Lorenzo Mark Finn, Red Bull-BORA-Hansgrohe

28 domande per scoprire il mondo di Lorenzo Finn

11.10.2025
8 min
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La prima stagione tra gli under 23 di Lorenzo Mark Finn si è conclusa sulle strade del Gran Piemonte giovedì 9 ottobre scorso. Trentotto giorni di corsa conditi da tre vittorie, tra le quali spicca il bis iridato di Kigali. Uno dei prospetti di maggior talento del movimento italiano ha terminato la sua prima stagione con la Red Bull-BORA-Hansgrohe, e noi non vediamo l’ora che inizi la prossima per vedere quanto ancora potrà crescere il giovane ligure. 

Il suo talento è esploso quando è entrato nella categoria juniores, prima con il CPS Professional Team, poi con la Grenke-Auto Eder. E’ stato il primo azzurro a lasciare l’Italia per correre all’estero, seguendo il programma della formazione juniores tedesca. Infine entrando nel devo team Red Bull. 

Lorenzo Mark Finn, Red Bull-BORA-Hansgrohe Rookies, Coppa San Daniele (Photors.it)
Alla Coppa San Daniele Lorenzo Finn ha messo il suo terzo e ultimo sigillo sulla stagione 2025 (Photors.it)
Lorenzo Mark Finn, Red Bull-BORA-Hansgrohe Rookies, Coppa San Daniele (Photors.it)
Alla Coppa San Daniele Lorenzo Finn ha messo il suo terzo e ultimo sigillo sulla stagione 2025 (Photors.it)

Racchetta e pallone

La storia sportiva di Lorenzo Finn non parte subito con la bicicletta, ma nasce con due sport totalmente differenti: tennis e calcio

«Ho iniziato a giocare a questi due sport fin da piccolo, non ricordo l’età esatta ma avrò avuto cinque o sei anni – racconta Finn – e ho continuato fino ai dodici. La scelta di giocare a calcio direi che arriva dal fatto che in Italia sia lo sport nazionale, quindi per un bambino è più facile guardare in quella direzione. Mentre il tennis non ricordo esattamente se fosse una passione mia o se volessi provare per curiosità. Poi mio padre ha sempre giocato a calcio, per cui guardandolo mi sono avvicinato a questo sport».

Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
Il ciclismo nella vita di Lorenzo Finn è arrivato all’età di 12 anni (foto Instagram)
Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
Il ciclismo nella vita di Lorenzo Finn è arrivato all’età di 12 anni (foto Instagram)
Il ciclismo com’è arrivato?

La bici è arrivata perché ho avuto un po’ di problemi al ginocchio, durante l’età della crescita ho sofferto del morbo di Osgood-Schlatter. Non riuscivo a correre bene a causa del dolore, mentre andando in bici non avevo alcun tipo di problema. A parte che andavo già in bicicletta, sempre insieme a mio padre. 

Senza il pensiero di gareggiare?

No, facevamo qualche giro il sabato o la domenica e passavamo il tempo insieme. Visto il problema al ginocchio ho voluto provare questo nuovo sport e me ne sono innamorato subito. 

Quale era la cosa che ti piaceva di più nel pedalare con tuo padre? 

Stare all’aria aperta, fare le strade dove non c’era traffico. Mi ha sempre affascinato la fatica della salita, comunque la solitudine che si prova in quei momenti è qualcosa di piacevole. Quella sensazione di smarrimento, sei lì con te stesso e pensi. Una volta che la provi la capisci subito.

Sei arrivato subito alla bici da strada?

Ho iniziato al Bici Camogli, dove facevano principalmente mountain bike e ho provato a fare qualche giretto ma non mi è piaciuto molto. 

Una volta al Bici Camogli cosa ti ha conquistato?

Pian piano ho conosciuto tutto il mondo delle gare. Seguivo già il Tour de France, comunque sapevo delle grandi corse, però ho scoperto i vari ambienti del ciclismo. Nelle prime gare ho iniziato a interessarmi anche un po’ della preparazione e dei vari impegni che richiede la bicicletta. 

Ti è piaciuta questa parte analitica?

Da subito mi sono interessato all’ambito tecnico e scientifico. Non i primi anni, lì mi allenavo con il gruppo del Bici Camogli senza guardare a questi aspetti. 

Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
In bici Lorenzo Finn ha subito scoperto la passione per il suo habitat naturale: la salita (foto Instagram)
Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
In bici Lorenzo Finn ha subito scoperto la passione per il suo habitat naturale: la salita (foto Instagram)
Cosa ricordi di quegli anni?

Ci trovavamo a Uscia, un paese vicino a casa mia, facevamo un giro e il nostro allenatore ci seguiva nel furgoncino e ci allenavamo un po’ a sentimento. Ci divertivamo sui percorsi che trovavamo e magari facevamo qualche gara sulle salite.

Hai sempre avuto questo aspetto della competizione? 

Mi è sempre piaciuta. All’inizio non ero troppo agguerrito, però con gli anni si è sempre più sviluppato. Sì, alla fine è venuta col tempo. Mi è sempre piaciuta la sfida nel mostrare il meglio che si è in grado di fare. Tirare fuori il massimo da sé stessi e dal proprio fisico, capire dove si può arrivare lavorando al massimo. 

La voglia di provare a vincere quando è arrivata?

Da allievo, quando ho iniziato a prendere il ciclismo più seriamente. Con il tempo è arrivata anche questa sensazione

Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
Le vittorie sono arrivate più avanti, ma la prima non si scorda mai (foto Instagram)
Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
Le vittorie sono arrivate più avanti, ma la prima non si scorda mai (foto Instagram)
Ti ricordi la prima volta che l’hai provata?

Con la prima vittoria in Toscana. E’ stata veramente una bella giornata, inaspettata. Ero un po’ sotto shock, però da quel momento ho sbloccato il concetto di voler vincere. 

Sul passaggio alla categoria juniores?

Vedendo come si stava evolvendo il ciclismo moderno ho capito subito quanto fosse importante, che era giunto il momento di fare le cose seriamente. Anche con la scuola e la difficoltà dello studio era comunque fondamentale mantenere la concentrazione al 100 per cento su questi due aspetti. 

Nel frattempo hai studiato al liceo scientifico?

Sì, quando ho scelto l’indirizzo di studio in terza media non sapevo che poi la mia vita sarebbe andata in questa direzione. A livello accademico volevo fare un percorso che mi permettesse di crescere e svilupparmi al meglio

Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
La bici per Finn è sempre stata un po’ il luogo dei pensieri (foto Instagram)
Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
La bici per Finn è sempre stata un po’ il luogo dei pensieri (foto Instagram)
Dall’esterno traspare questo tua parte analitica…

Sì è parte della mia natura, quindi anche a livello scolastico mi sono sentito più incline alle materie scientifiche

In bici emerge una parte meno razionale?

Quando pedalo i pensieri sono più sciolti, la mente è libera di svagare e a volte non sempre in maniera positiva. Sono ragionamenti tra alti e bassi, magari a volte mi fermo a pensare ai pericoli della strada o a varie vicissitudini. 

Hai qualche percorso che preferisci?

Sì, vicino a casa c’è una bella salita che è quella del Monte Cornua. E’ una salita che mi è sempre piaciuta, sia per i ricordi del passato visto che la facevo anche con mio padre, ma anche a livello tecnico, è esigente ma una volta che arrivi in cima hai una vista su Recco e Sauri molto bella. 

Il passaggio tra gli juniores al CPS Professionale Team è stato il trampolino di lancio per la sua carriera
Il passaggio tra gli juniores al CPS Professionale Team è stato il trampolino di lancio per la sua carriera
Ti alleni solo o in compagnia?

Spesso da solo, però anche in compagnia non mi dispiace ma dipende dai lavori che ci sono da fare. 

Giornata lenta e tranquilla o ad alta intensità?

Un allenamento ad alta intensità se sto bene, passa più in fretta. 

Quando torni dagli allenamenti sei uno che ama cucinare o mangi la prima cosa che capita?

Se l’uscita è stata intensa e lunga mangio quello che trovo, altrimenti mi piace mettermi ai fornelli per fare qualcosa di più elaborato. Due dei miei piatti forti sono la pasta con zucchine e tonno e il risotto con i funghi

Nel 2024 Lorenzo Finn è passato al Team Grenke-Auto Eder per il secondo anno nella categoria juniores
Nel 2024 Lorenzo Finn è passato al Team Grenke-Auto Eder per il secondo anno nella categoria juniores
Una volta messa la bici nel box come passi il tempo?

Mi piace viaggiare, anche se non ho avuto ancora molto tempo per farlo. Però vorrei visitare l’America o l’Asia, insomma uscire dall’Europa e vedere il mondo. 

Viaggio preferito fino ad ora?

