Le volate del Giro d’Italia alla lente di Guarnieri

26.05.2024
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L’allenamento è terminato in concomitanza con l’arrivo della 19ª tappa del Giro d’Italia, vinta da uno straordinario Vendrame. Un’uscita di sei ore per Guarnieri che si prepara per i prossimi impegni tra i quali spicca il Giro di Svizzera. 

«Al momento non c’è un programma troppo stabilito – dice Guarnieri – correrò in Belgio tra qualche giorno e poi sarò al Giro di Svizzera. La speranza è che possa tornare utile per trovare il giusto feeling con De Lie, anche se non credo che ci saranno grandi occasioni per i velocisti. Lo Svizzera però è una corsa che mi piace sempre, molto tirata ed è il miglior avvicinamento al Tour de France, sempre ammesso che ci sarò».

Per Guarnieri e De Lie (rispettivamente 2° e 3° in maglia Lotto) solo 4 gare insieme fino ad ora
Per Guarnieri e De Lie (rispettivamente 2° e 3° in maglia Lotto) solo 4 gare insieme fino ad ora

Le prime misure

De Lie dovrebbe essere l’uomo di punta della Lotto Dstny alla Grande Boucle. Il “Toro di Lecheret” sarà chiamato a continuare il grande momento di forma, da quando ha ripreso a correre a fine aprile ha messo insieme 3 vittorie e 2 podi. 

«Alla Ronde Van Limburg – racconta Guarnieri – abbiamo raccolto un bel terzo posto. Il treno ha funzionato bene nonostante sia stata la terza o quarta gara fatta insieme da inizio anno. Sicuramente non c’è quel feeling che si vede nei treni più forti, ma la prestazione di Limburg ci dà fiducia. Sono contento del lavoro fatto, sia fisico che di squadra. Personalmente sto bene, dopo tanti anni in gruppo so riconoscere le sensazioni e arrivare in forma ai momenti chiave. Vero che la mia convocazione per il Tour non dipende tanto da me ma dalle intenzioni della squadra».

Secondo Guarnieri i tre sigilli messi a segno alla corsa rosa hanno decretato la superiorità di Milan
Secondo Guarnieri i tre sigilli messi a segno alla corsa rosa hanno decretato la superiorità di Milan

Uno sguardo al Giro

Tra i treni migliori visti ultimamente in circolazione c’è quello della Lidl-Trek di Jonathan Milan. Il velocista di Buja ha inanellato tre successi di tappa e altrettanti secondi posti al Giro. Guarnieri, che da casa ha visto l’operato della Lidl-Trek però non è rimasto così sorpreso.

«Da come andava alle classiche del Nord – spiega – ce lo aspettavamo tutti che Milan potesse essere così forte. Alla prima vittoria, quella di Andora, ha fatto vedere di cosa è capace. Ha preso tanto vento, ma era talmente superiore agli altri che non si è scomposto e ha comunque messo dietro tutti. Poi se hai una squadra così forte come la Lidl-Trek, con uomini di spessore che lavorano per te, tutto viene più semplice. Loro hanno Stuyven, uno che ha vinto la Sanremo, come terzultimo uomo, dopo di lui va in azione Theuns e infine Consonni. Simone è uno che di treni ne ha fatti in carriera, si sta dimostrando un grande ultimo uomo».

Tutto semplice

Per Milan e la Lidl-Trek tutto sembra semplice. Poi ci sono delle tappe in cui qualcosa si è sbagliato, come a Fossano o a Padova, ma gli errori fanno parte del gioco. 

«Vorrei anche sottolineare – riprende Guarnieri – che gli avversari forti a questo Giro ci sono stati. Merlier, Kooij, Gaviria. Poi alla Lidl-Trek sono molto bravi, hanno le giuste tempistiche e anche quando non le hanno riescono a cavarsela. Mi ricorda un po’ il treno che avevamo con Demare, eravamo sempre noi a prendere in mano la situazione. Quando hai il velocista più forte anche se sei lungo non cambia, ne esci sempre bene. Meglio farsi trovare fuori tempo ma essere i primi a partire che rimontare e rischiare di rimanere incastrati».

I meccanismi del treno della Lidl-Trek sono stati affinati nel corso di tutta la stagione
I meccanismi del treno della Lidl-Trek sono stati affinati nel corso di tutta la stagione

Affinità

Tutto però è stato costruito giorno dopo giorno, a partire dall’inverno e passando per le diverse corse. Consonni e Milan hanno messo alle spalle, prima del Giro d’Italia, 12 giorni di corsa insieme. 

«Queste volate dominate – analizza ancora – arrivano da un lungo periodo di prove. Fanno sprint su sprint dalla Valenciana, sono passati dalla Tirreno e sono arrivati al Giro. La forza di un treno è anche l’affinità che si crea tra i vari “vagoni”. La Lidl-Trek ha investito tanto tempo su questo aspetto, al contrario nostro. Sanno perfettamente cosa fare e dove andare. Nella tappa di Cento sono stati perfetti, gli avversari possono fare poco, se non sfruttare qualche errore, come successo a Padova. Secondo me contro questa Lidl-Trek tutti partono battuti, anche la Alpecin di Philipsen».

De Lie è tornato e punta sul Tour. Tutto per colpa di una zecca?

10.05.2024
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Tre vittorie in dodici giorni, quando l’ultima risaliva ai primi dello scorso settembre. Non è stata una primavera semplice quella di Arnaud De Lie, che avrebbe voluto e potuto lasciare il segno in tutte le classiche dalla Sanremo all’Amstel e invece si è ritrovato al palo con una condizione nemmeno sufficiente. Lo hanno fermato alla Gand, conclusa a più di 5 minuti da Pedersen e con la testa bassa, quando è stato chiaro che le cose non andassero, ma non il motivo.

La malattia di Lyme

Sono servite alcune analisi più approfondite per scoprire tracce della malattia di Lyme, che di solito viene provocata dalla puntura di una zecca. Per un ragazzo che vive in una fattoria l’ipotesi non era neppure così remota e forse potrebbe spiegare la primavera al di sotto delle aspettative. In ogni caso, De Lie si è fermato. Per un po’ è stato a casa nel cuore delle Ardenne, poi si è spostato in Francia per ispezionare qualche tappa del Tour e ha ultimato la sua preparazione a Nizza. La squadra non gli ha messo pressione. Ha lasciato che tornasse ai suoi livelli e quando finalmente lo ha riportato in corsa, si è affrettata a dire di non avere aspettative.

Quelle ne aveva già abbastanza lui. E’ rientrato alla Lotto Famenne Ardenne Classic e l’ha vinta. La settimana successiva è arrivato terzo al GP du Morbihan. Il giorno dopo ha vinto il Tro Bro Leon e giusto ieri si è portato a casa il Circuit de Wallonie.

«Non ci aspettavamo risultati da Arnaud – ha detto a Het Nieuwsblad il direttore sportivo Kurt Van de Wouver – non sarebbe stato giusto. Aveva appena terminato una pausa piuttosto lunga. Aveva fatto i necessari chilometri di allenamento, ma ha soprattutto bisogno di chilometri di gara per migliorare. Dopo circa quattro corse ne sappiamo già di più. Ora deve ritrovare il suo tocco magico sulla bici».

