Lunigiana atto finale: a Finn la tappa, a Seixas la maglia verde

07.09.2024
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TERRE DI LUNI – Il terzo round della sfida che ci ha accompagnato per tutto il Giro della Lunigiana lo vince Lorenzo Finn. La prima vittoria di tappa dopo due partecipazioni per il ligure che ha provato a vincere la Corsa dei Futuri Campioni in entrambe le edizioni (in apertura foto Duz Image / Michele Bertoloni). Sulla sua strada però si è sempre trovato davanti un corridore francese. Nel 2023 era stato Leo Bisiaux a toglierli la vittoria, mentre quest’anno ci ha pensato Paul Seixas a rovinargli i piani. Il ligure della Grenke Auto Eder ha attaccato sia ieri che oggi, ma non è riuscito a scalfire la leadership di Seixas.  

«L’anno scorso – analizza Finn – non ero riuscito a vincere una tappa, quest’anno sì e questo mi rende sicuramente felice. Riconfermare il podio e vincere una tappa sono un ottimo risultato. Chiaro che vincere la generale sarebbe stato meglio ma ripeto che non ho rammarichi».

La differenza nei dettagli

In salita Finn e Seixas hanno viaggiato di pari passo per tutti e tre i giorni di gara, uno attaccato all’altro, inseparabili. Solo il muro di Bolano ha creato una piccola crepa, di due secondi a favore del francese. Per il resto la differenza l’hanno fatta gli abbuoni. Seixas ne ha accumulato 20 secondi sui vari traguardi, Finn 16.

«Ho fatto due attacchi sugli ultimi due passaggi di Montemarcello – spiega – a tutta. Non ho rammarichi perché ci ho sicuramente provato. Fare di meglio era impossibile, ho spinto con tutte le energie che avevo in corpo. Eravamo allo stesso livello».

«Lottare contro Finn è stato molto difficile – fa eco Seixas – è molto bravo in salita, forse in quelle con maggiore pendenza sono leggermente più forte io. Infatti, la differenza per vincere questo Lunigiana l’ho fatta su rampe molto ripide come a Bolano. Ma un giorno è così e l’altro può accadere il contrario. In generale penso che siamo sullo stesso livello».

In salita il livello tra i due è stato pari, la differenza l’hanno fatta gli abbuoni (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
In salita il livello tra i due è stato pari, la differenza l’hanno fatta gli abbuoni (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)

Un altro francese

Paul Seixas succede a Leo Bisiaux e a Lenny Martinez per la terza vittoria francese nelle ultime cinque edizioni del Giro della Lunigiana.

«E’ una bella sensazione – racconta – prendere in eredità la maglia verde da Leo Bisiaux e Lenny Martinez. Vedere un mio ex compagno di squadra vincere questa corsa mi ha motivato tanto per provarci a mia volta. Il percorso era leggermente diverso nel 2023, forse meno duro».

Paul Seixas e Leo Bisiaux hanno condiviso la maglia della AG2R Citroen U19 l’anno scorso, ma non solo. Entrambi, infatti, sono impegnati nel ciclocross. Alla domanda se seguirà le orme del vecchio compagno di squadra risponde così: «Non so ancora cosa farò in futuro, sicuramente correrò meno nel cross visto che passerò under 23. Voglio concentrarmi al meglio sulla strada perché l’impegno sarà maggiore. Non ho ancora deciso se proseguirò con la Decathlon AG2R o meno, sarà una cosa che vedremo dopo il mondiale. E’ una situazione difficile della quale non posso parlare ora».

Verso il mondiale

Tutti i protagonisti di questo Giro della Lunigiana li rivedremo a breve sulle strade di Zurigo pronti per darsi battaglia e conquistare la maglia iridata. Una serie di pretendenti al titolo iridato che solamente sfogliarlo fa venire il mal di testa. Nell’osservarli da vicino, però, sembra che la storia sia un capitolo a due: Finn e Seixas.

«Questa bella vittoria – dice il francese – è la dimostrazione che la condizione è davvero buona. Mi sono sentito sempre meglio giorno dopo giorno. Sono davvero felice di aver vinto qui, è molto buono per la mia forma e per avere la giusta confidenza nei miei mezzi. Finn e io probabilmente lotteremo anche per il mondiale, ma ci sono davvero tanti pretendenti alla maglia iridata. Quest’anno ho vinto tutte le corse di un giorno alle quali ho preso parte (tra cui la Lieigi-Bastogne-Liegi juniores, ndr). Il mondiale è una corsa tanto diversa dalle altre, ma spero di arrivare con la giusta condizione per puntare al podio».

Anche per Finn si avvicina l’appuntamento iridato, nel quale sarà chiamato a lottare sia a cronometro che su strada.

«Prima, però – conclude – starò un giorno a casa per poi partire verso il Belgio visto che correrò sia su strada che a cronometro anche all’europeo. Finito l’impegno continentale sarà la volta del mondiale e punterò tutto su quello dato che è molto più adatto alle mie caratteristiche».

Al Lunigiana l’urlo di Remelli e il sorriso di Seixas

06.09.2024
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BOLANO – La terza giornata del Giro della Lunigiana mette in menu due semitappe completamente differenti l’una dall’altra. Al mattino, con partenza da Sarzana, è andata in scena una frazione dedicata ai velocisti. Appena 37 chilometri che il gruppo si è sciroppato in meno di un’ora. A Marina di Massa vince il belga Aldo Taillieu davanti all’umbro Cornacchini e al francese Sparfel. Il belga mette nel sacco un altro sigillo importante dopo la Kuurne-Brussel-Kuurne e i campionati nazionali a cronometro. A Bolano invece arriva la vittoria di Remelli e Seixas conferma la sua leadership.

«Un gran bello sprint – commenta – sapevamo di dover rimanere davanti per tutta la tappa e così abbiamo fatto. Devo ringraziare i miei compagni di squadra per avermi pilotato al meglio e permesso di vincere. E’ un bel segnale in vista dei campionati europei, quello che mi serviva per arrivare con la massima fiducia».

Pomeriggio movimentato

Il profilo della seconda semitappa di giornata, da Sestri Levante a Bolano, è mosso e aperto a tante sorprese. La più grande è la vittoria del veneto Cristian Remelli, il corridore dell’Autozai Contri è stato bravo a mettere nel sacco i favoriti, anticipandoli prima dello strappo finale. Una salita di 4 chilometri con rampe superiori al 15 per cento che ti guardano negli occhi scovando ogni incertezza. Non ne ha avute Remelli, il quale ha preso di petto la salita e a testa bassa ha portato a casa la terza vittoria stagionale.

