Una Orbea Orca (da strada) sul gradino più alto del podio nel cx

Una Orbea Orca (da strada) sul gradino più alto del podio nel cx

16.11.2025
4 min
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Proprio così, Toon Aerts in sella alla Orbea Orca ha vinto il Campionato Europeo di ciclocross. Pur non avendo conferme ufficiali da Orbea, le immagini parlano piuttosto chiaramente. Il belga del Team Belgian Deschacht-Hens CX (alcuni atleti di questa squadra hanno un doppio tesseramento e sono legati al Team Lotto per le corse su strada) ha trionfato su una bici da strada, un prodotto con le sue linee classiche, minimale, una bici con un frame-kit dal peso ridotto.

Buona parte dei compagni di team utilizzano la gravel race Orbea Terra Race, modello sviluppato dall’azienda basca per le competizioni sullo sterrato. Proviamo ad argomentare di nostro pugno la scelta tecnica.

Una Orbea Orca (da strada) sul gradino più alto del podio nel cx
Anche vista di fronte. La bici è una Orbea Orca (ri-adattata)
Una Orbea Orca (da strada) sul gradino più alto del podio nel cx
Anche vista di fronte. La bici è una Orbea Orca (ri-adattata)

La Orbea usata da Toon Aerts

Le forme non mentono e l’impatto visivo recita in maniera lampante. Si tratta della Orca, modello utilizzato da molti atleti anche del Team Lotto, non solo per i grandi dislivelli. E’ difficile categorizzare la bici sotto il profilo del carbonio, ma potremmo dire che si tratta della top di gamma OMX. Cockpit non integrato OC Performance (sempre di casa Orbea) con stem in alluminio e piega molto classica (rotonda) in carbonio. Reggisella da 27,2 millimetri di diametro OC Performance con arretramento zero. La trasmissione è Shimano Dura Ace, con doppio plateau anteriore (50-42) e cassetta posteriore (sembrerebbe) 11-30. Ruote firmate Icon per tubolari, questi ultimi Dugast.

Resta il dubbio per la forcella abbinata al telaio. La sezione superiore della testa e dei foderi sono accostabili a quella normalmente in dotazione alla Orca “classica”, ma rispetto a quest’ultima c’è più luce per il passaggio della gomma ed una sorta di fazzoletto aggiunto dal lato opposto al disco. Potremmo giurare che la forcella montata sulla Orbea Orca di Toon Aerts sia quella che equipaggia la bici gravel Terra Race. Questo componente garantisce anche un passaggio più ampio dello pneumatico.

Un occhio alle geometrie

Il neo campione europeo ha una statura notevole, sfiora il metro e novanta, oltre ad essere filiforme. Nonostante questo si nota per la sua posizione molto compatta una volta sulla bici e con un baricentro perfettamente in linea con il piantone. Non è un fattore secondario che, porta lo stesso atleta a prediligere bici con geometrie compatte, con un interasse ridotto. Inoltre Aerts è sempre stato performante sui tracciati impegnativi con dislivello, fangosi e sabbiosi, ma al tempo stesso è un atleta non troppo agile nell’indirizzare l’avantreno del mezzo. Una bici con un angolo anteriore “più dritto” (concettualmente) è più adatta ad un atleta con queste caratteristiche.

Qui si può spiegare (per lo meno in parte) la scelta di puntare su un frame-kit stradale, sicuramente più leggero, diretto e agile negli ingressi alle traiettorie strette, presumibilmente una XL (57). La Orbea stradale è più corta di quasi 4 centimetri ed ha un angolo dello sterzo di 73,2° invece di 71,5 di Terra Race. Significa per l’appunto una bici più corta, ma anche molto più diretta su tutto l’avantreno. Cambia ovviamente il valore di trail tra sterzo e terminale della forcella, grazie all’adozione della forcella gravel. Inoltre è da considerare che la Orbea Orca ha un drop del movimento centrale per nulla compresso, anzi è piuttosto elevato, fattore importante per un ciclocrossista nell’ottica di non urtare gli ostacoli.

Orbea Terra Race, nata per competere nel segmento gravel

24.06.2025
5 min
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Orbea Terra si rinnova. Cambia e si evolve la bici gravel della casa basca, senza stravolgere il concetto precedente di bici versatile e di largo impiego che da sempre le appartiene. Il cambiamento ha come soggetto (sempre) il gravel e si pone come elemento perfetto di connessione con la mtb, facendo l’occhiolino a quei bikers che fanno entrare nel proprio portfolio di bici anche una gravel. Avventura e bikepacking? Certamente.

Tecnicamente, la nuova Terra aumenta lo spazio per gli pneumatici. E’ comoda e le nuove tecnologie di design funzionale, insieme all’applicazione del carbonio le permettono di essere facile ed immediata nella guida. Vediamola nel dettaglio.

