Decathlon AG2R: caschi e occhiali li disegna Van Rysel

01.05.2025
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LIENZ (Austria) – I corridori della Decathlon AG2R La Mondiale utilizzano da ormai due stagioni i prodotti firmati Van Rysel. Quello sviluppato con il marchio francese di Lille è un binomio capace di funzionare alla grande, infatti da inizio stagione i successi firmati dai corridori del team WorldTour sono già sette. L’ultimo è arrivato al recente Tour of the Alps, nel quale Nicolas Prodhomme e il giovane Paul Seixas hanno regalato spettacolo dominando l’ultima frazione della corsa a tappa dell’Euregio. 

E’ proprio Nicolas Prodhomme, al primo successo tra i professionisti, che ci racconta nel dettaglio i prodotti realizzati da Van Rysel. In questo caso l’occhio, ed è veramente il caso di dirlo, cade sul casco e gli occhiali utilizzati dalla formazione WorldTour francese. 

RCR-F, il casco più veloce

Il primo prodotto che andiamo a presentare è il casco RCR-F, dove l’acronimo sta per Fast Racer. Si tratta di un casco studiato e progettato con l’intento di perfezionare al meglio l’aerodinamica. Quando ogni singolo watt diventa importante e le gare si fanno veloci e combattute è importante avere al proprio fianco il miglior alleato possibile. 

Il casco RCR-F è dotato di cinque ingressi d’aria, posti nella parte anteriore, che servono a regolare la temperatura della calotta e offrire il giusto ricambio. 

«Questo modello – racconta Prodhomme – lo utilizzo spesso durante la stagione, soprattutto quando il clima non è ancora molto caldo. L’RCR-F ha un ottimo design ed è estremamente aerodinamico, anche quando le velocità si alzano risponde molto bene non dando alcuna resistenza al vento. Rimane comunque un prodotto leggero e comodo, anche dopo tante ore in sella. Per questo è perfetto per tappe lunghe o le Classiche».

Entrambi i modelli utilizzati dal team sono costruiti con tecnologia Mips (foto KBLB DAT)
Entrami i modelli utilizzati dal team sono costruiti con tecnologia Mips (foto KBLB DAT)

RCR Mips, per il caldo del Tour

Van Rysel fornisce agli atleti del team Decathlon AG2R La Mondiale anche un secondo modello, questa volta pensato per una ventilazione ancora più importante, infatti è il preferito dagli scalatori. Le prese d’aria frontali, in questo caso, sono otto

«Personalmente – riprende a spiegare Prodhomme – utilizzo il RCR Mips quando le temperature si fanno più elevate. Ad esempio, credo sia un casco ottimo per una grande corsa a tappe come il Tour de France, dove le salite lunghe e il caldo si fanno sentire. La tecnologia Mips ci permette di correre in maniera più tranquilla e sicura perché sappiamo di essere ben protetti in caso di caduta».

Gli occhiali coprono molto bene il volto e offrono un ottimo campo visivo (foto Auguste Devaire)
Gli occhiali coprono molto bene il volto e offrono un ottimo campo visivo (foto Auguste Devaire)

ROADR900 PERF, 3 lenti diverse

Per il team Decathlon AG2R La Mondiale gli occhiali forniti sono i ROADR900 PERF, un mix di eleganza, tecnica e design sportivo. Risultano estremamente coprenti, con una lente larga 135 millimetri e spessa 1,2 millimetri. Un sistema che permette all’atleta di avere un campo visivo ampio, unito alla protezione necessaria per chi viaggia ad alte velocità. Infatti lo spessore delle lenti le rende molto resistenti. 

La scelta cade su tre tipologie di lenti, sempre della gamma NXT. A seconda della categoria, che va da zero a tre, si ha un filtro dall’11 per cento all’85 per cento della luce. 

«Una delle caratteristiche che mi piace degli occhiali – conclude Prodhomme – è che sono molto comodi e garantiscono sempre una visione perfetta. In più una clip presente sul casco permette di riporre comodamente gli occhiali anche quando si è in gara, bastano pochi attimi per agganciare e sganciare il tutto».

Tour of the Alps: Prodhomme vince, Seixas prenota il futuro

25.04.2025
6 min
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LIENZ (Austria) – La giornata finale del Tour of the Alps, che per la seconda volta in questa edizione finisce in suolo austriaco, regala una parata trionfale alla Decathlon AG2R La Mondiale. La formazione francese impacchetta una prestazione eccezionale con due suoi corridori tanto importanti quanto diversi. Nicolas Prodhomme vince la sua prima gara tra i professionisti con un’azione da lontano, al suo fianco arriva il giovane Paul Seixas

«Abbiamo chiuso alla grande un ottimo Tour of the Alps – ha detto Prodhomme – con questo bellissimo uno-due. Eravamo partiti per fare classifica con Gall ma abbiamo trovato sulla sua strada un ottimo Storer. Seixas ed io abbiamo lavorato bene durante la giornata di oggi. Gli avrei lasciato la vittoria ma lui ha voluto a tutti i costi che toccasse a me e lo ringrazio. Ora per me arriva il Giro d’Italia, prima però è tempo di festeggiare con la mia famiglia e di godermi questa prima vittoria tra i professionisti».

Il francesino Seixas, che ancora deve compiere diciannove anni, è arrivato direttamente nel WordTour dopo due stagioni da protagonista tra gli juniores. La Decathlon AG2R ha un vivaio profondo, che inizia con la formazione under 19 e prosegue con quella under 23 e ci ha abituato a questo tipo di approccio con i suoi ragazzi. Chi merita sale presto tra i grandi per imparare come si corre e a vivere il ciclismo da protagonista

Seixas ha lanciato l’azione decisiva sulla salita finale di questa quinta tappa
Seixas ha lanciato l’azione decisiva sulla salita finale di questa quinta tappa

Doppietta francese

Seixas e Prodhomme sono entrati nella fuga del mattino, consapevoli che il gruppo avrebbe lasciato spazio, complice anche il numero risicato di atleti arrivato al termine di questo Tour of the Alps, appena settantotto. Quindi non era facile per le squadre avere le forze per controllare la corsa. Sulla salita di Stronach, a dieci chilometri dal traguardo, è stato Paul Seixas a dare fuoco alle polveri alzando il ritmo e sfilacciando il gruppetto dei fuggitivi. A riportarsi sullo scalatore francese è stato Prodhomme e sulla discesa finale i due si sono parlati. Dietro al palco delle premiazioni chiediamo a Seixas cosa si sono detti. 

