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Evenepoel, il tris in volata. E se avesse fatto un test iridato?

29.07.2023
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E se l’avesse fatto di proposito per misurarsi in volata? Vi sembrava che Evenepoel avesse la faccia di uno al gancio in salita? Passa il tempo dopo l’arrivo e le parole di Remco e il suo volto in pieno controllo sul Murgil Tontorra, l’ultima asperità, accendono il sospetto.

Il belga aggancia Marino Lejarreta a quota tre nell’albo d’oro della Clasica San Sebastian e vince allo sprint. Un attacco breve nel 2019, la prima volta. Una lunga fuga solitaria per la seconda vittoria lo scorso anno. Attacco da lontano e volata a due in questo 29 luglio 2023 che annuncia il mondiale di Glasgow.

«Questa vittoria fa bene alla testa e alla motivazione per la seconda parte della stagione – conferma subito dopo il campione del mondo – e ovviamente anche per i mondiali della prossima settimana».

La soluzione in volata era forse la meno attesa, ma ha dato a Remco fiducia in vista del mondiale
La soluzione in volata era forse la meno attesa, ma ha dato a Remco fiducia in vista del mondiale

L’azzardo di Remco

Ha parlato ieri. Ne ha raccolto subito le dichiarazioni un sito specializzato, come ascoltato nella diretta, e stamattina la Gazzetta dello Sport. Poche parole, ma chiare: voleva vincere e lo ha fatto. Solo che questa volta, ha preferito aspettare.

Poca voglia di rischiare o curiosità da campione? Ha voluto arrivare allo sprint contro un enorme Pello Bilbao, per mettersi alla prova in vista di un mondiale che potrebbe proporre identica situazione? Come dice Bennati, per sapere se sei veloce, le volate devi farle. 

Bettiol ha avuto le gambe per rispondere all’attacco di Evenepoel, poi nel finale ha alzato bandiera bianca
Bettiol ha avuto le gambe per rispondere all’attacco di Evenepoel, poi nel finale ha alzato bandiera bianca

Le gambe ci sono

Non crediamo che Remco abbia mai dubitato delle sue gambe. In un incontro durante il Tour, Giampaolo Mondini che fa da raccordo fra Specialized e il team, ha raccontato di aver visto qualche file di allenamento del belga. E i dati erano tutt’altro che fonte di dubbio.

«E’ stata una gara speciale – racconta Evenepoel – non avevo intenzione di attaccare sull’Erlaitz così presto (mancavano 73 chilometri al traguardo, ndr), ma i miei compagni di squadra erano ormai dietro, perciò ho deciso di partire per vedere chi mi seguiva. Abbiamo formato un gruppo perfetto e la collaborazione era buona. Nell’ultima salita ho tenuto un ritmo duro che sapevo di poter mantenere fino alla cima».

Bilbao lo ha sfidato sull’ultima salita, passando anche in testa, ma il belga davvero non sembrava a tutta
Bilbao lo ha sfidato sull’ultima salita, passando anche in testa, ma il belga davvero non sembrava a tutta

Pubblico di parte

Pello gli è anche passato davanti, mentre Vlasov cedeva il passo. Lo ha guardato, mentre il pubblico intorno era tutto per lui, poi il belga si è rimesso davanti con un passo che non è parso dei più cattivi, né la sua smorfia (senza occhiali) lasciava pensare a uno sforzo massimale.

«Ho visto che Pello era ancora in agguato – racconta – e so che è uno degli scalatori più veloci del gruppo. Mi sono sorpreso per il mio sprint. Mi piace questa gara e i tifosi qui, anche se oggi hanno tifato un po’ più per Pello che per me (ride, ndr). Devo dire che li capisco e che lui è stato fortissimo. E’ stato molto bello correre insieme nel finale».

L’orgoglio di Pello

Il basco racconta a bassa voce, consapevole di essere arrivato a un passo dal sogno di bambino, ma anche di dover essere contento del secondo posto contro questo biondino così forte.

«La gara è cominciata da lontano – sorride Pello con una punta di rimpianto – sappiamo che a Remco piace muoversi in anticipo ed ero pronto a seguirlo. Quando si è formato il nostro piccolo gruppo, ho trovato giusto collaborare, perché anche lui stava dando tutto. Ho provato a cambiare un po’ il ritmo nell’ultima ripida salita e ci siamo ritrovati da soli, ma lui aveva più energia nelle gambe, era più fresco di me. Me ne accorgevo quando mi dava gli ultimi cambi, per questo non sono riuscito a batterlo allo sprint. Comunque sono orgoglioso del lavoro fatto nelle ultime settimane. E’ stata un’esperienza super intensa e fantastica».

Il giorno di Pello e una dedica speciale per Gino

11.07.2023
5 min
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«E’ stato molto difficile – dice Pello Bilbao e si commuove – soprattutto con il Tour così vicino. Ci sono stati momenti in cui non volevo davvero più correre. Soprattutto i tre o quattro giorni successivi alla disgrazia…».

Una pausa, gli occhi lucidi a metà fra il dolore e la gioia per vittoria. Il caldo umido di Issoire fa sì che tutti continuino a grondare di sudore e trovarsi accerchiati da così tanti giornalisti non è certo il modo migliore per prender fiato. Ma ci sono cose da dire, per questo Pello guarda dritto e parla piano.

Dopo l’arrivo, assalito da microfoni e telecamere, Pello ha raccontato la vittoria e si è commosso ancora per Mader
Dopo l’arrivo, assalito da microfoni e telecamere, Pello ha raccontato la vittoria e si è commosso ancora per Mader

L’eredità di Mader

Quando si è tolto il casco, subito prima di consegnarlo al massaggiatore, ha indicato l’hashtag che è diventato la sua regola: #rideforGino (foto di apertura). Fra tutti i corridori al Giro di Svizzera, Pello è quello che ha sofferto di più per la morte del compagno. E’ stato lui uno dei primi a non voler andare avanti e sempre lui si è fatto carico di raccogliere la campagna ambientalista già lanciata da Mader. Donerà un euro per ciascun corridore che si lascerà alle spalle a un’associazione basca, Basoak SOS, che acquista terreni per piantarci alberi.

«Solo a casa ho ribaltato la situazione – prosegue nel racconto – più serenamente con la compagnia della famiglia e di mia figlia. Mi sentivo molto, molto bene sulla bici e ho cercato di convincermi che un’opportunità come questa non si sarebbe presentata mai più, che avrei dovuto sfruttarla al massimo. E ho avuto ragione. E’ stata l’occasione migliore per potergli dedicare la più grande vittoria possibile».