Terra Race di Orbea, segmento gravel race
Terra Race di Orbea, segmento gravel race

Estetica semplice e sostanziosa

Visivamente è una Orbea in tutto e per tutto (a noi ricorda in parte anche la Denna), grazie ad un’estetica essenziale, elegante e senza troppi fronzoli. La forcella ha steli dritti e porta in dote le asole di alloggio per eventuali bag laterali, con la testa che sembra rivolgersi in avanti. Lo sterzo non è massiccio e adotta una sorta di squadratura di rinforzo dove l’orizzontale si unisce all’head tube, marchio di fabbrica Orbea. L’obliquo ha volumi più importanti, soprattutto nella sezione mediana e bassa, dove è previsto un vano porta oggetti con extra capienza. Tutto il comparto centrale ed il carro posteriore sono sfinati, il comfort ringrazia.

Il piantone è arrotondato ed il reggisella è classico, rotondo con diametro da 27,2 millimetri. Qui è possibile montare un telescopico, rispettando questa misura. Interessante sottolineare la presenza del collarino di chiusura posizionato esternamente, soluzione voluta per semplificare le regolazioni (ed il montaggio di un dropper-post). La nuova Terra di terza generazione è un monoscocca in carbonio e adotta la fibra OMR, quella meno estrema nella scala dei valori Orbea. Per avere un riferimento in termini di valore alla bilancia, il telaio ha un peso dichiarato di 1040 grammi e la forcella (sempre full carbon) di 425.

I dettagli: un valore aggiunto

Il profilato orizzontale si sfina parecchio man mano che scorre verso il retrotreno. Questo permette di smorzare e dissipare buona parte delle vibrazioni ed inoltre asseconda un movimento controllato di carro posteriore e piantone. Ne guadagnano stabilità, trazione e naturalmente la comodità. Non è inserito nessun dispositivo meccanico e/o sospensione. A questo si aggiunge anche un tubo verticale corto che, collima con un fuori-sella importante, per un’azione ammortizzata mirata e sfruttabile da chiunque.

Orbea Terra Carbon è compatibile con le trasmissioni 1X e 2X (quest’ultima solo nella configurazione gravel) ed in entrambi i casi è garantito il passaggio degli pneumatici con sezione da 50 (lasciando i 6 millimetri di luce rispetto al telaio). Non è un fattore banale, dettaglio che conferma una volta di più l’attenzione dei tecnici Orbea.

I punti di montaggio per eventuali borse sono quattro: l’orizzontale con una piccola borsa e la forcella come scritto in precedenza, sotto l’obliquo per l’eventuale terza borraccia e sotto la sella. E’ possibile montare i due parafanghi, anteriore e posteriore. Per chi volesse azzardare qualcosa in più in termini di ricerca della prestazione, è possibile montare un manubrio integrato full carbon (Orbea ha sviluppato un nuovo componente OC), considerando il disegno ACR-FSA della serie sterzo che allarga in modo esponenziale la compatibilità. Oltre alle livree da catalogo, Orbea Terra Carbon rientra nel programma di personalizzazione MyO.

Allestimenti e prezzi

I pacchetti sono sei in totale, con un range di prezzo compreso tra i 2999 euro della versione M30 Team, fino ad arrivare ai 5999 della Terra M21e Team 1X (che prevede il nuovo Force 1X13). Non sono previsti modelli che portano in dote la forcella ammortizzata, ma è possibile montare quest’ultima in versione gravel. Le taglie disponibili sono sei: XS e S, M e L, Xl e XXL.

Orbea

Grandi novità per Orca, la bici da salita di Orbea

20.06.2025
3 min
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Orbea ha appena annunciato una nuova versione di Orca, il suo modello dedicato alla salita. Le migliorìe riguardano sia le soluzione tecniche che di design. I principali cambiamenti sono l’introduzione del manubrio integrato OC e delle nuove ruote OQUO, ma anche nuovi colori e grafiche del telaio (che invece strutturalmente rimane lo stesso).

Il manubrio integrato OC SH RA10 in carbonio, leggero ed aerodinamico
Il manubrio integrato OC SH RA10 in carbonio, leggero ed aerodinamico

Nuovo cockpit integrato 

Partiamo dal manubrio, forse l’aggiornamento più evidente. Il nuovo cockpit integrato è il modello OC SH RA10 in carbonio. Il passaggio cavi è completamente integrato, e il design presenta angoli arrotondati pensati per ridurre al minimo la resistenza all’aria. La forma ergonomica della parte superiore garantisce comfort per tutta la giornata, mentre la posizione ottimizzata delle leve lascia spazio libero per i polsi quando si sprinta fuori dalla sella.

Inoltre, pur essendo la Orca una bici da scalatori, il cockpit ha un indice di rigidità molto alto, per dare il meglio anche negli sprint. Il nuovo manubrio è disponibile in 11 taglie, con stem che vanno da 80 a 130 mm e larghezze da 360, 380 o 400 mm, in modo che chiunque possa trovare la soluzione migliore.

Tutto questo con un peso interessante, 313 grammi nella misura 100/380.