«Ci siamo confrontati su chi avrebbe dovuto vincere – dice – e visto che lui non aveva mai vinto in questi cinque anni da professionista ci è sembrato giusto che fosse lui a passare per primo sotto al traguardo. Io ho la consapevolezza di essere andato molto bene in questi cinque giorni e di essere forte. In futuro potrò vincere sicuramente altre gare. L’ammiraglia ha detto di far vincere me ma non ero d’accordo, era giusto lasciarla a Prodhomme».

Ti saresti aspettato una prova del genere in una corsa così dura?

Quando sono arrivato a questo Tour of the Alps non ero concentrato su quello che avrei potuto fare ma cosa avrei potuto imparare. A conti fatti sono stato tra i primi tutti i giorni tranne ieri, è stato bello ed emozionante. Alla fine pensavo che come squadra avremmo potuto vincere una tappa e ci siamo riusciti. 

Sei entrato nel WorldTour e stai andando molto bene, è stato un passaggio difficile?

Sicuramente si tratta di un grande salto perché qui corrono i migliori atleti al mondo. Questo inverno ho lavorato duramente e penso che tutti gli sforzi fatti siano stati ripagati da una buona condizione. Ora riesco a correre insieme agli atleti più forti: non credevo di essere così competitivo ma è una bella sorpresa. 

Al traguardo ti abbiamo visto insieme alla tua famiglia…

Erano qui per sostenermi, come hanno sempre fatto. Non è facile essere così giovane e avere una vita che ti porta spesso in giro ma penso sempre a loro e ai sacrifici che hanno fatto per me. Li amo. 

Cosa ti hanno detto quando sei arrivato direttamente nel WorldTour?

Si sono mostrati subito molto contenti e felici di vedermi qui a lottare tra i primi. Erano anche abbastanza sorpresi (dice con una risata, ndr). Ora ho diciotto anni e sono libero di decidere dove allenarmi. La mia mentalità però è sempre la stessa: mi alzo la mattina concentrato su come lavorare e mi sento realizzato

Per diversi giorni è stato anche leader della classifica dei giovani, primato strappato da Max Poole
Per diversi giorni è stato anche leader della classifica dei giovani, primato strappato da Max Poole
Il modo di allenarti è cambiato tanto?

Ho parlato con la squadra e ci siamo confrontati sul lavoro da fare una volta passato professionista. Mi alleno quasi il doppio rispetto a prima quindi la differenza si vede. Quando ero juniores non ho mai esagerato con le ore di allenamento, ora mi impegno quasi come gli altri atleti professionisti. Insieme allo staff si è deciso di lasciare del margine per progredire in futuro. 

In cosa ti senti più forte?

Mi sono concentrato su tutti gli aspetti: cronometro, sprint e salita. L’obiettivo è diventare un corridore il più possibile completo. La cosa che mi sorprende è il fatto di essere già ad un buon livello. Pedalare fianco a fianco con campioni come Storer, Ciccone e Arensman è abbastanza folle per me. 

Seixas ha avuto gli occhi, e i microfoni, puntati addosso fin dal primo giorno
Seixas ha avuto gli occhi, e i microfoni, puntati addosso fin dal primo giorno
La squadra ha dei corridori molto giovani in rosa, che arrivano anche loro dalle formazioni di sviluppo…

Penso che sia positivo perché ci si può aiutare a vicenda e ci si sente in un gruppo insieme a tanti coetanei. E’ la mentalità che conta e avere dei compagni di squadra giovani aiuta tanto. Quando li ho accanto cerco di imparare qualcosa su di loro e capire come lavorano e si allenano.

C’è qualcosa nello specifico che ti incuriosisce?

Sì, ma non lo dico. E’ un segreto (dice con una risata, ndr). 

Farai anche corsa con gli under 23?

Dovrei fare il Giro Next Gen, ma ancora devo avere la conferma dalla squadra. Uno degli obiettivi di stagione, che è anche un po’ un sogno per me, è il Tour de l’Avenir, ma manca ancora tanto. Ora mi godo il momento. 

Crono juniores andata: Seixas sorprende, Finn guarda alla strada

23.09.2024
5 min
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ZURIGO – La prova contro il tempo degli juniores ha emesso già alcuni verdetti interessanti, il primo è la vittoria del francese Paul Seixas. A questo si affianca la prestazione sottotono del campione del mondo in carica su strada Albert Philipsen. Il danese paga 25 secondi dal vincitore e, mentre tutti sfilano nella zona mista che si affaccia sull’Opera di Zurigo, lui passa via senza fermarsi. Gli addetti dell’UCI dicono non sia stato bene dopo l’arrivo, la sensazione nel vederlo passare è che sia frastornato e un po’ sorpreso, in negativo, dalla sua prestazione. 

Voci azzurre

Gli azzurri pedalano lenti nel corridoio che ospita televisioni e media, passa Andrea Donati e nel raccontare la sua prova si intuisce la delusione. Sperava in qualcosa di più, i numeri sono stati buoni ma per emergere in un mondiale serve una prova fuori dal comune.

«E’ stata una cronometro durissima – dice – sono sfinito, ho dato davvero tutto quello che avevo anche se non ero nella miglior condizione. Non sono andato male a livello di dati e numeri, rispecchiano quelli di una giornata media. Sono l’italiano che ha fatto più cronometro quest’anno, ne ho corse sei. A questo livello forse l’unica è stata alla Corsa della Pace. Sia questa di Zurigo che quella in Repubblica Ceca sono stati dei buoni confronti, anche in ottica futura».  

Chi, invece, è soddisfatto di quanto fatto è Lorenzo Finn. Si ferma, guarda l’arrivo dei diretti concorrenti e snocciola piano piano tutte le sue sensazioni. 

«Sono soddisfatto della mia prova – spiega l’azzurro – è stata la miglior cronometro della mia vita sia per sensazioni che per valori. Non potevo dare di più e comunque vedendo che sono arrivato a un secondo dai top 5, su questo tipo di percorso, mi ritengo soddisfatto. Era difficile pensare di poter vincere, ma se penso alla gara su strada mi sento davvero bene. I complimenti vanno a Seixas, ha fatto una cronometro superba e una prestazione monstre».

