L’assolo di Novak: per i compagni, per Valoti e per sé

21.06.2025
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PRATO NEVOSO – La tappa regina del Giro Next Gen va a Pavel Novak, lo scalatore della MBH Bank-Ballan-Csb che viene dalla Repubblica Ceca. Un ragazzo taciturno che sembra dare l’idea di tenersi per sé certi ragionamenti e riflessioni (in apertura foto Jacopo Perani-think bold). Una fuga lunga 140 chilometri, la seconda per distanza in questo Giro Next Gen dopo quella di Vervenne a Cantù. Questa però è stata dura, sofferta. Una frazione di 161 chilometri di cui quasi la metà con la strada che punta verso il cielo, le statistiche snocciolate durante la corsa parlano di un 20 per cento di pianura in totale. Era facile pensare alla vittoria di uno scalatore, ben più difficile che arrivasse dalla fuga partita al mattino

Novak taglia il traguardo e indica il nome della squadra sulla maglia, prosegue fino alla fine delle transenne e si ferma. Intorno a lui c’è il silenzio, non parla e non esulta. Nemmeno un urlo o un cenno con la mano. Svuota una bottiglietta d’acqua in pochi secondi, metà in bocca e l’altra metà cade sul collo e prosegue sul petto. 

Ribaltare tutto

Dal chilometro uno di gara esce un gruppetto di undici corridori in cui Pavel Novak non era presente. C’era però il suo compagno di squadra Lorenzo Masciarelli, pedina importante nella gestione delle energie. Una presenza che è valsa per due perché mentre l’abruzzese pedalava forte in testa alla corsa il ceco restava ben coperto alla sua ruota. 

«Siamo contenti – il plurale difficilmente abbandonerà i discorsi di Novak – eravamo venuti al Giro Next Gen con la voglia di fare classifica. Alla fine della giornata di ieri ci trovavamo in undicesima posizione così oggi siamo partiti con l’idea di provare a ribaltare la situazione, o comunque di rientrare tra i primi cinque. Il grazie però va a tutta la squadra perché ogni compagno ha fatto qualcosa di importante per me. L’anno scorso avevo vinto il Trofeo Piva ma questa penso sia una vittoria di altro spessore, sia per difficoltà che per prestigio. Pensavo che la salita finale fosse più dura, stavo bene fin dal mattino. Domani sarà una tappa difficile, la speranza è di recuperare bene».

Una portiera nuova

L’ammiraglia della MBH Bank-Ballan-Csb ha bisogno di una portiera nuova dopo tutte le volte che Gianluca Valoti l’ha suonata come un tamburo per spronare Novak. Per diversi momenti della tappa Pavel Novak è stato anche il leader virtuale del Giro Next Gen. Nel dopo tappa i ragazzi della Red Bull-BORA-hansgrohe Rookies hanno detto di non essere mai stati preoccupati dal distacco dello scalatore ceco, fatto sta che Novak sul traguardo ha ridotto il suo distacco dalla maglia rosa di Tuckwell a solamente ventisette secondi, rientrando prepotentemente in classifica.

«Stamattina – racconta il diesse Valoti – il programma era di anticipare i migliori e attaccare sullo strappo che anticipava la salita di Prato Nevoso. Anche il fatto di avere Masciarelli subito davanti era parte del piano, uscire subito con Novak ci avrebbe costretti a sprecare tante energie. E’ stata una tappa lunghissima, sembrava durare 300 chilometri. Il traguardo non arrivava mai. La vittoria è di tutti perché in questo Giro Next Gen eravamo venuti con l’obiettivo di fare bene in classifica con Novak e di provare a vincere una tappa. Siamo stati sempre in fuga e questa vittoria è anche per Masciarelli, Nespoli, Chesini e Tacaks che ci hanno provato nei giorni precedenti andando spesso in avanscoperta». 

Il cammino prosegue 

Pavel Novak è arrivato alla MBH Bank-Ballan-Csb quando ancora si chiamava Colpack-Ballan nel 2022. Ha lasciato casa sua trasferendosi nell’appartamento di Almè, alle porte di Bergamo, per inseguire il suo sogno di diventare un ciclista professionista. Questo passo arriverà nel 2026 perché la storica formazione continental bergamasca diventerà professional. L’affiliazione sarà ungherese, come lo sponsor che ora dà il nome al progetto. La certezza è che sotto batterà ancora un cuore bergamasco, forte e silenzioso come le gambe di Novak e con lo spirito di sacrificio tipico dello staff guidato da Antonio Bevilacqua. 

«In questo Giro – dice ancora Valoti – la squadra e lo sponsor hanno investito tanto. Hanno creduto in noi e penso che una vittoria nella tappa regina sia il massimo che avevamo da offrire in cambio. Novak sarà un pilastro anche del nostro futuro, ha già firmato con noi restando fedele al nostro progetto che continua. Avere un ragazzo come lui che per me è come un figlio sarà un’emozione unica (si ferma e respira con gli occhi lucidi, ndr). Per tutti questi anni Pavel ha vissuto al primo piano della nostra palazzina che usiamo come ritiro, mentre io sto al terzo. Averlo vicino tutti i giorni mi ha permesso di vederlo crescere, come tutti i giovani ha bisogno del suo spazio. E’ gentile e buono e oltre alle qualità che ha come ciclista è un ottimo ragazzo».

Il GP Liberazione di Masciarelli, vittoria e profumo di rinascita

26.04.2025
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Quelle mani sugli occhi dopo l’arrivo e la dedica verso il cielo danno la misura esatta del bisogno che Lorenzo Masciarelli avesse di vincere. Ce lo aveva raccontato pochi giorni fa e per questo la vittoria di Roma, in questo giorno a suo modo così strano, resterà scolpita nella sua storia personale di atleta e di uomo (in apertura, foto di Simone Lombi).

Il Gran Premio Liberazione si è svolto in un frullatore di emozione. Per la squadra bergamasca, quelle successive alla morte di Pietro Valoti, papà del diesse Gianluca, cui anche Masciarelli ha rivolto un pensiero avvicinandosi al traguardo. Per Roma e per il mondo cattolico, quelle dei giorni successivi alla morte di Papa Francesco. Un 25 aprile che l’abruzzese del team MBH Bank-Ballan ha vissuto come una vera rinascita e come tale ci piace raccontarla. Cinquant’anni dopo la vittoria di suo nonno Palmiro, memoria di un ciclismo diverso, di quando i dilettanti erano tali e al via di questa corsa ne trovavi anche 250 da tutto il mondo, lanciati verso le Olimpiadi.

Sono stati 160 i corridori al via del Gran Premio Liberazione organizzato da Claudio Terenzi (foto Simone Lombi)
Sono stati 160 i corridori al via del Gran Premio Liberazione organizzato da Claudio Terenzi (foto Simone Lombi)
Uno scalatore che vince il Liberazione, stavi davvero tanto bene?