Il rientro vittorioso al Lotto Famenne Ardenne Classic ha riacceso la stampa belga
Il rientro vittorioso al Lotto Famenne Ardenne Classic ha riacceso la stampa belga

Il piacere di correre

Il primo passo della svolta c’è stato quando De Lie ha ritrovato il buon umore: non a caso lo stesso discorso fatto ieri da Damiani a proposito di Benjamin Thomas. Tutti si erano accorti di quanto fosse incupito rispetto al ragazzino passato professionista a vent’anni. Ed era stato immediato capire che se un vincente del suo livello non riesce a esprimersi ai livelli che gi appartengono, diventa vittima di ogni genere di frustrazioni. La svolta psicologica è stata salutata positivamente da tutti, lui per primo.

«Se Arnaud si diverte nuovamente sulla bici – ancora Van de Wouver –  i risultati arriveranno. Ma ciò vale anche al contrario. Se ci saranno risultati, il divertimento tornerà sicuramente. In quest’ottica, le recenti vittorie hanno aiutato molto. Tutto è connesso. Per cui una volta che torneranno i risultati, De Lie ritroverà la fiducia in se stesso».

Con De Buyst al Tro Bro Leon: altra vittoria, dopo il secondo posto del 2023 dietro Nizzolo
Con De Buyst al Tro Bro Leon: altra vittoria, dopo il secondo posto del 2023 dietro Nizzolo

Con gli amici a Nizza

De Lie ha cambiato tono di voce. Aver ritrovato la vittoria dopo aver sconfitto la malattia di Lyme gli ha in qualche modo dato la conferma di aver individuato la causa dei suoi problemi e averla debellata.

«Aver vinto – dice – è stato una svolta importante. Il primo passo in questa fase è stato individuare la malattia, sapere cosa stava succedendo. Quando ho ripreso, le mie gambe erano ancora pesanti. Ho assunto antibiotici per dieci giorni e il medico della squadra mi ha confermato che ero nelle fasi iniziali di questa malattia infettiva. Dopo il trattamento antibiotico ho iniziato la ricostruzione. Ecco perché sono andato a Nizza da solo. Sono stato per cinque giorni al sole, ero felice di essere da solo: il mio obiettivo principale era ritrovare la gioia nel ciclismo. E’ stato un periodo divertente, ho incontrato altri corridori come Caleb Ewan. Se fossi rimasto a casa mia, avrei incontrato solo cervi o cinghiali. Non ho solo ritrovato il piacere della bici, ma l’atmosfera nel gruppo. E la conferma che posso ancora vincere ha reso le cose molto migliori. Continuerò a ritrovarmi corsa per corsa».

Per De Lie, il Wallonie è stata la terza vittoria negli ultimi 12 giorni
Per De Lie, il Wallonie è stata la terza vittoria negli ultimi 12 giorni

Un maialino in fattoria

La vittoria nel Tro Bro Leon gli ha portato un maialino in premio. Lo scorso anno l’aveva persa per mano di Giacomo Nizzolo, che proprio quel giorno centrò l’unico successo del 2023. E’ una corsa molto particolare, secondo alcuni l’antagonista francese della Strade Bianche, l’ideale per un uomo da classiche come De Lie.

«Devi avere delle gambe molto buone per vincerla – ha spiegato – e io ricordavo molto bene il finale dello scorso anno. Nella nostra fattoria non abbiamo ancora un maialino come quello che mi hanno dato. Prima che partissi, mio zio per sicurezza mi aveva regalato una scatola per trasportarlo correttamente. Ma non è stato proprio facile. Ho forato per la prima volta quando mancavano 70 chilometri e sono ripartito, ma senza sapere a che punto fossi. Avevo due gomme a terra e ho cambiato la bici. Sono tornato davanti e ho attaccato nel settore di pavé de la Ferme, provocando una piccola selezione. Ma ho bucato di nuovo.

«Sono stato costretto a inseguire ancora, ma alla fine siamo riusciti a fare una grande gara. Sono rimasto tranquillo. Ero particolarmente preoccupato da Venturini e Mozzato, che correvano in casa. Sapevo di avere ancora buone gambe e non volevo commettere lo stesso errore dell’anno scorso nello sprint finale. La forma sta tornando e questa è la cosa più importante».

Sul podio di Marcinelle, secondo si è piazzato Zingle (Cofidis) e terzo Brennan (Visma)
Sul podio di Marcinelle, secondo si è piazzato Zingle (Cofidis) e terzo Brennan (Visma)

Ora lo Svizzera

Nonostante lui per primo non voglia sentir parlare di ritorno ormai compiuto, la vittoria al GP Wallonie di ieri ne ha tanto il sapore. In una corsa con 1.983 metri di dislivello, De Lie ha forzato il ritmo per primo a 65 chilometri dall’arrivo, sulla ripida Rue Toffette che ha pendenze fino al 14 per cento. Poi ha sfruttato il lavoro colossale di Campenaerts, che ha tirato per tutto il giorno sulle tracce dei fuggitivi.

«Non ho idea di quanti chilometri abbia percorso in testa – ha detto alla fine il vincitore – ma è stato impressionante. Poi abbiamo fatto un grande sprint. Lionel Taminiaux mi ha lanciato. Ho aspettato e mi sono scatenato al momento giusto. Ora però mi aspetta il banco di prova più severo del Giro di Svizzera, ma non mi fa paura. So che Peter Sagan ha il record di tappe, ne ha vinte 18: chissà se riuscirò mai a fare altrettanto. Mi sento forte. Mentalmente ho fatto un grande passo».

Alla scoperta di Van Gils, un altro giovane talento belga

04.04.2024
5 min
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E’ vero che in fin dei conti a vincere sono quasi sempre i “magnifici sei”, almeno nelle prove principali, ma c’è un ragazzo belga, di 24 anni, che sta letteralmente volando e che è atteso dalle Classiche delle Ardenne con enorme curiosità, perché davvero potrebbe far saltare il banco. Maxim Van Gils finora ha disputato 9 giorni di gara e in questi ha centrato una vittoria a cronometro, nella Vuelta a Andalucia e 5 presenze in top 10, tra cui il podio alla Strade Bianche e il 7° posto alla Sanremo, con un pizzico di rammarico per quel che poteva essere.

In un periodo difficile per la Lotto Dstny con i problemi fisici occorsi ad Arnaud De Lie, Van Gils si è preso sulle spalle le sorti del team riportandolo agli onori delle cronache. Lo scorso anno, illuminato dalla piazza d’onore nella tappa numero 13 del Tour, si era chiuso con buoni risultati nelle ultime uscite, ma è evidente il miglioramento di questo inizio 2024 e Van Gils lo ammette tranquillamente.

Van Gils è stato protagonista alla Strade Bianche, chiusa al terzo posto
Van Gils è stato protagonista alla Strade Bianche, chiusa al terzo posto

«Credo di essere migliorato – spiega – e questo mi ha fatto molto piacere. Ho lavorato bene durante l’inverno sfruttando anche quello che ho imparato nella stagione scorsa, ma spero sinceramente che ci siano altri miglioramenti in corso d’opera, soprattutto come risultati».

Ripensandoci ora, pensi che alla Milano-Sanremo potevi cambiare qualcosa per vincere?

Credo proprio di sì, perché sul Poggio, quando la corsa è esplosa, ero un po’ troppo lontano e ho speso energie che mi sarebbero state utili. Se iniziavo la salita in una posizione migliore, non dovevo accelerare così tanto. In discesa sarei rimasto attaccato ai primi e si poteva provare a trovare una posizione migliore nell’ultimo chilometro. Sì, ci sono cose da migliorare.

