Un’estate sul podio. Il “nuovo” Cretti ha qualcosa da dire

07.08.2025
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Secondo sabato, primo domenica. L’ultimo weekend di Luca Cretti è stato un caleidoscopio di emozioni. Chi conosce la sua storia recente comprende bene come la maggior parte di esse sia stata fortemente amplificata. Secondo o primo, quel che conta è che finalmente il portacolori della MBH Bank Ballan può tornare a parlare di ciclismo praticato, anche se nella chiacchierata l’argomento “scottante”, quello della squalifica per uso di sostanze proibite, entrerà in gioco. Ma la sensazione è che, ora che la condanna è stata scontata, i risultati gli diano la forza di affrontare anche il tema senza veli.

Domenica Cretti ha conquistato il Memorial Fornasiero con un colpo di mano solitario (Photors)
Domenica Cretti ha conquistato il Memorial Fornasiero con un colpo di mano solitario (Photors)

Partiamo però dal weekend con la piazza d’onore in una classica del calendario U23 come la Zané-Monte Cengio e la vittoria di 24 ore dopo al Memorial Fornasiero: «Non è innanzitutto effetto solo del weekend. Già prima andavo bene, da inizio luglio non sono mai sceso dal podio nelle corse che ho fatto. Quindi mi sono presentato al weekend sicuro delle mie possibilità e convinto di poter far bene. La prima era la gara alla quale puntavo, la più adatta alle mie caratteristiche visto che sono uno scalatore. Infatti mi aspettavo di vincere, ma quando poi sul sulla salita finale non sono riuscito a staccare i miei avversari ho capito che non ero nella mia giornata migliore. Nella volata ristretta sapevo che non era il mio forte e ho ceduto allo svizzero».

E il giorno dopo?

Non era il percorso adatto a me e pensavo di correre in aiuto dei compagni. Quel secondo posto però mi aveva lasciato dentro una grande carica, la voglia di riscatto. Ero presente principalmente per aiutare la squadra con Quaranta e Fiorin come punte per la volata. Ma il percorso non era lineare, dopo 180 chilometri poteva venire fuori una corsa da uomini di resistenza e quindi sapevo di poter avere una possibilità sul finale. Diciamo che questa me la sono giocata meglio, è venuto un risultato inaspettato che mi rende veramente fiero di quello che ho fatto.

Sabato invece il corridore della MBH Bank era stato beffato dall’elvetico Zumsteg (Photors)
Sabato invece il corridore della MBH Bank era stato beffato dall’elvetico Zumsteg (Photors)
Il tuo palmares stagionale dice che è un po’ cambiato tutto dal podio d’inizio giugno al Trofeo De Gasperi, comportandoti bene anche al Giro dell’Appennino nel confronto con team anche del WorldTour. Da che cosa è dipeso?

Io sono sempre stato più o meno allo stesso livello fin da febbraio. Ma sicuramente nella prima parte dell’anno mancava il risultato. Non riuscivo a concretizzare anche perché non erano corse adatte a uno scalatore tipico come me, queste arrivano con l’estate e io volevo farmi trovare pronto. Mettiamoci poi che ho corso molto con i professionisti e lì diventa difficile anche piazzarsi. Ma il De Gasperi c’entra…

In quale misura?

Qualche giorno prima ho deciso di tornare ad affidarmi al mio mental coach che mi aveva seguito due anni fa, poi avevo fermato la collaborazione. Nella prima parte dell’anno pensavo di poterne fare a meno, di aver capito come gestirmi. Invece per fortuna mi sono reso conto che era una parte fondamentale della mia performance. Sicuramente da quando sono tornato a lavorare con lui la differenza si è notata subito.

Cretti è stato fermato nel 2023 per una vicenda simile a quella di Sinner, rimanendo fermo per tutto il 2024
Cretti è stato fermato nel 2023 per una vicenda simile a quella di Sinner, rimanendo fermo per tutto il 2024
La ripresa dopo la lunga sospensione è stata più difficile dal punto di vista fisico o mentale?

Il difficile è stato non mollare durante la sospensione, perché poi quando riprendi cioè torni a fare quello che hai sempre fatto, torna tutto alla normalità e in realtà è la parte più semplice. Il difficile è continuare a crederci anche quando nessuno lo fa. C’erano veramente poche persone che mi sono state vicine ed è solo grazie a loro se alla fine non ho mollato, perché mi hanno veramente spronato ogni giorno a crederci e tornare per dimostrare che era tutto un errore. Devo dire che finalmente penso di averlo dimostrato, quindi sono contento.