Il Tour ha attraversaro un altopiano verde intorno ai 1.000 metri di quota, dal Puy de Dome a Issoire
Il Tour ha attraversaro un altopiano verde intorno ai 1.000 metri di quota, dal Puy de Dome a Issoire

Un vortice di emozioni

Gli ultimi venti giorni sono stati per il basco un vortice di emozioni pazzesche. La morte di Mader, ma anche il Tour che partiva dalle strade di casa, sulle salite dei Paesi Baschi su cui è diventato corridore assieme all’amico Landa e su cui continua ad allenarsi.

«E’ chiaro che è stato un evento speciale – dice – il più speciale della mia carriera sportiva. Il calore del pubblico si è fatto sentire, la presentazione è stata speciale. La gente parlava del Tour da molto tempo e l’atmosfera era accesa. Per i Paesi Baschi è stato un grande impulso. Soprattutto perché può servire da ispirazione per i ragazzi che possono iniziare a divertirsi con il ciclismo. E’ triste sfogliare i calendari e vedere gare che stanno scomparendo, speriamo che il Tour porti un po’ di forza e capacità per sostenere le corse più piccole e il calendario giovanile di cui spesso ci dimentichiamo, che invece è il modo perché nascano i nuovi corridori».

Krists Neilands ha sferrato due attacchi molto potenti, che alla fine ha pagato. Ma il corridore c’è ed è forte
Krists Neilands ha sferrato due attacchi molto potenti, che alla fine ha pagato. Ma il corridore c’è ed è forte

Sempre a tutto gas

La giornata è stata veloce, torrida e folle. La fuga ha fatto una discreta fatica per partire e dietro la condotta degli squadroni ha abbandonato la logica. Quale il senso del tirare della Alpecin-Deceuninck, quando il vantaggio era già intorno ai tre minuti e si capiva che non sarebbero mai rientrati? E quale il senso dell’allungo in discesa di Van Aert e Van der Poel? La sensazione è che l’autonomia dei supereroi si vada normalizzando col tempo e anche loro se ne stiano rendendo conto.

«Con la squadra – prosegue Pello – abbiamo provato a fare di tutto nei 40 chilometri iniziali. Per un’ora siamo stati in cinque fra i primi venti. Tutti abbiamo provato a evadere. Matej Mohoric, Fred Wright, Mikel Landa e io stesso. Non c’era tanto da ragionare, solo andare ogni volta a tutto gas, finché all’improvviso ho visto che i Jumbo volevano lasciare andare un gruppo e quello era il momento giusto. Tutti erano al limite e io sono andato via con la fuga».

Pello Bilbao non aveva mai vinto al Tour. Ora risale anche in classifica: 5° a 4’34”
Pello Bilbao non aveva mai vinto al Tour. Ora risale anche in classifica: 5° a 4’34”

Il finale perfetto

Hanno dato tutto per restare davanti. Krists Neilands ha dimostrato di essere il più forte di tutti in salita, ma ha consumato molta energia con il suo duplice attacco e alla fine lo hanno ripreso. Il vento soffiava contro e i primi inseguitori dietro hanno capito che la cosa migliore fosse girare regolari. E quando lo hanno preso e sono entrati negli ultimi 3 chilometri, il piano di Pello è scattato alla perfezione.

«Sapevo di essere il più veloce di noi cinque – dice – dovevo solo mantenere la calma e controllare gli altri. Ho chiuso O’Connor e ho inseguito Zimmermann mentre iniziava lo sprint. Negli ultimi 200 metri non ho pensato più a niente e ho dato quel che mi restava. Quando ho tagliato il traguardo, ho buttato via tutto. Tutti sanno perché volevo vincere questa tappa. Per Gino, che era ed è sempre nella mia mente, e alla fine è arrivato il mio momento. Pensavo che non mi avrebbero lasciato andare, perché sono ancora abbastanza vicino in classifica, ma ho colto l’occasione e sono andato davvero a tutta. Sono professionista da 13 anni e finalmente sono riuscito a vincere una tappa del Tour. Questo è incredibilmente speciale. Anche perché l’avevo promesso a un amico che non c’è più».

Landa e Pello, patto fra baschi per il podio e per Mader

01.07.2023
4 min
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BILBAO – Sono i padroni di casa, i corridori più attesi su queste strade, le loro. Parliamo di Mikel Landa e Pello Bilbao. Davanti al loro hotel c’è più gente che negli altri. Nei Paesi Baschi il ciclismo è tradizione vera, inoltre i baschi sono molto campanilisti. Solo qualche lustro fa lottavano per l’indipendenza dalla corona di Madrid, tanto per rendere l’idea.

Addirittura Landa stesso nel 2018 aveva di fatto “comprato” la Euskaltel-Euskadi, in crisi finanziaria, pur di salvare la squadra di casa, quella dove era cresciuto. Poi l’Uci aveva decretato incompatibile questa manovra con l’essere un corridore professionista e lui aveva dovuto lasciare la presidenza. Ma questo ci dice quanto i baschi siano attaccati ai loro valori e al loro territorio.

Sul Pike quante scritte per Landa (e a fianco anche per Pello Bilbao)
Sul Pike quante scritte per Landa (e a fianco anche per Pello Bilbao)

Un vittoria per Gino

Pello e Mikel, Mikel e Pello, carriere incrociate sin da bambini per questi due formidabili atleti della Bahrain-Victorious. Ieri alcuni ragazzini del team giovanile Zorri Bike li aspettavano sul Pike, il muro che con ogni probabilità deciderà la frazione inaugurale del Tour de France.

I due non arrivano col morale alto a questo appuntamento. La morte del compagno Gino Mader è stata una vera pugnalata, specie per Pello Bilbao, che era in corsa con lui. «Per alcuni giorni tutto aveva perso senso – ha detto Pello – poi siamo tornati a casa e con il calore della famiglia le cose sono migliorate.

«Stare qui, con tutta questa gente è incredibile. Neanche in un sogno avrei pensato di avere questa possibilità».

Pello non lo dice apertamente, ma darebbe l’anima pur di vincere oggi. Anche più di Landa. Lui è veramente di casa. Il Pike era la sua palestra naturale quando era bambino. «Ci sono tanti motivi per vincere domani (oggi, ndr), uno più importante dell’altro».

Pello Bilbao (classe 1990) ha accusato non poco la morte di Mader. Per lui ha avviato una raccolta fondi al Tour
Pello Bilbao (classe 1990) ha accusato non poco la morte di Mader. Per lui ha avviato una raccolta fondi al Tour

Troppo realismo?

