Elena Cecchini, Elia Viviani

Cecchini e Viviani: nuovi equilibri e vita un po’ diversa

19.10.2025
6 min
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Nemmeno il tempo di tornare dal Giro del Veneto che Elia Viviani ed Elena Cecchini hanno dovuto rifare le valigie per andare a Santiago del Cile. I mondiali su pista saranno l’ultimo appuntamento per Viviani, da lì la sua vita cambierà, così come quella di Elena Cecchini. Per l’atleta della SD Worx-Protime, fresca di rinnovo, il 2026 sarà l’ultimo anno in gruppo e il primo che dovrà preparare come unica ciclista di casa. Dopo dodici anni passati a condividere le fatiche della preparazione invernale e della stagione intera Elia ed Elena dovranno trovare un nuovo equilibrio

«Prima però – ci racconta la friulana – c’è tempo per l’ultimo viaggione della stagione. Domani (giovedì per chi legge, ndr) Elia ed io andremo a Santiago del Cile per i mondiali su pista. Mi farà piacere essere lì accanto ad Elia come supporto in quest’ultimo appuntamento della sua carriera, poi però non rientreremo in Italia. Ci fermeremo in Colombia perché ci sarà il matrimonio di Fernando Gaviria, oltre a essere un collega è un grande amico di Elia e ci teniamo a partecipare. 

Bredene Koksijde Classic 2025, Elia Viviani in curva
Viviani ha concluso la sua carriera dopo 15 stagioni da professionista
Bredene Koksijde Classic 2025, Elia Viviani in curva
Viviani ha concluso la sua carriera dopo 15 stagioni da professionista
Che effetto fa a fare le valigie per l’ultima trasferta?

Devo dire che di solito sono una che si emoziona facilmente, però questa volta no. Prima di tutto perché vedo Elia molto sereno della scelta che ha fatto, e poi perché secondo me non ho ancora realizzato totalmente. E’ come se fosse un normale fine stagione. Sarà più strano a metà novembre quando ripartirò in bici e ci saranno dei giorni in cui Elia non uscirà con me, come ha fatto negli ultimi dodici anni. 

Al Giro del Veneto c’è stato un primo grande assaggio di fine carriera…

E’ stato bello, un momento molto speciale. Firmerei anche io per avere l’ultima corsa della mia carriera sulle strade di casa. Si è trattato di un momento speciale, sia per l’affetto ricevuto dai colleghi ma anche per il saluto della squadra. Gli hanno fatto una sorpresa con questa bici dalla livrea speciale. E’ bello vedere come sia stato un esempio e un riferimento anche alla Lotto, nonostante ci abbia trascorso pochi mesi. Vuol dire che Elia è riuscito a lasciare il segno, ed è bello vederlo perché a volte nell’arco di una carriera non si ha il tempo di fermarsi e vedere cosa ci si lascia alle spalle. 

Elia Viviani, Giro del Veneto 2025
Viviani ha corso la sua ultima corsa su strada al Giro del Veneto lo scorso 15 ottobre
Elia Viviani, Giro del Veneto 2025
Viviani ha corso la sua ultima corsa su strada al Giro del Veneto lo scorso 15 ottobre
Secondo te cos’è che ha lasciato Elia?

Non perché sia mio marito, però ha un palmares invidiabile. Nello sport si tende a ricordare quello che si è fatto nell’ultimo anno o gara, ma credo che Elia possa essere davvero felice della carriera che ha fatto: tre medaglie olimpiche, innumerevoli corse su strada, mondiali su pista, gli europei e il titolo italiano su strada. Però secondo me ha lasciato tanto soprattutto alla pista.

Certo.

Ci siamo fidanzati nel 2012 e mi ricordo benissimo le Olimpiadi di Londra dove era l’unico rappresentate della nazionale italiana su pista. Da lì poi si è creato un gruppo, in questi dodici anni, che è diventato uno dei più forti a livello mondiale. Sicuramente non è solamente merito di Elia, ma credo sia stata quella persona capace di far scattare la scintilla dalla quale è nato un fuoco vivo

Elia Viviani, Giro del Veneto 2025
Il team Lotto gli ha riservato una livrea speciale della sua Orbea
Elia Viviani, Giro del Veneto 2025
Il team Lotto gli ha riservato una livrea speciale della sua Orbea
E’ bello che finisca su pista…

Penso che sia la chiusura perfetta con il mondiale che, dopo le Olimpiadi è la gara più importante. Correrà anche alla Sei Giorni di Gent, che è la corsa più importante legata a quel circuito. 

Cambieranno un po’ gli equilibri e le cose nella dinamica di coppia, ci hai già pensato?

Sì. Devo dire che uno dei motivi, non il principale, che mi ha spinto a continuare è stato proprio questo. Il cambiamento è una cosa che mi destabilizza sempre un pochino, soprattutto inizialmente. Penso che continuare un altro anno mi possa e ci possa dare una mano nel sistemarci, così da trovare l’equilibrio per iniziare un nuovo capitolo insieme quando anch’io avrò smesso. Non fraintendetemi, la convivenza in casa non mi spaventa, anzi Elia ed io siamo due persone che amano godere della vita. Anche nei pochi giorni che riuscivamo a passare insieme durante la stagione ci piaceva fare cose normali.

Elia Viviani, pista, mondiali 2012
Viviani è stato il precursore della pista azzurra, qui nel 2012 ai mondiali di Melbourne
Elia Viviani, pista, mondiali 2012
Viviani è stato il precursore della pista azzurra, qui nel 2012 ai mondiali di Melbourne
Quali?

Andare al ristorante, oppure una sera facevamo allenamento per avere la mattina libera, svegliarci con calma e avere quei trenta minuti in più per fare colazione. Anche fare una telefonata ai nostri amici, o fare un giro in città, andare al cinema. 

Pensare di iniziare la stagione e di andare ai training camp con Elia a casa come sarà?

Mi sembrerà strano però d’altra parte quest’anno sono serena perché la decisione di smettere è arrivata da Elia stesso. Mentre l’inverno passato era in quel limbo in cui cercava squadra ma non trovava il contesto giusto. Lì l’ho vissuta malissimo, il fatto di andare a dicembre al training camp mi pesava, dicevo: «No, voglio stare a casa con te ed essere in queste settimane al tuo fianco». Quelle sono state settimane e mesi difficili.

In Cile si chiuderà la carriera di Elia Viviani che punta a un ultimo sigillo nell'eliminazione
In Cile si chiuderà la carriera di Elia Viviani che punta a un ultimo sigillo nell’eliminazione
In Cile si chiuderà la carriera di Elia Viviani che punta a un ultimo sigillo nell'eliminazione
In Cile si chiuderà la carriera di Elia Viviani che punta a un ultimo sigillo nell’eliminazione
Avrete modo di stare più tempo insieme…

Quando ho deciso di continuare sapevo che ci sarebbero stati i ritiri e le settimane via da casa. Spesso negli anni facevamo fatica a incrociarci perché quando io ero a correre lui era a casa e viceversa. Queste sono le cose, come vi avevo detto anche nell’altra intervista, che più mi pesano negli ultimi anni. Invece la prossima stagione sarà più semplice gestire queste dinamiche. Posso dire una cosa?

Certamente…

Ho sempre pensato che avrei smesso prima io, perché tra i due è Elia quello a cui piace andare in bici. E’ appassionato dell’allenamento, dello stare in sella. A me piace il resto: il gruppo, stare in squadra, condividere. Elia è l’atleta che ama svegliarsi al mattino, vestirsi e uscire. Quindi ho sempre pensato che mi sarei stancata prima io. Chiaramente ci sono anche altri fattori, non ultimo il fatto che nel ciclismo maschile si guarda tanto ai giovani, al contrario nel ciclismo femminile siamo nel momento in cui le squadre hanno bisogno della veterana o comunque di quella con più esperienza. 

Elia Viviani si godrà ancora qualche allenamento insieme a Elena Cecchini durante la preparazione invernale
Elia Viviani si godrà ancora qualche allenamento insieme a Elena Cecchini durante la preparazione invernale
Questa sua passione della bici, dell’allenamento, ti sarà anche un po’ di supporto in questo anno un po’ diverso?