Sapevo di andare forte e che potevo fare bene, però non mi aspettavo di vincere. Con la squadra sapevamo che avrei dovuto anticipare, ne avevamo parlato, anche perché comunque in volata sarebbe stato più rischioso. Ho visto l’occasione dopo due giri e mi sono infilato nella prima fuga di giornata. Ho pensato che a qualcuno era andata bene facendo così e mi sono buttato dentro. E poi nel finale mi sentivo bene, grazie anche al mio compagno che mi ha dato una grande mano (l’ungherese Takács, primo anno che nel 2024 ha vinto il Giro del Friuli juniores, ndr).

Forse il fatto di essere uscito dai panni dell’uomo da giri a tutti i costi ha aperto altre porte?

Sono contento perché ho ritrovato un po’ più di esplosività, anche se devo ancora capire bene che corridore sono, perché al Recioto sono andato forte anche in salita e avevo buone sensazioni. Ora so di avere anche questa sparata, quindi è complicato trovare una definizione unica. Non so sinceramente come descrivermi, so che ho vinto e questo è davvero una grande notizia.

Takàcs è stato di grande aiuto in fuga per Masciarelli, facendo tirate decisive (foto Simone Lombi)
Takàcs è stato di grande aiuto in fuga per Masciarelli, facendo tirate decisive (foto Simone Lombi)
Sei stato in fuga per tutto il giorno: hai sempre creduto che sareste arrivati oppure avete avuto paura per il gruppo che si avvicinava?

Da quando sono entrato in fuga, ho visto i corridori che c’erano e ho pensato sin da subito che si poteva fare bene, perché era gente forte e facevamo una bella andatura. Nonostante dietro il gruppo menasse forte, non ci prendeva tanto. Ho avuto paura in qualche momento che tornassero sotto, dopo 2-3 giri che eravamo partiti. Però poi abbiamo iniziato a prendere sempre più margine e soprattutto tra noi c’è stato molto dialogo.

Dialogo?

Quando abbiamo visto che il gruppo ci è arrivato a 1’30”, abbiamo alzato nuovamente l’andatura e siamo riusciti a tornare sui due minuti, c’era un bell’accordo tra di noi. Ci parlavamo molto e quindi lì ho iniziato a essere sempre più convinto. Si poteva arrivare. Anche quando si è messa davanti la Uae e ci hanno preso subito 30 secondi, li abbiamo respinti aumentando il ritmo.

Nell’ultimo giro a testa bassa e senza voltarsi: così Masciarelli ha respinto gli inseguitori (foto Simone Lombi)
Nell’ultimo giro a testa bassa e senza voltarsi: così Masciarelli ha respinto gli inseguitori (foto Simone Lombi)
Fino al tuo assolo finale…

Ho fatto la prima azione a tre giri dalla fine e siamo tornati a 2 minuti di vantaggio e mi sono reso conto che dietro non fossero fortissimi. Takàcs mi ha aiutato tantissimo, ha fatto delle tirate veramente forti e intanto i ragazzi che erano con noi erano sempre più sofferenti. A quel punto, ho capito che si poteva fare.

Sei andato via da solo e non ti sei mai voltato.

Esatto, ma fino ai 400 metri non ci credevo ancora. Nell’ultimo giro, non mi sono mai guardato alle spalle. Avevo qualche riferimento soltanto quando vedevo il gruppo nel controviale. All’inversione dopo l’ultimo passaggio sull’arrivo, li avevo visti vicini. Saranno stati 6-7 secondi e quindi da lì in poi non mi sono più girato. Sono andato a tutta fino al traguardo e quando negli ultimi 400 metri ho visto che nella discesa alle mie spalle non c’era nessuno, mi sono reso conto di aver vinto.

Le dita al cielo salutando Pietro Valoti, scomparso la settimana precedente (foto Simone Lombi)
Le dita al cielo salutando Pietro Valoti, scomparso la settimana precedente (foto Simone Lombi)
Una vittoria che dà fiducia?

Sapevo di stare bene e già questo mi dava convinzione. Quello che mi porto via da Roma è la lezione che a volte osando di più si può tirare fuori un bel risultato. Su strada non vincevo dal secondo anno da allievo, davvero tanto tempo. Ci sono riuscito, quindi ho più serenità a livello personale, magari d’ora in poi potrò divertirmi di più.

Che cosa prevede ora il programma?

Ci sono ancora tante gare, poi c’è il Giro Next Gen, ma intanto andiamo alla Torino-Biella. E’ un bel momento. Nespoli ha vinto il Recioto ed è dal primo ritiro che abbiamo avuto la sensazione di una squadra in ottima salute. Ci dispiaceva di non aver ancora raccolto i frutti degli allenamenti e degli sforzi che avevamo fatto nei giorni sull’Etna con cui abbiamo preparato le classiche di aprile. Questa settimana è stata la vera svolta.

E’ stata anche la conferma che lavorando bene, i devo team non sono poi così lontani?

Secondo me è così. Magari hanno qualche piccola accortezza, qualche aggiornamento in più avendo alle spalle dei team WorldTour. Però alla fine sono ragazzi come noi, abbiamo la stessa età. Quindi per quanto possano essere più aggiornati di noi, tolti 2-3 corridori che vanno fortissimo come lo stesso Finn, non abbiamo nulla da invidiargli. A patto che si lavori nel modo giusto: questa è la premessa più giusta.

Masciarelli e i ragionamenti di un ragazzo diventato uomo

12.04.2025
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Sono passati poco più di due anni dal ritorno in Italia di Lorenzo Masciarelli, l’abruzzese emigrato in Belgio per seguire il sogno del ciclocross. Il volto giovane sorridente è rimasto tale, solo che ora sui lineamenti di Masciarelli si è fatto largo un primo accenno di barba. Insomma, il ragazzino sta diventando grande e si è fatto uomo. Per questo all’inizio della terza stagione in maglia MBH Bank-Ballan-Csb siamo andati da lui per parlare a quattrocchi. La vita ha messo Lorenzo davanti a tante scelte e innumerevoli esperienze. Sicuramente queste hanno creato un bagaglio difficilmente replicabile dai suoi coetanei, ma per Masciarelli è arrivato anche il momento di guardarsi indietro a fare un primo bilancio (in apertura foto Jacopo Perani).

«Quando sono tornato pensavo di essere più maturo». Racconta Lorenzo Masciarelli mentre dalla sua Pescara si dirige a San Vendemiano per la corsa di domenica. «Ma non è stato così, dovevo trovare serenità e un modo diverso di vivere la vita qui in Italia. Sinceramente è stato difficile riallacciare il filo con tutto».

«Gli ultimi due anni – prosegue – sono serviti a questo. Arrivavo dal Belgio con molta pressione addosso, che mi ero messo io stesso. Penso che il 2025 mi sia servito per fare uno step mentale importante da questo punto di vista. Mi sento più sereno e tranquillo».