Andrea Donati e Lorenzo Finn durante le fasi di riscaldamento
Andrea Donati e Lorenzo Finn durante le fasi di riscaldamento

Tutto quadra

Il percorso di Lorenzo Finn e della nazionale juniores verso il mondiale di Zurigo è iniziato ad agosto con un ritiro in altura a Livigno. Poi si è passati dal Giro della Lunigiana e dal campionato europeo. Tutti step mirati per arrivare con la miglior condizione possibile alla corsa iridata. 

«Sicuramente – racconta Finn – l’europeo è stato molto utile, sia nella prova a cronometro che in quella in linea. E’ stato un test importante in vista dei mondiali, il fatto che oggi sia andato più forte rispetto alla prova di Hasselt mi fa ben sperare. Il ritiro di Livigno è stato fatto in vista dell’appuntamento iridato di Zurigo, questo doveva essere il periodo in cui il lavoro in altura avrebbe dovuto dare i suoi frutti. Per come mi sento direi che la fiducia c’è. Anche settimana scorsa, durante gli allenamenti, ho fatto i miei migliori valori, quindi sono contento».

Lorenzo Finn si è detto felice della sua prova e dei valori registrati nell’ultimo periodo
Lorenzo Finn si è detto felice della sua prova e dei valori registrati nell’ultimo periodo

Un altro atteggiamento

Se si fa un passo indietro, tornando alla prova continentale, non si può non pensare alle parole del cittì Salvoldi. Il tecnico ha giudicato in maniera negativa la prestazione del team juniores, da loro si aspettava qualcosa in più, soprattutto dal punto di vista del coraggio

«Su strada – dice ancora Finn – ho provato a dare un mano ai miei compagni perché non volevo prendere troppi rischi. Mi sono messo a disposizione in pianura, prima del tratto in pavé, poi mi sono sfilato. Penso Salvoldi abbia avuto ragione nel criticare il nostro atteggiamento in maniera negativa. Non abbiamo corso benissimo, ma ci rifaremo giovedì».

«Ora – continua – serve riposare e recuperare bene dallo sforzo. Mercoledì rivedremo il percorso (il tracciato rimarrà chiuso dalle 8,00 alle 10,00, ndr). Siamo venuti a giugno a visionarlo, quindi una rinfrescata farà sicuramente bene. Dall’ultima salita al traguardo ci saranno una quindicina di chilometri, sarà uno sforzo molto simile a una cronometro».

Andrea Donati conclude al 20° posto, per lui un’esperienza che tornerà utile in futuro
Andrea Donati conclude al 20° posto, per lui un’esperienza che tornerà utile in futuro

Gli altri

La classifica della cronometro juniores recita un podio a forti tinte belga con il gradino più alto in mano al corridore che, ad ora, sembra essere il favorito: Paul Seixas. Il sesto posto di Albert Philipsen sorprende, ma non toglie dalla testa di tutti che il danese sarà protagonista su strada. Gli avversari lo temono e ne parlano bene, con il timore che si riserva a chi può farti del male da un momento all’altro. Anche Finn non lo toglie dalla lista dei favoriti.

«Io ho fatto 53 di media – conclude Finn – quindi non credo che Philipsen sia andato piano, visto che mi ha anticipato di un secondo sul traguardo. Sicuramente era il favorito e vederlo fuori dal podio colpisce, ma non facciamoci illudere. Dopo la cronometro di oggi penso che Seixas sia il nome per la corsa in linea, ma serve ancora qualche giorno di pazienza, giovedì vedremo».

Un punto sui mondiali juniores. Che dicono gli stranieri?

22.09.2024
5 min
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Le quattro tappe del Giro della Lunigiana hanno evidenziato due protagonisti assoluti: Paul Seixas e Lorenzo Finn. Abbiamo scritto tanto dei due giovani che si sono messi in evidenza sulle strade di Liguria e Toscana. Un francese e un italiano che, con grande probabilità, saranno tra le figure principali dei mondiali juniores di Zurigo. In tanti lo hanno detto, dal cittì Salvoldi agli stessi avversari che contro Finn e Seixas hanno lottato, finché le gambe hanno retto. Ora si tratta di prendere la corsia giusta per arrivare all’appuntamento iridato nella migliore condizione. Ma gli ostacoli verso la maglia iridata hanno nomi e cognomi: il più gettonato è Albert Philipsen. 

Sumpik in rampa di lancio

Dino Salvoldi ha definito l’affare di Zurigo una corsa a tre, anche se gli outsider sono diversi a partire da chi ha completato il podio della Corsa dei Futuri Campioni: Pavel Sumpik. Il ragazzo della Repubblica Ceca cresciuto alla Roman Kreuziger Cycling Academy rimanda però le considerazioni al mittente. 

«Il percorso mi si addice abbastanza – analizza Sumpik – ma bisogna stare attenti. L’esperienza dell’anno scorso mi ha insegnato a essere calmo, ci sono tanti ragazzi che vogliono vincere. Albert Philipsen sarà l’uomo da seguire. Potrebbe vincere ancora, in questa stagione ha dimostrato di essere molto forte. Le salite di Zurigo gli si addicono perfettamente». 

Il nuovo piano sloveno

Altri erano gli iscritti alla lista dei pretendenti, ma la sfortuna li ha colpiti in maniera differente. Tra di loro c’era Jacob Ormzel, lo sloveno vincitore della Parigi-Roubaix juniores è stato messo fuori gioco in una caduta nella prima tappa del Lunigiana. I piani della Slovenia cambiano radicalmente, dall’essere una delle favorite passano a dover inventare nuovamente la corsa. 

«L’incidente ha causato un grande spavento – dice il cittì sloveno – ma siamo felici che Omrzel stia bene. Chiaro che era il nostro capitano per il mondiale, abbiamo altri corridori forti ma dovremo cambiare modo di gareggiare. Ci saranno tante occasioni per provare ad anticipare i favoriti, come entrare in una fuga fin da subito. Il percorso è duro, davanti si spende tanto quanto in gruppo. Valjavec è altrettanto forte in salite brevi ed esplosive. Sarà una battaglia tra i migliori scalatori a mio modo di vedere.