Sicuramente. Alla fine Elia mi è sempre stato di supporto nella mia carriera. Spesso uscivamo insieme, poi ognuno faceva i suoi giri e i suoi allenamenti. Però lui mi è sempre stato di supporto quando avevo bisogno di un consiglio per la scelta dei materiali, piuttosto che quando ero ai training camp avevo bisogno che mi controllasse le misure della bici. L’altro giorno parlavamo e gli ho detto che deve tenersi in forma, lui ha già detto che mi farà compagnia negli allenamenti questo inverno

Adesso potrete condividere un allenamento per intero…

Vero. Adesso si potrà adattare a me, ad esempio io odio gli allenamenti con le volate, magari in quest’ultimo anno mi potrà stimolare a fare qualche sprint in più (ride, ndr).

Non resta che augurarvi buon viaggio e in bocca al lupo.

Crepi. Ora ci concentriamo sul mondiale pista e poi ci godremo il matrimonio di Gaviria e una meritata vacanza. Alla bici abbiamo detto che ci penseremo da metà novembre. Anzi, ci penserò, non è più un suo problema, l’avevo detto che devo ancora farci l’abitudine

I destini incrociati di De Lie e Gaudu. Due storie su cui riflettere

29.06.2025
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Potrà sembrare strano, ma le strade di Arnaud De Lie e David Gaudu in qualche modo s’intrecciano, si somigliano, pur restando distanti. Uno è un velocista belga, l’altro uno scalatore francese. Entrambi hanno talento, e lo hanno dimostrato, ma allo stesso tempo portano con sé fragilità importanti.

Ma senza divagare: perché i destini di De Lie e Gaudu s’incrociano? Il primo sta uscendo da un periodo nero e la sua squadra, la Lotto, lo ha annunciato al Tour de France. L’altro, invece, resta fuori. Viene dunque da chiedersi: il talento basta?

Dopo essersi rimesso in sesto De Lie ha lavorato sodo allo Svizzera. Qualche giorno oprima era stato 3° alla Brussels Classic
Dopo essersi rimesso in sesto De Lie ha lavorato sodo allo Svizzera. Qualche giorno oprima era stato 3° alla Brussels Classic

La situazione del belga

De Lie non ha avuto una grande primavera (ed è già la seconda, dopo i problemi fisici dell’anno scorso). Il belga, per sua stessa ammissione, ha avuto difficoltà mentali. Si è caricato di troppa pressione e questo a cascata lo ha portato completamente fuori forma. La Lotto lo ha quindi fermato del tutto, lo mise proprio fuori squadra, e resettato ancora una volta.

«Il mio stato d’animo – ha detto De Lie qualche giorno fa – è completamente diverso ora. Dopo la Gand-Wevelgem giravo a vuoto. Ero in un circolo vizioso, ma ora va molto meglio. La cosa più difficile, la prima per risollevarmi, è stata accettare quei momenti. Ora cerco di trarre il positivo da quelle fasi negative. E’ su questo che mi concentro, lo scatto deve venire da sé stessi. Gli altri possono incoraggiarti, ma se sei convinto che non funzionerà, allora non funzionerà mai».

De Lie ha parlato dei suoi prossimi obiettivi: le volate e le tappe ondulate del Tour: «I miei obiettivi non devono essere per forza incentrati sui risultati. Devo essere soddisfatto e orgoglioso. Ero sempre arrabbiato per i miei piazzamenti all’inizio della stagione, ma quell’atteggiamento non mi ha aiutato. A un certo punto ho pensato: per chi sto pedalando? La gente ha delle aspettative, ma io lo facevo quasi per gli altri, non per me stesso. Se do il massimo nella cronometro in salita in Svizzera, per dire, allora potrò essere orgoglioso di me stesso. E questo mi dà molta più soddisfazione.

Gaudu ha concluso un Giro d’Italia nel quale è stato quasi invisibile. Era al di sotto del suo talento
Gaudu ha concluso un Giro d’Italia nel quale è stato quasi invisibile. Era al di sotto del suo talento

E quella del francese

«Dato il mio livello attuale, sono stato trasparente con la squadra. Conoscono i miei dati, quindi abbiamo deciso insieme di saltare il Tour quest’anno», ha detto senza troppi giri di parole David Gaudu, scalatore della Groupama-FDJ e grande speranza del ciclismo d’Oltralpe.

E dire che l’inizio di stagione del bretone non era stato affatto male. Aveva vinto una tappa e chiuso terzo al Tour of Oman.

«Da allora – ha raccontato il team manager della FDJ, Marc Madiot, che si trova a rivivere qualcosa di molto simile che gli accadde con Pinot – è stato costantemente in difficoltà: cadute, spirali negative. Abbiamo cercato di recuperarlo gradualmente portandolo anche al Giro d’Italia, ma è ricaduto.

E a proposito di Giro, anche noi abbiamo una testimonianza diretta. In più di una partenza e arrivo lo abbiamo visto quasi “non presente”. In particolare il giorno della crono di Pisa. Eravamo dietro l’arrivo in attesa di Pellizzari per un’intervista concordata. Gaudu era partito un paio di corridori prima. Quando è arrivato, era stanco ma non sfinto, come chi dovrebbe fare una cronometro a tutta, ma magari non erano queste le direttive. Il massaggiatore gli ha chiesto più volte se volesse l’acqua o il recupero, quelle bevande viola ormai familiari, e lui non ha risposto. Continuava solo a legarsi i capelli, ora lunghi, con l’elastico. Alla fine, lo stesso massaggiatore gli ha messo l’asciugamano sul collo e gli ha indicato la via per il bus.

Una scena che potrebbe anche non significare nulla, ma col senno di poi il linguaggio del corpo era eloquente.

Per il Tour bisogna essere al 100 per 100 – ha concluso Madiot – piuttosto che inseguire il tempo, stiamo facendo un reset. L’obiettivo è riportarlo al suo livello migliore per la Vuelta e per il finale di stagione, fino alla Cina.

La mente degli atleti può essere forte nei momenti di sforzo, ma anche fragilissima al di fuori della stretta attività. Lì possono sorgere problemi che fanno crollare il castello
La mente degli atleti può essere forte nei momenti di sforzo, ma anche fragilissima al di fuori della stretta attività. Lì possono sorgere problemi che fanno crollare il castello

Talento sì, ma di cristallo

Per certi aspetti i due ricordano i classe 1990 di cui tanto si è parlato: forti, estri puri, ma in tanti, chi per un motivo e chi per un altro, si sono persi strada facendo. Solo Romain Bardet e Mattia Cattaneo, che comunque hanno avuto i loro momenti tempestosi, sono rimasti in pista a lungo. Mattia ancora va avanti…

«I miei obiettivi non devono essere per forza incentrati sui risultati», anche questa frase di De Lie fa riflettere. E’ un capitano, un leader e sentirlo parlare così magari non è il massimo per gregari o sponsor. Tuttavia è un pensiero che va rispettato, almeno in questo momento di “convalescenza”.

E ancora. Circolo vizioso, spirale negativa, ricaduta… sono termini che fanno riflettere. Tante volte si pensa che la vita del corridore sia semplice: basta allenarsi, mangiare bene e riposarsi, e automaticamente si vada forte. Ma non è così. Ci sono equilibri ben più sottili.

E forse lo sono ancora di più quando c’è il talento e si ha la consapevolezza di poterlo (e di doverlo) dimostrare.