Van Gils si sta dimostrando uno dei corridori più arditi del momento, spesso all’offensiva
Van Gils si sta dimostrando uno dei corridori più arditi del momento, spesso all’offensiva
Anche tu come molti belgi sei arrivato alla strada partendo dal ciclocross: perché non fai più attività d’inverno?

Quando facevo ciclocross ero davvero molto giovane, adesso dopo una stagione così lunga e stressante preferisco sfruttare l’inverno per stare a casa. Inoltre cerco di non rischiare sia a livello fisico che di clima, magari faccio qualche uscita di allenamento, ma nulla di più.

Sei alla Lotto sin dal 2018, è raro trovare un corridore che per molti anni resta nello stesso team. Che cosa hai trovato in questo team?

Sì, sono un fedelissimo del team, mi piace essere qui. C’è una perfetta sinergia tra il loro modo di lavorare e come io intendo l’attività. Nel corso degli anni si è sviluppato un ottimo rapporto con i responsabili del team, sento questo ambiente come una famiglia. E non nascondo che di questo clima a volte ho bisogno, credo sia uno dei componenti di questo buon periodo. Sanno anche quando spingere un po’ sull’acceleratore, mettere pressione in maniera positiva. Ho un contratto fino al 2026 e anche questo mi fa stare tranquillo, posso pensare solo alle gare che devo fare.

Maxim ha un contratto con la Lotto Dstny fino al 2026, anche se persistono rumors di un interesse della Soudal su di lui
Maxim ha un contratto con la Lotto Dstny fino al 2026, anche se persistono rumors di un interesse della Soudal su di lui
Ora ti aspettano le classiche delle Ardenne, qual è quella che più si addice a te?

A me quella che piace di più è la Freccia Vallone, l’ho fatta lo scorso anno finendo ottavo ma credo che si possa fare molto meglio. Poi in questi 12 mesi, come detto prima, credo di essere migliorato notevolmente. Infatti sono molto impaziente di correrla.

Sei cresciuto molto negli ultimi anni, ma l’unica tua presenza in nazionale risale al 2017, ai mondiali juniores. Come mai non hai avuto occasioni?

Bella questione. Bisognerebbe chiederlo a chi in questi anni ha curato le selezioni del mio Paese nelle varie categorie. A volte mi pongo la stessa domanda…

Al Tour 2023, Van Gils ha chiuso 2° nella tappa di Grand Colombier, a 47″ da Kwiatkowski
Al Tour 2023, Van Gils ha chiuso 2° nella tappa di Grand Colombier, a 47″ da Kwiatkowski
Visti i tuoi risultati, speri di essere convocato per i Giochi Olimpici?

Non proprio. A Parigi si correrà su un percorso per classiche, ma non credo sia propriamente adatto alle mie caratteristiche. Certo sarebbe carino, un’opportunità che non capita tutti gli anni. Credo però che i mondiali di Zurigo di quest’anno siano più nelle mie corde e lì spero proprio di esserci e vestire, finalmente, la maglia della nazionale. Credo che sarebbe ora, no?

Tu hai vinto il Saudi Tour nel 2022. Pensi di poter ambire alla vittoria anche in corse a tappe brevi?

Sì, naturalmente. Le gare a tappe fino a una settimana sono corse che mi piacciono. Per ora non sono un mio obiettivo, nel senso che quando gareggio non guardo tanto alla classifica quanto alle singole tappe, ma più avanti vedremo. Infatti il piano per la seconda metà della stagione ricalca quello di questi giorni: puntare alle gare d’un giorno.

Il saluto con Pogacar. Il belga ammette che contro lui e gli altri fuoriclasse spesso c’è poco da fare…
Il saluto con Pogacar. Il belga ammette che contro lui e gli altri fuoriclasse spesso c’è poco da fare…
Nelle grandi corse si parla sempre di Van Der Poel, Pogacar, Evenepoel: tu hai dimostrato di poter essere alla loro altezza, il fatto che l’attenzione sia sempre tutta per loro lo reputi ingiusto?

No, perché dovrei? Non si può negare che questi ragazzi vengano da un altro pianeta. Ottengono tutti i grandi traguardi, sono sempre i soliti nomi perché sono campioni con la C maiuscola. Quindi è normale. I giornalisti parlano di loro perché sono i leader, io come altri cerco di lottare con loro sperando che qualche volta vada bene. L’importante è che ci siamo, ci facciamo vedere, onoriamo il nostro lavoro con i risultati.

Qual è il tuo sogno per questa stagione?

Vincere una tappa al Tour: quella dello scorso anno ancora non mi è andata giù…

Guarnieri e le sue (quasi) mille gare tra un ricordo e l’altro

25.03.2024
7 min
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CASTELL’ARQUATO – Una storia instagram di Jacopo Guarnieri durante il UAE Tour aveva attirato l’attenzione. Era la condivisione di un dato statistico di un sito specializzato che lo vedeva ad una sola gara dalle mille disputate in carriera da professionista.

La quadrupla cifra in tante discipline è sinonimo di longevità e costanza. Pensiamo ai mille gol di Pelè oppure alle mille vittorie di coach Lenny Wilkens in NBA, ma nel ciclismo attuale tagliare un traguardo simile vuol dire assistere ad un mutamento del proprio sport. Per la verità la nostra curiosità ci ha portato ad approfondire i numeri in questione e scoprire che l’alfiere della Lotto-Dstny ora è a quota 986 e raggiungerà le mille gare nelle prossime settimane. Del conteggio iniziale facevano parte anche le corse internazionali fatte da junior e U23. Tuttavia per noi è stata l’occasione di suonare al campanello di casa di Guarnieri e ripercorrere con lui questa lunga striscia agonistica attraverso i suoi aneddoti più significativi. E non sono mancati quelli divertenti.

Guarnieri vive sulle colline piacentine. Dovrebbe correre il Tour de France che partirà da Piacenza nella terza tappa
Guarnieri vive sulle colline piacentine. Dovrebbe correre il Tour de France che partirà da Piacenza nella terza tappa
Jacopo ti eri reso conto di essere già arrivato a così tante gare?

Veramente no, sono rimasto abbastanza sorpreso. E’ vero anche che hanno considerato quelle da dilettante, però se ci penso a caldo sono tante, perché sono tanti giorni di corsa. Se ci rifletto invece con più calma, queste quasi mille gare spalmate su un arco temporale di sedici stagioni da pro’ ci possono stare.

Te le ricordi tutte queste mille gare?

Vi confesso che ho un’ottima memoria. I miei compagni ridono sempre perché ricordo cos’è successo in determinate gare, chi ha fatto cosa. Dire però che me le ricordo tutte è difficile.

Quali sono le gare che ti ricordi maggiormente?

In questo caso andiamo semplicemente per vicinanza temporale. Gli ultimi anni me li ricordo benissimo (ride, ndr). Battute a parte, mi ricordo le mie prime gare da pro’. Nel 2008 avevo fatto la stage con la Liquigas al Tour of Missouri, poi l’anno successivo avevo debuttato al Tour Down Under (quinto posto nella prima frazione, ndr). Ho esordito nella stagione del ritorno di Lance Armstrong quando era in Astana. Nel classico criterium che fanno prima del Down Under, era andato in fuga. Mi ricordo anche altre prime volte.