Lorenzo Masciarelli è giunto al suo terzo anno in maglia MBH Bank-Ballan-Csb (foto Jacopo Perani)
Lorenzo Masciarelli è giunto al suo terzo anno in maglia MBH Bank-Ballan-Csb (foto Jacopo Perani)
Una pressione che arrivava da te?

Ce l’ho sempre un po’ avuta. Quando sono andato in Belgio ero piccolo, avevo appena terminato la categoria allievi ma andavo forte e mi sentivo pronto. Nei due anni da junior volevo dimostrare di essermi guadagnato quel posto e di meritarmelo. Senza dimenticare che la mia famiglia mi aveva seguito trasferendosi lì, non me lo hanno mai fatto pesare ma dentro di me c’era questa voglia di dimostrare il mio valore anche per loro. 

Come a non deluderli?

Mi dicevo: «Cavolo sono venuti fin qui per seguirmi, ora sta a me fare il massimo per diventare professionista, lo devo anche a loro». La mia famiglia non mi hai mai fatto questo tipo di ragionamento, lo voglio precisare. Però è chiaro che nella mente di un ragazzino si crei questo meccanismo.

Masciarelli si era trasferito in Belgio alla Pauwels Sauzen – Bingoal al primo anno junior per correre nel ciclocross
Masciarelli si era trasferito in Belgio alla Pauwels Sauzen – Bingoal al primo anno junior per correre nel ciclocross
Quest’inverno sei tornato a fare cross, hai mai pensato che saresti potuto rimanere in Belgio e seguire la tua passione?

Quando sono tornato a correre da quelle parti a dicembre ho pensato a tutto questo. Sono contento della scelta che ho fatto. L’unica cosa che mi è dispiaciuta è aver fatto il secondo anno junior con il Covid, senza magari sarebbe andato tutto in maniera differente. Ne ho parlato con Mario De Clercq (coordinatore tecnico della Pauwels Sauzen-Bingoal, la squadra dove correva Masciarelli, ndr) e secondo noi l’errore è stato quello di trasferirmi troppo presto. 

In che senso?

Magari avrei dovuto fare la categoria juniores in Italia e andare in Belgio una volta diventato U23. Quando mi sono trasferito ero piccolo e lasciare gli amici mi è pesato molto. Inoltre lassù non avevo molti coetanei con i quali uscire e fare la vita di un diciassettenne. Se avessi aspettato magari sarei salito da solo, senza portare dietro tutta la famiglia e le cose sarebbero andate in maniera differente. 

Dopo due stagioni di pausa lo scorso inverno è tornato a correre nella disciplina che lo ha lanciato (foto NB Srl)
Dopo due stagioni di pausa lo scorso inverno è tornato a correre nella disciplina che lo ha lanciato (foto NB Srl)
Quando sei tornato in Italia questo sentimento del voler dimostrare l’hai abbandonata?

Tutt’altro. E’ sempre stato un mio punto debole. Alle gare volevo far vedere di essere forte quindi ero alla costante ricerca di conferme e risultati: podi, vittorie o piazzamenti. Questo aspetto mi ha portato spesso a sbagliare sia nella preparazione che nell’alimentazione. La squadra e la mia famiglia mi hanno sempre lasciato sereno però dentro di me avevo questo meccanismo. 

Che ti portava a stressarti?

Sì. Sentivo il dovere di passare professionista. Vedevo tanti ragazzi della mia età o più giovani entrare nel WorldTour e mi sentivo di doverlo fare anche io. Anche ora lo voglio ma è un aspetto che vedo con maggiore serenità e divertimento. 

Eri tornato in Italia perché tutti avevano intravisto le tue qualità su strada, ora tralasciando gli altri tu come ti vedi a distanza di due anni?

Devo ancora capire che corridore sono ma sento di essermi allontanato dall’aspetto delle corse a tappe. Mi piacciono le gare di un giorno dure ed esigenti, le sento mie. Sinceramente quando sono tornato dal Belgio pensavo di essere più esplosivo, invece è un aspetto che mi è mancato. Anche se con il ritorno al ciclocross ho ritrovato un po’ questa qualità

Dopo tanti anni a rincorrere qualcosa ora l’abruzzese vuole correre con serenità e per se stesso (foto Jacopo Perani)
Dopo tanti anni a rincorrere qualcosa ora l’abruzzese vuole correre con serenità e per se stesso (foto Jacopo Perani)
Sei al quarto anno U23, è un aspetto che ti pesa?

Se penso agli anni passati dico di no. Le stagioni precedenti le vivevo con molta più pressione. Il percorso che sto facendo mi piace, sento di essere cresciuto e di aver avuto la serenità per farlo. Non sono sicuro, con il senno di poi, che sarei stato pronto ad entrare in un devo team o a passare professionista. Nonostante sia l’ultimo anno da under sono sereno, sento che ho ancora dei margini e che posso migliorare.

Guardando solo a te stesso ci dici un obiettivo del 2025?

Voglio essere competitivo in tutte le gare. Sicuramente mi rimane la voglia di trovare una vittoria, ma con meno pressioni. Quest’anno ho lavorato un po’ su questo aspetto anche grazie a uno psicologo e sono riuscito a trovare la serenità che mi mancava. 

Simone Masciarelli: il ritorno a Pescara, il cross e la famiglia

08.12.2024
5 min
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BREMBATE – Dall’Italia al Belgio e viceversa. La vita della famiglia Masciarelli l’abbiamo ascoltata tante volte. All’inizio per la novità che rappresentava il trasferimento di Lorenzo Masciarelli alla Pauwels Sauzen-Bingoal, nel 2021. Poi il ritorno in Italia, alla Colpack-Ballan nel 2023 con l’obiettivo di diventare sempre più un corridore su strada. In tutto questo Lorenzo Masciarelli e la sua famiglia hanno vissuto due anni a Oudenaarde. Cittadina fiamminga nella quale si erano costruiti una vita e un insieme di ricordi che si sono portati dietro una volta tornati a vivere a Pescara. 

Simone Masciarelli parla con Luca Bramati prima della ricognizione del percorso al Trofeo Guerciotti
Simone Masciarelli parla con Luca Bramati prima della ricognizione del percorso al Trofeo Guerciotti

Ricollegare il filo

Come sta ora la famiglia Masciarelli? Lo chiediamo ancora una volta a papà Simone, con il quale abbiamo parlato nella mattinata del Trofeo Guerciotti. 

«Diciamo che siamo stati fortunati perché con il gruppo Focus ho ritrovato un’amicizia profonda e consolidata. Adesso lavoro per loro da casa e nel mio negozio, riesco a stare comunque nell’ambiente e a fare ciò che mi piace. Anche mia moglie lavora nel negozio di famiglia e ci dà una mano. Tornare in Italia è stato bello, abbiamo trovato le porte aperte, come se non ce ne fossimo mai andati. E’ stato anche abbastanza facile, più del previsto, e siamo contenti perché i ragazzi stanno bene, l’importante è questo».