Il tuo caso è legato a una pomata e paradossalmente nello stesso identico periodo si è vissuta tutta la vicenda di Yannik Sinner, sempre legata a una pomata. Tu hai visto differenze di trattamento, nella considerazione tra te, ciclista e un altro sportivo?

Domanda ponderosa… Allora partiamo dal presupposto che era la stessa identica pomata e lo stesso identico tipo di contaminazione. Poi è ovvio che ci sia una differenza di trattamento e di considerazione, perché sinceramente non si possono paragonare le nostre figure, io ciclista qualsiasi, lui il numero 1 al mondo nel tennis. E’ chiaro, vedo quel che è successo a me e a lui, le differenze nelle penalizzazioni e penso che non dovrebbe essere così, ma magari è stato più bravo lui a riuscire a dimostrare che si era trattato di un errore.

In questa stagione il ventiquattrenne ha colto 2 vittorie e 7 top 10 (foto Instagram)
In questa stagione il ventiquattrenne ha colto 2 vittorie e 7 top 10 (foto Instagram)
Che differenze ci sono rispetto al Luca Cretti di prima di tutta questa storia?

Una maturità diversa. Tutto quello che ho passato mi ha fatto crescere sotto tanti punti di vista. Adesso do molta più importanza alle cose che veramente contano, vivo alla giornata, senza pensare tanto a quello che verrà, perché qualsiasi giorno sia vissuto comunque al massimo non potendo controllare quel che il destino ha in serbo.

Il prossimo anno farai un salto di categoria visto che il team diventerà professional e la caccia ai punti diverrà primaria. Ti senti pronto?

Sì, diciamo che in futuro potrei essere sicuramente un corridore che porta punti in questo ciclismo d’oggi, pur non essendo propriamente un vincente. Diciamo che mi concentrerò sul miglioramento personale e sul fare il massimo come ho sempre fatto finora. Il resto verrà di conseguenza.

La Coppi e Bartali dei ragazzi di Valoti. Una gara in prospettiva

04.04.2025
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Una squadra giovanissima, tanta grinta e tanta esperienza da maturare. Con Gianluca Valoti, diesse della MBH Bank – Colpack, parliamo della Coppi e Bartali dei suoi ragazzi. Non è certo la prima volta che una continental di under 23 prende il via a questa gara, ma l’idea che dei “dilettanti” si ritrovino in mezzo ai pro’ ha sempre il suo fascino.

Con il tecnico lombardo cerchiamo di capire cosa è stata per loro questa corsa e dove li può portare. Valoti ha parlato di prospettive, ma quali?

Gianluca Valoti (classe 1973) è uno dei diesse storici del team bergamasco (foto Instagram)
Gianluca Valoti (classe 1973) è uno dei diesse storici del team bergamasco (foto Instagram)
Partiamo un po’ dalla fine, Gianluca. Che bilancio fai dei tuoi ragazzi alla Coppi e Bartali?

La Coppi e Bartali è importante perché viene in un periodo abbastanza di transizione, cioè senza troppe gare importanti per noi, e proprio per questo è utile per preparare le corse di aprile. E’ una corsa a tappe impegnativa e il livello prestativo è molto alto e questo ci aiuterà.

Chiaramente la tua squadra in una corsa del genere sa che non può vincere, salvo rari casi come quando avevi Ayuso! Che tipo di formazione porti? Una squadra di “costruzione” o con il fine delle fughe per ottenere visibilità?

Noi in questi anni abbiamo cercato sempre di portare corridori e un team in prospettiva per costruire il mese di aprile e, per qualcuno, mettere in bagaglio una corsa a tappe in più in vista del Giro Next Gen. Tuttavia, quest’anno, con la prima tappa molto facile, abbiamo portato il nostro velocista: Samuel Quaranta. Purtroppo per una sbandata non è riuscito a sprintare. Per il resto abbiamo puntato su una squadra di scalatori.

Come uscite da questa Coppi e Bartali?