Instancabile. De Gendt, compagno di Guarnieri, ha accumulato più di 1.300 gare da pro’ Ne ha disputate addirittura 100 nel 2012
Instancabile. De Gendt, compagno di Guarnieri, ha accumulato più di 1.300 gare da pro’ Ne ha disputate addirittura 100 nel 2012
Racconta pure.

Ad esempio la prima Sanremo l’ho fatta tardi, nel 2012 al mio primo anno nell’Astana. Quell’anno si faceva ancora la salita de Le Manìe. C’era il sole, vinse Gerrans che arrivò in un gruppetto con Nibali, Cancellara e nel giro di trenta secondi scarsi eravamo tutti lì. Il primo grande Giro invece è stata la Vuelta nel 2010, quella che vinse Nibali. Eravamo compagni di squadra alla Liquigas. C’era stata la cronosquadre a Siviglia in notturna. Avevamo fatto secondi, eravamo andati molto forte. Ma c’è un episodio che ricordo ancora benissimo che quando lo racconti ai corridori di adesso non ci credono.

Ovvero?

Era una tappa per velocisti e c’era fuori una fuga. L’ottanta per cento del percorso si sviluppava su questi “su e giù”, le classiche strada vallonate della Spagna. A circa 25 chilometri dall’arrivo, quando la strada iniziava ad essere pianeggiante, riprendiamo i fuggitivi e cosa fa il gruppo? Si ferma a fare pipì (ride, ndr). Roba impensabile per il ciclismo di adesso, dove iniziano a limare per le posizioni a 50 chilometri dalla fine in qualsiasi gara.

Come andò a finire quella tappa?

Avevano vinto i soliti. Se le giocavano Farrar o Cavendish le volate. Questo fa molto ridere perché adesso fanno il triplo della fatica per poi finire a fare le stesse cose. D’altronde siamo nell’epoca in cui i direttori sportivi continuano a dirti di stare sempre davanti e fare attenzione.

Guarnieri con la Katusha ha disputato più di 160 gare in due anni. E per nove volte in carriera ha corso la “settimana santa”
Guarnieri con la Katusha ha disputato più di 160 gare in due anni. E per nove volte in carriera ha corso la “settimana santa”
Da questo aneddoto si evince che il ciclismo è cambiato tanto?

E’ cambiato enormemente. In ammiraglia adesso ci sono internet, Google Maps e tutti sanno tutto, ma tutti sanno le stesse cose. Quindi non c’è neanche un vero vantaggio da sfruttare. Tutti dicono di stare davanti per evitare pericoli, quando il pericolo siamo proprio noi che cerchiamo di stare davanti. L’ignoranza di una volta, intesa nel non conoscere precisamente ogni metro di gara, poteva essere un vantaggio perché si correva in maniera più rilassata. Tanto vincevano sempre i campioni. Allora ci si stressava quando serviva, mentre adesso c’è uno stress costante anche per cose inutili.

Hai fatto anche tante annate da 80 o più gare. Anche questo è un segnale di cambiamento?

Sì, all’epoca si facevano ed era la normalità. Ora è rimasta la normalità solo per il mio compagno Thomas De Gendt. Lui infatti ha molte più gare di me, più di 1.300, tanto che quando ha visto quella storia Instagram mi ha preso in giro, dandomi del dilettante (ride, ndr). Lui non ha mai dei picchi di forma, può permetterselo, ma col livello di adesso fare 80 gare all’anno è impensabile. Adesso quando ne fai una cinquantina, sei nella media giusta. Prima c’erano tante corse in preparazione, ora ci alleniamo in modo più preciso a casa e si va alle gare per correre, salvo qualche eccezione.

Proviamo a metterti in difficoltà. Sai qual è la gara che hai corso più volte?

Non saprei (riflette un attimo, ndr). Secondo me è la classica di Amburgo che l’ho quasi sempre fatta. Dieci volte però anche per Sanremo, Gand-Wevelgem e la vecchia Tre Giorni di La Panne. Poi a memoria, appena sotto, dico Fiandre, Roubaix e Harelbeke le ho corse tante volte (nove volte, ndr). Dico bene?

Guarnieri ricorda la prima Gand 2009, diluvio, i ventagli e la vittoria del suo coetaneo Boasson-Hagen sul compagno Kuschynski
Guarnieri ricorda la prima Gand 2009, diluvio, i ventagli e la vittoria del suo coetaneo Boasson-Hagen sul compagno Kuschynski
Giusto. Un aneddoto legato ad una di queste corse?

La volta che mi ricordo di più Amburgo è l’edizione di due anni fa. Sono rimasto coinvolto in una caduta di gruppo in leggera discesa. Andavamo fortissimo prima di prendere lo strappo e siamo finiti tutti a terra. Erano rimasti in piedi solo i primi trenta corridori. Invece mi ricordo bene la mia prima Gand-Wevelgem nel 2009. Si correva di mercoledì ed era di 200 chilometri. Quando era in mezzo tra Fiandre e Roubaix. Quando era ancora la vecchia settimana santa. Diluviava, al via c’eravamo sia io che Daniel Oss, esordienti tra i pro’.

Cosa successe?

Pronti via e si apre subito un ventaglio senza nessun Quick Step davanti. C’era Tosatto che tirava alla morte per riportare dentro Boonen. Abbiamo fatto quasi tutta la corsa ad inseguire a circa un minuto dalla testa. Abbiamo mollato solo nel finale quando avevamo capito che non avremmo mai ripreso i battistrada. Sia Oss che io l’avevamo finita e Quinziato, che ora è il mio manager, ci aveva detto: «Bravi, giovani!». Ero contento, poi pensi che Boasson Hagen, che ha la mia età, aveva vinto e ti cala l’entusiasmo. Lui al tempo era un fenomeno, che ha vinto poco rispetto a quello che faceva vedere in quegli anni.

Numeri alla mano, Jacopo Guarnieri ha corso tante volte la “settimana santa”.

Mi piaceva tantissimo. In quel periodo si stava in Belgio per tanto tempo anche per le altre semi-classiche. Sempre nel 2009 a De Panne per colpa mia era finito a terra Hoste, che in quelle gare era uno dei big (tre secondi posti al Fiandre, ndr), e altri corridori. Ero uscito abbastanza malconcio da quella caduta.

Guarnieri centra la prima vittoria da pro’ al Tour de Pologne 2009. La sua memoria rivive il treno dei compagni e gli avversari battuti
Guarnieri e la prima vittoria da pro’ al Tour de Pologne 2009. Ricorda il treno dei compagni e gli avversari battuti
A parte la gioia per le tue quattro vittorie, hai un ricordo legato a queste corse?

La memoria va al primo successo nel 2009 alla terza tappa del Tour de Pologne. Ricordo bene il treno tirato da Quinziato e Oss a battagliare con quello della HTC. Arrivai davanti ad Allan Davis, che è stato il mio diesse l’anno scorso, e Andre Greipel, uno dei più forti velocisti in assoluto. Quella sembrava essere il trampolino di lancio per una carriera di vittorie e invece non è stato così (sorride, ndr).

Non è tempo di pensare a ciò che sarebbe stato, ora bisogna solo pensare a quello che verrà. Piacenza, città e provincia d’adozione di Guarnieri, ospiterà la partenza della terza tappa del Tour de France. L’obiettivo è essere al via col tagliando delle mille gare da pro’ sul proprio contachilometri.