Il manubrio comprende anche il supporto per il ciclocomputer, integrato e regolabile
Il manubrio comprende anche il supporto per il ciclocomputer, integrato e regolabile

Ruote firmate OQUO

L’altra novità riguarda le ruote. Per il nuovo allestimento di Orca, Orbea ha scelto le ruote OQUO di alta gamma (di cui abbiamo parlato qui). In particolare la scelta è caduta sui modelli RP35 LTD, RP50 LTD e RA57 LTD, tralasciando quindi le RA80 LTD, che sono un modello pensato per la pianura.

Tutte e tre le versioni si avvalgono del nuovo mozzo Q10, lavorato dal pieno in CNC e super scorrevole. Le RP50 LTD hanno un canale interno da 25 mm, sono quindi l’ideale per ospitare anche copertoncini di dimensioni generose, e in generale offrono un ottimo equilibrio tra peso e aerodinamica. Le RA57 LTD, con profilo da 57 mm, sono quelle per i percorsi vallonati più veloci, mentre le RP35 LTD puntano alla massima leggerezza: solo 1.244 grammi la coppia.

Il mozzo Q10 delle ruote OQUO è ricavato da un unico blocco di alluminio
Il mozzo Q10 delle ruote OQUO è ricavato da un unico blocco di alluminio

Due modelli, sette nuovi colori

Infine sono stati aggiornati anche i colori, che si differenziano per i due modelli di Orca, OMX e OMROrca OMX (la versione top di gamma) è disponibile in tre finiture diverse: Spark Silver – Titan Grey Fade, Diamond Carbon View – Sunset Fade ed Escape Carbon – Holographic Dynalines. 

Mentre Orca OMR (quella leggermente più pesante) amplia la gamma con quattro nuove combinazioni di colori: Iris White – Lilac, Diamond C.View – Titan Grey, Cobalt Blue – Carbon Raw ed Escape Green Carbon View Matt.

Orbea

Bici, sella, abbigliamento e casco: la nuova vita di Elia Viviani

18.03.2025
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Una piacevole chiacchierata con Elia Viviani. L’argomento principale è stato entrare nel dettaglio dei nuovi materiali che ha iniziato ad usare al Team Lotto. L’abbiamo ascoltato al rientro da un allenamento di oltre 4 ore, super disponibile come sempre e preparatissimo sulle dotazioni tecniche.

Dalle bici Orbea con la doppia scelta, tra versione Aero della Orca, passando per la versione sviluppata per gli scalatori. Dai caschi (ben tre versioni stradali a disposizione) ed occhiali, ai capi tecnici, fino ad arrivare alle DMT con i cavi (senza rotori Boa), una novità per Viviani.

Il debutto in Belgio al GP Criquielion con la nuova maglia (foto Team Lotto)
Il debutto in Belgio al GP Criquielion con la nuova maglia (foto Team Lotto)
Allenamento lungo oggi?

Quattro ore, poco più, sono rimasto asciutto, non ho preso pioggia, quindi una bella giornata produttiva e con un clima tutto sommato buono.

Sei ancora in fase di adattamento con i nuovi materiali, oppure sei a regime al 100 per cento?

Devo affinare ancora qualche dettaglio, ma sono a buon punto. Non è stato un passaggio normale il mio, accelerato e veloce. Non ho avuto i ritiri invernali classici dove si prende confidenza con i materiali un po’ alla volta, quasi obbligato a velocizzare l’assestamento generale.

Orbea Orca Aero la prima scelta di Viviani (foto Team Lotto)
Orbea Orca Aero la prima scelta di Viviani (foto Team Lotto)
Il Viviani che non lascia nulla al caso che approccio ha utilizzato?

Due giorni dopo l’ufficialità dell’ingaggio al Team Lotto sono partito per il Belgio e ho fatto una full immersion al service course della squadra. A tutta con i meccanici per scegliere e analizzare le caratteristiche dei materiali, non solo la bici. Buona parte delle ore passate sono state investite per fare le misure.

Hai avuto difficoltà, o hai delle difficoltà di adattamento?

Nessuna difficoltà, ma onestamente mi ritengo anche fortunato. Bici a parte avevo usato in passato caschi e occhiali Ekoi in Cofidis, vestiario Vermarc alla Quick-Step. Una prima volta sulle bici Orbea, ma in Cofidis avevo usato Selle Italia, quindi partivo con un piccolo vantaggio nella scelta della sella e poi tutto l’impianto Shimano usato sulle Pinarello in Ineos.

In maglia Ineos e con bici bici Pinarello
In maglia Ineos e con bici bici Pinarello
Sei riuscito a sfruttare delle sovrapposizioni in fatto di misure?

Sì, perché Orbea e Pinarello pur essendo bici molto differenti, nella taglia a me più congeniale hanno il medesimo orizzontale. I punti di contatto principali combaciavano con la bici precedente, piccoli aggiustamenti, normali in una situazione del genere.

Hai sfruttato qualche giornata di training intenso per forzare l’adattamento?

Quattro giorni di super allenamenti dove mi sono posto degli obiettivi per settare la bici al meglio. Rispetto all’anno passato ho variato di mezzo centimetro l’arretramento della sella (da Prologo a Selle Italia SLR Boost-NDR) e l’inclinazione delle leve del manubrio (da Pinarello Most, all’integrato Vision Metron 5D Evo-NDR). Tutto gestibile.

