre. Ma non solo in salita. Si parla troppo poco della tappa di Montalcino. Quella va valutata al pari di una frazione di montagna. Lo sterrato non è un qualcosa di comune e ci potrebbero essere sorprese.

Bilbao e Caruso sono corridori importanti, come accettano di fare da gregari a Landa?

Damiano è il nostro capitano in corsa, Landa il leader. In certi momenti non si riesce a parlare con tutti i ragazzi e serve qualcuno che possa prendere le decisioni in gruppo. E’ un ruolo che Damiano ha accettato di buon grado e che sa svolgere bene. Lui è un corridore di lusso, di qualità e tenacia. Per quel che riguarda Pello, invece, lui stesso ha dichiarato di voler aiutare Landa e lo ha ripetuto anche dopo il Tour of The Alps, nessuno gli ha messo in bocca quelle parole. E’un ragazzo, oltre che molto forte, anche onesto ed intelligente. Lavorare con lui è un piacere.

Al Tour avranno ruoli invertiti?

Difficile dirlo adesso – s’interrompe per un istante Volpi – Intanto facciamo il Giro, poi vediamo.

Avete fatto dei sopralluoghi?

Sì. Nei giorni della Strade Bianche siamo andati a vedere il finale della tappa di Montalcino con i ragazzi. E poi in diverse riprese io, Stangelj e Pellizotti siamo andati a visionare altri arrivi. Con i tablet su cui ci sono tracce e altimetrie si ripercorrono le strade e si annotano i punti che sulle mappe non si vedono: strettoie, condizioni dell’asfalto, un passaggio in un paese da prendere davanti…

Pello Bilbao e Mikel Landa, storia di un’amicizia basca

27.04.2021
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Pello Bilbao sarà con Landa al Giro d’Italia, cercando di spingere l’amico più in alto possibile. E’ una storia basca, di quelle sbocciate sotto lo sventolare della ikurriña, la bandiera nata nel 1894 prendendo come spunto quella britannica e cambiandole i colori. I baschi sono gente dura, anche nel gruppo. Si ritrovano spesso in piccoli capannelli trasversali alle squadre e si mettono a parlare nel loro incomprensibile dialetto.

Maglie arancioni

Pello e Mikel arrivarono insieme al professionismo nel 2011, con la maglia arancione della Euskaltel-Euskadi, e rimasero insieme fino al 2013, quando la celebre squadra si sciolse. Pello finì alla Caja Rural, Mikel forse in virtù di qualche risultato in più fu notato dall’Astana. Da quel momento la loro storia, a volerla cantare con De Gregori, divenne davvero uno strano incrocio di destini. Infatti, mentre Landa lasciò il gruppo di Martinelli e andò prima al Team Sky e poi alla Movistar, Pello firmò con l’Astana nel 2017. E come ha raccontato al Tour of the Alps fece appena in tempo a conoscere Michele Scarponi.

La Euskaltel Euskadi chiuse per motivi di budget nel 2013, lasciando liberi fior di corridori
La Euskaltel chiuse per motivi di budget nel 2013

Gli incroci con l’amico basco non mancarono. Tanto che quando al Giro del 2019 Pello Bilbao vinse la tappa di Monte Avena, alle sue spalle finì proprio Landa, leader della Movistar, che avrebbe chiuso quell’edizione al 4° posto. Ma il rendez-vous era ormai nell’aria e dal 2020 entrambi si ritrovarono al team Bahrain-Merida: Landa capitano e Pello gregario, anche se una così netta distinzione dei ruoli in realtà non c’è mai stata. Infatti nonostante si tenda a dipingerlo come gregario, quest’anno Bilbao ha sfiorato la vittoria al Giro dei Paesi Baschi, battuto a Hondarribila da Ion Izagirre, anche lui basco e ottimo amico (il solo motivo per cui Pello se ne è fatto presto una ragione). Mentre ha fatto centro al Tour of the Alps sul traguardo di Pieve di Bono.

«Sono soddisfatto – dice Bilbao – è stata una vittoria molto inseguita. Lungo il cammino ci sono stati tentativi falliti, ma ho sempre pensato che quando un traguardo tanto atteso finalmente arriva, te lo godi il doppio. Io aspettavo dai Paesi Baschi, l’ho inseguita con molta intensità e con voglia speciale. Quella corsa mi incanta e gareggiare in casa è bellissimo, però per me anche correre in Italia ha un significato speciale. Mi piace sempre qui e il Tour of the Alps è bellissimo, perché presenta un percorso molto interessante che invita a sorprendere, provare ad attaccare da lontano e non semplicemente ad aspettare il finale».

