Partono i mondiali e Pontoni vuole fare il colpaccio

31.01.2025
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Iniziano i mondiali, tre giorni di gare a Lievin (FRA) che saranno la summa di una lunga stagione del ciclocross, iniziata a settembre e che in chiave italiana ha già detto molto. La nazionale azzurra si presenta in Francia con molte ambizioni, soprattutto legate alle categorie giovanili e questo è un trend che dura da tempo, in attesa che anche a livello elite (almeno al maschile) si possa recitare una parte importante.

Stefano Viezzi, iridato in carica juniores, cerca il podio al suo esordio nella categoria maggiore
Stefano Viezzi, iridato in carica juniores, cerca il compaccio al suo esordio nella categoria maggiore

Daniele Pontoni è pronto per la nuova avventura, anzi dalle sue parole si sente come ci sia la fremente attesa di cominciare e vedere se le premesse verranno confermate e si potrà aggiungere metallo prezioso al carniere. La spedizione azzurra è composta da 14 elementi, con una presenza in ogni categoria e questo è già un successo.

«I numeri sono quelli ormai soliti – dice il tecnico friulano – sin dalla mia prima edizione abbiamo sempre viaggiato fra i 13 e i 15 elementi, siamo nella media. Abbiamo scelto tutti coloro che lo hanno meritato, ma un accento lo porrei sulla presenza di Eva Lechner: è un tributo alla sua eccezionale carriera, a quel che ha fatto nel mondo dell’off-road, meritava di avere una vetrina simile per salutarla convenientemente, soprattutto ora che è attesa a gravosi compiti dirigenziali nell’Uci».

Per Eva Lechner l’ultima chiamata in nazionale, tributo a una grande carriera con l’argento iridato 2014
Per Eva Lechner l’ultima chiamata in nazionale, tributo a una grande carriera con l’argento iridato 2014
Che percorsi troveranno?

Non è un tracciato piatto, questo è sicuro e la sua interpretazione varia notevolmente in base al meteo, tanto è vero che da una settimana sono appiccicato alle previsioni per capire. C’è un dislivello di 170 metri che non è poco, anche se non c’è una vera e propria salita che fa la differenza, ma è tutto un saliscendi. E’ il tipico percorso francese, quindi con curve larghe e non molto angolate, dove è importante saper rilanciare subito e forte. Un percorso più fisico rispetto a quello degli europei, più impegnativo dove il clima può davvero cambiare tutto.

Hai una preferenza?

I ragazzi sono pronti per affrontare ogni tipo di situazione, percorso e meteo fanno parte del gioco. Siamo arrivati all’appuntamento dei mondiali carichi, con la consapevolezza che non si poteva fare di più. La preparazione, anche grazie al Gruppo Performance, è stata la migliore possibile e i risultati delle ultime prove di Coppa del Mondo sono molto confortanti.

Per Mattia Agostinacchio la delusione di Coppa deve trasformarsi in carica per i mondiali
Per Mattia Agostinacchio la delusione di Coppa deve trasformarsi in carica per i mondiali
Abbiamo una categoria, quella junior maschile, nella quale ci presentiamo con il campione europeo in carica e due atleti saliti sul podio di Coppa o finiti vicino. Quella quindi cui si guarda con maggiore interesse…

E’ stato importante ottenere quei risultati per salire nel ranking e partire più avanti possibile, anche se il percorso dei mondiali di Lievin ha una lunga salita iniziale nella quale anche chi è in seconda o terza fila ha tempo per guadagnare posizioni e ai ragazzi mi sono raccomandato su questo. Agostinacchio parte fra i favoriti, ma anche Pezzo Rosola e Grigolini hanno le loro chance, l’importante è cercare la corsia giusta in avvio ed entrare subito nel vivo della lotta. E’ una gara dove ci saranno tanti atleti che per valore così vicino potranno ambire al podio e i nostri ci sono. Confido molto nella voglia di riscatto di Grigolini, che a Benidorm è stato anche in testa alla gara, e nelle doti di recupero di Pezzo Rosola.

