Formolo: l’esordio con la Movistar e un tampone da fare

09.02.2024
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Dopo quattro stagioni colorate di bianco, nero e rosso con il UAE Team Emirates, vedere Davide Formolo con un’altra divisa fa uno strano effetto. Il veneto da gennaio è un nuovo corridore della Movistar. Squadra storicamente spagnola, che ha spesso aperto le porte anche a corridori italiani. Una nuova avventura per “Roccia”, che a 31 anni ha scelto di provare a giocarsi ancora le sue carte. Il finale di 2023, con due vittorie ravvicinate, deve avergli dato la sensazione che in cima ci sia ancora posto per sporgere la testa. 

Nell’ultima tappa dell’AlUla Tour a Formolo sono mancati 100 metri per restare con i primi
Nell’ultima tappa dell’AlUla Tour a Formolo sono mancati 100 metri per restare con i primi

Esordio nel deserto

L’esordio con la Movistar è arrivato all’AlUla Tour, Formolo si è fatto vedere, ma non è arrivato lo squillo. Poco male, le gambe girano e le corse che contano sono più avanti, la fretta è sempre cattiva consigliera. 

«Sono a casa – ci dice Formolo appena lo intercettiamo – ho appena fatto un tampone per il Covid. Mi sa che me lo sono preso, ma non so bene quando. Mi sono insospettito perché in questi giorni sentivo male ai polmoni mentre pedalavo. Sono tornato dall’Arabia tre giorni fa, la trasferta è andata tutto sommato bene, siamo sempre stati lì davanti. Dispiace non essere riuscito a giocarmi la vittoria fino alla fine (il riferimento è in particolare all’ultima tappa, ndr). Mi sono mancati proprio gli ultimi 100 metri».

Il focus della stagione per “Roccia” saranno i mesi di marzo e aprile
Il focus della stagione per “Roccia” saranno i mesi di marzo e aprile
Facciamo un passo indietro, com’è andato l’ambientamento in Movistar?

Bene, sono rimasto impressionato dall’organizzazione. Ho subito trovato un buon feeling con i compagni e ne sono contento. Ho desiderato molto questo passaggio, mi sono accorto che era l’anno giusto per cercare nuovi stimoli. Anche l’età avanza, quindi volevo cambiare quando potevo ancora essere competitivo. Qui avrò più spazio nelle corse di un giorno. 

In che modo è cambiato il tuo inverno con la squadra nuova?

A livello di preparazione abbiamo deciso di lasciarci dei margini per crescere in vista dell’estate. Tra luglio e agosto correrò Tour e Vuelta, dovrò farmi trovare pronto, sarà il periodo clou. Se guardo ai mesi che arrivano, quindi marzo e aprile, questi sono il mio focus per la stagione. Ci sono tante gare nelle quali voglio fare bene, come Strade Bianche e Ardenne. 

La Canyon è una bici con delle geometrie più votate all’aerodinamica
La Canyon è una bici con delle geometrie più votate all’aerodinamica
Sei comunque andato in ritiro sul Teide a gennaio, eri solo o con la squadra?

Solo. In realtà in compagnia di Valerio Conti. Mi piace andare sul Teide a gennaio, mi posso allenare su salite lunghe e fare percorsi impegnativi. E’ il momento per fare i giusti passi nella preparazione, anche perché poi si inizia a viaggiare e non c’è più tempo. Preferisco andare da solo in ritiro perché riesco ad ascoltarmi di più e capire quando spingere o, al contrario, se devo riposare. 

Cosa ti ha sorpreso di più della Movistar?

L’organizzazione, hanno tutto programmato e anche lo staff ha un’esperienza e delle competenze invidiabili. La bici è molto diversa rispetto alla Colnago che avevo in UAE. E’ stato un bel cambiamento, la Canyon mi sembra più veloce in pianura. Si vede a occhio nudo: ha un telaio più allungato e delle geometrie molto più aerodinamiche. La Colnago, invece, era più leggera. Pensata per la salita. 

Oltre a Formolo (a destra) ci sono altri tre italiani nella Movistar: Cimolai (a sinistra), Milesi (al centro) e Moro che ha debuttato in Australia
Oltre a Formolo (a destra), altri tre italiani nella Movistar: Cimolai (a sinistra), Milesi (al centro) e Moro, che ha debuttato in Australia
Con il gruppo come ti sei trovato?

Bene, fin da subito. Non ho notato grandi differenze rispetto alla UAE. Questo perché entrambi i team hanno un animo latino. Sarà anche per questo che non mi sembra di aver subito il cambio. 

In squadra è arrivato anche Quintana, Mas potrebbe non essere più l’unico leader.

Da quanto ne so Quintana dovrebbe fare il Giro d’Italia e Mas il Tour de France. Poi entrambi saranno alla Vuelta, ma vedremo. Io tirerò per tutti e due, il mio lavoro è farmi trovare pronto.

Ora il programma cosa prevede?

Avrei dovuto fare qualche gara in Spagna, e poi martedì 13 sarei dovuto partire per il Teide. Visto che con il dubbio del Covid non andrò a correre, penso di anticipare il ritiro a sabato (domani, ndr). Poi vedremo, dopo il Tour de France spero di avere il tempo di stare a casa con la famiglia e fare un ritiro. Anche se, con la legge passata ieri (mercoledì, ndr) sulle camere ipobariche, magari mi farò qualche giorno a casa in più. Risparmiando soldi e tempo. Probabilmente è stata mia moglie a fare pressioni affinché passasse questa normativa, così rimango a casa più spesso (conclude con una risata, ndr).

Gobik, tra festa e affari, ragionando su Ineos e Movistar

26.01.2024
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BENIDORM (Spagna) – Mentre tutto intorno è in pieno svolgimento la Coppa del mondo di ciclocross e ormai si attende solo la grande sfida tra Van der Poel e Van Aert, nel villaggio Gobik, ricavato a margine dell’area VIP, si respira aria di festa. L’azienda di abbigliamento spagnola che ha sede a Yecla, a un centinaio di chilometri da qui verso l’interno, ha portato allegria, cibo, cerveza e un clima decisamente domenicale. La leggerezza tuttavia non tragga in inganno: in questa giornata di ciclismo e risate, si intrattengono clienti e si approfondiscono relazioni.

«E’ una festa – dice Mariana Palao Ureña, Sports Marketing – ed è anche lavoro. Ho la fortuna di trovarmi in un’azienda che ci permette di vivere il lavoro come una festa. Adoro il ciclismo, è la giornata ideale».

Mariana Palao Ureña e David Martinez sono in Gobik responsabile alle vendite e della comunciazione
Mariana Palao Ureña e David Martinez sono in Gobik responsabile alle vendite e della comunciazione

Movistar + Ineos

Da quest’anno Gobik veste anche il Team Ineos Grenadier e per questi stessi giorni la squadra britannica ha chiesto un incontro a porte chiuse in azienda per fare il punto della situazione e concordare strategie. La curiosità è tanta, soprattutto per capire in che modo Gobik riuscirà a seguire anche il Movistar Team, cui sono legati dalla bandiera spagnola e dall’amicizia. Ci risponde David Martinez, responsabile della comunicazione, originario proprio di Yecla e con orgoglio sottolinea che grazie a Gobik, la sua piccola città s’è guadagnata un posto sulle carte geografiche.

«Abbiamo lavorato con altre grandi squadre – dice – in precedenza anche con la UAE Emirates e la FDJ-Suez delle donne. Come siamo arrivati a Ineos? Le squadre parlano fra loro, si creano sinergie e capita che i contatti avvengano grazie a questi scambi di opinioni. La qualità dei prodotti è buona e lo è anche la capacità produttiva. E tutto questo è ottimale per una squadra che ha tante esigenze in termini di capi, numero di capi e caratteristiche tecniche. Non ci sono grandissime differenze fra i due team. Entrambi gareggiano d’estate, quindi maniche corte e pantaloncini. Poi d’inverno e sotto la pioggia. Il livello tecnico è molto alto e da diversi anni utilizziamo attrezzature professionali che danno un risultato molto soddisfacente».