Paul Seixas è il nome sulla bocca di tutti dopo il Giro della Lunigiana e la Francia correrà tutta per lui (foto Duz Image / Michele Bertoloni)
Paul Seixas è il nome sulla bocca di tutti dopo il Giro della Lunigiana e la Francia correrà tutta per lui (foto Duz Image / Michele Bertoloni)

Francia all-in

I giovani galletti punteranno tutto sulle qualità di Paul Seixas, vincitore del Giro della Lunigiana e autore di una stagione di primo piano. Ha vinto dappertutto, a partire dalla Liegi fino alle corse a tappe più impegnative. 

«Il Lunigiana – racconta il cittì – era un passo in preparazione alla rincorsa verso il mondiale, le risposte direi che sono state positive. Abbiamo lavorato bene in precedenza, con un training camp sulle Alpi nella settimana prima del Lunigiana. Naturalmente per il mondiale il nostro leader unico sarà Paul Seixas, abbiamo visto come su salite brevi sia pienamente a suo agio. Certo non sarà semplice, perché è una corsa di un giorno che si prepara in un mese».

ll cittì belga crede nella forza della sua squadra, nessuna punta ma tante frecce (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
ll cittì belga crede nella forza della sua squadra, nessuna punta ma tante frecce (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)

Belgio all’arrembaggio

La squadra guidata da Serge Pauwels ha tante frecce nel proprio arco. Una delle più interessanti sarebbe stata quella che porta il nome di Aldo Tailleu, ma anche lui è stato vittima di una caduta e sarà fuori dai giochi. 

«La selezione non è stata semplice – spiega – però avremo tanti corridori validi, nessun capitano designato probabilmente. A Zurigo l’ultima scalata sarà lontana dall’arrivo, una ventina di chilometri. Non è detto che vincerà il miglior scalatore, potrebbe esserci spazio per un passista. Abbiamo delle buone alternative come Jasper Schoofs o Matijs Van Strijthem. Staremo a vedere, perché la squadra conterà abbastanza a mio modo di vedere, quei venti chilometri finali pianeggianti aprono a scenari diversi».

Zurigo si avvicina e Salvoldi tira le somme: sarà una sfida a tre?

11.09.2024
5 min
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TERRE DI LUNI – Il mese di settembre ha messo in fila una serie di manifestazioni di primo piano per gli juniores. Terminato da poco il Giro della Lunigiana è tempo di pensare a europei e mondiali, con quest’ultimi sulla bocca di tutti. Il percorso di Zurigo sarà impegnativo, movimentato e porterà la gara a essere un gioco a eliminazione. 

Viste le caratteristiche del tracciato i due favoriti sembrano essere Paul Seixas e Lorenzo Finn, i primi due classificati al Giro della Lunigiana. Il distacco somministrato agli altri 95 ragazzi arrivati in fondo alla Corsa dei Futuri Campioni non lascia molti margini alla fantasia. Anche se, a onor del vero, un protagonista è mancato in terra toscana: Albert Withen Philipsen, attuale campione del mondo di categoria. 

Parola al cittì

L’arduo compito di portare i ragazzi pronti all’evento iridato tocca come sempre al cittì Dino Salvoldi (in apertura con Ruggero Cazzaniga e Simone Mannelli). I preparativi sono iniziati ancor prima del Giro della Lunigiana, con un ritiro in altura a Livigno. In quelle settimane sono state messe ore nelle gambe e i risultati sono stati differenti, tra chi ha risposto bene e chi meno. 

«E’ stato un po’ tutto nelle aspettative – racconta il cittì – in questa categoria abbiamo fatto un bel lavoro. Per molti ragazzi era la prima altura della vita, quindi le risposte sono state diverse. Al Lunigiana qualcuno ha pagato, anche lo stesso Finn. Voglio vedere il bicchiere mezzo pieno, a Livigno siamo andati per preparare il mondiale e il Lunigiana era un altro step in vista dell’appuntamento iridato. 

«Relativamente al percorso del mondiale non si scappa – dice – i nomi saranno quelli. Forse è un po’ troppo impegnativo per Kristoff. Però gli altri che ho in mente saranno tutti al top della condizione: Seixas, Philipsen e anche Sumpik. Chiaramente nella mia lista di favoriti ci sarebbe stato spazio per Omrzel ma la caduta della prima tappa lo ha messo fuorigioco. I ragazzi di cui abbiamo parlato si staccano dalla media del gruppo, ce ne siamo resi conti durante il Lunigiana. Delle tappe impegnative, ma non proibitive sono bastate per creare un divario netto tra i primi due (Seixas e Finn, ndr) e tutti gli altri. In salita non ci sono stati giochi, è stata una gara a due».

La squadra

Al Giro della Lunigiana la differenza tra Lorenzo Finn e Paul Seixas è stata nella squadra e nel supporto offerto. La Francia si è presentata con i migliori atleti e questo ha inciso sull’andamento della corsa. A Zurigo la squadra potrà fare la stessa differenza, considerando che l’Italia arriverà con il meglio?

«Credo di no – afferma Salvoldi – perché il tratto in linea che immette nel circuito è poco significativo. Appena entrati nella parte dura, le individualità emergeranno fin da subito e ben poco si potrà fare per annullarle. Se il trend della stagione viene rispecchiato, è difficile dire che Philipsen sbaglierà l’appuntamento mondiale. Finn e Seixas potrebbero essere due valide alternative a quello che sembra un risultato scontato.

«In un contesto più ampio riferito alla categoria – continua – le differenze tra il vertice e il resto dei ragazzi ci sono. Cercheremo di portare la squadra migliore sapendo che correremo su un percorso da “uno contro uno” e consapevoli che anche noi avremo il nostro alfiere. Per quanto riguarda gli altri, ho visto bene Sambinello e Bessega durante tutto l’anno. Mi piacerebbe premiare qualche primo anno. Poi c’è chi ha fatto bene in questi giorni come Remelli e Capello. Mi vengono in mente anche Proietti Gagliardoni, Galbusera e Zanutta. I numeri sono quelli ed è sempre doloroso dire di no a qualcuno. Nessuno ha mai da ridire sui primi due o tre nomi, ma sugli altri la differenza tra l’ultimo dei convocati e il primo degli esclusi è inesistente. Il cittì si affida al proprio intuito e al pensiero di come andrà la corsa».