Il podio U23 di Hoogerheide con Del Grosso circondato da Sparfel e Viezzi, rivali anche a Lievin
Il podio U23 di Hoogerheide con Del Grosso circondato da Sparfel e Viezzi, rivali anche a Lievin
Per Mattia Agostinacchio aver perso la Coppa all’ultima gara può aver inciso sul morale?

E’ chiaro che a ogni gara vorresti il massimo, ma ci sono anche le giornate no. Quella di Mattia domenica a Hoogerheide è stata la peggiore in assoluto degli ultimi 3 anni: la classica gara dove tutto gira storto, ma finire secondo in classifica ha pur sempre un valore. Poi uno vuole sempre la parte della torta più grande, ma deve tradurre tutto ciò in voglia di rivalsa.

Al suo primo anno da under 23 Viezzi è già tra i favoriti, ti aspettavi questa crescita?

Sì, perché lo conosco, so quel che vale e poi è proprio la sua generazione che ha un passo in più. Domenica dietro Del Grosso c’erano lui e Sparfel, il suo rivale del mondiale juniores dello scorso anno. Stefano quando sente odore di grande appuntamento si trasforma e so che darà tutto per una medaglia, io dico che ne ha tutte le possibilità. Ma ci giochiamo carte importanti anche con la Pellizotti fra le juniores, dopo una stagione dove i risultati pur buoni non hanno reso giustizia al suo livello e la Casasola fra le elite, unica vera alternativa insieme all’ungherese Vas alle olandesi.

Sara Casasola a Namur. L’azzurra della Crelan Corendon punta al podio contro l’armata olandese
Sara Casasola a Namur. L’azzurra della Crelan Corendon punta al podio contro l’armata landese
Poi c’è la staffetta, tuo vecchio pallino…

E’ lo specchio del valore di un movimento, i ragazzi sanno che per me la prova inaugurale ha un significato speciale. Anche le altre nazioni, quelle che prima la sottovalutavano, ora ci tengono e lo si vede dagli schieramenti. La Francia è la favorita, noi però siamo lì per una medaglia e magari bissare l’oro europeo. L’importante è partire consapevoli di quanto è stato fatto. Abbiamo lavorato a lungo per stabilire la giusta strategia e quindi l’ordine di partenza delle frazioni, se i calcoli sono stati giusti…

Pezzo Rosola brothers, adesso parla mamma Paola

28.01.2025
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Papà ha detto la sua, ora parla mamma. Dopo aver sentito Paolo Rosola a proposito dei suoi figli e in particolare di Patrik che continua a stupire nell’ambiente del ciclocross, con la conquista del terzo posto anche nell’ultima prova di Coppa del mondo, tocca a Paola Pezzo – due volte olimpionica di mountain bike, ad Atlanta e Sydney – dire la sua e raccontare il suo rapporto con i due ragazzi che, a dispetto del prestigio e dei risultati dei loro genitori, hanno deciso di seguire la loro stessa strada.

Oddio, nel caso di Paola Pezzo il discorso è un po’ diverso perché tanto Kevin che Patrik si sono orientati verso la strada e nel profondo, un po’ di rammarico nella campionessa veronese c’è.

Patrik sul podio di Faé di Oderzo, la maglia tricolore ha completato un inverno di grande crescita
Patrik sul podio di Faé di Oderzo, la maglia tricolore ha completato un inverno di grande crescita

«La loro scelta era però obbligata – ammette – visto che su strada puoi costruirti una carriera e un lavoro. Nella mtb purtroppo vedo che anno dopo anno c’è un progressivo distacco, mancano le squadre, soprattutto a livello juniores, dove devi costruire il corridore. Io amo quella disciplina e vederla in queste condizioni mi fa male. Sono però contenta che almeno nei primi anni i miei figli l’abbiano affrontata perché ha dato loro quella base tecnica, quell’abilità di guida che ti consente di fare la differenza. E comunque come disciplina di spalla, in questo momento meglio il ciclocross della mtb…».