«La più bella dell’anno – dice mentre ancora con lo sguardo cerca di capire se è tutto un sogno o se è successo davvero – nonostante tutto. Sapevo che se avessi aspettato Finn e il francese (Seixas, ndr) non avrei avuto occasioni. Prima dell’ultimo strappo, a due chilometri dall’arrivo, ho anticipato tutti insieme a Garbi. Siamo compagni di squadra all’Autozai e oggi mi ha dato una grande mano, lo devo ringraziare. Purtroppo, il primo giorno sono uscito subito di classifica ma la vittoria di oggi pareggia il dispiacere, anzi direi che lo supera».

Finn all’arrembaggio

Il mare azzurro della Baia del Silenzio di Sestri Levante è soltanto un colore sullo sfondo del paesaggio di Bolano. Dal mare i ragazzi sono passati alla montagna, accarezzando le colline dolci della Liguria. Dietro queste però si nascondeva Lorenzo Finn, il quale ha provato a scombussolare i piani della Francia.

«Ho attaccato fin dai primi chilometri – spiega mentre si dirige verso i rulli – perché pensavo di poter mettere in crisi i francesi. Alla fine ho aspettato l’ultima salita e forse non è stata la decisione migliore, però la gamba era buona. Il gruppo era ancora numeroso ai piedi di Bolano, mi aspettavo una selezione maggiore. Ci sono stati diversi scatti e contro scatti, ho dovuto chiudere in prima persona sui francesi. Di certo non finisce oggi la corsa, domani è un giorno nuovo con altrettante occasioni da cogliere».

La Francia sorride

Paul Seixas mantiene la vetta della classifica generale. Anzi aumenta anche il vantaggio nei confronti di Finn grazie all’abbuono del secondo posto e ai due secondi di distacco messi tra lui e il ligure. Il pugno in segno di soddisfazione quando gli dicono del vantaggio incrementato fa capire che la corsa del talento transalpino era indirizzata completamente verso Finn.

«Mantenere la maglia – racconta Seixas – è un grande risultato per oggi. All’inizio della tappa non mi sentivo molto bene di gambe. Non ho fatto alcun tipo di riscaldamento prima del via e sentivo i muscoli un po’ duri. Quando Finn ha attaccato a inizio tappa gli sono stato dietro con un po’ di fatica ma poi le sensazioni sono migliorate chilometro dopo chilometro. Tanto che nel finale di tappa ho attaccato in prima persona, mi sentivo super bene. Ho fatto uno sforzo non indifferente per arrivare secondo e prendere l’abbuono. Non ho seguito l’attacco del veneto perché la tappa non era la mia priorità».

«La nostra strategia – continua la maglia verde – era mettere pressione a Finn e così abbiamo fatto. Durante la salita finale abbiamo attaccato a turno costringendolo a muoversi visto che era da solo. All’inizio della tappa mi sono detto che fosse un contendente molto forte, poi nel finale l’ho visto un po’ in difficoltà e ne ho approfittato. La nostra tattica era di sfiancarlo ed ha funzionato abbastanza bene grazie al lavoro dei miei compagni. Domani dovremo lavorare ancora tanto, il distacco non è così ampio da farci stare tranquilli».

Finn e Seixas, è subito testa a testa. La prima al francese

04.09.2024
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LA SPEZIA – La prima tappa del Giro della Lunigiana offre un testa a testa mozzafiato tra Lorenzo Finn e Paul Seixas. Una volata a due su via Domenico Chiodo, nel centro di La Spezia, dove a spuntarla è il francese, che beffa di poco il campione italiano in carica (in apertura foto Duz Image / Michele Bertoloni). Sopra le teste dei corridori risplende un cielo azzurro, mentre sullo sfondo le colline incorniciano un quadro da cartolina. Oltre quei verdi pendii ci sono le Cinque Terre, la testimonianza di come la Liguria sia una regione dove il mare e la montagna vivono in simbiosi. 

Una volata lanciata da lontano. Prima con uno studio attento tra i due contendenti, iniziato a un chilometro dall’arrivo. Poi dopo un lento avvicinamento è partito lo sprint, che Seixas prende in testa e conclude alzando le braccia al cielo. Finn fa un gesto di stizza e si rammarica, mentre i due spariscono dietro la curva in fondo al rettilineo. 

Seixas beffa Finn allo sprint, è lui la prima maglia verde del Lunigiana 2024 (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
Seixas beffa Finn allo sprint, è lui la prima maglia verde del Lunigiana 2024 (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)

Uno contro uno

Dopo l’arrivo Paul Seixas è circondato dai compagni di squadra e dal massaggiatore del team francese. Al contrario Lorenzo Finn è solo, gli altri atleti della Rappresentativa Liguria devono ancora arrivare e l’impressione è che la differenza non la faranno solo le gambe dei due giovani talenti, ma anche quelle dei compagni di squadra. La nazionale transalpina ha preso in mano la situazione e in poco meno di 25 chilometri ha ricucito il margine sui fuggitivi e propiziato l’attacco del loro capitano. 

«I miei compagni hanno fatto un grandissimo lavoro – commenta ai piedi del podio – io ho solo portato a termine quanto costruito da loro. Sono felice di aver iniziato con una vittoria e una prestazione del genere, questo mi fa capire che ho lavorato bene in preparazione al Giro della Lunigiana. Sono in ottima forma. E’ una corsa impegnativa con tanti corridori forti, Finn lo ha dimostrato ma anche gli altri non sono da sottovalutare. Non penso che sia una sfida tra noi due e basta, ci sarà da stare attenti alle altre squadre che ora saranno agguerrite».

Finn rincorre

Al contrario Lorenzo Finn ai piedi dell’ultimo GPM di giornata si è trovato a dover rincorrere il rivale francese. Ieri alla presentazione delle squadre lo aveva etichettato come uno dei principali favoriti e così si è rivelato. Il solo a tenere il suo passo è stato proprio il ligure della Grenke Auto Eder che qui corre con i colori del team Liguria. 

«Sono dispiaciuto di aver perso – commenta Finn mentre le sue gambe girano sui rulli per sciogliere i muscoli – perché ero lì. La gamba in salita era molto buona, quindi fa sperare bene per i prossimi giorni. Abbiamo fatto la differenza noi due, lui ha iniziato la salita finale con qualche secondo di vantaggio, poi in discesa sono riuscito a chiudere. La Francia ha attaccato in discesa e sono andati via in tre mentre io ero rimasto nel gruppo dietro. In salita ho fatto una cronometro per mantenere il distacco. Il Giro della Lunigiana è una corsa che si può vincere anche in discesa e il fatto di aver spinto bene e chiuso su Seixas mi fa ben sperare. Ogni secondo farà la differenza e domani saremo ancora qui a sfidarci».