Ho un bel ricordo di alcune vacanze fatte insieme ai miei genitori e un’altra famiglia di amici quando avevo tra gli otto e gli undici anni. Siamo andati per diversi anni in giro per l’Europa e abbiamo visitato tanti posti in bici: Olanda, Spagna, Austria. Ho un ricordo piacevole di quel periodo e dei posti visitati.

Quando sei a casa?

Generalmente guardo film, serie su Netflix, ascolto podcast e inizio anche a interessarmi di politica e attualità.

The Office, Dwight Schrute
Dwight Schrute è il suo personaggio preferito della serie The Office (foto NBC)
The Office, Dwight Schrute
Dwight Schrute è il suo personaggio preferito della serie The Office (foto NBC)
Cosa guardi?

Film un po’ di tutto. Mentre tra mie serie preferite c’è The Office e Breaking Bad. La prima è comica e mi piace il senso dell’umorismo che c’è. 

Personaggio preferito di The Office?

Dwight (interpretato dall’attore Rainn Wilson, ndr) per il taglio comico. 

Quali podcast ascolti?

Quello di Geraint Tomas insieme al Luke Rowe mi piace molto (Watts Occurring, ndr). Parlano di cose molto interessanti, di com’è cambiato il ciclismo e toccano aspetti che mi piacciono. E’ bello sentire le differenze e gli aspetti che sono cambiati nel tempo.

Campionati del mondo Kigali 2025, U23, Lorenzo Finn con i genitori
I genitori di Lorenzo Finn hanno seguito i figlio in Rwanda, ma gli hanno sempre lasciato grande libertà
Campionati del mondo Kigali 2025, U23, Lorenzo Finn con i genitori
I genitori di Lorenzo Finn hanno seguito i figlio in Rwanda, ma gli hanno sempre lasciato grande libertà
Ti piace anche leggere?

Preferisco guardare, sono un po’ pigro fuori dalla bicicletta. Però dovrei riprendere a leggere qualche libro. 

Hai mai pensato di continuare gli studi?

Non ancora, la scuola è finita da poco e non ho avuto tempo di rifletterci. Però è anche una cosa che si può fare in futuro. Mi piacerebbe imparare qualche lingua nuova come il francese, l’ho studiato alle medie e sarebbe bello riprenderlo. 

Come vivi tutta questa attenzione mediatica nei tuoi confronti?

Il rischio è che sia impegnativo, per fortuna c’è la squadra che mi dà una mano a gestire il tutto. Se non è ogni giorno, mi piace come aspetto, soprattutto quando magari mi fanno delle domande diverse da solito. 

Ora riposo meritato?

Abbiamo ancora un incontro a Salisburgo, quello classico senza le bici. Poi un po’ di meritato riposo.

La forza del singolo è nel gruppo: la grande lezione di Amadori

10.10.2025
6 min
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Nella serata di festa a Kigali in cui Finn è stato chiamato a dire qualche parola per celebrare la maglia iridata, i cori degli altri tre azzurri (Borgo, Gualdi, Mattio, nella foto di apertura) trasmettevano il senso di un gruppo coeso e vincente. Le birre sul tavolo, la voglia di stare insieme. Lo stesso era accaduto a Leuven nel 2021, quando a vincere fu Baroncini e attorno a lui brindavano e cantavano Gazzoli, Frigo, Zana, Coati e Colnaghi. E’ facile cantare quando si vince, ma certo non si vince se il gruppo non è unito. E Marino Amadori, che sul gruppo ha costruito le sue squadre migliori, su questo è assolutamente d’accordo. Con lui riprendiamo i fili del discorso avviato in Rwanda.

Il cittì degli azzurri under 23 sta tirando le fila della stagione. Martedì era a San Daniele del Friuli, appena rientrato dagli europei. E questi giorni di autunno sono l’occasione giusta per fare il punto e guardare anche un po’ avanti. L’UCI con un colpo di spugna ha cancellato la Nations Cup della categoria, lasciando intendere forse manovre più ampie per il futuro.

Campionati del mondo U23, Kigali 2025, Marino Amadori, intervistato dopo la vittoria di Lorenzo Finn
Marino Amadori, romagnolo di 68 anni, pro’ dal 1980 al 1990, ha guidato al mondiale U23 Battistella, Baroncini e Finn
Campionati del mondo U23, Kigali 2025, Marino Amadori, intervistato dopo la vittoria di Lorenzo Finn
Marino Amadori, romagnolo di 68 anni, pro’ dal 1980 al 1990, ha guidato al mondiale U23 Battistella, Baroncini e Finn
Marino, quanto era bello quel gruppo di azzurri che cantavano al loro capitano?

Sapete come la penso, io vengo da una grande scuola e per me la squadra è fondamentale. Sono riuscito a fare un bel gruppo anche quest’anno. Anche se eravamo in quattro, erano veramente molto coesi. Così anche un leader come Lorenzo Finn, un bravissimo ragazzo tra parentesi, ha potuto dare qualcosina in più. E’ stato più sereno, più tranquillo, come è successo anche al Tour de l’Avenir, in cui aveva intorno ugualmente un bel gruppo. Quando fai il tecnico, devi anche cercare di mettere il corridore nelle condizioni migliori perché possa provare a fare risultato. Ho sempre lavorato in questo modo e cerco sempre di seguire questa linea. I quattro ragazzi che erano con Lorenzo ai mondiali sono bravi ragazzi e mi fa piacere che siano in orbita WorldTour. Questo vuol dire che abbiamo lavorato bene anche in questo contesto.

Quando Amadori ha capito che Finn fosse forte abbastanza per essere leader al primo anno?

Già alla prima corsa che ha fatto con la nazionale di Marco Villa giù a Reggio Calabria, arrivando terzo, anche se in un contesto di livello non altissimo. Però era comunque una gara di professionisti e lui un ragazzino al prim’anno da U23. Quel giorno mi si è accesa la spia, perché ho capito quanto ci tenesse alla maglia e quanto lo abbia spinto a dare qualcosa di più. Da lì siamo partiti. Dico la verità: volevo coinvolgerlo anche in una Coppa delle Nazioni. Però aveva un calendario molto buono con la sua squadra e così abbiamo deciso di puntare sul Tour de l’Avenir e da lì sul mondiale, che era adattissimo alle sue caratteristiche.

Campionati del mondo U23, Kigali 2025, Lorenzo Finn nella conferenza stampa del vincitore
Finn ha vinto il mondiale U23 al primo anno, dopo aver vinto quello juniores nel 2024. Secondo Amadori la sua gestione è molto azzeccata
Campionati del mondo U23, Kigali 2025, Lorenzo Finn nella conferenza stampa del vincitore
Finn ha vinto il mondiale U23 al primo anno, dopo aver vinto quello juniores nel 2024. Secondo Amadori la sua gestione è molto azzeccata
Avere dei devo team così ben strutturati fa sì che tu sia ormai un selezionatore, al pari di Villa, giusto?

Verissimo. Le squadre fanno già tutto alla perfezione, con il programma di preparazione dall’inizio della stagione e fino all’ultima gara. Io devo cercare di gestire al meglio gli obiettivi che mi interessano. Posso dire che con le devo si lavora benissimo: si sono visti i risultati di quello che abbiamo programmato. Anche le squadre ci tengono a fare bene al Tour dell’Avenir. Anche se qui è passato un po’ in secondo piano, il quarto posto ha dimostrato che Lorenzo sia stato molto forte anche lì. Sicuramente è un ragazzo che deve crescere, deve maturare, deve fare le sue esperienze, deve sbagliare e ci mancherebbe altro. Tramite gli sbagli si cresce, ricordatevi. 

Fa parte del processo di crescita…

Esatto. Mi dispiace che l’europeo non sia andato come volevamo, ma questo non significa che dobbiamo disperarci. Sapevamo quali sarebbero stato gli avversari. Widar è un buonissimo corridore, ha quei 3-4 minuti che fanno male davvero. Ti bruci a stargli a ruota. Eppure ha avuto la sua giornata storta ai mondiali, come Finn l’ha avuta agli europei.

Campionati europei U23, Ardeche 2025, Hector Alvarez, Simone Gualdi in volata per il terzo posto
Gualdi ha sfiorato il podio agli europei, aiutato da Finn. Secondo Amadori lo spirito di squadra degli azzurri è stato da applauso
Campionati europei U23, Ardeche 2025, Hector Alvarez, Simone Gualdi in volata per il terzo posto
Gualdi ha sfiorato il podio agli europei, aiutato da Finn. Secondo Amadori lo spirito di squadra degli azzurri è stato da applauso
Però, nonostante questo, ha lavorato per la squadra.