Lorenzo Masciarelli è alla sua terza gara di ciclocross quest’anno
Lorenzo Masciarelli è alla sua terza gara di ciclocross quest’anno
I rapporti con le persone in Belgio come sono rimasti?

Ottimi, perché con Mario De Clercq, il team manager della Pauwels Sauzen-Bingoal, si è creato un legame forte. E’ più di un amico per me. Sia io che Lorenzo lo sentiamo spesso.

Quanto sei felice del ritorno al cross di Lorenzo?

Tanto. Ora ci godiamo questa bella esperienza: una decina di gare come quando eravamo in Belgio. Io e lui. A Lorenzo è sempre piaciuta come disciplina e anche io mi sento felice nel ritornare a seguirlo. Certo l’ultimo periodo ero più libero nei weekend, ma rivedere il sorriso che ha quando corre è impagabile. E’ come un bimbo quando torna in un parco giochi, quindi sicuramente fa tanto piacere.

Il Trofeo Mamma e Papà Guerciotti è stata la sua prima prova internazionale, chiusa con un buon decimo posto
Il Trofeo Mamma e Papà Guerciotti è stata la sua prima prova internazionale, chiusa con un buon decimo posto
Il ritorno in Italia però è stato complicato…

C’è stato qualche problemino fisico di troppo (il riferimento è alla pericardite che ha fermato Lorenzo Masciarelli lo scorso anno, ndr). Adesso speriamo che si metta tutto alle spalle e che vada avanti sul suo percorso. Riprendere con il ciclocross penso sia stata una bella scelta. In squadra erano un po’ sorpresi, però credo anche loro siano contenti. 

Quanto è stato difficile, da padre, vedere proprio Lorenzo fermo senza possibilità di correre?

L’annata della pericardite un po’ l’aveva smontato, stare fermo quattro mesi durante l’estate senza poter pedalare è stato difficile. Aveva perso tanto e rientrare dopo un periodo del genere non è mai semplice. E’ sempre difficile rimettersi in gioco, ma alla fine con pazienza ci si riesce. Poi il ciclismo di oggi non aiuta, con questa fretta nel far passare i giovani ti trovi al quarto anno da under 23 con la pressione di cercare i risultati

Lorenzo Masciarelli con alla sua destra il fratello Stefano alla gara di ciclocross di Barletta, una delle poche corse insieme
Lorenzo Masciarelli con alla sua destra il fratello Stefano alla gara di ciclocross di Barletta, una delle poche corse insieme
Dopo due anni come hai ritrovato Pescara?

Per me Pescara è l’America, perché come si sta da noi… C’è tutto! Abbiamo la montagna, il mare, per allenarsi in bici è fantastica. Infatti i ragazzi per quanto riguarda gli allenamenti sono super contenti. Qualche giorno fa Stefano, il più piccolo dei due, è salito ai 1.500 metri di Passo Lanciano. 

Uno dei più contenti di tornare in Italia era proprio Stefano.

Era il più felice perché non si era mai abituato a vivere in Belgio. Però diciamo che è stata una bella esperienza anche per lui a livello umano, perché alla fine è tornato dalle Fiandre che parla due o tre lingue. Quindi quell’esperienza è servita a qualcosa.

Stefano Masciarelli è il fratello minore, classe 2006 passerà under 23 nel 2025 su strada (photors.it)
Stefano Masciarelli è il fratello minore, classe 2006 passerà under 23 nel 2025 su strada (photors.it)
Lorenzo ci diceva che a suo fratello il ciclocross non piace proprio. Sono davvero diversi…

Abbiamo provato a portarlo al Trofeo Guerciotti, ma non c’è stato modo, peccato perché sono entrambi under 23. Qualche settimana fa l’avevamo convinto a correre nella prova di Barletta, l’abbiamo fatto con l’inganno: gli abbiamo detto che avremmo fatto una bella cena. Ci è cascato, ma ha detto che non lo farà più (ride, ndr).

Stefano passa under 23 quest’anno, ha già trovato squadra?

Aveva abbastanza richieste, soprattutto perché ha fatto un bel mese di settembre. È stato visto e chiamato da parecchie squadre, anche dei devo team. Ma per noi la scelta migliore è farlo restare vicino a casa per fargli finire la scuola. E’ un ragazzo molto timido e andare via potrebbe essere un passo troppo grande. Fossimo rimasti in Belgio il discorso sarebbe stato diverso. Ora si è alla costante ricerca degli juniores, alla fine sono ragazzi che possono avere delle fragilità e vanno tutelati. Andare in bici deve rimanere sempre un divertimento.

Vigilia a ruota di Iserbyt, Masciarelli ci porta in pista

07.12.2024
6 min
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CABRAS – Ad un certo punto, ecco comparire due maglie a noi note: quella di campione belga di Eli Iserbyt e quella della MBH Bank-Colpack di Lorenzo Masciarelli. È quasi un déjà-vu, per certi aspetti, ma è un po’ il sequel dell’intervista che il nostro Stefano Masi aveva fatto al giovane Masciarelli: «Ho sentito Iserbyt, mi ha detto che mi aspetta a braccia aperte». Detto, fatto.

Siamo su questa splendida spiaggia, Is Arutas, al centro della costa occidentale della Sardegna. È incantevole anche con il brutto tempo, il vento forte e qualche goccia di pioggia a intermittenza, figuriamoci cosa deve essere d’estate.

Selvaggia Is Arutas

È qui che domani si disputerà la terza tappa della Coppa del mondo di ciclocross. Nel pomeriggio, gli atleti e le atlete hanno provato il percorso. Quello che a noi sembrava, a prima vista, un tracciato veloce, molto veloce, non ha fatto altro che confermare le attese. Ma Masciarelli ci ha detto di più.

«Il percorso – ci ha spiegato Lorenzo mentre si defaticava sui rulli – è molto veloce, ma anche tecnico. I tratti di sabbia sono veramente impegnativi, c’è qualche sasso che può dare fastidio, specialmente nei tratti veloci, ma tutto sommato è bellissimo, specialmente l’ultimo tratto. Questo può essere decisivo perché presenta due tratti di sabbia molto duri, i più duri del giro, ravvicinati tra loro e seguiti dal lunghissimo rettilineo finale che tira anche parecchio».

Chiaramente, è la sabbia l’elemento caratterizzante del cross a Is Arutas. Una grande collina di sabbia, costruita ad hoc (poi rimossa), e altri segmenti sparsi qua e là per l’anello faranno certamente la selezione.
«Questi tratti – continua Masciarelli – sono duri sia perché sono lunghi, sia perché si affonda. Sulla prima parte riesci a ottenere abbastanza velocità, però man mano che vai avanti, essendo la sabbia molto fine, vai sempre più giù. Tendi ad appesantirti e perdi velocità. Il segreto in questi casi è individuare un punto d’uscita e cercare di arrivarci, spostando leggermente il peso indietro e cercando di galleggiare. Ma lo diciamo ora, in corsa, quando si è annebbiati, è tutta un’altra cosa!».