Si torna ad usare anche la componentistica FSA/Vision (foto Photonews-Team Lotto))
Si torna ad usare anche la componentistica FSA/Vision (foto Photonews-Team Lotto))
Per la bici hai avuto delle opzioni di scelta?

Torno ad avere la doppia bici, una aero e una bici super leggera da scalatore. Taglia 53 Orbea per la Aero, 51 per la leggera. La versione normale della Orca devo ancora usarla e con tutta probabilità la terrò come terza bici da pedalare quasi ed esclusivamente per le frazioni di montagna, durante le corse a tappe. Diciamo pure che un corridore con le mie caratteristiche sente maggiormente sua una bici aerodinamica.

Il valore alla bilancia passa in secondo piano?

Non avendo l’obbligo di puntare agli arrivi in salita, ma cercando di fare bene negli sprint, l’obiettivo è avere una bici veloce, rapida e grintosa. Bici aero e ruote alte, il peso maggiorato di 400 grammi circa, poco più, poco meno, anche in base al setting, non è il primo fattore da considerare. L’Elia Viviani velocista preferisce la bici aerodinamica.

Con i nuovi materiali segui anche tu il trend delle pedivelle corte?

Preferisco mantenere le 172,5 come d’abitudine, 170 in pista. Ho cambiato i rapporti, perché avendo la guarnitura/power meter FSA ho l’opportunità di montare la combinazione 55-40. Sempre 11-34 posteriore perché non mi piace cambiare i pignoni e quando la strada sale riesco a sfruttare una maggiore agilità, rispetto ad una cassetta 11-30.

Per quanto le ruote?

Una parte della fase di adattamento che è in corso, come accennavo in precedenza. Il passaggio da Continental a Vittoria è importante, perché le differenze tra pneumatici ci sono, ovviamente le ruote, da Shimano ad Oquo. Ho fatto le prime corse con la sezione da 30, a casa mi alleno con le 28. La mia fase di studio e presa confidenza è in corso d’opera.

Ekoi per caschi ed occhiali, usati in epoca Cofidis (foto Team Lotto)
Ekoi per caschi ed occhiali, usati in epoca Cofidis (foto Team Lotto)
Rispetto agli standard hai apportato delle modifiche alle pressioni?

Con i tubeless in generale preferisco aumentare leggermente, rispetto alle indicazioni di base. Mi piace sentire di più la bici, la strada ed una immediatezza maggiore del binomio tubeless/ruote.

Torni su Vermarc ed Ekoi dopo qualche anno. Trovi differenze importanti?

L’abbigliamento è sempre una conferma ed una garanzia. Non è il marchio che azzarda delle soluzioni tecniche estreme, ma il comfort e l’ergonomia di ogni singolo capo fanno la differenza, soprattutto per noi che indossiamo i capi per tante ore ogni giorno. Credo che il 90% delle performance di un capo arrivano da qualità di confezionamento e cuciture ben fatte. Ekoi, rispetto al periodo Cofidis è cambiata molto nel settore caschi aero.

Le DMT con i cavi per Viviani (foto Team Lotto)
Le DMT con i cavi per Viviani (foto Team Lotto)
Sotto quale aspetto?

Soprattuto il nuovo modello Aerodinamica mi ha sorpreso in positivo. E’ leggero, non soffre i flussi d’aria ed è funzionale per le tappe miste. Credo che lo indosserò molto spesso perché mi piace anche il suo impatto estetico, al pari degli occhiali Magnetic, molto interessanti con la clip magnetica tra montatura e lente.

Elia Viviani con le DMT senza Boa?

Per ora, in modo da non gravare ulteriormente sulla fase di adattamento alla bici. Stavo usando da tempo le DMT con i cavi, l’ultima versione che non ha più le stringhe. Continuerò ad usarle visto che sono già abituato, ma una volta presa la giusta confidenza con tutto il resto, non escludo di tornare alla scarpa con i Boa.

Non cambierà nulla per i materiali della pista
Non cambierà nulla per i materiali della pista
Perché non usavi le stringhe?

Durante un allenamento e una gara regolo più volte la calzata della scarpa. La versione precedente con le stringhe non mi permetteva questo passaggio, i rotori Boa ovviamente sì, l’ultima versione della Pogi’s ha la calzata customizzabile anche quando si pedala.

Cambierai qualcosa anche in pista?

I materiali da usare in pista non cambieranno. In quel contesto tutto è legato agli sponsor della Federazione.

Orbea e Lotto Dstny celebrano la loro ricerca di eccellenza

26.11.2024
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Si chiama “Seeking Excellence: Cycling Heritage” il documentario che Orbea e Lotto Dstny hanno presentato nei giorni scorsi con l’obiettivo di celebrare al meglio i valori e le aspirazioni comuni che uniscono l’azienda basca al team belga. Il documentario arriva al termine di una stagione davvero ottima per la Lotto Dstny, la prima corsa su biciclette Orbea. Seppur non faccia parte del WorldTour, la squadra belga ha infatti terminato l’anno al nono posto della classifica UCI per team, mettendo alle sue spalle ben dieci formazioni WorldTour.

