Piano, piano si rivede Tao. Slovenia e Svizzera per lo step definitivo

14.06.2025
5 min
Salva

Non solo Delfinato. I grandi si muovono verso il Tour de France passando anche dal Tour de Suisse. E uno di questi è la maglia rosa del 2020, Tao Geoghegan Hart. L’inglese della Lidl-Trek si è rivisto al Giro di Slovenia e finalmente si è rivisto bene. Segnali incoraggianti per un ragazzo che, oltre al grave incidente del 2023, ha vissuto due stagioni piene di sfortune.

Del suo stato di forma e del lavoro svolto ne parliamo con Josu Larrazabal, head coach della squadra americana. Josu ci è parso fiducioso come non mai per Tao. Questa potrebbe essere davvero la volta buona per tornare a fare la voce grossa e rientrare nel paradiso dei grandi, quello che gli compete.

Il capo dei preparatori della Lidl-Trek, Josu Larrazzabal
Il capo dei preparatori della Lidl-Trek, Josu Larrazzabal
Josu, questo Slovenia ha dato buone risposte, sembra?

Sì, è stata una bella conferma dopo un periodo difficile. Tao ha avuto diverse malattie nei momenti sbagliati e di conseguenza troppi intoppi nel suo percorso. Finalmente sembra essersi liberato da tutto ed è andato bene. La performance in Slovenia è stata buona, è salito sul podio, nonostante non sia ancora al top.

Quello di Geoghegan Hart in vista del Tour è un percorso di avvicinamento particolare: prima lo Slovenia e poi lo Svizzera. Perché?

Nasce dalle necessità del momento e dagli intoppi avuti prima. Vi spiego: Tao doveva fare il Tour de Romandie ma si è ammalato. E anche prima le cose non erano andate meglio. La priorità dunque era ritrovare il ragazzo.

E come vi siete mossi?

La Volta a Catalunya doveva essere un momento importante per lui, ma si è ammalato e quindi stop dopo una sola tappa. Così, prima del Romandia, abbiamo aggiunto il Tour of the Alps, che sarebbe stato una sorta di sostituto del Catalunya, ma anche lì è stato male di conseguenza addio Romandia. Con lo stesso meccanismo abbiamo aggiunto lo Slovenia: era una corsa buona per lui in vista dello Svizzera, date le sue condizioni e un livello appena più basso. E’ stato un test e ha fatto uno step che gli ha dato fiducia. Ora arriva in Svizzera con quella fiducia e quella forma che volevamo.

In Slovenia si è visto un Tao aggressivo e attivo, eccolo tirare a testa bassa durante un attacco
Cosa ha fatto in questa settimana tra le due corse?

Ha pensato a recuperare. Ha fatto giusto un paio di sedute nel mezzo per un piccolo richiamo. Bisogna considerare che quest’anno il Tour de Suisse parte con una tappa dura: ci sono due salite importanti, specie la seconda vicino all’arrivo. Anche per questo gli abbiamo tolto il GP Aargau, che era in programma, proprio pensando a quella tappa e per cercare di farlo arrivare più fresco possibile. Se lo Svizzera fosse partito con una cronometro come sempre, invece Tao avrebbe fatto Aargau.

L’inglese è andato in quota?

Tao vive ad Andorra e, quando dico Andorra, intendo nella parte più alta, quindi è sempre in quota!

Josu, hai accennato alla crono. Come siete messi in tal senso?

Non so i numeri precisi, ma abbiamo fatto dei lavori già dalla scorsa stagione, sia in pista sia in galleria del vento, che ci hanno dato buoni frutti. Quest’anno, nell’unica crono fatta, all’Algarve, c’è stato un discorso di pacing non ottimale nel finale. Tao ha rischiato all’inizio e nel finale ha pagato, ma dal Delfinato dell’anno scorso sul fronte crono siamo a posto. Ha sempre disputato ottime prestazioni. No, su questo fronte siamo tranquilli.