Avevamo impostato l’europeo in un certo modo. Non avendo la possibilità di comunicare, fatta la riunione e date le dritte, poi sono loro che devono gestire, capire come muoversi e cosa fare. Quando nel finale Lorenzo si è accorto di non avere la giornata migliore, si è messo al lavoro per cercare di prendere il bronzo di Gualdi (che ha dovuto accontentarsi del quarto posto, ndr) e questo mi ha fatto molto molto piacere. Vuol dire che ha riconosciuto il lavoro che i suoi compagni hanno fatto per lui all’Avenir e al mondiale. Senza dire nulla si è messo a disposizione, con la maglia da campione del mondo addosso: non è da tutti.

Approvi il fatto che abbia scelto di restare un anno ancora negli U23?

Condivido in pieno. Quest’anno ha fatto 38 giornate di gara, un numero limitato che gli ha permesso ugualmente di togliersi delle soddisfazioni. Il prossimo anno ne farà 50 con qualche corsa a tappe in più. E’ una crescita graduale e quando fra due anni passerà nel WorldTour, sarà già pronto per certi risultati. E’ un ragazzo intelligente, la squadra crede in lui e mi fa piacere quello che ha scelto di fare.

Campionati del mondo U23, Kigali 2025, le biciclette di Lorenzo Finn e Jakob Omrzel
Secondo Amadori, i materiali fanno la differenza. Qui le bici di Finn (Red Bull) e Omrzel (Bahrain) a Kigali, le stesse dei corridori WorldTour
Campionati del mondo U23, Kigali 2025, le biciclette di Lorenzo Finn e Jakob Omrzel
Secondo Amadori, i materiali fanno la differenza. Qui le bici di Finn (Red Bull) e Omrzel (Bahrain) a Kigali, le stesse dei corridori WorldTour
Lavorando con loro, si vede tanta differenza fra i ragazzi dei devo team e quelli delle nostre continental?

E’un insieme di cose. Potremmo scrivere un libro su quanto si è fatto negli ultimi 15 anni per avere delle continental anche in Italia, però il livello è diverso. Se la differenza la fai con i dettagli, avere materiali top scava un solco. Senza parlare dell’alimentazione, la preparazione, la programmazione delle gare e tutto quello che ne consegue. Al Giro Next Gen arrivano squadre che prima di quel momento non hanno ancora fatto una gara a tappe e che non hanno le bici da crono. Siamo nella stessa categoria, ma su due piani diversi. E questo fa sì che se c’è qualche ragazzino interessante fatica per riuscire a emergere.

A chi tocca aiutarlo?

Bisogna cercare di individuarlo e aiutarlo noi come nazionale a venire fuori.

Allora forse la cancellazione della Nations Cup non è a nostro favore in questo senso…

Purtroppo è così. Non so quali saranno le scelte della Federazione, però sicuramente è un problema. Come nazionale dovremmo cercare di tutelare il ragazzino interessante che non vada in un devo team o in una squadra estera. Dovremmo dargli un supporto, stargli vicino, per cercarli di farlo crescere nei migliori dei modi, ma si dovrà ragionare sul budget.

Gran Premio Capodarco 2025, Tommaso Bosio, General Store, in azione sul muro (photors.it)
Tommaso Bosio, classe 2006 della General Store, è uno dei talenti fuori dai devo team, già adocchiati da Amadori (photors.it)
Gran Premio Capodarco 2025, Tommaso Bosio, General Store, in azione sul muro (photors.it)
Tommaso Bosio, classe 2006 della General Store, è uno dei talenti fuori dai devo team, già adocchiati da Amadori (photors.it)
Ci sono davvero questi ragazzini interessanti?

Io penso di sì. A San Daniele ho visto Tommaso Bosio, che è arrivato undicesimo. L’ho già avuto con me in nazionale a fare la Course de la Paix Grand Prix Jeseníky in Repubblica Ceca. Un altro è Mellano stesso, anche se lui è già nella XDS-Astana. Però abbiamo dei ragazzini del 2006 che sono interessanti però purtroppo, per un motivo o per l’altro, non sono in queste grandi squadre. Sta a noi dargli l’occasione per emergere.

Finn tra passato e futuro. Wakefield traccia la strada

10.10.2025
6 min
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Il titolo mondiale U23 di Lorenzo Finn, al suo primo anno nella categoria, gli ha permesso di eguagliare Mohoric in un’impresa autentica, conquistare due maglie iridate nelle due diverse categorie giovanili a distanza di 12 mesi. Impresa che ha sorpreso molti ma non il suo team, la Red Bull Bora Hansgrohe che sin dallo scorso anno ha creduto nelle sue qualità e lo sta facendo crescere con i dovuti passi. Tanto è vero che hanno deciso di assecondare la sua scelta di fare ancora un anno nel loro devo team, per crescere nei tempi giusti.

Per capire come ci si è arrivati e come si lavorerà ulteriormente sul ligure, la voce più autorevole non poteva essere che quella di John Wakefield, responsabile performance della multinazionale tedesca e suo allenatore, che su Finn investe molte delle sue speranze.

John Wakefield, responsabile Sviluppo Tecnico della Red Bull Bora Hansgrohe
John Wakefield, responsabile Sviluppo Tecnico della Red Bull Bora Hansgrohe
John Wakefield, responsabile Sviluppo Tecnico della Red Bull Bora Hansgrohe
John Wakefield, responsabile Sviluppo Tecnico della Red Bull Bora Hansgrohe
Qual è stata la prima impressione che hai avuto conoscendo Lorenzo?

Se ti riferisci a quando ho iniziato a lavorare con lui, credo fosse la fine del 2021 o del 2022. Già prima che arrivasse nell’allora team Grenke Auto Eder. Era un ragazzo molto tranquillo, molto giovane, molto rispettoso dal punto di vista caratteriale. Quando l’ho guardato dal punto di vista sportivo, i dati mi dicevano che c’era sicuramente qualcosa di speciale. Quello che mi è piaciuto molto di lui è stata la sua consapevolezza tattica nel modo in cui corre. Ho pensato che fosse maturo nonostante la sua età, corre già come un professionista esperto.

Si è adattato velocemente alla nuova categoria?

Anche da under 19 si è adattato molto bene, molto velocemente, e poi è passato agli under 23, quindi nella categoria di sviluppo, era come se fosse al suo secondo o terzo anno. Si è adattato davvero in fretta, ha bruciato le tappe, per questo i suoi ultimi risultati non mi hanno sorpreso.

Dopo mondiali ed europei, il trentino ha disputato le classiche italiane in mezzo ai professionisti
Dopo mondiali ed europei, il trentino ha disputato le classiche italiane in mezzo ai professionisti
Dopo mondiali ed europei, il trentino ha disputato le classiche italiane in mezzo ai professionisti
Dopo mondiali ed europei, il trentino ha disputato le classiche italiane in mezzo ai professionisti
Il suo Giro NextGen ti aveva soddisfatto?

Ovviamente volevamo un risultato di classifica generale con lui. Tuttavia, tutto è cambiato quando Luke Tuckwell ha conquistato la maglia rosa e Lorenzo è passato molto rapidamente e con grande maturità dall’essere uno dei nostri leader all’aiutarlo in ogni modo possibile. Quindi, se la prendo nel complesso, la risposta è: sì sono stato molto contento del suo Giro Next Gen, perché si è adattato molto rapidamente a un nuovo ruolo.

Rispetto all’inizio della stagione, quanto pensi che sia migliorato in termini di prestazioni?

Dipende da cosa si intende per prestazioni. Solo i numeri che sta spingendo o la sua tecnica di gara, il suo approccio al professionismo e la sua crescita nel corso della stagione? Ha fatto progressi in tutti questi ambiti. Penso che il miglioramento più importante sia in termini di maturità, ma la sua potenza è aumentata. Se consideri il suo miglioramento complessivo dall’anno scorso a quest’anno, è notevole, ma i numeri sono numeri, non dicono tutto.

Finn resterà un altro anno nel devo team, facendo poi esperienze con la squadra maggiore
Finn resterà un altro anno nel devo team, facendo anche esperienze con la squadra maggiore
Finn resterà un altro anno nel devo team, facendo poi esperienze con la squadra maggiore
Finn resterà un altro anno nel devo team, facendo anche esperienze con la squadra maggiore
Il prossimo anno sarà ancora nel team Rookies: pensi che abbia ancora bisogno di correre nella categoria Under 23?

Sì, certo. Credo che rimanere nella squadra dei rookie e in quell’ambiente under 23 sia molto positivo per lui. Può ancora crescere ulteriormente. Sarà più concentrato e con più specificità in un ambiente più controllato. Se prendiamo in considerazione gli obiettivi sportivi, il piccolo Giro è ancora un grande target per lui, come anche il Tour de l’Avenir, puntando sempre alla classifica generale. Ma ci sono ancora alcuni aspetti in cui deve migliorare come atleta professionista fuori dalla bici. Non dimentichiamo che ha finito la scuola due mesi fa. Vive ancora a casa. Cambiare completamente l’ambiente e farlo partecipare al WorldTour come giovane corridore va fatto per gradi. Quindi, per noi, ci sono alcuni aspetti che vogliamo migliorare con Lorenzo prima di mandarlo nel WorldTour.