I quattro al comando guidati da Stefano Viezzi, a fine giornata per lui la maglia dei Traguardi Volanti (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
I quattro al comando guidati da Stefano Viezzi, a fine giornata per lui la maglia dei Traguardi Volanti (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)

L’Italia va

L’azione di giornata è scandita da quattro corridori, degni di un’Italia che va veloce, corre e cresce bene. Stefano Viezzi, Andrea Bessega, Elia Andreaus e Michele Bicelli si sono avvantaggiati in un tratto in pianura alla fine del primo GPM di giornata. Il cronometro ha fatto segnare un distacco massimo di 2 minuti e 38 secondi.

«L’idea di anticipare – spiega il campione del mondo di ciclocross Stefano Viezzi – era già in programma perché sapevamo che gli altri erano più forti su questo tipo di salite. Le pendenze all’8 per cento non aiutano i corridori della mia stazza (Viezzi è alto 190 centimetri per 70 chilogrammi, ndr). Siamo riusciti a prendere un bel vantaggio, personalmente ci credevo perché 2 minuti e 38 sono tanti da recuperare. Poi Finn e Seixas sono rientrati e bisogna solo che fargli i complimenti. A noi resta la consapevolezza che siamo andati forte e che avremo le nostre occasioni nei prossimi giorni.

«Quando dopo una quarantina di chilometri – spiega Elia Andreaus – è partito Viezzi mi sono subito accodato. Poi sono rientrati anche Bicelli e Bessega. Quello che hanno fatto Finn e Seixas è impressionante, di un altro livello. Anche con tutto quel vantaggio sapevo che in salita ci avrebbero potuto riprendere e saltare. Così è stato. Ora sono in classifica (ha terminato quarto la tappa, ndr) ma sarà difficile rimanerci. Forse sarà meglio puntare a qualche tappa».

Il via del Giro della Lunigiana 2024 è avvenuto dall’anfiteatro di Luni (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
Il via del Giro della Lunigiana 2024 è avvenuto dall’anfiteatro di Luni (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)

Fuori Omrzel  

I primi chilometri del Giro della Lunigiana hanno dato già dei verdetti importanti. La corsa di uno dei favoriti, Jakob Omrzel, dura esattamente 6 minuti, terminando a Sarzana. Una caduta, che ha coinvolto anche Jacopo Sasso, pone fine al sogno del giovane sloveno di vincere la Corsa dei Futuri Campioni. I due sono stati prontamente trasportati in ospedale, sono stati ricoverati e coscienti.

La Pool Cantù in Belgio, il racconto di Galbusera

11.08.2024
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All’Auber Thimister Stavelot, la corsa a tappe belga che ha raccolto al via molti dei principali team internazionali e che ha visto  il nuovo successo di Lorenzo Finn, c’era anche la Pool Cantù 1999-GB Junior Team, la formazione lombarda che si sta mettendo sempre più in luce proprio per la sua attività all’estero.

La squadra canturina, che già aveva partecipato nel 2023, ha trovato un baluardo in gara in Simone Galbusera, capace di proiettarsi all’ottavo posto nell’ultima tappa e finire non lontano dalla Top 10 nella graduatoria generale. Un’esperienza molto positiva, che il diciottenne lombardo ha vissuto fin nei minimi dettagli.

Il lombardo in gruppo nella corsa belga, chiusa al 13° posto a 2’08” dal vincitore Lorenzo Finn
Il lombardo in gruppo nella corsa belga, chiusa al 13° posto a 2’08” dal vincitore Lorenzo Finn

«Siamo partiti da casa al mercoledì mattina, noi ragazzi in aereo, mentre il diesse con meccanico e fisioterapista erano con macchina e furgone. Ci sono venuti a prendere in aeroporto e già alla sera abbiamo fatto una sgambata. Per fortuna l’hotel era vicino a tutte le zone di gara, quindi non abbiamo mai dovuto fare molti chilometri di trasferimento e questo aiutava non poco. Il giorno dopo, vigilia dell’inizio della corsa, siamo andati a visionare il percorso dell’ultima frazione che era la più dura con oltre 2.500 metri di dislivello, poi abbiamo fatto le prove del percorso della cronometro del secondo giorno, 3 chilometri abbastanza semplici che dovevamo affrontare tre volte».

Un racconto preciso come pochi il tuo. Veniamo alle gare…

La prima tappa doveva avere nei pronostici un epilogo in volata e così è stato, anche se c’è stata selezione e molti hanno perso il treno giusto. Noi abbiamo lavorato per Riccardo Colombo, che alla fine ha chiuso ottavo. Il secondo giorno tutti guardavano alla cronosquadre, molto veloce tanto è vero che le prime 14 squadre hanno chiuso nello spazio di 25”. Noi siamo finiti 17esimi a 40”. La semitappa del pomeriggio ha forse risentito dello sforzo mattutino, con tante cadute, in 4 si sono avvantaggiati di qualche secondo, io ho chiuso nel primo gruppo. Ma almeno in 40 sono finiti a terra.

La volata a Stavelot che è valsa a Galbusera l’ottava posizione dopo un bel recupero
La volata a Stavelot che è valsa a Galbusera l’ottava posizione dopo un bel recupero
L’ultimo giorno?

Era quello che avevo cerchiato di rosso, sapevo che poteva essere quello a me più adatto. Alla fine però mi è rimasto un po’ di amaro in bocca, perché ho imboccato l’ultima salita con un distacco troppo ampio dalla testa, oltre un minuto e mezzo. In salita ne ho ripresi tanti fino a raggiungere il gruppetto con Remijn, l’olandese che guidava la classifica e nello sprint sul pavé ho avuto la meglio, ma potevo fare di più.

Il vostro team gareggia spesso all’estero, approvi questa scelta?

A dir la verità io ho corso gare internazionali più con la nazionale, ma la scelta è sicuramente giusta e lungimirante. Quando ho fatto l’Eroica sono rimasto davvero sorpreso per la velocità che veniva tenuta soprattutto in pianura. E’ un modo di correre molto diverso da quello a cui siamo abituati. Io mi trovo bene perché ho un passato nella mtb, dove correre a tutta sin dall’inizio è prassi quotidiana. L’ho affrontata sin da quando ero G1 e fino al secondo anno da allievo, poi ho deciso di dedicarmi alla strada in maniera più concentrata.

Simone Galbusera nel team lombardo, al centro, alla sua sinistra c’è il fratello Pietro
Simone Galbusera nel team lombardo, al centro, alla sua sinistra c’è il fratello Pietro
Come hai iniziato?

