Saranno firmate D’Aniello le maglie ufficiali indossate dalle leader delle diverse classifiche generali in occasione della seconda edizione del Giro Mediterraneo in Rosa. L’evento, organizzato dall’associazione Black Panthers di Francesco Vitiello in collaborazione con il Gruppo Biesse di Salvatore Belardo, è stato recentemente presentato a Napoli. Un evento che può contare sulla prestigiosa presenza sia della campionessa del mondo 2007, e campionessa europea 2018 in linea elite Marta Bastianelli, quanto del commissario tecnico della nazionale femminile su strada Paolo Sangalli.
Il Giro Mediterraneo in Rosa, in programma dal 18 al 23 aprile prossimi (cinque complessivamente le tappe lungo le strade di Campania e Puglia) è ad oggi la seconda gara ciclistica femminile a tappe più importante in Italia.
Paolo D’Aniello con Marta BastianelliPaolo D’Aniello con Marta Bastianelli
Quattro maglie, quattro classifiche
Le maglie D’Aniello per il Giro Mediterraneo in Rosa sono complessivamente quattro. Quella Amaranto rappresenterà il simbolo del primato e sarà indossata dalla leader della classifica generale. Il colore amaranto rappresenta il sogno di chi sale in bicicletta, oltre alla speranza che si rinnova, ogni primavera, sulle strade del Giro Mediterraneo in Rosa.
La maglia Bianca sarà invece quella che come tradizione verrà riservata alla Classifica delle Under 23: un riconoscimento e al contempo un auspicio per la miglior giovane in gara.
La leader della classifica a punti verrà riconosciuta con una bellissima maglia blu, andando ad identificare il colore di un fiore che sboccia proprio in primavera, simbolo della tenacia che occorre per essere sempre lì davanti al gruppo ed in ogni singolo sprint.
E come spesso accade, sarà invece il verde a caratterizzate la maglia indossata dalla migliore scalatrice del Giro Mediterraneo in Rosa 2024.
L’amaranto sarà il colore che distinguerà la leader della generaleIl classico bianco è dedicato alla classifica dei giovaniPer chi vincerà la classifica a punti avrà il blu sulle spalleUltima maglia, quella verde, dedicata ai GPML’amaranto sarà il colore che distinguerà la leader della generaleIl classico bianco è dedicato alla classifica dei giovaniPer chi vincerà la classifica a punti avrà il blu sulle spalleUltima maglia, quella verde, dedicata ai GPM
La festa del ciclismo
«Il risultato più evidente di questa edizione 2024 – hanno dichiarato all’unisono gli organizzatori – risiede proprio nella copertura geografica della corsa. Toccheremo due regioni e di fatto idealmente abbracceremo sia il Tirreno che il Mare Adriatico, dando così pieno valore a quella che fu l’intuizione dello scorso anno, quando fu scelto di indicare proprio il Mediterraneo nel nome della nostra manifestazione. Il ciclismo femminile ha fatto registrare negli ultimi anni il maggiore incremento in termini di ascolti televisivi e di appassionati. Prova ne sono i recenti, eccellenti riscontri di share fatti registrare dalle tappe del Giro d’Italia Donne trasmesse della Rai».
Le maglie del Giro Mediterraneo in Rosa sono realizzate da D’Aniello SportswearLe maglie del Giro Mediterraneo in Rosa sono realizzate da D’Aniello Sportswear
«Nel Meridione d’Italia – continuano gli organizzatori – la tradizione ciclistica è estremamente radicata. Una passione che porta ogni anno sulle strade delle competizioni ciclistiche che si svolgono nel Mezzogiorno migliaia di sportivi, che partecipano con il loro calore e il loro colore alla festa dell’unico sport in cui per vedere e applaudire i campioni e le campionesse non c’è bisogno di alcun biglietto».
Ieri Paolo Sangalli era a Diano Marina al Trofeo Ponente in Rosa, dove le ragazze della EF Education-Cannondale, unica squadra WorldTour al via, stanno facendo il bello e il cattivo tempo. Kristen Faulkner, ha vinto la tappa, mentre la maglia di leader la indossa Kim Kadzow, davanti ad altre due compagne. E mentre oggi, giorno della Festa della Donna a Milano sarà presentata la maglia rosa del Giro Women 2024, con il cittì della nazionale parliamo di un gradito ritorno in nazionale: quello di Marta Bastianelli, che proprio al Giro lo scorso anno chiuse la carriera, con un occhio particolare alla categoria delle juniores. Nella foto di apertura, Marta in azzurro ai mondiali di Wollongong 2022 (gli ultimi disputati da atleta), parla con Velo accanto al quale è seduto il cittì Sangalli.
All’attacco ai mondiali di Glasgow, Cecchini riceve ordini dal cittì Sangalli. Le radio ovviamente sono vietateAll’attacco ai mondiali di Glasgow, Cecchini riceve ordini dal cittì Sangalli. Le radio ovviamente sono vietate
Uno sbocco naturale
La notizia era uscita in un trafiletto sulla Gazzetta dello Sport, ma ha una portata ben superiore, per il carisma della romana e quello che rappresenta da anni per il nostro ciclismo. Appesa la bici al chiodo, la vincitrice di un mondiale, un europeo e un Fiandre (tanto per spizzicare qua e là nel palmares), aveva detto di volersene stare un po’ a casa, ma il richiamo dell’azzurro è stato più forte.
«Me lo hanno proposto che ancora correvo – ci ha detto ieri dal treno che, dopo l’arrivo di Giulianova della Tirreno, la portava a Milano – per un ruolo di supporto a Paolo Sangalli, ma non ho voluto pensarci fino a che non ho smesso. Essendo stata atleta fino a ieri, il mondo delle juniores ho potuto seguirlo ben poco, per cui comincio da zero accanto a un grande maestro coma Paolo. Devo ringraziare ancora una volta la disponibilità delle Fiamme Azzurre. Nel frattempo ho preso i tre livelli da direttore sportivo. E anche se ho sempre detto alle mie compagne che puoi fare tante riunioni, ma quello che succede in gara non si decide il giorno prima, ora mi trovo in un ruolo diverso. Ma lo confermo: la riunione è una bozza. In corsa poi le sfumature sono tante e differenti. L’importante è avere la freddezza per prendere le decisioni giuste».
Alla Festa Fiamme Azzurre, Bastianelli è stata premiata da l presidente del Coni Malagò (foto Claudio Peri)Alla Festa Fiamme Azzurre, Bastianelli è stata premiata da l presidente del Coni Malagò (foto Claudio Peri)
Il mondo juniores
Sangalli sa esattamente cosa potrà darle Marta e parla del suo ruolo come se fosse la cosa più naturale del mondo, la prosecuzione di un cammino che non poteva che sfociare in un ruolo tecnico, sia pure alle primissime armi.
«Marta Bastianelli – dice – è una risorsa importante per la Federazione. Le sue competenze ci daranno sicuramente una mano. Considerando il fatto che non ho più con me Rossella Callovi, che ha cambiato lavoro e vita, Marta comincerà dalle juniores. La forza del settore femminile è che le seguo da quando sono allieve, per cui quando te le ritrovi da elite ne conosci perfettamente pregi e difetti. Il suo coinvolgimento sarà per forza graduale e probabilmente si estenderà anche alla pista».
Rossella Callovi ha collaborato fino allo scorso anno con Sangalli. Qui in Argentina con le U23Rossella Callovi ha collaborato fino allo scorso anno con Sangalli. Qui in Argentina con le U23
Due occhi in più
In qualche modo, inizia a ripetersi quello che nei professionisti è la regola e che si sta attuando da qualche anno anche nel ciclismo femminile. L’atleta di esperienza che smette diventa una risorsa come tecnico. E’ successo con Giorgia Bronzini e Anna Van der Breggen, per citare le ultime due, potrebbe ripetersi con Bastianelli.