Guarnieri, fa gli onori di casa: ecco la sua Orbea Orca Aero

22.03.2024
6 min
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Incontro alla vigilia della Milano-Sanremo con Jacopo Guarnieri. Il pilota dei velocisti della Lotto-Dstny spiega come si trova con la sua Orbea Orca Aero, scelta per avere un mezzo rigido e veloce. La bici è montata con uno Shimano Dura Ace e guarnitura FSA. Nuovo manubrio in carbonio di Vision. Ruote Zipp e pneumatici Vittoria. Sella Flite di Selle Italia.

SOLBIATE OLONA – Alla vigilia della Sanremo, in un primo pomeriggio appena fresco, abbiamo incontrato Guarnieri nella hall dell’hotel in cui alloggiava la Lotto-Dstny e gli abbiamo chiesto di accompagnarci nel parcheggio. Lì c’erano i meccanici dediti a preparare le bici per la corsa dell’indomani. Era da un po’ che volevamo chiedere a Jacopo un po’ di notizie sulla nuova Orbea Orca Aero, che avevamo anche provato, dato che lo scorso anno la squadra correva ancora su Ridley, marchio per loro ormai storico.

Guarnieri è alto 1,90 per 80 chili di peso. Non ha necessità di una bici superleggera, al contrario bisogna che questa sia rigida, confortevole e aerodinamica, dato che il grosso lavoro di Jacopo si svolge ad alta velocità e nelle mischie delle volate, cercando di pilotare gli uomini più veloci del team.

Allora Jacopo, hai preso questa bici alla fine dell’anno, quanto tempo hai impiegato per abituarti?

In realtà il passaggio dalla Ridley a questa Orbea è stato abbastanza veloce. Le geometrie sono piuttosto simili a quelle che usavamo lo scorso anno. Il manubrio è un po’ diverso, perché abbiamo il nuovo Metron di Vision, però anche questo è stato un passaggio abbastanza liscio.

Nessuna differenza di posizione?

Devo essere onesto, non sono mai stato un esperto di misure. In qualsiasi passaggio di squadra, fra annate e diverse biciclette, ho sempre fatto un bel copia e incolla per i meccanici. L’unica cosa che un po’ sento è l’altezza della sella, ma anche quella durante l’anno è facile che la cambi.

Però le bici non sono tutte uguali, tanto che hai voluto una aero…

Ovviamente non uso quella da salita. Chiaramente, essendo 80 chili, quel chilo di differenza sulla bici montata si perde nel mucchio. La mia bici ideale deve avere buona rigidità, ma non estrema, perché comunque pedaliamo tante ore. E poi deve unire all’aerodinamicità un’ottima maneggevolezza, soprattutto nelle discese.

E’ una bici pronta nelle risposte?

E’ molto pronta, in volata restituisce benissimo la forza che imprimi sui pedali, grazie alla flessione della parte bassa del telaio. In più la forcella ha un disegno che aiuta nell’assorbire le buche e disperdere un po’ la durezza dei colpi che prendiamo sul manubrio.

Come ti regoli per la scelta delle ruote?

In realtà cambio veramente poco, diciamo che sono abbastanza prevedibile. A meno che non ci siano da fare tappe superiori ai 3.000 metri di dislivello, per le quali si può optare per una ruota più bassa, il mio setup base prevede le ruote Zipp 454, con cui faccio anche le tappe di montagna. Dipende un po’ dal percorso, se c’è molta pianura direi che rimangono una scelta ottima.

Come mai?

Perché la vera differenza ormai la fai in pianura, per cui inseguire con queste è un po’ più facile anche nelle tappe di montagna. Se poi capita una giornata di pianura velocissima, allora si può anche usare la ruota da 80.

Usate gomme Vittoria, potete scegliere fra vari set?

Ne abbiamo a disposizione tre. Il Corsa Pro che uso praticamente sempre. Pneumatico da 28 davanti e anche dietro. Poi abbiamo un nuovo tubeless per le classiche del Belgio, che è un 30. E’ leggermente più cicciotto, però alla vista risulta molto simile. Infine abbiamo i tubolari completamente neri da cronometro che a volte usiamo anche su strada. Li usiamo in qualche tappa completamente piatta, anche se prendi qualche rischio in più per le forature. Di certo però offrono una minore resistenza.

Come ti regoli per la scelta dei rapporti?

La scelta non è più così ampia. Io uso quasi sempre un 54-40 davanti e un 11-32 dietro. Una volta alla vigilia della Sanremo si cambiavano la cassetta oppure la guarnitura, ma ormai è un’abitudine che si è persa. Non sono un amante del 55, anche se si usa molto. A meno che non ci siano giornate con tanto vento a favore, preferisco il 54 e far girare le gambe.

Come sei messo con le leve del manubrio? Hai dovuto raddrizzarle?

No, le mie leve sono sempre state classiche. Mi piace una leggera inclinazione all’interno, ma niente di estremo. Le nuove regole UCI non mi hanno toccato.

Però nonostante tu non faccia più volate, tieni i pulsantini del cambio all’interno della curva come gli sprinter…

Trovo il bottone molto comodo, perché quando sei in posizione, ti permette di non muovere le mani. Puoi tenerle salde sul manubrio e cambiare con il pollice, in realtà con l’interno del pollice perché è un gesto davvero comodo. Si riesce a cambiare anche con le mani sulle leve e può sembrare una banalità, ma puoi farlo anche mentre stai bevendo dalla borraccia, perché hai la mano sinistra sulla leva. 

Avevi Selle Italia anche l’anno scorso?

Sì. Ho una Flite e usavo Selle Italia anche anni addietro, con la Katusha, se non ricordo male. La forma è rimasta quella, ma adesso il confezionamento è diverso. Ugualmente ne ho testate anche delle altre, però alla fine ho chiesto di tenere la Flite con il foro al centro. Per me è la più comoda e alla fine un corridore, prima di tutto, deve essere comodo. 

Dal UAE alla Strade Bianche: Van Eetvelt marcia sull’Italia

26.02.2024
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Con la vittoria della tappa finale e della classifica del UAE Tour, Lennert Van Eetvelt ha sollevato lo sguardo sul ciclismo belga. Ora il ragazzino è in marcia sull’Italia: terreno di caccia che ama molto. Al confronto col debutto stagionale dello scorso anno, sembra proprio un altro mondo. Anche nel 2023 era partito forte a Mallorca. E quando faceva ormai rotta sulla prima Liegi, accadde quello che nessuno sportivo vorrebbe sperimentare.

L’autorità antidoping francese si fece avanti con una domanda su un prodotto a restrizione d’uso trovato nelle urine al Tour des Alpes Maritimes. La Lotto Dstny ovviamente lo fermò subito e il mese di tempo dedicato alla burocrazia per dimostrare che si trattava di uno spray nasale autorizzato e regolarmente indicato prima del controllo, fece perdere al belga il debutto nella classica di casa.

«Alla fine ne sono uscito più forte – racconta adesso – ha solo alimentato la mia voglia di correre. Mi ha fatto capire quanto sia speciale aver potuto fare del ciclismo la mia professione. Ho passato tutto l’inverno in Spagna ad allenarmi. Non è super economico, ma mi pagano per farlo. Pedalare sotto il sole è tutto ciò di cui ho bisogno per essere felice. Giuro che non mi vedrete mai alla partenza senza un sorriso».