Soddisfatti, nel senso che più o meno tutti hanno raggiunto una condizione buona. Venivamo da 15 giorni di altura sull’Etna, quindi l’obiettivo era far crescere la forma. L’unico problema, se proprio vogliamo scavare, è stato il meteo: pioggia e freddo non ci hanno aiutato.

A ruota dei giganti (Majka nello specifico): grandi fatiche, ma anche grandi esperienze
A ruota dei giganti (Majka nello specifico): grandi fatiche, ma anche grandi esperienze
Fate dei test pre e post Coppi e Bartali per valutare la condizione dei ragazzi?

Abbiamo fatto qualche mini test, ma niente di specifico. Più che altro test su strada. E in effetti si sono visti risultati migliori dopo la corsa. La Coppi e Bartali aiuta, ma va anche detto che il periodo precedente non era il migliore per i nostri scalatori, quindi era normale vedere un miglioramento netto dopo la corsa.

Chi è andato più forte? Nell’ultima tappa siete stati autori di un gran bell’attacco…

Esatto, Luca Cretti ma anche Lorenzo Nespoli, che nell’ultima tappa ha mancato di poco il passo di Jay Vine. Se fosse riuscito a scollinare con loro, avrebbe potuto giocarsi la tappa o arrivare secondo, che per noi sarebbe stato come una vittoria. Anche Cesare Chesini si è fatto vedere, Diego Bracalente ha tentato qualche fuga, Pavel Novak ha sofferto il brutto tempo. Mentre Manuel Oioli ha faticato un po’ di più, essendo meno scalatore degli altri e corridore più completo.

Ci sono stati aneddoti particolari? Cosa dicevano i ragazzi la sera a tavola?

Parlavano molto di numeri, di KOM, di wattaggi. In questi casi, io cerco sempre di far evitare il confronto con i professionisti perché influisce molto mentalmente. E gli consiglio di nascondere i watt sul computerino. Perché quando vedi che una squadra WorldTour tira a 400 watt (e in gruppo sono ancora tantissimi, ndr) può essere demotivante per un under 23.

Chi li ha impressionati di più tra i professionisti?

Ovviamente chi ha vinto, ma anche i più esperti come Ulissi e Bettiol. Hanno grande ammirazione per questi corridori e questo, ammetto che mi ha fatto molto piacere. Mi ha colpito sentirli parlare di Ulissi o che lo hanno osservato in corsa.

Luca Cretti all’attacco nella 4ª tappa: per lui 115 km di fuga
Luca Cretti all’attacco nella 4ª tappa: per lui 115 km di fuga
E ti hanno fatto qualche domanda “strana”?

Sempre la stessa: la fuga partirà? La lasceranno andare? Arriverà? Io rispondo sempre che se fossi un mago non farei il direttore sportivo! Gli dicevo che le fughe oggi vengono tenute sotto controllo e difficilmente arrivano. Raramente gli lasciano più di 3′.

Li vedi più tesi rispetto alle gare di aprile?

Sì, inizialmente sì. E’ una corsa professionistica e il livello è alto. A volte vanno giù di morale perché prendono distacchi importanti, allora sta a noi tecnici motivarli, fargli capire che stanno affrontando un livello superiore, qual è per noi la Coppi e Bartali. Bisogna supportarli ancora di più rispetto alle corse dilettantistiche. Non è facile, perché qualcuno reagisce meglio, qualcun altro soffre di più. Sta a noi trovare il giusto equilibrio tra stimolo e supporto morale.

Gianluca, ora quali sono i prossimi obiettivi?

Come detto prima, le corse internazionali in Veneto ad aprile, poi il Giro di Reggio Calabria e Giro d’Abruzzo, per chiudere la prima parte di stagione. Poi avremo delle corse in Bretagna e il Giro Next Gen, anche se ancora non si sa quante squadre italiane saranno invitate…

Cretti: un giugno da favola e la maglia azzurra

03.07.2023
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La voce di Luca Cretti attraversa decisa il telefono, il momento del giovane bergamasco della Colpack-Ballan è positivo. Le prestazioni sono andate di pari passo con dei buoni risultati, il suo mese di giugno è stato un continuo progredire. Al Giro Next Gen sono arrivati due bei piazzamenti, il primo a Cansiglio, quarto, l’altro a Trieste, secondo. Cretti è stato bravo poi a riposarsi ed arrivare pronto al campionato italiano, dove però è stato battuto in volata da BusattoHa poi conquistato il Giro del Veneto (in apertura con la maglia di leader). E ieri, infine, è finito dietro Pellizzari nella Astico-Brenta.