E’ stato mio padre a “sedurci”, sia a me che a mio fratello Pietro che corre insieme a me nel team ed era anche in Belgio. Mio padre andava in bici da quando io sono nato e il suo esempio ci ha spinto a imitarlo, poi siamo andati avanti trovando in lui sempre un grande sostenitore, considerando anche tutti i sacrifici che ha fatto.

Torniamo alla gara in Belgio, vinta da Finn. Ti ha sorpreso il successo del vostro connazionale?

No, perché sapevo quanto va forte, l’ho visto agli italiani ed era evidente che aveva una marcia in più. E’ certo che la sua esperienza lo sta forgiando, ha un approccio alla gara diverso da tutti noi, un’abitudine a questi ritmi ma anche alla gestione della gara in maniera forte, ferma. Noi siamo più carenti in questo, nella gestione dei ritmi da tenere.

Prima del Belgio, Galbusera aveva vinto il Trofeo Diotto e Roma, battendo Rigamonti, compagno di club
Prima del Belgio, Galbusera aveva vinto il Trofeo Diotto e Roma, battendo Rigamonti, compagno di club
Se avessi avuto la possibilità, avresti fatto la sua stessa scelta pur considerando la tua giovane età e i problemi connessi soprattutto in relazione alla scuola?

Sicuramente. Se vuoi investire parte del tuo futuro in questa attività devi sacrificarti. Lorenzo è approdato in quello che a detta di tutti è il miglior team in assoluto della categoria, per crescita, concorrenza interna, metodi di allenamento. E’ un’esperienza incredibile che lo sta cambiando e sviluppando in maniera incredibile, anche nella gestione di gara e nella cura della forma fisica. Credo che tanti miei coetanei vorrebbero fare la stessa cosa…

Che cosa ti aspetti ora?

Abbiamo ancora un calendario ricco, soprattutto in Italia. Io spero di avere altre occasioni in gare importanti, anche per trovare contatti per la nuova stagione e il cambio di categoria.

Finn verso un settembre di fuoco: dal Lunigiana al mondiale

24.07.2024
4 min
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L’ufficialità della partecipazione al Giro della Lunigiana di Lorenzo Mark Finn ce l’ha data lo stesso atleta ligure. Un messaggio che poi si è trasformato in un’intervista per capire la scelta e cercare di intuire quanto la squadra, la Grenke Auto Eder, abbia lasciato libertà di scelta. Finn è uno degli atleti di spicco del panorama juniores, il primo ad essere andato fuori Paese per correre. Una scelta che aveva aperto a tante domande su quanto e come avrebbe mantenuto una connessione con l’Italia e le sue corse. Tutte queste domande sono state prese e rispedite al mittente, perché Finn sarà al via del Giro della Lunigiana e non al Ruebliland Tour, che si corre in concomitanza. 

«La squadra – spiega Finn – andrà a correre in Svizzera, ma io ho avuto la massima libertà di scelta. Essermi laureato campione italiano è stato un passaggio importante anche nel decidere quale impegno seguire. Avere la maglia tricolore mi ha spinto verso il Lunigiana, ma anche senza di essa avrei comunque partecipato alla corsa di casa».

Lorenzo Finn è stato invitato alla recente presentazione del Giro della Lunigiana, un indizio importante della sua presenza alla gara
Lorenzo Finn è stato invitato alla recente presentazione del Giro della Lunigiana, un indizio importante della sua presenza alla gara

Ambizioni

Lorenzo Finn ha conquistato la maglia tricolore poche settimane fa, sia a cronometro che su strada, un successo di grande rilievo. 

«Ci tenevo particolarmente a fare bene ai campionati nazionali – dice – anche perché il team ha piacere nell’avere questi simboli. Al Lunigiana ci sarà un mio compagno di squadra che correrà per il Belgio, quindi capite come la Grenke AutoEder abbia lasciato a tutti la facoltà di scegliere quale corsa fare. Il Ruebliland ha solamente l’ultima tappa dura adattata agli scalatori, il Lunigiana, invece, nel complesso è più duro come percorso. L’obiettivo è vincere una tappa, non nascondo che punto anche alla classifica generale. Migliorare il risultato del 2023 vorrebbe dire vincerlo, quindi è chiaro che l’obiettivo possa essere questo».

Come sta procedendo la stagione?

Bene, devo dire che dall’infortunio dell’Eroica Juniores mi sono ripreso bene e in fretta. Sono tornato presto in condizione e agli appuntamenti tricolore l’ho dimostrato. Tutto sta procedendo per il meglio, a parte l’intoppo dell’infortunio. Dopo i campionati nazionali sono andato al Valromey, una bella corsa dove ho fatto un buon lavoro (in apertura foto Zoé Soullard/DirectVelo). 

Ora che programma hai?

In questa settimana farò degli allenamenti un po’ più blandi. Intanto domenica ho sfruttato la vicinanza alla Costa Azzurra per andare a vedere la cronometro finale del Tour con un amico. Finito questo periodo un po’ più blando, inizierò a preparare il Lunigiana e gli appuntamenti con la nazionale: mondiali ed europei. 

Jakob Omrzel potrebbe essere uno degli avversari da tenere sotto controllo al Lunigiana (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
Jakob Omrzel potrebbe essere uno degli avversari da tenere sotto controllo al Lunigiana (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
Andrai anche tu in ritiro a Livigno con Salvoldi?

Sì, in realtà ho deciso che andrò su una settimana prima insieme alla mia famiglia. E’ un bel posto e loro si faranno un po’ di vacanze e io approfitto per allenarmi e godermi il panorama. Quando arriveranno anche Salvoldi con gli altri ragazzi della nazionale inizieremo il nostro ritiro, che terminerà a fine agosto. 

Poi si scende al Lunigiana, hai parlato con altri ragazzi in gruppo? Sai già chi ci sarà?

Le solite nazionali come Francia, Belgio, Slovenia e Repubblica Ceca. Oltre alle rappresentative regionali. Dovrebbe venire Omrzel, lui sarà uno degli avversari da tenere d’occhio.

Dino Salvoldi e Lorenzo Finn a colloquio, l’atleta ligure sarà una delle punte per il mondiale?
Dino Salvoldi e Lorenzo Finn a colloquio, l’atleta ligure sarà una delle punte per il mondiale?
L’appuntamento iridato  lo vedi vicino alle tue caratteristiche?

La prova su strada sì, quella a cronometro un pochino meno. Siamo andati a vedere il percorso a giugno con Salvoldi, è molto bello anche se serviranno tante gambe per fare bene. La convocazione passerà anche dal Lunigiana, ma se tutto andrà per il meglio dovrei essere della partita. 

Invece per il prossimo anno?

