Dopo il Giro d’Italia, torna su pista a casa. Kopecky verso Parigi

16.07.2024
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L’AQUILA – Volente o nolente Lotte Kopecky è stata una protagonista assoluta il Giro d’Italia Women. Volente perché sappiamo quanto sia forte e grintosa la belga. Nolente perché neanche lei e il suo clan non si aspettavano una prestazione simile. «Il programma iniziale era un po’ diverso, non credevamo di ritrovarci a dover lavorare in questo modo per questa tappa», ci aveva detto Elena Cecchini al via da Pescara, tappa finale.

Il programma era un po’ diverso sebbene l’iridata fosse venuta al Giro in buona condizione, ma non ottimale. Era venuta, per sua stessa ammissione, con l’obiettivo finale delle Olimpiadi di Parigi. Questo non significa che fosse arrivata in Italia per allenarsi e basta, sia ben chiaro. 

Appena due settimane prima del Giro Women la portacolori della Sd Worx aveva rivinto il titolo nazionale sia a crono che su strada.

L’imperiosa volata di Foligno. Dopo aver perso il primo sprint dalla Consonni, qui Lotte ha vinto con 4 bici di vantaggio
L’imperiosa volata di Foligno. Dopo aver perso il primo sprint dalla Consonni, qui Lotte ha vinto con 4 bici di vantaggio

Obiettivo Parigi

E infatti dopo l’arrivo finale, al netto della comprensibile delusione per la sconfitta impostale da Elisa Longo Borghini, una parte di Kopecky era soddisfatta: «Ho dato il massimo e arrivare così vicina è una testimonianza del duro lavoro della mia squadra e del mio. Sono orgogliosa di ciò che abbiamo ottenuto e questo mi dà grande fiducia per andare avanti e quindi per le Olimpiadi».

«Io non sapevo davvero cosa avrei potuto raccogliere durante questa corsa. E’ andata bene. Ho vinto una tappa, la maglia rossa e ho lottato fino alla fine per la classifica generale.

«Se penso che sono venuta qui per soffrire, per migliorare la mia forma… allora dico di aver avuto successo. Ora sono delusa – ha continuato Lotte nel dopo L’Aquila – avrei potuto vincere il Giro, ma ho bisogno di guardare il quadro in modo più ampio e allora posso dire di tornare a casa con più fiducia».

Kopecky (classe 1995) sui rulli in cima al Blockhaus. La belga era forse la più fresca al traguardo quel giorno
Kopecky (classe 1995) sui rulli in cima al Blockhaus. La belga era forse la più fresca al traguardo quel giorno

Giro in crescita

Analizziamolo quindi il Giro di Lotte Kopecky. Il suo e quello di Longo Borghini sono stati due approcci simili, almeno per quanto riguarda le gare precedenti. Andando a ritroso: campionati nazionali per entrambe, Tour of Britain per Kopecky, Tour de Suisse per Longo, e quindi Giro Women. 

Nonostante il caldo intenso della corsa, che vedeva le ragazze davvero cotte una volta all’arrivo, la belga reagiva subito. Tante volte, specie sul Blockhaus, l’abbiamo vista tagliare il traguardo che stava ancora bene. Si vedeva dal volto, dalla sua determinazione glaciale e dal fatto che dopo pochi secondi era già sui rulli. Emblematico è stato il caso proprio del tappone del Blockhaus.

Tutte, Elisa anche, sono rimaste sull’arrivo, Lotte no. Lei è entrata subito nell’area dietro al palco delle premiazioni a fare scioglimento sui rulli. Segno di una grande lucidità e una grande capacità di recupero.

«Non avevo mai fatto una scalata tanto lunga – ha detto la belga con soddisfazione – questo significa che sto bene».

Kopecky è arrivata con una buona dose di lavoro sulle gambe e all’inizio della corsa rosa non era iper brillante. Poi con il passare delle tappe la situazione si è stabilizzata per tutte e contestualmente sono emerse la sua classe e la sua brillantezza, tanto da vincere a Foligno in volata quasi per distacco. Fino al capolavoro del Blockhaus.

Solo a L’Aquila Lotte ha dimostrato di essere umana anche lei, pagando nel finale gli sforzi del giorno precedente sulle montagne.

Lotte e il suo staff sono rimasti piacevolemte sorpresi dalla prestazione del Blockhaus. «E’ stata più dura del Tourmalet», ha detto il suo diesse
Lotte e il suo staff sono rimasti piacevolemte sorpresi dalla prestazione del Blockhaus. «E’ stata più dura del Tourmalet», ha detto il suo diesse

Kopecky soddisfatta

Il calendario della belga a Parigi sarà piuttosto fitto: farà le due prove su strada e poi si sposterà in pista. Dopo questa mole di lavoro le serve in primis recuperare e trovare l’ultimo colpo di brillantezza. Bisogna che metta la gemma nella corona. Per il resto tutto è stato fatto. E anche bene.

«Come ho detto tante volte – prosegue la belga – ero qui con l’obiettivo primario dei Giochi Olimpici. Io correrò sia su strada che su pista. Ora vado a casa. Farò qualche giorno di riposo e poi dalla prossima settimana (cioè questa, ndr) inizierò un training camp in pista che mi servirà per ritrovare brillantezza e quindi si partirà per Parigi.

«Non andrò in altura (anche perché non ci sarebbe tempo, ndr). Dal punto di vista della mia condizione e di come è andato il Giro d’Italia Women in questo senso sono soddisfatta. Anzi, molto soddisfatta. Penso di essere pronta per Parigi».

Finalmente il Giro di Elisa. All’Aquila il vero capolavoro

14.07.2024
6 min
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L’AQUILA – «Dai Giorgia, pronostico secco: chi vince il Giro Women?». «Elisa Longo Borghini, la squadra di Lotte non riuscirà a controllare la fuga ed Elisa nell’ultimo chilometro non si farà staccare neanche se dovesse rimetterci la vita».

È iniziata così la nostra ultima tappa. Questa mattina ai bus avevamo incontrato la diesse della Human Powered Health, appunto Giorgia Bronzini, come sempre ficcante e decisa. Il suo era stato un pronostico perentorio. E soprattutto giusto.

Alta tensione

Non poteva finire diversamente questo Giro d’Italia Women. Non si poteva perdere per un secondo. Forse per una sorta di contrappasso, forse di orgoglio o semplicemente per una questione fisica, le cose si sono invertite.

Ieri Lotte Kopecky sul Blockhaus ha fatto la scalatrice e oggi Elisa Longo Borghini ha fatto la finisseur. Da preda a predatrice.

Oggettivamente nessuno si aspettava una Kopecky tanto forte in salita. Non è il suo terreno e magari oggi ha pagato qualcosa in termini di brillantezza.