Il giorno dopo il campionato italiano Cretti ha vinto la Pessano-Roncola (foto Rodella)
Il giorno dopo il campionato italiano Cretti ha vinto la Pessano-Roncola (foto Rodella)

Finalmente sbloccato

La prima vittoria stagionale è arrivata il giorno dopo della corsa tricolore, sulle strade di casa, alla Pessano-Roncola. Un bel successo che ha riequilibrato i conti con la fortuna e con qualche occasione lasciata a metà, per sua stessa ammissione. Il corridore bergamasco ha concluso la sua cavalcata del mese di giugno coronandola con la vittoria della classifica generale al Giro del Veneto (photors.it in apertura).

«Non ho considerato la vittoria della Pessano-Roncola come una liberazione – ammette Cretti – sapevo che con la condizione che avevo prima o poi sarebbe arrivato un successo. Quella mattina, però, a dire il vero neanche volevo partire. Alla fine Gianluca Valoti mi ha convinto, ma non mi aspettavo nulla. Non avevo mai vinto su un arrivo in salita, ma ripeto: la gamba c’era.

«Il Giro del Veneto ho insistito io per correrlo e fare classifica. Dopo aver vinto su una salita come quella della Roncola – prosegue Cretti – mi sentivo troppo bene per non provarci. Se mi dovessero chiedere che corridore sento di essere, non saprei rispondere. Questo mese di giugno è stato incredibile. Nel 2023 ho già corso cinque gare a tappe, questo è uno dei motivi per cui sono venuto in Colpack e sono contento che la scelta sia stata ripagata».

Per il corridore della Colpack quest’anno è arrivata anche la prima esperienza al Nord: alla Paris-Roubaix Espoirs
Per il corridore della Colpack quest’anno è arrivata anche la prima esperienza al Nord: alla Paris-Roubaix Espoirs
Facciamo un passo indietro al Giro Next Gen, quando hai capito di andare forte?

Fin dai primi giorni, parlando con i miei compagni nel post tappa capivo di avere sensazioni diverse da loro. Per fare un esempio: a volte parlavamo del ritmo tenuto su qualche salita e io mi accorgevo di aver fatto meno fatica rispetto a loro. Dopo due o tre volte che lo dicevo, ho capito che forse non erano loro ad andare piano, ma io ad essere in ottima forma. 

Tant’è che poi ci hai provato due volte, a Cansiglio e poi a Trieste.

Finiti i primi giorni di lavoro per Persico e Meris abbiamo avuto il via libera (tant’è che a Povegliano ha vinto Romele, ndr). Io nelle ultime due tappe mi sono buttato nella mischia, sono andato in fuga e ci ho provato. Mi considero un corridore da fughe, ce l’ho nel sangue. Non ho un particolare spunto veloce quindi devo sempre provare ad anticipare, inutile aspettare. 

E’ una condizione che hai trovato come?

Dal ritiro in altura che abbiamo fatto a Livigno con la squadra. Era la prima volta che andavo a fare una preparazione del genere ed i risultati si sono visti. 

A Mordano Cretti ha provato in ogni modo ad attaccare Busatto ma non è riuscito a levarselo di ruota (foto Zannoni)
A Mordano Cretti ha provato in ogni modo ad attaccare Busatto ma non è riuscito a levarselo di ruota (foto Zannoni)
Quale secondo posto ti ha fatto “rosicare” di più? Quello di Trieste o al campionato italiano?

Chiaramente vincere la maglia tricolore sarebbe stato un sogno, è una maglia unica alla quale tutti ambiscono. Ma sulle strade di Mordano ho fatto di tutto per staccare Busatto, anche quando siamo rimasti in due ho provato più volte a forzare. Non ho rimpianti. Mentre a Trieste contro Foldager non mi sentivo di aver dato tutto. Il percorso non era così duro e non avevo troppo spazio per provarci. Quindi direi che ho rosicato di più a Trieste. 

Questo è anche il tuo ultimo anno da under 23, un passaggio importante per la tua carriera…

Vero. Ho la fortuna di essere arrivato qui in Colpack in tempo per provare a giocarmi tutto, penso che sia la squadra migliore per farlo. Fin dall’inverno mi sono allenato bene, sono riuscito anche a perdere quei tre chili di troppo e si sente la differenza. Anche se la stagione non era iniziata al meglio.