Le parole di Widar che torna in Italia per difendere la maglia rosa

14.06.2025
4 min
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Jarno Widar parla a monosillabi, a volte quando risponde alle domande dei giornalisti sembra che ti faccia un favore. Il sorriso è lo stesso che abbiamo imparato a conoscere lo scorso anno sulle strade del Giro Next Gen quando il giovane belga ha messo tutti in fila senza troppi complimenti. Ancora prima di passare under 23 la forza di Jarno Widar era emersa al Giro della Lunigiana, quando fu il mattatore indiscusso delle prime due semitappe. Una forza e una solidità che lo ha portato spesso a vincere fin da piccolissimo

Le stigmati del predestinato che tuttavia non è immune da giornate no. Lo scorso anno dopo aver dominati all’Alpes Isere Tour, al Giro Next Gen e quello della Valle d’Aosta sembrava essere lanciato verso la conquista del Tour de l’Avenir. Alla corsa a tappe francese invece crollò inesorabilmente e questo piccolo passo falso bastò per minare le sicurezze e la fiducia nel progetto che la Lotto gli aveva cucito addosso (in apertura foto Alexis Dancerelle/DirectVelo).

Jarno Widar ha vinto il Giro Next Gen nel 2024 al suo primo anno da U23 (foto LaPresse)
Jarno Widar ha vinto il Giro Next Gen nel 2024 al suo primo anno da U23 (foto LaPresse)

Più convinto 

Scongiurati addii prematuri e rinforzato il rapporto con il team, Jarno Widar ha ripreso il 2025 cambiando qualcosa ma non i risultati. Dopo un primo blocco di gare con il team professional è tornato sugli stessi passi fatti lo scorso anno per preparare il Giro Next Gen, nel quale tornerà a difendere il titolo conquistato a Forlimpopoli. 

«Mi sento abbastanza bene – racconta – credo di essere pronto per iniziare questa corsa. Il Giro Next Gen è un grande obiettivo ma non il più importante dell’anno. La preparazione nel complesso è andata bene, siamo stati in altura con la squadra e poi una volta tornato a casa ho lavorato sui cambi di ritmo e l’alta intensità». 

Il 2025 ha visto Widar confermare le sue qualità, qui vittorioso alla Liegi U23 (foto Alexis Dancerelle/DirectVelo)
Il 2025 ha visto Widar confermare le sue qualità, qui vittorioso alla Liegi U23 (foto Alexis Dancerelle/DirectVelo)
Avete già pensato a una tattica per la corsa?

Ci piace attaccare, quindi probabilmente cercheremo di farlo. Ma forse sto dicendo troppo. 

Chi pensi siano i rivali principali di questo Giro Next Gen?

Nordhagen e Lorenzo Finn. C’è anche Albert Whiten Philipsen da tenere sotto controllo. Però mi sento pronto e sicuro di me. Cos’altro devo dire? Farò del mio meglio, questa è la cosa più importante. Solo così potrò guardarmi indietro felice.

Widar ha già un contratto con il team professional per le prossime due stagioni (foto Alexis Dancerelle/DirectVelo)
Widar ha già un contratto con il team professional per le prossime due stagioni (foto Alexis Dancerelle/DirectVelo)
Qual è il più grande insegnamento che ti sei portato a casa lo scorso anno?

Non ammalarmi nei momenti più importanti. 

Sta iniziando un periodo dove lo scorso anno hai fatto vedere grandi cose, senti la pressione di doverti ripetere?

No, non mi stresso affatto. La pressione per me arriverà più avanti credo e sarà lì che mi preoccuperò un po’ di più. Al momento sono tranquillo. Sono sorpreso delle mie qualità e aver raccolto ottimi risultati mi motiva ulteriormente. 

La Ronde de l’Isard, vinta, ha rappresentato l’ultimo passo prima di preparare il Giro Next Gen (foto Florian Frison/DirectVelo)
La Ronde de l’Isard, vinta, ha rappresentato l’ultimo passo prima di preparare il Giro Next Gen (foto Florian Frison/DirectVelo)
Come ti sei preparato per questo Giro Next Gen?

Abbiamo fatto un periodo in altura a Sierra Nevada. E’ stata la prima volta per me in altura quest’anno ma mi sono sempre trovato molto bene con questo tipo di allenamenti. 

Hai guardato il percorso, cosa ne pensi?

La cronometro iniziale sarà un bel test. Sicuramente questo tipo di prove non sono mai state il mio punto forte ma ci abbiamo lavorato bene in quest’ultimo periodo. Poi altre frazioni fondamentali saranno la terza, la settima e l’ultima a Pinerolo. 

Van Eetvelt, un altro campione pronto ad esplodere

21.05.2025
4 min
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E’ uno dei corridori che stuzzicano maggiormente la nostra attenzione: Lennert Van Eetvelt. Il belga classe 2001 appartiene alla schiera dei giovani terribili che stanno plasmando il nuovo ciclismo. Da Ayuso a Del Toro, da Grégoire a Lenny Martinez, non possiamo non inserire anche lui tra coloro che guideranno la prossima generazione.

Quest’anno il corridore della Lotto debutterà al Tour de France. Pensiamo che il Giro d’Italia sia la corsa più adatta a lui, ma la squadra belga ha scelto di saltare la corsa rosa per concentrarsi sulle gare di un giorno. Di Van Eetvelt abbiamo parlato con Kurt Van de Wouwer, direttore sportivo del team, per capire come si stia preparando a questo importante salto di qualità.

Ex corridore, Kurt Van de Wouwer è da uno dei direttori sportivi della Lotto dal 2013 (foto Team Lotto)
Ex corridore, Kurt Van de Wouwer è da uno dei direttori sportivi della Lotto dal 2013 (foto Team Lotto)

Un ragazzo che diventa leader

Lennert Van Eetvelt è al terzo anno nel WorldTour e, come ci racconta Van de Wouwer, il salto fatto non è solo fisico: «Lennert è diventato più aperto, più comunicativo e perfettamente integrato nel gruppo. A livello atletico è chiaramente più forte, i dati lo confermano, ma la cosa interessante è come abbia iniziato a comportarsi da leader. Condivide la sua visione della corsa, motiva i compagni e sa prendersi responsabilità».

Al Tour of Turkey Elia Viviani ci ha detto che lo vede come un faro per la squadra, e Van de Wouwer conferma: «Ha stretto un bel legame con Jasper De Buyst, un veterano del gruppo. Lennert ha le sue responsabilità, ci aspettiamo che vinca, ma al tempo stesso può imparare dai più esperti e a sua volta essere un riferimento per i giovani».

Un passaggio generazionale che, in Lotto, è in piena evoluzione e che trova in Van Eetvelt una figura sempre più centrale. Ricordiamo che De Lie, appena più esperto, appartiene a questa schiera di giovani “fatti in casa” e presto, al netto delle voci di mercato, presto si aggiungerà anche Jarno Widar.

Quest’anno non ha ancora vinto, ma nel 2024 Van Eetvelt aveva vinto il UAE Tour e anche il Tour of Guangxi
Quest’anno non ha ancora vinto, ma nel 2024 Van Eetvelt aveva vinto il UAE Tour e anche il Tour of Guangxi

I numeri della crescita

Il talento di Lennert Van Eetvelt era chiaro già ai tempi del Giro U23, quando tre anni fa sul Fauniera mostrò grandi doti in salita. Quel giorno eravamo lì e il corridore belga affrontò il gigante piemontese con una foga e un piglio da veterano. E soprattutto scattando da lontano.

Oggi quelle qualità si sono affinate e si leggono nei dati: «Lennert ha migliorato moltissimo sugli sforzi lunghi – riprende Van de Wouwer – in quelli da 3 a 5 minuti è cresciuto del 4-7 per cento, su quelli oltre i 12 minuti ha guadagnato un solido 10 per cento. La cosa impressionante è che ha mantenuto la sua esplosività. Il potenziale è ancora alto, sia dal punto di vista fisico che tattico».

Non sorprende, dunque, che il team stia costruendo il suo percorso con attenzione, puntando a farlo sbocciare in grandi corse a tappe, ma senza affrettare i tempi. Dopo le cinque vittorie del 2024 e il buon inizio di stagione c’è stato anche un problema per il fiammingo. Van Eetvelt infatti ha corso il Fiandre con un’infrazione al piede e infatti si è poi ritirato.