«Naturalmente anche lei – spiega Sangalli – deve fare le sue esperienze. Sapete, in bici è una cosa e fare il tecnico è un’altra. Servono solo tempo, pazienza e possibilità di fare esperienza. A fine aprile andremo a fare una gara in Olanda. Deve conoscere le squadre e i tecnici. Lei conosce alla perfezione la realtà delle élite, ma il mondo junior è un’altra cosa. Per cui inizieremo piano, senza stress e con l’appoggio del Centro Sportivo delle Fiamme Azzurre, al pari di Masotti, per fare un esempio. Ma non nascondo che il suo sia un arrivo naturale e certamente importante. Per noi che corriamo senza le radio, cosa assurda ormai anche solo da dire, due occhi in più non guasteranno di certo».
Lotte Kopecky è la Wout Van Aert delle donne? Ormai affermalo non è più così un azzardo. La belga della Sd Worx oltre a vincere le classiche, qualche corsa veloce e ad essere una donna squadra, ci sta abituando ad andare anche molto forte in salita. Esattamente come il suo illustre connazionale. Entrambi fanno una doppia attività, uno il cross, lei la pista.
Ma se il nostro parere può essere corretto finché si parla di risultati, per far sì che trovi un riscontro tecnico ha bisogno anche di un parere più “tecnico”da dentro”. E chi meglio di Marta Bastianelli, delle Fiamme Azzurre, ce lo può dare? L’atleta laziale ha corso fino a pochi mesi fa ed è notizia freschissima che da quest’anno lavorerà accanto al cittì Sangalli. Conosce tutte le ragazze del gruppo e ha un’esperienza unica. Proprio con Kopecky tra l’altro ha battagliato in molte classiche e le loro caratteristiche non erano poi così differenti.
In maglia gialla, Kopecky tiene duro sul Tourmalet. Arriva sesta e stupisce tutti, forse anche se stessa. Da lì scatta qualcosa nella sua testaTour 2022, Hautacam, Wout Van Aert addirittura arriva terzo alle spalle di Vingegaard e Pogacar. Forse anche per lui è cambiato qualcosa quel giorno. Lo scopriremo al GiroIn maglia gialla, Kopecky tiene duro sul Tourmalet. Arriva sesta e stupisce tutti, forse anche se stessa. Da lì scatta qualcosa nella sua testaTour 2022, Hautacam, Wout Van Aert addirittura arriva terzo alle spalle di Vingegaard e Pogacar. Forse anche per lui è cambiato qualcosa quel giorno. Lo scopriremo al Giro
Quindi Marta, cosa ne pensi. E’ azzardato il nostro paragone tra Kopecky e Van Aert?
No, no… Lotte è cresciuta molto, non solo dall’anno scorso. Era già una grande atleta. Fino a qualche tempo fa aveva sempre corso “da sola”, in quanto era in squadre più piccole tipo la Lotto, era più difficile per lei mettersi in mostra.
Van Aert fa terzo ad Hautacam, Pirenei, al Tour. Kopecky lo scorso anno è andata forte sul Tourmalet e quest’anno ha vinto in salita…
E quello è stato uno step. Partiamo dal fatto che è una grande atleta. Ha un grande motore. E’ indiscutibile. Sicuramente ha lavorato tanto per migliorare anche in salita. Ma poi c’è un’altra cosa da dire: lei, complici anche gli Europei in pista, sta attraversando un periodo di grande forma. E questo, soprattutto in questa fase della stagione, le consente di fare una grande differenza contro atlete che sono alla prima gara della stagione.
Tiene meglio le botte di acido lattico, chiaro…
Esatto. E c’è un’altra cosa da dire. Quella salita all’UAE Tour, analizzandola da Marta, quindi da non scalatrice, è stata fatta in maniera che lei potesse rimanere a ruota. Se fossi stata io al suo posto, in estrema forma, probabilmente l’avrei retta anch’io. E’ stata fatta ad una velocità controllata, con dei wattaggi sicuramente altissimi, ma regolari. Wattaggi che a ruota, un’atleta in grande condizione riesce a tenere. Ciò non toglie che comunque sia migliorata tanto in salita, altrimenti non vai forte in quel modo sul Tourmalet. Però penso che se al UAE Tour fossero salite con scatti e controscatti, avrebbe sofferto un pochino di più.
Insomma che Kopecky vada così forte anche in salita, per te non è poi così una sorpresa?
No, l’ho sempre detto che era una grandissima atleta. Non a caso è la campionessa del mondo. Ha vinto la corsa iridata praticamente da sola… E anzi, mi viene da pensare che tutto questo sia soltanto l’inizio. Gli altri anni andava forte sui “suoi” percorsi, altrove tirava subito i remi in barca. Io almeno l’ho sempre vista così e di conseguenza non conosco i suoi limiti e fino a che punto possa arrivare. Mi aspetto che possa comunque migliorare ancora di più in salita. Tuttavia mi viene anche da pensare che perderebbe un po’ di esplosività.
Marta Bastianelli a ruota di Lotte, era il Fiandre 2023Marta Bastianelli a ruota di Lotte, era il Fiandre 2023
Secondo te è dimagrita un po’ per fare questi exploit anche in salita?
Sì, l’ho vista molto bene fisicamente già dallo scorso anno, però non è quel quel magro da spaventarsi. E’ un magro bello da vedere, un magro definito. Lei a livello personale è sviluppata bene anche mentalmente: ha seguito una linea precisa, equilibrata e di conseguenza il fisico le ha risposto immediatamente. Sì, fisicamente c’è e la vedo molto bene.
La vedi anche per le corsa a tappe a questo punto?
Credo di sì. Però se fossi in lei non ci insisterei. Non starei a concentrami sui grandi Giri, quelli da 10 giorni, ma più sulle corse di 3-4 tappe, che poi saranno sempre di più. Mi sembrano più adatte alle sue caratteristiche. Poi è ovvio, se un giorno volesse puntare al Tour Femmes, è in una squadra che le può permettere tutto, tanto più che non deve più scontrarsi con la Van Vleuten. Ma non starei snaturami troppo.
In genere le grosse trasformazioni, quando le abbiamo viste, non sono andate benissimo…
Anche Van Aert o Van der Poel, vanno forte dappertutto, ma poi restano loro stessi quando davvero devono puntare. Van Aert ha quelle caratteristiche che si adatta un po’ a tutto, perché è un grande campione, ma non si stravolge. Migliorare sì, diventare una scalatrice no. Secondo me non avrebbe senso.
Tanto più che il livello nelle donne si sta alzando e la specializzazione è sempre più. Inevitabile…
Un’atleta che ha fame di risultato vuole andare bene ovunque. Io anche ero così. L’anno che ho vinto il Fiandre, facevo le volate, volevo arrivare tra le prime tre nella tappe al Giro, però ad un certo punto mi sono resa conto di dover essere carne o pesce.
UAE Tour: verso Jebel Hafeet ritmi alti ma regolari. Kopecky resta a ruota e nel finale sfodera la sua potenzaUAE Tour: verso Jebel Hafeet ritmi alti ma regolari. Kopecky resta a ruota e nel finale sfodera la sua potenza
Marta, prima hai detto: «Lotte è in una squadra che le consente di fare tutto». Quanto conta davvero il team nella sua situazione? E quanto incide la competizione interna?
Parliamo di una grande squadra che la pensa in un modo molto simile ad un team maschile a partire dai materiali, dall’allenamento, dall’alimentazione, dalla nutrizione. La Sd Worx non lascia nulla al caso. Lavora tanto e ci crede tanto. Dalla prima all’ultima atleta. Mi ricorda un po’ la Quick Step dei tempi d’oro che, al netto di alcune situazioni particolari, aveva gli atleti più forti e vincere per loro era più facile.