Ogni squadra ha il suo livello oppure esiste un livello Gobik, che va bene per tutti? Il Team Sky aveva costruito attorno a sé il mito della ricerca estrema…

Quando si lavora con i team, alla fine non c’è uno che prevale sull’altro. Per noi diventa l’occasione di creare nuovi capi su cui applicare e poi testare ogni volta le caratteristiche tecniche migliori. Capita che un corridore di Ineos o Movistar abbia improvvisamente bisogno che la giacca protegga di più dal vento oppure che sia più stretta o più lunga, perché in questo modo ripara dalla pioggia. Quando poi, grazie alla loro collaborazione, vengono realizzati e rifiniti i nuovi capi, questo sviluppo finisce nella collezione dell’anno dopo e può essere apprezzato dal cliente finale.

Movistar ha la squadra di gravel, Ineos ha ciclocross e mountain bike: ci sono somiglianze o sono due cose diverse?

Alla fine il ciclocross e la mountain bike sono più competitivi. Si gareggia con indumenti attillati come su strada, a parte alcune piccole differenze. Nel caso di Ineos, ad esempio, si usano due maglie diverse. Qui a Benidorm, Pidcock utilizza lo speciale kit da ciclocross, diverso dal design da strada e mtb, che abbiamo realizzato per loro, con tonalità più arancioni e con specifiche tecniche diverse rispetto a quello da strada.

Invece per il gravel?

Nel caso di Movistar, la squadra fuoristrada è concepita come un test per i corridori più avventurosi e amanti delle lunghe distanze, che quindi non sono così competitivi. Per loro sviluppiamo un abbigliamento adeguato alle esigenze. Quindi maglie meno attillate e tasche più ampie in cui riporre i rifornimenti, perché sono prove molto lunghe che richiedono l’autosufficienza. Quindi il discorso è un po’ diverso.

Ganna in azione nella Surf Coast Classic in Australia, vestito con i nuovi materiali Gobik
Ganna in azione nella Surf Coast Classic in Australia, vestito con i nuovi materiali Gobik
La quantità di materiale per Ineos e Movistar è simile?

Lo stesso, praticamente identica. Anche il gruppo impegnato nella produzione è lo stesso. Lavoriamo tutti insieme per garantire le stesse risorse a un team e all’altro.

A che cosa serve incontrarsi con Ineos a inizio stagione?

Serve per pianificare, a livello di comunicazione, che cosa sarà il 2024. Se c’è qualche azione speciale che vogliamo fare durante l’anno, è bene pianificarla in modo da poter iniziare a lavorarci. Anche qui abbiamo realizzato l’evento con Tom Pidcock (foto Gobik Wear/davideacedo in apertura), che prevedeva un’esperienza nell’area VIP, la possibilità di incontrare Tom prima della gara e un tour all’interno del pullman della squadra.

Quanto è importante la comunicazione oggi?

Restando nell’ambito dell’abbigliamento, dico sempre che possiamo anche realizzare i capi migliori e con lo sviluppo tecnico più all’avanguardia, ma alla fine se il corridore non lo prova e lo comunica, la gente non lo saprà mai. Quindi per me la comunicazione ben fatta è una delle cose più importanti. Al pari di saper fare dei prodotti di prima qualità.

La nuova vita alla Movistar dopo due mesi sulle spine

15.01.2024
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Adesso che tutto è finalmente a posto e che anche l’influenza ha deciso di lasciarlo in pace, dal ritiro di Calpe Lorenzo Milesi ricostruisce gli ultimi due mesi. Il bergamasco è passato in pochi giorni dall’esaltazione di una nuova squadra al non sapere che pesci prendere, fino all’approdo insperato e per certi versi sorprendente al Movistar Team.

Dopo la vittoria al mondiale U23 della crono e il primo giorno in maglia rossa alla Vuelta, conclusa con una caduta e il ritiro, sembrava che per lui si fosse aperta la porta del Team Ineos Grenadier. Alla vigilia del Giro d’Onore della Federazione era parsa cosa fatta, invece proprio in quell’occasione si capì che l’ipotesi fosse ormai tramontata. Il tentativo successivo fu fatto con la Bora-Hansgrohe, ma invano. E quando la situazione iniziava a farsi sconcertante, ecco l’avvistamento di Milesi a Calpe nell’hotel del Movistar Team. Una presenza semi clandestina, perché il Team DSM-Firmenich aveva chiesto di gestire la comunicazione. E la notizia infatti arrivò puntuale il 18 dicembre.

Facciamo un passo indietro, quel giorno a Milano sembrava tutto fatto per andare alla Ineos. E poi?

Si era trovato un accordo economico perché andassi via. L’opportunità Ineos mi avrebbe permesso di fare con loro gli altri due anni di contratto e di lasciare il Team DSM che mi aveva proposto di prolungarlo per altre due stagioni, ma non ci sarei mai restato. Invece a un certo punto è venuta fuori una differenza economica e la porta si è chiusa. Solo che per la DSM a quel punto io non esistevo più, i rapporti erano in frantumi: per loro ero un corridore ormai andato via.

Per questo si è parlato della Bora-Hansgrohe?

Dovevo trovare un’altra squadra. Alla Bora c’era la questione Uijtdebroeks: si sapeva che sarebbe andato via, ma non quando. E così a inizio dicembre ancora non sapevo dove avrei corso. A un certo punto ho pure pensato che sarebbe stato meglio non aver vinto il mondiale, così a certe cose neppure ci avrei pensato… Scherzo, ovviamente. In ogni caso però a quel punto la cosa che ho fatto è stata cambiare procuratore, perché non avevo niente in mano. Erano due anni che si tentava di andare alla Ineos, ma una volta che quella porta si è chiusa, mi sono rivolto ai Carera. Avevamo parlato proprio al Giro d’Onore. Mi avevano detto che se avessi voluto, avrebbero provato a darmi una mano. E alla fine li ho chiamati.

Al Giro d’Onore, le prime crepe. L’accordo fra Milesi e la Ineos era già in dubbio
Al Giro d’Onore, le prime crepe. L’accordo fra Milesi e la Ineos era già in dubbio
Non deve essere stato un periodo semplice, insomma…

Sono stati mesi poco piacevoli, ma sono serviti anche questi per crescere. E’ vero che non avevo più un allenatore che mi desse le tabelle per allenarmi, ma vero anche che avevo bisogno di staccare un po’ e pedalare come mi sentivo. Per cui forse ho fatto meno ore e meno intensità di quelle che avevo l’anno scorso in questo stesso periodo, ma ho comunque lavorato.

E adesso ti ritrovi in un team latino dopo due anni in Olanda e dopo aver provato ad andare alla Ineos britannica e alla tedesca Bora: che effetto fa?

Sono contento di essere arrivato qui. Si è parlato di questo aspetto nella prima riunione con Eusebio Unzue, si nota subito che è una squadra completamente diversa dalla DSM a livello umano. Si prende il lavoro molto seriamente, ma si può anche parlare e avere un’opinione.

La liberatoria da parte della DSM è arrivata in tempo per la presentazione Movistar del 21 dicembre
La liberatoria da parte della DSM è arrivata in tempo per la presentazione Movistar del 21 dicembre
Era da un po’ che alla Movistar non c’erano tanti italiani: siete ben quattro.