Nelle sue corse con la prima squadra, come lo hai visto muoversi, aveva soggezione verso i compagni e l’ambiente?

No, per niente. Il feedback che abbiamo ricevuto dai corridori del team WorldTour che hanno corso con lui è stato che si muoveva nel gruppo in modo eccezionale. Era sempre al posto giusto al momento giusto e faceva il lavoro richiesto, che si trattasse di tirare in testa, portare borracce, qualsiasi cosa accadesse quel giorno specifico. O che fosse proprio come abbiamo visto al mondiale, correre in modo molto aggressivo. E’ stato un feedback molto, molto positivo.

Nel 2026 Finn difenderà la maglia iridata, puntando con decisione a Giro NextGen e Tour de l'Avenir
Nel 2026 Finn difenderà la maglia iridata, puntando con decisione a Giro NextGen e Tour de l’Avenir
Nel 2026 Finn difenderà la maglia iridata, puntando con decisione a Giro NextGen e Tour de l'Avenir
Nel 2026 Finn difenderà la maglia iridata, puntando con decisione a Giro NextGen e Tour de l’Avenir
Quanto sarà importante il prossimo anno fargli fare altre corse con i più grandi?

E’ un vincente, quindi vuole sempre risultati. Per noi saranno test importanti perché puoi seguirne i progressi, capire se siamo sulla strada giusta. Ma non è che se non ottiene un risultato in gara, sia una delusione o un fallimento. Ne impariamo qualcosa e ne capiamo il motivo.

Sai che in Italia Lorenzo è indicato come corridore che potrà rilanciare il ciclismo italiano, riportarlo alla sua tradizione. Tanta pressione potrebbe pesare su di lui?

Questo è un bel tema. Sì, la pressione è reale. La questione è come noi come squadra lo aiutiamo ad affrontarla, come la affronta lui stesso come corridore e quali sistemi vengono messi in atto per gestirla. Personalmente so con certezza che questa è la visione che l’Italia ha di lui. Qualcuno ha detto che lui è il prossimo Vincenzo Nibali o qualcosa del genere. Io rispondo semplicemente che lui è il primo Lorenzo Finn, non è il secondo Nibali. Riporre le speranze di un Paese su un solo atleta, certo, è fantastico, c’è passione. Sappiamo tutti quanto siano appassionati gli italiani. Ma lui deve prendere questo per sostenerlo e aiutarlo. Perché se c’è un risultato negativo per il Paese, poi a volte ha effetti negativi su un atleta e questa è l’ultima cosa che chiunque desidera. Quindi è importante che i tifosi lo sostengano, ma senza assillarlo se non vince subito…

Al suo primo anno da U23, Finn ha colto 3 vittorie con 6 podi di contorno
Al suo primo anno da U23, Finn ha colto 3 vittorie con 6 podi di contorno
Al suo primo anno da U23, Finn ha colto 3 vittorie con 6 podi di contorno
Al suo primo anno da U23, Finn ha colto 3 vittorie con 6 podi di contorno
C’è un corridore del presente o del passato a cui potresti paragonarlo e perché?

Difficile rispondere, perché nel ciclismo moderno, al giorno d’oggi, essere un corridore da classifica generale non è più una gran cosa. Devi essere molto versatile. Effettivamente il nome che viene in mente è Vincenzo Nibali, ha vinto corse di un giorno molto importanti, corse di una settimana e grandi giri, quindi un corridore molto versatile, molto impegnato, super professionale. Quindi suppongo che si dovrebbe guardare a qualcuno del genere, che è in grado di fare corse a tappe di una settimana o grandi giri, ma capace di emergere anche in corse di un giorno molto, molto dure.

Campionati del mondo Kigali 2025, Marino Amadori, Lorenzo Finn, Cordiano Dagnoni, taglio della torta

EDITORIALE / La vittoria di Finn sia una spinta e non un freno

29.09.2025
6 min
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KIGALI (Rwanda) – Lorenzo Finn e lo strepitoso manipolo degli under 23 hanno portato un oro così abbagliante da spingere anche la Gazzetta dello Sport a dedicargli uno spazio in prima pagina e ben quattro pagine a seguire. L’oro è prezioso, ma se lo fissi troppo a lungo tende a sfocare lo scenario intorno. Finn ha davvero quello che serve per arrivare alla mensa dei grandi. Siamo certi tuttavia che il nostro ciclismo sia in grado di intercettare tutti i potenziali campioni che produce? Ecco perché è necessario che la vittoria di Lorenzo si trasformi in una spinta e non in un freno, come quando ci si siede convinti di avere quanto basta.

Campionati del mondo Kigali 2025, U23, Alessandro Borgo, PSimone Gualdi, Pietro Mattio, gesto dell'arco come Lorenzo Finn
Anche Borgo, Mattio e Gualdi, tagliando il traguardo, hanno scoccato la freccia come Finn
Campionati del mondo Kigali 2025, U23, Alessandro Borgo, PSimone Gualdi, Pietro Mattio, gesto dell'arco come Lorenzo Finn
Anche Borgo, Mattio e Gualdi, tagliando il traguardo, hanno scoccato la freccia come Finn

Tre amici al box

Vi raccontiamo al riguardo un interessante scambio di opinioni fra Johnny Carera, Dino Salvoldi e il sottoscritto, avvenuto davanti al box dell’Italia. La teoria dell’agente di Pogacar (e svariati altri corridori) suggerisce che ormai è impossibile che un atleta sfugga agli osservatori. Persino un cicloturista che vince le gran fondo viene “pesato” e indirizzato verso i devo team o le squadre WorldTour. Ci sono così tanti dati a disposizione, che tutto il meglio viene a galla e gli altri probabilmente farebbero meglio a smettere, non avendo i mezzi per andare avanti. Un tema che con lui avevamo già affrontato in precedenza, scrivendone un primo editoriale.

A nulla in un primo momento sono valse le nostre obiezioni, secondo cui non tutti i dati di tutti i corridori sono realmente disponibili. Ci sono infatti parecchie società giovanili incapaci di seguire i loro ragazzi come meriterebbero. Di conseguenza, l’Italia perde una percentuale significativa di atleti senza averli neppure valutati.

Niente da fare: secondo Carera non si sfugge. Chiaramente il suo è il punto di vista di chi intercetta i più giovani non per mecenatismo, ma per ricavarne un utile in prospettiva futura. Se i numeri sono alti e il parco atleti è pieno, l’agente può dirsi soddisfatto. La percentuale di quelli che vengono portati al professionismo in tenera età e poi smettono è un dato su cui ci soffermeremo in altra occasione.

I talenti poco seguiti

Salvoldi, che da tre anni ha preso in mano la categoria juniores, ha ascoltato e poi ha detto la sua. In tante squadre più piccole ci sarebbero pure dei tecnici capaci, ma devono arrestare il loro slancio davanti a presidenti avanti con gli anni. Imprenditori che usano la squadra per raccontare il lavoro delle aziende e per vantarsi con i loro concorrenti. Oppure presidenti che ingaggiano corridori con tanti punti, senza guardare quelli del loro paese che magari avrebbero margini inesplorati. Loro non hanno interesse a sposare le metodologie del ciclismo moderno e forse non ne vedono la necessità.

Questo fa sì che il talento ci sia – ha fatto notare il cittì degli juniores – ma non venga seguito come richiederebbe. In questo ciclismo così spinto ormai anche fra gli allievi, è realmente possibile che dei ragazzi non riescano ad emergere? I test fatti in pista lo confermano: in Italia tanti atleti si perdono lungo il percorso. Perché non tutti hanno alle spalle società all’altezza e non tutti finiscono nei radar degli agenti. E poi è normale che siano quasi unicamente gli agenti a gestire il futuro del ciclismo italiano? A quel punto Carera ci ha pensato un istante e ha ammesso che la posizione di Salvoldi (che è anche la nostra) sia effettivamente centrata.

Campionati del mondo Kigali 2025, donne junior, Chantal Pegolo
Chantal Pegolo argento fra le donne junior: fra le ragazze le problematiche non sono da meno
Campionati del mondo Kigali 2025, donne junior, Chantal Pegolo
Chantal Pegolo argento fra le donne junior: fra le ragazze le problematiche non sono da meno

Il modello britannico

Ma Salvoldi è andato oltre e ha spiegato che in Gran Bretagna, il giovane che voglia iniziare a praticare ciclismo si rivolge ai centri locali di British Cycling, la loro federazione. Viene inserito in un processo di valutazione e indirizzato dove meglio il suo talento sarà valorizzato. In questo modo, prima ancora che si capisca se il ragazzino sarà un campione oppure un brocco, il suo profilo sarà stato valutato da chi governa il ciclismo del Paese.