Com’è stato affrontare una lunga trasferta in Belgio, per tutto il periodo delle feste?

Molto faticoso, ma bello. D’estate fra lavoro e corse non abbiamo mai tempo per fare vacanze, così abbiamo pensato che poteva essere bello affrontare una trasferta diversa dal solito, in famiglia, visto che Kevin ora ha la sua vita. Per Patrik è stata un’esperienza fondamentale, se vuoi crescere devi correre lì, ma non solo per la qualità delle gare. E’ tutto il contesto che ti lascia senza parole con decine di migliaia di tifosi e un baccano infernale.

Paola Pezzo è una leggenda della mtb, con 2 titoli olimpici e mondiali, 3 europei, una Coppa del Mondo (foto Paolo Colombo)
Paola Pezzo è una leggenda della mtb, con 2 titoli olimpici e mondiali, 3 europei, una Coppa del Mondo (foto Paolo Colombo)
Voi vi siete gestiti in autonomia?

Sì, alla vecchia maniera, Paolo che provvedeva a tutte le necessità tecniche, io che davo una mano, poi si mangiava sempre in camper. D’altronde ci sono gare ogni giorno e sono tutte vicine, c’era da guidare un’oretta o anche meno e ti trovavi sul nuovo luogo di gara. Una delle difficoltà è stato il clima: in tanti giorni non abbiamo mai visto il sole…

Credi che i risultati che Patrik sta ottenendo siano figli anche di quell’esperienza?

Sicuramente, ha acquisito consapevolezza di sé. Già dopo la terza gara si vedevano ragazzi che venivano da lui per conoscerlo, che gli chiedevano di restare a correre in Belgio, che volevano qualche ricordo, autografi, cartoline, selfie. Adesso si vede che ha un’altra gamba.

Alle porte dei 17 anni, Patrik Pezzo Rosola ha già colto il 2° posto a Loenhout e il 3° a Hoogerheide
Alle porte dei 17 anni, Patrik Pezzo Rosola ha già colto il 2° posto a Loenhout e il 3° a Hoogerheide
Paolo dice che per molte cose è simile a te, mentre invece da ragazzino era uno scavezzacollo come lui…

E’ vero. Io oggi mi rivedo in lui, vedo la sua testardaggine, la sua grinta, la voglia di arrivare. Anche io ai tempi ascoltavo tutti, ma poi ero io a decidere e infatti l’allenarmi a casa con il fuso orario australiano prima dei Giochi di Sydney fu un’idea mia. Lui è lo stesso, ascolta ma poi fa di testa sua, dice che sa quel che deve fare. Ma sta cambiando, ad esempio inizia a capire che l’allenamento deve essere controllato anche tramite gli strumenti appositi, non basta più andare a sensazione.

Come riesce a conciliare scuola e sport?

Con un grande impegno, per fortuna siamo riusciti a fargli ridurre l’orario da 8 a 6 ore giornaliere, la sua è una scuola professionale. Ma solo con una grande coscienza di se stessi ci si può riuscire. Devo dire che anche a scuola se la cava bene.

Patrik dietro Agostinacchio: i due saranno insieme ai mondiali del weekend (foto Billiani)
Patrik dietro Agostinacchio: i due saranno insieme ai mondiali del weekend (foto Billiani)
Kevin non ha mai nascosto che la pressione dei vostri nomi, di quel che avete fatto un po’ pesa. E per Patrik?

Anche lui un po’ lo soffre, perché giustamente vuole essere Patrik Pezzo Rosola e non il “figlio di”. E’ un prezzo da pagare nel fare la stessa attività, ma in entrambi i casi è stata una loro libera scelta. Kevin ne soffre di più, spesso ha chiesto che gli speaker la smettessero di citarlo in quella maniera, era stufo di sentire paragoni.