In che senso?

Ho affrontato la prima parte del 2023 concentrandomi troppo sul fare il risultato. Mi dicevo: «Devi vincere per dimostrare che vali». Ad una gara in Croazia stavo parlando con un mio compagno che mi ha consigliato di andare da un mental coach.

A Trieste qualche rimpianto per Cretti, avrebbe potuto provare a staccare Foldager (foto LaStampa)
A Trieste qualche rimpianto per Cretti, avrebbe potuto provare a staccare Foldager (foto LaStampa)
E come ti sei trovato?

Era un’idea che avevo in mente da tanto tempo, mi stuzzicava. Le prime sedute sono servite per conoscerci, poi ho iniziato a vedere i frutti del nostro lavoro. Ci confrontiamo sul pre e sul post corsa. 

Cosa è cambiato?

Abbiamo spostato il focus dal risultato alla prestazione, bisogna migliorare quest’ultima per essere competitivi. Ci concentriamo sulle parti positive, senza vivere quest’ultimo anno con ansia. E’ tutto nelle mie mani, devo fare del mio meglio, se sei bravo va bene, altrimenti non era destino. 

Il ritiro a Livigno prima del Giro Next Gen ha portato i suoi frutti alla corsa rosa (foto Rodella)
Il ritiro a Livigno prima del Giro Next Gen ha portato i suoi frutti alla corsa rosa (foto Rodella)
Per ora sta andando bene, considerando che anche il cittì Amadori si è accorto delle tue prestazioni. 

Mi ha fatto i complimenti al Giro e poi anche al campionato italiano. In questi giorni mi ha comunicato che sarò tra i convocati per il ritiro in altura al Sestriere. Per gli appuntamenti importanti, come Avenir e mondiale, magari avrà già dei nomi in testa, io farò del mio massimo per metterlo in difficoltà. Se sarò all’altezza di essere convocato darò tutto per la maglia azzurra. 

Che effetto ti fa partire per il ritiro di Sestriere?

Contentissimo, ma l’ho vissuta con tranquillità. Sapevo che con le buone prestazioni sarebbe potuta arrivare questa convocazione. La cercavo da tanto e finalmente è arrivata.

A Busatto il titolo U23 con testa e gambe da campione

25.06.2023
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«Ancora devo realizzare di aver vinto il campionato italiano. L’ho sempre vista come una corsa difficile tatticamente. Credo sia l’apice di una crescita e spero di continuare così». Ha colto subito nel segno  Francesco Busatto neo campione italiano under 23. Il corridore della Circus-ReUz dopo l’arrivo ha parlato subito di gioia, di tattica e di crescita. 

Dopo l’alluvione in Romagna, Marco Selleri e Marco Pavarini, dirigenti di ExtraGiro, hanno fatto un altro piccolo miracolo (foto M. Isola)
Dopo l’alluvione in Romagna, Marco Selleri e Marco Pavarini, dirigenti di ExtraGiro hanno fatto un altro piccolo miracolo (foto M. Isola)

La corsa

La gara di Mordano si snodava sul circuito dei Tre Monti, quello famoso per il mondiale di Adorni e in parte di Alaphilippe

Da fare 171 chilometri e 2.300 metri di dislivello. Caldo, ma non impossibile e corsa subito vivace. Fuori c’è una fuga numerosa. Al quarto dei nove giri, sul forcing di Sergio Merisin, vanno via in otto, tra cui i tre del podio, Busatto appunto, Luca Cretti della Colpack-Ballan e Dario Igor Belletta della Jumbo-Visma Development. All’ottava tornata l’azione decisiva.

Busatto attacca deciso e solo Cretti riesce a rispondergli e anzi anche a rilanciare. Si capisce subito che i due ne hanno di più e scappano. E’ sprint a due… ma non c’è storia. Dopo la Liegi e l’Orlen Nations Grand Prix, Busatto infila un altro prestigioso successo.

«E’ un sogno che si realizza – ha detto Busatto dopo l’arrivo – non lontano da qui, sulla salita di Gallisterna, avevo visto vincere il mondiale ad Alaphilippe e anche io ci avevo corso su quelle strade. Strade che mi si addicevano oggi. Il percorso, con strappi pendenti alternati a tratti in cui la salita spianava, mi piaceva».