Anche il clan di Lotte non si aspettava di arrivare al via dell’ultima tappa con questa classifica. «È stata una sorpresa per noi, avevamo altri piani. E oggi abbiamo la nostra tattica», ci aveva detto Elena Cecchini, compagna dell’iridata.

Su carta le atlete della Sd Worx ieri erano arrivate nelle retrovie sfruttando al tutto il tempo massimo. Ed era lecito immaginarsele più fresche quest’oggi. E tutto sommato ci erano anche riuscite.

Il contrario del Blockhaus: oggi è stata Longo Borghini a marcare la ruota di Kopecky
Il contrario del Blockhaus: oggi è stata Longo Borghini a marcare la ruota di Kopecky

Orgoglio e gambe

Al contrario Elisa si è caricata di orgoglio. L’orgoglio della campionessa che non si dà per vinta e la sua frase di ieri: «Non è finita fin quando non è finita», è quanto mai calzante.

Eppure proprio ieri sera qualche dubbio le era venuto. Ed è normale: dove si batte un’atleta che vince le volate di gruppo, va forte sugli strappi e persino sulle grandi salite? Anche Jacopo Mosca, marito di Elisa, oggi sull’arrivo de L’Aquila, ammette che per la prima volta dall’inizio del Giro Women l’aveva sentita meno sicura.

«Però stamattina – ha detto il compagno e collega della Lidl-Trek – quando sono arrivato e l’ho vista scendere dal bus era già un’altra. Aveva un altro sguardo». Merito probabilmente anche della mental coach Elisabetta Borgia

Come Bugno

Elisa Longo Borghini vince dunque il Giro d’Italia Women e lo fa da padrona assoluta. In testa dalla prima all’ultima tappa, come Gianni Bugno nel 1990.

Ma non è stato tutto facile. «Nella tappa di Toano – racconta Elisa – ho sofferto moltissimo il caldo. Negli ultimi 300 metri avevo i brividi. Dopo l’arrivo volevo vomitare. E’ stata dura. Ma poi mi sono ripresa bene».

Elisa si è goduta l’abbraccio e l’urlo de L’Aquila. Il suo contrattacco a 300 metri ha letteralmente messo a sedere Lotte Kopecky, che infatti poi ha mollato e ha perso ben 20” su questo ennesimo arrivo duro.

I chilometri finali sono stati da batticuore. Un’attesa estenuante. Il gruppo delle big che va piano, Longo Borghini che attende l’affondo di Kopecky. Era anche una sfida di nervi.

«Stranamente – ha spiegato Elisa – mi sentivo molto tranquilla. Tutto quello che dovevo fare l’avevo fatto. Avevo lasciato le emozioni i pensieri fuori di me e la squadra mi aveva messo nelle migliori condizioni possibili. Io dovevo solo non perdere un secondo da Lotte. Solo a quello pensavo».

Dopo l’arrivo Kopecky non era il ritratto della felicità
Dopo l’arrivo Kopecky non era il ritratto della felicità

Lotte amara

«Perdere così è amaro – dice Kopecky – noi come squadra abbiamo corso benissimo. Fisher-Black ha dato il 200 per cento. Ma non capisco perché nel finale ci fossero squadre con due o tre atlete e non ne abbiano messa neanche una a tirare. In questo modo poi si sarebbero giocate la vittoria di tappa. Negli ultimi 10 chilometri mi sembrava di avere tutto il gruppo contro.

«Nel finale quando Elisa mi ha affiancato sapevo che era finita. Ovviamente volevo vincere il Giro, ma penso che quello che ho fatto ieri (sul Blockhaus, ndr) per me sia stata già una specie di vittoria».

Un affondo quello della piemontese che ha fatto crollare i nervi della belga. Jacopo Mosca però era fiducioso di un contrattacco di Elisa, forse perché conosce la determinazione della moglie meglio di chiunque altro.

L’urlo, la potenza, lo sfogo: Kopecky staccata, il Giro è di Elisa Longo Borghini
L’urlo, la potenza, lo sfogo: Kopecky staccata, il Giro è di Elisa Longo Borghini

La forza di Elisa

Una determinazione che viene da lontano. Certi momenti, come quello dopo l’aver vinto un Giro d’Italia, sono fatti anche per fermarsi un attimo e guardarsi indietro.

«Io auguro a tutte le bambine di avere un papà come il mio – racconta con un filo di commozione Elisa Longo Borghini – lui, e anche mio fratello, non mi hanno mai posto limiti. Mi hanno sempre aiutato, supportato, spronato. Mio papà, che mi ha messo in bici, mi diceva che sarei diventata forte e che avrei vinto tante corse. Io pensavo: “Ma cosa dice, sto solo andando in bici”. E invece… Bisogna crederci, crederci sempre».

Come quando nel 2018 dopo l’ennesima difficoltà Elisa stava per rimettere in discussione tante cose, tra cui il ciclismo stesso. Ma arrivò una telefonata.

«Era Luca Guercilena che mi diceva del progetto Trek-Segafredo che poi è divenuto Lidl-Trek. Se oggi sono qui, se indosso questa maglia – fa una pausa e si guarda la maglia rosa con passione – è anche grazie a lui. In tanti momenti difficili lui c’è stato. Ecco dunque, auguro a tutti di avere attorno le persone giuste».

Tutto in un secondo. Longo generosa, Kopecky “mostruosa”

13.07.2024
7 min
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BLOCKHAUS – Quando tagliano il traguardo devono letteralmente raccoglierle o sorreggerle. La sfida è stata senza esclusione di colpi. Potente e intensa fino alla fine. Lotte Kopecky ha vinto la battaglia ai punti, anzi all’abbuono. Elisa Longo Borghini non l’ha staccata e l’iridata le ha guadagnato altri due secondi. Ora il distacco è di appena un secondo. 

Grande colpo di Neve Bradbury (classe 2002): partita ai 10 km dall’arrivo
Grande colpo di Neve Bradbury (classe 2002): partita ai 10 km dall’arrivo

La montagna degli australiani

Il Giro d’Italia Women intanto incorona Neve Bradbury. Un nome che quassù sta bene. Lei non si è sciolta al solleone. Tra l’altro ha confermato che il Blockhaus è la montagna degli australiani. La giovane portacolori della Canyon-Sram infatti è un’aussie proprio come Jai Hindley che quassù ha vinto quando poi si è portato a casa la maglia rosa due anni fa.

Con questa impresa Bradbury sale sul podio provvisorio. Oggi è stato il classico esempio del detto: fra i due litiganti il terzo gode. Anche se attenzione, Bradbury ha dimostrato di avere una gamba fotonica. Neve è scattata a 10 chilometri dal traguardo. Da sola. Si è messa giù con un grande passo e salendo con un ritmo molto elevato, man mano ha aumentato il suo vantaggio sfruttando le finestre di rallentamento dopo gli scatti di Longo Borghini.