La Lotto Dstny ha terminato la stagione al nono posto nella classifica UCI dedicata ai team
La Lotto Dstny ha terminato la stagione al nono posto nella classifica UCI dedicata ai team

Passione per il ciclismo 

Il documentario mette in relazione la ricca eredità ciclistica dei Paesi Baschi e del Belgio, due territori caratterizzati dalla comune passione per la bicicletta. Una passione che si può realmente toccare con mano ogni qualvolta si corre sulle strade di questi due territori che letteralmente vivono di pane e ciclismo.

Il documentario racconta degli oltre 40 anni di storia della Lotto nel mondo ciclismo professionistico in qualità di sponsor, un periodo davvero lungo. Contemporaneamente celebra i 200 anni di Orbea, un marchio nato come produttore di armi fino a diventare oggi una cooperativa impegnata nell’innovazione nel mondo della bicicletta e un punto di riferimento per la comunità basca. Orbea investe infatti nella manutenzione dei sentieri, collabora con organizzazioni come UNICEF e favorisce lo sviluppo del ciclismo femminile, insieme a molti altri progetti.

Il ciclismo femminile e il suo sviluppo sono un tema caro anche alla Lotto Dstny, così come la formazione di giovani talenti belgi. 

Come evidenzia  il comunicato stampa inviato da Orbea “Entrambe le organizzazioni concordano nel dare priorità al sostegno del potenziale umano rispetto ai benefici economici immediati”.

Sulle strade di tutto il mondo capita spesso di vedere la ikurriñas, la bandiera ufficiale dei Paesi Baschi
Sulle strade di tutto il mondo capita spesso di vedere la ikurriñas, la bandiera ufficiale dei Paesi Baschi

Il meglio di Orbea

Guardando “Seeking Excellence: Cycling Heritage” si possono vedere i corridori della Lotto Dstny sottolineare l’importanza di poter contare su biciclette in grado di supportarli al meglio in gara. Stiamo parlando di modelli come Orca e Orca Aero, progettati entrambi per rispondere al meglio alle esigenze delle gare più dure del circuito WorldTour.

Nel documentario viene inoltre celebrata la somiglianza tra le culture ciclistiche basche e belghe. In entrambi i territori la passione per il ciclismo coinvolge ogni aspetto della vita, sia che si tratti di competizioni internazionali che di semplici spostamenti quotidiani da effettuare naturalmente in sella ad una bicicletta. 

A confermarlo è un membro dello staff Orbea nel corso del documentario: «E’ emozionante vedere le ikurriñas (la bandiera ufficiale dei Paesi Baschi, ndr) e le bandiere delle Fiandre sventolare insieme nelle gare. Ciò mostra quanto cose abbiamo in comune come comunità ciclistiche».

“Seeking Excellence: Cycling Heritage” non solo rende omaggio al passato di Orbea e della Lotto Dstny, ma guarda anche al futuro, evidenziando l’attenzione di tutte e due le realtà per l’innovazione tecnologica, l’impatto sociale e lo sviluppo del talento. 

Orbea

“A Full Circle” celebra l’anno top di Oquo

14.11.2024
3 min
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E’ di questi giorni la presentazione di “A Full Circle”, il documentario voluto dal marchio di ruote Oquo per celebrare un anno di lavoro che ha avuto nella partecipazione al Tour de France Femmes 2023 il suo massimo momento di gloria. Ricordiamo che Oquo nasce dal desiderio di Orbea di fornire non solo bici performanti, ma anche ruote di altissimo livello tecnico.

Poco più di un anno fa su bici.PRO avevamo avuto modo di raccontare del debutto ufficiale del brand, avvenuto a Francoforte in occasione dell’edizione 2023 di Eurobike. Lo slogan scelto da Oquo per presentarsi sul mercato era il seguente: “Le migliori bici meritano le migliori ruote”.

Debutto al Tour

Poche settimane dopo la sua presentazione a Eurobike, Oquo debuttava al Tour de France Femmes con il team Ceratizit WNT Pro Cycling. Un esordio da ricordare anche grazie alla maglia bianca di miglior giovane conquistata da Cedrine Kerbaol

La presenza in gruppo di Oquo è cresciuta negli ultimi dodici mesi in maniera esponenziale arrivando a fornire le ruote alla Laboral Kutxa Team e successivamente alla Lotto-Dstny, maschile e femminile. 

Spinti dal desiderio di voler condividere i successi ottenuti in uno spazio di tempo così breve, i responsabili di Oquo hanno deciso di realizzare il documentario “A Full Circle”. Un video che racconta le sfide e gli insegnamenti che hanno portato a un anno di successi, nonché l’impatto positivo che il marchio ha avuto su ogni squadra sponsorizzata. 