Ora vivono entrambi la vita che avete fatto voi genitori alla loro età, sempre in giro…

Con Paolo al seguito della squadra, la casa spesso mi sembra vuota soprattutto in questo periodo con Patrik in giro con la nazionale. Io però li vedo crescere come uomini, in questo senso ad esempio l’esperienza di Kevin alla Sudtirol, unico italiano nel gruppo è stata fondamentale, ha imparato l’inglese, è diventato cittadino del mondo come lo eravamo noi e per un genitore questa è la cosa più importante, vale oltre ogni vittoria o medaglia.

Paolo Rosola, Paola Pezzo e due figli in cerca di futuro

18.01.2025
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Nella loro casa, il ciclismo è un affare di famiglia. Per questo quando domenica scorsa Patrick ha conquistato il titolo italiano di ciclocross fra gli juniores, al dodicesimo giorno nella categoria, Paolo Rosola e la sua compagna Paola Pezzo erano al settimo cielo. Dopo un mese di gare in Belgio, il tricolore ha confermato quanto di buono hanno sempre pensato del figlio più piccolo.

La stagione sta cominciando. Kevin si accinge a correre per il secondo anno con la General Store di cui Paolo è il diesse. Il piccolo sta per debuttare fra gli juniores anche su strada con la veronese Assali Stefen. Parlarne con loro padre è il modo per vivere da un lato le sensazioni della famiglia, dall’altro rendersi conto di alcune dinamiche del ciclismo di adesso.

Sul podio tricolore juniores di Faè d’Oderzo, Patrick Pezzo Rosola ha preceduto Fabbro e Grigolini (foto Bicitv)
Sul podio tricolore juniores di Faè d’Oderzo, Patrick Pezzo Rosola ha preceduto Fabbro e Grigolini (foto Bicitv)
E’ arrivata la maglia tricolore, ve la aspettavate?

Patrick sta venendo su piano piano, avendo avuto anche l’esperienza di Kevin. Lui è stato un po’ sfortunato. Sta uscendo adesso, ma ha tempi molto stretti, dato che ha 22 anni. Non ha un procuratore, se vai forte a cosa serve? E poi nemmeno lo guarderebbero più, visto che cercano corridori sempre più giovani.

Come se 22 anni fossero troppi per crederci ancora…

Si trova nella situazione di tanti altri. Parlo anche per loro e purtroppo noto che di tanti preparatori e direttori sportivi italiani che abbiamo nel mondo, non c’è stato mai nessuno che abbia dato una mano a inserire i ragazzi di 22 anni. Vanno forte, magari hanno avuto qualche intoppo eppure sono ancora qui.

Qualche intoppo?

I ragazzi del 2022 hanno uno sviluppo diverso rispetto a quelli di adesso. Tanti non hanno tenuto in considerazione che hanno perso almeno il secondo anno da juniores per il Covid. Oggi le squadre sono alla ricerca dei fenomeni, quelli con la cilindrata potente. Quello che forse abbiamo sbagliato con Kevin è avergli lasciato fare troppo fuoristrada da ragazzino, ma non si pensava mai che si andasse a finire così.

Chiusa la stagione del cross, dal 2 febbraio Patrick Pezzo Rosola si dedicherà alla strada
Chiusa la stagione del cross, dal 2 febbraio Patrick Pezzo Rosola si dedicherà alla strada
Così come?

E’ arrivato su strada dal fuoristrada, senza il secondo anno da junior, in un ciclismo velocissimo. Ha avuto un adattamento più che faticoso. Invece Patrick è partito diversamente. Ha fatto ugualmente il fuoristrada da giovane, però da esordiente ha cominciato a correre anche su strada, ha fatto la multidisciplina.

Senza sbilanciarsi da una parte o l’altra?

Esatto, non si è precluso alcuna possibilità e alla fine ha scelto la strada. Non si limita al ciclocross, però abbiamo dovuto lasciare andare la mountain bike. E’ stata una sua scelta. Anche in famiglia, pur avendo la mamma campionessa olimpica e il sottoscritto che dopo la carriera su strada è passato al fuoristrada, ci siamo resi conto che la mountain bike non ti dà un futuro. Ci sarebbe toccato girare il mondo per ottenere poco. Invece così è a casa, su strada ha fatto i suoi numeri ed è tanto competitivo.