Cosa ti aspetti dal 2024 di Kopecky? Le Olimpiadi saranno un cardine per lei?
Mi auguro per che possa essere un anno da godersi nel migliore dei modi con la maglia da campionessa del mondo. E che si tolga tutte le le soddisfazioni possibili con quella maglia. L’Olimpiade è una gara strana per tutti, abbiamo visto cosa è successo a Tokyo. La gara è più difficile da gestire e nessuno vuole andare a chiudere. Ci sono situazioni che vanno oltre la prestazione e la forma fisica, quindi vedremo. Di certo quello di Parigi è un percorso che si adatta parecchio alle sue caratteristiche, così come alle caratteristiche delle italiane. Ora stiamo parlando di Lotte e non vado fuori tema, ma ci tengo a dire che le azzurre non sono da meno in questo anno così importante. Spero possano togliersi e farci togliere, grandi soddisfazioni
Tu ci hai corso di fianco in gruppo: Lotte è una leader come Van Aert?
E’ stata sempre un’atleta eccezionale. Nei miei confronti ha sempre portato tanto rispetto. Veniva a salutarmi, a chiedermi questo o quello e anche quando ho smesso mi ha scritto. E questo è bello perché mi rendo conto che oltre i risultati, rimane molto la persona che sei stata.
Da un punto di vista tecnico invece hai notato delle differenze rispetto a qualche tempo fa? Magari pedala più agile. Ha alzato la sella…
Lotte ha un colpo di pedale che ha preso tanto dalla pista. E’ molto agile. Almeno così l’ho vista in questa gara all’UAE Tour anche in salita. Ma era una caratteristica che aveva anche in passato e in altre corse. In generale è leggera. La vedo molto bene in bici. La vedo proprio se stessa.
OLIVA (SPAGNA) – Con la benedizione di Marta Bastianelli. Eleonora Camilla Gasparrini non è più la ragazzina con lo sguardo impertinente, ma un’atleta con la maiuscola. E Marta se ne è accorta semplicemente vivendole accanto nell’ultima stagione della carriera.
La “Gaspa” era annunciata da Arzeni sin da quando era poco più di una junior e, forte di un titolo europeo, si era affacciata nel grande gruppo con la maglia della Valcar. La sua presenza era stata per il “Capo” il modo per digerire più facilmente la partenza di Elisa Balsamo prima e poi delle altre grandi.
«Stiamo crescendo piano piano – sorride – ogni anno si si fa un passo in più nel modo giusto. Inizio anche a vedere qualche risultato, quindi sono contenta. Leggere quelle parole di Marta è stato un grande onore. La scorsa stagione ho avuto modo di avere tanto a che fare con lei. Siamo riuscite a confrontarci spesso e sentirla parlare a quel modo mi ha dato tanto morale».
Eleonora Camilla Gasparrini è nata a Torino il 25 marzo 2002. Nel 2020 ha vinto l’europeo juniores, dal 2022 è alla UAEEleonora Camilla Gasparrini è nata a Torino il 25 marzo 2002. Nel 2020 ha vinto l’europeo juniores, dal 2022 è alla UAE
Il WorldTour a vent’anni
La “Gaspa” ha il piglio del monello e il rigore della professionista. Questo testimonia il carattere e insieme fa capire che l’arrivo del WorldTour ha stretto le maglie anche fra le ragazze.
«Il modo in cui si convive con questa disciplina – spiega – è una cosa molto soggettiva. Per me non è un peso e lo faccio perché mi piace. Mi piace anche essere professionale, ma è chiaro che per i livelli a cui è adesso il ciclismo, è necessario fare delle rinunce. A essere onesta però, ho anche il modo di divertirmi e il tempo per farlo, ovviamente nei giusti momenti. Da fine ottobre a fine novembre si può mollare al 100 per cento. Invece durante la stagione ci sono magari periodi in cui fare un passo indietro per ricaricarsi un po’, ma senza fare chissà cosa. Già stare in famiglia in questo periodo e vedersi con gli amici prima che parta la stagione è una bellissima opportunità».
Sul traguardo di Rodez al Tour Femmes: in Francia Gasparrini è stata 3ª fra le giovaniGasparrini è arrivata fra le elite dopo un titolo europeo da junor. Qui ai mondiali di GlasgowSul traguardo di Rodez al Tour Femmes: in Francia Gasparrini è stata 3ª fra le giovaniGasparrini è arrivata fra le elite dopo un titolo europeo da junor. Qui ai mondiali di Glasgow
Le distanze crescono
Siamo in una fase di passaggio. Traghettato il movimento verso il professionismo, adesso l’UCI ha messo mano alle distanze di gara, aumentandole.
«L’aumento delle distanze – conferma Gasparrini – è un dato oggettivo. Io sono sempre stata abituata a non fare troppe ore, puntando più sull’intensità. Adesso invece c’è da allungare e lo stiamo facendo anche in questo caso in modo graduale. Mi rendo conto che sto vivendo il periodo di passaggio, facendo tutto per gradi. Quando faccio la distanza, si tratta solo di endurance, senza lavori in particolare. Comunque siamo sopra le quattro ore. Però un conto è farle da sola, altro è farle in gruppo. In questo caso infatti, come in ritiro, si può allungare.
«In Spagna abbiamo cercato di sfruttare il caldo e il bel tempo. Per i lavori di intensità si lavora a casa, anche se fa freddo, magari ricorrendo a qualche seduta indoor sul ciclomulino e andando un paio di volte in palestra. E comunque d’inverno non c’è solo la bici, a casa c’è anche lo sci di fondo, visto che abito vicino a località sciistiche. E’ anche il modo per svagarmi un po’».
Nel 2023 per Gasparrini ci sono stati 52 giorni di gara, con la vittoria al Tour de SuisseNel 2023 per Gasparrini ci sono stati 52 giorni di gara, con la vittoria al Tour de Suisse
Lo sguardo sull’Amstel
Il tempo di spiegare che sui rulli preferisce la musica alle serie tv, che diventano un’ottima compagnia quando c’è solo da far girare le gambe, poi Gasparrini solleva il velo sulle ambizioni per la prossima stagione.
«Vorrei avere più lucidità nei momenti clou delle gare – dice – perché a volte perdo l’attimo, vorrei cercare di essere più pronta. Mi rendo conto che con l’esperienza, inizi a leggere le gare in maniera diversa e a capirle meglio. Nonostante da junior abbia vinto bene, qui c’è un altro mondo. Nelle juniores eravamo solo italiane e con un modo di correre totalmente diverso. Nelle poche esperienze che avevo fatto con la nazionale, avevo visto parecchie differenze nelle tattiche delle straniere. Un obiettivo per il 2024? Vi direi una classica che quest’anno ho fatto per la prima volta, cioè l’Amstel Gold Race. Secondo me potrebbe essere adatta alle mie caratteristiche. Un percorso misto e vario, con un arrivo leggermente all’insù che potrebbe fare per me».
Al Tour Femmes con “Yaya” Sanguineti: le ragazze della Valcar si cercano in continuazioneAl Tour Femmes con “Yaya” Sanguineti: le ragazze della Valcar si cercano in continuazione
Lo spirito Valcar
Con la benedizione di Marta Bastianelli, che però non è più parte del gruppo. La sua uscita ha ridisegnato gli equilibri in seno al UAE Team Adq, con atlete come Chiara Consonni, Silvia Persico ed Erica Magnaldi a raccoglierne il testimone. E con Arzeni in ammiraglia, anche se non più unico capo, in qualche modo lo spirito della Valcar aleggia ancora.