E forse, il condizionale è d’obbligo, queste due immense atlete oggi le avrebbero prese comunque da lei. Ma questa è solo una nostra sensazione. Se non altro per come le abbiamo viste tagliare il traguardo. Neve era ben più fresca di loro.

Voltati, io ci sarò

Ieri vi abbiamo parlato di una Lotte Kopecky seria, concentrata, quasi col muso lungo dopo il traguardo. Oggi è stata l’opposto. Mentre le altre erano a terra, lei dopo 30” era già sui rulli.

Eppure la sua doppia scalata al tetto del Giro Women non era sembrata iniziare bene. Nel primo passaggio era spesso in coda. Quando è passata sul Passo Lanciano aveva la bocca spalancata, la maglia aperta e uno sguardo che non lasciava pensare nulla di buono.

E quando è ripresa la salita forse stava ancora peggio. E’ vero che lì c’erano le pendenze più dure, ma ad un tratto sembrava stesse per staccarsi. Erano rimaste una dozzina e lei era nelle retrovie. Quando poi Champan e Realini si sono date il cambio e c’è stata una pausa nel ritmo, lei è come rinata. 

O forse quello era il segno che avrebbe dovuto accendersi per bene. Sapeva che con la scalatrice abruzzese la Lidl-Trek avrebbe cambiato passo. Eccola dunque come rinata, in terza ruota incollata a Longo Borghini.

«Anche Elisa oggi è stata super forte – ha detto Kopecky – ho fatto tutto quanto nelle mie possibilità per cercare di cogliere il secondo posto. Sono molto soddisfatta e vedremo cosa succederà domani. Ora cercherò di riprendermi, di mangiare e dormire bene. Stasera regalerò un piatto di pasta in più alle mie compagne! Spero che così domani abbiano le energie per controllare la corsa».

In volata la potenza e l’esplosività di Kopecky hanno prevalso: Lotte 2ª, Elisa 3ª. Grazie ai 2″ di abbuono guadagnati ora il distacco tra le due è di 1″
In volata la potenza e l’esplosività di Kopecky hanno prevalso: Lotte 2ª, Elisa 3ª. Grazie ai 2″ di abbuono guadagnati ora il distacco tra le due è di 1″

Kopecky d’assalto

«C’è tanto ancora in ballo domani – ha detto l’iridata – e non approfittarne sarebbe un peccato. Certo, se domenica scorsa avessi fatto un po’ meglio (il riferimento è alla crono di apertura, ndr) adesso sarei in rosa. Proveremo di tutto per ottenere quella maglia rosa». E mentre lo dice col mento indica Longo Borghini che è seduta pochi metri alla sua sinistra, anche lei intenta a parlare con i giornalisti.

Kopecky sa bene che semmai dovesse vincere questo Giro Women il capolavoro lo avrebbe firmato qui. Okay il Tourmalet l’anno scorso, ma questa tappa, anzi questa doppia scalata, era più dura della tappa francese. 

Quella ruota come lei ha detto è stato il suo mantra. Probabilmente non si è accorta se ai lati della strada c’erano alberi o alberghi, marmotte o mucche. Ha fatto quello che doveva fare e lo ha fatto in modo perfetto.

Non ha sprecato mezza energia di troppo. Ha sfruttato il 48-35 delle corone che aveva scelto. E nel finale, ha sfruttato la sua esplosività, facendo fare uno sforzo enorme alla Longo per non prendere il buco.

«Al momento sono seconda in classifica generale – ha concluso Lotte – e sono contenta di questo. Ma domani è l’ultimo giorno, l’arrivo è di nuovo duro… quindi perché non provarci?».

Orgoglio Elisa

«Non è finita fino a che non è finita». Elisa Longo Borghini raccoglie energie ed orgoglio. A testa alta parla con la serenità di chi sa di aver dato tutto quello che aveva.

Se Kopecky guardava la sua ruota, lei scattava, si voltava e la belga era ancora lì. Mentalmente non doveva essere facile. Okay che la belga non è la campionessa del mondo per caso, ma ricordiamoci che appena tre giorni fa vinceva una volata di gruppo. Ora eccola davanti in una tappa con 3.800 metri di dislivello e pendenze spesso in doppia cifra.

«Quel che brucia sono le gambe, perché ho fatto tanta fatica – spiega la piemontese – io non ho mai sottostimato Lotte Kopecky. Ricordiamoci che per poco non ha vinto il Tour. Ed è stata sfortunata perché davanti aveva la compagna Vollering. Sapevo che sarebbe andata forte oggi. Fa ridere però che dopo 18 chilometri di salita arrivi a fare uno sprint ancora una volta. Quindi sì: mi sarei aspettata di trovarla quassù.

«I miei wattaggi oggi sono stati leggermente inferiori al solito a causa del grande caldo. Ma credo che per tutte fosse così. Sono abbastanza contenta».

Elisa ha ringraziato la squadra. Oggi un grande lavoro da parte di staff e compagne
Elisa ha ringraziato la squadra. Oggi un grande lavoro da parte di staff e compagne

Tutto in un secondo

Ora Elisa ha una forte pressione. Ma anche la belga non se la passa poi meglio. Per entrambe vincere o perdere un Giro d’Italia Women per un misero secondo non è cosa da poco. E’ roba che fa tremare i polsi e salire i battiti solo a pensarci.

La tappa dell’Aquila, specie il suo finale, somiglia ad una classica e sappiamo come va Kopecky in certe corse. Gli ultimi 3.000 metri potrebbero essere quelli di un’Amstel o di una Freccia Vallone. Su carta adesso è lei la favorita. Se non altro ha dalla sua lo sprint e gli abbuoni. Di contro è che comunque la maglia rosa ce l’ha Elisa.

«Come si dorme stanotte? Serena. A domani ci penserò domani – spiega Longo Borghini – quindi penso proprio che dormirò bene, specie dopo una tappa così tosta! Qualcosa di simile l’ho vissuto, ma al contrario, al Women’s Tour 2022: ero dietro di 2” e ho vinto per 2”. Se riuscirò a vincere questo Giro sarà solo per merito delle mie compagne».

«Ma il bello dello sport è anche questo. Tu sai quali sono le tue capacità, sai quanto ti sei preparata ma non sai quanto sono forti o più preparate di te le altre. Oggi ho trovato un’avversaria identica a me».