I due si aiuteranno, come del resto fanno da anni. Si spartiscono i ruoli alla bisogna. Generalmente Landa, il più solido, è leader nelle corse maggiori e anche stavolta sarà così.

I due però nella conferenza stampa di ieri sono stati (forse) sin troppo realistici. «Sappiamo che è dura e che ci sono due corridori nettamente favoriti. Noi proveremo a puntare al podio», queste in sintesi le loro parole. Al che, abbiamo provato ad incalzarli mettendogli sul piatto l’ipotesi di un attacco a sorpresa, magari anche in tappe inaspettate, proprio perché “quei due” sono più forti.

«Vediamo, magari proverò ad inserirmi in qualche attacco, ma le imboscate vanno fatte sempre nel rispetto del fair play», ha detto Landa. Ancora più categorico Bilbao. «Attacchi a sorpresa? Difficile ipotizzarli in questo ciclismo, soprattutto nelle prime tappe». 

E allora si parte così: con tanta voglia di fare – Landa ha detto chiaramente che proveranno a vincere con Bilbao… a Bilbao – ma anche con tanta consapevolezza che si lotterà per un piazzamento e non per la vittoria.

Un vero boato ha accolto i due beniamini di casa durante la presentazione delle squadre
Un vero boato ha accolto i due beniamini di casa durante la presentazione delle squadre

Landa determinato

«Io sto bene e darò il massimo. Per me, che spesso mi sono concentrato sul Giro d’Italia, quest’anno è stato diverso. Ho corso poco e quindi ho fatto una preparazione differente, ma credo di essere pronto a questa sfida. Sul duello con Vingegaard e Pogacar… proverò a seguirli in salita.

«Sono tanti che vogliono il podio, noi – ha proseguito Mikel – dobbiamo essere bravi a non commettere errori e soprattutto a salvarci nei giorni storti».

E a proposito di preparazione, Landa quest’anno ha davvero cambiato le carte in tavola. Ha corso molto nella prima parte di stagione. Poi si è fermato del tutto. Ha ripreso al Delfinato, ma non è andata bene. Ha incassato quasi 13′ da Vingegaard.

«Sapevo di non stare ancora bene – aveva detto Landa dopo la gara francese – non correvo da mesi e mi serviva quel tipo di fatica. E’ stata una settimana dura ma necessaria in vista del Tour».

Infine si è parlato di cronometro, in particolare dei pochi chilometri contro il tempo che ci sono in questo Tour de France.

Giusto due giorni fa, il suo grande connazionale Miguel Indurain ospite d’onore qui a Bilbao, aveva detto che non va bene che ci siano ormai crono così corte e così poche per numero. Queste servono per lo spettacolo.

Ebbene ieri Landa è andato nella parte opposta: «Sono contento che di crono ce ne sia poca e tra l’altro quella che c’è in questo Tour è anche dura. Questo può essere un vantaggio davvero importante per me pensando al podio». Insomma, ognuno tira l’acqua al suo mulino. Vedremo come andrà questa ennesima occasione per Mikel. Il patto con il suo alleato basco è saldo.

Bilbao: la costanza, la volata su Alaphilippe e il 2023

22.11.2022
5 min
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«È stata senza dubbio la mia migliore stagione», parole di Pello Bilbao. Il basco ha vinto tre corse, ma soprattutto ha mostrato una costanza di rendimento strabiliante. Questa è da sempre stata il suo cavallo di battaglia, ma quest’anno in effetti è cresciuta ancora.

Il corridore della Bahrain-Victorious in otto corse a tappe disputate solo una volta non è entrato nella top dieci, la prima, alla Comunitat Valenciana quando era in fase di rodaggio. E nelle altre sette volte, in tre occasioni è salito sul podio.

Lo sprint regale di Bilbao davanti ad Alaphilippe al Giro dei Paesi Baschi
Lo sprint regale di Bilbao davanti ad Alaphilippe al Giro dei Paesi Baschi

Costanza incredibile

Qualche giorno fa Bilbao ha parlato ad una tv (Deia) della sua regione e ha fatto discorsi interessanti sia sulla stagione passata che su quelle che verrà.

«Credo – ha detto Bilbao – di continuare a migliorare e di non aver ancora raggiunto il mio pieno potenziale. A 32 anni chiudere un anno con questi risultati è un buon segno per me. Sono sempre stato regolare, costante. Ho raccolto tre vittorie e in una ho anche battuto Julian Alaphilippe in uno sprint serrato. Per me questa è la foto dell’anno ed è una foto da conservare nei miei ricordi più belli, una vittoria che segna una carriera».

E forse è da conservare anche perché l’ha ottenuta nella sua terra, al Giro dei Paesi Baschi. 

«Sono contento di quanto fatto in stagione perché oggi nessuna gara è scontata. Si corre sempre al massimo livello, qualunque sia la categoria. Il ritmo attuale impone sempre che tu sia al top. Siamo passati da un ciclismo che ti chiedeva di avere dei picchi di forma ad un ciclismo in cui devi essere in buona forma tutto l’anno. E’ un po’ come il calcio».

David Evangelista intervista Bilbao dopo la sua vittoria a Lana al TOTA
David Evangelista intervista Bilbao dopo la sua vittoria a Lana al TOTA

Motivazioni a tutta

Essere sempre al 100% però non è facile. E non lo è né di gambe, né di testa. E Pello lo sa bene, tanto che non è mancato un suo commento anche sotto questo punto di vista.

«Chiaramente – ha proseguito Bilbao – non puoi ignorare la pressione che la squadra e magari la stampa ti mettono addosso. Sono cose che a volte possono farti perdere la motivazione. Pertanto come in tutte le cose della vita, devi stabilire dei limiti e sapere come stabilirli. Passiamo metà della nostra vita a lavorare e se non ci piace quello che facciamo, è dura aspettare le ferie». Come dire: “Devi cercare di essere felice e amare ciò che fai”: il senso è questo.

A Lienz Bilbao (in seconda ruota) ha sofferto il freddo e forse anche un po’ la pressione. Alla fine ha chiuso il TOTA 4° nella generale
A Lienz Bilbao (in seconda ruota) ha sofferto il freddo e forse anche un po’ la pressione. Alla fine ha chiuso il TOTA 4° nella generale

Pressione sì o no?

Si è parlato di pressione, forse questo aspetto è l’anello non diciamo debole, ma meno resistente del basco. Pello è un generoso, un buono, un corridore coriaceo, ma quando arriva il momento clou magari preferisce defilarsi, meglio aiutare un leader. Chiaro, sono sensazioni che si hanno da fuori. Ma ci viene in mente per esempio la tappa finale del Tour of the Alps di quest’anno.