«Credo che ricreare la Valcar da qualche altra parte – sorride – sia quasi impossibile. Però c’è lo spirito giusto e arrivano anche i risultati. C’è un bel gruppo, siamo uniti, ci divertiamo e anche quello è importante, visto che stiamo tantissimo tempo via da casa. Ci rendiamo conto che il ciclismo sta crescendo e bisogna stare al passo, anche a livello di struttura di squadra. Sono arrivate nuove figure professionali, ma se si vuole una struttura ben solida, bisogna fare assolutamente così».
Sofia Bertizzolo vince la prima corsa e racconta la nuova squadra. La bellezza del progetto in mano alle donne. La solidità UAE. E l'estate con Giro e Tour
«No, non credo che mi mancheranno i ritiri. Vi giuro di no. Sono stata ad Abu Dhabi con la squadra – racconta Marta Bastianelli – e sono stata benissimo. Abbiamo fatto la festa di chiusura che chiamano Bootcamp ed eravamo tutte lì. C’erano le ragazze che venivano dalla Cina, qualcuna non era potuta andare in vacanza e sarebbe partita subito dopo. Mi sono un po’ rivista in loro e ho riconosciuto lo stress che per un’atleta è all’ordine del giorno. Stavano già pensando ai raduni, alle gare, ai calendari. E guardandomi intorno mi sono detta che tutto quello non mi mancava. Magari è un momento, sicuramente avrò un po’ di nostalgia, vedremo come sarà…».
Con il UAE Team ADQ ai Bootcamp di Abu Dhabi, per Marta Bastianelli un bel modo di salutare la sua squadraCon il UAE Team ADQ ai Bootcamp di Abu Dhabi, per Bastianelli un bel modo di salutare la sua squadra
Sempre a mille
Marta dice tutto d’un fiato. Il primo inverno da non atleta – anche se questo risulterà il suo status fino al 31 dicembre – lo sta trascorrendo tra tributi, feste, premiazioni e anche il ritiro di Abu Dhabi del UAE Team ADQ con cui ha chiuso la carriera. Perciò in realtà le possibilità di fermarsi per ora sono state poche e non aumenteranno certo con l’inverno.
«Tra una cosa e l’altra – racconta – sono sempre a mille. Ho fatto tantissime feste, premiazioni a destra e anche a sinistra. Seguo Clarissa più di prima nelle sue tante attività. E’ una vita nuova e bella, per certi versi da scoprire. Come atleta, vivi in una bolla e tutto gira attorno alla tua attività. Quando però finisce, scopri che c’è anche l’ordinario della vita normale che è bello da seguire, specialmente per chi ha una famiglia».
Il Giro d’Italia è stato l’ultima corsa di Marta Bastianelli in maglia UAE Team AdqIl Giro d’Italia è stato l’ultima corsa di Marta Bastianelli in maglia UAE Team Adq
Quindi non pensi che quando cominceranno i ritiri ti verrà un po’ di magone, a posto così?
La cosa che ultimamente mi pesava di più era proprio viaggiare, stare fuori tanto tempo. Poi col fatto che abitiamo in una posizione un po’ scomoda rispetto agli aeroporti, ogni volta per partire c’era da fare due ore e mezza di macchina. Al rientro si faceva sempre notte e tutto questo, sommandosi, cominciava a pesare. Il resto era il lavoro, una cosa che mi è sempre piaciuta. Perciò diciamo che per il momento non mi manca nulla, ma se succederà non ci sarà da stupirsi e sarà anche giusto. In fondo la bicicletta è stata la mia vita.
La tua ultima corsa è stata il Giro d’Italia: poi sei riuscita a osservare e valutare la stagione e il movimento femminile?
Una stagione sicuramente a livelli molto alti. Non ho fatto il Tour Femmes perché l’anno scorso ho visto che in Francia c’era stato uno switch nel livello delle prestazioni. Fu un passo ancora più avanti, si era alzata l’asticella e a detta di tutte le atlete con cui ho parlato, il Tour è stato di nuovo il palcoscenico per far capire la crescita del movimento. Mi hanno raccontato che il livello è stato veramente notevole: medie altissime, tensione a mille. Anche il Giro è stato una grande corsa, io poi l’ho vissuto in maniera molto più tranquilla rispetto all’anno scorso, però il Tour credo sia stato il passaggio per fare il punto di tutta la stagione.
Nei panni di opinionista con Giulia Cicchinè e Ilenia Lazzaro, Marta Bastianelli ha commentato su Eurosport una tappa del Tour FemmesNei panni di opinionista con Giulia Cicchinè e Ilenia Lazzaro, Bastianelli ha commentato su Eurosport una tappa del Tour Femmes
Cosa hai visto?
Il 2023 è stato dominato dalla SD Work, da campionesse come Vollering e Kopecky. Sono ragazze con uno storico importante. Anche negli anni scorsi, Kopecky l’ho sempre vista come un’atleta forte, quindi per me i suoi risultati sono stati una conferma. Stesso discorso per Demi Vollering. La gente si chiede quanto vadano forte, ma secondo me bisogna guardare anche le individualità.Marlene Reusser era con me alla Alé-Cipollini. Era fortissima, ma non sapeva correre. Nel momento in cui ha imparato, è diventata la campionessa che tutti vediamo.
Si è capito anche che interpretano il ciclismo a un altissimo livello di professionismo.
Sicuramente hanno un contesto di squadra che le porta ad essere professioniste in tutto e per tutto, un po’ come la Deceuninck di qualche anno fa, che vinceva tutto. Però bisognava capire come lavorassero dietro le quinte, come si allenassero, chi li seguiva. Ormai anche nel nostro movimento nulla è più scontato. Quasi tutte le squadre sono super organizzate, investono tantissimo. Vedo che la mia ci mette a disposizione tutto e anche di più. Nella SD Worx si sono ritrovate cinque delle migliori al mondo. Sono certa che tra qualche anno ritorneremo in alto anche noi, perché l’Italia è sempre stata la nazionale di riferimento.
Demi Vollering e Lotte Kopecky: due grandi talenti che nel 2023 hanno monopolizzato la stagioneDemi Vollering e Lotte Kopecky: due grandi talenti che nel 2023 hanno monopolizzato la stagione
Insomma, struttura, soldi e soprattutto talento?
Esatto. Se ti alleni insieme a loro, se mangi con loro, ti accorgi che queste ragazze sono talenti come ne nascono raramente. E’ come se avessero messo cinque Pogacar nella stessa squadra. Hanno la semplicità tipica di chi certe cose le fa naturalmente, in più sono nelle condizioni di lavorare insieme nel modo più professionale. Magari al loro interno qualche momento di tensione ci sarà, ma sono bravissime ed è bravissimo chi le guida.
In che modo le altre possono batterle?
Lavorando allo stesso modo, con la struttura giusta, avendo pazienza e senza lasciare nulla al caso. Credo che usciranno di certo altre giovani e cresceranno bene. Per cui il primo passaggio è lavorare nel migliore dei modi. E se loro per vincere fanno 10, le altre dovranno fare 15 per arrivare allo stesso livello. In Italia ad esempio abbiamo atlete di primissimo livello, che possono vincere sui traguardi più prestigiosi. A volte però serve anche avere un po’ di fortuna.
L’Italia ha grandi talenti inseriti in grandi squadre: per Marta Bastianelli si può ancora vincere, ma serve anche la fortuna mancata nel 2023L’Italia ha grandi talenti inseriti in grandi squadre: si può vincere, ma serve anche la fortuna mancata nel 2023
E’ un problema che non ci siano più squadre WorldTour italiane?