Lippert fa festa. Magnaldi ci prova. E dietro colpi di stiletto

12.07.2024
5 min
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CHIETI – Colpi di stiletto? Schermaglie? Lotta psicologica? Elisa Longo Borghini e Lotte Kopecky si sono quantomeno punzecchiate in questa sesta, dura e caldissima tappa del Giro d’Italia Women. Alla fine sono loro due le protagoniste assolute, anche se oggi a gioire è stata Liane Lippert (nella foto di apertura), che era in fuga.

In gruppo serpeggia un clima se non di paura, quantomeno di attesa, verso quella che sarà probabilmente la tappa decisiva di questo Giro Women. E se non dovesse essere decisiva per decretare la vincitrice finale, lo sarà per dare lo scossone definitivo alla classifica. Due volte il Blockhaus e per di più con questo caldo è qualcosa di enorme.

Erica Magnaldi si rinfresca dopo il traguardo: oggi punte di 39 gradi sul percorso. Per lei circa 15 borracce
Erica Magnaldi si rinfresca dopo il traguardo: oggi punte di 39 gradi sul percorso. Per lei circa 15 borracce

Magnaldi coriacea

E oggi è stato solo l’antipasto. Lo sa bene Erica Magnaldi, terza all’arrivo e super protagonista della fuga di giornata.

«Ho tirato tanto è vero – dice la portacolori della UAE Adq con ancora il fiatone – ma il mio punto di forza è la salita e quindi ho tentato di staccare le avversarie sull’ultima ascesa. Purtroppo siamo alla sesta tappa e dopo tante frazioni dure e un’altra tappa in cui sono stata in fuga non ero più freschissima. Se non altro sono riuscita a staccare una delle quattro e mi sono almeno assicurata il podio, ma bisognava pur sempre arrivare. Non volevo rivivere la scena di due giorni fa quando sono stata ripresa a 80 metri dal traguardo e così mi sono sacrificata, pur sapendo di essere battuta in volata».

Ad una dozzina di chilometri dall’arrivo le quattro avevano oltre 2’30” di vantaggio e per Magnaldi che in salita va forte poteva essere l’occasione per risalire anche nella generale, soprattutto guardando al Blockhaus. Lei però declina l’opzione e ammette che pensava soprattutto alla tappa.

«Ho iniziato questo Giro senza puntare alla classifica, per essere più libera mentalmente e fisicamente. Il mio grande obiettivo dopo il Giro è il Tour de France Femmes. Vorrei non arrivarci troppo stanca».

«In gruppo devo ammettere c’è abbastanza paura – prosegue Magnaldi – io stessa sono un po’ intimorita pensando a domani, perché il caldo ci sta davvero mettendo a dura prova. E su una salita del genere si sentirà ancora di più. Immagino sarà una tappa di pura sopravvivenza per tutte».

Elisa Longo Borghini in maglia rosa e Lotte Kopecky in maglia rossa: sono loro due i fari di questo Giro

Le regine

Sopravvivenza non per Lotte Kopecky ed Elisa Longo Borghini. Su carta almeno, saranno loro le carnefici. Oggi quando hanno accelerato nello strappo finale: Kopecky scatta, Longo Borghini chiude e rilancia. Sembravano Vingegaard e Pogacar. Una superiorità netta rispetto alle altre, anche se la stessa Elisa ci dice che non sarà una sfida a due.

«Quando ho vinto la volata la mia sensazione è stata più quella di un gesto di “oh ce l’ho fatta”, che di gioia vera e propria. A 32 chilometri all’arrivo Lotte si è mossa, ma il suo non è stato tanto un attacco quanto un allungo perché era stizzita da non so cosa. Io l’ho seguita perché non si sa mai. A gente così lasci 10 metri e ti dà 10′.

«Quando invece è partita nel finale lo avevo capito che sarebbe scattata. Mi ha fatto il “prefisso internazionale” praticamente! Ho provato a staccarla ma non è stato  possibile… perché è forte».

Per radio, la diesse Teutenberg le ripeteva di stare attenta, perché Lotte era arrabbiata. «Ma – racconta l’atleta della Lidl-Trek – anche io sono grintosa, pensavo dentro di me. Non sono qui a spulciare i peluches! Però è stato bello. E’ una sana competizione.

«Sul contrattacco mi sentivo bene, ma è anche vero che domani è una tappa molto dura e una piccola energia risparmiata conterà. Potevo forse insistere, però non mi sembrava il caso».

E ora Blockhaus

Qui al Giro Women è opinione comune che Kopecky possa fare il colpaccio anche in salita e che quindi questa corsa rosa sarà una cosa a due. Elisa deve stare attenta.

Tuttavia Longo Borghini non ne è affatto convinta che sarà una sfida a due: «Non sarà una cosa solo tra noi due, ci sono tante scalatrici forti. Non è perché ora sono in maglia rosa vuol dire che ci resterò. Il livello è alto. Quando non c’è la Vollering sembra sempre che non ci sia nessuno. In realtà non è così. Guardate oggi come siamo andate. Ho visto la tappa del Blockhaus con Gaia (Realini, ndr) anche quella dell’Aquila che secondo me è durissima: tutto è ancora da giocare».

«Mi aspettavo che fosse più difficile oggi – ha detto una serissima Kopecky dopo l’arrivo – faceva molto caldo e forse è per questo siamo andate un po’ più tranquille. Volevo prendere i secondi bonus, ma non avevo abbastanza compagne di squadra per controllare la corsa. 

«Il Blockhaus? Non ne so nulla. Stasera devo studiarlo, anche se so che è una salita dura. Ma l’anno scorso dicevano anche che il Tourmalet sarebbe stato troppo duro per me. E invece l’ho fatto bene», ha suonato sibillina l’iridata.

Insomma è già duello anche nelle prese di posizione differenti.

Con Guarischi nelle ambizioni della SD Worx al Giro d’Italia Women

10.07.2024
4 min
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I volti in casa SD Worx-Protime sono distesi e sereni per questo Giro d’Italia Women. Tra le fila delle atlete al servizio di Lotte Kopecky, campionessa del mondo in carica, c’è anche Barbara Guarischi. L’atleta lombarda, al secondo anno nel team olandese, si presenta al via dopo una bella prova al Lotto Thuringen Ladies Tour. 

«Partiamo dal fatto che sono stata inserita all’ultimo nella squadra del Giro – racconta – avrei dovuto fare solamente il Tour de France. Però Marlen Reusser è stata male nelle settimane passate ed è ancora in fase di guarigione. La squadra ha deciso di preservarla in vista delle Olimpiadi e del Tour de France, quindi eccomi qui. Devo ammettere che sto bene, ho avuto qualche problema di salute a inizio stagione ma mi sto riprendendo bene». 