Bilbao aveva dominato la corsa sin lì. Eppure quella mattina sotto la pioggia battente di Lienz c’era nell’aria che qualcosa potesse accadere. Non era scontato che “portasse la nave in porto”. Poi magari quella notte non era stato bene, chissà… però il dubbio resta.

Questo non vuol essere un limite che vogliamo affibbiare ad un grande atleta. Alla fine sono cose che valgono per tutti. E anche sfingi apparentemente dai nervi d’acciaio come Pogacar o Evenepoel hanno fatto i conti con questo aspetto. O lo stesso Vingegaard questa estate dopo la vittoria del Tour.

L’immagine (sfocata in quanto uno screenshot a video) del ringraziamento di Caruso a Bilbao: due uomini di grande spessore morale
L’immagine (sfocata in quanto uno screenshot a video) del ringraziamento di Caruso a Bilbao: due uomini di grande spessore morale

Gas spalancato

Ma torniamo a Bilbao e alla stagione che verrà. In Italia è molto amato. Sia per quel gesto memorabile quando aiutò Caruso verso l’Alpe Motta, sia perché è un fedelissimo del Giro. Per Pello sei partecipazioni nella corsa rosa: è il grande Giro a cui ha più partecipato in dodici anni di carriera. Ma quest’anno con ogni probabilità non lo vedremo al via dall’Abruzzo.

«L’idea – spiega Bilbao – è di partire forte ed essere competitivi sin da subito. Inizierò a correre in Australia. Poi farò la Strade Bianche, il Giro dei Paesi Baschi e le classiche delle Ardenne. L’obiettivo principale della stagione sarà il Tour de France. Le prime tappe, nei Paesi Baschi, sono di casa e so già che vivremo forti emozioni. Cercherò di vivere l’esperienza nel miglior modo possibile».

Con le Grand Deepart da casa è comprensibile che Bilbao sia al via del Tour e tutto sommato questo apre uno spiraglio in più per vedere Caruso di nuovo al Giro. E’ lecito ipotizzare che la Bahrain-Victorious possa smistare i suoi capitani.

Pello Bilbao in azione, quest’anno il basco in corsa ha macinato 10.747 Km in 67 giorni di gara
Bilbao in azione, quest’anno il basco in corsa ha macinato 10.747 Km in 67 giorni di gara

Contratto d’acciaio

Lo stimolo sarà doppio per Pello: il Tour da casa e un calendario diverso. Se l’obiettivo è crescere,  magari trasformando diversi secondi posti in vittorie, è anche quello di continuare ad essere costanti. 

Lo scalatore basco grazie alla sua costanza è stato il 16° nel ranking UCI di quest’anno, il primo della sua squadra. Da solo ha portato circa il 13% dei punti per il famoso triennio 2020-2021. Probabilmente anche per questo in estate gli è stato proposto un prolungamento di contratto fino a tutto il 2024. Prolungamento che lui ha accettato.

Show basco a Lana. Vince “capitan” Bilbao. E Landa tira

19.04.2022
5 min
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Rieccoli. Mikel Landa e Pello Bilbao. La Bahrain Victorious continua a schierare insieme i suoi due alfieri baschi. Non solo due grandi corridori, ma anche due grandi amici. E oggi, al Tour of the Alps verso Lana lo hanno dimostrato ancora una volta.

Una corsa difficile, entrata nel vivo sin dall’inizio con nomi importanti sul Passo Rolle. Ma questo non ha fatto altro che ribadire la grande condizione, e la voglia di Giro, da parte dei due spagnoli. Nel dopo tappa abbiamo parlato a quattrocchi con Franco Pellizotti, uno dei diesse della Bahrain-Victorious.

Come era pronosticabile, la corsa è esplosa già sulla prima salita, il Passo Rolle che si scalava in avvio. Subito sono rimasti in pochi
Come era pronosticabile, la corsa è esplosa già sulla prima salita, il Passo Rolle che si scalava in avvio. Subito sono rimasti in pochi
Franco una grande dimostrazione di squadra?

Abbiamo dimostrato – risponde con orgoglio – di essere una squadra forte e unita. Sappiamo correre bene.

Landa che lavora per Bilbao: è uno scambio di ruoli in vista del Giro?

Ma no, erano partiti alla pari. Sapevamo che Pello, come aveva dimostrato in questo ultimo periodo, era in una condizione migliore. Mikel invece arrivava da un periodo di allenamento in altura, pertanto non conoscevamo la sua forma. E poi c’è una cosa che non va sottovalutata: a Pello questa corsa piace tanto. E per questo era ancora più motivato nel fare bene. Poi sono due ragazzi onesti, l’uno con l’altro.

Franco lo abbiamo detto tante e non è una novità: Pello e ancora di più Landa, vanno forte, ma poi gli succede sempre qualcosa. Perché quest’anno dovrebbe essere la volta buona?

Eh perché forse siamo in credito con la fortuna! Il ciclismo è così: non è matematica. Non sai mai cosa ti aspetta dietro l’angolo. Quest’anno, come l’anno scorso, Mikel arriva al Giro in una grande condizione fisica. E’ un Giro adatto a lui con poca crono e con salite dure. Ci presentiamo con una squadra molto forte e quindi i presupposti per fare bene ci sono tutti. Però mentalmente lo vedo pronto e preparato.

Mentalmente…

E fisicamente. Bisognerà stare un po’ attenti nel modo di correre con Landa.

Nel senso che andrà protetto di più. E’ cambiato qualcosa nel suo approccio mentale, visto che ne hai parlato?

Direi di no. Alla fine si è preparato come gli anni scorsi. Durante l’ultimo Giro se non fosse caduto ne avremmo viste delle belle. Aveva dimostrato di essere in una super condizione. Dopo il Giro per lui è stato tutto un inseguire. Dopo la caduta è stato in ospedale e non è come finire il Giro, andare al mare, fare una settimana di vacanza e staccare di testa. No, ha corso dietro a mille problemi. Dopo il Lombardia ha azzerato tutto, è andato in vacanza ed è ripartito da lì.

Più lineare invece il percorso di Pello. Oggi Bilbao era capitano. Ma Landa ha gestito la squadra: cosa diceva Mikel per radio ai suoi?

Mikel non parla molto ma è un leader. Anche con i giovani li sprona, riesce a motivarli e a dargli le indicazioni giuste. E anche se è un co-leader, come oggi nei confronti di Bilbao, avere un corridore come lui è una manna dal cielo.

Torniamo alla corsa: è andata come vi aspettavate?