Secondo me, le nostre ragazze restano forti in qualunque squadra le metti. Questa è una considerazione personale, ma il nostro mondo è diverso dal maschile. La donna prima di tutto deve essere tranquilla di testa. Non deve mettersi a pensare ai soldi che guadagnerà, ma deve avere intorno la tranquillità legata alla squadra e alle compagne con cui lavora: il resto viene dopo. Quindi secondo me le nostre atlete, messe nella squadra giusta, possono lavorare ugualmente bene e i risultati lo hanno dimostrato. Però è vero che a livello di gruppi sportivi sta succedendo come nel maschile, per cui i piccoli fanno tanta fatica a rimanere in vita. Le gare che fanno sono sempre di meno e sono sempre limitate e di questo mi dispiace. Sicuramente per crescere qualcuno ha bisogno di fare ciclismo in modo meno esasperato. Ormai invece si sta mondializzando tutto e per queste squadre più piccole la vedo dura, come per le continental maschili.
Che effetto ti hanno fatto tante premiazioni e manifestazioni di affetto?
Mi hanno invitato al Giro d’Onore e sono molto fiera che la Federazione mi riconosca questo premio come ha fatto il Coni attraverso le Fiamme Azzurre (in apertura con Giovanni Malagò, nella foto di Claudio Peri, ndr). Non amo incensarmi, ma ne vado veramente fiera. Sicuramente non possiamo piacere a tutti, però ho avuto un bel ritorno per la mia carriera e mi auguro che in qualche modo anche io potrò ricambiare e restituire il tanto che ho ricevuto.
A Notaresco, che l’ha adottata, Marta ha ricevuto dal sindaco Di Gianvittorio la Cittadinanza OnorariaA Notaresco, che l’ha adottata, Marta ha ricevuto dal sindaco Di Gianvittorio la Cittadinanza Onoraria
Quante volte sei uscita in bici dal Giro in avanti?
Questa è una cosa stranissima. Da quando ho smesso, la bici da strada non ho voluto più vederla per due mesi almeno e non so perché. Quasi me la sono presa con lei. Facevo lunghe camminate e poi andavo anche in mountain bike. Ho ripreso a usarla da poco. Non vado ovviamente tutti i giorni, la uso in modo diverso e ho scoperto che andando senza stress, mi diverto di più.
Lo scorso luglio, con il Giro Donne, si è conclusa la carriera da ciclista professionista di Marta Bastianelli. Diciotto anni di corse e di grandissime vittorie, con le ultime ottenute proprio con la maglia del UAE Team ADQ. E per celebrare al meglio la stupenda vita ciclistica della campionessa italiana, il maglificio toscano Pissei – che del Team UAE ADQ è fornitore – ha realizzato una maglia in edizione limitata con le “pietre miliari” del suo percorso nel ciclismo professionistico femminile. E’ importante sottolineare che parte del ricavato verrà devoluto in beneficenza ad AIRC, la nota fondazione per la ricerca sul cancro.
Nello specifico, il capo che Pissei ha dedicato a Marta Bastianelli è costituito da una maglia a maniche corte con vestibilità specifica per donna realizzata in tre differenti tessuti per fronte, maniche e schiena: tessuti tra loro combinati per poter ottenere il giusto bilanciamento tra comfort, prestazioni e traspirabilità. Il design prevede poi un “fit” adatto a tutte le tipologie di corporatura femminile e la manica a taglio vivo, in tessuto chiuso e aerodinamico, che si contrappone alla schiena in rete per ottenere il massimo della traspirabilità.
Una maglia speciale, quella per Bastianelli, realizzata da Pissei, partner dell’UAE Team ADQUna maglia speciale, quella per Bastianelli, realizzata da Pissei, partner dell’UAE Team ADQ
Si celebra una grande carriera
Sulla maglia sono rappresentate il numero totale di vittorie, l’autografo, le squadre che hanno accompagnato la carriera di Marta Bastianelli e le vittorie più importanti. Tra cui risultano il campionato del mondo su strada conquistato a Stoccarda nel 2007, il campionato europeo su strada vinto a Glasgow nel 2018, la Gent-Wevelgem del 2018, il Giro delle Fiandre del 2019, il campionato Italiano su strada del 2019.
Marta Bastianelli ha salutato il gruppo dopo il Giro Donne corso a luglio di quest’annoMarta Bastianelli ha salutato il gruppo dopo il Giro Donne corso a luglio di quest’anno
«Dopo la speciale maglia celebrativa in edizione limitata che Pissei aveva realizzato per me dopo il Giro d’Italia – ha dichiarato Marta Bastianelli – tante persone mi hanno chiesto di poterla avere. Con Pissei abbiamo così deciso di realizzarne una nuova versione a disposizione di tutti i tifosi. Il design mette in evidenza le mie vittorie più significative, tutte le mie squadre e il logo delle Fiamme Azzurre. Ho voluto anche legare questo progetto ad una causa benefica. Infatti, una parte del ricavato della vendita di questa maglia speciale sarà devoluta all’AIRC, l’organizzazione no-profit italiana che raccoglie fondi per la ricerca sul cancro. Questo è il primo progetto che ho avviato dalla fine della mia carriera ciclistica. Sono felice di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della ricerca, in particolar modo per le donne, sono orgogliosa che il mio nome sia legato all’AIRC. Mi auguro che molti di voi si uniranno a me per sostenere questa iniziativa».
Dopo l'intervista con Longo Borghini, abbiamo chiarito con Davide Arzeni qualcosa sul mondiale di Silvia Persico: un errore tattico e calendario da rivedere
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Con il terzo posto nella Classic Lorient Agglomeration, la prova di Plouay inserita nel WorldTour, Sofia Bertizzolo è tornata a far parlare di sé. Non è la prima volta che la veneta entra in un podio nel massimo circuito, forse non sarà neanche l’ultima, ma il risultato ha riproposto una domanda che da tempo circola nell’ambiente: che ciclista è Sofia, una leader o una che corre per gli altri?
A 26 anni Bertizzolo, che sta affrontando ormai la sua ottava stagione nel ciclismo di vertice considerando che iniziò nel 2016 all’Astana, una risposta ormai se l’è data: sa bene che non c’è una definizione netta e parlando di questo emergono anche sfumature inaspettate, che guardano anche a un futuro lontano. Ma per farlo bisogna partire dalla stretta attualità.
Il podio di Plouay, con la vittoria dell’olandese Bredewold sulla polacca LachIl podio di Plouay, con la vittoria dell’olandese Bredewold sulla polacca Lach
«Per me questo podio ha un grande valore – racconta Bertizzolo tra una tappa e l’altra del Simac Ladies Tour – diciamo che mette un po’ di tessere a posto in un anno tenebroso. Una caduta a inizio anno mi ha procurato un po’ di guai, perché mi ha tolto lo smalto per le classiche del Nord, che sono da sempre il mio principale obiettivo. Ho sbagliato a non fermarmi, sono andata avanti fino al Giro d’Italia senza mai essere davvero me stessa. Ho ripreso dopo 40 giorni gareggiando con il team Development per ritrovare il ritmo gara e ora sono finalmente in una buona forma».
Non è la prima volta che il WorldTour ti vede protagonista…
Infatti, ma la cosa curiosa è che a Plouay ero già stata quarta nel 2021 in una gara che era stata la copia conforme di quel che è successo sabato scorso. E’ una corsa che mi piace molto, che si adatta bene alle mie caratteristiche. Oltretutto la gara si era messa nella maniera migliore per i nostri colori…
La festa delle compagne dopo il terzo posto di Plouay, secondo suo podio in questa stagioneLa festa delle compagne dopo il terzo posto di Plouay, secondo suo podio in questa stagione
Perché?