Il fascino selvaggio di Is Arutas, ma potremmo dire dell’intera Sardegna
Il fascino selvaggio di Is Arutas, ma potremmo dire dell’intera Sardegna

Fascino Sardegna

Il fascino di un cross “tropicale” per i mostri sacri del Nord non è venuto meno, specie per gli uomini. Qui ci sono proprio tutti, al netto delle assenze ormai croniche di Van der Poel, Van Aert e Pidcock. Mentre tra le donne, qualche nome di peso ha alzato bandiera bianca.

Ma appunto, c’era Iserbyt. Il campione belga è sempre più un grande della specialità e si è presentato in Sardegna con soli due punti di svantaggio rispetto al compagno Michael Vanthourenhout, anche lui sempre più consapevole del suo enorme potenziale. Entrambi fanno parte della Pauwels Sauzen – Bingoal, la squadra in cui Masciarelli militava durante la sua avventura al Nord. Non vedeva il suo ex capitano da un anno circa.

Come in apertura, ecco Iserbyt e Masciarelli… che parlottano nel controrettilineo d’arrivo
Come in apertura, ecco Iserbyt e Masciarelli… che parlottano nel controrettilineo d’arrivo

La recon Iserbyt

«Ho fatto un po’ di ricognizione con loro – racconta Masciarelli, non senza un filo di emozione – è sempre bello quando rincontro Eli, ma anche Michael, perché loro mi hanno aiutato molto quando ero in Belgio. Ho passato la maggior parte del tempo proprio con loro, quindi è come una famiglia e per questo fa piacere ritrovarli.

«E poi è vero: fare un giro o due dietro a loro di sicuro non fa male. Mi hanno detto che anche loro trovano il tratto di sabbia finale veramente molto impegnativo e sono contenti di questo perché pensano che si possa fare una bella differenza in quel tratto e sulla collina che segue. Pertanto credono che ci si possa arrivare con un buon distacco, nonostante il percorso sia veloce.
«Gli è piaciuto un po’ meno qualche segmento subito dopo la partenza. Hanno detto che è un po’ troppo veloce (cosa che abbiamo notato anche noi, anche perché tende a scendere, ndr), però gli piace… anche per il paesaggio. A loro, più che a noi, capita davvero raramente di vedere certi posti».

Per le gomme c’è stato un bel da fare. Solo domani scopriremo gli assetti vincenti
Per le gomme c’è stato un bel da fare. Solo domani scopriremo gli assetti vincenti

Previsioni meteo…

Nel frattempo, i nuvoloni si fanno sempre più minacciosi e il maltempo potrebbe essere l’incognita maggiore per domani. Sono attese raffiche di vento fino a 60 chilometri orari e anche una certa quantità di pioggia. Staremo a vedere. Più che altro per il pubblico. Ad oggi sono stati venduti circa mille biglietti. Le previsioni parlano di una possibile affluenza di circa 1.500 spettatori. Gli ingredienti per godersi un grande spettacolo ci sono tutti.

Dicevamo del maltempo sempre più insistente. Nell’ultima mezz’ora di ricognizione, il campo gara era praticamente vuoto. Una delle ultime a lasciare l’anello è stata Rebecca Gariboldi, che ha provato non meno di due setup.

La scelta delle gomme ha diviso parecchio, e sarà un aspetto molto curioso da verificare domani: c’è chi ha scelto una gomma da asciutto, chi una “millechiodi” (quindi più adatta alla sabbia, liscia al centro e tassellata ai lati). E chi ha persino provato gomme da fango, anche se questo sembra essere il grande assente. Il terreno, infatti, proprio non lo prevede. Anche in caso di pioggia, questo drena bene.

Lucinda Brand è la favorita principale della gara femminile. E’ prima in classifica con Van Empel che però è assente
Lucinda Brand è la favorita principale della gara femminile. E’ prima in classifica con Van Empel che però è assente

E dei favoriti

E i favoriti? Tra le donne, c’è una grande favorita: Lucinda Brand. Van Empel e Backstedt non ci sono. Questo apre enormi scenari per la nostra Sara Casasola, anche se qualcuno ha detto che fosse un po’ influenzata. Noi non l’abbiamo incrociata sul percorso, ma questo non vuol dire nulla: potremmo semplicemente non averla vista tra tagli percorso, foto e interviste.

Il discorso è ben più aperto tra gli uomini. Nel paddock girava forte la voce di Toon Aerts, ma forse i più accreditati sono proprio i due ex compagni di Masciarelli.

«Tutti e due – dice Lorenzo – partono con grandi favori: Iserbyt ha vinto la prima prova e Vanthourenhout ha vinto la seconda. Hanno una grande condizione e, conoscendoli, non si risparmieranno. Certo, Michael è molto forte sulla sabbia, però è anche vero che Eli ha vinto la prima prova, ad Anversa, che guarda caso era sulla sabbia. Per me sono i due favoriti, però vedremo come andrà. Io so solo che in curva dietro a loro ci stavo, mentre sulla sabbia mi hanno messo un po’ in difficoltà. Quando riesci a fare qualche giro dietro a loro cambia tantissimo, cambia l’approccio al percorso e capisci tante cose solo guardandoli. Si alza il livello».

Masciarelli: il ritorno nel fango, con un sogno nel cassetto

23.11.2024
5 min
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E’ cambiata la divisa, ma Lorenzo Masciarelli non ha perso il filo con quella che è sempre stata, prima di tutto, la sua grande passione: il ciclocross. A Valsamoggia è tornato a divertirsi in mezzo al fango: tra fettucciati, freddo, ruote da fuoristrada e tante cose che gli erano mancate. La ciliegina sulla torta è stata la vittoria di categoria, tra gli under 23. Il tempo passa veloce e quel ragazzino che prima era andato in Belgio per inseguire la sua passione è cresciuto. Due anni fa c’è stato il ritorno in Italia, alla allora Colpack-Ballan-Csb (ora diventata MBH Bank-Colpack-Ballan-Csb). Da pochi giorni, invece, il richiamo del cross ha colto nel segno (foto apertura NB Srl). 

«Stamattina (giovedì per chi legge, ndr) mi sto allenando in vista delle prossime gare – dice Lorenzo Masciarelli – a casa mia, a Pescara. La prossima settimana correrò il Trofeo Guerciotti al Vittoria Park. Ho deciso, in accordo con la squadra, di fare dieci gare di ciclocross questo inverno. L’obiettivo? Divertirmi, ma anche tornare in nazionale».