In Italia, il bambino che voglia iniziare deve necessariamente iscriversi a una società. La scelta magari avviene per vicinanza, senza sapere più di tanto quale contesto troverà. Senza sapere se sarà guidato in un cammino di crescita che saprà valorizzarlo. Arriverà all’attenzione della Federazione e degli agenti soltanto se sarà in grado di fare dei risultati. Ma questi non sono scontati se la crescita si svolgerà lungo un percorso inadeguato.

Le scuole calcio sono un’altra cosa. Intanto sono una presenza più ramificata sul territorio e poi anche le più piccole hanno l’occhio di una grande squadra che periodicamente analizza le schede dei bambini. E’ interesse delle società farli crescere, anche per il valore economico dell’atleta, che nel ciclismo per le società di base è davvero poca cosa. La qualità del lavoro di Salvoldi di questi anni si basa sui test che il tecnico azzurro ha iniziato a svolgere sui territori, attirando i corridori che avrebbero difficoltà a raggiungerlo a Montichiari e facendone una prima valutazione. «Il ciclismo non è per tutti – ha detto giustamente Carera – poiché richiede mentalità e dedizione fuori dal comune». Ma se il ciclismo si ferma in Toscana e scendendo verso il Sud e le Isole ha grosse difficoltà per l’assenza di squadre e calendario, quanti sono i giovani corridori che avrebbero delle potenzialità e al ciclismo neppure ci pensano?

Campionati del mondo Kigali 2025, U23, Lorenzo Finn con i genitori
I genitori di Lorenzo Finn hanno seguito i figlio in Rwanda. Hanno raccontato di avergli sempre lasciato grande libertà
Campionati del mondo Kigali 2025, U23, Lorenzo Finn con i genitori
I genitori di Lorenzo Finn hanno seguito i figlio in Rwanda. Hanno raccontato di avergli sempre lasciato grande libertà

Un sistema superato

La nazionale non può fare tutto, soprattutto in questi anni di spese ridotte. Su pista allena i suoi ragazzi e i risultati si vedono, ma non può sostituirsi alle società. Può offrire ai ragazzi un calendario di crescita senza la pressione del risultato che magari è tipica delle squadre, ha spiegato Salvoldi, con la finalità di crescere con la giusta consapevolezza. Quello che invece potrebbe fare la Federazione (in apertura con il ct Amadori e Finn, c’è il presidente Dagnoni) è cercare di avvicinarsi al modello britannico diventando con i suoi Comitati Regionali un hub per l’accesso allo sport.

La famiglia si rivolge al settore tecnico regionale: saranno loro a fare una prima valutazione del bambino e ad indirizzarlo verso le società che lavorano meglio. Per le altre (ad esempio quelle che fermano il ragazzino che per l’anno successivo ha comunicato di voler cambiare maglia) non deve esserci posto, a meno che non cambino registro. A monte, una fase di formazione e screening per chi gestisce le società di base permetterà di avere il vero polso della situazione. Va sradicato un sistema che ormai non va più bene, creando un meccanismo più esatto e in linea con le esigenze attuali. La Federazione ha tutte le armi per riprendere in mano lo sviluppo dei corridori, facendo in modo che gli agenti siano figure necessarie, ma non gli arbitri dello sviluppo. Servono voglia e capacità, il resto c’è tutto.

Mondiali ed europei a ranghi ristretti, ma Amadori ha le idee chiare

01.09.2025
5 min
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Il Tour de l’Avenir ha lasciato negli occhi del cittì della nazionale under 23, Marino Amadori, la certezza di aver tra le mani un futuro campione. Ma la corsa a tappe francese non ha solo mostrato le qualità di Lorenzo Finn, le risposte di tutti i ragazzi chiamati in causa sono state più che soddisfacenti. Così, una volta richiuse le valige e tornato a casa, il tecnico della nazionale si prepara per i prossimi impegni con le idee chiare (in apertura foto Philippe Predier/DirectVelo). 

«Lorenzo (Finn, ndr) ha fatto una bellissima corsa – racconta da casa Marino Amadori – era lì con i migliori e ci siamo giocati il podio fino all’ultimo momento. Le ultime tre tappe sono state divertenti, ma si è trattato di un Tour de l’Avenir complicato. La Francia ha corso all’attacco, anche quando la maglia gialla era sulle loro spalle. Sapevamo che i nomi da “bollino rosso” erano quattro: Seixas, Nordhagen, Widar e Torres. Tutti questi, a parte Widar, sono già nel WorldTour. Essere così vicini e riuscire a mettere dietro lo spagnolo (Torres, ndr) è stata un’ottima cosa per il nostro Finn».

Lorenzo Finn ha corso un grande Tour de l’Avenir e ha messo il suo nome tra i favoriti per i mondiali in Ruanda (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
Lorenzo Finn ha corso un grande Tour de l’Avenir e ha messo il suo nome tra i favoriti per i mondiali in Ruanda (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
Ci presentiamo ai mondiali e agli europei con una pedina importante…

Con una squadra importante, perché l’Avenir ha dimostrato questo. Siamo forti, e rispetto agli scorsi anni avevamo un nome concreto per la classifica generale. Però tutti gli atleti sono stati bravi, a partire da Turconi che è stato capace di inserirsi nella fuga dei diciannove atleti che ha caratterizzato la seconda tappa. Mattio e Donati hanno svolto un lavoro eccezionale, così come Borgo. Gualdi, invece, è stato bravo a risalire la classifica e arrivare nei primi 20. 

E’ mancata la vittoria di tappa?

Quando si corre con il mirino puntato alla classifica generale è difficile concentrarsi anche sulle vittorie di tappa. Nelle edizioni passate non arrivavamo con un corridore da podio, il nome di Lorenzo Finn faceva paura a molti. La Francia ci ha corso contro dal primo giorno, hanno tentato di metterlo in difficoltà in tutte le maniere. Essere arrivati a sette secondi dalla medaglia d’argento è un risultato notevole

Simone Gualdi e Lorenzo Finn saranno gli unici due a correre sia mondiali che europei (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
In Ruanda sarà davvero una sfida a due con Widar?

Non saprei, perché le incognite per quella gara sono molte. Inoltre ci sono tanti altri corridori da attenzionare: Mateo Ramirez, Pavel Novak, Omrzel e soprattutto Jarno Widar. A Kigali arriveremo con una squadra ridotta, con quattro atleti. Visto che occupiamo la prima posizione nel ranking under 23 ne avremmo potuti schierare sei di ragazzi, ma la Federazione ha dovuto fare delle scelte legittime (l’Italia si presenterà a ranghi completi solamente nelle prove elite, ndr). 

Quattro nomi soltanto, scelte facili o difficili?

Facili, a essere onesti. Perché qualche corridore non mi ha dimostrato una solidità tale da poter pensare di schierarlo al mondiale. Sull’aereo per il Ruanda saliranno: Lorenzo Finn, Simone Gualdi, Alessandro Borgo e Pietro Mattio. I primi due sono le migliori pedine a disposizione per una gara come il mondiale, Mattio è una certezza e Borgo ha fatto vedere di essere forte anche in salita. 

Una trasferta impegnativa, non solo per la durezza del percorso…

Per tanti aspetti: il viaggio, i vaccini (non obbligatori ma consigliati, ndr), il fatto che si corre a quote elevate. L’obiettivo principale sarà di arrivare al giorno della gara, il 26 settembre. Partiremo il 18 settembre, perché Finn e Borgo faranno anche la cronometro, decisione presa insieme a Villa. 

All’europeo, invece, ci presenteremo con la squadra al completo?

No. La decisione, presa in accordo con la Federazione è di correre in quattro anche l’europeo in Francia. Anche perché il percorso sarà ancora più duro del mondiale, con una salita vera di sette chilometri da ripetere tre volte. Verrà fuori una gara individuale, se fatta a certi ritmi. Le uniche due certezze saranno Lorenzo Finn e Simone Gualdi, gli altri due nomi li capiremo strada facendo con le gare di settembre (Giro del Friuli, Pantani e Matteotti, ndr). 

Davide Donati, Italia, Tour de l’Avenir 2025 (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
Davide Donati, Italia, Tour de l’Avenir 2025 (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
Si correrà una settimana dopo Kigali, tempi stretti…

Strettissimi. Anche qui ci sarà da capire come rientreranno i nostri dal viaggio in Ruanda. Il ritorno è previsto per il 29 di settembre, quattro giorni prima dell’europeo. La cronometro non sarà un problema perché porteremo nomi diversi da quelli che correranno su strada, visto che si tratta di un percorso per specialisti pensavo a Davide Donati e Nicolas Milesi. Ma ci sarà modo di capire.