Non proprio. O almeno non pensavamo che attaccasse gente tanto forte all’inizio (il riferimento è soprattutto rivolto a Sivakov e Lopez, ndr). Anche se sapevamo che sarebbe potuto succedere. Se avessimo avuto davanti un altro corridore rispetto a Pernsteiner sarebbe andata in maniera diversa. 

Cosa intenti per un altro corridore rispetto a Pernsteiner?

Penso allo stesso Mikel o a Pello. Con Pernsteiner davanti magari avremmo colto un piazzamento. Ma noi siamo qui per vincere la corsa e non potevamo rischiare. Sapevamo di avere una squadra forte e quindi abbiamo corso in questa maniera.

Braccia alzate per Pello Bilbao. La sua squadra è stata perfetta anche nello sprint
Braccia alzate per Pello Bilbao. La sua squadra è stata perfetta anche nello sprint

L’uomo del giorno

E poi c’è l’uomo del giorno: Pello Bilbao. Il basco arriva in conferenza stampa vestito di verde, colore che contraddistingue il leader del Tour of the Alps. Composto come nel suo Dna, magrissimo e anche piuttosto disteso in volto (segno di buon recupero), risponde con piacere alle tante domande.

«Vero – dice Bilbao – tante volte ho aiutato io i miei compagni. Ma noi siamo una squadra e non importa chi sia il leader. L’importante è che riusciamo a vincere. Anche oggi si è visto come il ciclismo sia uno sport di squadra. Guardate Pernsteiner che era in fuga e si è fermato per venire a tirare…».

«E’ stata una tappa strana, difficile e con un grande dislivello. Non ci aspettavamo quella gente all’attacco sin dall’inizio. Però siamo riusciti a recuperare e a superare i momenti difficili della corsa, quando sembrava impossibile ricucire sui fuggitivi. Lì siamo stati bravi. Siamo rimasti calmi e abbiamo fatto un ottimo finale.

«Come ho gestito l’ultimo chilometro? In realtà non ho fatto molto. La squadra ha lavorato alla perfezione. Solo ai 300 metri ho detto a Landa di spostarsi a sinistra perché sarei passato a destra, la strada migliore per fare lo sprint. E così è andata. Temevo di più Romain Bardet, visto che anche ieri ha dimostrato che siamo molto vicini».

«Io sto bene – conclude il basco – Siamo qui per vincere e ogni anno punto molto su questo periodo della stagione. Io in rosa al Giro? Difficile per un corridore come me!».

Comincia il Tour of the Alps: cinque tappe tiratissime

18.04.2022
5 min
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Si ragiona ancora sulla Parigi-Roubaix, ma intanto è tempo di guardare avanti. Già da oggi infatti sarà la volta del Tour of the Alps. L’ex Giro del Trentino è sempre più una corsa che brilla di luce propria. Fra Trentino, Alto Adige e Tirolo, non ci sono solo atleti che puntano al Giro d’Italia.

Alcuni arrivano al “Tota” per puntare… al Tota. E non sono pochi. Su tutti i francesi Romain Bardet e Thibaut Pinot, ma anche Chris Froome. E poi lo abbiamo detto tante volte: già le cose erano cambiate, ma dopo il Covid si corre sempre col coltello fra i denti. Che sia il Tour de France, il Trofeo Laigueglia o una qualsiasi altra corsa. Prepariamoci quindi ad un grande spettacolo.

Cinque tappe

Spettacolo che sarà garantito anche da un super percorso. Il Tour of the Alps nel complesso non è impossibile (attenzione è comunque molto duro), ma che forse proprio per questo motivo lascia più spazio ad iniziative fuori dagli schemi, colpi di mano, attacchi a sorpresa.

Anche il finale della quarta tappa sul mitico Grossglockner, per esempio, non prevede la sola erta finale. E anche questa non è per il suo intero: essendo più corta consentirà iniziative più briose. Ci sono salite lunghe, come il Rolle in avvio della seconda frazione. Ma la più dura è senza dubbio il Furcia, nella terza tappa: 7,9 chilometri al 7,6% di pendenza media, ma con gli ultimi 4 chilometri sempre attorno al 10%.

Anche la frazione che conduce a Lana, la seconda. Per assurdo questa è la più facile, ma le stradine che dalla Val d’Ultimo conducono verso la più ampia Val Venosta sono tutt’altro che facili. Attaccare qui significherebbe creare problemi alle squadre. Organizzare un eventuale inseguimento non è facile. E poi di velocisti puri in gara, Nizzolo a parte, non ce ne sono tanti.

Dominio Bahrain

E veniamo ai protagonisti. Senza dubbio lo spagnolo è la lingua predominante al Tour of the Alps. La Bahrain Victorious è la squadra da battere. Si presenta con due super leader: Mikel Landa e Pello Bilbao, entrambi attesi al Giro d’Italia.

Così come è atteso al Giro Miguel Angel Lopez, dell’Astana Qazaqstan. Il colombiano dopo una brutta Tirreno è tornato a casa per prepararsi. Il team turchese lo attende e non è disposto ad aspettare troppo a lungo. Anche perché nella squadra di Vinokourov c’è assoluta esigenza di voltare pagina dall’immensa sfortuna: malanni, postivi al Covid, virus e non ultima la caduta di Battistella con perdita di conoscenza. Ne hanno avute abbastanza.

Outsider di lusso

Segue poi una lunga compagine di outsider. Ma di spessore. E’ davvero interessante la squadra della EF Education-Easypost con Chaves, Carthy e Caicedo. Tutti scalatori temibili, che amano attaccare. Stesso discorso vale per la Bora-Hansgrohe, che orfana di Kelderman, propone Kamna e Palzer. E anche Matteo Fabbro. Ecco, per il friulano questa potrebbe essere la grande occasione visto che al Giro dovrà molto probabilmente lavorare per Buchmann, Hindley e appunto Kelderman.

E poi vogliamo vedere Attila Valter. Sarà il capitano della Groupama-FDJ, gradi che condividerà col vecchio Pinot. E la Ineos Grenadiers. Non ci sarà Tao Geoghegan Hart, ma al suo posto non mancherà la qualità. E’ stato inserito infatti Amador. Mentre il capitano sarà Richie Porte.

C’è spazio poi per le squadre non WorldTour. Pensiamo ai ragazzi della Bardiani Csf Faizanè che cercano un posto al Giro, a quelli della Drone Hopper-Androni e della Eolo-Kometa. Ma anche a quelli della Tirol KTM Cycling Team che giocano in casa. Tutti loro contribuiranno a fare spettacolo.