Lorenzo Masciarelli ha vinto la 2ª prova Master Cross Emilia Romagna (foto NB Srl)
Lorenzo Masciarelli ha vinto la 2ª prova Master Cross Emilia Romagna (foto NB Srl)

Un anno di assenza

L’ultima volta che abbiamo visto Lorenzo Masciarelli cimentarsi nel ciclocross era l’inverno del 2022, sembra passata una vita. Quello fu il periodo del cambio di rotta, niente più fuoristrada. O per lo meno, così sembrava dovesse andare la cosa…

«Nel 2023 – spiega il giovane abruzzese – ho saltato la stagione di ciclocross a causa della pericardite. Ma non nascondo che il desiderio era quello di tornare a correre qualche gara, naturalmente in preparazione alla stagione su strada. A mio modo di vedere fare due mesi di ciclocross con l’obiettivo di arrivare pronto in primavera aiuta molto. Io penso di riuscire a incastrarlo bene nei vari impegni, secondo me chi ha occasione di farlo ne trae un vantaggio».

Dopo quasi due anni Masciarelli è tornato a gareggiare nel ciclocross (foto NB Srl)
Dopo quasi due anni Masciarelli è tornato a gareggiare nel ciclocross (foto NB Srl)
Perché?

Mi sono reso conto, nelle gare di inizio stagione di quest’anno, che mi mancava qualcosa in esplosività. Correre un inverno intero nel ciclocross, dove per un’ora vai a tutta, è un buon modo per tenere allenata questa caratteristica. 

Sei tornato a correre e hai subito vinto, un bel biglietto da visita.

L’idea alla base è sempre stata quella di divertirmi il più possibile, mi sono concentrato su questo. Prima del ritorno in gara sapevo di stare bene, ma non avevo idea di come avrei reagito. Poi una volta in corsa la gamba girava ed è andata bene, anzi meglio di così non poteva andare (ride, ndr).

La preparazione per queste dieci gare è iniziata a metà ottobre (foto NB Srl)
La preparazione per queste dieci gare è iniziata a metà ottobre (foto NB Srl)
Quando hai deciso di riprendere con il ciclocross?

Al Giro del Friuli ho parlato con Pontoni, il cittì della nazionale, e mi ha detto di pensare al ritorno in qualche gara. Ho seguito il suo consiglio, ma la voglia c’era già. Una volta finito il Giro di Puglia mi sono fermato a causa di un malanno. Ho sfruttato la cosa e mi sono concentrato su recuperare bene. La squadra era d’accordo, anzi lo era già dal 2023 ma la pericardite si è messa di mezzo. Ho presentato un calendario di dieci gare e Bevilacqua e Valoti lo hanno approvato.

Quanto ti era mancato il fango?

Tanto. Mi piace variare e cambiare disciplina, infatti in inverno mi capita anche di fare un po’ di downhill. Il mio dubbio principale era se fossi riuscito a guidare la bici come prima, ma ho risposto subito bene.

Su strada Masciarelli correrà con la MBH Bank-Colpack anche nel 2025 (foto NB Srl)
Su strada Masciarelli correrà con la MBH Bank-Colpack anche nel 2025 (foto NB Srl)
Hai iniziato gli allenamenti a metà ottobre e ora fino a quando andrai avanti?

L’obiettivo, come detto, è la maglia azzurra. Quindi spero di terminare la stagione il 2 febbraio, con i mondiali. La competizione è alta, ora vediamo come risponderò alle corse più impegnative. Il Trofeo Guerciotti, l’1 dicembre, sarà una prima prova in questo senso. 

E i vecchi compagni e diesse della Pauwels Sauzen-Bingoal li hai sentiti?

Mario (De Clercq, il diesse, ndr) non ho mai smesso di sentirlo. Già l’anno scorso mi diceva di tornare. Ho sentito anche Iserbyt, mi ha detto che mi aspetta a braccia aperte. 

Il suo obiettivo è tornare a vestire la maglia azzurra, magari ai mondiali di febbraio
Il suo obiettivo è tornare a vestire la maglia azzurra, magari ai mondiali di febbraio
Tornerai a correre anche lì?

Durante il periodo di Natale andrò su con la mia famiglia, una gara in Belgio la voglio fare. Ho messo nel mirino la tappa di Coppa del mondo di Gavere, il 26 dicembre.

Tuo padre Simone come l’ha presa?

Lui era il primo a spingere verso questo ritorno. Appena l’ha saputo ha tirato fuori dal garage tutti gli attrezzi. Ora vogliamo convincere mio fratello Stefano a correre una o due gare. E’ passato under 23 e ci troveremmo a correre uno contro l’altro. Sarebbe bellissimo. 

Lorenzo Masciarelli (foto Blieck)
Nel periodo natalizio Masciarelli vorrebbe tornare a correre in Belgio, la patria del ciclocross (foto Blieck)
Lorenzo Masciarelli (foto Blieck)
Nel periodo natalizio Masciarelli vorrebbe tornare a correre in Belgio, la patria del ciclocross (foto Blieck)
Eri arrivato in Italia con la promessa di essere uno scalatore, ma non pensi che questo binomio con il cross ti sarebbe più utile per puntare alle gare in primavera?

E’ una cosa che voglio capire da questo 2025. Ora sto lavorando a un piano alimentare diverso. Nella scorsa stagione mi è mancata esplosività a inizio anno e poi mi è mancato qualcosa nelle salite lunghe a fine stagione. Devo trovare il giusto compromesso. Intanto vorrei capire se con uno o due chili in più riesco a mantenere uno spunto esplosivo migliore. Poi in estate calare e andare a confrontarsi nelle gare adatte agli scalatori, come il Giro Next Gen. 

Insomma, dividere la stagione in due. 

Esattamente.

Virus alle spalle, Masciarelli riparte: «Ora voglio divertirmi»

24.06.2024
4 min
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Il quinto posto al campionato italiano di ieri è il giusto trampolino di lancio che serve a Masciarelli per proiettarsi sul Giro del Veneto, che inizierà domani. Un risultato, quello nella corsa alla maglia tricolore under 23, che dona coraggio e consapevolezza (foto apertura NB Srl). Il corridore della MBH Bank-Colpack-Ballan-Csb ha rimesso un piede in carreggiata, ora tocca mettere anche l’altro.

«Sono rimasto qui in Veneto, dove si è corsa la prova di ieri – dice – così oggi faccio una breve uscita e domani sono pronto per partire. Il campionato italiano (vinto da Zamperini, ndr) è stata una bella prova tutto sommato, con un po’ di sfortuna, ma non fa niente. Pronti via sono rimasto coinvolto in una caduta banale e così ho inseguito. Poi, appena rientrato, il gruppo si è spezzato. Ancora un altro inseguimento. Quando sono usciti i primi cinque, dove c’era dentro il mio compagno Ambrosini, ero nel secondo gruppo».