Per Guarischi due secondi posti al Lotto Thuringen Ladies Tour prima di partire per il Giro
Per Guarischi due secondi posti al Lotto Thuringen Ladies Tour prima di partire per il Giro

Tappe sì, maglia forse

Insieme a Guarischi apriamo le tende in casa SD Worx per capire quali saranno gli obiettivi del team. Lotte Kopecky sarà capitano unico o dividerà i gradi con qualcun’altra? 

«La squadra – spiega Guarischi – è molto forte. Diciamo quasi costruita apposta per andare sulle tappe e questo è l’obiettivo. Punteremo tanto alle singole vittorie anche perché Lotte Kopecky ha curato molto la preparazione alle Olimpiadi, che la vedranno impegnata in pista. E’ un Giro d’Italia Women parecchio impegnativo, ma Lotte è campionessa del mondo e belga, quindi non potremo nasconderci».

Kopecky nella cronometro di Brescia aveva già accumulato 25 secondi di ritardo da Elisa Longo Borghini
Kopecky nella cronometro di Brescia aveva già accumulato 25 secondi di ritardo da Elisa Longo Borghini

Ambizioni? Moderate

Il distacco di 25 secondi accumulato da Lotte Kopecky nella cronometro inaugurale e il secondo posto in volata alle spalle di Chiara Consonni danno credito alle parole di Guarischi. La campionessa del mondo sembra essere arrivata al Giro d’Italia Women con una forma da perfezionare

«Secondo me – spiega Guarischi – il percorso potrebbe risultare troppo impegnativo. Il giorno del Blockhaus non sarà semplice, vista anche la preparazione che Lotte sta facendo per la pista. Vedremo come reagirà il suo fisico. Staremo attente e quasi tutte avremo il nostro spazio con la Fisher Black che può puntare alle tappe in salita e a fare una buona classifica. Il distacco di un minuto e sedici secondi accumulato da Elisa Longo Borghini nella cronometro è da considerare. Penso sarà difficile, ma non impossibile, avvicinarsi a lei o superarla.  

Decide l’Abruzzo

Tutte le voci sentite fino ad ora, come quella di Gaia Realini, confermano che il Giro d’Italia Women si deciderà con le tre tappa in Abruzzo. Tutte diverse ma impegnative e da non sottovalutare, la classifica potrà ribaltarsi completamente. 

«Vero che la cronometro iniziale ha permesso di scavare dei margini – analizza Guarischi – è anche vero, tuttavia, che le ultime tre tappe sono toste. E’ facile, considerando che sono alla fine, prendere minuti su minuti o andare in crisi da un momento all’altro. Mai dire mai, bisognerà arrivare in Abruzzo per avere delle risposte definitive. Ribadisco che la squadra è qui per vivere la corsa tappa dopo tappa e per accumulare più vittorie possibile».

Inizia (con una vittoria) il sogno rosa di Longo Borghini

07.07.2024
4 min
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BRESCIA – A strappare la prima maglia rosa di questa edizione del Giro d’Italia Women è Elisa Longo Borghini. Le aspettative sono state rispettate, non senza qualche brivido visto il solo secondo di ritardo di Grace Brown. La Lidl-Trek piazza due atlete sul podio, dietro alle due già citate arriva l’australiana Brodie Chapman. Elisa Longo Borghini ha aspettato silenziosamente che tutte le atlete finissero la loro prova, visto che è stata una delle prime a prendere il via questa mattina. Un’attesa lunga che si scioglie in qualche lacrima di commozione a coronamento di un bel sogno che è solo all’inizio probabilmente. 

«In una cronometro – ha detto la neo maglia rosa in conferenza stampa – è abbastanza difficile capire come andranno le altre. Al primo intertempo dall’ammiraglia mi avevano detto di avere undici secondi su Kopecky, che sono diventati venticinque sul traguardo. Devo dire che quando Grace Brown ha tagliato il traguardo con quel colpo di reni, ma dietro di un solo secondo, ho detto: “ok ce la posso fare”. Poi è stata una lunga attesa fino alla fine».

Finalmente la maglia rosa

Il via del Giro d’Italia Women, il primo targato RCS Sport & Events, avviene da Piazza della Loggia. Nel centro della città, a cavallo tra la storia lontana e recente di Brescia, la più grande paura per le atlete arriva dal cielo. Le nuvole grigie scaricano qualche goccia nella mattinata, durante la ricognizione, ma danno tregua nel momento in cui la corsa prende ufficialmente il via. 

«Non ci si abitua mai – racconta – soprattutto se è una vittoria di questo calibro. Mai niente è scontato, devi sempre faticare per vincere. Dopo lo scorso anno questa maglia rosa sicuramente significa tanto e voglio ringraziare la mia squadra per il supporto. Ora andiamo avanti, la corsa è lunga ma abbiamo un piano per i prossimi giorni».

Alla domanda se dopo un secondo e un terzo posto questo possa essere l’anno giusto per portare la maglia rosa fino alla fine si concede un gesto di scaramanzia. «E’ un Giro lungo – analizza – che finisce a L’Aquila. Penso che sarà una bella settimana, ora non voglio pensare alla fine ma vivere giorno per giorno e fare del mio meglio ogni tappa. E’ anche bello approcciarsi ad una corsa in questa maniera perché mi permette di godermi questa benedetta maglia rosa». 

Di nuovo a cronometro

Longo Borghini si mette alle spalle la delusione di aver perso il titolo nazionale per una squalifica arrivata poco più di due settimane fa. Quella di Brescia è una cronometro che ha un sapore diverso, visto anche il solco scavato con le rivali per la classifica generale. La sconfitta di giornata è Lotte Kopecky, quinta sul traguardo, che paga 25 secondi nei 15,7 chilometri della prova odierna. Più di un secondo a chilometro. 

«Da qui alla fine il cammino sarà sicuramente lungo e in salita – spiega con una risata –  è vero le avversarie sono lontane. Però non bisogna mai abbassare la guardia, è un Giro d’Italia Women con tante frazioni che possono essere un tranello. Come detto la squadra qui è molto forte, per la Lidl-Trek non ci sono solamente io, ma c’è anche Gaia Realini

Le avversarie sono lontane, prima su tutte proprio Lotte Kpecky, ma il Giro è appena iniziato
Le avversarie sono lontane, prima su tutte proprio Lotte Kpecky, ma il Giro è appena iniziato

Sguardo a Parigi

Il percorso di questa seconda metà di stagione per Longo Borghini è iniziato con il Tour de Suisse, poi i campionati nazionali a cronometro e su strada. Da lì Elisa è andata in ritiro sul San Pellegrino sotto la guida del cittì Sangalli per preparare l’appuntamento olimpico.