Partenza e arrivo a Mordano: 164 iscritti, 171 km, 2.300 m di dislivello percorsi a 40,343 di media oraria (foto M. Isola)
Partenza e arrivo a Mordano: 164 iscritti, 171 km, 2.300 m di dislivello percorsi a 40,343 di media oraria (foto M. Isola)

La tattica

Non è la prima volta che durante l’anno Busatto gioca bene le sue carte. E quando all’inizio ha parlato di tattica lo ha fatto a ragione.

«Della mia squadra – spiega il veneto – eravamo solo due e questo mi preoccupava. Abbiamo cercato di correre di rimessa all’inizio, lavorando per ricucire sulla prima fuga. Da lì però ho cercato di farmi trovare pronto su ogni attacco».

Come si dice: spesso la miglior difesa è l’attacco. Francesco aveva capito che non poteva permettersi di restare indietro nuovamente, meglio anticipare, anche perché era ben consapevole delle sue doti di finissseur.

Sul circuito dei Tre Monti sempre una bella cornice di pubblico (immagine Instagram)
Sul circuito dei Tre Monti sempre una bella cornice di pubblico (immagine Instagram)

Lucidità da campione

Nessuno gli aveva detto di correre così. Anche perché i diesse al seguito di Francesco e del suo compagno, Alessio Delle Vedove, non c’erano. E anche durante la settimana non si erano parlati poi così tanto.

«Non ci siamo parlati più di tanto – ha detto poi a mente fredda Francesco – ma ho cercato di correre secondo la mia esperienza, cercando di fare tutto il più diligentemente possibile».

«Sapevo di essere veloce, ma non ero sicuro di vincere. Ho capito però che potevo farcela quando all’imbocco dell’ultima salita il vantaggio continuava ad aumentare.

«In più io stavo bene ed ero pronto a rispondere a tutti gli scatti che avrebbe fatto Cretti, pur di cercare di arrivare in volata. Anche se devo dire che alla fine siamo andati abbastanza di comune accordo fino all’arrivo. E forse è stata anche un po’ più semplice di quello che mi aspettavo».

Busatto parla davvero con la lucidità del campione. Di chi ha tutto sotto controllo o semplicemente di chi è sicuro di sé. E questa sicurezza è un tassello di cui lui stesso ci ha parlato.

«Una sicurezza che ti viene con i buoni risultati e probabilmente adesso con questa maglia sarà ancora di più. Anche se un po’ di sicurezza l’avevo presa dopo la Liegi.

«In realtà poi non ero poi così sicuro. Anche perché la gamba non era proprio il massimo e soprattutto durante le prime salite ho avuto dei problemi di stomaco. Ho cercato di non mollare, di mangiare il più possibile… e per fortuna alla fine la gamba c’era. Forse perché anche gli altri non erano freschissimi».

Cretti (2001) all’attacco, Busatto (2002) lo incalza (foto Zannoni, come in apertura)
Cretti (2001) all’attacco, Busatto (2002) lo incalza (foto Zannoni, come in apertura)

Dediche speciali

Francesco racconta di un post Giro Next non facile. La stanchezza per la corsa rosa, unita al primo caldo lo hanno fiaccato. Ha detto che paga molto il primo caldo e anche per questo in settimana aveva fatto solo scarico.

«Nessun allenamento tirato – ha detto il bassanese – ho pensato solo a recuperare. Poi sarò uscito dal Giro Next anche con una grande gamba, ma a livello di sensazioni non mi sentivo proprio benissimo. Ripeto, la prima settimana di caldo la pago sempre un po’».

Prima di lasciarci c’è l’immancabile dedica: «A chi la dedico? Alla mia famiglia prima di tutto. Nei tanti anni in cui non ho avuto grandi risultati, quando facevo persino fatica a trovare squadra, loro ci sono sempre stati. Poi la dedico alla mia squadra. E ancora al mio preparatore, Paolo Santello. E’ grazie a lui se ho fatto un bel salto di qualità e se mi ha dato un modo diverso di vedere le cose.

«E infine una dedica va alla Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino che mi ha ospitato due giorni per questa gara e che due anni fa mi ha preso quando ero praticamente “per strada”. Senza di loro non sarei qui adesso».