Le gare come banco di prova

Fin dal suo debutto, Oquo ha utilizzato le competizioni di alto livello come un banco di prova, sviluppando prodotti in grado di garantire alte prestazioni. Un ruolo fondamentale è stato svolto dai feedback raccolti dagli atleti e dalle atlete dei team sponsorizzati. Questa stretta collaborazione è risultata determinante per l’evoluzione della gamma da strada e per garantire che ogni ruota sia oggi pronta ad affrontare le sfide più impegnative. 

La collaborazione tra Oquo e i team professionistici ha permesso di sviluppare delle grafiche ad hoc per gli stessi team. Oggi queste soluzioni grafiche sono messe a disposizione di ogni ciclista che lo desidera attraverso il sito ufficiale del brand.

Oquo

Nuova Avant, l’entry level “di lusso” di Orbea

25.10.2024
4 min
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Una settimana fa Orbea ha lanciato nel mondo la sua nuova Avant, una bici endurance entry level, ma con alcune caratteristiche molto interessanti per chi si vuole avvicinare al mondo delle due ruote. I punti forti sono il telaio, in alluminio ma con un’estetica che lo avvicina ad uno dei suoi monoscocca in carbonio, il passaggio interno dei cavi e un porta attrezzi integrato. Non male, per una bici che nella versione ammiraglia costa poco più di 1.800 euro.

Andiamo a vedere più da vicino proprio questa, l’Avant H30, montata con il gruppo Shimano 105 idraulico a 12v.

Alluminio con estetica da monoscocca

Come dicevamo, il telaio dell’Avant è in alluminio (idroformato a triplo spessore), ma con dei dettagli curatissimi. Infatti ogni saldatura è stata accuratamente levigata al punto da rendere la bici molto simile, almeno ad una prima occhiata, ad una in monoscocca in carbonio. Inoltre la forme e gli spessori dei tubi sono stati riprogettati fino a trovare il giusto punto di incontro tra leggerezza, resistenza e comfort.  

L’integrazione dei cavi è ormai di serie su tutte le bici da strada Orbea ed è bello notare come anche Avant – pur essendo una entry level – non faccia eccezione. Questo grazie soprattutto a due accorgimenti. Il primo è l’attacco manubrio RP22 – ottimizzato per le trasmissioni meccaniche ed elettroniche – che nasconde i cavi ma rende semplice la manutenzione. Il secondo è lo speciale movimento centrale che ha consentito ad Orbea di far passare il cablaggio all’interno del telaio per il percorso più diretto.

Il piantone è leggermente più verticale e l’orizzontale più lungo, in modo da risultare ben centrati in salita
Il piantone è leggermente più verticale e l’orizzontale più lungo, in modo da risultare ben centrati in salita

Endurance e forcella in carbonio

La geometria è stata uno dei punti su cui il marchio spagnolo ha lavorato più a fondo. Il tubo piantone con un angolo più chiuso e il tubo orizzontale più lungo rispetto alla precedente versione aiutano a mantenere la giusta posizione in salita.

Allo stesso tempo Orbea si è concentrata sulla sicurezza in discesa, aprendo l’angolo della sterzo e aumentando l’interasse per ottenere una maggiore stabilità alle alte velocità. La forcella è in carbonio e permette il passaggio di pneumatici fino a 35mm di diametro (o 32mm con i parafanghi).

Borsello attrezzi integrato

Grazie al configuratore MyO di Orbea, l’Avant può essere personalizzata in molti aspetti, per trovare la posizione migliore o per scegliere componenti di più alta gamma. Ci sono diverse opzioni per manubrio, attacco manubrio, pedivella, ruote, pneumatici e persino reggisella. 

La vocazione endurance di Avant è sottolineata dalla scelta di integrare un “borsello degli attrezzi” nella parte inferiore del tubo obliquo.  Completamente smontabile per chi volesse una linea più pulita, può contenere tutti gli oggetti essenziali per le lunghe uscite in bici, rinunciando alla borsa sottosella.

La vocazione endurance di Avant trova conferma nella scelta di montare il borsello porta attrezzi (che si può togliere)
La vocazione endurance di Avant trova conferma nella scelta di montare il borsello porta attrezzi (che si può togliere)

Versioni e prezzo

L’Avant H30 che stiamo prendendo in considerazione è montata con gruppo Shimano 105 meccanico a 12v, con guarnitura 50-34 e pacco pignoni 11-34 (opzionale l’11-36). Le ruote sono tubeless in alluminio e i freni idraulici. Il prezzo consigliato al pubblico è di 1.839 euro.

Sono inoltre disponibili altre due versioni. L’Avant H40 con gruppo Tiagra a 10v e freni meccanici a 1.399 euro e l’Avant H60 con gruppo Claris a 8v e freni meccanici a 1.299 euro.

Orbea

Orbea illumina le Olimpiadi con una livrea speciale

26.07.2024
3 min
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Il Tour si è appena concluso e per gli appassionati di ciclismo, ma non solo per loro, le emozioni sono tutt’altro che terminate. Da sabato 27 luglio a domenica 11 agosto ci aspettano infatti due settimane di grandissimo spettacolo sportivo con le Olimpiadi di Parigi 2024. Sempre in Francia ci sarà ancora spazio per vedere del grande ciclismo, a partire proprio da sabato 27 luglio, primo giorno di gara e con le prime medaglie che verranno assegnate proprio nel ciclismo ed esattamente nelle prove a cronometro maschile e femminile. 