Ho fatto due anni alla DSM in cui prima ero solo con Ursella e poi con Dainese, qui siamo di più. Alla DSM si parlava inglese e ci riprendevano se ci sentivano parlare italiano. La situazione è cambiata quando sono arrivato nella WorldTour, perché nel team U23 ci conoscevamo tutti e si era creato un bel clima. Al passaggio ho capito che certi corridori rischiavo quasi di non vederli per tutto l’anno. Patrick Bevin l’ho visto per la prima volta al Polonia. Qui invece parli la lingua che vuoi, c’è ben altro clima.

Hai cambiato preparatore, si lavora in modo tanto diverso?

Lavoro con uno spagnolo, ma ho iniziato solo da due settimane, non ho fatto più di tanto. In proporzione, direi che in DSM all’inizio dell’anno facevo più soglia e fuori soglia, ma devo cominciare al Saudi Tour, siamo a inizio gennaio e la stagione è davvero molto lunga. Va bene così.

Al passaggio su bici Canyon, Milesi ha adottato una posizione totalmente nuova (foto Dani Sanchez)
Al passaggio su bici Canyon, Milesi ha adottato una posizione totalmente nuova (foto Dani Sanchez)
Passi dalla Scott alla Canyon, ti abbiamo visto lavorare sul posizionamento: come va l’adattamento?

Sulla bici da strada mi trovo bene, ma la posizione me l’hanno cambiata davvero tutta. La prima cosa è stata adottare i nuovi pedali, anche se quelli nuovi li ho montati solo da poco. Mi sono alzato e abbiamo spostato la sella in avanti. Avevo sempre pensato che la mia posizione non fosse tanto al top: dopo tre ore avevo male nella parte posteriore della gamba, ora no. E poi mi avevano messo uno spessore sulla gamba sinistra, che è la mia più lunga e finalmente lo abbiamo tolto.

Invece la bici da crono?

Abbiamo fatto la posizione in pista a Pamplona un paio di giorni fa e poi l’ho usata in allenamento, cominciando anche a fare qualche lavoro. La bici mi sembra molto confortevole, trovo più facile tenere la posizione ed è in arrivo il manubrio personalizzato. Insomma, quando dico che sono soddisfatto, non parlo a vanvera. Ho firmato per tre anni con Movistar, l’obiettivo è comunque crescere gradualmente, magari iniziando da questa stagione ad assaggiare le strade del Belgio…

Cimolai ritrova grinta alla Movistar, ma ha una cena da pagare

25.12.2023
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CALPE (Spagna) – Cimolai aveva annunciato la fine della carriera, invece adesso ha un nuovo preparatore e prospettive che non avrebbe neppure immaginato. Nessuno intorno l’aveva presa bene, soltanto lui aveva raggiunto la serenità per dirlo e farsene una ragione. Aveva perso entusiasmo e la voglia di andare in bici. Non si divertiva più. L’ultimo periodo era stato pesante, a capo di due stagioni difficili. Soltanto Alessia, la sua compagna, non ci aveva mai creduto e chissà se adesso che Davide ha ritrovato la voglia e una maglia, per prenderlo in giro continuerà a rinfacciarglielo.

Abbiamo incontrato Cimolai nell’hotel del Movistar Team con vista sul Peñon de Ifach, l’imponente spuntone di roccia che domina la baia di Calpe (foto di apertura). La nuova maglia non poteva ancora usarla, la bici invece sì, pur col divieto di mostrarcisi sopra. 

Il rendimento 2022 di Cimolai alla Cofidis è andato di pari passo con quello altalenante di Consonni
Il rendimento 2022 di Cimolai alla Cofidis è andato di pari passo con quello altalenante di Consonni
Che cosa è successo nelle ultime due stagioni alla Cofidis?

Il primo è stato complicato dal punto di vista fisico. Ho avuto un picco di condizione alla Tirreno e sono passato da un quarto posto al fotofinish dell’ultima volata. Il giorno dopo mi è arrivata una bronchite assurda, che mi ha messo kappaò per due settimane e ha condizionato il rendimento al Giro. Ci sono arrivato un po’ indietro e ho trovato la condizione con il passare delle tappe, invece subito dopo ho preso il Covid e mi sono fermato un’altra volta. L’unica gara che ho fatto ad alto livello è stata la Vuelta e mi sono messo a disposizione di Coquard. Abbiamo ottenuto un secondo e un terzo posto.

Invece il 2023?

Grossi rimpianti non li ho avuti. Mi ero messo in testa di fare l’apripista e credo di aver lavorato bene. Coquard è stato contento, tutta la squadra alla fine è stata contenta. Ero convinto di rimanere, quando alla Vuelta ho annusato la situazione, ho capito che non mi avrebbero confermato e ho cominciato a perdere la voglia di continuare.

Lo avevi accettato con serenità o con rassegnazione?

Ho alle spalle 14 anni di carriera. Insomma, sono soddisfatto. Ho parlato con Manuel (Quinziato, il suo agente, ndr) e gli ho detto: «Guarda, è inutile che vai a propormi a squadre più piccole. La mia carriera l’ho fatta, sono veramente contento, chiudiamola qui». L’unica cosa che mi dispiaceva sarebbe stato concludere in questa maniera. Avrei sognato un addio un po’ più glorioso. Mi sarebbe piaciuto salutare in una corsa in Italia, con i miei parenti e gli amici. Però alla fine me ne ero fatto una ragione.

Al Region Pays de la Loire Tour 2023, Coquard vince la 3ª tappa, Cimolai esulta
Al Region Pays de la Loire Tour 2023, Coquard vince la 3ª tappa, Cimolai esulta
E cosa hai fatto?

Correvo a piedi, tutte le cose che pensavo avrei fatto una volta che avessi smesso. Ero sereno. A Manuel avevo detto: «Se arriva una squadra in cui ritrovo l’entusiasmo, allora torno. E ovviamente lo faccio al 110 per cento, perché ormai in questo ciclismo bisogna essere veramente pronti. Altrimenti, va bene così». E alla fine, quando si è aperta la porta della Movistar, non ho potuto dire di no, perché era proprio l’ambiente che cercavo. Quindi adesso sono contento come un neopro’, mi è tornato l’entusiasmo. E’ un ambiente meraviglioso, non è estremo come altri. Se devi riallacciare dei fili, ci vuole proprio questo.

Avevi mai avuto un team manager come Eusebio Unzue?

Mai avuto un rapporto così diretto. Quando mi ha chiamato il giorno prima di firmare, anche se eravamo d’accordo su tutto, ha voluto spiegarmi la situazione e dirmi certe cose a livello contrattuale che non è da tutti. Ci ha tenuto a dirmi che sono arrivato all’ultimo momento e non poteva darmi il mio valore, ne era consapevole. Io gli ho risposto che lo sapevo e che sono venuto nella sua squadra per ritrovare l’entusiasmo. Invece lui, tra virgolette, si è quasi scusato. L’ho trovato una forma di rispetto. Abbiamo fatto una chiacchierata di quasi un’ora. La cosa che mi piace in questa squadra è il rispetto verso tutti e l’atteggiamento che hanno avuto nei miei confronti. Porte spalancate come se ci fossi sempre stato.

Sarai l’ultimo uomo di Gaviria, in cosa si vedrà il tuo impegno al 110 per cento?

Provo il piacere di stare in bicicletta e con i compagni. Un insieme di cose, il bello della mentalità spagnola è che si ride, si scherza e si vive senza stress. Ugualmente l’impegno non manca, si lavora di fino anche sul fronte dell’alimentazione. Però ad esempio negli allenamenti ci si ferma al bar, una cosa che in Cofidis capitava forse nel giorno di riposo. Ieri abbiamo fatto sei ore e dopo le prima quattro ci siamo fermati e poi siamo ripartiti con più grinta. Magari ti alleni anche di più, non è la sosta di quei 15 minuti al bar che ti cambia la giornata.