Masciarelli è tornato a correre dopo un altro periodo di stop (foto NB Srl)
Masciarelli è tornato a correre dopo un altro periodo di stop (foto NB Srl)

Buona prestazione

Quella ottenuta a Trissino è una quinta posizione di rilievo, arrivata dopo un periodo opaco, l’ennesimo per Masciarelli da quando è tornato in Italia

«In corsa stavo bene – prosegue – non mi sentivo così da un po’. Sono rimasto con i migliori anche quando Gualdi ha alzato il ritmo in salita, ma ormai Zamperini era scappato via. Ho avuto la consapevolezza, dopo un po’ di tempo, che avrei potuto portare a casa qualcosa. La condizione c’era e in vista del Giro del Veneto direi che il segnale è ottimo».

Al campionato italiano under una gara di rincorsa, ma le sensazioni sono state positive (foto NB Srl)
Al campionato italiano under una gara di rincorsa, ma le sensazioni sono state positive (foto NB Srl)
Sei tornato dopo un periodo di assenza…

Anche nel 2024 la fortuna non mi ha sorriso. Dopo il Giro d’Abruzzo ho scoperto di avere un virus a livello di stomaco. Non stavo bene dal periodo delle classiche under 23, quindi tra fine marzo e inizio aprile. Si è trattato di un qualcosa preso nell’alimentazione, forse qualche cibo non pulito e non cucinato a dovere. 

Te ne sei accorto da cosa?

Dal fatto che alle classiche come il Giro del Belvedere e al Piva non riuscissi a performare. I valori erano sballati, ma non abbiamo capito cosa fosse fino al Giro d’Abruzzo. E’ stato un peccato perché dopo un inizio di stagione buono volevo portare a casa qualcosa dalla primavera, invece è arrivato l’ennesimo stop dopo quello del 2023.

L’ultima gara prima dello stop era stato il Giro d’Abruzzo, sulle strade di casa
L’ultima gara prima dello stop era stato il Giro d’Abruzzo, sulle strade di casa
Frustrante?

Non mi sentivo me stesso. Tanto che mi sono fermato completamente per un paio di settimane, ho ripreso quando gli altri erano in ritiro per il Giro Next Gen. Viste le condizioni non ero nella pre selezione, ma mi sarebbe piaciuto farlo. 

Come hai detto tu, altro stop.

Da quando sono tornato in Italia non sono mai riuscito ad essere me stesso al 100 per cento. Dopo i problemi fisici, mi è mancata anche un po’ di fiducia nei miei mezzi, arrivando ad essere fin troppo attendista. Nell’ultimo periodo mi sento meglio, sono più sereno e tranquillo. Appena rientrato alle corse ho fatto un secondo e un quinto posto in Toscana, poi è arrivato il risultato di ieri. Manca la vittoria. 

Masciarelli aveva iniziato la stagione con sensazioni positive, ora vuole ritrovarle per la seconda parte del 2024 (foto NB Srl)
Masciarelli aveva iniziato la stagione con sensazioni positive, ora vuole ritrovarle per la seconda parte del 2024 (foto NB Srl)
Ora arriva il Giro del Veneto, il terreno giusto per provarci…

Se penso alla corsa che arriva, mi sento fiducioso. Il percorso è bello e le tappe dove provare a fare qualcosa non mancano. La seconda è interessante, mentre il circuito di sabato sarà durissimo. Senza dimenticare l’ultima tappa, domenica, con arrivo a Ossario del Pasubio che potrà decidere tutto. 

Cosa ti è mancato fino ad ora?

Fin da quando sono tornato dal Belgio ho avuto determinate aspettative. Sono stato ad inseguirle per tanto tempo, perdendo anche il focus sul divertimento. Ma per andare in bici ed essere prestazionale serve essere leggeri di testa. 

Quindi l’obiettivo in questi giorni è divertirti?

Assolutamente, per ritrovare me stesso serve solo questo, per fare ciò che mi riesce bene.

Valoti raccontaci come procede la crescita di Masciarelli

09.04.2024
4 min
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NEGRAR DI VALPOLICELLA – Quando Lorenzo Masciarelli ha lasciato il Belgio e la Pauwel Sauzen-Bingoal, non sono mancati articoli e reazioni. Il ritorno in Italia del giovane abruzzese, vero talento nel ciclocross, ha spiazzato un po’ tutti. Masciarelli era finito nel mirino della Colpack-Ballan (dal 2024 MBH Bank-Colpack-Ballan-Csb) per le sue doti da scalatore (foto apertura NB Srl). 

La stagione passata è servita per capire che ,al di là di qualche importante problema fisico, c’è ancora tanta strada da fare. Allo stesso modo in cui in Belgio doveva imparare a correre nel fango, ora deve imparare a correre su asfalto. Il processo di apprendimento non è semplice, ma la decisione presa sembra incontrovertibile. Chi si aspettava, fin da subito, un impatto forte e deciso può essere rimasto deluso. Ma quello del classe 2003 è un percorso che va fatto a piccoli passi e tanto passa dall’aiuto e dal supporto fornito dal team.

Nel 2022-2023 Masciarelli ha passato un inverno da ciclocrossista
Nel 2022-2023 Masciarelli ha passato un inverno da ciclocrossista

Ancora margini

Il 2024 per lui è iniziato in maniera più decisa, con un quinto posto alla Coppa San Geo, prima gara elite e under 23 della stagione. I mesi di marzo e aprile sono stati e saranno impreziositi da impegni di livello maggiore. Prima Masciarelli è andato all’Istrian Spring Trophy, una corsa a tappe 2.2, poi alla Coppi e Bartali (2.1). Ora lo aspetta la corsa di casa: il Giro di Abruzzo. Durante i giorni di corsa tra Belvedere e Recioto abbiamo intercettato il suo diesse alla MBH Bank-Colpack, Gianluca Valoti, e con lui abbiamo fatto un punto sulla crescita di Lorenzo Masciarelli

«Lo abbiamo preso nel 2023 – ci spiega il diesse Valoti – ma per certi versi è come se questo fosse il primo anno. Solamente in questa stagione si è dedicato alla strada, curando tutto nei dettagli. E’ partito bene, è stato molto sfortunato in Croazia, dove una caduta gli ha impedito di performare al meglio. Tra pochi giorni correrà al Giro di Abruzzo, in casa, e da lì seguirà il programma per il resto della stagione. Ha ancora tanti margini di miglioramento».

Nel 2024 ha trascorso il suo primo inverno lavorando a pieno regime su strada (foto NB Srl)
Nel 2024 ha trascorso il suo primo inverno lavorando a pieno regime su strada (foto NB Srl)
In quali ambiti?

Come prima cosa gli manca un pochettino di esperienza per quanto riguarda le corse più lunghe e a tappe. Sta lavorando benissimo per recuperare questi piccoli problemi.

Dove lavorate di più?

Sulla distanza da percorrere in gara o per quanto riguarda l’alimentazione in corsa. Tante piccole cose che, sommate, portano ad un miglioramento importante.

Questo inverno, il primo interamente con voi, su cosa vi siete concentrati?

Abbiamo seguito il programma per la preparazione atletica. Ha lavorato molto bene, è un corridore meticoloso, ha bisogno di tante conferme. Nel ritiro invernale ha dimostrato di essere competitivo. E’ un ragazzo che si esprime meglio con temperature più alte, quindi con il proseguire della stagione ci aspettiamo qualcosa da lui.  