Noi ci saremo…

Pello Bilbao: «Venite, vi racconto chi è Damiano»

30.05.2021
5 min
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Quella mano sulla spalla. Pello era lì senza più fiato in corpo e chissà se l’ha capito subito che Caruso gli stava dicendo grazie prima di spiccare il volo. Eppure oggi, poco meno di 24 ore dopo, lo spagnolo non lo trova così strano.

Perciò in questa serata che sa di pensieri dolci e abbracci, per dedicare un pensiero a Caruso nel giorno del secondo posto al Giro d’Italia e ascoltare qualcosa che vada oltre le parole che stasera e domani tutti scriveranno, abbiamo pensato di chiedere a Pello Bilbao. Corridore basco di 31 anni, venuto al Giro per aiutare il suo amico Mikel Landa e diventato l’angelo custode del grande gregario diventato capitano.

«E’ triste che ci si stupisca per un gesto come quello – dice – dovrebbe essere normale fra un capitano e il suo gregario. Il ritmo di corsa e la frenesia di ogni giorno ci fanno dimenticare la forma e lo stare al mondo, ma Damiano non l’ha dimenticato. E al traguardo mi ha anche aspettato…».

Si commuove ancora Pello, il suo cuore basco trasuda di amore per il ciclismo e quel compagno italiano, venuto come lui dal basso, lo coinvolge ancora.

Chi è Damiano Caruso?

Ho per lui un grandissimo rispetto professionale. Ammiro i corridori seri che si comportano correttamente in gruppo e sanno riconoscere ai compagni il valore del lavoro. E’ un grande corridore che ha dimostrato di sapersi prendere il ruolo di leader e tenerlo sino alla fine. E la squadra ha creduto in lui. Quello che abbiamo fatto ieri non sarebbe stato possibile se tutti non avessimo creduto in lui.

Che cosa è successo ieri?

Sul passo San Bernardino, mi ha detto che aveva grandi sensazioni. Ho visto che voleva di più e questo mi ha spinto a credere in quell’azione e correre in modo aggressivo. E’ stata una tappa di quelle che piacciono a me. Con Damiano mi sono divertito, mi ha dato la motivazione per rompere l’ordine prestabilito, sovvertire i piani che stavano bene a tutti. La verità è che in bici mi diverto molto. In giornate come ieri vale la pena essere ciclisti. Non credo che certe cose si possano vivere fuori dal ciclismo.

Pello è campione spagnolo della crono, ma l’ha presa con calma e ha chiuso a 3’40”
Pello è campione spagnolo della crono, ma l’ha presa con calma e ha chiuso a 3’40”
Eppure eri qui per il tuo amico Mikel Landa…

Era chiaro dall’inizio di stagione. Avrei voluto e potuto confermarmi, ma era chiaro che al Giro saremmo stati al 100 per cento per Mikel, per vincere il Giro d’Italia con lui. Avevamo un piano solido e una squadra forte, come si è visto nei giorni successivi, quando tutti i piani sono saltati e abbiamo dovuto inventarne di nuovi ogni giorno. L’uscita di Mikel è stata un duro colpo, ma non ci siamo lasciati prendere dalla disperazione.

Subito tutti per Caruso?

Il ciclismo è uno sport rischioso, dobbiamo godere di ogni giorno per come viene, al massimo come fosse l’ultimo. Abbiamo scelto un sogno e Caruso come nuovo capitano e lo abbiamo realizzato stupendamente. Il giorno dopo a caduta di Mikel, la vittoria di Gino Mader ci ha permesso di cambiare il chip e dimenticare lo scoramento.

Ti aspettavi di più dal tuo Giro?

Non è stato facile come negli ultimi due anni. Ho avuto ostacoli, problemi fisici. Alti e bassi. Fastidio a una gamba e a un ginocchio. Ho passato davvero tanto tempo con il fisioterapista e l’osteopata, per preparare la tappa successiva. E poi ci si è messa la tensione di dover abbandonare i piani in cui credevamo. E’ stato un Giro per certi versi pericoloso, molto tirato. E Damiano è stato il corridore più regolare di tutti. E la sua ambizione di podio è diventata motivazione anche per noi, cercando energie dove neanche c’erano più.

Quali sensazioni ti rimarranno addosso di questo Giro?

Quelle degli ultimi 3 chilometri di ieri. Li ho vissuti in modo molto intenso, sapendo che Damiano stava vincendo e aveva un margine di 20 secondi. E’ stato molto emozionante. Il modo migliore di giocarsi un Giro, attaccando e rischiando. Damiano è un grande corridore, ma gli dobbiamo più ammirazione per come si comporta in gruppo. E quel suo gesto… Bè, sarò onesto, da lui me lo aspettavo!

Caruso, follia, intelligenza e un giorno da campione

29.05.2021
6 min
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Guardalo in faccia, hai visto che grinta? Mancano 200 metri al traguardo, si abbassa sul manubrio e ha in faccia un ghigno di rabbia che non si vedeva da un pezzo. Oggi più che mai sta correndo per Damiano, oggi è tutto per sé. E’ un tardo pomeriggio sui monti fra l’Italia e la Svizzera e la sensazione di aver vissuto una giornata indimenticabile è chiara a tutti i presenti. In sala stampa è scattato l’applauso, come non accadeva da tempo. Guardalo in faccia, hai visto che grinta? E che splendida follia è stato il suo attacco?

Un giorno in alta quota sulle Alpi fra la Svizzera e l’Italia
Un giorno in alta quota sulle Alpi fra la Svizzera e l’Italia

Per Battaglini

«Lo so io quanto ho lavorato in questi anni per essere qui – dice – niente nasce per caso. Ho pensato a mille cose. Alla fatica di tre settimane. Al lavoro dei compagni. Al sogno che si realizzava. Ho pensato a Mauro Battaglini e al fatto che volevo dedicargli la vittoria come aveva fatto Bettiol. Sarebbe stato già contento del podio, con la tappa l’abbiamo mandato in estasi. Sono l’uomo più felice della terra».

In cima al passo Spluga si muovono i Dsm: Bilbao e Caruso in scia. Mossa vincente o follia?
In cima al passo Spluga si muovono i Dsm: Bilbao e Caruso in scia. Mossa vincente o follia?

Au revoir, Bardet

Guardalo in faccia, hai visto che grinta? Accelera ancora e questa volta il dannato francese si siede. Poveretto Bardet, non se lo merita proprio, ma quando uno sta sempre a ruota e ti dà la sensazione di volersene approfittare, ogni centimetro che si apre fra le ruote è una promessa di giustizia. E a due chilometri dall’arrivo il divario si amplia, Bardet si siede e Damiano vola via.

Bardet resta a ruota, non dà cambi: starà facendo il furbo?
Bardet resta a ruota, non dà cambi: starà facendo il furbo?