Al Tour of the Alps, Pello Bilbao ha rifinito la condizione per il Giro d’Italia
Al Tour of the Alps, Bilbao ha rifinito la condizione per il Giro d’Italia

Un metro e 74 per 60 chili, il basco di Guernica è professionista da 11 stagioni. Ha vinto due tappe al Giro del 2019 e sempre nella corsa rosa lo scorso anni si è piazzato al quinto posto. Per Landa un gregario davvero prezioso.

Tanti ti chiedono se davvero non saresti meglio come leader.

E io rispondo che a volte mi capita di esserlo, ma che troverei stressante fare il leader per nove mesi all’anno. Quando è necessario, so anche lavorare per i miei compagni.

Che rapporto c’è fra te e Mikel Landa?

Siamo amici. E credo che essendo amici posso dare un po’ di più per lui. Alla fine siamo professionisti al 100 per cento e cerchiamo sempre di fare il miglior lavoro possibile, però non bisogna mai dimenticarsi dell’aspetto emotivo e psicologico. E avendo questo vantaggio dalla tua parte, puoi dare anche più di te stesso.

Al Giro del 2019 batte Landa a Monte Avena
Al Giro del 2019 batte Landa a Monte Avena
Il vantaggio dell’amicizia?

Pensare che il leader è un tuo amico, che lavori con gusto per lui perché se lo merita è qualcosa che ti permette di svolgere meglio il lavoro e di ottenere risultati migliori. E’ quello che faccio e mi capita di percepire quando sono leader a mia volta. Alla Bahrain Victorious abbiamo la fortuna che i ruoli sono abbastanza definiti e soprattutto sono accettati dai ciclisti. Non abbiamo alcuna guerra interna. Ognuno ha le sue opportunità quando se le merita e la squadra lavora bene per lui.

Un esempio?

La tappa che ho vinto. L’idea era rendere dura la corsa. Si è formata una fuga che non ci interessava e automaticamente ci siamo messi a tirare nel gruppo per mantenerla vicina e poter mettere un corridore che ci interessava, quel giorno ero io, sulla testa della corsa. E con questo si dimostra la determinazione che ha la squadra e la professionalità di tutti.

Pieve di Bono, al Tour of the Alps, Pello Bilbao batte Vlasov e Yates
Pieve di Bono, al Tour of the Alps, batte Vlasov e Yates
L’anno scorso al Tour avete stupito con un blocco molto forte: sarà lo stesso al Giro?

Avremo un blocco molto potente per proteggere Mikel. Siamo consapevoli che per il percorso che abbiamo e i rivali in campo, il Giro può essere una buona opportunità per noi e per questo continueremo a portare avanti lo stesso metodo di lavoro che abbiamo collaudato lo scorso anno al Tour. Abbiamo fiducia in Mikel e lui sa di essere in buone mani, con una grande opportunità per ottenere un grande risultato.

Amici ed entrambi baschi, com’è la salute del vostro ciclismo?

Il ciclismo nei Paesi Baschi è sempre importantissimo. Non è più lo sport più popolare, però gli appassionati lo seguono molto da vicino e lo vivono con passione. Alla fine abbiamo un buon vivaio, una squadra di allievi e una squadra professionistica di riferimento. Buone corse che si mantengono anno dopo anno grazie allo sforzo che fa la gente con la passione per il ciclismo. Sono persone che non guadagnano niente per organizzare corse di dilettanti, juniores o nelle scuole. Abbiamo uno sport che ha radici profonde e speriamo che continui ad essere così. Noi con le nostre corse cerchiamo di non far spegnere quella fiamma.

Pello Bilbao, discesa full gas pensando a Scarponi

22.04.2021
4 min
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C’è tanto Scarponi ancora nel gruppo, anche se sono passati quattro anni. Te ne accorgi la mattina quando al ricordo si abbassa lo sguardo. Te ne accorgi sfogliando i social. E soprattutto te ne rendi conto dopo l’arrivo, quando Pello Bilbao racconta con trasporto di aver fatto una discesa da kamikaze per dedicargli la vittoria.