Era nell’aria che potesse vincere il campionato italiano juniores?

Siamo stati un mese in Belgio col camper: Paola, lui ed io. Lassù nel giro di due ore hai tutte le gare che vuoi. Avremmo potuto anche continuare, ci invitavano, ma a un certo punto abbiamo detto basta. Ha corso senza pressione, per capire gli sbagli, leggere i percorsi e imparare come corrono lassù. Abbiamo fatto Namur, ha corso anche la Coppa del mondo con la nazionale, poi ci siamo fermati e siamo rientrati il 31 dicembre.

A Loenhout per Patrick il secondo posto a 5″ dal ceko Krystof Bazant (foto Exact Cross)
A Loenhout per Patrick il secondo posto a 5″ dal ceko Krystof Bazant (foto Exact Cross)
E una volta a casa?

Prima è andato in ritiro con la squadra della strada. Si è fatto un po’ di chilometri senza pensare al campionato italiano e poi siamo andati a correre. Forse non eravamo certi che avrebbe vinto, ma al podio si puntava. E adesso dopo il mondiale si chiude col cross e si cambiano gli scenari.

E’ davvero così determinato?

Non sta subendo la pressione dei genitori. Va a scuola, è un ragazzo normale, non pensa solo alla bici, ma quando serve è concentrato. Ha il carattere di sua mamma, sto rivedendo Paola.

E’ stato allievo con l’Ausonia Pescantina e ora correrà con la Assali?

Esatto, sono di Verona e ci viene comodo perché è vicino casa. Ha avuto richieste da altre squadre, ma abbiamo preferito così per conciliare meglio tutti i nostri impegni. Però lo seguono il suo preparatore e il fratello che lo consiglia su tutto. Ci ha chiesto Patrick di avere un preparatore e adesso lavora con Riccardo Bernabè che è con noi alla General Store. Prima non sapeva nemmeno cosa fosse un cardio, oggi invece devi saper usare gli strumenti, perché fanno parte del lavoro.

Kevin Pezzo Rosola ha vinto la Coppa della Pace, una delle internazionali più severe dell’estate
Kevin Pezzo Rosola ha vinto la Coppa della Pace, una delle internazionali più severe dell’estate
Cosa si può dire di Kevin?

Penso che abbia i numeri, negli ultimi tempi è cresciuto molto tanto da aver fatto bei piazzamenti e vinto la Coppa della Pace. Ha perso il secondo anno da junior e ha faticato per trovare la sua dimensione. Il preparatore dice che i test sono buoni, ma l’ho offerto a tante squadre e nessuno me l’ha preso.

Per quali motivazioni?

Mi sono sentito dire cose di cui avrei fatto a meno. Il sistema è cambiato. Se vuoi un lavoro, devi passare attraverso le agenzie e difficilmente arrivi a chi il lavoro deve dartelo davvero. Questo è il mondo. Una volta c’era il padrone e parlavi direttamente con lui, adesso ci sono dei filtri. Per le grandi squadre è diventato più facile, non devono neanche andarli a cercare, perché glieli portano. Non è un sistema perfetto, però bisogna dire che funziona. 

E’ difficile fare il direttore sportivo di tuo figlio?

Molto, perché devi mandare giù certe cose e anche certe scelte della società. Quando parli con i ragazzi, lui è sempre quello che viene messo in discussione. E questa è una cosa che non succederà se dovessi ritrovarmi anche con Patrick. O smetto di fare il direttore sportivo, oppure vado in un’altra squadra. Patrick sarà molto più libero, voglio che faccia le sue scelte.

Kevin Pezzo Rosola ha chiuso la stagione al Giro del Veneto e alla Veneto Classic
Kevin Pezzo Rosola ha chiuso la stagione al Giro del Veneto e alla Veneto Classic
In tutto questo mamma Paola cosa fa?