Follia e intelligenza

«Non c’era niente di pianificato – racconta – certe volte le cose nascono così e ci vuole un pizzico di follia e di intelligenza. Quando abbiamo visto che quelli del Team Dsm si erano portati davanti sul Passo Spluga, ho detto a Pello di venire con me davanti, che stava per succedere qualcosa. L’ho incitato per tutta la tappa e mentre lui tirava, pensavo che se qualcosa fosse venuto, sarebbe stato per merito suo. Chissà che cosa avremmo potuto fare se fossimo rimasti in cinque. Il 70 per cento di questa vittoria è suo. Alla fine ho deciso di dare tutto, per non vanificare il lavoro del mio compagno».

Binari contorti

Guardalo in faccia, visto che gioia? Sta in piedi in mezzo alla strada, mentre quelli della squadra lo abbracciano. Sul traguardo ha scosso il capo e mentre guarda verso l’arrivo è come se nei suoi occhi si stesse ricomponendo la scena. Caruso Damiano, siciliano di 33 anni, sta esattamente dove tutti credevamo potesse arrivare quando passò professionista. La vita ha binari che a volte si aggrovigliano e ogni bivio rischia di diventare decisivo. Damiano queste cose avrebbe potuto farle prima, ma prima non aveva la testa sgombra come ci ha raccontato qualche giorno fa. Cosa sarebbe cambiato se non avesse rinnovato il contratto con la Liquigas e fosse andato subito alla Bmc?

A 2 chilometri dall’arrivo, Damiano molla Bardet e va via da solo. La follia inizia a prendere forma
A 2 chilometri dall’arrivo, Damiano molla Bardet e va via da solo. La follia inizia a prendere forma

Oggi campione

«Da domani – dice – non diventerò mica un super vincente… Ma queste tre settimane mi hanno insegnato tanto, ho acquisito consapevolezza di quello che posso fare. Quando è caduto Landa, non sapevo che cosa fare. Poi qualcuno mi ha spinto a puntare in alto, a vincere una tappa e soprattutto a fare classifica. Ho corso per vincere, siamo corridori professionisti pagati per fare risultato. E io mi reputo un ottimo professionista, perché non ho mai vinto da campione. Eppure oggi ho avuto la mia giornata da campione».

Prima vittoria di tappa al Giro per Damiano Caruso e 2° posto più solido
Prima vittoria di tappa al Giro per Damiano Caruso e 2° posto più solido

Un grande cuore

Guardalo in faccia, visto gli occhi lucidi? Le emozioni sono come il battito del cuore quando sei fuori soglia. Pulsano vorticosamente, poi lentamente iniziano a posarsi e ricominci a respirare. E Damiano adesso, seduto su questa sedia che profuma di vittoria, sta pensando a tutti coloro che oggi e negli ultimi giorni hanno tirato per lui. Si commuove, perché per essere Damiano Caruso servono certamente delle grandi gambe, ma soprattutto serve il suo grande cuore. E oggi che il mondo del ciclismo si sta accorgendo di lui, lui ricorda chi c’è sempre stato e lì si ferma. Giusto così.

Al centro della strada, lentamente Caruso si rende conto della vittoria
Al centro della strada, lentamente Caruso si rende conto della vittoria

Svolta a Montalcino

«La gente sulla strada – dice – è stata stupenda oggi e per tutto il Giro. Sento che mi vogliono bene, forse perché ho sempre cercato di essere una persona corretta. Sono cresciuto con i miei valori e li ho portati avanti nel tempo. Prima di essere un ciclista, mi piace pensare di essere un uomo e una persona perbene. Quei gesti sul traguardo erano il modo di ricordare Mauro, mio padre e mia madre, mia moglie, i mei figli. Ho vissuto la prima parte della carriera in modo più tranquillo, ma questa volta mi sono lanciato nella sfida che è stata soprattutto una sfida per me stesso. Ho cominciato a sentire fiducia dopo la tappa di Montalcino, perché ero abbastanza convinto che mi avrebbero staccato. Da quel giorno ho cominciato a chiedermi: “Perché accontentarsi? Provaci, sogna in grande. Male che vada tornerai a essere il Caruso di prima. Perché non fare sogni impossibili?”. Per me questo Giro potrebbe finire anche qui».

L’attacco ha spiazzato Yates, che puntava al secondo posto invece perde 51″
L’attacco ha spiazzato Yates, che puntava al secondo posto invece perde 51″

Continua a sognare

Guardalo in faccia, visto che grinta? Gli occhi si riaccendono. Bene i valori e bene anche le dediche, ma perché non fare sogni impossibili? La crono di domani è lunga, Bernal dà la sensazione di temerla. Lo scorso anno, nel folle Tour di Pogacar e della rimonta su Roglic, Damiano fu settimo nell’ultima crono. E anche allora aveva negli occhi il fuoco.

Crono a tutta

«E infatti domani darò tutto – dice – non voglio fare calcoli, guardare tempi e numeri. Voglio godermi ogni minuto, dalla prova percorso al riscaldamento. Voglio godermi ciascuno di quei 30 chilometri. Domani per me sarà una giornata speciale, una grande chiusura. Certo che darò tutto. Il Giro non finisce stasera, teniamolo aperto fino a domani…».

Caro Volpi permetti due parole su Landa?

06.05.2021
6 min
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Mikel Landa, Pello Bilbao, Damiano Caruso… basterebbero questi tre nomi per rendere importante il parterre di una corsa e invece sono tre degli otto uomini che la Bahrain Victorious ha deciso di schierare al Giro d’Italia.  Il loro direttore sportivo, Alberto Volpi sta per partire proprio alla volta di Torino. Ultime cose da sistemare in valigia e poi il tecnico lombardo raggiungerà il capoluogo piemontese. E’ il momento giusto per ragionare su quanto si è fatto.

Alberto Volpi (59 anni) è il diesse della Bahrain Victorious
Alberto Volpi (59 anni) è il diesse della Bahrain Victorious
Alberto, avete uno squadrone…

Abbiamo una buona squadra. Se siamo stati anche uno squadrone ve lo dirò al via della crono di Senago l’ultimo giorno. Però sì: abbiamo la consapevolezza di avere gli uomini giusti per qualsiasi terreno e per qualsiasi tipologia di corsa venga fuori. Poi si sa: è la strada a dare i giudizi.