Nella prima parte si è sviluppata una fuga che ha preso parecchi minuti, dentro c’era una nostra compagna e questo ci ha permesso di lasciare ad altri l’iniziativa. Su quel percorso ondulato risparmiare energie per il finale è vitale e quindi abbiamo potuto giocare le nostre carte. Io ero quella più davanti e quindi ho potuto sfruttare le mie doti veloci.
Allarghiamo allora in discorso: a 26 anni hai finalmente scoperto che ciclista sei?
Credo di essere una a 360°, in grado di fare un po’ tutto, ma non sempre questo è un vantaggio se vuoi metterti in mostra come vincente: sai far tutto, ma non spicchi in nulla. Sono veloce, ma non abbastanza per vincere le volate di gruppo. Vado bene in salita, ma non abbastanza per staccare le altre. Ne ho preso atto e quindi è più giusto e appagante correre per le altre, tirare una volata o fare il ritmo in salita perché vinca qualcuna della mia squadra, per me è una grande soddisfazione.
Al UAE Team Adq la bassanese è al suo 2° anno. Resta incerto il suo futuroAl UAE Team Adq la bassanese è al suo 2° anno. Resta incerto il suo futuro
Eppure con le tue caratteristiche potresti anche giocare le tue carte in una corsa a tappe…
Sicuramente non in un grande Giro. Corsi nel 2018 il Giro d’Italia e mi sono accorta di quanto le cose siano cambiate da allora, i ritmi, le caratteristiche di chi emerge. Guardate quel che ha fatto la Kopecky, fino allo scorso anno ritenuta solamente una velocista. Per emergere in una corsa a tappe devi fare la differenza in salita, io dovrei perdere almeno 5 chili per forse – e dico forse – emergere in qualche corsa a tappe breve, ma così mi snaturerei e non lo voglio.
Hai quindi trovato la tua dimensione?
Sì, quella di donna-squadra – risponde decisa la Bertizzolo – oltretutto ho scoperto che mi piace insegnare, prendermi cura delle nuove leve, correre ad esempio con il team Devo trasmettendo un po’ delle mie esperienze, di quel che ho imparato correndo al fianco di campionesse come Marta Bastianelli e Barbara Guarischi. Ora posso passare alle altre quel che so. D’altronde correre per puntare a una Top 10 non mi soddisfa, preferisco puntare al bersaglio grosso contribuendo al successo di una compagna.
Una Bertizzolo visibilmente commossa nel giorno dell’addio della BastianelliUna Bertizzolo visibilmente commossa nel giorno dell’addio della Bastianelli
Sembrano parole di chi un domani, appesa la bici al classico chiodo, potrebbe mettersi a bordo di un’ammiraglia…
E’ da qualche giorno che ci penso, ma non posso dire che sia un obiettivo, perché nel mio domani non mi ci vedo a continuare a viaggiare in giro per il mondo a questi ritmi frenetici. Mi piacerebbe però fare un anno da diesse. Alla RideLondon Classique mi ero ritirata il penultimo giorno e nell’ultimo sono stata in ammiraglia, aiutavo e davo consigli alle mie compagne, alla fine ho avuto tanti feedback positivi che mi hanno emozionato. E’ un’esperienza che vorrei vivere appieno, prima di voltare definitivamente pagina.
Salvoldi ha parlato chiaro: «Se torni quella del 2019 - ha detto a Marta Bastianelli - un posto per Tokyo è tuo». Così la laziale al Giro cerca la forma
LARIANO – Il ponentino romano, il tramonto che è nascosto dall’ombra dei Castelli Romani e una comunità che saluta la sua campionessa, Marta Bastianelli. Lariano festeggia la fine della carriera di una sua figlia che qui – e non solo, visto che ormai è anche per metà abruzzese – è di casa. E mentre oggi a Glasgow tra poche ore scatta il mondiale femminile, questa cerimonia sembra quasi un passaggio di testimone. Un passaggio che la stessa Bastianelli coglie in pieno.
«Potevo essere lì, qualcuno ci ha anche provato a farmi restare in corsa fino a fine stagione, ma dico la verità: sono felice di essere ora qui a festeggiare col mio paese. Sarei stata felice anche lì, però ho deciso questo e lo faccio con molta serenità».
È una festa vera ed ufficiale quella di Lariano. Ci sono i sindaci dei Comuni che riguardano Marta. Dopo gli omaggi nella sala consiliare, che il sindaco ci tiene a sottolineare essere la sala più importante del suo Comune, la cerimonia passa all’esterno, tra la piazza e le vie del paese riempite con foto di Marta quasi ad ogni angolo. E qui tra un piatto di pasta e un panino alla porchetta iniziano i racconti.
Il sindaco di Lariano, Francesco Montecuollo, premia Marta… Da qui inizia ufficialmente la festaMarta… è anche un’opera d’arteMarta con il suo fans club presieduto da Maurizio Mattacchioni, che lo ha fondato nel momento più difficile della carriera di BastianelliIl sindaco di Lariano, Francesco Montecuollo, premia Marta… Da qui inizia ufficialmente la festaBastianelli… è anche un’opera d’arteMarta con il suo fans club presieduto da Maurizio Mattacchioni, che lo ha fondato nel momento più difficile della carriera di Bastianelli
Anello magico
Si ripercorre la carriera di Marta e si parte dalla biciclettina rossa e verde – una delle tante esposte in piazza – con cui ha iniziato.
«Una biciclettina che potrebbe essere quella con cui ho iniziato – racconta Bastianelli – ma che in realtà è di mio cognato Alessandro Proni, col quale in questi anni mi sono allenata per chilometri e chilometri.
«Avevo 10-11 anni quando sono salita in sella. I miei cugini pedalavano e ogni volta restavo sola ad aspettare che tornassero. Così ho deciso di andare anche io. Di provare. Ma ero la sola ragazzina del gruppo Larianse e questo un po’ mi frenava. Però mi divertivo».
I ragazzi di Lariano pedalavano in un anello in un bosco. Era una striscia di asfalto fatta appositamente per loro. Su quei 1.200 metri, senza saperlo stava nascendo una campionessa.
«Fu costruita dai genitori, tutti misero un pezzettino. Si pedalava in sicurezza. C’era una sbarra e quindi senza macchine noi giocavamo. Mentre i genitori restavano lì a chiacchierare».
«Ricordo Marta che si allenava su questo anello – racconta Roberta Bartoli, vicesindaco di Lariano, e poco più grande di Bastianelli – e per noi bambine era strano vedere una bambina appunto, pedalare. Fare questo sport prettamente maschile. Ma Marta lo faceva con una naturalezza unica, lo faceva, e ce lo faceva percepire, come se fosse la cosa più femminile al mondo. E’ stato importante per noi. Fin quando poi negli anni a seguire quando c’erano le sue gare il paese si fermava a guardarla alla tv e anche in quel caso era motivo esempio, orgoglio, stimolo».
Nel 2007 Marta Bastianelli vince il mondiale elite, al primo vero anno da pro’. Da lì cambia tuttoNel 2007 Marta Bastianelli vince il mondiale elite, al primo vero anno da pro’. Da lì cambia tutto
Donna e sport
Le parole della vicesindaco ci portano ad un altro tema, quello della Marta Bastianelli donna, mamma che fa sport ai livelli più alti.
Il suo percorso è stato specchio di un cambio del ciclismo e della società. Oggi è molto più normale che una ragazza pedali, prima Marta doveva andare in Toscana per fare qualche gara con le bambine, tanto per rendere l’idea. E riguardo all’evoluzione del ciclismo vissuto da Bastianelli lei stessa ha ricordato la grande evoluzione che ha vissuto con questo esempio: «Ho iniziato che avevamo delle maglie enormi e ho finito che delle maglie aderenti e su misura. Prima non c’era la maternità, ora sì. Ora siamo professioniste a tutti gli effetti».