Però fa piacere vedere come un atleta che potenzialmente è da corse a tappe possa cimentarsi in una classica come il Fiandre. E’ vero, che è di quelle parti e pedalare su quelle strade per lui deve essere naturale, ma è anche vero che di Pogacar ce n’è uno…

Il belga sta lavorando molto anche a crono, cosa non facile visti i suoi numeri (anche antropometrici) da scalatore
Il belga sta lavorando molto anche a crono, cosa non facile visti i suoi numeri (anche antropometrici) da scalatore

Al Tour per le tappe

Ma ora ecco già profilarsi il Tour de France, il banco di prova più importante della sua carriera sin qui. La Lotto però, per questa sfida, non gli vuole mettere troppa pressione.

«Per noi – spiega Van de Wouwer – l’incognita principale è come reagirà alla tensione nervosa della prima settimana. In corse come il UAE Tour o la Volta a Catalunya, ha perso tempo per colpa dei ventagli. Per questo punteremo alle tappe, non alla classifica generale. L’energia mentale per difendere ogni secondo nei grandi Giri è enorme, preferiamo che la usi per sfruttare le sue chance quando si presentano».

In queste settimane Van Eetvelt si sta preparando in modo mirato. Ha fatto anche la ricognizione di alcune tappe del Tour e ora si trova in altura in Sierra Nevada, dove si allenerà anche con la bici da crono. «Lennert sta lavorando sodo – assicura il suo direttore sportivo – e mentalmente è molto concentrato». Ma come vede i campioni del ciclismo attuale? «Ha grande rispetto per corridori come Pogacar o Evenepoel – conclude Van de Wouwer – è naturalmente un po’ timido, non è uno che attacca facilmente discorso. Non credo che abbia mai parlato molto con loro. Ma la sua crescita passa anche da qui».

L’urlo di Viviani fa tremare Cesme. E adesso si riparte

03.05.2025
6 min
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CESME (Turchia) – Le linee che demarcano le postazioni di fotografi, massaggiatori e giornalisti sono abbastanza vicine all’arrivo: per questo l’urlo che lancia Elia Viviani fa quasi spavento. E’ forte, potente. Uno sfogo… se vogliamo. E forse lo è.

Il corridore della Lotto torna alla vittoria. E’ la sua prima del 2025, nonostante abbia appena pochi giorni di corsa nelle gambe.


Era un arrivo tecnico: mentre aspettavamo la corsa, tra di noi pensavamo: «Vedrai che in un arrivo così, Viviani lascia il segno. Sicuramente se lo sarà studiato bene». Una lunga semicurva verso destra, ultimi 100 metri al 2 per cento, vento contrario leggermente di traverso. Sprint da gambe, ovvio, ma anche da testa. E la testa il campione olimpico di Rio 2016 su pista ce l’ha. L’ha sempre avuta.

Anche oggi strade di incredibile bellezza. E che vento… Da segnalare nella fuga di giornata la presenza di Valerio Conti
Anche oggi strade di incredibile bellezza. E che vento… Da segnalare nella fuga di giornata la presenza di Valerio Conti

Una corsa a tappe per Elia

E così quell’urlo ha messo tutto a posto. I nostri pensieri e soprattutto quelli di Viviani. Giusto ieri ci aveva detto che aspettava le ultime due frazioni per fare qualcosa. Che il giorno di riposo forzato, dovuto all’annullamento della tappa per pioggia in questo “blocco di lavoro”, non lo aveva gradito tantissimo.

«Sono qui per fare volume e magari è stata un’occasione in meno. Avevo proprio bisogno di questi sette-otto giorni di gara. Conto di buttarmi nella mischia sabato e domenica. Che poi sia per il quarto, quinto, sesto o primo posto lo vediamo: sappiamo che le volate sono caotiche, però voglio sprintare, voglio esserci, farle».

Per Viviani una grande intesa con De Buyst ma anche con gli altri ragazzi. Abbiamo visto come lo hanno cercato dopo il traguardo
Per Viviani una grande intesa con De Buyst ma anche con gli altri ragazzi. Abbiamo visto come lo hanno cercato dopo il traguardo

E le ha fatte: novantesima vittoria. L’89ª risaliva addirittura all’ottobre 2023. Troppo per un campione del suo calibro. Dopo l’arrivo, l’abbraccio con i nuovi compagni è sincero, forte… Viviani si è accasato bene.

E che sia davvero un grande del ciclismo, lo si capisce anche dal fatto che prima di salire sul podio, nel dietro le quinte, persino i giudici dell’UCI vanno a congratularsi con lui. Un grosso signore turco, al via in un inglese stentato, gli aveva detto che era una leggenda. Insomma, questo Viviani è davvero internazionale.

Una foto particolare della volata. Gli ultimi 100 metri tiravano molto. Azzeccare il rapporto era vitale (foto Instagram – Frontset)
Una foto particolare della volata. Gli ultimi 100 metri tiravano molto. Azzeccare il rapporto era vitale (foto Instagram – Frontset)
Elia, che urlo! Ma soprattutto che vittoria…

Sono felice, ci voleva…

Che sprint è stato?

Con Jasper De Buyst, uno dei migliori apripista al mondo, sapevamo che c’era vento contro e anche che l’arrivo tirava un po’ in su. Quando lui è partito ai 500-600 metri ho pensato: «Ecco, siamo lunghi». Quando mi hanno anticipato, mi sono impanicato un attimo e ho pensato che fossero andati via. Però appena ho preso velocità in scia ho capito che ancora potevo saltarli sulla sinistra.

Anche perché c’era un po’ di vento contro e stare coperti fino alla fine non era male, forse?

Diciamo che mi sono reso conto proprio negli ultimi 100 metri che ancora era fattibile, perché all’inizio sembrava che loro avessero più gambe. Ma poi ho visto che la velocità non scendeva.

Abbiamo dato una sbirciata alla tua bici: era un setup apposito per questa tappa?

No, uso spesso la corona piena da crono, che è più aero, da 55 denti. Da quest’anno uso sempre il 55 perché comunque le velocità sono sempre più alte e mi piace andare un po’ agile. Dietro ho sempre la cassetta 11-34. Le ruote di oggi sono le Zipp 454, giuste per ogni terreno: non troppo veloci ma neanche troppo leggere. Un buon compromesso.

Cosa ti è passato per la testa quando hai tagliato per primo quella linea?

Quello che avevo in testa era ciò che ho detto qualche giorno fa: dovevo fare una corsa a tappe per riuscire ad elevare la mia condizione. Ieri ho detto che vorrei finire in crescendo qui per poi continuare a fare bene a Dunkerque. Ci sono tante occasioni nei prossimi dieci giorni per me. Rompere il ghiaccio sembra sempre la parte più difficile, quindi bisogna continuare ad essere forti con la testa, crederci… ma con la consapevolezza che ci sono degli step da rispettare.

La Orbea Orca di Viviani: ruote alte ma non altisisme (da 454 mm), pedivelle da 172,5 mm, tubeless da 28 mm, manubrio con attacco da 140 mm e largo 38 cm. Massimo rapporto 55×11
La Orbea Orca di Viviani: ruote alte ma non altisisme (da 454 mm), pedivelle da 172,5 mm, tubeless da 28 mm, manubrio con attacco da 140 mm e largo 38 cm. Massimo rapporto 55×11
Ci hai detto di De Buyst, ma nel finale vi abbiamo visti lavorare compatti…

E’ ovvio che i meccanismi di un lead-outing perfetto sono sempre da oliare. Abbiamo Joshua Giddings, che è un ragazzo giovane, davanti a De Buyst. Jasper può fare due tipi di lead-out: uno da solo, quindi mettermi in una posizione migliore, oppure un lead-out perfetto seguendo i nostri compagni. Ci stiamo lavorando, ma visto che il tempo non è molto, ci buttiamo negli sprint in due, senza articolare un vero treno.

Perché?

Per essere sicuri di fare la volata, che è quello che voglio in questo momento. Non abbiamo tempo per provare meccanismi e aspettare che vadano bene.

Ecco, provare meccanismi… però tu sei Viviani: sei arrivato qui in questa squadra e, in qualche modo, l’hai presa in mano. Come sta andando con la Lotto?