La vittoria a Bolano di Cristian Remelli, la terza in stagione, gli consentirà di ottenere la convocazione per Zurigo? (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
La vittoria a Bolano di Cristian Remelli gli consentirà di ottenere la convocazione per Zurigo? (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)

Capitolo distanza

I chilometri della prova iridata di Zurigo saranno 127,2, una distanza che non tutti i ragazzi hanno affrontato con costanza in corsa. Le energie saranno importanti da gestire. 

«Quei 30-40 chilometri in più – analizza Salvoldi – potranno fare tanta differenza. In una corsa come il Lunigiana che è un’eccellenza del ciclismo mondiale, si potrebbe pensare di aggiungere una tappa di oltre 100 chilometri, su una distanza da campionato del mondo (il punto sulla distanza delle gare è che l’UCI impone, per le corse a tappe internazionali della categoria juniores, un massimo di 400 chilometri in totale, ndr). Oltre alle Classiche è difficile replicare una distanza del genere in gara, lo si fa quasi esclusivamente in allenamento. Su questo i ragazzi hanno lavorato bene». 

Juniores: la corsa all’oro che non fa bene ai ragazzi

10.09.2024
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TERRE DI LUNI –  La nostra presenza alla 48ª edizione del Giro della Lunigiana ci ha permesso di vedere ancor più da vicino e per più giorni il mondo degli juniores (in apertura foto Duz Image / Michele Bertoloni). Da tanto tempo questo spiraglio di ciclismo ha acquisito un’importanza sempre maggiore, diventando, a tutti gli effetti, la categoria di riferimento. Da qui i team, WorldTour e non, prendono i migliori ragazzi con l’intento di farli crescere attraverso i loro vivai. Succede però che il meccanismo porta alla ricerca costante dell’oro e, come succede con il nobile metallo, il rischio è quello di scavare sempre più a fondo. 

Paul Seixas, Lorenzo Finn i due nel 2024 hanno corso con i devo team di Bora e Decathlon AG2R
Paul Seixas, Lorenzo Finn i due nel 2024 hanno corso con i devo team di Bora e Decathlon AG2R

Tutto subito

Sono nati così dei team satellite o development anche tra gli juniores. La Bahrain Victorious ha il Cannibal Team, la Bora ha la Grenke Auto Eder e la Decathlon ha il team U19 dal quale ha tirato fuori gli ultimi due vincitori del Lunigiana: Bisiaux e Seixas. 

Alla presentazione delle squadre a Lerici, in occasione dell’inizio del Giro della Lunigiana, lo aveva sottolineato Dmitri Konychev. L’ex campione russo ha ricordato quanti ragazzi a 14 anni sembrano dover spaccare il mondo per poi fermarsi alla prima difficoltà. Con lui sul palco c’era anche Stefano Garzelli, che in Spagna ha gestito un team juniores, per poi arrivare a chiuderlo a fine 2023. 

«Per me si tratta di un movimento molto preoccupante – spiega Garzelli – perché i devo team andranno a prendere gli juniores migliori. E ora si tratta di avere 8 ragazzi, magari in futuro arriveranno a 10 e 12. L’ambizione di un ragazzino è di andare a correre lì perché pensa di essere già arrivato, pensa di essere già un campione, forse. Ma non tutti questi passeranno professionisti, magari ora sì perché i team sono pochi. Ma in futuro aumenteranno e le possibilità diventeranno sempre meno. Il rischio è che poi i ragazzi vedano come un fallimento il mancato passaggio trasformandolo in un “non sono bravo”. Saranno pronti a metabolizzare questo fatto? Credo di no, semplicemente smetteranno di correre».

Finn e Seixas ogni giorno hanno distrutto record e tempi di scalata (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
Finn e Seixas ogni giorno hanno distrutto record e tempi di scalata (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)

Ricerca anticipata

Si fa presto a capire che la corsa è agli allievi, categoria che precede gli juniores. Ragazzini trattati come campioni o addirittura fenomeni, con bici e divise uguali a quelle del team professionistico. Una stretta cerchia di ragazzi che vivono come i grandi, ma che tali non sono. Vanno forte, lo si vede sulle strade, all’ultimo Giro della Lunigiana Lorenzo Finn e Paul Seixas hanno disintegrato ogni tempo di scalata degli anni precedenti. Ma sono pronti a vivere e subire delle pressioni che rischiano di farli arrivare stanchi del ciclismo a 18 anni?

«Ho parlato con un team manager di una squadra juniores – continua Garzelli – e già ragionava del 2026. Mi diceva che deve cercare tra gli allievi altrimenti rischia di non fare più la squadra. Se il meccanismo è questo, tra un po’ andremo a prendere gli esordienti. Il rischio è che tra 7-8 anni non avremo più una base, ma se non hai niente sotto come fai a costruire sopra?».

La preoccupazione di Garzelli, al Lunigiana per il commento tecnico, è che i ragazzi siano già al massimo delle prestazioni (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
La preoccupazione di Garzelli, al Lunigiana per il commento tecnico, è che i ragazzi siano già al massimo delle prestazioni (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)

Accecare i ragazzi

Il problema è che un meccanismo simile porta i ragazzi a pensare che la realtà delle cose sia diversa. Uno junior vuole a tutti i costi entrare in un devo team altrimenti pensa di aver fallito. 

«In Spagna – prosegue Garzelli – in gruppo i ragazzi dicono che ormai tra gli juniores o passi in una devo o sei finito. E’ la cosa più sbagliata del mondo. E il rischio è di distruggere tutte le squadre juniores nazionali, perché alcuni ragazzi preferiscono smettere piuttosto che continuare nelle squadre “normali”. Ma non tutti hanno gli stessi tempi di crescita e in una squadra più piccola ti lasciano il tempo di maturare. I talenti, Lorenzo Finn ad esempio, la strada la trovano comunque. Noi dobbiamo lavorare sui ragazzi che hanno numeri minori con un’attività dedicata per permettergli di crescere. Chi corre nella squadra satellite di una WorldTour ha tutto: preparatore, nutrizionista, mezzi migliori. Ma quali sono i suoi margini di crescita? Molto pochi o probabilmente nessuno. Se da junior mi alleno già 26 ore, da professionista quante ne devo fare, 40?».