Vince, sbaglia, impara: Seixas saluta gli under 23

31.08.2025
5 min
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Diversi modi di avere 18 anni. Quello di Lorenzo Finn, che dal Tour de l’Avenir fa rotta sui mondiali del Rwanda per under 23. Quello di Paul Seixas, che l’Avenir l’ha vinto e in Africa correrà con i professionisti (in apertura un’immagine decathlonag2rlamondiale). Entrambi iridati a Zurigo nel 2024: l’azzurro su strada, il francese nella crono. Il fatto che Seixas non possa essere schierato nella squadra dei più giovani per le regole UCI, avendo già corso nel WorldTour, c’entra fino a un certo punto. Diversi modi di avere 18 anni e di crescere, senza sapere quale sia la ricetta migliore.

Seixas ne compirà 19 il 24 settembre (Finn dovrà aspettare il 19 dicembre). Lo vedi che è giovane, eppure in quelle sopracciglia folte e lo sguardo sempre fisso vedi un’età probabilmente superiore a quella effettiva. Chi lo ha vissuto da vicino al Tour de l’Avenir ha colto anche la voglia di godersi i 18 anni e di cadere in errori che presto non saranno più perdonati. «Mi è piaciuto correre senza radio – ha detto – non è un’opportunità che mi capita spesso tra i professionisti. Ho commesso piccoli errori, succede anche questo, fa parte del processo di apprendimento».

Il Tour de l’Avenir è stato vinto da Isabella Holmgren fra le donne e Seixas fra gli uomini (foto @jolypics / @lewiscatel)
Il Tour de l’Avenir è stato vinto da Isabella Holmgren fra le donne e Seixas fra gli uomini (foto @jolypics / @lewiscatel)

Avenir, tutto da perdere

Nel piccolo Tour aveva soltanto da perdere e lo sapeva bene. Non più ragazzino da scoprire, non ancora professionista fatto e finito. Tra i grandi era arrivato a febbraio senza pressioni, correndo il UAE Tour, il Tour of the Alps e il Delfinato (cercando di non strafare), dove ogni lampo di talento era stato ritenuto messianico e prodigioso. Al Tour de l’Avenir Seixas non poteva che vincere.

«Si è messo in una situazione difficile – ha raccontato a L’Equipe il tecnico francese Francois Trarieux – presentandosi a una gara U23 in condizioni diverse da quelle del Delfinato. Sapeva benissimo che tutti lo avrebbero aspettato. Gli ho detto che aveva vinto molto e con facilità da più giovane perché era di una categoria superiore. Questa volta invece si trovava contro corridori pronti, che volevano battere Paul Seixas. E anche questo lo ha messo in difficoltà».

Il Tour of the Alps aveva iniziato a mettere in mostra Seixas anche tra i pro’
Il Tour of the Alps aveva iniziato a mettere in mostra Seixas anche tra i pro’

I dubbi e le domande

Widar lo ha staccato per due volte, in entrambi i casi per appena cinque secondi che a Seixas sono sembrati come schiaffi in faccia davanti ai suoi amici. Prima a Tignes 2100 e poi l’indomani a La Rosiere, con Finn che in entrambi i casi si è piazzato a otto secondi dal vincitore, alle spalle del francese. Per vincere il Tour de l’Avenir gli è servita la crono finale, quando i secondi mollati a Widar sono stati 32 con buona pace del giovane talento belga.

«E’ ancora più bello vincere così – ha detto Seixas subito dopo – questo è lo sport. Sono stato nel vivo dell’azione, abbiamo avuto giornate combattute. Ho dovuto lottare sino alla fine, attraversando momenti difficili nella mia testa. Mi sono chiesto se davvero avessi quel che serviva per vincere. Anche prima che l’Avenir partisse, mi chiedevo se avessi fatto bene a venire, dati i miei valori in allenamento. La chiave è stata la resilienza. Le risorse mentali che ho dovuto raccogliere, i momenti di dubbio, le difficoltà. Ho dovuto accettare lo status di favorito senza essere al massimo».

Il francese Maxime Decomble ha guidato l’Avenir dalla seconda tappa all’ultima crono (foto @jolypics)
Il francese Maxime Decomble ha guidato l’Avenir dalla seconda tappa all’ultima crono (foto @jolypics)

Tignes, una lezione preziosa

C’è maturità nelle sue parole, tanta capacità di analisi. Al tempo stesso, Seixas ha dovuto capire che cosa si richieda a un leader. In testa all’Avenir è stato dal secondo all’ultimo giorno il compagno Decomble: toccava ad altri attaccarlo, invece a Tignes fra i primi a muoversi c’è stato Seixas. Al punto che l’indomani dalla squadra francese sono permeate le voci di un lungo debriefing per chiarire.

«Volevamo che la squadra restasse attorno al nostro leader – ha spiegato ancora Trarieux – ma c’è stata impazienza. Seixas deve padroneggiare la voglia di vincere e l’ha capito perché ne abbiamo parlato a lungo. Nella tappa finale, Decomble ha dovuto accettare di cedere a lui la maglia: è stato un importante atto collettivo. Si è fidato di lui e questo è fantastico. Paul non è un corridore completamente formato, ha bisogno di tempo e una tappa come quella di Tignes la ricorderà a lungo. Voleva staccare Widar, ma non era il più forte. Negli anni scorsi è sempre stato fisicamente superiore, ora si rende conto che più diventa grande, più i livelli si avvicineranno».

La cronoscalata a La Rosiere ha permesso a Seixas di conquistare la testa della classifica (foto Tour de l’Avenir)
La cronoscalata a La Rosiere ha permesso a Seixas di conquistare la testa della classifica (foto Tour de l’Avenir)

In Rwanda con i pro’

Tignes sarà la base di lavoro della nazionale francese U23 in vista dei mondiali di Kigali, ma laggiù Seixas non sarà con loro. Per il regolamento e anche per la chiara intenzione del cittì Voeckler che ha scelto di inserire Paul nella squadra dei pro’.

«Per me è un corridore selezionabile – ha dichiarato a L’Equipe l’ex corridore di Schiltigheim, 46 anni – non mi interessa la sua età. La decisione è di fare ciò che è meglio per lui e per gli interessi della squadra francese, senza necessariamente pensare a breve termine. Il mio compito è anche quello di lavorare di concerto con le persone che lo circondano».

Seixas ha conquistato il primato nella cronoscalata finale, vinta con 28″ su Nordhagen (foto @jolypics)
Seixas ha conquistato il primato nella cronoscalata finale, vinta con 28″ su Nordhagen (foto @jolypics)

Il Tour de l’Avenir potrebbe essere stata l’ultima corsa di Seixas fra gli under 23, mentre il mondo dei grandi lo aspetta a braccia aperte. E’ stato utile per prendere le misure e per sostenere la responsabilità di leader, mentre d’ora in avanti per lui inizierà la routine del professionismo. Dopo il mondiale infatti e anche a causa del mondiale, il suo programma sarebbe stato già cambiato. Si parla già infatti di campionati europei e Giro di Lombardia.

Finn e il primo Avenir: «Ho dimostrato di poter stare con i migliori»

31.08.2025
5 min
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Tre secondi hanno diviso Lorenzo Mark Finn dal podio finale del Tour de l’Avenir, vinto da Paul Seixas davanti a Jarno Widar e Jorgen Nordhagen. E’ facile pensare di avere davanti i campioni che potranno regalarci le sfide del futuro, al momento ce li godiamo consapevoli che siano in punti diversi della loro crescita e maturazione. Finn aveva tenuto l’Italia sul podio fino alla mattina dell’ultimo giorno di questo Tour de l’Avenir. Infatti nella semitappa corsa venerdì mattina gli uomini di classifica non sono riusciti a fare la differenza (in apertura foto Tour de l’Avenir). 

Podio Tour de l’Avenir 2025, Paul Seixas, Jarno Widar, Jorgen Nordhagen (foto Tour de l’Avenir)
Podio Tour de l’Avenir 2025: Paul Seixas, Jarno Widar, Jorgen Nordhagen (foto Tour de l’Avenir)

50 metri

E’ servita una prestazione monstre del talentino francese Paul Seixas nel pomeriggio per creare un gap importante. L’unico a percorrere i 10,6 chilometri che da Montvalezan portavano a La Rosiere con una velocità media superiore ai 25 chilometri orari. La voce del nostro Lorenzo Finn non fa trasparire delusione, è solida come le sue gambe. 