Ma essere una pro’ e al tempo stesso moglie e mamma non è facile. Tutto è più duro. E oltre agli allenamenti, alle gare, all’acido lattico, alle problematiche che ci possono essere in una squadra ci sono i pensieri “di casa” e di chi per settimane a casa, appunto, non c’è .
Ma anche in questo caso Marta stessa spiazza tutti con una frase mica da poco, facendo emergere la parola più gettonata da coloro che, intervistati, la ricordano: determinazione.
«Io – dice Bastianelli – ho avuto il privilegio di vincere da mamma. Ad un certo punto della mia carriera, della mia vita, sentivo che mi mancava qualcosa. Volevo una bambina… ed è arrivata Clarissa.
«Vero, dopo la sua nascita ho anche pensato di lasciare. Credevo tutto sommato di aver conquistato quasi tutto quello che potevo, ma poi la mia famiglia, i miei suoceri, i miei zii che mi hanno seguita sempre… mi hanno incentivato a continuare. Oggi mi rendo conto che per il successo la famiglia conta il 110 per cento. E’ il fulcro di tutto. E’ la squadra che c’è a casa».
Per le vie di Lariano una mostra fotografica itineranteE persino una mongolfiera!La sfilata per Lariano. Con questa stessa auto Bastianelli fu presa da Fiumicino al ritorno dal mondiale di Stoccarda e portata per le vie del paesePer le vie di Lariano una mostra fotografica itineranteE persino una mongolfiera!La sfilata per Lariano. Con questa stessa auto Bastianelli fu presa da Fiumicino al ritorno dal mondiale di Stoccarda e portata per le vie del paese
Lituania e ritorno
I racconti proseguono. Servirebbe un libro per elencarli tutti. Uno dei momenti salienti è la prima trasferta con la maglia azzurra.
Marta Bastianelli è una juniores. Una ragazzina che parte dietro ad un sogno che forse neanche lei in quel momento poteva capire quanto potesse diventare grande e concreto.
«Prima trasferta con la nazionale – racconta Marta – papà mi porta a Fiumicino e mi mette su un aereo per la Lituania. Lì facemmo una gara e la vinsi. Telefonai a casa due giorni dopo. Non c’erano gli smartphone all’epoca. Mi chiesero se ero arrivata, se il viaggio fosse andato bene. E io: “Sono arrivata, ho corso e ho anche vinto. Domani venitemi a prendere all’aeroporto”.
«Era diverso. Lì ho capito che sarei diventata un’atleta professionista».
Piazza Santa Eurosia si riempie per la sua Marta. La serata è stata presentata dal giornalista Jacopo ForcellaPiazza Santa Eurosia si riempie per la sua Marta. La serata è stata presentata dal giornalista Jacopo Forcella
Le ultime stagioni
E così è andata. Il mondiale al primo anno tra le elite… (tra l’altro prima vittoria da pro’), le tante gare, gli infiniti podi, l’Europeo, il Fiandre. I ricordi si accavallano e si susseguono mentre la piazza guarda il bellissimo video che racchiude queste perle e i commenti di familiari e amici che le sono stati vicini.
«Quando ho deciso di smettere? Dopo le Olimpiadi di Tokyo, non ricordo il giorno preciso, ma in quel periodo. Io avrei chiuso al termine di quella stagione, ma la mia squadra, la UAE ADQ , ha insistito per farmi andare avanti. Loro volevano una donna di esperienza, visto che il gruppo è piuttosto giovane. Sono andata avanti e anche se dovevo chiudere l’ho fatto con la massima serietà, la massima determinazione durante l’inverno. E infatti quest’anno ho vinto tre gare».
«A volte penso che ci sarebbe stata ancora qualche gara da vincere, penso alla Roubaix, io voglio sempre vincere… ma ad un certo punto capisci che devi dire basta, che ti devi accontentare. Ho deciso di chiudere al Giro Donne perché è qui, in Italia, che tutto è iniziato.
«Nell’ultima tappa ad Olbia le altre ragazze, anche le campionesse, tutto il gruppo veniva a salutarmi, ad omaggiarmi. E’ stato un momento toccante, ma anche una festa. Quella tappa me lo sono proprio goduta».
«Nell’ultimo mese allenandomi sulle strade di casa mia a Lariano o a Notaresco, spesso avevo il magone. Qualche volta pensando che era l’ultima volta che avrei fatto quella salita o quella strada piangevo. Allora chiamavo mio marito (Roberto De Patre, ex pro’ anche lui, ndr) ma non ho mai avuto nessun ripensamento e Olbia stata una festa».
Marta Bastianelli (classe 1987) 55 vittorie nel sacco. Eccola ad Olbia, tappa finale del Giro Donne e ultima gara della carrieraMarta Bastianelli (classe 1987) 55 vittorie nel sacco. Eccola ad Olbia, tappa finale del Giro Donne e ultima gara della carriera
Futuro da scrivere
L’abbraccio di Lariano è davvero intenso. Più passano le ore e più la piazza si riempie. I momenti istituzionali si alternano con quelli informali. Ed è qui che forse si chiude il cerchio. Perché un’atleta gira il mondo, calca palcoscenici importanti, tv, interviste, fama… ma poi c’è il paese. C’è casa. E lì dove tutto è più concreto, tangibile ci si rende conto di quanto fatto di fronte a quelle persone che in qualche modo sono il tuo “specchio”.
«Effettivamente – conclude Marta – ti rendi conto di dove sei arrivata anche da queste piccole cose, che poi sono grandi cose. C’è qualcosa di più dell’atleta, probabilmente ho lasciato qualcosa anche come persona e questo credo sia la parte più importante».
Se l’atleta è completa, la donna ancora no. Il futuro è tutto da scrivere. E Marta Bastianelli ha tantissime pagine bianche da riempire, con suo marito, sua figlia, la sua enorme famiglia, il suo paese, la sua professionalità.
La tirano in ballo per molte iniziative con i giovani soprattutto. In effetti il suo è un patrimonio che sarebbe un delitto perdere. Di certo farà qualcosa con le Fiamme Azzurre, che ha ringraziato. Ma adesso è il tempo della festa, del riposo e della sua famiglia.
Dicono che bisogna ritirarsi dalla scene agonistiche quando si è al top per lasciare il ricordo migliore. E quando Marta Bastianelli alla nona tappa del Giro Donne è salita sul suo ultimo “podio-firma” la commozione si è diffusa in tutto il gruppo. Il suo addio era stato ampiamente preventivato dalla stessa campionessa, ma per tutti quanti – presenti e non – è stato un momento toccante. Uno di quelli che metabolizzi solo quando avviene realmente.
Tanti hanno voluto omaggiare la carriera dell’atleta del UAE Team ADQ e delle Fiamme Azzurre sui propri profili social. Noi abbiamo voluto raccogliere qualche pensiero profondo di chi la conosce bene. Difficile limitarsi ad una semplice battuta.
Stoccarda 2007, la ventenne Bastianelli arriva in solitaria davanti alla coetanea Vos e BronziniEd il podio mondiale si tinge d’azzurroStoccarda 2007, la ventenne Bastianelli arriva in solitaria davanti alla coetanea Vos e BronziniEd il podio mondiale si tinge d’azzurro
Giorgia e Marta
Nel 2007 Stoccarda si tinge d’azzurro. Il successo iridato di Paolo Bettini è anticipato di 24 ore da quello della ventenne Bastianelli che trionfa in solitaria. Terza, e perfetta nel coprirle le spalle, finisce Giorgia Bronzini dietro alla già terribile Marianne Vos.