Van Eetvelt ha 22 anni, è pro’ dallo scorso anno: il suo contratto è in scadenza
Van Eetvelt ha 22 anni, è pro’ dallo scorso anno: il suo contratto è in scadenza

Primi lampi in Italia

Lennert Van Eetvelt, alto 1,76 per 63 chili di peso forma, compirà 23 anni il prossimo giugno ed è noto in Italia per aver vinto la tappa della Fauniera al Giro d’Italia U23 del 2022, chiudendo al secondo posto finale dietro Leo Hayter. Quello stesso anno si portò a casa la Corsa della Pace, mentre nella prima stagione da professionista ha vinto l’Alpes Isere Tour e una tappa al Sibiu Cycling Tour. Alla Vuelta, primo grande Giro a 22 anni, è partito in sordina per qualche malanno, ma ha ottenuto un terzo posto in montagna nel finale della gara.

«Ho potuto mettermi in mostra nelle competizioni a livello World Tour – spiega – e ho gareggiato per fare risultato nelle gare più piccole. Questo era l’obiettivo dichiarato in anticipo, quindi non posso che essere contento del mio primo anno da professionista. Mentre alla Vuelta ho ricevuto la conferma che posso gestire una gara di tre settimane. Ho intenzione di basarmi su questo per continuare a crescere».

Il 17 giugno 2022, Van Eetvelt scala da solo la Fauniera e vince la 6ª tappa del Giro Under 23
Il 17 giugno 2022, Van Eetvelt scala da solo la Fauniera e vince la 6ª tappa del Giro Under 23

Svolta alla Vuelta

Come accade spesso, la Vuelta lo ha fatto crescere nel motore e nella convinzione. La vittoria in cima a Jebel Hafeet lo ha mandato di filato in un elenco piuttosto nobile, popolato dei nomi di Tadej Pogarar, Adam Yates e Alejandro Valverde.

«Sto ancora scoprendo me stesso – dice – ma provare a diventare un corridore da Tour è un bel traguardo. Quest’inverno ho iniziato a concentrarmi maggiormente sulle salite lunghe e meno sull’esplosività. Sono cresciuto nel Brabante Fiammingo e da quelle parti tendi rapidamente a diventare uno scattista. Ora sto cercando di cambiare un po’ la situazione e vedere fino a che punto posso arrivare in salita. Sapevo che il livello degli scalatori del WorldTour sarebbe stato alto, ma ho dimostrato a me stesso che posso farcela».

Trofeo Serra de Tramuntana, a Mallorca Van Eetvelt batte Vlasov
Trofeo Serra de Tramuntana, a Mallorca Van Eetvelt batte Vlasov

Euforia Lotto Dstny

La squadra ovviamente si frega le mani, avendo aggiunto una carta vincente a quella già scintillante di Arnaud De Lie e con Segaert in rampa di lancio. Nonostante ciò, il piano non prevede per Van Eetvelt che partecipi al Tour de France.

«Forse è troppo presto – prosegue – mi serve tempo. Solo se riuscirò a mettermi alla prova in gare a tappe più brevi di alto livello, deciderò se è possibile puntare alla classifica della Vuelta già quest’anno. Anche una vittoria di tappa non sarebbe male».

Il direttore generale del team è Stephane Heulot e si capisce dalle sue parole che rimarrebbe volentieri fedele al programma, ma lascia aperta una porticina sulla Francia.

«Ci atterremo a questo piano – dice – a meno che lo stesso Lennert non indichi di voler assolutamente partecipare al Tour. Ma non penso che sia una buona idea. Credo che possa arrivare tra i primi dieci alla Vuelta. Alcuni hanno riso quando l’ho detto alla presentazione della squadra, io lo ripeto e ora ne sono ancora più convinto. Non avrei pensato che potesse vincere il UAE Tour, ma ero certo sarebbe salito sul podio finale».

A Jebel Hafeet, Van Eetvelt vince come Pogacar, Adam Yates e Valverde
A Jebel Hafeet, Van Eetvelt vince come Pogacar, Adam Yates e Valverde

Strade Bianche, arrivo…

Van Eetvelt ha costruito la sua condizione a Tenerife, ma non dormendo sul Teide oltre i 2.000 metri, bensì restando al livello del mare, e ora punta alle classiche, a partire dalla Strade Bianche.

«Ho affittato una casa con William Lecerf Junior (neoprofessionista di Soudal Quick-Step, ndr) – ha detto a Het Nieuwsblad – così posso anche dormire nella tenda e simulare l’altura per tutto l’anno. In questo modo sono migliorato tanto e spero di potermi ripetere, pur consapevole che diventerà sempre più difficile. Ora aspetto Freccia e Liegi, ma anche la Strade Bianche. Non vedo l’ora di partecipare. L’anno scorso ero a casa per un infortunio, quest’anno ci sarò. E’ una corsa dura per tutto il giorno, mi piacerà certamente».

Orbea Orca e Orca Aero per Lotto Dstny, l’alba di una nuova storia

11.01.2024
4 min
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Ci sono storie destinate ad avere un seguito e percorsi pensati per incontrarsi grazie ai valori condivisi. Lotto Dstny e Orbea hanno siglato un accordo di collaborazione, fondato sull’ambizione per entrambi i soggetti di raggiungere nuovi traguardi sia nello sport sia a livello commerciale. 

Nei suoi 38 anni di storia, la squadra belga è diventata un punto di riferimento e Lotto detiene la sponsorizzazione più longeva del mondo del ciclismo. Orbea, con i suoi 183 anni di esperienza e le gare nel sangue, persegue costantemente l’eccellenza attraverso il miglioramento. Scopriamo insieme i modelli Orca e Orca Aero dati in dotazione al team belga, che da oggi sono disponibili all’acquisto nella rete di distribuzione del brand spagnolo e sul suo sito Orbea. 

Salite e volate

L’alba di una nuova collaborazione. Orbea e Lotto Dstny hanno presentato ufficialmente la dotazione tecnica per la stagione 2024. La proposta è costituita dai modelli da strada tecnologicamente più avanzati del marchio: l’Orca, caratterizzato dalla massima leggerezza e la Orca Aero come opzione aerodinamica.

Gli scalatori daranno sfogo alle proprie potenzialità sul modello Orca, che si distingue per l’estrema leggerezza. Con solo 6,7 chili, sarà tra le biciclette più leggere del gruppo e la sua efficienza la renderà protagonista sui grandi passi di montagna. Per i velocisti invece, la Orca Aero sarà la scelta più congeniale. Questo modello combina in un equilibrio ideale il massimo guadagno aerodinamico, il miglior rapporto peso/rigidità e una manovrabilità da manuale. 

Ricerca dell’eccellenza

Il marchio e la squadra condividono un profondo legame con il ciclismo, basato sull’impegno sociale nei rispettivi territori. La loro unione mira all’eccellenza attraverso il miglioramento continuo.

«Come per Lotto Dstny – afferma Ander Olariaga, direttore della comunicazione di Orbea – siamo un marchio con una forte presenza a livello globale. Grazie a questa collaborazione, aspiriamo ad ampliare il nostro impatto e a rafforzare il riconoscimento a livello mondiale». 

Lotto Dstny trova in Orbea un alleato ideale per continuare a migliorare le prestazioni della sua intera struttura. «L’adattamento alle nuove biciclette – ha dichiarato Stéphane Heulot, CEO di Lotto Dstny – è stato veloce e la volontà di continuare a lavorare sul loro sviluppo è sempre presente. Sono certo che insieme potremo raggiungere grandi traguardi».