«La giornata finale di venerdì – racconta al telefono – con le due semitappe, è stata tosta. Al mattino la frazione era corta (solamente 41,6 chilometri, ndr) ma l’abbiamo fatta a fuoco. La cronoscalata del pomeriggio, invece, era parecchio lunga. Vero che il podio è sfumato per pochissimo, però sono contento della mia settimana. Alla fine ho concluso a soli tre secondi da Nordhagen e sette secondi da Jarno Widar. Vuol dire che il livello è buono, posso essere lì».

Già dal prologo iniziale avevi mostrato di stare molto bene…

Era, probabilmente, la mia migliore chance per vincere una tappa perché sapevo che su una prova così corta, e in salita, avrei potuto fare bene. Peccato essere arrivato dietro Seixas per così poco (il distacco è risultato di 7 centesimi, ndr). Nei giorni di ritiro in altura mi sentivo bene, ho sofferto un po’ il ritmo gara delle prime due o tre tappe ma poi sono stato sempre meglio. 

Sei arrivato pronto per la tappa regina, la quinta, dove però non sono emersi distacchi importanti…

Siamo rimasti tutti insieme noi favoriti: Seixas, Widar, Nordhagen e Ramirez. Non mi sarei mai aspettato che saremmo rimasti così attaccati. Nessuno è riuscito a fare la differenza nelle tappe in linea e questo fa capire che il livello era veramente alto. La quinta tappa prevedeva tre salite e 4.000 metri di dislivello, era veramente dura. 

Lorenzo Fin aveva fatto vedere un’ottima condizione già nel prologo iniziale nel quale era arrivato secondo (foto Tour de l’Avenir)
Lorenzo Fin aveva fatto vedere un’ottima condizione già nel prologo iniziale nel quale era arrivato secondo (foto Tour de l’Avenir)
Si sta creando un po’ il gruppo dei corridori del futuro per le corse a tappe?

Questo vedremo, non lo possiamo ancora dira. Seixas ha già fatto vedere che può arrivare nei primi dieci al Delfinato, se lui non ci riesce a staccare facilmente vuol dire che potremmo aggregarci tra qualche anno. Però non si può dire così, senza una controprova. 

Hai ritrovato Seixas dopo un anno nel WorldTour…

Vero, non correvamo uno contro l’altro dal mondiale di Zurigo. Il suo stile di correre non è cambiato molto, va sempre forte in salita, ma più o meno come lo scorso anno. Siamo migliorati entrambi rimanendo vicini nelle prestazioni. E’ riuscito a fare la differenza nella cronoscalata finale, e gli vanno fatti i complimenti. Io ho seguito i valori che la squadra mi aveva prefissato e di questo sono molto contento. Magari un po’ stanco dalla tappa del mattino ma non ho sottoperformato. 

I migliori si sono dati battaglia in salita ma nessuno è riuscito a fare la differenza nelle tappe in linea (foto Tour de l’Avenir)
I migliori si sono dati battaglia in salita ma nessuno è riuscito a fare la differenza nelle tappe in linea (foto Tour de l’Avenir)
Degli altri contendenti alla vittoria finale cosa hai visto?

Widar lo avevo già incontrato al Giro Next Gen e in altre gare, so che ha una “sparata” negli ultimi 500 metri che gli permette di fare la differenza. Ha vinto due tappe in questo modo, quindi ha rispettato le sue caratteristiche. Probabilmente mancava un arrivo in salita più selettivo o una frazione finale impegnativa e non due semitappe. 

Questo era il tuo secondo giro a tappe di una settimana, hai visto qualche miglioramento?

Nelle ultime tappe mi sono sentito molto meglio rispetto al Giro Next Gen, dove nelle frazioni conclusive ho accusato un po’ di fatica. Per questo dico che sono contento della mia prova qui all’Avenir. Alla fine è il mio primo anno da under 23 e queste due corse a tappe saranno un obiettivo anche nel 2026. 

Finn ha fatto molti progressi in questo primo anno da under 23 per quanto riguarda le corse a tappe (foto Tour de l’Avenir)
Finn ha fatto molti progressi in questo primo anno da under 23 per quanto riguarda le corse a tappe (foto Tour de l’Avenir)
Ora si conclude la stagione con mondiali ed europei?

Prima correrò al Memorial Pantani e al Matteotti, poi volerò in Rwanda. Però sì, mondiali ed europei saranno gli obiettivi di fine anno. Visto che Seixas, Nordhagen e Torres non ci saranno (l’UCI ha vietato ai corridori under 23 che già corrono tra i professionisti di partecipare a mondiali ed europei di categoria, ndr) direi che il grande rivale sarà Widar.

Amadori: «All’Avenir non vogliamo stare dietro a nessuno»

11.08.2025
5 min
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La prima notizia è che Marino Amadori si trova a casa e che sia costretto a preparare il Tour de l’Avenir affidandosi al lavoro svolti da propri ragazzi, i quali si sono dispersi per le diverse alture italiane. Lorenzo Finn si trova a Tignes, mentre Simone Gualdi e Alessandro Borgo sono a Livigno. Invece gli altri tre nomi selezionati per l’Avenir: Davide Donati, Filippo Turconi (in apertura al Giro Next Gen insieme a Finn, photors.it), avrà modo di vederli in corsa tra Poggiana e Capodarco. Mentre Pietro Mattio sarà impegnato con la Visma al PostNord Tour of Denmark.

«Preparare l’Avenir e avere i ragazzi lontani – dice Amadori – non mi darà modo di vedere come stanno giorno dopo giorno. Ho comunque massima fiducia nei loro confronti e nelle squadre che li supportano. La formazione l’ho comunicata un mese fa, ci vedremo il 21 agosto e partiremo tutti insieme. Avremo comunque modo di confrontarci e di parlare di tattiche. Faremo un piano d’azione che comprenderà tutte le possibili varianti».

Alessandro Borgo, qui insieme ad Amadori dopo aver vinto il tricolore U23, sarà uno dei protagonisti all’Avenir
Alessandro Borgo, qui insieme ad Amadori dopo aver vinto il tricolore U23, sarà uno dei protagonisti all’Avenir

Tanti impegni

Lontano dagli allenamenti il cittì della nazionale under 23 ha avuto modo di studiare il percorso e gli avversari. Sarà un Tour de l’Avenir impegnativo, sia per le tappe che per gli avversari che si presenteranno in Francia il prossimo 23 agosto. 

«C’è massima fiducia nei nostri mezzi e nei ragazzi – dice Amadori – penso di aver messo insieme una buona squadra. Dispiace per alcuni atleti che sono rimasti fuori come Agostinacchio, Sambinello, Zamperini, Savino. Però tra Avenir, mondiale ed europei ci sarà spazio per tutti».

Pietro Mattio è ormai uno dei pilastri della nazionale di Marino Amadori (foto Tour Avenir)
Pietro Mattio è ormai uno dei pilastri della nazionale di Marino Amadori (foto Tour Avenir)
Andiamo con ordine e pensiamo alla corsa a tappe francese?

Certo, un passo alla volta. In gara troveremo un livello altissimo, come gli altri anni. I nomi di spicco non mancheranno, il primo che mi viene in mente è quello di Paul Seixas. Il transalpino, passato direttamente dalla categoria juniores al WorldTour, ha già raccolto una top 10 al Delfinato e altri piazzamenti importanti. Sicuramente verrà con l’obiettivo di vincere, non possono di certo nascondersi. 

I contendenti che arrivano dal WorldTour non mancheranno…

Avremo anche Jorgen Nordhagen e Pablo Torres. Senza dimenticare Jarno Widar, il quale anche se è ancora nel devo team della Lotto ha già dimostrato di essere uno dei favoriti. 

Davide Donati ha ottenuto la sua prima vittoria in maglia Red Bull-BORA-hasgrohe al Tour de Wallonie con i pro’
Davide Donati ha ottenuto la sua prima vittoria in maglia Red Bull-BORA-hasgrohe al Tour de Wallonie con i pro’
I nostri?

Non ci nascondiamo, arriviamo con una formazione forte. Alla fine si scontreranno con i pari età e anche i nostri ragazzi hanno fatto gare di un certo livello. Vedremo dove ci metteranno e dove riusciremo a metterci noi. 

Partiamo con gli scalatori, ne avremo tre: Finn, Gualdi e Turconi…

Sono tre atleti che in salita hanno dimostrato di esserci, la loro crescita e maturazione durante questa stagione sono state evidenti. Per me la categoria under 23 è un passaggio, si deve fare esperienza e capire come si corre in certe gare. Finn è il nostro uomo di riferimento, al Giro Next Gen ha dimostrato di saper reggere gli otto giorni di corsa. 

Paul Seixas quest’anno sta già correndo nel WorldTour, arriverà all’Avenir come uno dei favoriti
Paul Seixas quest’anno sta già correndo nel WorldTour, arriverà all’Avenir come uno dei favoriti
Come giudichi il percorso?