Sicuramente la squadra, se mi ha preso in quel momento, aveva bisogno di ragazzi di esperienza. E’ un gruppo giovanissimo, tantissimi arrivano dal devo team della Lotto e devono fare esperienza. A ogni gara abbiamo uno della continental, quindi è segnale che vogliono integrare i giovani nel gruppo professional. E’ vero, siamo in un anno in cui Lotto sta soffrendo un po’. Negli anni scorsi hanno messo al sicuro la licenza WorldTour e adesso stanno un po’ rifondando la squadra. Ma sono sicuro che si troverà la via giusta. Van Eetvelt è il faro che sta tenendo bene il gruppo. Ho vissuto situazioni simili anche in altre squadre: quando arrivano le vittorie e si rompe il ghiaccio, poi tutta la squadra va dietro.

Viviani ha preceduto Kristoff e Davide Persico. Nella generale guida sempre Poels con 16″ sul compagno Lopez
Viviani ha preceduto Kristoff e Davide Persico. Nella generale guida sempre Poels con 16″ sul compagno Lopez
Ieri parlavamo del ritmo gara che ti mancava. Quanto è difficile trovarlo?

Molto, per questo volevo fare una corsa a tappe. Allenarsi e poi fare una corsa ogni dieci giorni non poteva essere sufficiente specie dopo un inverno così particolare. A me serve correre e questa gara spero mi farà bene. Per me è impensabile fare come i giovani di oggi che non gareggiano per mesi, arrivano e vanno forte. Non lo è mai stato, figuriamoci ora a 36 anni.

Elia, quali sono i tuoi programmi da qui in avanti?

Dopo questo Presidential Tour of Turkey andrò a Dunkerque. Sia io che la squadra vogliamo vedermi davanti. Vogliamo vedere qualche bell’ordine d’arrivo, quindi andare vicino alla vittoria nei prossimi dieci giorni sarà importante. A Dunkerque ci sono molti sprinter, è importante mandare qualche segnale. Poi seguiranno altre gare. Per il resto della stagione vedremo. Farò delle corse di un giorno in vista del campionato italiano. Arnaud De Lie è l’atleta di riferimento della Lotto per il Tour, quindi al momento è più Vuelta che Tour.

Possiamo dire che il peggio è alle spalle?

Sì, assolutamente.

E per il 2026?

State guardando troppo avanti!

De Lie fuori squadra, cosa succede alla Lotto?

08.04.2025
4 min
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Quel distacco a oltre 100 chilometri dalla Gand-Wevelgem è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Così Arnaud De Lie è stato di nuovo messo “fuori squadra”, o meglio, fuori gara dalla sua Lotto fino a nuovo ordine. La decisione è stata presa, apparentemente, con grande calma e lucidità dal team manager della formazione belga, Stéphane Heulot.

«E’ sicuramente una delusione – aveva detto Heulot dopo la Gand – ma neanche una sorpresa. De Lie è indietro con la preparazione e le sue condizioni sono tutt’altro che ottimali. Era prevedibile una situazione del genere, anche se lui e tutti noi speravamo in qualcosa di diverso. Ma non siamo nella situazione dell’anno scorso. Ora dobbiamo porci delle domande e ripartire».

Guy Van Den Langenbergh, giornalista di Het Nieuwsblad e Gazet van Antwerpen
Guy Van Den Langenbergh, giornalista di Het Nieuwsblad e Gazet van Antwerpen

Parola a Van Den Langenbergh

Già, ma quali sono queste domande? Qualcosa di più l’abbiamo chiesto a uno dei giornalisti belgi più esperti in materia di ciclismo, Guy Van Den Langenbergh. Grazie a lui abbiamo cercato di capire se i problemi sono “solo” legati all’atleta o anche al ragazzo, all’uomo.

«Cosa è successo a De Lie? La situazione è “semplice” – spiega il giornalista di Het Nieuwsblad – per il momento Arnaud non è in grado di produrre risultati e per questo è stato allontanato dalle corse. De Lie si allena, ma non si prende cura di sé fuori dalla bici. Vive al 90 per cento per il suo lavoro, e questo non è sufficiente. Soprattutto perché ingrassa facilmente. Ha lavorato con un allenatore esterno, Gaetan Bille. Ora ha dovuto interrompere la cooperazione».

Di questa sospensione con Bille aveva parlato anche Heulot, che sotto questo aspetto era stato molto diretto, senza troppi giri di parole: «La cattiva forma di Arnaud non ha più nulla a che fare con la malattia di Lyme (contratta proprio un anno fa, ndr), gli esami medici sono chiari. Ciò di cui ha bisogno è lavoro, disciplina e serietà. Bisogna fare bene il proprio lavoro».

Così, dopo il 126° posto a De Panne, la rinuncia al GP E3 di Harelbeke e il ritiro alla Gand, la Lotto ha deciso di interrompere la collaborazione con Bille in modo netto.

De Lie (classe 2002) per lui anche problemi di peso, secondo il manager Heulot (e non solo)
De Lie (classe 2002) per lui anche problemi di peso, secondo il manager Heulot (e non solo)

Il quadro

Lo scorso anno, vuoi per sfortune, vuoi per errori personali e soprattutto per la malattia di Lyme, De Lie non andava bene e fu messo fuori corsa. Quasi per tutelarlo. Adesso sembra più una punizione. Oltre a rappresentare una necessità reale, visto che non è in grado di tenere le ruote.

Quest’anno il “Toro di Lescheret” era anche partito bene, vincendo una corsa a inizio stagione. Poi due scivolate lo hanno rallentato, ma di certo non giustificano il suo scarso rendimento. La “macchina De Lie” si è inceppata e l’atleta è ripiombato nel suo personalissimo groviglio.

«Io – riprende Van Den Langenbergh – non credo che la vittoria d’inizio stagione a Bessèges lo abbia appagato. De Lie è un ragazzo ambizioso. Finora la stampa belga lo ha trattato con pietà. E’ ancora giovane, ma questa è la seconda “primavera” consecutiva che gli manca. Deve riabilitarsi.
«Riguardo alle voci di un possibile addio alla Lotto, non credo che accadrà: ha ancora un anno di contratto e la squadra vuole trattenerlo».

Ma il ragazzo ha classe e una grinta pazzesca: eccolo vincere nella 3ª tappa di Besseges di quest’anno
Ma il ragazzo ha classe e una grinta pazzesca: eccolo vincere nella 3ª tappa di Besseges di quest’anno

Quale futuro?

La Lotto è senza dubbio una squadra che investe molto sui giovani. Si barcamena tra limiti di budget e risultati, ma ha un ottimo vivaio. Lo stesso De Lie, ma anche Van Eetvelt e Van Gils, che è stato preso dalla Red Bull-Bora proprio per farne un leader da classiche, ne sono l’esempio.
Perdere una pedina tanto importante e simbolica per le corse più rappresentative della stagione è un colpo pesante per il team belga. Pensate, la sua vittoria a Besseges resta ad ora l’unica per la Lotto in questo 2025…

Se magari non poteva competere a un Fiandre, corsa che comunque De Lie aveva detto essere nelle sue corde, di certo poteva fare bene a De Panne, Gand, Brabante… E invece niente di tutto ciò è stato o sarà possibile. «Ad ora non si sa quando rientrerà, ma di certo non sarà presente alla Roubaix», ha concluso Van Den Langenbergh.

Viviani alla Lotto e i pensieri di questi mesi difficili

21.02.2025
7 min
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Da ieri, 20 febbraio, Elia Viviani è un nuovo corridore della Lotto. Il matrimonio tra la formazione professional belga e il campione veronese è stato rapido, veloce. A 36 anni, compiuti lo scorso 7 febbraio, è il momento per il velocista azzurro di immergersi in una nuova avventura. Nella giornata dell’ufficializzazione, Elia si è goduto il suo lungo allenamento in bici, che lo ha tenuto occupato per la maggior parte del tempo. Negli anni Viviani ci ha mostrato di essere una persona sincera, che non si tira indietro e si assume le sue responsabilità. L’europeo su pista di Zolder non è andato come previsto, ma la notizia del trovato accordo con la Lotto mette davanti a uno dei volti di riferimento del ciclismo azzurro una pagina bianca tutta da scrivere

«Dopo Zolder – racconta da casa la sera – avevo bisogno di fare chilometri su strada, con oggi ho chiuso un bel blocco di tredici ore divise su tre giorni. Qua in Costa Azzurra il tempo è bello e si pedala con piacere».