Lotto Dstny e Orbea sono pronti a unire le forze per dare inizio a una nuova tappa che vuole ispirare le persone che amano il ciclismo a sognare in grande come alla vigilia di una grande corsa. 

L’obiettivo è vincere

Il marchio e la squadra hanno lavorato sull’adattamento di ciascun ciclista alle biciclette, per ottenere il massimo rendimento in ogni corsa. I due modelli sono caratterizzati dai colori rosso e blu tipici di Lotto Dstny e da una finitura nera e lucida in carbonio. Una delle grandi novità della collaborazione tra Orbea e Lotto Dstny è la possibilità di acquistare l’edizione replica di entrambe le biciclette.

Sarà infatti, possibile utilizzare gli stessi modelli in dotazione al team belga. In particolare, Orbea ha già reso disponibili per la vendita nella sua rete di distribuzione e sul suo sito i modelli Orca M10i LTD Replica e Orca Aero M10i LTD Replica, nonché il solo telaio di entrambe le biciclette. L’allestimento per entrambe le opzioni vede il telaio personalizzato nei colori ufficiali della squadra, insieme al manubrio Vision 5D integrato, alla trasmissione e ai freni Dura Ace con una combinazione di guarnitura FSA Powerbox K-Force Team Edition e ruote Oquo (con cerchio tubeless) di profilo diverso a seconda che si tratti della Orca o della Orca Aero. Sarà Vittoria a fornire gli pneumatici.

Il kit telaio della Orca M10i LTD Replica viene venduto a 4.249 euro, mentre la bici completa ne costerà 11.499. Per quanto riguarda la Orca Aero M10i LTD Replica, il kit telaio ha un prezzo di 3.749 euro, mentre 10.999 euro è il costo della versione completa. 

Orbea

La nuova dimensione di Wellens, per finire come vuole lui

06.09.2023
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C’era una luce particolare negli occhi di Tim Wellens, mentre ritirava sul podio la maglia di vincitore del Renewi Tour. La luce della rivincita. Alla sua prima stagione alla Uae Emirates, dov’era arrivato non senza clamori, come uomo capace di dare quella spinta in più a un team da sempre ritenuto “Pogacar-dipendente”, il belga aveva sì vinto una gara, ma sembrava non essere più né carne né pesce, quasi schiacciato dalla preponderanza dello sloveno, in cerca di vittoria appena sale su una bici. L’infortunio del Fiandre e il conseguente stop di quasi due mesi e mezzo non hanno agevolato il suo cammino.

Non è stato un anno facile per Wellens e quella vittoria, sulle strade di casa, se l’è goduta nella tranquillità della famiglia. Mentre tramite WhatsApp si parla attraverso migliaia di chilometri di distanza, emerge chiara in sottofondo la voce di suo figlio nato nello scorso inverno, che richiama al caos famigliare che in certi casi è molto più ritemprante della calma piatta.

«Sono arrivato alla gara con tante ambizioni – racconta – ci tenevo a far bene e alla fine tutto ha funzionato perfettamente. Sapevo che molto si giocava nella cronometro dove ho chiuso 2° alle spalle di Tarling, mi ero allenato molto per quel giorno ed è stato davvero un buon inizio. Poi il giorno dopo ho sfruttato la gamba che avevo e solo Teunissen mi ha battuto. Lì ho preso la maglia per non lasciarla più. E’ stata davvero una bella settimana con la squadra, i compagni mi hanno aiutato perfettamente a difendere la maglia di leader e guardo indietro con la grande soddisfazione di aver vinto ancora. E’ un successo che significa molto».

Arrivato alla Uae sull’onda dei successi alla Lotto, il belga ha ridisegnato il suo ruolo
Arrivato alla Uae sull’onda dei successi alla Lotto, il belga ha ridisegnato il suo ruolo

Un cambio completo

Tim sa bene che in questa stagione era guardato col microscopio. 32 anni, considerato un grande interprete per le classiche, molti si attendevano di vederlo più volte sul gradino più alto del podio. Il belga però non si lamenta, è chiaro che questo successo ha spostato un po’ gli equilibri della bilancia delle sue aspirazioni.

«Il mio primo anno all’UAE Team Emirates è stato effettivamente migliore del previsto. Sono stato più di dieci anni nella stessa squadra, che era diventata un po’ una famiglia, quindi avevo un po’ di paura nel cambiare tutto, incontrare nuove persone, trovare nuovi equilibri. L’integrazione però è andata davvero bene, si sono tutti messi a disposizione e io ho fatto lo stesso.

Wellens ha avuto un grande aiuto dalla squadra, correndo da capitano al Renewi Tour
Wellens ha avuto un grande aiuto dalla squadra, qui con Trentin a scortarlo

Il Tour mancato

«Bisogna capire che cambiare tutto a una certa età non è semplice. Io ho dovuto davvero voltar pagina, cambiare anche preparazione e all’inizio avevo molti dubbi. Come avrei reagito ai nuovi allenamenti? Sentivo che alcune volte durante la stagione avevo gambe che non sentivo da molto tempo, quindi ero molto soddisfatto delle mie prestazioni in gara e non stavo tanto a guardare i risultati, sapevo che sarebbero arrivati».

Molti si sono stupiti non vedendolo al Tour de France, pensando che quella fosse una bocciatura: «Non posso negare – dice – che uno dei motivi per cui volevo venire qui era fare un grande Giro con quello che è giustamente ritenuto il migliore del mondo. E penso che sia davvero speciale vincere un grande Giro come compagno di squadra. Con un corridore come Tadej, le possibilità sono alte… Quindi di sicuro sono rimasto molto deluso di non essere riuscito a entrare nella selezione, ma questa è stata una scelta giusta perché il mio livello non era tale da garantire un rendimento all’altezza, gli infortuni della prima parte di stagione avevano influito, ero indietro con la preparazione, quindi è stata una buona decisione. L’anno prossimo spero sicuramente di essere lì in buone condizioni per rendermi molto utile per la squadra».

Wellens al Tour 2022. la sua avventura alla Lotto è durata oltre 10 anni, con molte vittorie
Wellens al Tour 2022. la sua avventura alla Lotto è durata oltre 10 anni, con molte vittorie

Il nuovo ruolo nel team

Una cosa che bisogna riconoscere a Wellens è di essersi saputo mettere in discussione. Alla Lotto Dstny era un leader, alla Uae sapeva che un leader già c’era, un leader assoluto, che vuole e sa vincere in qualsiasi corsa e situazione. Cambiare ruolo che cosa ha comportato?

«Il mio ruolo ora è portare il leader al punto cruciale totalmente davanti al plotone – spiega – in modo che sia pronto senza aver speso energie e so come si fa proprio perché per anni sono stato un leader alla Lotto e qualcuno lo ha fatto per me. Ho avuto molte opportunità nella mia carriera di cui sono molto grato. Grazie a ciò ho potuto vincere molte gare, non avrei mai potuto pensare di vincerne più di 30, quindi sono super felice di quello che ho avuto. Ma ho notato che negli ultimi due, tre anni alla Lotto volevo cambiare.