E’ appena finita la tappa più impegnativa del Tour of the Alps e come spesso accade quando ci si aspetta il finimondo, il mondo è ancora qui con le vette, i prati e il sole del Trentino. Sivakov si è staccato per la botta di ieri e Pello ne ha preso il posto, dopo un giorno di controllo in cui Yates ha mostrato i muscoli quel tanto che è bastato per raffreddare gli entusiasmi di Vlasov. Il colpo di scena, dunque, c’è stato proprio alla fine quando il basco del team Bahrain Victorious è piombato sui due più forti della salita. Li ha agganciati in uno degli ultimi tornanti in discesa e li ha allungati ancora un po’. E poi li ha freddati in volata, con Vlasov che ha picchiato il pugno sul manubrio e Yates a dare l’impressione di disinteressarsi.

«Ero venuto per vincere una tappa – racconta Pello – dopo un secondo posto ai Paesi Baschi dietro Izagirre che ancora mi brucia. Ci ho provato sin dalla prima tappa. Martedì al primo arrivo in salita ho sofferto, ho provato ad andare con il mio passo, ma quando ho ripreso i migliori, Yates aveva già fatto il vuoto. Ieri poteva essere un bel giorno, ma non abbiamo agganciato Moscon e Grosschartner per un solo secondo. E oggi sapevo che la discesa potevo recuperare il distacco dell’ultima salita e giocarmi la tappa. Per questo l’avevo studiata con Pellizotti…».

Froome in fuga: primo segnale di vitalità del britannico
Froome in fuga: primo segnale di vitalità del britannico

Pellizotti e il GPS

Franco lo troviamo dopo che la baraonda del pullman si è posata e i corridori si sono messi giù cercando di recuperare e lanciando ogni tanto ancora qualche incitamento al vincitore di tappa.

«Non conoscevo la discesa – spiega – ma usiamo come tanti VeloViewer che ci permette di interagire con Google Maps e di piazzare l’omino nelle varie curve per capire come sono fatte. I tornanti non davano problemi, perché si vedeva bene la strada dopo. Invece due curve erano più pericolose di altre e volevamo anche capire come fossero fatte quelle nell’ultimo chilometro della discesa, per capire se si potessero fare senza frenare. Lo strumento è utile e con Pello si va sul sicuro, perché guida benissimo. Sapevo che se avesse scollinato con 15 secondi, ce la giocavamo. Yates non avrebbe rischiato di cadere, avendo la maglia. Pello sta andando forte ed è intelligente. Ha capito che non gli conveniva dare tutto nel tratto ripido della salita, perché in cima il finale spianava e avrebbe potuto riconquistare il terreno perduto».

Gianni Moscon riceve una di quelle visite che mettono di buon umore
Per Moscon, una visita che mettoe di buon umore

Dedicato a Scarponi

Pello è lucido in ogni cosa che dice. E quando gli chiedono se con queste vittorie non si senta sottovalutato e non ambisca piuttosto a essere leader della squadra, resiste alla vanità e risponde con la testa.

«Non mi sento sottovalutato – dice – sono perfettamente d’accordo con la gestione che il team fa di noi corridori. Al contrario, trovo che sarebbe stressante essere leader per 90 giorni all’anno. A me piace aiutare i compagni e che siano loro ad aiutare me quando sto meglio. E’ bello vincere, ma è bello anche quando vedo che il resto del team va a segno anche grazie al mio lavoro. Oggi però vincere ha un sapore particolare, perché è il quarto anniversario della morte di “Scarpa” e la vittoria volevo dedicarla a lui. Ho preso tutti quei rischi anche per questo. Abbiamo corso insieme per meno di un anno (il 2017, ndr), ma ho fatto in tempo a capire quale persona speciale fosse. Un corridore fantastico e un uomo capace di relazionarsi in modo grandioso con gli altri».

Hindley (18°) e Bardet (8°), continua la costruzione della forma Giro
Hindley (18°) e Bardet (8°), continua la costruzione della forma Giro

Discesa da brivido

La discesa che per Pello è stata il trampolino verso la vittoria ha messo tanti corridori in crisi. «A un certo punto – raccontava Fabbro sull’arrivo – ho cominciato a vederne troppi che cadevano o arrivavano lunghi nelle curve. Ho da fare un Giro d’Italia e ho preferito pensare alla salute. E se oggi ho pagato la fatica di ieri, domani dovrò ancora andare in fuga».