Passerò U23 ma sto cercando di capire insieme al mio procuratore e con la squadra come muovermi. L’arrivo di Red Bull sembra aver aperto la possibilità di fare un team under 23 legato alla squadra WorldTour. Tutto è da capire e di certo non c’è nulla, vedremo con il passare dei mesi cosa verrà fuori.

Due tricolori già in bacheca. La scelta di Finn era stata giusta…

09.07.2024
5 min
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I campionati italiani juniores di Casella non potevano avere conclusione migliore per la gente locale, visto che a conquistare la maglia tricolore è stato il classico “enfant du pays”, quel Lorenzo Finn che sta riscrivendo con le sue azioni tutta la geografia del ciclismo giovanile italico. Primo italiano ad aver scelto un team straniero già da junior, entrando nella multinazionale del Grenke Auto Eder, con i suoi risultati – in particolare la doppietta tricolore crono-gara in linea – ha dimostrato che l’occhio di Christian Schrot, il suo diesse, era stato lungo…

Il podio di Casella, con Finn fra Proietti Gagliardoni, a 2’38” e Zanutta, a 3’01” (foto organizzatori)
Il podio di Casella, con Finn fra Proietti Gagliardoni, a 2’38” e Zanutta, a 3’01” (foto organizzatori)

E’ pur vero che Finn correva in casa e questo ha rappresentato un bel vantaggio: «Quel percorso lo conosco bene, si passa davvero vicino casa mia. Sapevo che la prima parte era pianeggiante e ci si giocava tutto nella seconda. Serviva grande attenzione e pianificare dove attaccare e così ho fatto. In discesa c’era un punto dove si tornava a salire e lì ho attaccato».

La particolarità è che a quel punto è diventata un’altra corsa, con te contro il gruppo e tu che continuavi a guadagnare, come solo i grandi campioni sanno fare…

Sapevo che le grandi difficoltà della corsa erano finite, bisognava solamente spingere forte, soprattutto in pianura e io contro il tempo me la cavo bene anche se non è la mia specialità. Poi avevo anche le informazioni dalla moto, sapevo che il vantaggio andava crescendo e questo mi ha dato ulteriore forza. Io per natura sono e resto uno scalatore, ma mi difendo bene in ogni situazione. Preferivo però arrivare da solo, non rischiare una volata, questo lo ammetto…

Finn ha corso poco quest’anno, anche a causa della caduta all’Eroica, ora vuole rifarsi d’estate
Finn ha corso poco quest’anno, anche a causa della caduta all’Eroica, ora vuole rifarsi d’estate
E’ chiaro che queste tue vittorie fanno spiccare la tua appartenenza, l’essere l’unico italiano in un team estero. Ci sono davvero tante differenze?

Cambia molto l’impostazione, è come essere già inquadrato in un team professionistico pur essendo ancora uno junior. Ma senza vivere le pressioni che ha un professionista. Abbiamo il supporto di uno staff estremamente qualificato e sempre in contatto con la casa madre (la Bora Hansgrohe, ndr) e soprattutto la disponibilità di materiale appartenente alla prima squadra. Diciamo che è un’impostazione un po’ più vicina a quella di un lavoro di quanto si potrebbe avere in qualsiasi altro team, tenendo però sempre presente che siamo ancora ragazzi che studiano.

Com’è stata questa prima parte della tua esperienza?

Positiva anche se sfortunata, l’infortunio all’Eroica è pesato. Ho però recuperato la condizione in fretta e questo è importante soprattutto considerando tutto quel che ci attende, a cominciare dall’Ain Bugey Valromey Tour dove ci saranno tutti i migliori della categoria a cominciare dall’iridato Withen Philipsen.

Lorenzo Finn è approdato al Grenke Team Auto Eder quest’anno, primo italiano in un team junior estero
Lorenzo Finn è approdato al Grenke Team Auto Eder quest’anno, primo italiano in un team junior estero
L’impressione è che il team tedesco, anche sull’onda dei tuoi risultati (considerando che il campionato italiano si correva per rappresentative regionali) creda molto nelle tue capacità, ossia ti consideri un potenziale leader.

E’ politica del team cercare di far brillare tutti. E’ una vera multinazionale, prendono gli elementi di spicco in varie nazioni per farli maturare, ognuno poi ha le sue possibilità. Si è visto ad esempio quando abbiamo corso in Italia, con più corridori che centravano la Top 10. Siamo tutti elementi leader, ma corriamo per la squadra, è la corsa stessa che dice volta per volta su chi si dovrà puntare.

E questo è un vantaggio rispetto ad avere il team che corre con una gerarchia definita?

Sì, perché la concorrenza interna aiuta a motivarti. Se ti ritrovi davanti con compagni di squadra è sempre meglio che dover correre da solo. La competizione interna è un indubbio aiuto, l’importante però è che tutti alla fine lavoriamo per un obiettivo comune che è vedere la nostra maglia sfrecciare per prima, chiunque la indossi.

Vincitore del titolo italiano a cronometro, il ligure è un corridore ideale per le corse a tappe
Vincitore del titolo italiano a cronometro, il ligure è un corridore ideale per le corse a tappe
E’ cambiata la tua preparazione rispetto allo scorso anno?

Molto, ma non solo perché è cambiata la mano. Sono cresciuto, anzi fisicamente sto ancora crescendo, le gambe sono maggiormente sviluppate. Christian ci segue con molta attenzione, raffronta ogni singolo allenamento. I lavori sono commisurati alla nostra età, perché i risultati sono sì importanti, ma dobbiamo seguire un giusto trend di crescita. Per questo so che queste sono semplici tappe verso obiettivi più importanti per gli anni futuri.

Considerando le tue caratteristiche, il percorso del mondiale di Zurigo diventa a questo punto un obiettivo?

Sicuramente. Sono andato a vederlo due settimane fa, è molto bello, con salite non lunghe ma che non danno respiro, si correrà sempre a tutta e ci sarà grande selezione. Io spero davvero di far bene su quel tracciato mentre credo che quello della cronometro non sia invece molto adatto, è quasi tutto pianeggiante, su quel percorso Philipsen penso che avrà vita facile.

Lorenzo ha già puntato i mondiali di Zurigo, su un percorso adatto alle sue caratteristiche
Lorenzo ha già puntato i mondiali di Zurigo, su un percorso adatto alle sue caratteristiche
Tu hai vinto il titolo italiano in linea, ma pensi di essere più tagliato per le corse a tappe, visto che vai forte sia in salita che a cronometro?

Io penso di sì, che quello sia il mio approdo ideale considerando anche che finora ho mostrato buone doti di recupero. Anche al Lunigiana lo scorso anno sono andato sempre più forte col passare dei giorni. Teniamo conto che le corse a tappe juniores non sono paragonabili a quelle delle categorie superiori, ma il mio destino dovrebbe essere quello.