E’ una che ha vinto due Olimpiadi, il carattere non le manca. Fa la mamma, li consiglia, li aiuta, magari non nella preparazione della gara, ma in tutto il resto. Più Patrick che Kevin, perché lui ormai convive con la sua compagna.

Dicevi di Patrick che è un ragazzo normale che va a scuola.

Fa una scuola alternativa al lavoro che dura tre anni, così se dall’anno prossimo diventerà un corridore, sarà libero di farlo a tempo pieno. Se poi vorrà continuare a studiare, potrà comunque farlo. Nell’ultimo periodo del ciclocross, andava a lavorare. Faceva le otto ore da elettricista, veniva a casa, andava in bici e via. A volte la scuola gli ha lasciato un giorno o due per potersi allenare, ma fra ottobre e novembre ha sempre lavorato eppure in gara andava bene. Questo significa che il ragazzo c’è e ha passione. Il mio sogno sarebbe vederli correre nella stessa squadra, chissà che non ci si possa riuscire…

Patrick Pezzo Rosola, figlio d’arte dal carattere ribelle

19.03.2024
5 min
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E’ interessante analizzare l’evoluzione di uno degli allievi 2° anno più in luce in questo periodo, Patrick Pezzo Rosola, sulla base di quanto hanno fatto i suoi genitori. Lei, Paola Pezzo, la signora della mountain bike con due ori olimpici al collo. Lui, Paolo Rosola, funambolo delle volate negli anni Ottanta e poi sempre nell’ambiente svariando fra mtb e strada. Senza poi dimenticare Kevin, suo fratello, oggi alla General Store-Essegibi-F.lli Curia con il papà a guidarlo.

Che Patrick Pezzo Rosola sia uno dei talenti più in crescita è evidente: lo stesso Pontoni al termine della stagione di ciclocross lo ha sottolineato come uno dei più attesi al passaggio di categoria. D’altronde il veneto è, come tanti ragazzi di oggi, uno che passa indifferentemente da una specialità all’altra, tanto è vero che si dedica sì alla strada, senza però dimenticare il grande amore della mamma, la mountain bike.

Kevin, il fratello fra mamma Paola e papà Paolo. Una famiglia legata al ciclismo a filo doppio
Kevin, il fratello con papà Paolo. L’esperienza del più grande si sta rivelando importante per Patrick

Il tipico adolescente moderno

Tempo fa papà Paolo raccontava mirabilie di suo figlio Patrick, sottolineando però come il ciclismo non fosse uno dei suoi richiami principali, quella sorta di religione senza la quale è difficile emergere. Com’è oggi la situazione?

«Diciamo che si sta avvicinando – risponde Paolo – ma non è ancora pienamente convinto. Se devo dire, Patrick è il perfetto prototipo dell’adolescente di oggi, con il quale non è facile relazionarsi, men che meno nel ciclismo. Io provo a dargli consigli, ma lui è capoccione e fa di testa sua. D’altronde i risultati per ora gli danno ragione…».

Parlando di Patrick viene subito da chiedere un paragone con mamma e papà: «Lui come tipo di corridore è più vicino a Paola. Longilineo, magro, potente e al contempo resistente. Kevin ricorda più me per la sua esplosività. Devo dire che i due sono molto vicini e Kevin gli sta insegnando tanto, in questo senso un po’ supplisce al mio ruolo, visto che riesce a farsi ascoltare di più grazie alla vicinanza d’età».

Il rampollo di casa Pezzo Rosola si divide fra tre discipline, sempre con ottimi risultati (foto Instagram)
Il rampollo di casa Pezzo Rosola si divide fra tre discipline, sempre con ottimi risultati (foto Instagram)

Vittorie legate al talento

La vicinanza con la mamma, Patrick la mostra anche dal punto di vista caratteriale: «Bisogna saperlo prendere. E’ introverso, ha le sue idee e va avanti seguendo quelle senza tentennamenti. Papà e mamma non possono dire niente, si arrabbia perché sa quel che fa, questa è sempre la sua risposta. Si allena ma non troppo e quando gli dico qualcosa mi risponde: “Ma perché devo farlo? Tanto vinco lo stesso…”. Lui vince grazie al suo talento, battendo ragazzi che si allenano molto più di lui, ma questo però pian piano sta cambiando, perché comincia a capire che, essendo al secondo anno, ci si avvicina a quando si faranno le corse davvero sul serio».