«Da dopo il Giro, fino a Parigi – conclude – starò a casa tranquilla ad allenarmi. E’ stata una bellissima emozione essere convocata per la terza volta alle Olimpiadi. Oggi ci tenevo a fare bene, per dimostrare che a cronometro vado forte. E che a Parigi non partirò giusto per il gusto di farlo. La convocazione è anche un segnale del buon lavoro che abbiamo fatto insieme alla squadra. Siamo partiti da lontano, con tanto tempo passato nel velodromo e su strada ad allenarsi».

Majerus, la vittoria sfumata e la furia di Kopecky

11.06.2024
5 min
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Due anni di attesa. Certo, se guardate il palmarés di Christine Majerus ogni stagione compare la sua vittoria al campionato nazionale lussemburghese, ma lei stessa ne conosce il valore relativo. Ne ha vinti 31 fra gare in linea e a cronometro, ma non è la stessa cosa. Non è lo stesso di qualsiasi altra corsa, con compagne di squadra ed avversarie di ogni parte del mondo, di qualsiasi categoria sia. Era dall’11 marzo 2022 che aspettava di cogliere il risultato pieno e quando hai 37 anni sai che ogni occasione conta, il tempo ti sta sfuggendo di mano come sabbia tra le dita.

La lussemburghese è campionessa nazionale in linea ininterrottamente dal 2010, a cronometro dal 2007
La lussemburghese è campionessa nazionale in linea ininterrottamente dal 2010, a cronometro dal 2007

Christine, è il tuo giorno…

Tappa finale del Tour of Britain. La Sd Worx sta facendo il suo solito, comanda la classifica generale con l’iridata Lotte Kopecky, quella a squadre, quella a punti, se ci aggiungiamo le vittorie di tappa è il bottino al quale nel ciclismo si è ormai abituati. Al mattino, riunione prima della corsa, si valuta che cosa fare. La difesa del primato non è in discussione, ma si pensa che sarebbe bello fare qualcosa di diverso dal solito.

Durante la tappa, quasi 100 chilometri con partenza e arrivo a Manchester, il team trova l’accordo: si corre per Christine. E’ il giusto premio per il suo impegno. Questa volta Kopecky e Wiebes saranno le sue luogotenenti, la piloteranno verso il traguardo, ma poi starà a lei dare la zampata finale. La lussemburghese è fuori di sé dalla gioia, durante la corsa si vede il suo sorriso, sa che sta per succedere qualcosa che aspettava da tempo. E’ pur sempre una prova WorldTour, metterci la propria firma alla sua età non è cosa di tutti i giorni.

Per tantissime volte gregaria, per la Majerus quella britannica era la giornata per prendersi la sua soddisfazione
Per tantissime volte gregaria, per la Majerus quella britannica era la giornata per prendersi la sua soddisfazione

Fuori causa la Paternoster

Si arriva alle battute conclusive e a fare la volata non sono neanche in tante, il gruppo si è sfaldato. Non c’è neanche quella spina nel fianco della Paternoster, attardata da una foratura che le costerà il podio nella classifica generale. Loro però ci sono, in forze e la volata la lanciano come quelle che sanno di essere le padrone. Solo che questa volta i ruoli sono invertiti.

Christine si lancia, sicura, pregustando il tutto. Kopecky e Wiebes sono lì, quasi scudiere del suo successo, lontane pochi centimetri. Alza il braccio. Lo alza troppo presto, al suo fianco c’è inattesa Ruby Roseman-Gannon, la campionessa nazionale australiana. Neanche l’aveva vista.

La sfortunata volata della Majerus con l’australiana che la passa sulla sua sinistra
La sfortunata volata della Majerus con l’australiana che la passa sulla sua sinistra

Davide contro Golia

Già, perché l’assenza forzata della Paternoster aveva scombinato i piani della Liv Jayco Alula, con l’australiana che non sapeva più che la compagna non c’era, quindi niente più treno da mettere insieme, ma lei si è buttata lo stesso, con coraggio, quasi un Davide contro il Golia identificato nell’intero team olandese. Forse neanche si erano accorti che anche lei si stava precipitando verso l’arrivo.

E’ questione di centimetri. Un battito d’ali. Un tuffo al cuore. Il responso è impietoso: ha vinto l’australiana e in casa Sd Worx volano gli stracci. La Kopecky è un fiume in piena davanti ai primi taccuini: «Abbiamo scelto di puntare su Christine nello sprint e lo abbiamo fatto alla perfezione fino alla fine. Quando ho visto Christine andare ero sicura che avremmo vinto, invece è stato uno stupido errore. Avrebbe potuto essere un bel finale per Christine, ma abbiamo concluso bene come squadra» per poi andarsene verso il pullman della squadra. I dirigenti la calmano, le dicono di gettare acqua sul fuoco.

Christine insieme alle compagne dell’SD Worx. A Manchester tutto era filato liscio fino allo sprint…
Christine insieme alle compagne dell’SD Worx. A Manchester tutto era filato liscio fino allo sprint…

Parola d’ordine: ammorbidire i toni…

Gli addetti stampa fanno il loro mestiere che è anche quello di edulcorare quello che avviene. Le successive dichiarazioni sono molto più morbide, rilasciate via social (e naturalmente concordate): «Può sembrare sciocco, ma si può capire la nostra decisione solo se si sa quanto rispetto abbiamo l’una per l’altra. Abbiamo deciso di lasciare che Christine sprintasse per la vittoria. Anche se non è andata come previsto, avremmo comunque fatto la stessa scelta».

Christine è a terra. In tanti anni di carriera mai le era capitata una cosa simile, assaggiando tutto d’un colpo la delusione propria unita a quella delle compagne, delle capitane. Testa bassa, con le spalle che sembrano sostenere un peso enorme. I giornalisti sono impietosi, la notizia è la sua sconfitta, o meglio come essa è arrivata. Lei riesce a dire poche parole, in maniera sommessa: «È colpa mia se ho esultato troppo presto, ma complimenti a Ruby per aver creduto nelle sue possibilità fino al traguardo. Ringrazio le mie compagne per avermi dato la possibilità e mi dispiace di aver rovinato tutto».

Il fotofinish che all’Amstel ha punito la Wiebes, anche lei esultante troppo presto
Il fotofinish che all’Amstel ha punito la Wiebes, anche lei esultante troppo presto

Chi è senza peccato…

Conoscendo il suo impegno, la sua abnegazione, il rispetto per la sua carriera (è nel massimo circuito fin dal 2008) meritava un epilogo diverso. Anche perché qualcuno in passato diceva “Chi è senza peccato scagli la prima pietra” e non c’è neanche bisogno di andare troppo indietro nel tempo: Amstel Gold Race, la Wiebes alza la mano dal manubrio e la Vos la beffa. Forse prima di giudicare bisognerebbe pensarci due volte e venendo via da Manchester molti si chiedevano: ma le daranno un’altra chance?