I primi mesi di Finn alla Grenke Auto Eder: un mondo nuovo

28.02.2024
4 min
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MANERBA DEL GARDA – Lorenzo Mark Finn ci accoglie con una felpa grigia e un sorriso timido all’interno dell’Enjoy Garda Hotel. Il giovanissimo ligure si trova qui con la sua squadra: la Grenke Auto Eder, team juniores satellite della Bora-Hansgrohe. Finn è stato il primo ragazzo italiano della sua categoria a lasciare l’Italia per andare a correre all’estero. Una scelta nuova, diversa, e che ha sollevato diverse domande e qualche dubbio. Abbiamo già sentito la sua voce quando è stato il momento di spiegare il motivo di questa scelta, ora vogliamo sapere come sta andando

Finn si siede e racconta i primi mesi alla Grenke Auto Eder
Finn si siede e racconta i primi mesi alla Grenke Auto Eder

Una squadra internazionale

La Grenke Auto Eder, nonostante sia un team juniores, ha una grande impronta internazionale. Il team è tedesco, ma i suoi ragazzi arrivano da tutta Europa.

«Sta andando molto bene – ci racconta mentre siamo seduti sui divanetti della hall – la squadra è composta da tante nazionalità. Su 8 corridori ci sono rappresentate 7 Nazioni differenti. Parliamo tutti inglese molto bene e quindi non ci sono problemi a livello comunicativo, nemmeno con lo staff».

Questi primi mesi come sono andati?

Stiamo lavorando da tutto l’inverno, questo ritiro finale è per preparare le gare e l’inizio della stagione. Sarà abbastanza duro, finiremo il 3 marzo e da lì a due settimane inizieremo a correre.

Rispetto all’anno scorso c’è stato qualche cambiamento?

Sto lavorando tanto sugli sprint e la forza in palestra, cosa che mi mancava. Abbiamo messo nelle gambe anche tanto fondo, soprattutto in vista degli anni futuri, per sviluppare al meglio il motore. Le ore di allenamento sono aumentate, ma il corpo risponde bene, quindi non lo trovo pesante. 

Finn e i suoi compagni pedalano su bici Specialized, le stesse del team Bora
Finn e i suoi compagni pedalano su bici Specialized, le stesse del team Bora
Hai già un programma?

I ritiri invernali erano già tutti decisi fin dall’anno scorso. Oltre a quelli appena conclusi e questo in Italia, ne faremo uno a maggio e un altro in estate, poi vedremo di mese in mese come andrà la stagione.

Immaginiamo sia una squadra completamente diversa rispetto a quello che sei abituato a vedere.

E’ un bel passo in alto rispetto a quello cui ero abituato, ma è un ambiente tranquillo, non ci mettono pressioni. Dobbiamo essere seri, ma credo sia normale. Sono molto sereno e tranquillo. Abbiamo un preparatore che segue solamente noi ragazzi del team, quindi il rapporto è molto diretto e giornaliero. Si può lavorare in maniera più specifica e lo vedo dalle sensazioni di questi primi mesi. 

I ragazzi e lo staff comunicano tra di loro usando l’inglese, lingua fondamentale in un team internazionale
I ragazzi e lo staff comunicano tra di loro usando l’inglese
Come ti trovi a vivere lontano dalla squadra?

Sto sempre a casa, poi quando ci sono ritiri o gare ci vediamo direttamente sul posto. Comunque facciamo un calendario internazionale, quindi meno gare rispetto all’anno scorso. In questo modo riesco a gestire bene l’impegno, anche con la scuola. Mi alleno da solo, ma ero già abituato a farlo, quindi non è stato un gran cambiamento. Usiamo Training Peaks e mi viene dato un programma settimanale. Mi tengo in contatto con Christian Schrot tutti i giorni via WhatsApp. 

Il calendario lo conosci già?

La prima corsa con la squadra sarà in Belgio: la Guido Reybrouck Classic, il 16 e il 17. Prima però correrò la cronometro di Camaiore, ma andrò da solo visto che è vicina a casa. Penso sia un buon test per vedere a che punto sono dopo il carico di lavoro dell’inverno. 

Un ultimo saluto prima di partire per l’allenamento
Un ultimo saluto prima di partire per l’allenamento
Come ti senti dopo un inverno fatto con la Grenke Auto Eder?

La grande differenza che ho trovato è che dopo cinque o sei ore di allenamento mi sento bene. A livello di prestazione secca non abbiamo fatto molti lavori massimali. Li faremo con le gare e con il passare dei mesi, ne abbiamo fatto qualcuno ma con sforzi controllati.

Ci avevi detto anche di essere andato a fare un ritiro con la Bora, com’è stato?

Siamo andati cinque giorni a dicembre a Mallorca. E’ stata una bella esperienza, stare nell’ambiente dei prof e vedere i meeting che fanno è stimolante. Abbiamo parlato con i ragazzi più giovani come Herzog, che sono passati dall’Auto Eder. Ci hanno detto che è il team giusto, nonostante siano comunque passati da team U23. Herzog, per esempio, ha fatto un anno alla Hagens Berman. Passare appena finita l’esperienza da juniores non è semplice, correre negli under 23 è un processo giusto di crescita. 

Stagione juniores al via, ma Salvoldi si è già fatto un’idea

20.02.2024
5 min
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Il momento del via è sempre più vicino. Il 3 marzo con il GP Giuliano Baronti in Toscana inizierà la stagione nazionale degli juniores, che comprende 38 gare. I vari team stanno preparandosi per l’esordio, ma anche il cittì azzurro Dino Salvoldi è attentissimo, pronto a vedere i primi riscontri dopo la lunga preparazione invernale. Preparazione che lo ha visto protagonista, intanto con i due pomeriggi a settimana dedicati alla pista, poi con i raduni specifici.

«Ne abbiamo già fatto uno a gennaio – spiega Salvoldi direttamente da Montichiari – un secondo lo facciamo proprio in questi giorni sempre qui, dedicando uno spazio specifico alla strada, iniziando proprio da oggi».

Bessega e Montagner, con Giaimi, hanno già vinto l’oro europeo nel team relay
Bessega e Montagner, con Giaimi, hanno già vinto l’oro europeo nel team relay
Non avendo ancora riscontri oggettivi in mano, come ti gestisci fra i 1° e 2° anno?