Duello in volata al Giro 2021: tappa di Foligno, Cimolai a ruota di Gaviria e Sagan
Duello in volata al Giro 2021: tappa di Foligno, Cimolai a ruota di Gaviria e Sagan
Che rapporto c’è fra te e Fernando?

I primi anni, era un po’ freddo. Poi mi sono fatto l’idea che “Maxi” Richeze, con cui ho corso alla Lampre e che è stato per anni il suo apripista, gli abbia detto che sono una buona persona. Allora ha cominciato ad aprirsi. Non abbiamo mai avuto uno screzio in volata, anzi parliamo spesso. Ed è questo che mi ha consentito di venire a correre con lui.

Ti ha accettato subito?

Quando sono arrivato, anche Fernando voleva capire perché fossi qua e gli ho detto subito che sono venuto a lavorare per lui. Per me è una sfida: ritornare ad altissimo livello e farlo vincere. Anche perché dai suoi risultati dipenderà il mio futuro (in realtà non è da escludersi che nelle prime corse, Cimolai dovrà fare da sé. Gaviria infatti ha qualche acciacco e non riesce ad allenarsi per più di due ore, ndr).

Arrivi qui a 34 anni, cambia qualcosa nella preparazione?

Sto imparando molto, anche per quanto riguarda la palestra. Mi sono reso conto che sbagliavo delle cose nella velocità di esecuzione dell’esercizio. Ogni volta che andavo in palestra, chiedevo al preparatore di non mettermi lavori specifici il giorno dopo, perché avevo le gambe quadrate. Questo era controproducente, ma l’ho imparato adesso. La Cofidis ha voluto che fossi seguito dai preparatori interni, per questo avevo lasciato il centro 4performance. Adesso invece mi allena Piepoli, perché anche qui si deve lavorare con preparatori interni, e vedendo come mi sono allenato negli ultimi due anni, ha detto parole che mi hanno colpito.

Alessia, compagna di Cimolai, era certa che avrebbe corso ancora: c’era in ballo una cena (foto Instagram)
Alessia, compagna di Cimolai, era certa che avrebbe corso ancora: c’era in ballo una cena (foto Instagram)
Che cosa?

Mi fa: «Hai 34 anni, ma secondo me hai notevoli immagini di miglioramento». La cosa positiva è che non sono mai stato sfruttato al 100 per cento. Negli ultimi due anni alla Cofidis, facevo grossi lavori a bassa velocità, invece adesso lavoro con carichi minori e più velocità. Tanto che il giorno dopo, riesco ad andare in bici. Secondo “Leo”, sono ancora ben lontano dai volumi che posso sostenere. Sto lavorando con molta più progressività. L’anno scorso, già dopo una settimana, cominciavo a fare partenze da fermo e anche Sfr. Invece adesso sono tornato alla filosofica classica di fare una discreta base, per poi iniziare a fare sul serio più avanti.

Cosa ha detto Alessia quando hai firmato?

Era pacifica e serena, era certa che avrei continuato a correre. E adesso dovrò pagarle una cena, avevamo fatto una scommessa…

E Moro a Calpe scrive “Parigi” sulla sabbia

23.12.2023
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CALPE (Spagna) – «Quasi come alle Maldive», facciamo scherzando con Manlio Moro. Il friulano guarda fuori verso la spiaggia e lo sguardo va alle vacanze concluse da poco. La sua ragazza, Rachele Barbieri, si trova pochi chilometri più a nord nell’Hotel Diamante Beach con il Team DSM-Firmenich, ma finora non sono riusciti a incontrarsi. Eppure nonostante questa nota stonata, Moro ha gli occhi che brillano. L’avventura tanto attesa nel WorldTour è iniziata, la Movistar l’ha accolto molto bene e il 2024 promette di essere un bell’anno. A ben vedere, il suo percorso ricalca quello di Jonathan Milan nel 2021, con il passaggio dalla continental alla WorldTour all’inizio dell’anno olimpico. Entrambi friulani, entrambi parte del quartetto. Parigi è alle porte.

Manlio comincia dall’Australia ed è questo il motivo per cui a un certo punto sparisce per andare a rinchiudersi sui rulli in una stanza con le finestre chiuse, in cui la pompa di calore riproduce la temperatura che troveranno ad Adelaide. Dovrà farlo anche a casa nei giorni che precedono la partenza. Giusto da poco l’UCI ha annunciato l’introduzione per le corse che si corrono con temperature troppo elevate: staremo a vedere.

Moro inizierà il 2024 dal Tour Down Under, passando poi per la Coppa del mondo pista di Adelaide
Moro inizierà il 2024 dal Tour Down Under, passando poi per la Coppa del mondo pista di Adelaide
Sei diventato grande, insomma…

Sono in squadra con Cimolai e con Formolo (ride, ndr), che fino all’anno scorso li vedevo in tivù e adesso ci alleniamo insieme. Fino a 2-3 anni fa a “Cimo” chiedevo di passarmi qualche maglia, invece ora siamo compagni di squadra. L’anno scorso ero qui a Calpe con la nazionale della pista e quelli del WorldTour mi sembravano extraterrestri, ora sono uno di loro. Ci stiamo allenando molto, sento un po’ la differenza di ritmo. Ieri abbiamo fatto un bell’allenamento, lungo e con molto dislivello, e ho dovuto stringere i denti. Soprattutto perché hanno spostato Formolino nel mio gruppo (ride ancora, ndr) e quando menava in salita, io ero bello a tutta. Mi hanno tirato il collo, però il giorno prima mi era toccato a loro. Abbiamo fatto delle sessioni di cronosquadre e gli ho restituito un po’ di fatica.

Hai notato anche tu le somiglianze con il percorso di Milan?

Credo che il passaggio alla WorldTour sarà un toccasana anche in termini di preparazione per la pista. Oltre al fatto di essere più motivato, secondo me arriverò con una gamba migliore, perché qui ci si allena sempre a tutta. Qui siamo divisi in tre gruppi e io sono in quello che inizierà dall’Australia. Per cui, partendo un mesetto prima degli altri, si va già forte. Facciamo allenamenti abbastanza tirati e di sicuro tutta questa fatica mi servirà.

Come si fa a mettere d’accordo i lavori della strada e quelli della pista?

Ne stavo parlando anche stamattina con Piepoli. Il mio obiettivo sarebbe cercare di non trascurare nessuno dei due. Lui mi ha fatto notare che comunque l’Olimpiade è un’occasione che capita una volta nella vita, quindi sono concentrato molto sull’obiettivo. Sono d’accordo con la squadra, anche loro ci puntano molto. Perciò stiamo cercando di lavorare al meglio. Ora questo ritiro di Calpe, dopo Natale farò un ritiro in pista e andrò a fare anche delle gare: probabilmente una madison a Novo Mesto. Cerchiamo di far combaciare al meglio le cose per non perdere in nessuno dei due ambiti.

A maggio Moro ha conquistato la Coppa Citta di Castiglion Fiorentino, precedendo De Pretto (photors.it)
A maggio Moro ha conquistato la Coppa Citta di Castiglion Fiorentino, precedendo De Pretto (photors.it)
E in Australia farai anche la Coppa del mondo, come Viviani e Ganna?

Esatto, infatti resterò in Australia per un mese: dal 5 di gennaio al 5 di febbraio. I lavori che servono su strada sono diversi, per cui prima del Tour Down Under, mi concentrerò a fare dei lavori più incentrati su sulla strada. E subito dopo, dato che ci sono 10 giorni, non potrò andare in pista, ma faremo sessioni più brevi ma intense, per richiamare la pista.

Il fatto di essere così brillante in pianura potrebbe farti finire ad esempio nel treno di Gaviria?