Questa il post usato ieri sui social per annunciare l’accordo tra Viviani e la Lotto
Questa il post usato ieri sui social per annunciare l’accordo tra Viviani e la Lotto

Tutto in fretta

La notizia dell’accordo con la Lotto arriva a stagione iniziata e senza troppo preavviso, sia per gli addetti ai lavori che quasi per lo stesso Viviani. 

«E’ stata una cosa che ha preso forma nei giorni scorsi – prosegue – in Belgio durante gli europei ci siamo incontrati faccia a faccia. Si è parlato e a inizio di questa settimana si è concluso tutto. C’era la volontà di trovare una soluzione per il Giro, che non si è concretizzata. Una volta arrivata la Lotto abbiamo colto al volo questa occasione. Ho firmato per un anno, senza il pensiero che possa essere l’ultimo. La squadra è forte, tornerà nel WorldTour ed è tra le prime dieci al mondo, la Lotto non farà il Giro, ma sarà al Tour e alla Vuelta».

L’incontro decisivo tra il velocista azzurro e la Lotto è arrivato durante gli europei su pista di Zolder
L’incontro decisivo tra il velocista azzurro e la Lotto è arrivato durante gli europei su pista di Zolder
I contatti finali sono arrivati quindi quando eri in Belgio?

Già parlavamo ma abbiamo approfittato della vicinanza per vederci. Sono stato a Zolder una settimana esatta, essendo la Lotto una squadra belga veniva facile incontrarsi. 

Com’è stato fare l’europeo con questo pensiero in testa?

Positivo, ma anche di dubbio. Alla fine in questi mesi ci sono stati diversi contatti, ovvio che vederci ha aiutato e mi ha dato maggiore fiducia. Comunque il team manager aveva già un’ottima considerazione di me, quindi tutto era a mio favore. L’europeo in sé è iniziato malino con l’eliminazione, dove partivo per vincere e invece sono uscito quindicesimo per una banalità. Volevo affrontarla in maniera diversa rispetto al mondiale, con l’idea di non voler spendere troppe energie subito. Sono uscito che non ero ancora stanco.

Per Viviani la nazionale è stato un punto di riferimento nell’arco di tutta la carriera
Per Viviani la nazionale è stato un punto di riferimento nell’arco di tutta la carriera
Questione di testa o di gambe?

Gambe, assolutamente. Si è visto anche nell’omnium, so che a febbraio faccio fatica. Sono un “diesel” ho bisogno di avere chilometri e gare nelle gambe per essere al top. Sono partito così così nello scratch, poi bene la tempo race e una bella prova nell’eliminazione. Mi mancava quella componente di forza che si crea con una stagione su strada nelle gambe.

Com’è stato questo periodo nel quale se ne sono tante sul tuo futuro?

La mia forza è stata non ascoltare le cazzate. Se ne sono detti di tutti i colori, da che dovevo andare in una squadra, poi in un’altra, che sarei diventato il cittì della nazionale. Più di quello che viene detto non è stato facile gestire le reazioni. Quando è stato scritto che sarei diventato cittì, ho dovuto gestire tutte le reazioni e i messaggi ricevuti. Sono state queste le situazioni pesanti, per me. Ovviamente ho una scaletta di chi vale rispondere e chi non no, però comunque c’erano delle persone per le quali ho dovuto prendere tempo e rispondere. Alla fine mi sono sorpreso di come ho gestito questi ultimi mesi.

Viviani raggiungerà i compagni di squadra direttamente alle prime gare (immagine Instagram/Lotto)
Viviani raggiungerà i compagni di squadra direttamente alle prime gare (immagine Instagram/Lotto)
Sei riuscito a rimanere sereno?

Sì. La mattina mi svegliavo ed ero sempre concentrato sull’allenamento che avrei dovuto fare. A gennaio ho cercato un programma che mi permettesse di passare bene il tempo: quindi sono andato alla Quattro Giorni di Brema, poi alla Due Giorni di Berlino, il tutto con l’obiettivo degli europei. Insieme alla nazionale abbiamo messo giù un bel programma per tenermi “vivo” in attesa che qualche situazione si sbloccasse. E’ arrivata la Lotto e ne sono felice, perché parlando con il manager ho percepito subito la fiducia in me. In questo momento sento di aver bisogno di una persona che creda in me, che non si faccia troppe domande di quanti anni ho e di cosa posso fare fra due stagioni.

Quanto è stata importante la pista per mantenere concentrazione e focus?

Più che la pista, la nazionale e il famoso gruppo che abbiamo. Devo ringraziare tutti, dal presidente Dagnoni a Marco Villa e tutto lo staff azzurro. Se in questi mesi ho continuato a pensare alla bici e non a tante altre cose è grazie a loro. A partire dal primo gennaio quando non ho più indossato la maglia della Ineos, perché era la mia ex squadra e ho messo quella della nazionale. Per me rappresenta un rifugio, quindi più che la pista devo ringraziare il gruppo che abbiamo creato, che probabilmente mi dà indietro anche tutto quello che ho dato in questi anni.

Gli appuntamenti di gennaio su pista sono serviti per avere un obiettivo a breve termine e per allenarsi al meglio, qui insieme a Consonni a Brema (foto Arne Mill)
Gli appuntamenti di gennaio su pista sono serviti per avere un obiettivo a breve termine e per allenarsi al meglio, qui insieme a Consonni a Brema (foto Arne Mill)
Hai giocato un ruolo importante in vista degli europei…

Non era scontato esserci. Perché nell’anno post olimpico è partito un progetto nuovo per Los Angeles, loro senza alcun dubbio mi hanno supportato fino ad adesso. Come ho sempre detto, alla fine la nazionale è la mia squadra, ogni volta che ho avuto delle situazioni complicate ho sempre trovato una base solida alla quale appoggiarmi. Ci sono stati diversi momenti durante questi anni in cui la nazionale è stato un po’ il mio rifugio.

Il sogno Giro non lo metti nel cassetto…

Penso che sia una cosa corretta nei confronti della squadra che mi ha dato l’opportunità adesso. Loro non vogliono essere la formazione che mi fa smettere e io devo loro tutto il mio impegno. Vedremo come andrà quest’anno, se dimostrerò di poter stare a certi livelli non vedo perché dovrei fermarmi

L’appuntamento con il Giro per Viviani è solo rimandato. Nel 2018 in maglia Quick Step vinse 4 tappe e la classifica a punti
L’appuntamento con il Giro per Viviani è solo rimandato. Nel 2018 in maglia Quick Step vinse 4 tappe e la classifica a punti
La fede un po’ cieca che hai avuto nel continuare è stata anche legata tanto alla nazionale quindi? 

Assolutamente, se non ci fossero stati gli europei a febbraio probabilmente sarebbe stato tutto più difficile. Ho fatto 5.000 e passa chilometri negli ultimi mesi, farli senza avere niente in testa, giusto per portare la bici a spasso, non sarebbe stato semplice. 

A Zolder ti abbiamo visto impegnato tanto accanto ai giovani. 

Mi piace, l’ho sempre fatto, magari con dei giovani amici come è successo con Ganna e Milan. In questa nuova avventura dell’europeo ero insieme a dei ragazzi con cui forse avevo parlato una volta sola: Sierra, Stella, Grimod o Favero. Era una situazione diversa e devo dire che anche lì ho capito che mi piace dare loro dei consigli. Ho passato una settimana in camera con Davide Stella e mi sono trovato bene in quel ruolo. Penso inoltre che i giovani ne abbiano bisogno, l’ho visto dalle domande che facevano, da come venivano a cercarmi.