E’ il bello di questa corsa nervosa e selvaggia. Ogni giorno una fuga e nella fuga mai personaggi banali. Oggi nel gruppetto ripreso proprio all’inizio dell’ultima salita viaggiava addirittura Froome, che ha compensato il senso di una timida ripresa con una curva sbagliata e la conseguente, lieve caduta. Domani l’ultima tappa. Yates appare sicuro, Pello non ha troppo da perdere, Sivakov vorrà rifarsi. Agli italiani resta l’opzione fuga. Bisogna dire che finora non ci è andata affatto male.

Intanto Bilbao zitto zitto si gioca il Giro…

16.10.2020
3 min
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Vivere alla giornata. E’ il refrain in casa Bahrain-McLaren. E’ quel che ci aveva detto Alberto Volpi a Roccaraso e quel che ha ribadito al via di Cervia, Franco Pellizotti. L’oggetto del discorso è chiaramente Pello Bilbao.

Dopo quasi due settimane di Giro lo spagnolo è ancora lì. A poche ore dalla crono di Valdobbiadene è terzo a 49” dal vertice. E si muove quasi nell’ombra dei media. Sulla strada invece il basco si è fatto vedere. Bello il suo forcing sulle colline marchigiane nel giorno di Sagan.

Franco, ma dove può arrivare davvero Pello Bilbao in questo Giro?

Vedremo. Noi ragioniamo tappa per tappa. Esce dal Tour e nessuno gli chiede niente. Sappiamo che potrebbe saltare, ma per ora sta bene. Volevamo sfruttare la condizione del Tour e prendere la maglia rosa in Sicilia, non ci siamo riusciti però siamo messi bene.

Franco Pellizotti è uno dei direttori sportivi della Bahrain McLaren
Franco Pellizotti, ds della Bahrain McLaren
Ma era prevista la sua presenza al Giro?

Era prevista, ma avremmo sciolto i dubbi proprio all’ultimo, dopo il Tour.

Quindi ci crede?

Pello sta bene, sin qui non ha mostrato cedimenti. E poi se si guarda bene, la seconda settimana del Giro a parte la crono proponeva tappe di transizione. Non c’erano frazioni per la classifica e in generale erano meno dure. Si poteva “recuperare” in qualche modo.

Quella di Cesenatico però si è rischiato che lo diventasse…

Hanno preso un gran freddo e a parte Pozzovivo che ha forzato sull’ultima salita non ci sono stati attacchi. Pozzo ha “dovuto” fare quello scatto per giustificare il lavoro della squadra. Pello è basco e in qualche modo è abituato al maltempo. Guardate l’attacco a Tortoreto, ma ieri anche lui era provato a fine tappa.

Bilbao in fuga (poi ripreso) nella tappa di Tortoreto
Bilbao in fuga nella tappa di Tortoreto
Tra poco c’è la crono: l’avete vista?

Io sì. Abitando non lontano da lì l’ho fatta più e più volte. I ragazzi invece non la conoscono ma domattina ci sarà tempo per provarla. Bilbao comunque a crono va bene (è campione nazionale in carica, ndr). Ci si allena parecchio. Inoltre passa da una bici all’altra senza problemi. Il che va bene pensando alla tappa di salita del giorno dopo a Piancavallo. In questi casi qualcuno può pagare. Pello non la teme la terza settimana. L’anno scorso al Giro ha vinto due tappe e la seconda è stato il tappone dolomitico che finiva sul Monte Avena il penultimo giorno. 

Non la teme neanche con Giro e Tour così ravvicinati?

Non dimentichiamo che questo è un anno particolare. I ragazzi non hanno corso molto. E le energie sono ancora buone. E poi scusate. A parte Thomas che è andato a casa e poteva essere il più forte, i corridori che ci sono qui mi sembrano tutti abbastanza livellati.

Alla fine il sapere di poter saltare da un giorno all’altro può essere anche una valvola di sfogo per la pressione?

Sì, ed è proprio quello che vogliamo noi. Sappiamo che fare due grandi Giri a questo livello in così poco tempo non è facile, ma al tempo stesso questa situazione lo alleggerisce da un punto di vista psicologico.

Questo week-end ci dirà molte cose. Anche se Pello Bilbao potrà lottare davvero per la maglia rosa.