Il sodalizio con Pogacar ha subito funzionato. Qui il lancio del famoso scatto dello sloveno all’ultima Sanremo
Il sodalizio con Pogacar ha subito funzionato. Qui il lancio del famoso scatto dello sloveno all’ultima Sanremo

I programmi per un dolce tramonto

«Non volevo più avere sempre tutta la pressione sulle spalle, che è bello, ma pesante se non sei al massimo. Volevo fare qualcos’altro, qualcosa con meno pressione sulle spalle e la Uae è ideale per questo perché ha tanti corridori vincenti, anche migliori di me. Ma ciò che è stato molto importante per me è che in alcune gare ho ancora la mia opportunità e non posso lamentarmi, perché vedo che la squadra apprezza gli sforzi che faccio».

Per questo Tim non ha particolari aspirazioni per la prossima stagione, sembra aver trovato la dimensione ideale per il suo finale di carriera, esattamente come voleva disegnarlo: «Quando faccio bene il mio lavoro, la squadra è felice e questo mi dà davvero stimoli anche per la prossima stagione. Siamo una squadra, abbiamo visto che se ognuno s’impegna e svolge il proprio ruolo, i risultati arrivano. Una volta sarà a sostegno di Tadej (beh, magari anche più di una…), un’altra a sostegno di un altro compagno e ci sarà anche la possibilità che in quella gara, in quel dato giorno si lavori per me. Per mantenere alta la motivazione. E comunque un obiettivo per il 2024 ce l’ho: essere parte integrante del team in un grande Giro».

La parabola di De Buyst, l’ultimo uomo tornato a vincere

26.08.2023
5 min
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Ci sono vittorie che assumono un valore speciale a prescindere da quel che dice il calendario, dall’appartenenza a questa o quella fascia. Per Jasper De Buyst, ventinovenne della Lotto Dstny, la “sua” gara è l’Egmont Cycling Race. L’aveva già vinta nel 2017, lo ha rifatto quest’anno chiudendo un cerchio, fatto di tante delusione e di un lavoro oscuro, al servizio di Caleb Ewan, sentendo sulla sua pelle il declino dello sprinter australiano.

Per addentrarci nella sua storia bisogna partire dall’inizio, raccontando chi è Jasper De Buyst. Non un gregario qualsiasi, anzi. Parliamo di un corridore che in Belgio era passato professionista nel 2019, quando aveva solamente 19 anni. Per certi versi, almeno come attese nei suoi confronti, era una sorta di Evenepoel ante litteram. A differenza del attuale fenomeno, però, De Buyst vinceva su pista e quel “vizietto” non lo ha mai perso.

Lo sprint vincente di De Buyst, il primo dopo 4 anni. Battuti Kristoff (NOR) e Taminiaux (BEL)
Lo sprint vincente di De Buyst, il primo dopo 4 anni. Battuti Kristoff (NOR) e Taminiaux (BEL)

L’importanza della pista

De Buyst si è guardato bene dall’abbandonare i velodromi, sui quali ha raccolto qualcosa come un podio mondiale (nella madison 2015), 6 europei, 3 vittorie in Coppa del Mondo. Specialista invernale delle Sei Giorni, De Buyst era guardato come un campione in erba, ma ben presto ha assaggiato la dura polvere del professionismo.

Per qualche anno non è andato al di là di qualche piazzamento, nel 2017 ha collezionato finalmente le prime vittorie, ma alla Lotto avevano ormai capito che erano di fronte non a una “punta”, ma a un buon corridore al quale bisognava trovare la giusta collocazione. Le sue capacità veloci erano buone, ma non così buone da farne uno sprinter da grandi giri. Utili però per trasformarlo in ultimo uomo.

Jasper insieme a Caleb Ewan: un sodalizio che va avanti da 5 anni, attraverso tanti sprint
Jasper insieme a Caleb Ewan: un sodalizio che va avanti da 5 anni, attraverso tanti sprint

Greipel e Ewan, strade diverse

De Buyst è diventato l’uomo fidato prima di André Greipel, poi di Caleb Ewan. Due velocisti profondamente diversi fra loro: «André era un corridore che voleva stare sempre davanti – ricorda De Buyst – bisognava lavorare molto per proiettarlo in una buona posizione. Caleb è uno che non conosce il pericolo, si butta nella mischia e sa anche nascondersi per trovare il momento buono. Per chi lavora con lui è meno esasperante, ma ciò non toglie che ci sia sempre molto da fare».

Nel corso degli anni, il legame con l’australiano è andato stringendosi sempre più, anche al di fuori del semplice lavoro. Per questo De Buyst ha sentito addosso il calo di Ewan, soppiantato da velocisti diversi, più esplosivi e robusti. «Quando Caleb ha vinto 4 tappe al Tour – ricorda il belga – quella corsa è passata via in un lampo, tre settimane mi sono sembrate due giorni. Ora invece è diverso, senza di lui, senza i suoi guizzi tutto trascorre più lentamente, perdendo mordente».

De Buyst si sta ben disimpegnando al Renewi Tour: 11° ieri nella terza tappa
De Buyst si sta ben disimpegnando al Renewi Tour: 11° ieri nella terza tappa

La caccia all’investitore

Anche questo ha portato De Buyst a rimettere mano al proprio orto. Non vinceva da ben 4 stagioni prima della corsa di Zottegem. Quattro anni nei quali al disagio psicologico si era unito quello fisico perché anche il belga è stato vittima della maledizione dei ciclisti, l’incidente in allenamento. E lo ha affrontato con quella rabbia, quella carica che poi ha riversato anche in gara. E’ successo ad Andorra ad inizio 2021, dove insieme a un suo compagno è stato messo sotto senza tanti complimenti da un camioncino. I danni erano stati per fortuna abbastanza lievi, ma nei giorni successivi Jasper non è passato sopra la vicenda.

Il corridore di Asse si è adoperato per cercare il responsabile, facendo addirittura un appello sui social per ritrovarlo, soprattutto cercando due ciclisti che passavano sulla stessa strada in quei frangenti ed erano stati testimoni. Non è dato sapere se il suo appello sia caduto nel vuoto.

Ci voleva il ritorno sulle proprie strade per ritrovare il successo e il morale: «Sono le mie strade di allenamento, corro qui tutti i giorni – raccontava De Buyst all’arrivo – per me è una gara speciale che mi dà la forza di affrontare il finale di stagione cosciente di quello che ho ancora da spendere e non è poco. Ho battuto uno come Kristoff, un brutto cliente, è stato un grande sollievo dopo giorni difficili.

Il belga non ha mai smesso di praticare la pista, vincendo anche un bronzo mondiale nella madison nel 2015 (foto Cor Vos)
Il belga non ha mai smesso di praticare la pista, vincendo anche un bronzo mondiale nella madison nel 2015 (foto Cor Vos)

Conta solo l’istinto

«Io posso fare anche sprint lunghi con un alto wattaggio, ma mi manca la capacità di esplodere davvero, di spingere per quei 2-3 secondi a velocità folli, è lì che i grandi vincono. Nel corso degli anni ho imparato che, per quanto tu puoi studiare per ore percorsi, curve, meteo sulle app, poi alla fine devi affrontare tutto a oltre 60 all’ora e prendere decisioni in un istante e quel che conta davvero resta sempre l’istinto».

Ora De Buyst riparte, anzi è già in corsa al Renewi Tour, per dare una mano a De Lie, altro uomo veloce e chissà che proprio insieme al giovane connazionale non vada a costituire quel tandem per le volate che lo accompagnerà fino alla fine della carriera. Con un po’ di benzina in più data dalla ritrovata autostima.