Questo il modello con cui i corridori Orbea gareggeranno su strada
Questo il modello con cui i corridori Orbea gareggeranno su strada

Il team Orbea

Tra i protagonisti nelle gare di ciclismo delle prossime Olimpiadi ci sarà anche Orbea. L’azienda basca accompagnerà nella loro rincorsa nel sogno di conquistare una medaglia ben dieci atleti suddivisi fra strada, pista e mountain bike. Su strada saranno ben quattro donne a gareggiare su bici Orbea. Si tratta della polacca Marta Lach, della giapponese Eri Yonamine, della cilena Catalina Anais Soto Campos e della etiope Eyeru Resfoam. Accanto a loro l’argentino Eduardo Sepúlveda. Spazio poi alla pista con la tedesca Franziska Brausse e la nostra Martina Fidanza. Infine ecco la mountain bike con ancora una presenza azzurra, quella di Chiara Teocchi. Accanto a lei il belga Pierre de Froidmont e la giapponese Urara Kawaguchi. 

Il team di atleti Orbea potrà contare sul meglio dell’azienda basca: la Orca e la Orca Aero per la strada e la pista e il modello Ordu per le prove a cronometro. Nella mountain bike la Teocchi e gli altri atleti saranno supportati dal top di gamma di casa Orbea, la Oiz.

Omaggio a Parigi, la città della luce

Per celebrare la partecipazione dei propri atleti ai Giochi, Orbea ha realizzato una livrea speciale che vuole essere un omaggio a Parigi. La capitale della Francia è conosciuta in tutto il mondo con l’appellativo di “Ville Lumière” dal momento che a inizio del XIX secolo fu la prima città europea ad utilizzare le lampade a gas per l’illuminazione pubblica. Ecco allora una combinazione di colori che vuole simboleggiare la luce: il dorato (Metallic Gold) come energia che genera il ciclista, il rosa (Cotton Pink) che si espande lungo il telaio e il viola (Tanzanite Carbon View) che rifinisce ciascuna bici verso la parte anteriore. Un design sviluppato e verniciato completamente negli stabilimenti Orbea nei Paesi Baschi

Non resta a questo punto che attendere la cerimonia di apertura in programma questa sera a Parigi…e poi saranno nuovamente, anzi finalmente Olimpiadi!

Orbea

Dentro la Sanremo. Cronaca di una giornata folle

18.03.2024
7 min
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SANREMO – Vederli a bordo strada divorare la Cipressa in quel modo è stato un cazzotto nello stomaco. Okay, noi stessi scriviamo sempre che i corridori vanno sempre più forte, che sprigionano “chili” di watt, ma quando poi tocchiamo con mano, quando li vediamo dal vivo a pochi centimetri di distanza, cambia tutto.

Questa emozione è stata possibile grazie ad Orbea e al team Lotto-Dstny. Siamo saliti in una delle loro auto, una di quelle che segue la corsa parallelamente. Un’auto che ci ha portato dentro la Sanremo nel vero senso della parola.

Setup e birra

Ecco dunque la cronaca di una giornata particolare… che non è il programma di Aldo Cazzullo su La7! Ritrovo a Pavia. Arriva il bus della squadra belga e, come da prassi, i meccanici mettono le bici sui cavalletti.

Scrutiamo incuriositi i setup. Per tutti il telaio “aero” di Orbea, l’Orca: qualcuno ha scelto ruote altissime, le Zipp 858, qualcuno quelle medie, le 454, che una volta sarebbero state loro stesse quelle alte.

Jacopo Guarnieri è felice perché non piove, ma fa anche una previsione pensando al suo leader di giornata, Maxim Van Gils. «Sono contento che ci sia il sole, però è anche vero che se questa gara ha una possibilità di non finire in volata o di vedere un arrivo solitario è proprio con la pioggia». 

Si parte. Vedere sfilare il gruppo nelle pianure dell’Oltrepò è un’immagine più iconica che vibrante. Ormai il gruppo pedala a 45-46 all’ora con una scioltezza disarmante. Sembrava che i corridori stessero passeggiando.

Nell’attesa, Eric De Clercq, il nostro accompagnatore di giornata, apre una delle borse frigo ed estrae delle lattine di birra. Naturalmente Stella Artois. Insomma, benvenuti in Belgio! E sono solo le 11,30 del mattino.

Come cavallette risaliamo sulla mastodontica Bmw X7. E’ incredibile come dalla calma assoluta, si passi alla modalità “Flash Gordon”. 

Sul Turchino

La prossima sosta è un vero totem della Milano-Sanremo: il Passo del Turchino. Lasciamo l’autostrada ad Ovada. La risalita verso il valico è una processione continua di ciclisti. Il popolo dei pedalatori si riunisce.