Dopo il prologo di Tignes, di appena tre chilometri con 300 metri di dislivello, avremo quattro tappe mosse. Sono percorsi molto tosti sui quali le squadre dei favoriti proveranno a controllare la corsa per non far andare via fughe pericolose. Noi dovremo trovare la giusta strategia per raccogliere il massimo risultato. Gli ultimi due giorni, per un totale di tre tappe, avremo la sagra della salita e lì quelli forti verranno fuori per forza.

La scelta di portare Mattio, Donati e Borgo, è dettata dalle quattro tappe intermedie?

Questi ragazzi su delle frazioni del genere ci vanno a nozze. Poi Donati e Mattio sono due atleti che sanno gestire bene la corsa e leggerne i momenti, cosa fondamentale anche nel dare una mano a Lorenzo Finn. Mi aspetto un team unito e coeso, non saremo noi a dover gestire la corsa ma non dovremo nemmeno subirla. 

Dopo il ritiro al Giro Next Gen, Jarno Widar ha dominato il Valle d’Aosta scrivendo il suo nome tra i favoriti dell’Avenir
Dopo il ritiro al Giro Next Gen, Jarno Widar ha dominato il Valle d’Aosta scrivendo il suo nome tra i favoriti dell’Avenir
Cosa intendi?

Che dovremo sfruttare le occasioni che ci capiteranno, perché in sette giorni di gara arriverà il momento giusto per fare qualcosa. Non dovremo far scappare i migliori. Anzi, sarebbe un bel risultato metterli alle spalle in qualche occasione. Il nostro obiettivo deve essere quello di imporci. 

Non guardarsi troppo intorno…

Abbiamo le carte per correre da protagonisti. Ed è questo quello che mi aspetto. 

Da Tignes, Lorenzo Finn ha negli occhi il Tour de l’Avenir

09.08.2025
5 min
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Diciotto giorni a Tignes con il Tour de l’Avenir (23-29 agosto) nel mirino, questa è l’estate di Lorenzo Mark Finn. Anche se di estivo c’è ben poco nel suo abbigliamento, felpa e giacca invernale mentre si trova sul lago poco sotto al paese. Per questo ritiro, che dopo diversi anni non è più organizzato dalla nazionale, Finn ha trovato come compagni di allenamento Enea Sambinello e alcuni amici

«Sambinello – racconta Finn – è sceso dall’altura qualche giorno prima per correre alcune gare con il team (la UAE Emirates Gen Z, ndr). Io invece rimarrò qui a Tignes fino al 10 agosto e arriverò al Tour de l’Avenir senza fare corse intermedie. Ho fatto così anche per il Giro Next Gen e mi sono trovato bene». 

Lorenzo Finn ha scelto Tignes per preparare l’Avenir, per qualche giorno ha avuto la compagnia di Enea Sambinello
Lorenzo Finn ha scelto Tignes per preparare l’Avenir, per qualche giorno ha avuto la compagnia di Enea Sambinello

Da un Giro all’altro

Giro Next Gen e Tour de l’Avenir, le due corse a tappe più importanti della stagione under 23 sono il centro del programma del giovane ligure della Red Bull-BORA-hansgrohe Rookies. La corsa a tappe francese, che correrà con la maglia della nazionale che sarà guidata da Marino Amadori, è un secondo banco di prova importante

«Il programma di lavoro è sempre lo stesso – continua Lorenzo Finn – con un po’ di adattamento all’altura e poi ho iniziato a caricare. Ho diviso la settimana fra un giorno con distanze più brevi e maggiore intensità e l’altro con un classico allenamento lungo senza lavori. Per poi scaricare il terzo giorno. Riesco a stare sulle 25 ore di allenamento a settimana e va bene così».

Al Tour de l’Avenir Finn tornerà a sfidare Widar, qui nella terza tappa dello scorso Giro Next Gen vinta dal belga (foto La Presse)
Al Tour de l’Avenir Finn tornerà a sfidare Widar, qui nella terza tappa dello scorso Giro Next Gen vinta dal belga (foto La Presse)
Dal Giro Next Gen come eri uscito?

Le prime tappe stavo davvero bene, lo si era visto anche sul Maniva. La caduta della terza tappa mi ha lasciato qualche strascico, ma per il resto sentivo di aver lavorato bene e di essere arrivato pronto. Purtroppo al Giro dell’Appennino, pochi giorni dopo il Giro, sono caduto e mi sono rotto la clavicola. Mi sono ripreso bene dall’infortunio, però peccato non aver sfruttato la condizione. 

Con quali consapevolezze arrivi al Tour de l’Avenir?

Sicuramente sarà un bel percorso, molto duro. Siamo venuti apposta a Tignes ad allenarci così da vedere un po’ i percorsi. Due tappe si concluderanno qui (la cronoscalata inaugurale e la quinta tappa, ndr). Verrà fuori una gara più dura con molto dislivello, andremo molte volte sopra quota 2.000 metri. Per me sarà la prima volta in gara, anche questo sarà un fattore da tenere in considerazione. 

Terminato il Giro Next Gen il ligure ha voluto sfruttare la condizione correndo al Giro dell’Appennino, ma una caduta gli ha causato la frattura della clavicola
Finn ha voluto sfruttare la condizione correndo al Giro dell’Appennino, ma una caduta gli ha causato la frattura della clavicola
Ti senti a tuo agio da questo punto di vista?

Avendo fatto tre settimane di ritiro in quota diciamo che mi preoccupa meno. Poi è un fattore che vale per tutti gli atleti allo stesso modo. C’è l’incognita della gara, perché per quanto ci si possa allenare diventa difficile fare ritmi sostenuti o simulare la corsa. L’obiettivo è di abituare il corpo a fare determinati sforzi in certe condizioni. 

Con quali ambizioni arrivi?

Correrò con la nazionale, il che sarà un po’ diverso ma mi fa piacere tornare a vestire l’azzurro. Avrò al mio fianco compagni di squadra forti e anche Davide Donati. Corriamo insieme al team Red Bull-BORA-hansgrohe Rookies e averlo con me è una bella cosa, a causa di un infortunio non è riuscito a partecipare al Giro Next Gen e condividere un’esperienza del genere con lui sarà molto bello. 

Lorenzo Finn e Paul Seixas torneranno a sfidarsi quasi un anno dopo il Lunigiana
Lorenzo Finn e Paul Seixas torneranno a sfidarsi quasi un anno dopo il Lunigiana
Cosa dici del percorso?

La cronoscalata iniziale è tosta, ma mi piace. E’ abbastanza esplosiva. Poi ci saranno tre tappe miste e un gran finale con tantissime salite sulle quali ci sarà una selezione naturale. Saranno scalate diverse rispetto a quelle del Giro Next Gen, sono salite da un’ora e ripetute una dopo l’altra. 

Per te è meglio avere salite più impegnative, in modo da cercare di fare la differenza sul passo?

Se le gambe girano bene non importa su quale salita ci si trova. Per esperienza posso dire che sono felice di avere questo appuntamento verso il finale di stagione, di solito riesco a dare il meglio di me nei mesi conclusivi. 

Come vi siete organizzati in questi giorni di ritiro?

Ci troviamo bene, abbiamo preso una casa in affitto e ci gestiamo noi la routine. Non avendo la squadra dietro abbiamo maggiore libertà sugli orari e i percorsi ma manca la parte del supporto tecnico. Senza l’ammiraglia ci si arrangia e se fa troppo freddo per fare la discesa verso valle in bici la facciamo in macchina e partiamo più in basso. 

Davide Donati sarà parte del team del Tour de l’Avenir, una bella notizia per Finn che ritrova il suo compagno di squadra
Davide Donati sarà parte del team del Tour de l’Avenir, una bella notizia per Finn che ritrova il suo compagno di squadra
Riuscite a godervi un po’ di tempo libero?

E’ difficile perché passiamo cinque o sei ore in bici e una volta tornati dobbiamo cucinare, fare la spesa, le pulizie e tanto altro. Però ci divertiamo, nei giorni di riposo facciamo un giro nel paese e la sera abbiamo tempo per cucinare qualcosa di più complesso. L’altro giorno Sambinello ha fatto un risotto con i peperoni davvero buono, altre sere ci cuciniamo una carne o un sugo più elaborato per la pasta. 

All’Avenir ci sarà qualche nome “nuovo” che hai già avuto modo di conoscere, come Seixas o Torres che arrivano dal WorldTour…

Non corro contro di lui dal mondiale dello scorso anno a Zurigo. Abbiamo visto quello che ha fatto in questi mesi con una top 10 al Giro del Delfinato e altri piazzamenti di rilievo. Credo che lui possa essere il faro della corsa, ma non vuol dire che sia il favorito. Certe gare a tappe ti danno una gamba differente, ma vedremo. Fino all’anno scorso ce la giocavamo in ogni gara.