Uno degli obiettivi a breve termine per Viviani è tornare alla Milano-Sanremo, l’ultima volta che l’ha corsa era il 2022
Uno degli obiettivi a breve termine per Viviani è tornare alla Milano-Sanremo, l’ultima volta che l’ha corsa era il 2022
Trasportando cosa sulla Lotto quale può essere il tuo ruolo?

Innanzitutto voglio conoscere bene la squadra e i miei nuovi compagni. Sul mio ruolo credo che sarà inizialmente quello di capire le potenzialità dei giovani che abbiamo intorno, ovviamente qualcuno è già affermato come Segaert o De Lie. Cercherò di capire subito per chi e come posso essere importante, senza dimenticare che la squadra mi ha preso per sprintare. Avrò questo doppio ruolo, dove probabilmente mi vedrete in qualche occasione accanto ai giovani e in altre in cui avrò il mio momento. 

Quand’è che vai a conoscerli?

Probabilmente i compagni li vedrò direttamente alle gare, la squadra ha 25 corridori (26 con lui, ndr) quindi potrei iniziare abbastanza presto. Domani (oggi per chi legge, ndr) sarò in Belgio al service course del team un po’ per accelerare e capire le parti organizzative, la bici e tutto il resto. Avrò già un primo meeting con coach e team manager per vedere i programmi e dove ci sono delle possibilità di inserirmi subito.

Non vediamo l’ora di vederti in gara allora…

Manca poco, ci vediamo i primi di marzo.

Europei nel Limburgo. Wauters ci apre le porte di Zolder

07.02.2025
6 min
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Dal 12 al 16 febbraio si svolgeranno i campionati europei su pista. Uno dei principali motivi d’interesse dell’edizione di quest’anno è il suo teatro, il nuovissimo velodromo di Zolder inaugurato nello scorso giugno. Siamo in Belgio, ma l’impianto è un orgoglio di tutta una regione, il Limburgo, in condominio fra Belgio e Olanda. Tanto è vero che questa è solo la prima di una lunga serie di eventi.

A capo della sua organizzazione c’è una vecchia conoscenza del ciclismo internazionale, Marc Wauters. Professionista per oltre 15 anni con all’attivo anche una tappa del Tour e una Parigi-Tours, dal 2009 diesse della Lotto, Wauters è nativo di Hasselt, nel cuore del Limburgo belga e ha sempre avuto a cuore l’affermazione del suo territorio, vera patria delle due ruote. A lui spetta il compito di fare gli onori di casa parlando di come il velodromo s’inserisce e dà nuovo impulso alla sua tradizione.

Marc Wauters è del 23 febbraio 1969. E’ diesse della Lotto dal 2009 ed è responsabile del velodromo del Limburgo
Marc Wauters è del 23 febbraio 1969. E’ diesse della Lotto dal 2009 ed è responsabile del velodromo del Limburgo
Quando è nato il tuo impegno con il velodromo del Limburgo?

Il mio sogno è iniziato nel 2005. Parlo di sogno non a caso. Sono stato un professionista per 16 anni e al via della mia ultima stagione ho partecipato alla prima 6 Giorni. Non avevo mai corso su pista, ricordo che ero accoppiato a Tom Boonen, lui campione del mondo e io campione belga a cronometro. Non avevo mai guidato su pista, mi allenai al mattino e alla sera ero già in gara. Ricordo che quell’impianto dove eravamo mi lasciava perplesso, non c’era neanche uno spazio centrale ricavato, stanze interne per adeguati spogliatoi e così via. Pensai che c’era bisogno di qualcosa di nuovo, diverso. Pensai che c’era bisogno di un velodromo nuovo, uno spazio per i giovani, per il futuro. Meno di due anni fa il sogno ha iniziato a concretizzarsi.

Come lo hai pensato?

Non è stato facile, tanto è vero che il progetto è cambiato almeno tre volte. Dal 2015 abbiamo iniziato a metterci mano, ma non riuscivamo mai a trovare una quadra. Volevamo fare le cose in grande, poi l’Uci ha aperto una porta per il mondiale su pista nel 2028, ancora da assegnare e l’occasione era ghiotta per poter proporre il Limburgo come suo teatro. Quindici mesi fa era tutto pronto, abbiamo apposto gli ultimi ritocchi e inaugurato l’impianto a giugno, poi abbiamo fatto le nostre richieste per grandi eventi a cominciare dai prossimi europei. Deve essere un impianto polifunzionale, tanto è vero che si presta anche agli eventi di Bmx e nel 2027 ospiterà gli europei di questa disciplina. Ha tutti i servizi e può ospitare grandi numeri di spettatori, essendo utile quindi anche per altre manifestazioni come partite di basket e concerti.

L’impianto può ospitare vari eventi, legati non solo al ciclismo o allo sport in genere
L’impianto può ospitare vari eventi, legati non solo al ciclismo o allo sport in genere
Come riesci a conciliare questi impegni con quelli con la Lotto?

Io sono il responsabile del ciclismo del circuito, ma sono anche il direttore sportivo del team. Quindi lavoro a tempo pieno per quasi tutto il tempo. Ho una vita frenetica, questo è certo… Ma con l’impegno si riesce a tenere dietro a tutto, poi lavoro con ottimi staff dei quali mi fido.

Ho letto che sono già previsti più eventi internazionali. State pensando anche ad altre attività come una 6 Giorni e altro per tenerlo impegnato anche d’inverno?

No, per le 6 Giorni, penso che il livello sia troppo alto. Inizierò ora con i campionati europei, poi vedremo. Abbiamo già avuto l’edizione del 2028, poi i mondiali juniores del 2026, gli europei di categoria l’anno successivo insieme alla rassegna di bmx. Puntiamo ai mondiali, vedremo. In Belgio ci sono già cinque 6 Giorni, è un’attività che ha più tradizione nella zona di Gand, lì c’è da oltre 100 anni. Non è facile organizzare una 6 Giorni, oltretutto ci sono pochi specialisti e pochi corridori che investono il loro tempo invernale su pista. Senza considerare l’esborso di denaro, le tante persone necessarie per la sua organizzazione. Il gioco non vale la candela. L’europeo è più semplice, ha risalto, è alla nostra portata per allestire un’edizione di grande livello. Andiamo per gradi, magari tra 10 anni la penserò diversamente e la 6 Giorni sarà fattibile.

In carriera Wauters ha vinto 22 corse, qui il successo ad Anversa nella tappa del Tour del 2001
In carriera Wauters ha vinto 22 corse, qui il successo ad Anversa nella tappa del Tour del 2001
La costruzione dell’impianto è legata anche alla volontà di dare nuovo impulso al settore della pista in Belgio?

Sicuramente. Noi abbiamo già impianti in Belgio, un paio, questo è il terzo e deve diventare un centro per la preparazione dei ragazzi. Già ora abbiamo tanta attività, tanti giovani che vengono ad allenarsi qui, su una pista con i crismi olimpici. Abbiamo pensato anche di mettere bici a noleggio, per far abituare i ragazzi alla pratica soprattutto del Bmx perché parte tutto da quello. Da noi ci si può avvicinare al ciclismo a costi molto popolari, è questo uno dei motivi dell’esistenza di questo impianto. Ho una buona sensazione al riguardo.

E’ una pista veloce?

Certamente, abbiamo lavorato molto per questo. Già nei primissimi mesi di attività abbiamo visto la realizzazione di due record nazionali, sul chilometro e nell’inseguimento femminili. Ottenuti su questa pista, il che dimostra che è molto veloce. Io spero che qui si possa realizzare anche un record mondiale.

La pista è già frequentatissima per allenamenti e si è dimostrata molto veloce
La pista è già frequentatissima per allenamenti e si è dimostrata molto veloce
Zolder era una località famosa per gli sport motoristici. Ora, tra il velodromo e la gara di ciclocross, ha cambiato la sua tradizione o La gente locale ama sempre più le auto?