Dopo i grandi successi ottenuti nel 2024 è bastato un Avenir sotto tono per far vacillare la fiducia di Widar (qui a destra)
Dopo i grandi successi ottenuti nel 2024 è bastato un Avenir sotto tono per far vacillare la fiducia di Widar (qui a destra)

Saper perdere

E’ voce di queste settimane che Jarno Widar, belga del Lotto Dstny Development Team, sia in rottura con la squadra dopo la delusione del Tour de l’Avenir. Il belga, al primo anno da under 23, ha vinto in ordine: Alpes Isere Tour, Giro Next Gen e Giro della Valle d’Aosta. Un bottino che difficilmente abbiamo visto raccogliere a un ragazzo di 18 anni al primo anno della categoria. Eppure lo scricchiolio del Tour de l’Avenir sembra aver rotto il quadro e la sua cornice. E’ vero che quando si vede la torta sul tavolo la voglia è di mangiarla tutta, ma bisogna anche sapersi accontentare e mangiarne qualche fetta. 

«Se non hai margini di crescita – prosegue Garzelli – quando passi non ottieni più gli stessi risultati. Perché ora stai dando tutto e allora vai avanti, ma poi non avrai più niente da dare e il livello sarà talmente alto che per forza troverai gente che ha i tuoi stessi valori o maggiori. Per questo bisogna imparare a perdere, meglio, a gestire la non vittoria. Widar è un esempio, non ha saputo gestire la sconfitta dell’Avenir e al posto che rimboccarsi le maniche e ripartire, ha voltato le spalle alla squadra».

Mentalità vincente

I ragazzi che vediamo darsi battaglia sulle strade delle corse internazionali e non, stanno imparando a gestire la gara, a vincere, creandosi una mentalità improntata a questo. Ma cosa succede se una volta passati smettono di farlo?

«Gli atleti corrono e lo fanno con in testa la vittoria – conclude – ed è giusto che sia così. Però servono degli step. Uno junior che passa professionista e fa gruppetto per tutto il primo anno e magari anche al secondo, rischia di perdere la mentalità vincente. Markel Beloki, figlio di Joseba, è passato dagli juniores alla EF Easy Post e per tutto il 2024 non ha mai visto la testa del gruppo. La capacità di gestire determinate situazioni in corsa la perdi dopo un po’. Invece se da junior vinco, poi passo under 23 e mi metto ancora in gioco e così via, mentalmente mi mantengo sul pezzo.

«La mia preoccupazione deriva dal fatto che l’Italia non ha squadre WorldTour. Questo vuol dire che il ragazzo forte va all’estero e che la squadra straniera tuteli i suoi talenti di casa. Rischiamo di perderli. Bisogna ricordare ai ragazzi che il loro bene passa anche da chi li tutela, non solo da chi fa promesse».

Lunigiana atto finale: a Finn la tappa, a Seixas la maglia verde

07.09.2024
5 min
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TERRE DI LUNI – Il terzo round della sfida che ci ha accompagnato per tutto il Giro della Lunigiana lo vince Lorenzo Finn. La prima vittoria di tappa dopo due partecipazioni per il ligure che ha provato a vincere la Corsa dei Futuri Campioni in entrambe le edizioni (in apertura foto Duz Image / Michele Bertoloni). Sulla sua strada però si è sempre trovato davanti un corridore francese. Nel 2023 era stato Leo Bisiaux a toglierli la vittoria, mentre quest’anno ci ha pensato Paul Seixas a rovinargli i piani. Il ligure della Grenke Auto Eder ha attaccato sia ieri che oggi, ma non è riuscito a scalfire la leadership di Seixas.  

«L’anno scorso – analizza Finn – non ero riuscito a vincere una tappa, quest’anno sì e questo mi rende sicuramente felice. Riconfermare il podio e vincere una tappa sono un ottimo risultato. Chiaro che vincere la generale sarebbe stato meglio ma ripeto che non ho rammarichi».

La differenza nei dettagli

In salita Finn e Seixas hanno viaggiato di pari passo per tutti e tre i giorni di gara, uno attaccato all’altro, inseparabili. Solo il muro di Bolano ha creato una piccola crepa, di due secondi a favore del francese. Per il resto la differenza l’hanno fatta gli abbuoni. Seixas ne ha accumulato 20 secondi sui vari traguardi, Finn 16.

«Ho fatto due attacchi sugli ultimi due passaggi di Montemarcello – spiega – a tutta. Non ho rammarichi perché ci ho sicuramente provato. Fare di meglio era impossibile, ho spinto con tutte le energie che avevo in corpo. Eravamo allo stesso livello».

«Lottare contro Finn è stato molto difficile – fa eco Seixas – è molto bravo in salita, forse in quelle con maggiore pendenza sono leggermente più forte io. Infatti, la differenza per vincere questo Lunigiana l’ho fatta su rampe molto ripide come a Bolano. Ma un giorno è così e l’altro può accadere il contrario. In generale penso che siamo sullo stesso livello».

In salita il livello tra i due è stato pari, la differenza l’hanno fatta gli abbuoni (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
In salita il livello tra i due è stato pari, la differenza l’hanno fatta gli abbuoni (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)

Un altro francese

Paul Seixas succede a Leo Bisiaux e a Lenny Martinez per la terza vittoria francese nelle ultime cinque edizioni del Giro della Lunigiana.

«E’ una bella sensazione – racconta – prendere in eredità la maglia verde da Leo Bisiaux e Lenny Martinez. Vedere un mio ex compagno di squadra vincere questa corsa mi ha motivato tanto per provarci a mia volta. Il percorso era leggermente diverso nel 2023, forse meno duro».

Paul Seixas e Leo Bisiaux hanno condiviso la maglia della AG2R Citroen U19 l’anno scorso, ma non solo. Entrambi, infatti, sono impegnati nel ciclocross. Alla domanda se seguirà le orme del vecchio compagno di squadra risponde così: «Non so ancora cosa farò in futuro, sicuramente correrò meno nel cross visto che passerò under 23. Voglio concentrarmi al meglio sulla strada perché l’impegno sarà maggiore. Non ho ancora deciso se proseguirò con la Decathlon AG2R o meno, sarà una cosa che vedremo dopo il mondiale. E’ una situazione difficile della quale non posso parlare ora».