Di sicuro anche la Movistar cercherà di sfruttare le qualità della pista, quindi il fatto che abbia questi 3-4 chilometri a tutta può tornare utile per aiutare Fernando o lo stesso Cimolai. Potrei provare a fare l’ultimo o il penultimo. Potrei essere il corridore che li tiene davanti negli ultimi chilometri. Non vedo l’ora di iniziare a capire a che livello sono rispetto agli altri, così dopo le prime gare riuscirò a capire a cosa potrò servirgli.

Immaginando di tirare una riga dopo le Olimpiadi, dove vorresti andare a quel punto?

Di sicuro mi piacerebbe aiutare la squadra, ma avrei anche l’ambizione di vincere una grande classica. Però prima devo vedere a che punto sono, è difficile dirlo adesso. Magari vado di là e mi trovo subito bene o magari mi ci vuole un anno per ambientarmi, quindi non non lo so. Però, appunto, l’obiettivo è cercare di far bene, per vincere o far vincere un compagno. Penso che sia bello lo stesso.

Schierato nel quartetto a Glasgow 2023, anche Moro ha fatto la sua parte nella conquista dell’argento
Schierato nel quartetto a Glasgow 2023, anche Moro ha fatto la sua parte nella conquista dell’argento
Aver firmato già l’anno scorso ti ha fatto vivere il 2023 più serenamente?

Da un lato sì, avevo il contratto. D’altra parte avevo molta più ansia perché volevo dimostrargli di essermelo meritato. La medaglia ha mostrato entrambe le facce. Il fatto di essermi allenato con Piepoli per tutta la stagione mi ha permesso, tra virgolette, di guadagnare un anno. Mi ha cambiato completamente gli allenamenti, per cui quando sono arrivato qui, non ero così lontano. L’allenamento lungo di ieri lo avevo fatto sullo stesso percorso anche l’anno scorso, perché ero venuto in ritiro con loro. L’anno scorso l’ho finito che ero morto, quando arrivai in albergo, quasi non ricordavo come mi chiamassi. Quest’anno invece l’ho fatto tutto, nonostante in salita tirasse Formolo e nonostante io fossi il più pesante (Moro è alto 1,90 e pesa 81 chili, ndr). Ho fatto la prima salita, la seconda, la terza, la quarta, tutta la quinta e non sono arrivato morto alla fine. Quindi vuol dire che sono cresciuto molto.

Che cosa puoi dire di Piepoli come preparatore?

Secondo me è molto umano. Avendo corso anche lui, sa cosa vuol dire la fatica in bici e quindi riesce a capire come calibrare il lavoro. Mi fa molto anche da psicologo, è quello che mi dà la carica. Quando sono un po’ demotivato, lui cerca di farmi ritrovare la motivazione e questo è molto importante. Non lo vedo solo come un preparatore che fa le tabelle, ma anche come una persona che mi incoraggia a fare sempre meglio.

Com’è stato fare i rulli in una stanza tropicale, per adattarsi al caldo australiano?

L’ho fatto già una volta lo scorso, nel giorno di recupero. Qui è caldo, ma quando andrò a casa dovrò allenarmi con cinque gradi e passare di colpo a 35°C non sarà troppo graduale. Dovrò fare una sessione di allenamento simile anche a casa, per 2-3 volte a settimana. Hanno visto che funziona, perciò…

Formolo è più forte di così, ma deve sprecare di meno

26.11.2023
6 min
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Dopo quattro anni al UAE Team Emirates, in cui divenne uno dei primi fidati del giovanissimo Pogacar, Davide Formolo ha preso le sue cose e si è trasferito al Movistar Team. Come siano andate le cose ce l’ha raccontato il veronese qualche giorno fa, a noi interessa approfondire il ruolo che nella scelta ha avuto Leonardo Piepoli, che a detta Formolo è stato decisivo. La collaborazione fra i due è di vecchissima data, si è interrotta soltanto nel periodo alla UAE, mentre ora i due vestiranno la stessa maglia. L’amicizia resta, il rapporto sarà probabilmente ancora più stretto.

Formolo corre sempre allo scoperto, non sa stare nascosto e per questo spende troppo
Formolo corre sempre allo scoperto, non sa stare nascosto e per questo spende troppo

Può fare meglio

Più che sapere in che modo sarà impiegato Formolo nella nuova squadra, puntiamo il fuoco sull’idea che di Davide si è fatto Piepoli. La nostra, radicata dai tanti anni di conoscenza, è quella di un atleta che potenzialmente vale più di quanto ha mostrato finora.

«Io credo che lui sia molto meglio di quello che abbiamo visto – conferma Piepoli – e credo che le colpe siano all’80 per cento sue. Davide ha la tendenza a finirsi. Può essere legato all’alimentazione, al tempo da stare in bici o in una corsa quando si vede chiaramente che ne ha. Lui non fa mai la corsa che non lo vedi per tutto il giorno e alla fine spunta e vince. No, lui quando ne ha, lo vedi. Ma questo mostrarsi e spendere fa sì che il giorno dopo non ci sei più. Sei un grande per l’80 per cento della corsa, ma quando arrivi ai meno 15 dall’arrivo, di colpo sparisci? Vuol dire che hai sprecato prima. Questo è Davide in generale ed è un peccato, perché poteva e può ancora ottenere molto di più».

Alla Liegi 2018 vinta da Jungels, 7° posto dopo una corsa da protagonista. Nel 2019 sarà secondo
Alla Liegi 2018 vinta da Jungels, 7° posto dopo una corsa da protagonista. Nel 2019 sarà secondo
Questa sua attitudine a finirsi è in qualche modo reversibile?

Secondo me sì e ne abbiamo parlato. Ci sono diverse situazioni. Si possono fare dei tentativi e magari le cose vanno bene, anche se hai lavorato nel modo sbagliato. Oppure cambi squadra, inizi con un nuovo allenatore e si mettono in atto svariate situazioni, per cui lui non ti conosce e passi il tempo a fare degli aggiustamenti. Io con lui sono stato chiaro. Io so esattamente dove sbaglia, non ci dobbiamo inventare la ripetuta particolare, non dobbiamo andare per tentativi. A lui basta gestire il suo potenziale attuale, non è che bisogna inventarsi tanto.

La conoscenza aiuterà a non sbagliare?

Sappiamo che quando non va, ha commesso degli errori. Quindi il lavoro in teoria è facile. Basta togliere gli errori o non fare gli errori che ha sempre fatto e che lo hanno limitato. Gliel’ho detto: «Il lavoro non è difficile, però ci devi credere tu. Basta con prove e tentativi. Io devo essere rigido, traccerò la linea e tu devi seguirla». Non ci può essere, come c’è stato prima, un margine di decisione o di manovra. Non è più tempo di giocare alla lotteria e io credo che questa cosa lui l’abbia capita.

Davide Formolo, Tadej Pogacar, Uae Tour 2020
Per un paio di stagioni, nel 2020 e 2021, Formolo ha fatto parte del gruppo Pogacar. Poi qualcosa è cambiato
Davide Formolo, Tadej Pogacar, Uae Tour 2020
Per un paio di stagioni, nel 2020 e 2021, Formolo ha fatto parte del gruppo Pogacar. Poi qualcosa è cambiato
La sensazione è che, come nel caso di Bettiol, dopo la morte di Battaglini tu sia per Formolo anche un riferimento oltre la preparazione.

Negli ultimi 2-3 anni era seguito dai tecnici UAE, ma è capitato di incontrarci. Parliamo, lui si confida. Il bello di questo lavoro è che si creano rapporti affettivi che non finiscono con la preparazione.

In questo momento Formolo ha più fragilità o punti di forza? Perché non ha lasciato prima la UAE?