Mikel Landa è il vostro capitano. Questo Giro per lui sa molto di “adesso o mai più”. Probabilmente se si guarda agli ultimi 5 anni è lo scalatore più forte. Nel senso che gli avversari cambiano e lui c’è sempre…

Sì, lui è lo scalatore più continuo. Sul discorso dell’adesso o mai più posso dire che si ha la sensazione di una sua grande serenità, cosa che in passato non aveva. E lo dicono anche i suoi passaggi di avvicinamento al Giro. Ha fatto un ottimo Laigueglia ed era la sua prima corsa. A Larciano, anche se è una gara più piccola, è andato bene su un terreno che non è suo. Alla Tirreno-Adriatico ha fatto terzo. Sta attraversando un buon momento, ha un buon equilibrio psico-fisico. Per questo si parte fiduciosi.

In tanti parlano di Almeida, Evenepoel, Yates mentre Landa è poco nominato…

E questo è un vantaggio per me. E’ un buon assist per noi, ci toglie pressione. I giornali, e lo sapete, cercano personaggi che siano d’interesse, per l’età, per il seguito e non solo per un punto di vista tecnico.

In effetti Landa è un po’ l’antipersonaggio, sempre silenzioso, pacato…

Da un certo punto di vista siamo più tranquilli e, come ripeto, sarà poi la strada il “giudice di cassazione”! Noi abbiamo le nostre idee, le nostre certezze e le nostre paure e chi non ha paura è perché non conosce cosa significhi fare un Giro – sospira Volpi – Guardiamo quello che è successo l’anno scorso. Una borraccia, pensiamoci bene, una borraccia ha segnato la fine di un corridore, Thomas, e la fortuna di un altro, Geoghegan Hart. Un episodio può cambiare tutto.

Damiano Caruso sulle strade del Romandia, per il siciliano sarà il 5° Giro
Damiano Caruso sulle strade del Romandia, per il siciliano sarà il 5° Giro
Hai detto una cosa interessante prima: i media non seguono il corridore solo da un punto di vista tecnico. E allora ti chiediamo: tecnicamente questo Giro si adatta Landa?

Per me sì. Quest’anno ci saranno in tutto circa 56.000 metri di dislivello, l’anno scorso ce n’erano 54.500, quindi più o meno si equivalgono, ma non è tanto il “quanto”, ma è il “come” questo dislivello è distribuito. Abbiamo molti arrivi in salita durissimi: Zoncolan, Sega di Ala, Alpe di Mera, Alpe Motta e penso che con un percorso così lo scalatore si possa esaltare. Il tappone da 6-7 ore fa meno differenza, è più una guerra di resistenza sul momento e sul passare dei giorni. Quindi alla luce di come è disegnato, questo Giro va bene per gli scalatori come Landa.

Visto come si corre adesso, fa più selezione un arrivo secco che una cavalcata infinita…

Anche l’arrivo di Sestola non è mica facile. L’ho rivisto pochi giorni fa. Giri a destra e negli ultimi 7 chilometri nei hai 4,5 che vanno su tra il 12-16%. Se il gruppo non dovesse lasciare andare via la fuga perché la classifica è corta ci sarà battaglia e non sei al top fai presto a perdere 20”. Non è come Serramazzoni (una salita pedalabile da quelle parti, ndr) che se non sei in giornata vai su di rapporto, stai a ruota di un compagno e ti salvi. Sul colpo secco puoi andare in difficoltà.

Vedendo le sue caratteristiche e come è uscito dal Tour of the Alps, quella di Sestola sembra la tappa perfetta per Simon Yates. Tra l’altro lui va molto forte all’inizio dei grandi Giri. L’opposto di Landa.

Ah sì, sì! Se non va via la fuga lui è il favorito per quella tappa. Sugli arrivi è un killer. Nei 2 chilometri finali sa fare delle accelerazioni fortissime e sa calibrare bene il suo attacco. Anche a Prati di Tivo per pochissimo non ha ripreso Pogacar. E se uno così con tutti gli arrivi in salita che ci sono inizia a prendere secondi e abbuoni e arriva a Senago con 1’30” di vantaggio poi nella crono finale non lo perde.

Pello Bilbao e Damiano Caruso: che ruolo avranno?

Sono gli ultimi due uomini per le tappe di montagna. Però la nostra tattica è una cosa, poi ci sono altre 22 squadre. Verranno dei giorni in cui ci saranno degli attacchi e averne uno davanti può consentire a noi di risparmiare degli uomini, di stare coperti. E magari quello stesso uomo te lo ritrovi davanti se devi attaccare. Quindi okay le tattiche, ma devi avere i corridori giuste per farle. Noi così possiamo fare anche una corsa aggressiva.

Pello Bilbao scorta Landa al Tour de France dello scorso anno
Pello Bilbao scorta Landa al Tour de France dello scorso anno
E pensare di metterne due in classifica? Negli ultimi anni si è visto che spesso ha giovato questa tattica.

Per rispetto di Landa dico no. E’ lui il capitano. Poi se Bilbao o Damiano saranno in classifica sarà una conseguenza di quel che dovranno fare. Se Pello a Sestola deve stare vicino a Landa automaticamente si presuppone che resti davanti. L’importante è che negli arrivi clou del Giro ci siano tutti e tre. Ma non solo in salita. Si parla troppo poco della tappa di Montalcino. Quella va valutata al pari di una frazione di montagna. Lo sterrato non è un qualcosa di comune e ci potrebbero essere sorprese.

Bilbao e Caruso sono corridori importanti, come accettano di fare da gregari a Landa?

Damiano è il nostro capitano in corsa, Landa il leader. In certi momenti non si riesce a parlare con tutti i ragazzi e serve qualcuno che possa prendere le decisioni in gruppo. E’ un ruolo che Damiano ha accettato di buon grado e che sa svolgere bene. Lui è un corridore di lusso, di qualità e tenacia. Per quel che riguarda Pello, invece, lui stesso ha dichiarato di voler aiutare Landa e lo ha ripetuto anche dopo il Tour of The Alps, nessuno gli ha messo in bocca quelle parole. E’un ragazzo, oltre che molto forte, anche onesto ed intelligente. Lavorare con lui è un piacere.

Al Tour avranno ruoli invertiti?

Difficile dirlo adesso – s’interrompe per un istante Volpi – Intanto facciamo il Giro, poi vediamo.

Avete fatto dei sopralluoghi?

Sì. Nei giorni della Strade Bianche siamo andati a vedere il finale della tappa di Montalcino con i ragazzi. E poi in diverse riprese io, Stangelj e Pellizotti siamo andati a visionare altri arrivi. Con i tablet su cui ci sono tracce e altimetrie si ripercorrono le strade e si annotano i punti che sulle mappe non si vedono: strettoie, condizioni dell’asfalto, un passaggio in un paese da prendere davanti…