Verso il mondiale

Tutti i protagonisti di questo Giro della Lunigiana li rivedremo a breve sulle strade di Zurigo pronti per darsi battaglia e conquistare la maglia iridata. Una serie di pretendenti al titolo iridato che solamente sfogliarlo fa venire il mal di testa. Nell’osservarli da vicino, però, sembra che la storia sia un capitolo a due: Finn e Seixas.

«Questa bella vittoria – dice il francese – è la dimostrazione che la condizione è davvero buona. Mi sono sentito sempre meglio giorno dopo giorno. Sono davvero felice di aver vinto qui, è molto buono per la mia forma e per avere la giusta confidenza nei miei mezzi. Finn e io probabilmente lotteremo anche per il mondiale, ma ci sono davvero tanti pretendenti alla maglia iridata. Quest’anno ho vinto tutte le corse di un giorno alle quali ho preso parte (tra cui la Lieigi-Bastogne-Liegi juniores, ndr). Il mondiale è una corsa tanto diversa dalle altre, ma spero di arrivare con la giusta condizione per puntare al podio».

Anche per Finn si avvicina l’appuntamento iridato, nel quale sarà chiamato a lottare sia a cronometro che su strada.

«Prima, però – conclude – starò un giorno a casa per poi partire verso il Belgio visto che correrò sia su strada che a cronometro anche all’europeo. Finito l’impegno continentale sarà la volta del mondiale e punterò tutto su quello dato che è molto più adatto alle mie caratteristiche».

Al Lunigiana l’urlo di Remelli e il sorriso di Seixas

06.09.2024
5 min
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BOLANO – La terza giornata del Giro della Lunigiana mette in menu due semitappe completamente differenti l’una dall’altra. Al mattino, con partenza da Sarzana, è andata in scena una frazione dedicata ai velocisti. Appena 37 chilometri che il gruppo si è sciroppato in meno di un’ora. A Marina di Massa vince il belga Aldo Taillieu davanti all’umbro Cornacchini e al francese Sparfel. Il belga mette nel sacco un altro sigillo importante dopo la Kuurne-Brussel-Kuurne e i campionati nazionali a cronometro. A Bolano invece arriva la vittoria di Remelli e Seixas conferma la sua leadership.

«Un gran bello sprint – commenta – sapevamo di dover rimanere davanti per tutta la tappa e così abbiamo fatto. Devo ringraziare i miei compagni di squadra per avermi pilotato al meglio e permesso di vincere. E’ un bel segnale in vista dei campionati europei, quello che mi serviva per arrivare con la massima fiducia».

Pomeriggio movimentato

Il profilo della seconda semitappa di giornata, da Sestri Levante a Bolano, è mosso e aperto a tante sorprese. La più grande è la vittoria del veneto Cristian Remelli, il corridore dell’Autozai Contri è stato bravo a mettere nel sacco i favoriti, anticipandoli prima dello strappo finale. Una salita di 4 chilometri con rampe superiori al 15 per cento che ti guardano negli occhi scovando ogni incertezza. Non ne ha avute Remelli, il quale ha preso di petto la salita e a testa bassa ha portato a casa la terza vittoria stagionale.

«La più bella dell’anno – dice mentre ancora con lo sguardo cerca di capire se è tutto un sogno o se è successo davvero – nonostante tutto. Sapevo che se avessi aspettato Finn e il francese (Seixas, ndr) non avrei avuto occasioni. Prima dell’ultimo strappo, a due chilometri dall’arrivo, ho anticipato tutti insieme a Garbi. Siamo compagni di squadra all’Autozai e oggi mi ha dato una grande mano, lo devo ringraziare. Purtroppo, il primo giorno sono uscito subito di classifica ma la vittoria di oggi pareggia il dispiacere, anzi direi che lo supera».

Finn all’arrembaggio

Il mare azzurro della Baia del Silenzio di Sestri Levante è soltanto un colore sullo sfondo del paesaggio di Bolano. Dal mare i ragazzi sono passati alla montagna, accarezzando le colline dolci della Liguria. Dietro queste però si nascondeva Lorenzo Finn, il quale ha provato a scombussolare i piani della Francia.

«Ho attaccato fin dai primi chilometri – spiega mentre si dirige verso i rulli – perché pensavo di poter mettere in crisi i francesi. Alla fine ho aspettato l’ultima salita e forse non è stata la decisione migliore, però la gamba era buona. Il gruppo era ancora numeroso ai piedi di Bolano, mi aspettavo una selezione maggiore. Ci sono stati diversi scatti e contro scatti, ho dovuto chiudere in prima persona sui francesi. Di certo non finisce oggi la corsa, domani è un giorno nuovo con altrettante occasioni da cogliere».

La Francia sorride

Paul Seixas mantiene la vetta della classifica generale. Anzi aumenta anche il vantaggio nei confronti di Finn grazie all’abbuono del secondo posto e ai due secondi di distacco messi tra lui e il ligure. Il pugno in segno di soddisfazione quando gli dicono del vantaggio incrementato fa capire che la corsa del talento transalpino era indirizzata completamente verso Finn.

«Mantenere la maglia – racconta Seixas – è un grande risultato per oggi. All’inizio della tappa non mi sentivo molto bene di gambe. Non ho fatto alcun tipo di riscaldamento prima del via e sentivo i muscoli un po’ duri. Quando Finn ha attaccato a inizio tappa gli sono stato dietro con un po’ di fatica ma poi le sensazioni sono migliorate chilometro dopo chilometro. Tanto che nel finale di tappa ho attaccato in prima persona, mi sentivo super bene. Ho fatto uno sforzo non indifferente per arrivare secondo e prendere l’abbuono. Non ho seguito l’attacco del veneto perché la tappa non era la mia priorità».

«La nostra strategia – continua la maglia verde – era mettere pressione a Finn e così abbiamo fatto. Durante la salita finale abbiamo attaccato a turno costringendolo a muoversi visto che era da solo. All’inizio della tappa mi sono detto che fosse un contendente molto forte, poi nel finale l’ho visto un po’ in difficoltà e ne ho approfittato. La nostra tattica era di sfiancarlo ed ha funzionato abbastanza bene grazie al lavoro dei miei compagni. Domani dovremo lavorare ancora tanto, il distacco non è così ampio da farci stare tranquilli».