Ha conosciuto il Pogacar giovanissimo, per età e risultati. In più inizialmente, se non sbaglio, abitavano nello stesso palazzo: uno al primo e l’altro al terzo piano. Si allenavano assieme e così Formolo è entrato nel progetto di Pogacar. Poi anno dopo anno sono arrivati in squadra corridori sempre più forti e lui è stato allontanato da quel gruppo. In cuor suo, credo che avendo la fiducia di Pogacar con cui si trovava benissimo, abbia sempre sperato che le cose tornassero come prima e questo lo ha trattenuto dal prendere decisioni. Fino a quando ha capito che con Pogacar non avrebbe corso quasi più e che, nel caso, avrebbe dovuto tirare dopo la partenza e prima dell’elicottero, così immagino che alla fine abbia deciso di cambiare aria.

Al Lombardia del 2022 fu Formolo a fare le selezione: dietro di lui erano rimasti solo i capitani
Al Lombardia del 2022 fu Formolo a fare le selezione: dietro di lui erano rimasti solo i capitani
In attesa che la squadra vari il suo programma, quali sono oggi i punti di forza di Formolo?

Il punto di partenza è che è stato ingaggiato per supportare Mas. Può fare un gran lavoro sicuramente nelle tipiche tappe delle Marche alla Tirreno. All’Amstel e la Liegi. Sono corse in cui in questo momento lo vedo davvero forte. Finora le cose migliori in assoluto le ha fatte nelle corse di un giorno. Alla Liegi, a parte quando ha fatto secondo, un’altra volta lo hanno preso a 300 metri dall’arrivo. All’Agostoni e alla Veneto Classic nemmeno ci puntava, ma le ha vinte. Al Lombardia del 2022, quando si è spostato, erano rimasti Landa, Mas e Pogacar. Già oggi, senza grandi rivoluzioni e tenendo presenti le esigenze della squadra, è super competitivo.

Nelle corse a tappe?

Ha fatto per tre volte la top 10 nei grandi Giri, non è l’ultimo arrivato e vuol dire che è in grado di scollinare più o meno sempre con i 10 migliori corridori. Mi piacerebbe che anche lì avesse un upgrade.

Nel 2023, Formolo è stato il migliore degli italiani: 9° a 1’23” da Pidcock
Nel 2023, Formolo è stato il migliore degli italiani: 9° a 1’23” da Pidcock
Se esagera in allenamento, che tipo di inverno dovrà fare?

Cercherò di tenerlo frenato, infatti siamo già in discussione. Fosse per lui, al secondo giorno di allenamento farebbe tre ore al medio. Medio di battiti, va bene, con pochi watt, ma sempre tre ore con 140 battiti medi, che non sono pochi. Ma non giocheremo a guardie e ladri, il mio approccio sarà diverso. Prima ero uno dal di fuori che veniva contattato solamente in caso di difficoltà, invece adesso è diverso. Lui è un corridore della squadra e viene con totale fiducia nei miei confronti. E io non devo diventare lo sceriffo, starà a lui ascoltarmi e sono certo che lo farà.

In Francia con Mas, poi briglia sciolta: nuovo Formolo in arrivo

16.11.2023
6 min
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Davide Formolo ha detto grazie al UAE Team Emirates e ha accettato un triennale al Movistar Team. Aiuterà Enric Mas, ma dato che lo spagnolo è meno… versatile di Pogacar, nel resto del tempo il veneto potrà avere il suo spazio. Le due vittorie di fine stagione (prima l’Agostoni e poi la Veneto Classic) hanno confermato la bontà della scelta. E quando gli dici che il suo mentore di un tempo – quel Daniele Tortoli che lo ha portato fino al professionismo e se ne è poi andato troppo presto – gli avrebbe suggerito di provarci prima, Roccia fa un sorriso grande e malinconico.

Per Formolo due vittorie nel 2023, come già nel 2019: la Coppa Agostoni (sopra) e la Veneto Classic
Per Formolo due vittorie nel 2023, come già nel 2019: la Coppa Agostoni (sopra) e la Veneto Classic

Lo zampino di Piepoli

Dietro l’offerta c’è lo zampino di Leonardo Piepoli, allenatore di Mas e da anni anche di Formolo. Il pugliese è per entrambi anche una sorta di consigliere e per il veronese il suo ruolo è ancora più prezioso, dopo la morte di Tortoli e quella di Mauro Battaglini, che era suo procuratore e anche consigliere.

«Il preparatore è qualcosa che va oltre la semplice tabella – riflette – dal mio punto di vista è l’unica persona con cui ti puoi confrontare quando hai dei dubbi. E’ un mondo che cambia velocemente e loro devono essere sempre pronti a supportarti o darti consigli».

Torneremo su questo punto, gli diciamo, meglio andare per gradi. Davide è tornato da poco dai circuiti del Tour de France a Singapore e Saitama. Dato che a causa della scuola, di vacanze esotiche non si parla, anche la famiglia è volata in Oriente. Dice che è stato divertente, che era già stato alla Japan Cup, però mai a queste kermesse piene di pubblico. Come pure Trentin, che ha lasciato la UAE per approdare alla Tudor Pro Cycling, anche Formolo che va alla Movistar fa pensare a una voglia di maggiore libertà.

Le vacanze di Formolo sono coincise con i Criterium in Oriente assieme a Pogacar
Le vacanze di Formolo sono coincise con i Criterium in Oriente assieme a Pogacar
Da quanto tempo avevi deciso di cambiare?

In realtà è una cosa non avevo mai considerato, perché alla UAE si sta bene. E’ un gruppo di ragazzi veramente forti e veramente affiatati. Invece a un certo punto si è creato questo spiraglio. Mi hanno cercato dalla Spagna e dopo un po’ mi sono autoconvinto e ho ceduto. Si è fatto tutto prima che vincessi le due corse, se ne parlava da un pezzo.

Qual è stato il vero ruolo di Piepoli?

Sicuramente avere lui è stato la spinta definitiva. In tutti gli sport, l’atleta deve avere un punto di riferimento e lui lo è per me sin dai primi anni da professionista. Mi ha seguito nell’allenamento e mi sa prendere meglio di tutti a livello psicologico. Andare alla Movistar mi fa pensare al figlio che torna dal padre, in un certo senso. Il suo continuo parlare della squadra come di un ambiente tranquillo mi ha convinto a valutare la proposta. Infine si è ragionato di vari scenari tattici legati al mio impiego.

Dal 2018 al 2023, Enric Mas è stato per tre volte secondo alla Vuelta. Formolo sarà al suo fianco al Tour
Dal 2018 al 2023, Enric Mas è stato per tre volte secondo alla Vuelta. Formolo sarà al suo fianco al Tour
Ti hanno già detto che, tolto il lavoro per Mas, avrai più spazio per te?

Sicuramente alla Movistar hanno meno leader che alla UAE Emirates, per cui qualche chance potrò ricavarmela. E poi sicuramente potrò essere la spalla per il capitano in un grande Giro e questo potrebbe chiudere il cerchio. Farò le mie corse di un giorno, dove comunque ho dimostrato di poter fare bene, e sarò importante per il leader nelle gare a tappe. Penso che questa sia la dimensione giusta per un corridore del mio profilo.

Perché non ti sei spostato prima, quando eri più giovane?

Non mi sono adagiato nel ruolo di gregario. Ho avuto le mie occasioni e qualche volta ho anche vinto. Vincere però porta la voglia di vincere, anche questo ha inciso nella scelta. Ma quando in squadra hai cinque fra i corridori più forti al mondo, gli spazi si restringono per forza.

Nel 2019, Formolo ha vinto il campionato italiano a Compiano, battendo Colbrelli, Bettiol e Ulissi
Nel 2019, Formolo ha vinto il campionato italiano a Compiano, battendo Colbrelli, Bettiol e Ulissi
Con Piepoli avete parlato di quale potrebbe essere il tuo ruolo?