E’ vero che non ci sono gare che sono il principale metro di misurazione, ma mi sono già dovuto fare un’idea e il mio taccuino è straricco di nomi e indicazioni. Anche perché a questo punto devo già avere un nucleo di 10-12 nomi sui quali lavorare in funzione della Nations Cup. Per i nati del 2006 ho preso in considerazione l’intero andamento della passata stagione, per il 2007 ho sì guardato ai riscontri delle gare allievi, ma li prendo con molto beneficio d’inventario. Preferisco basarmi più su quel che ho visto in questi raduni, nei quali sono passati tra pista e strada tantissimi ragazzi e poi mi affido molto al passaparola.

Una scelta molto anticipata…

Non sarà una stagione semplicissima – ammette Salvoldi – intanto so che i mondiali proporranno un percorso impegnativo. Devo assolutamente andarlo a vedere di persona e quindi devo cercare ragazzi che abbiamo spiccate qualità in salita. Poi devo considerare le gare di Nations Cup alle quali parteciperemo. Non tutte, perché sarebbe un impegno economico insostenibile fare 10 gare a tappe e una in linea. Noi punteremo su 6 gare, le più importanti fra quelle di più giorni tenendoci aperta la porta per quella finale se saremo in corsa per la vittoria nella classifica generale. Intanto però devo costruire uno zoccolo duro di atleti, basato sui 2° anno.

Ludovico Mellano è atteso da un anno di grandi progressi. Nel 2023 ha vinto anche in Spagna (foto Facebook)
Ludovico Mellano è atteso da un anno di grandi progressi. Nel 2023 ha vinto anche in Spagna (foto Facebook)
Chi comprende?

Per ora abbiamo, in ordine alfabetico, Bessega, Cettolin, Finn, Mellano, Montagner e Sambinello. Conto però di accludere anche Viezzi, che quest’anno farà più attività su strada.

Con Finn ti trovi di fronte a una novità assoluta, un corridore facente parte di un team estero

Ho già avuto contatti con i suoi dirigenti – specifica Salvoldi – oltretutto il Team Auto Eder sarà in ritiro a Peschiera del Garda. Nei prossimi giorni andrò per parlare personalmente con lui e i diesse per stabilire la giusta programmazione. Lo stesso con Viezzi: con lui non ho ancora parlato, ma mi sono sentito spesso sia con Pontoni che con i responsabili della Work Service e conto di coinvolgerlo nel prossimo raduno su strada di marzo. So che Stefano si è giustamente preso un po’ di riposo ed inizierà la sua stagione il 10 marzo.

Il Grenke-Auto Eder, la multinazionale tedesca nella quale milita Finn (dietro, 2° da sinistra)
Il Grenke-Auto Eder, la multinazionale tedesca nella quale milita Finn (dietro, 2° da sinistra)
L’attività estera sarà quindi rivolta esclusivamente alle corse a tappe, una scelta fondamentale visti i calendari che i pari età affrontano nei loro Paesi.

Per noi quelle gare sono un momento di confronto importante. Il nostro obiettivo sono le gare di un giorno, ma gli avversari li affronti, li conosci meglio nelle prove a tappe. Inoltre il periodo da metà aprile a inizio giugno avrà la maggiore concentrazione d’impegni: noi saremo alle prove più importanti, come la Corsa della Pace e il Trophée Morbihan. Abbiamo bisogno di confrontarci con i vertici della categoria, anche se poi l’obiettivo vero è molto in là nel tempo.

Una stagione che quindi ricalca quella dello scorso anno, ma inserirai qualche novità?

Sì, cerchiamo di ottimizzare le risorse. Infatti quest’anno a differenza del 2023 potremo prevedere anche un periodo di allenamento in altura prima dei mondiali – sottolinea Salvoldi con sooddisfazione – cosa che ci era molto mancata, poi faremo altri appuntamenti di gruppo proprio per cementare la squadra per un evento al quale tengo molto.

Mattia Sambinello pronto a seguire le orme del fratello Enea, intanto è nel giro azzurro (foto Instagram)
Mattia Sambinello pronto a seguire le orme del fratello Enea, intanto è nel giro azzurro (foto Instagram)
Abbiamo parlato dei corridori che hai avuto modo di conoscere direttamente. Per quel che riguarda i nuovi che idee ti sei fatto?

Ho visto qualità individuali molto interessanti, ma chiaramente mi posso solo basare sugli allenamenti. Passando di categoria cambia moltissimo per questi ragazzi: fra gli allievi sono abituati a corse dove emergono quasi unicamente le qualità individuali, fra gli juniores invece ha un peso specifico il lavoro di squadra e questo cambia completamente il loro modo di vedere le corse. E’ presto per fare previsioni e capire chi si adatterà prima e meglio. Io comunque sono ottimista, ho visto elementi molto promettenti.

Torniamo al discorso del calendario italiano. Rispetto agli under 23 il numero di gare nazionali è molto inferiore, ma l’attività è infarcita di prove locali. Per te è un bene?

E’ un calendario che compensa molto con l’attività nelle singole regioni – spiega Salvoldi – ma dobbiamo tenere conto che parliamo di un movimento che ha 750-800 elementi e bisogna consentire a tutti di correre. C’è quindi bisogno di almeno 5 gare a domenica per dare possibilità di fare attività al maggior numero possibile di ragazzi. Qualcosa però andava fatto: fino allo scorso anno c’erano corse con team di 15 atleti che si confrontavano con altri team di 6, una sproporzione esagerata. E’ stato messo il limite di 10 atleti a gara per singola squadra e questo permette un equilibrio tattico maggiore. C’è però un altro aspetto sul quale porre l’accento.

Sprinter e non solo. Filippo Cettolin va a caccia di vittorie di prestigio (photors.it)
Sprinter e non solo. Filippo Cettolin va a caccia di vittorie di prestigio (photors.it)
Quale?

Bisogna educare i ragazzi a programmarsi durante la stagione. Correre tutte le domeniche a tutta non va bene, non serve, consuma. Capisco che ora per l’inizio stagione siano tutti gasati a mille, poi però bisognerà concentrarsi sui propri obiettivi, lavorare per quelli in allenamento come in gara, pensare a medio-lungo termine. E’ un aspetto fondamentale sul quale dobbiamo lavorare.

Finn alla Auto Eder: il primo junior con la valigia

19.12.2023
5 min
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Il primo italiano che correrà da junior in una squadra estera è Lorenzo Mark Finn, corridore genovese che compirà 17 anni il 19 dicembre (in apertura vince il Trofeo Piancamuno a Piancavallo, foto Instagram). In un mondo di allievi già ben definiti fisicamente, fa piacere vedere che Finn sta benissimo nella sua età e lascia intuire dei grandi margini di sviluppo. Lo avevamo già conosciuto nel corso di questa stagione corsa con il CPS Professional Team. Andrà alla Auto Eder, formazione U19 della Bora-Hansgrohe. La notizia era da tempo sulla bocca di tutti, ma è stata ufficializzata soltanto ieri.