Finn e Seixas, è subito testa a testa. La prima al francese

04.09.2024
5 min
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LA SPEZIA – La prima tappa del Giro della Lunigiana offre un testa a testa mozzafiato tra Lorenzo Finn e Paul Seixas. Una volata a due su via Domenico Chiodo, nel centro di La Spezia, dove a spuntarla è il francese, che beffa di poco il campione italiano in carica (in apertura foto Duz Image / Michele Bertoloni). Sopra le teste dei corridori risplende un cielo azzurro, mentre sullo sfondo le colline incorniciano un quadro da cartolina. Oltre quei verdi pendii ci sono le Cinque Terre, la testimonianza di come la Liguria sia una regione dove il mare e la montagna vivono in simbiosi. 

Una volata lanciata da lontano. Prima con uno studio attento tra i due contendenti, iniziato a un chilometro dall’arrivo. Poi dopo un lento avvicinamento è partito lo sprint, che Seixas prende in testa e conclude alzando le braccia al cielo. Finn fa un gesto di stizza e si rammarica, mentre i due spariscono dietro la curva in fondo al rettilineo. 

Seixas beffa Finn allo sprint, è lui la prima maglia verde del Lunigiana 2024 (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
Seixas beffa Finn allo sprint, è lui la prima maglia verde del Lunigiana 2024 (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)

Uno contro uno

Dopo l’arrivo Paul Seixas è circondato dai compagni di squadra e dal massaggiatore del team francese. Al contrario Lorenzo Finn è solo, gli altri atleti della Rappresentativa Liguria devono ancora arrivare e l’impressione è che la differenza non la faranno solo le gambe dei due giovani talenti, ma anche quelle dei compagni di squadra. La nazionale transalpina ha preso in mano la situazione e in poco meno di 25 chilometri ha ricucito il margine sui fuggitivi e propiziato l’attacco del loro capitano. 

«I miei compagni hanno fatto un grandissimo lavoro – commenta ai piedi del podio – io ho solo portato a termine quanto costruito da loro. Sono felice di aver iniziato con una vittoria e una prestazione del genere, questo mi fa capire che ho lavorato bene in preparazione al Giro della Lunigiana. Sono in ottima forma. E’ una corsa impegnativa con tanti corridori forti, Finn lo ha dimostrato ma anche gli altri non sono da sottovalutare. Non penso che sia una sfida tra noi due e basta, ci sarà da stare attenti alle altre squadre che ora saranno agguerrite».

Finn rincorre

Al contrario Lorenzo Finn ai piedi dell’ultimo GPM di giornata si è trovato a dover rincorrere il rivale francese. Ieri alla presentazione delle squadre lo aveva etichettato come uno dei principali favoriti e così si è rivelato. Il solo a tenere il suo passo è stato proprio il ligure della Grenke Auto Eder che qui corre con i colori del team Liguria. 

«Sono dispiaciuto di aver perso – commenta Finn mentre le sue gambe girano sui rulli per sciogliere i muscoli – perché ero lì. La gamba in salita era molto buona, quindi fa sperare bene per i prossimi giorni. Abbiamo fatto la differenza noi due, lui ha iniziato la salita finale con qualche secondo di vantaggio, poi in discesa sono riuscito a chiudere. La Francia ha attaccato in discesa e sono andati via in tre mentre io ero rimasto nel gruppo dietro. In salita ho fatto una cronometro per mantenere il distacco. Il Giro della Lunigiana è una corsa che si può vincere anche in discesa e il fatto di aver spinto bene e chiuso su Seixas mi fa ben sperare. Ogni secondo farà la differenza e domani saremo ancora qui a sfidarci».

I quattro al comando guidati da Stefano Viezzi, a fine giornata per lui la maglia dei Traguardi Volanti (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
I quattro al comando guidati da Stefano Viezzi, a fine giornata per lui la maglia dei Traguardi Volanti (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)

L’Italia va

L’azione di giornata è scandita da quattro corridori, degni di un’Italia che va veloce, corre e cresce bene. Stefano Viezzi, Andrea Bessega, Elia Andreaus e Michele Bicelli si sono avvantaggiati in un tratto in pianura alla fine del primo GPM di giornata. Il cronometro ha fatto segnare un distacco massimo di 2 minuti e 38 secondi.

«L’idea di anticipare – spiega il campione del mondo di ciclocross Stefano Viezzi – era già in programma perché sapevamo che gli altri erano più forti su questo tipo di salite. Le pendenze all’8 per cento non aiutano i corridori della mia stazza (Viezzi è alto 190 centimetri per 70 chilogrammi, ndr). Siamo riusciti a prendere un bel vantaggio, personalmente ci credevo perché 2 minuti e 38 sono tanti da recuperare. Poi Finn e Seixas sono rientrati e bisogna solo che fargli i complimenti. A noi resta la consapevolezza che siamo andati forte e che avremo le nostre occasioni nei prossimi giorni.

«Quando dopo una quarantina di chilometri – spiega Elia Andreaus – è partito Viezzi mi sono subito accodato. Poi sono rientrati anche Bicelli e Bessega. Quello che hanno fatto Finn e Seixas è impressionante, di un altro livello. Anche con tutto quel vantaggio sapevo che in salita ci avrebbero potuto riprendere e saltare. Così è stato. Ora sono in classifica (ha terminato quarto la tappa, ndr) ma sarà difficile rimanerci. Forse sarà meglio puntare a qualche tappa».

Il via del Giro della Lunigiana 2024 è avvenuto dall’anfiteatro di Luni (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
Il via del Giro della Lunigiana 2024 è avvenuto dall’anfiteatro di Luni (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)

Fuori Omrzel  

I primi chilometri del Giro della Lunigiana hanno dato già dei verdetti importanti. La corsa di uno dei favoriti, Jakob Omrzel, dura esattamente 6 minuti, terminando a Sarzana. Una caduta, che ha coinvolto anche Jacopo Sasso, pone fine al sogno del giovane sloveno di vincere la Corsa dei Futuri Campioni. I due sono stati prontamente trasportati in ospedale, sono stati ricoverati e coscienti.