Il fatto di lavorare per un corridore allenato da lui mi dà fiducia. Significa tornare a fare come una volta, quando il capitano aveva lo stesso preparatore e lo stesso direttore dei corridori che avrà attorno nell’appuntamento più importante. Faremo un avvicinamento simile alle gare, saremo un gruppo. Mas ha fatto tre secondi posti alla Vuelta e anche quest’anno, pur essendo arrivato sesto, era nel gruppetto dei quattro che si giocavano il podio alle spalle dei tre della Jumbo-Visma, che facevano un altro sport.

Trentin ha lasciato la squadra, attratto da un contratto di tre anni alla Tudor. Sono tre anche i tuoi anni alla Movistar: dopo i trenta, la lunghezza del contratto è un aspetto da considerare?

Passati i trenta, ogni anno è un po’ una guerra, tra virgolette. Siamo riusciti a firmare per tre anni, perché magari ho dimostrato che quando sono tranquillo, riesco a dare il meglio di me. In questo senso penso che la Movistar sia la squadra giusta per un corridore con la mia personalità. Ho conosciuto Unzue, ci siamo stretti la mano: è una persona super tranquilla. Avere per tre anni la fiducia di una squadra così non è cosa da tutti i giorni.

Giro delle Pesche Nettarine 2012, Formolo vince la classifica. Con lui Daniele Tortoli, scopritore ed estimatore
Giro delle Pesche Nettarine 2012, Formolo vince la classifica. Con lui Daniele Tortoli, scopritore ed estimatore
Sai già quale sarà il tuo programma?

Dovrei partire dal Saudi Tour e credo che farò il Tour, dovendo essere la spalla per Mas. Il Tour è più impegnativo del Giro, penso quindi che lui sceglierà di andare in Francia. L’ultima settimana è veramente durissima. In più il Tour che parte dall’Italia per un italiano è davvero un sogno. Anticipo la prossima domanda: so anche io che i primi 3-4 posti del Tour sono già quasi assegnati e forse venendo al Giro Mas potrebbe pensare di vincerlo. Ma lui è un capitale importante della squadra ed è prevedibile che ugualmente punterà tutto sul Tour.

Che cosa lasci nella vecchia squadra?

Il gruppo tra i corridoi è veramente affiatato. Nonostante sia la squadra più forte al mondo, resta comunque di matrice italiana e dobbiamo andarne orgogliosi.

A quale dei compagni hai detto per primo che saresti andato via?

Forse proprio a Pogacar. Un po’ si è sorpreso, poi ci ha ripensato e ha detto che tanto potremo ugualmente allenarci insieme. Magari più di adesso perché ci troveremo a fare un calendario simile.

Quintana alla Movistar? Il segreto di Pulcinella…

29.10.2023
6 min
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Avevamo ascoltato per l’ultima volta le parole di Nairo Quintana durante la conferenza stampa in cui ribadì la sua voglia di tornare ad essere un corridore. La squalifica dal Tour de France del 2022 per l’uso del Tramadol aveva portato alla rottura del contratto (appena rinnovato) da parte dell’Arkea-Samsic alla vigilia della Vuelta e sul colombiano si era abbattuta la maledizione dell’UCI: nessun team lo avrebbe più preso.

Il Tramadol è un analgesico oppioide piuttosto diffuso, vietato nelle competizioni dal 2019. Nairo ha sempre detto di averlo assunto per combattere i postumi della caduta in avvio di Tour. La sanzione, in caso di positività, è la squalifica dalla corsa, ma nulla di più. Il colombiano avrebbe potuto correre la Vuelta e andare avanti, ma la squadra lo fermò e il Tas non se la sentì di sconfessare l’UCI.

«Voglio tornare a gareggiare – aveva ugualmente detto Nairo – mettere il numero, sentire l’esigenza di rispondere a una squadra, il dolore alle gambe per la fatica, ma anche la soddisfazione della vittoria o di aver dato il massimo fino al traguardo, voglio questo. Ne ho bisogno perché la competizione è in me, ma ho anche bisogno di un ambiente migliore per poter essere calmo e concentrato su di essa».

Nel 2022, Quintana ha chiuso il Tour al sesto posto, ma il risultato è stato cancellato a causa del Tramadol
Nel 2022, Quintana ha chiuso il Tour al sesto posto, ma il risultato è stato cancellato a causa del Tramadol

Atleta e imprenditore

E’ passata una stagione e si è verificato quello che è sembrato a lungo una sorta di segreto di Pulcinella. Dopo varie ipotesi fra cui l’Astana, Quintana torna al Movistar Team, la squadra in cui divenne professionista e in cui ha scritto le più belle pagine della sua storia sportiva: contratto di un anno. Nel frattempo però, Nairo non è stato con le mani in mano. E se la quotidianità degli allenamenti in solitudine è stata particolarmente pesante, altrettanto fervida è stata la sua attività imprenditoriale.

Sul sito nairo.com.co si possono acquistare capi di abbigliamento specializzati per il ciclismo e per il tempo libero. C’è poi la Granfondo Nairo Quintana, che si svolgerà dal 24 al 26 novembre a Santander (Colombia) mentre proprio in questi giorni si sta correndo l’edizione messicana. E poi ci si sposta sul fronte della ristorazione, con il Cafè 9.3 Concept Store, situato in una delle zone più esclusive di Bogotà, in cui si mostra la magia della Colombia attraverso gusto, moda e immagini. 

Infine El Parche de Nairo, una delle iniziative più recenti: un ristorante a tema che si trova a Bogota, a Muebles Guaymaral. Al suo interno, i ciclisti e gli altri avventori potranno trovare cibo tipico colombiano, un’officina per biciclette, parcheggio per auto e biciclette, ma anche abbigliamento sportivo e accessori per biciclette.

Ritorno a casa

Quintana ha 33 anni e ha vestito la maglia della Movistar dal 2012 al 2019. Impossibile dimenticare i suoi scatti davanti a sua maestà Chris Froome nel Tour del debutto (2013), come pure la vittoria al Giro d’Italia 2014 (foto di apertura), la Vuelta 2016 e i tre podi del Tour (2013, 2015, 2016).

«Sono entusiasta di tornare a casa – ha dichiarato quando ha potuto finalmente raccontare tutto – è stato un anno difficile. Notti senza dormire, tanti giorni di enormi sacrifici, salendo sulla bici e provando ad andare avanti, con la pioggia o con il sole. Però ne è valsa la pena. Non perderò l’occasione. Conosco i valori della squadra, i valori di questo sport. Darò il massimo per fare bene e voglio contribuire perché la Movistar ottenga i risultati migliori».

Durante il 2023, Quintana ha continuato ad allenarsi da solo o nelle gran fondo, ma anche ad Andorra (foto Instagram)
Durante il 2023, Quintana ha continuato ad allenarsi da solo o nelle gran fondo, ma anche ad Andorra (foto Instagram)

La sfinge Unzue

Eusebio Unzue è un dirigente vecchio stampo e se finora aveva tenuto la bocca chiusa deve aver avuto le sue valide ragioni. Non ultima, viene da pensare, l’aver fatto le verifiche necessarie con i piani alti dell’UCI che contro il ritorno di Nairo si erano implicitamente espressi. Forse un anno di purgatorio, come un anno di squalifica, è stato ritenuto sufficiente.

«Devo dire che Nairo – ha spiegato Unzue – è un grande rinforzo. Ha solo 33 anni ed è in forma. Lo so bene, perché non ha mai smesso di allenarsi ad Andorra, dove vive con tutta la sua famiglia e mantiene un ottimo rapporto con Enric Mas, il leader della squadra. Ovviamente lavorerà proprio per lui nei grandi Giri, ma avrà l’opportunità di dimostrare che è ancora un vincente in altre gare».