Il podio con Busatto, Cretti e Belletta. Quest’ultimo in volata ha regolato (a 1’47”) un drappello di 8 corridori
Il podio con Busatto, Cretti e Belletta. Quest’ultimo in volata ha regolato (a 1’47”) un drappello di 8 corridori

Parola a Piva

E poi c’è Valerio Piva, diesse della WorldTour di Busatto dal prossimo anno, la Intermarché-Wanty Gobert. Valerio è di ritorno dall’italiano dei pro’ quando lo intercettiamo. Da una parte gioisce, dall’altra meno, perché se Francesco ha vinto, Lorenzo Rota ha fatto ancora una volta secondo.

«Busatto è uscito bene dal Giro Next – dice Piva – e sapevamo che stesse bene. Sapevamo che si sarebbe potuto giocare le sue carte. Già durante il Giro ci era andato vicino due volte. Ancora non ho parlato con lui. Lo farò domani (oggi, ndr) e mi dirà bene come è andata la corsa».

Quella di Francesco è un’altra vittoria importante. Una vittoria che soprattutto arriva tra diversi piazzamenti altrettanto importanti, segno che il ragazzo ha una certa continuità di rendimento.

«E’ frutto di un lavoro di squadra, del suo direttore sportivo Kévin Van Melsen, del nostro staff. E infatti anche altri ragazzi stanno andando forte. Noi abbiamo investito su di lui. Ci abbiamo creduto. Fondriest ce ne aveva parlato bene. Lo abbiamo monitorato e lo abbiamo scelto. Ma questo non significa che ci fermiamo o che lui si dovrà fermare. Dobbiamo continuare a farlo crescere».

La Roubaix con la Colpack: il diario di un’avventura

08.05.2023
6 min
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ROUBAIX (Francia) – Quelle che si dipingono sui volti dei ragazzi della Colpack-Ballan, al termine della Paris-Roubaix Espoirs, sono espressioni di fango e fatica. La corsa under 23 più dura del calendario ha lasciato nei giovani del team bergamasco tanti insegnamenti e la voglia di tornare. Ci si può innamorare di una corsa anche se questa ti mastica ad ogni settore di pavé, per poi sputarti nel velodromo di Roubaix senza capire bene come ci sei arrivato. 

L’esperienza di Milesi

Nicolas Milesi, al primo anno con la Colpack, ha già corso su queste strade nel 2022, quando ha affrontato la Paris-Roubaix Juniores. I chilometri tra l’anno scorso e quest’anno sono aumentati, passando da 111 a 162. Aggiungere una tale distanza da queste parti cambia totalmente le sensazioni. Il bergamasco è il primo dei suoi al traguardo e parla volentieri, rimanendo lucido. 

«In partenza non mi sentivo al massimo – racconta mentre si toglie il fango dal volto – andando avanti con i chilometri stavo sempre meglio. Ma ormai non ero più parte del primo gruppo. Sono andato ad un ritmo costante per tutta la corsa, anzi con il passare dei chilometri riprendevo qualcuno dei gruppetti davanti a me.

«Non ho mai avuto problemi, né meccanici né di cadute – spiega –  avevo fiducia nei miei mezzi e nella mia capacità di guida. Arrivo dalla mountain bike e sono consapevole di saper muovere bene la bici. Mi ha influenzato molto la prima parte di corsa, non ero brillantissimo e non sono rimasto sempre nelle prime posizioni. Sul finale mi sono sbloccato un po’ ed ho fatto secondo nella volata del mio gruppetto, chiudendo tre scatti negli ultimi chilometri, volevo comunque dare il massimo. Nel corso della gara mi sono trovato spesso accanto a corridori forti, come Herzog, campione del mondo juniores in carica. Chiaramente il parterre era di prima scelta, considerando che oggi c’era anche Segaert, corridore della Lotto Dstny».

Alessandro Romele ha pagato un po’ di inesperienza, ma ha detto che vuole tornare qui per rifarsi
Alessandro Romele ha pagato un po’ di inesperienza, ma ha detto che vuole tornare qui per rifarsi

La voglia di Romele

La Roubaix di Romele è iniziata nella sua mente venerdì sera, quando è andato a letto presto per preparare il viaggio. Lui e Milesi sono stati i riferimenti di questa Colpack, hanno guidato la ricognizione di sabato e sono stati i primi a scendere dal pulmino e prepararsi domenica mattina alla partenza. 