Bella domanda. La società sta cambiando, ma me ne sono accorto già anni fa, quando ancora la Formula Uno era di casa. Uno dei primi atti dopo la fine della mia attività ciclistica è stata la creazione di una scuola di ciclismo, nel 2007, perché se ne sentiva il bisogno. Le nuove generazioni cercavano qualcosa di diverso dalla tradizione motoristica locale. E’ bello vedere ora così tanta gente che viene a pedalare qui e nei dintorni, tra l’altro l’impianto ha le luci ed è aperto anche alla sera, vi organizziamo attività tre volte a settimana. E a volte abbiamo più di 500 ciclisti sulla pista di quattro chilometri intorno all’impianto. Poi c’è il ciclocross. Una discilpina che ha una grande tradizione. Qui il ciclismo ormai è di casa, ha soppiantato la passione per i motori.

La prossima settimana iniziano gli europei: gli spettatori che cosa troveranno?

Per me è una grande occasione e siamo molto emozionati. Spero che la gente della regione qui venga in massa. Per il fine settimana siamo già vicini al sold out, speriamo che venga tanta gente anche negli altri giorni. Anche ai mondiali su strada avviene questo, tutti presenti nel weekend, poi gli altri giorni si riempiono alla fine. Ma i segnali che ci arrivano sono molto positivi e io spero che le prestazioni siano all’altezza. Non nascondo che spero tanto in un primato mondiale, darebbe un’impronta al velodromo.

Zolder è già da anni teatro di una delle principali corse del ciclocross internazionale
Zolder è già da anni teatro di una delle principali corse del ciclocross internazionale
Ultima domanda legata alla Lotto: che cosa ti aspetti da questa nuova stagione?

Noi stiamo lavorando soprattutto pensando alle classiche. Abbiamo il campione belga (Arnaud De Lie, ndr), spero che possa far bene su percorsi che gli si adattano. Ha imparato dai suoi errori, penso che possa far meglio dello scorso anno. La nostra è una squadra molto giovane. Dobbiamo lavorare duro per raccogliere più punti possibile e rientrare nel WorldTour. Ci faremo trovare pronti.

Le aspettative di Van Eetvelt. Arriva il tempo dei Grandi Giri

24.01.2025
5 min
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Certe volte vincere non basta. Guardate Lennert Van Eetvelt: a soli 23 anni ha iniziato la sua stagione vincendo e l’ha chiusa vincendo, ha portato a casa due corse a tappe del WorldTour come Uae Tour e Tour of Guangxi, eppure per molti addetti ai lavori è stato un comprimario, forse perché ha saltato per infortunio tutta la primavera e la sua Vuelta è durata solo metà corsa. Inconvenienti di un ciclismo che tritura tutto e tutti, non dando il tempo di riflettere.

Per Van Eetvelt nel 2024 36 giorni di gara con 5 vittorie e ben 12 Top 10
Per Van Eetvelt nel 2024 36 giorni di gara con 5 vittorie e ben 12 Top 10

Promosso capitano della Lotto

Il giovane talento della Lotto però guarda avanti e così fa il suo team, che sapendo ben valutare un 2024 da protagonista lo ha eletto a capitano della squadra, insieme all’altro giovane Arnaud De Lie, puntando sulle sue qualità di corridore completo ma con ampi margini di miglioramento. Per il corridore di Binkom inizia una stagione importante, che parte però dalla difesa di quanto fatto.

«Per me è stata un grande passo avanti. E’ stato difficile arrivare dove sono, passando per molti infortuni e devo dire grazie al team che mi è sempre stato vicino, facendomi correre con alcuni dei ragazzi migliori al mondo in tutti i posti. L’anno passato mi ha dato molta fiducia, so che qualsiasi cosa mi succeda ho la forza per tornare ai vertici, lavorando con pazienza».

La prima vittoria del corridore Lotto nel 2024, battendo Vlasov e McNulty al Trofeo Serra Tramuntana
La prima vittoria del corridore Lotto nel 2024, battendo Vlasov e McNulty al Trofeo Serra Tramuntana
Quanto ti è pesato perdere 4 mesi di corse e saltare tutto il periodo delle classiche?

E’ stata dura, per tutta la prima parte dell’anno. Sentivo che non ero in gran forma all’inizio della stagione e avevo qualche dubbio se sarei riuscito a tornare al livello che volevo. Ci è voluto davvero molto tempo, ma è stato un cammino utile per capire quello che sono, quando posso essere resiliente. Ora ho più sicurezza. Guardate l’ultimo Lombardia: non ero al massimo, ma quando la corsa si è sviluppata ero lì, con Evenepoel e gli altri, a lottare. Significa che il mio livello di base è quello ed è un livello da vertici.

Lo scorso anno hai vinto due importanti corse a tappe: ti stai specializzando nelle prove medio-brevi o pensi che le corse di un giorno siano ancora le più adatte a te?

Spero in realtà di migliorare dappertutto ed essere in grado di competere per qualcosa d’importante nell’arco di un Grande Giro. Ma c’è ancora molta strada da fare, quindi ci sto solo lavorando. Il resto viene da sé, l’essere competitivo un po’ dappertutto, sono tappe per arrivare lì come dimostrano anche gli altri che corrono e vincono le grandi prove a tappe.

Il belga punta soprattutto a essere competitivo nei Grandi Giri, ma deve migliorare a cronometro
Il belga punta soprattutto a essere competitivo nei Grandi Giri, ma deve migliorare a cronometro
L’infortunio al ginocchio è risolto e per proteggerlo hai cambiato qualcosa nella tua preparazione?

Più che altro ho cercato di affinare le mie qualità per essere competitivo su vari obiettivi. Mantenere il mio scatto per le classiche, ma essere anche più performante in salita. Per ora l’aspetto sul quale ho meno dimestichezza sono le cronometro, dove pure agli inizi di carriera me la cavavo bene, ma su questo dovrò lavorarci.

Quando eri ragazzino ti affascinavano di più le classiche o i Grandi Giri?

Sicuramente le grandi corse a tappe. Il Tour de France. Era la mia corsa preferita da guardare ogni estate, ho sognato di essere lì, a lottare con i più forti. Quest’anno andrò puntando alle tappe e a capire bene come va interpretato, aprendomi comunque a ogni possibilità, alla Vuelta invece andrò per fare classifica. Il Tour resta la corsa regina ed è lì che voglio scrivere pagine importanti.

Alla Vuelta ritiro alla tappa numero 12, ma fino ad allora se l’era ben cavata con il 2° posto a Pico Villuercas dietro Roglic
Alla Vuelta ritiro alla tappa numero 12, ma fino ad allora se l’era ben cavata con il 2° posto a Pico Villuercas dietro Roglic
La Lotto conta molto su di te per centrare il traguardo del WorldTour: qual è l’atmosfera in squadra?

È davvero ottimale, siamo tutti carichi alla vigilia dell’inizio della stagione e vogliamo portare a casa quanti più punti possibile. Abbiamo una squadra giovane, anche io lo sono e me ne rendo conto, ma questo ti dà anche quel pizzico di spregiudicatezza che può fare la differenza. Ognuno è carico, entusiasta, pronto a dare il massimo e questo è molto, molto bello.

La tua è la generazione di Evenepoel: per voi ragazzi belgi l’olimpionico è uno stimolo in più per emergere?

Sì, penso che molto abbiano influito le vittorie di Remco. I corridori belgi della mia generazione sono tutti di altissimo livello ora e c’è un grande cambiamento nel ciclismo. I ragazzi più giovani puntano a emergere il prima possibile come ha fatto lui. Ognuno di noi vuole dimostrare che il suo non è stato un caso isolato, ognuno vuole arrivare al vertice.

Van Eetvelt comincia a essere molto popolare, in Cina facevano la fila per un suo autografo
Van Eetvelt comincia a essere molto popolare, in Cina facevano la fila per un suo autografo
Alla Lotto sarai il capitano con De Lie. Ci saranno corse dove gareggerete entrambi, come vi gestirete?

Abbiamo un tipo di calendario e di obiettivi completamente diversi, quindi sapremo coesistere, anche quando gareggeremo insieme, sacrificandoci l’uno per l’altro. Ci sosteniamo a vicenda perché prima di tutto viene il team. Abbiamo entrambi le nostre cose da fare.