Lorenzo Finn sul fondo nella foto di lancio della Auto Eder U19 per il 2024: l’avventura comincia (foto Bora-Hansgrohe/Matthis Waetzel)
Lorenzo Finn sul fondo nella foto di lancio della Auto Eder U19 per il 2024: l’avventura comincia (foto Bora-Hansgrohe/Matthis Waetzel)

Un test a distanza

Quando lo raggiungiamo, Finn ha da poco finito la giornata a scuola, al Liceo Scientifico che frequenta a Genova. Il test con la Auto Eder lo aveva fatto ad agosto, grazie al suo procuratore John Wakefield, che fa anche il coach alla Bora-Hansgrohe, in una singolare sovrapposizione di ruoli, per cui è agente anche di Tarling e Hayter. Come ci raccontò lo stesso genovese, si trattò di un test a distanza, svolto in allenamento, tarando il misuratore di potenza su parametri forniti dalla squadra. La sua intenzione di lasciare l’Italia sembrava chiara, l’approdo tedesco è venuto dopo.

«Sinceramente – dice – avevo deciso già da metà stagione che sarei voluto andare in una development straniera. Mi hanno proposto di andare con loro dopo il Giro della Lunigiana e dopo dei test. Fare uno step già adesso è una cosa di cui sono molto contento e non credo sia affatto negativo. In questo momento il ciclismo sta andando nella direzione di prendere ragazzi sempre più giovani, quindi essere già in una devo team significa avere meno pressioni di quelle che avrei in una squadra italiana per guadagnarmi un posto fra gli under 23».

A maggio in maglia azzurra, Finn ha partecipato alla Corsa della Pace Juniores (foto Instagram)
A maggio in maglia azzurra, Finn ha partecipato alla Corsa della Pace Juniores (foto Instagram)
Hai già pensato a come ti gestirai con la scuola?

Continuerò a vivere a casa mia. E poi per i vari ritiri e le gare mi sposterò con l’aereo, raggiungendo la squadra. Gare in Italia ce ne saranno poche, solo le internazionali, per cui diciamo che da marzo sarò più in viaggio rispetto a quanto fatto sinora. Forse i giorni di assenza da scuola saranno leggermente di più rispetto a quest’anno, ma anche l’anno scorso ho fatto un paio di gare con la nazionale, quindi le differenze saranno minime. Comunque sono dentro il Progetto studente/atleta, che mi permette di giustificare le assenze dovute all’attività sportiva e di programmare le interrogazioni.

I tuoi compagni di squadra hanno la stessa situazione?

Per quello che ho visto sinora, alcuni miei compagni tedeschi o danesi hanno la possibilità di fare meno ore di lezione e hanno un programma diluito in più anni. Però diciamo che riesco a gestirmi bene e questo è l’importante.

Tuo padre è inglese e vive in Italia, quindi il fatto di partire non dovrebbe vederlo come un problema. Come ha commentato il tuo trasferimento?

All’inizio era un po’ scettico, perché sono ancora junior. Però prima o poi il salto l’avrei dovuto fare e, anche se da U23, avrei comunque dovuto affrontare la maturità, quindi da questo punto di vista non sarebbe cambiato molto. Non è che puoi stare in Italia per sempre, per cui ho colto l’occasione. E probabilmente il fatto che io parli bene inglese è stato un punto a favore.

Finn ha corso nel 2023 con il CPS Professional Team. Il ligure ha 17 anni, è alto 1,81 e pesa 60 chili
Finn ha corso nel 2023 con il CPS Professional Team. Il ligure ha 17 anni, è alto 1,81 e pesa 60 chili
Per quello che hai visto sinora, che cos’ha ti ha colpito della Auto Eder?

Abbiamo già fatto un ritiro di 3-4 giorni a Soelden. E’ servito per fare attività di team building e conoscerci con la Bora dei professionisti. Abbiamo sciato, c’era anche Roglic e mi sono reso conto che con tutto lo staff eravamo più di 100 persone. Ovviamente noi juniores abbiamo uno staff più limitato, ma è giusto così. Però ci sono persone serie che lo fanno di lavoro e ci seguono bene. Abbiamo tutto quello che ci serve. Bici da allenamento, da crono, materiale. Diciamo che devi solo pensare a pedalare e a studiare, perché anche loro ci tengono che tu abbia un’educazione qualificata.

Vi guiderà Christian Schrot, che idea ti sei fatto di lui?

Dal poco che ho visto, Schrot è una persona molto seria e molto intelligente. Fino a qualche anno fa faceva anche il direttore sportivo con i professionisti ed è lui a seguire la nostra preparazione. Mi sembra molto in gamba. Però avrò modo di conoscerlo meglio.

Ti ha dato un programma di allenamento per l’inverno

Praticamente da subito. E’ tutto stato caricato di settimana in settimana su Training Peaks. Mettiamo i commenti sugli allenamenti e lui li commenta a sua volta. Poi abbiamo chiamate tutti insieme ogni due settimane, per confrontarci. Siamo solo 8, quindi è anche facile.

Al Giro della Lunigiana, Finn ha conquistato la maglia bianca di miglior giovane (foto Instagram)
Al Giro della Lunigiana, Finn ha conquistato la maglia bianca di miglior giovane (foto Instagram)
Quali saranno i prossimi appuntamenti?

A gennaio avremo un ritiro a Mallorca con la Bora-Hansgrohe prima delle gare, ma quello più importante si svolgerà sul Lago di Garda, diciamo una o due settimane prima del debutto, quindi a febbraio. In quell’occasione saranno 10 giorni importanti. Inizieremo a correre a marzo in Belgio.

Come stai vivendo questa novità? 

Sono contento della prospettiva di migliorare me stesso e vedere dove posso arrivare. Facendo gare a tappe ed esperienze diverse, non dico che sarà più facile, però in teoria dovrei fare dei passi in avanti molto importanti. Sono quasi più curiosi i miei amici e gli ex compagni, però credo che sarà come per quelli che sono già passati in una devo team, solo che io lo farò un anno prima.

Hai parlato con il cittì Salvoldi prima di prendere la decisione?

Mi sono confrontato con lui proprio prima di fare la mia scelta. E comunque anche Auto Eder mi ha detto che l’attività della nazionale fa parte integrante del calendario, perché ovviamente ci sono gare come la Corsa della Pace, europei e mondiali che non puoi fare con la squadra di club. Quindi ovviamente con la nazionale deve esserci un rapporto di collaborazione. Salvoldi è contento. Non mi ha detto se era giusto o sbagliato, però mi è stato di supporto.