«Indubbiamente era un palcoscenico di altissimo livello – analizza Romele – non ci potevamo aspettare di fare una passeggiata. Comunque penso che abbiamo fatto la nostra gara, ci sono stati degli episodi sfortunati, ma non è una scusa. Per essere la prima volta penso vada bene così, questa gara è un obiettivo e lo sarà per tutta la mia vita. Penso di essere adatto per corse del genere, piano piano arriviamo e ci sarà sicuramente una seconda volta

«Sono caduto presto – racconta ancora – però sono riuscito a rimanere abbastanza davanti. Ero leggermente avvantaggiato rispetto a Milesi e Cretti, insieme siamo andati avanti ancora poco. Ad un certo punto ho forato e mi sono fermato a cambiare la ruota, ma ormai ero nel terzo gruppo. Mi sono rassegnato, mollando leggermente di testa, ed in questa corsa è una cosa che ti condiziona molto». 

Cretti analizza

Il primo rifornimento della Colpack era piazzato al termine dei primi quattro tratti di pavé, quelli visionati ieri dai ragazzi. Le pale eoliche ai lati, che si stagliano alte nel cielo, sembrano guardiane silenti di immense distese verdi. Campi attraversati da ruvide strade di pietra e tappezzati dal giallo delle coltivazioni di colza. 

«Sono partito con l’idea di dare il massimo – ammette Cretti dopo l’arrivo – ma anche di divertirmi. In questo periodo sto andando bene e ciò mi ha dato una bella spinta morale. La mia corsa, però, è durata fino al chilometro 120. Da lì in poi mi sono fatto portare al traguardo (dice con un sorriso, ndr). Non avendo mai corso sul pavé, qualcosa in meno degli altri sentivo di averlo. Negli ultimi settori la bici rimbalzava nei buchi, ero completamente finito!».

I ragazzi della Colpack hanno fatto il sopralluogo sabato, ma le pietre erano asciutte, una condizione opposta rispetto alla corsa
I ragazzi della Colpack hanno fatto il sopralluogo sabato, ma le pietre erano asciutte, una condizione opposta rispetto alla corsa

«Sapevamo benissimo – racconta – che avremmo dovuto prendere i primi tratti davanti, oppure provare ad andare in fuga. Però gli squadroni dei “devo team” si sono messi a controllare la corsa e chiudevano su ogni attacco. Anche io ho provato ad anticipare due volte, ma mi hanno subito stoppato. Moralmente sono felice – dice sereno – ho preso i primi settori di pavé davanti, ma arrivavo sempre a tutta fin dai chilometri prima, quindi una volta entrato sfilavo. Avere una squadra forte in questi casi aiuta a risparmiare nei tratti di asfalto per poi accelerare sulle pietre».

Dolori su tutto il corpo

Scossi e mossi dalle pietre, una gara totalmente corsa come se si fosse in uno shaker, che ti mischia ossa e muscoli. Ci sono corridori ai quali arriva prima il mal di schiena piuttosto che quello alle gambe. 

«Avevo tutto il fango negli occhi e sugli occhiali – chiude Milesi – anche se quelli al primo di settore di pavé erano già inutilizzabili. Ora che sono un po’ più freddo, ho un gran dolore alla schiena, mentre in corsa erano le braccia e le mani a soffrire. 

La Roubaix Espoirs è stata vinta per distacco da Tijl De Decker (Lotto Dstny Development)
La Roubaix Espoirs è stata vinta per distacco da Tijl De Decker (Lotto Dstny Development)

«La pioggia – dice Romele mentre si cambia – ha modificato totalmente le sensazioni provate ieri durante la ricognizione. Le condizioni dei settori peggioravano ed il fango aumentava la difficoltà di guida e la stanchezza. I dolori piano piano si sono diffusi a tutte le parti del corpo complicando ancora di più il tutto».

«Neli ultimi tratti – aggiunge Cretti – la corsa era finita, ero in un gruppetto di venti e mi staccavo anche da loro. Mi infilavo nelle buche del pavé e faticavo ad uscirne, ero stanco morto. Nessun dolore particolare, abbiamo solo menato troppo (chiude con una risata, ndr)».