Grandi gambe e grande bici: la SL8 di Kopecky per il pavé

10.04.2024
5 min
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ROUBAIX (Francia) – Specialized S-Works Tarmac Sl 8 è la bici che ha vinto la Parigi-Roubaix Femmes. Veloce su asfalto, rapidissima nel velodromo, filante sul pavé. Questa in sintesi la specialissima di Lotte Kopecky.

Il setup della sua bici parte da lontano. Come usano fare tutti i team di vertice, già in inverno la Sd Worx-Protime ha svolto dei sopralluoghi tecnici. E alla fine si è arrivati alla bici perfetta, visto che ha vinto. Chiaramente sabato l’iridata aveva gambe infallibili, ma l’efficienza del mezzo si sa che in questa gara tanto particolare ha il suo bel peso.

Kopecky in azione sul pavè. Da notare come anche Vos abbia Sram, ma comandi molto più dritti
Kopecky in azione sul pavè. Da notare come anche Vos abbia Sram, ma comandi molto più dritti

Solo colore?

La prima novità è che Lotte ha utilizzato un telaio diverso da quello che siamo abituati a vedere di solito con la livrea iridata, come la sua maglia. Stavolta la belga aveva una bici nera.

In Sd Worx-Protime ci hanno detto che era identica a quella che utilizza solitamente, ma magari poteva essere un telaio più robusto o al contrario leggermente più “morbido”. Ricordiamo che in casa Specialized c’è anche la versione un po’ più accessibile di questa bici: una versione che utilizza una fibra meno rigida dello stesso telaio ed è quella che che non ha il nome S-Works, ma solo Tarmac.

Attenzione: questa è una nostra supposizione, sia chiaro. Sul telaio la scritta S-Works c’è ed è in bella vista e dalla squadra hanno parlato solo di una colorazione diversa, uguale per Kopecky come per le altre atlete. Pertanto ci atteniamo alle fonte ufficiale.

La Specialized Sl 8 di Kopecky. Ruote Rapide CLX dal profilo differenziato classico 51 mm anteriore, 60 mm posteriore e canale interno da 21 mm
La Specialized Sl 8 di Kopecky. Ruote Rapide CLX dal profilo differenziato classico 51 mm anteriore, 60 mm posteriore e canale interno da 21 mm

Rapporti standard

Anche nella Parigi-Roubaix, corsa in pianura, l’iridata non ha rinunciato alle sue pedivelle da 165 millimetri: scelta che magari sarebbe stata più normale in caso di salite. Pedivelle corte, che stanno utilizzando anche Remco Evenepoel (anche lui su Specialized) e in qualche occasione Tadej Pogacar. 

Kopecky ha leve fisiche lievemente inferiore ai due colleghi uomini, ma può beneficiare del colpo di pedale da pistard. Anche se è molto potente, la belga non rinuncia “all’agilità”, sia pure con tutte le proporzioni del caso, dato che comunque spinge rapporti lunghi.

A proposito di rapporti, la campionessa del mondo ha scelto una cassetta Sram 10-33 e una monocorona anteriore da 50 denti. Altre atlete che avevano Sram hanno preferito la cassetta 10-28: ipotesi corretta visto che non c’erano salite e potevano beneficiare di una cassetta più progressiva. Kopecky, invece, si è tenuta questa “ancora di salvataggio” del 33, magari per favorire eventuali ripartenze da ferma. 

Copertoncino da 32

C’è poi la questione delle gomme, sempre delicata quando si parla di pavè e Roubaix in particolare come abbiamo visto anche ieri. In questo caso sono emerse tutta la sua capacità di guida e la personalità nel fare determinate scelte. Tutte le ragazze del team utilizzavano il copertoncino Mondo da 35 millimetri, Lotte aveva il 32.

Questa è una copertura particolare, tornata in auge da poco in casa Specialized. La stessa gomma il giorno dopo l’abbiamo visto anche tra gli uomini. Il copertoncino Mondo è realizzato con la mescola Gripton (di Specialized). E’ una miscela T2 e T5, come le gomme al vertice della gamma di Specialized. Però ci ha un po’ colpito il fatto che non avesse la spalla rinforzata contro le forature. Tutto sommato non ci sarebbe stata male in un copertoncino che nasce per l’endurance.

Il copertoncino Mondo da 32 mm con doppia mescola: scorrevole al centro, più grippante ai lati
Il copertoncino Mondo da 32 mm con doppia mescola: scorrevole al centro, più grippante ai lati

Nel segno della continuità

Riguardo alle misure della bici, nulla è stato cambiato, così confermano in casa Specialized. Ogni angolo rispetta la norma. Però c’è un dettaglio che ci ha incuriosito. Quando la bici era sul podio abbiamo notato che la sella sembrava essersi spostata di un paio di millimetri rispetto al serraggio sul carrello. I segni erano visibili.

E’ stata una scelta ponderata, cioè fatta prima del via, o magari la sella è “scivolata” indietro per via di sobbalzi e vibrazioni? In ogni caso parliamo davvero di micro aggiustamenti.

La posizione delle leve dei freni era invece nel limite dei 5 gradi. Sembrano parecchio ruotati all’interno, ma la bici è stata controllata (tra l’altro si nota anche il tagliando rosso appeso al manubrio). Quello che invece è diverso è proprio il manubrio. Solitamente Kopecky utilizza un modello integrato (piega e attacco). Per la Roubaix invece ha scelto un set tradizionale, probabilmente per avere una presa alta migliore e utilizzare i secondi comandi, quelli con i bottoncini. E proprio questo le ha consentito di intervenire in prima persona per eseguire una regolazione con una brugola alla vigilia del primo settore di pavé.

Troppa Kopecky per questa Balsamo. Roubaix all’iridata

06.04.2024
6 min
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ROUBAIX (Francia) – Se domenica scorsa al Giro delle Fiandre ci aveva colpito lo sguardo di Elisa Longo Borghini prima della partenza, stamattina a Denain quegli stessi occhi li aveva Lotte Kopecky. La campionessa del mondo è sempre molto concentrata e determinata, ma stavolta faceva veramente paura.

Body iridato strettissimo che esaltava ogni fibra muscolare. E quegli occhiali, appoggiati sul casco mentre gironzolava tra il bus e il podio firma, lasciavano intravedere uno sguardo agghiacciante.

«Questo era uno dei grandi obiettivi della stagione – ci ha detto la sua compagna Barbara Guarischi dopo l’arrivo – la volevamo tantissimo e la volevamo con Lotte. Oggi abbiamo corso da squadra vera. Sempre unite, sempre compatte».

Spettri fiamminghi?