La salita è estremamente dolce e irregolare. Spesso scende anche un po’. Poi concede piccole strappate al 5-6 per cento al massimo. 

Una lunga curva verso destra porta alla famosa galleria del Turchino. Asfalto perfetto per questi 283 metri che separano il Piemonte dalla Liguria. La luce in fondo al tunnel è quella calda del tepore della Riviera.

All’imbocco della galleria, Eric estrae dalle solite borse frigo dei sacchetti. C’è della pasta con pollo. Sembra di stare in una curva da stadio. Tanta gente e tante bici appoggiate ai guardrail. Tutti col cellulare in mano. Noi anche ce lo abbiamo, ma dobbiamo documentare. E’ il nostro lavoro. Nell’attesa pensiamo che forse sarebbe meglio godersi il momento dal vivo e non tramite lo schermo.

Mentre ci perdiamo in queste congetture, all’improvviso dalla curva sbuca la fuga. I primi impostano una piccola accelerata. Passare in testa al Turchino fa piacere evidentemente, anche se non c’è un Gpm. Sanno di non avere possibilità di vittoria. Il gruppo non gli ha mai lasciato più di 2’40”. Si prendono un po’ di gloria.

Poi ecco il gruppo. Le urla sono quasi tutte per Pogacar. La Lidl-Trek risale abbastanza compatta nelle retrovie sul lato sinistro della strada. Probabilmente Pedersen o Milan avevano fatto una sosta fisiologica o avevano avuto un problema meccanico.

Jet sulla Cipressa

Stessa scena di prima. Saltiamo nella Bmw come cavallette. Per qualche chilometro procediamo in direzione opposta. Riprendiamo l’autostrada e rientriamo sull’Aurelia una cinquantina di chilometri prima della Cipressa. E’ un colpo da maestri. Ci godiamo il pubblico a bordo strada. La loro attesa diventa la nostra attesa. E poi gli scorci delle scogliere a picco, il blu del mare, il sole e i tre Capi.

Il Capo Berta è tosto davvero. Le pendenze toccano per un secondo anche il 10 per cento. Capiamo dunque il detto: “Sui Capi il corridore capisce se sta bene”.

L’attacco della Cipressa è mistico. La prima parte tira al 4-6 per cento. E’ una curva continua. L’asfalto è perfetto. Si va nell’entroterra. Poi un tornante riporta sul lato del mare. Lì la pendenza diminuisce. Alcuni bambini ci chiedono delle borracce. Come non dargliele! Tifano Van der Poel e Pogacar. Però lo striscione sul tornante è tutto per Matteo Sobrero.

Ecco la fuga. Pochi secondi dopo piomba il gruppo. Davanti Del Toro, Wellens e Pogacar. Fanno paura. Volano. La corona grande è d’obbligo. Qualcuno deve persino accarezzare il freno in uscita di curva per non prendere il parapetto. Così facendo deve rilanciare ancora più forte. Distinguere i corridori dalla decima posizione in poi è complicato. Sono seminascosti e davvero volano!

Davanti sono una trentina. Il resto del gruppo è letteralmente esploso. Stavolta con la Bmw ci mettiamo in corsa. Seguiamo le seconde e terze ammiraglie.

Adrenalina Sanremo

La discesa della Cipressa sembra infinita. Il mal di stomaco è in arrivo. Per fortuna arriva prima l’Aurelia. Adesso si punta il Poggio. E’ curioso come il drappello che ci precede, e parliamo dell’ottantesima o forse anche centesima posizione, proceda apparentemente piano. In realtà fila via a 46-48 all’ora. E sul Poggio gli stessi componenti toccano i 28 all’ora. E mentre salgono dal tornante sotto vediamo che osservano il mare.

In cima c’è una folla pazzesca. Riconosciamo colleghi fotografi ad ogni angolo. Arroccati sui muretti o incastrati sotto i guardrail. Intanto la corsa è in Via Roma. Da uno dei tablet dell’ammiraglia Lotto-Dstny osserviamo la volata. Per la squadra belga c’è Van Gils, ma Eric dice che non è velocissimo. Gli chiediamo allora perché non abbiano portato Arnaud De Lie. «Perché non è al cento per cento. E per queste corse devi essere al top», replica lui.

Si entra a Sanremo. Il drappello che seguivamo in discesa ci ha seminato. A 600 metri dall’arrivo c’è la deviazione delle ammiraglie. La imbocchiamo e arriviamo al parcheggio dei bus. 

La giostra sembra rallentare all’improvviso. A passo d’uomo ci apriamo un varco tra la folla e finalmente raggiungiamo i mezzi della Lotto-Dstny. 

Le Orbea sono già sotto le lance dei meccanici. Anche i corridori sono sotto l’acqua. E’ quella della doccia del bus.

E’ stato un viaggio folle, intenso. Un viaggio nel cuore della Sanremo. Un viaggio che ci ha fatto vivere quello che sapevamo, vale a dire “la corsa nella corsa”, ma che non immaginavamo quanto fosse folle. E’ stata adrenalina pura.