«Con Marta – ci racconta la piacentina diesse della Liv Racing TeqFind – sono stata bene negli anni in cui abbiamo condiviso la maglia della nazionale. Per me è una cosa speciale pensare di esserle stata utile quando ha vinto il mondiale. Nella sua vita ha dimostrato la professionalità ed il suo grande valore, sia umano che sportivo. Non solo ha avuto grandi successi, ma dopo la nascita della figlia ha saputo ritornare ad altissimi livelli. Sicuramente si farà sentire la sua uscita. Un’atleta come lei conta in un team. Era una delle voci più autorevoli del gruppo. E’ un’altra delle grandi che lascia l’attività agonistica, ma spero che lei possa trovare una sua dimensione in questo mondo. Per meha le qualità per far crescere delle nuove leve e trasmettere loro passione e grinta».
Bastianelli e Trevisi hanno corso insieme dal 2016 ad oggi (unica eccezione il 2019)Bastianelli e Trevisi hanno corso insieme dal 2016 ad oggi (unica eccezione il 2019)
Anna e Marta
Bastianelli in carriera ha militato in tante squadre, nelle quali è sempre riuscita a stringere rapporti umani intensi. In sette degli ultimi otto anni Anna Trevisi è stata una sua fedelissima, fatta eccezione nel 2019 quando Marta andò alla Virtu Cycling.
«Ci siamo conosciute – dice la passista reggiana – nel 2016 all’Alè Cipollini. E siamo diventate amiche da subito. Ci siamo legate tanto praticamente dal primo giorno. Poi siamo rimaste sempre nella stessa squadra, che l’anno scorso è diventata l’attuale UAE Team ADQ. Onestamente ho tanti ricordi con lei, ma l’aneddoto più divertente è successo proprio quest’anno alla Spar Flanders Diamond, l’ultima gara che abbiamo corso assieme (l’11 giugno, ndr). Lei è sempre stata riconosciuta da tutti come una ragazza estremamente precisa, ma in quell’occasione è riuscita di dimenticarsi a casa le scarpette da gara. Non le era mai successo niente di simile in tanti anni (sorride, ndr). Ora, nel suo post carriera, io la vedrei bene come ambassador di qualche brand ciclistico. Secondo me qualcuno dovrebbe pensarci».
Cecchini, Bastianelli e Trevisi non sono mai state tutte e tre nella stessa squadra, ma sono grandi amicheCecchini, Bastianelli e Trevisi non sono mai state tutte e tre nella stessa squadra, ma sono grandi amiche
Elena e Marta
Uno dei legami più stretti forse Bastianelli ce l’ha con Elena Cecchini. La friulana della SD-Worx è stata una delle prime a dedicare un post social, anche se siamo certi che le aveva già espresso tutto a voce, di persona. In comune hanno tanti momenti, non solo quel 5 agosto 2018 a Glasgow nel quale Marta vince l’europeo ed Elena sullo slancio finisce quarta, dopo aver lavorato per lei.
«Nel 2012 – spiega Cecchini – mi sono trovata compagna di Marta sia nella Mcipollini-Giambenini-Gauss sia nelle Fiamme Azzurre. Siamo rimaste assieme ancora l’anno successivo nella Faren prima della sua maternità e da lì le nostre strade sportive si sono divise, non certo quelle personali. Durante le nostre carriere non sono mancate le sfide tra di noi e le nostre squadre, ma il rapporto si è sempre rafforzato. Ho cinque anni in meno e l’ho sempre vista come un riferimento. Conoscendola meglio ho scoperto che abbiamo entrambe un carattere forte e soprattutto gli stessi valori, come la famiglia. Abbiamo avuto sempre tanta sintonia, tanto da fare spesso le vacanze assieme».
Europei 2018. A Glasgow vince nettamente Bastianelli e Cecchini chiude quarta dopo averla aiutataCecchini e Bastianelli si conoscono dal 2012. C’è un forte legame sia tra loro che le rispettive famiglieEuropei 2018. A Glasgow vince nettamente Bastianelli e Cecchini chiude quarta dopo averla aiutataCecchini e Bastianelli si conoscono dal 2012. C’è un forte legame sia tra loro che le rispettive famiglie
«Marta – prosegue – è un’atleta vecchio stile, molto diretta sia con le giovani che con le veterane. E’ sempre stata molto carismatica. Tutti ascoltavano quando parlava, ha sempre dimostrato più esperienza della sua età. E’ una leader naturale. Adesso sono le altre che ti devono riconoscere la leadership. E’ difficile dire chi potrà raccogliere la sua eredità, per me sarebbe un onore se potessi farlo io.
«Dopo la nascita di Clarissa – conclude Cecchini – Marta è cambiata. Guardava le più forti in gruppo e non aveva paura di nessuno. Mi ha insegnato a credere sempre in se stessi. Poi a livello organizzativo è sempre stata il top facendo combaciare gli impegni agonistici con la famiglia. Adesso credo che debba vivere al meglio la transizione da corridore al post carriera. Sarebbe bello rimanesse nell’ambiente, però sono certa che deciderà per il meglio, come ha sempre fatto».
Bertizzolo visibilmente commossa mentre sul palco del Giro Donne Bastianelli si congeda dal ciclismoBertizzolo visibilmente commossa mentre sul palco del Giro Donne Bastianelli si congeda dal ciclismo
Sofia e Marta
C’è un altro quarto posto che entra di diritto – legato a doppia mandata – ad un altro grande successo, forse il più emozionante, di Bastianelli. E’ quello di Sofia Bertizzolo al Fiandre 2019. Corrono assieme alla Virtu Cycling e nel finale la ragazza di Bassano del Grappa funge da prezioso punto d’appoggio per la sua capitana.
«In generale su Marta – commenta Bertizzolo – posso dire che è una grandissima persona. Si è sempre dedicata alle giovani e ha sempre un pensiero di crescita verso le persone che le stanno attorno. E’ un continuo stimolo per lei essere critica in modo costruttivo. Dal punto di vista agonistico invece si racconta da sola. Forse è stata incostante per tanti motivi, ma si è ricavata una carriera incredibile in cui non manca nulla. Ogni tanto ripenso a quel Fiandre. E’ stato impagabile. Ricordo le parole di Bjarne Riis (il diesse della Virtu, ndr) alla radio nel finale, che abbiamo gestito in maniera splendida. Eravamo in una situazione di forza e superiorità numerica. E poi Marta quel giorno voleva vincere. Quando lei voleva vincere, non ce n’era per nessuno. Mi mancherà tanto (dice con un pizzico di emozione, ndr)».
Fiandre 2019, una volata imperiosa di Marta e Van Vleuten piegataAlle sue spalle, la giovanissima Bertizzolo si affaccia sul mondo dei grandiFiandre 2019, una volata imperiosa di Marta e Van Vleuten piegataAlle sue spalle, la giovanissima Bertizzolo si affaccia sul mondo dei grandi
«La sua forza in bici – continua – era la visione di gara. Magari le piacerebbe fare la diesse, ma credo che dall’ammiraglia perderebbe questa sensibilità. Posso dire invece che sarebbe un peccato non sfruttare la sua conoscenza per la nostra Federazione. Potrebbe essere utile nei ritiri invernali o a metà anno, tenendo conto che magari potrebbe avere ancora un po’ di voglia di pedalare per restare a contatto con le giovani. Sarebbe importante non farsela scappare. Questo potrebbe essere il ruolo più calzante per Marta».
Sarà davvero l'ultimo anno quello che aspetta Marta Bastianelli? La romana sembra decisa, ma non chiude del tutto la porta. E sogna la prima maglia gialla
Pino Toni è l'allenatore della Bastianelli ed è sicuro che Marta tornerà ai livelli pre-Covid. E' un fatto di motivazioni. Per una mamma è più difficile
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