Eppure la corsa non sembrava stesse prendendo una piega troppo positiva per la Sd Worx-Protime. Lorena Wiebes faceva fatica e Kopecky, come avevamo già visto nelle ultime gare fiamminghe, continuava a scattare, ma senza fare la differenza. Per poi spegnersi nel finale.

«No – continua Guarischi – la corsa è andata come volevamo. Riscatto? Direi che è vero che qualcosa non ha funzionato bene nelle ultime gare, ma proprio per questo come ho detto prima ci siamo comportate come una vera squadra. Le gambe non sono sempre le stesse e ogni gara ha una storia a sé. Oggi però non ci sarebbe sfuggita. Speravamo di avere Wiebes davanti nel finale, così da far correre più coperta Lotte, anche perché c’erano ragazze molto veloci, ma col senno del poi è andata bene così».

Una volta entrate nel velodromo, tra le “altre ragazze veloci” c’era anche Elisa Balsamo. La sua presenza in quel drappello ci ha fatto sperare che il suo spunto riportasse la Roubaix Femmes in Italia dopo il successo di Elisa Longo Borghini due anni fa. Ma dal bordo della pista abbiamo rivisto lo sguardo feroce, o meglio l’espressione visto che questa volta gli occhiali erano abbassati, di Kopecky.

In questa foto tutta la potenza di Lotte Kopecky
In questa foto tutta la potenza di Lotte Kopecky

Feeling Koepcky

Per un po’ ci è sembrato uno sprint a due: Elisa contro Lotte. Prima della curva finale Balsamo si volta, come cercando Kopecky. L’iridata è dietro, poi sale sulla curva e si butta giù come un falco. Nel rettilineo finale va il doppio delle altre. Dal vivo, e per di più di profilo, questa differenza di velocità è stata stupefacente.

«Oggi mi sentivo davvero bene – ha detto Kopecky – sentivo un grande feeling con la bici, con il fisico e con la squadra. Sono state tutte molto brave. Elena Cecchini mi ha portato in testa nel primo tratto di pavè. Che dire, sono contenta. Tenevo moltissimo a questa gara».

Kopecky è stata una vera sfinge anche quando a 60 chilometri dall’arrivo ha avuto un guasto meccanico. Ci ha messo un secondo a rientrare e a tornare in testa al gruppo. Di nuovo ha mostrato quella sua determinazione famelica.

Marianne Vos in grande spolvero. In tante foto Balsamo le appare vicina
Marianne Vos in grande spolvero. In tante foto Balsamo le appare vicina

Podio d’onore

Dopo il podio, Elisa Balsamo si ferma a parlare con noi. E’ stanca, un po’ felice, un po’ delusa. Una vincente come lei non può gioire del tutto per un secondo posto. Anche se è un secondo posto di quelli pesanti.

«E’ normale che dopo l’arrivo ci sia un po’ di disappunto – racconta con la sua innata gentilezza l’atleta della Lidl-Trekun secondo posto alla Roubaix per ora mi fa pensare che devo credere di più in me stessa. Ad inizio gara non avrei mai detto che sarei stata qui a giocarmela. Vorrà dire che ci riproverò l’anno prossimo».

Balsamo passa poi a raccontare della corsa e di quanto sia stato buono il lavoro della sua squadra. Ormai sempre più una squadra faro. Anche senza le due vincitrici della precedenti Roubaix, Longo Borghini e Deignan, hanno preso in mano la gara e non hanno sbagliato di molto a conti fatti. 

«Voglio dire un grande grazie a tutte le ragazze e ad Ellen (Van Dijk, ndr) in particolare, che oggi è stata davvero forte. Tutte noi abbiamo fatto un ottimo lavoro. E’ stata una corsa molto dura. Nel finale temevamo che rientrasse Wiebes. Per radio ci hanno avvertito che erano a 18”. A quel punto Ellen si è messa a tirare e vedendo che non guadagnavano più, siamo rimaste abbastanza tranquille».

Il vento ha inciso non poco. E La stessa Guarischi, che ha lavorato le prime due ore, ha detto che alla fine proprio il vento ha reso ancora più stressante la corsa ben prima del pavè.

Dopo il piccolo cedimento nel Carrefour de l’Arbre Balsamo si è incollata a Giorgi, poi terza
Dopo il piccolo cedimento nel Carrefour de l’Arbre Balsamo si è incollata a Giorgi, poi terza

Due momenti

Ma torniamo ad Elisa Balsamo. E continuiamo l’analisi della sua Roubaix. Le facciamo notare che ci hanno colpito due momenti in particolare: quando si è staccata nel Carrefour de l’Arbre e quando nel velodromo si è voltata mentre veniva lanciata la volata. Un gesto che abbiamo visto a 4 metri di distanza, non di più. E che sicuramente aveva un significato. Che cercasse proprio Kopecky?

«No – spiega Elisa – in realtà volevo prendere la ruota di Marianne Vos perché pensavo fosse la più veloce. Ma poi si sa: nelle volate dopo una gara così lunga e tosta, non conta tanto chi è più veloce ma chi è più fresco».

Stremata, Balsamo aspetta la compagna Ellen Van Dijk, dopo il traguardo
Stremata, Balsamo aspetta la compagna Ellen Van Dijk, dopo il traguardo

«Per quanto riguarda il Carrefour de l’Arbre invece, quando mi sono staccata, ero semplicemente un pochino oltre il limite. Dovevo per forza mollare un po’. Mi sono gestita». Ecco dunque spiegata anche la sua volata. Una Balsamo con le gambe giuste, tanto più in un velodromo, lei che è anche pistard, non fa uno sprint simile. Era quasi seduta.

Dopo una vistosa scodata in uscita di curva sempre su quel settore di pavè, pensavamo avesse un guasto meccanico, una foratura. Invece è stata questione di gambe. Però anche in quel frangente Elisa si è mostrata campionessa. Non è andata nel panico. Si è voltata, ha visto Giorgi risalire forte e si è fatta bastare quella manciata di secondi per “recuperare”.

50 vs 52

Le abbiamo anche chiesto se la sua scelta di usare la monocorona da 52 denti non sia stata troppo azzardata, rispetto alla 50, sempre mono, di Kopecky. Come a dire che quei due denti in più le avessero un po’ “cucinato” le gambe. 

«No, no – spiega Elisa – col senno del poi credo fosse la scelta giusta, come per tutti gli altri materiali. La squadra ha fatto un grande lavoro in questi giorni anche in questo senso. Sono assolutamente contenta di questa scelta».

E a proposito di materiali, va segnalato che proprio Lidl-Trek e Sd-Worx sono state le uniche squadre a portare al traguardo sei atlete su sette, piazzandone due nelle prime dieci. Come tra gli uomini, più si alza il livello, più certe differenze sono marcate.