Dopo un primo periodo di gare tra U23 e pro’, l’abruzzese sarà al via della corsa di casa (foto NB Srl)
Dopo un primo periodo di gare tra U23 e pro’, l’abruzzese sarà al via della corsa di casa (foto NB Srl)
Dal Giro di Abruzzo in poi cosa prevede la stagione di Masciarelli?

Ora fino a inizio maggio abbiamo un programma delineato, poi vedremo in base al percorso del Giro Next Gen e sceglieremo la squadra. 

In vista del 2025 e del passaggio della MBH Bank-Colpack a team professional Masciarelli può essere un profilo interessante?

Sicuramente. C’è in programma di fare un salto nella categoria dei professionisti. Lui sarà uno di quelli che potrebbero essere con noi. 

Masciarelli lavora in maniera meticolosa ma senza perdere la serenità (foto NB Srl)
Masciarelli lavora in maniera meticolosa ma senza perdere la serenità (foto NB Srl)
L’obiettivo?

Quello di credere in lui e negli altri. Riuscire a portare una buona parte di questi ragazzi nel mondo dei professionisti per noi sarebbe una grande soddisfazione. I ragazzi sono giovani e devono crescere, non solo Masciarelli, anche se lui è uno sul quale puntiamo molto.

Masciarelli e la Colpack protagonisti in Turchia

08.10.2023
6 min
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Lorenzo Masciarelli è tornato da qualche giorno dal Tour of Istanbul, che ha corso insieme alla Colpack Ballan. Il team bergamasco è stato invitato in Turchia ed ha accettato, tuffandosi nell’avventura di un ciclismo tutto da scoprire. Masciarelli e compagni hanno messo insieme tanti piazzamenti ed un’esperienza che sicuramente li ha arricchiti. 

«Abbiamo avuto questa occasione – dice Masciarelli da casa sua – e l’abbiamo colta. Ci avevano parlato bene di questa gara e così è stato. Si tratta di una corsa giovane ma davvero ben organizzata, ci siamo trovati benissimo. L’organizzazione ci ha fornito l’ammiraglia, con tanto di adesivi degli sponsor, e un pulmino a nove posti per noi ragazzi. L’hotel in cui abbiamo alloggiato era a cinque stelle, quindi con un servizio invidiabile».

Il rientro

Masciarelli sta concludendo la sua prima stagione su strada con il Team Colpack, annata che ha avuto anche dei bassi, non ultimo la pericardite che ha costretto il giovane abruzzese a fermarsi per qualche mese. 

«Appena ho avuto il via libera dai medici – racconta Masciarelli – ho chiamato la squadra per organizzare e pianificare al meglio questo finale di stagione. L’obiettivo di quest’anno era fare tanta esperienza su strada, per questo una volta avuto il permesso per correre sono tornato. Il team non mi ha messo alcuna pressione e mi ha dato la possibilità di gareggiare senza alcuna pressione. Anche in Turchia mi sono messo a disposizione dei compagni e ho fatto tanta fatica, cosa fondamentale per prendere il feeling giusto con questo nuovo ciclismo.

«Dopo la pericardite – spiega – ho ripreso con calma a fine giugno e la condizione è stata fin da subito decente. Ho avuto un piccolo calo, ma già dal Matteotti stavo bene, ho corso davanti e solo nel finale mi si è spenta la luce, ma ci stava. Già da dopo quella gara stavo bene, forse meglio di come stavo a inizio stagione».

Il ciclismo turco

Andare a correre in Paesi dove il ciclismo è in rampa di lancio permette di sperimentare e provare qualcosa di nuovo. Terre diverse e persone differenti che si affacciano a questo sport per la prima volta. 

«Sapevamo che il ciclismo in Turchia non fosse molto seguito – dice Masciarelli – ma la gente era davvero curiosa. E’ capitato più volte che in qualche negozio le persone ci fermassero per farci domande sulla gara e quello che stava accadendo. Il tifo a bordo strada era davvero tanto, soprattutto nell’ultima tappa. Ci chiedevano borracce e autografi, ci siamo divertiti molto e la fatica non è mancata».

Le tappe

In Turchia le tappe erano quattro e la Colpack si è messa in evidenza in tutte e quattro. Il maltempo ha colpito la gara, rendendola ancora più dura e selettiva. 

«Ha piovuto tre giorni su quattro – racconta Masciarelli – non pioggia leggera, ma davvero forte. Nella prima tappa Romele ed io eravamo in fuga insieme ad un’altra decina di corridori, ma ci hanno ripreso. Sono usciti dal gruppo altri tre corridori e hanno preso un grande margine che non siamo riusciti a chiudere, complice anche la pioggia. Ci sono state tante cadute, lo stesso Romele mentre inseguivamo. Invece Volpato ha bucato. Alla fine siamo rimasti io e Persico, e lui è stato bravo a buttarsi nella mischia e cogliere un sesto posto. Anche nelle altre tappe ha piovuto molto, nella seconda Romele ha colto l’occasione giusta e si è agganciato al gruppetto che è arrivato all’arrivo, arrivando secondo. 

«La vittoria – prosegue – è arrivata nella terza tappa, l’unica senza pioggia, lì siamo riusciti a ricucire sulla fuga e Persico ha premiato il nostro lavoro con un grande sprint. A livello di squadra ci siamo comportati bene durante tutta la corsa, potevamo raccogliere qualcosa in più, forse. Ma alla fine possiamo ritenrci soddisfatti».

Avversari e strada

Scorrendo fra la startlist del Tour of Instanbul si notano i nomi di alcuni team development come quello dell’Astana e Novo Nordisk. 

«Le squadre presenti – continua Masciarelli – erano forti, soprattutto le straniere. C’era un team danese della Restaurant Suri che ha vinto la corsa, i belgi del Tarteletto e qualche devo team. La differenza con le squadre orientali si sentiva, tanto che all’ultima tappa siamo partiti in 80. Tanto ha fatto il meteo, perché si vedeva che lì non piove molto, infatti le strade erano viscide e ci sono state tante cadute e forature. Il percorso risultava sempre impegnativo, con continui sali e scendi e davvero poca pianura. L’esperienza, come detto è stata davvero positiva e ci ha fatto conoscere un ciclismo diverso dal nostro, mettendoci alla prova anche lontani da casa. Sono stato contento anche di quanto ho fatto io, aiutando la squadra e i miei compagni.

«Ora la stagione – conclude – sta finendo e insieme alla squadra vedremo come organizzare l’inverno. Vorrei fare qualche gara di ciclocross, come promesso lo scorso inverno, ma dopo i problemi al cuore bisogna capire come gestire il riposo. In inverno capiremo come gestirci, probabilmente correrò verso il finale della stagione del cross, verso gennaio o febbraio».