Per la Movistar, che non è riuscita a prendere Carlos Rodriguez e lavora perché Enric Mas possa arrivare al livello di Vingegaard e Pogacar, l’arrivo di Quintana non è soltanto un’operazione di immagine

La sfida del Ventoux con Froome lanciò Quintana al grande pubblico nel Tour del 2013
La sfida del Ventoux con Froome lanciò Quintana al grande pubblico nel Tour del 2013

L’intesa con Mas

Nairo è un uomo mite, dal fisico esile e il carattere d’acciaio. Negli anni passati non fu facile per gli altri leader convivere con lui, tanto che alla fine la convivenza con Landa non portò i buoni frutti sperati (singolare che entrambi siano passati a fare i gregari!). Ora che avrà per forza più miti pretese e visto che lo stesso Mas non sembra un tipo particolarmente focoso, forse l’unione farà davvero la forza.

«Ringrazio Movistar, Telefónica e il team – ha salutato Quintana – per questa grande opportunità, che aspettavo da tanto tempo. Con il cuore e con le gambe darò tutto, per loro e per i tifosi. Spero che questo ciclo porterà molti successi».

Jorgenson, un altro americano per la Jumbo-Visma

21.10.2023
5 min
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BEIHAI – Matteo Jorgenson ha 24 anni e viene dall’Idaho, Stati Uniti. Per il corridore del Movistar Team si tratta della prima volta in Cina, per cui se ne va in giro spesso con gli occhi sgranati, cercando di memorizzare il più possibile. Jorgenson sembra la persona più gentile del mondo, ma quando si tratta di addentare le salite, si trasforma in un bel mastino.

Della sua storia vi avevamo già raccontato, ma ora il suo cammino nella squadra spagnola è giunto al termine. Dal prossimo anno, infatti, Matteo correrà alla Jumbo-Visma. Aveva già deciso di cambiare aria, vedendo nella Movistar la scarsa propensione a sposare la modernità del ciclismo contemporaneo.

«Eppure devo loro eterna gratitudine – sorride dalle sue lentiggini e gli occhi chiari – perché mi hanno accolto che ero un bambino e hanno fatto di me un corridore. Quando sono arrivato in Europa non ero neppure certo di avere le qualità per fare il corridore. In allenamento ero capace di ottimi numeri, però in gara era un’altra cosa».

L’americano è professionista dal 2020, è alto 1,90 e pesa 65 chili
L’americano è professionista dal 2020, è alto 1,90 e pesa 65 chili
Le cose sono cambiate. Hai vinto in Oman, sei arrivato secondo al Romandia, ti aspettavi una stagione così convincente?

Non so se me l’aspettassi, ma di certo la volevo. Durante l’inverno ho lavorato duramente, volevo che fosse un anno di svolta. 

C’è un obiettivo che ti è sfuggito e che l’avrebbe resa perfetta?

Direi di no, il mio obiettivo principale era vincere una gara professionistica e l’ho fatto staccando tutti in salita. Devo dire che l’ho raggiunto subito, dato che era la quarta corsa di stagione. Mentre al Romandia ero andato per vincere, ma il secondo posto alla fine è stato comunque buono. Non parlerei di obiettivo mancato, parlerei piuttosto di utili indicazioni per il futuro.

Pensi che nei tuoi piani un giorno potranno esserci i Grandi Giri?

Non credo per la classifica generale. Dal punto di vista energetico, sono un ragazzo grande e non so se per me sarebbero possibili più giorni consecutivi ad alto livello sulle grandi montagne. Però resta tutto da vedere.

La Movistar al Tour of Guangxi è stata guidata da Pablo Lastras, a destra: una vita nello stesso team, da atleta e tecnico
La Movistar al Tour of Guangxi è stata guidata da Lastras, a destra: una vita nello stesso team
Dal prossimo anno cambierai squadra, quali sono state le ragioni della scelta?

Diciamo che l’offerta economica c’è entrata ben poco. Fondamentalmente volevo un posto dove avrei potuto raggiungere il mio miglior livello. Era questo il mio obiettivo principale. Penso di avere ancora molti margini di miglioramento, non so quale sia effettivamente il mio limite.

Qual è stato il giorno quest’anno in cui ti sei sentito più forte?

E’ una buona domanda. Penso che forse è stato all’E3 Saxo Classic (quando si piazzò 4° a 33 secondi dietro Van Aert, Van der Poel e Pogacar, ndr). Non ho sentito le gambe per tutta la corsa, probabilmente è stato il mio giorno migliore in bici quest’anno.

Invece il giorno peggiore?

Probabilmente la tappa di Saint Gervais Mont Blanc del Tour, dove soprattutto ero disconnesso mentalmente e ho sofferto tutto il giorno nel gruppetto. Il giorno dopo infatti non sono ripartito. Al Tour ero messo piuttosto male, semplicemente non ero in una buona condizione.

La Jumbo Visma ha messo gli occhi su Jorgenson dopo il quarto posto al GP E3, quando fu 4° dietro Van Aert, Van der Poel e Pogacar
La Jumbo Visma ha messo gli occhi su Jorgenson dopo il quarto posto al GP E3, quando fu 4° dietro Van Aert, Van der Poel e Pogacar
Quali pensi siano le differenze fra la Movistar e la Jumbo Visma?

Non ne sono ancora sicuro, non facendo ancora parte della squadra. Alla Movistar negli ultimi anni ho visto Patxi Vila cercare di portare il cambiamento, ma in realtà non è riuscito a cambiare molto e adesso è tornato alla Bora-Hansgrohe. La squadra è gestita da persone in gamba che però sono ferme al ciclismo di vent’anni fa. Tutto quello che posso vedere della Jumbo-Visma è dall’esterno. Sono entusiasta di scoprirlo. La sensazione è che attuino una programmazione tipica più degli sport di squadra americani che del ciclismo. Curano tutti i dettagli, almeno da quello che raccontano i corridori che ne fanno già parte. La sensazione è che il rendimento sia la prima attenzione, dai gregari ai leader.

E’ vero, come hai raccontato, che al momento di inviarti l’offerta, hanno allegato anche una presentazione in cui ti mostravano tutto quello che avresti potuto trovare?

Verissimo, sono stati gli unici ad avere questo tipo di approccio. Le altre squadre con cui ho avuto contatti, mi hanno parlato di programmi, rassicurandomi che avrei avuto il mio spazio. La Jumbo-Visma non lo ha fatto e neppure mi hanno detto se sarò leader o aiutante. Credo che non sia questo il punto accettando di andare in una squadra così.

Qual è il punto?

E’ dentro di me. Se saprò andare forte come spero, allora penso che potrò avere il mio spazio. Non hanno fatto promesse, ma hanno reso chiaro il cammino che farò ed è quello di cui avevo bisogno.

Jorgenson voleva lasciare il Movistar Team con un successo, ma si è dovuto accontentare del 6° posto finale
Jorgenson voleva lasciare il Movistar Team con un successo, ma si è dovuto accontentare del 6° posto finale
In cosa pensi di dover migliorare?

Ci sono parecchi aspetti da mettere a posto. Uno è che se voglio fare classifica nei grandi Giri, devo migliorare nelle cronometro. In qualche modo devo trovare una posizione più aerodinamica. Sono alto e non sono ancora riuscito a essere abbastanza aerodinamico per essere competitivo. E poi, sempre se quello sarà il mio obiettivo, probabilmente dovrò lavorare sull’essere scalatore. Per ora, dopo il secondo giorno di alta montagna, faccio fatica.

Perché ami il ciclismo?

Mi piace il processo per cui ogni giorno, a casa o nel mondo, si cerca sempre di migliorare con l’allenamento. La fatica è molto mentale e penso che possa essere controllata con la testa. Penso che valga sempre la pena di spingersi oltre il limite della sofferenza, perché capisci che se hai superato un certo limite per una volta, puoi farlo ancora. E’ sempre qualcosa di utile.