Possono sembrare parole negative sul conto del figlio, ma Paolo dall’alto del suo amore paterno sa bene come le cose possano cambiare: «Alla sua età, non avevo quella determinazione in gara, quella voglia di emergere, è tutto successo dopo nel mio caso quindi Patrick parte avvantaggiato. Sa quello che vuole. In corsa non vuole lasciare niente, infatti cerca subito le prime posizioni, in qualsiasi disciplina. Io sono convinto che le cose cambieranno e quella voglia di emergere si tradurrà anche nella voglia di allenarsi, lo stesso Kevin me lo dice».

Patrick è profondamente diverso dal padre anche come caratteristiche: «Io dico che può essere il classico passista-scalatore, che ama i percorsi impegnativi e può davvero andar forte nelle cronoscalate. Le corse in pianura proprio non gli piacciono…».

Per il giovanissimo anche il bronzo europeo esordienti mtb nel 2021 a Pila
Per il giovanissimo anche il bronzo europeo esordienti mtb nel 2021 a Pila

«Passo per primo e mi ritiro…»

«Per far capire che adorabile testone c’è un episodio, relativo a una gara su strada. Gli dico che verrò a vederlo ma lui mi dice di no. “E’ inutile che ti fai 200 chilometri, tanto mi ritiro…”. “Come ti ritiri, lo sai già?”. “Sì, perché mi dedico ai traguardi volanti: vinco quelli, mi metto in tasca qualche euro e mi ritiro”. Più avanti mi richiama e mi dice “Che fai, vieni?”. Io ci vado e il giorno dopo che fa? Vince i traguardi volanti, è in fuga e si ritira davvero…».

Certe volte gli aneddoti sono come le ciliegie, uno tira l’altro: «All’ultimo Giro d’Italia di ciclocross, ultima tappa, lui è secondo in classifica perché a Osoppo aveva rotto la bici. In viaggio gli dico: “Guarda, lo so che non ami i consigli, ma domani io aspetterei ad attaccare. Non portarti dietro il primo in classifica che poi ti beffa, tieni unito il gruppetto”. “Papà, lasciami fare, lo so io…”. Alla domenica, va via e il leader lo segue, proprio come gli avevo detto di non fare… Solo che poi lo sfianca, finisce che Patrick vince, quello finisce dietro, sono appaiati in classifica ma per le vittorie in più la maglia rosa è di Patrick. E lui mi fa “Hai visto che avevo ragione?”».

Patrick impegnato al Giro d’Italia CX a Tarvisio. 4 le sue vittorie nella challenge (foto Billiani)
Patrick impegnato al Giro d’Italia CX a Tarvisio. 4 le sue vittorie nella challenge (foto Billiani)

Futuro? Ipotesi team estero

Che cosa farà l’anno prossimo? Su questo papà e mamma stanno già ragionando e la sensazione è che stavolta Patrick starà a sentire. «Viste le nuove prospettive, stiamo pensando di indirizzarlo verso una squadra estera. Non abbiamo ambizioni di vittorie, ma che faccia esperienza, ciclisticamente e non solo. Considerando anche la scuola, Patrick ha scelto di fare il triennio invece dei regolari cinque anni. Insomma ci dobbiamo ragionare».

Resta un ultimo tema da affrontare: sulle sue spalle sente il peso di essere un figlio d’arte? «Meno di quanto lo abbia percepito Kevin, che ancora un po’ ne risente. Patrick no: conosce quel che io e Paola abbiamo fatto, ma è figlio di un altro tempo. Guarda i corridori contemporanei, si documenta. Magari se gli chiedete a chi vuol somigliare vi risponde “Van der Poel”. Altro che Rosola o Pezzo…».