E riguardo allo stare in gruppo? Si è ripreso, si sente a suo agio?

In realtà quello non è mai stato un problema. Lui è molto bravo a guidare la bici e non gli è rimasta nessuna paura dall’incidente. Anzi, è stato anche bravo a tirare la volata, come ha fatto con Bagioli allo Slovenia. Anche il nostro mental coach ha detto che va tutto bene.

Per l’inglese la cosa più importante è ritrovare la costanza di gare da poter disputare ad alto livello
Per l’inglese la cosa più importante è ritrovare la costanza di gare da poter disputare ad alto livello
Quindi siamo ai valori del Tao pre-incidente?

Siamo sui valori pre-incidente. Il problema per lui è che gli è mancata la costanza di allenamento e soprattutto di gare. Gli è mancato fare certi sforzi in successione, un vero percorso di preparazione. Perché la realtà è questa: la gente aspetta che Tao ritorni dopo l’infortunio del 2023, ma non è così. Lui da quel punto di vista è tornato. Ma come vi dicevo ha sempre avuto dei problemi.

Chiaro…

Al Delfinato dell’anno scorso è caduto e si è fratturato. Al via della Vuelta è subito finito a terra e ha corso con una costola rotta. Quest’anno aveva fatto un gran bell’inverno. In Algarve stava bene, ma nel momento topico è stato toccato da dietro, ha rotto il cambio e alla fine ha rovinato anche quella corsa. Poi in primavera, come avete visto, ha avuto diversi problemi di salute. Speriamo di avere la possibilità di fare due-tre gare di fila senza problemi. Guardate se questo blocco, Svizzera e Slovenia, andrà bene: vorrà dire che Tao avrà messo due gare di fila dopo due anni senza intoppi.

E in questo ciclismo davvero non ti puoi più permettere questi passaggi a vuoto. E invece cosa ti aspetti da questo Tour de Suisse? Un podio è possibile visto il livello molto alto?

Un podio è possibile e sarebbe importante, ma una cosa è parlarne e una cosa è farlo. Se uno come Tao è al top, è possibile, ma penso anche che non sia giusto chiedergli troppo, anche in Svizzera. Già arrivare nei cinque sarebbe una bella cosa per lui. Sarebbe il primo buon risultato nel WorldTour in due anni.

Integrazione a casa e in gara, la ricetta di Elisa Balsamo

10.06.2025
7 min
Salva

Integrare, lo dice la parola, significa ripianare il bilancio di quello che si è consumato. Nel caso di chi fa sport, spesso il riferimento è al bilancio energetico e ai liquidi. Anche il ciclocomputer più elementare offre una lettura piuttosto precisa delle calorie consumate: va da sé ovviamente che al livello professionistico questo aspetto sia analizzato e codificato perché si è capito che tutto passa di qui. Più che dall’allenamento e dai progressi tecnologici: alla base del rendimento dell’atleta c’è la benzina che riesce a mettere nel serbatoio e la sua capacità di sfruttarla.

Quando il dispendio energetico è molto elevato o non ci sono occasioni per sedersi a tavola, entrano in ballo gli integratori realizzati dalle aziende specializzate, che permettono di ripristinare con porzioni minime di prodotto grandi quantità di nutrienti: siano essi carboidrati, proteine, aminoacidi, sali.

Elisa Balsamo, classe 1998, corre con la Lidl-Trek dal 2022. Il suo contratto arriva al 2026
Elisa Balsamo, classe 1998, corre con la Lidl-Trek dal 2022. Il suo contratto arriva al 2026

A casa oppure in gara

Elisa Balsamo all’alimentazione è sempre stata molto attenta, al punto di aver iniziato sin dai vent’anni una collaborazione con Erica Lombardi e aver dedicato al tema più di un passaggio nel suo blog. E’ stato interessante perciò farsi raccontare dall’atleta della Lidl-Trek, che per contratto utilizza prodotti Enervit, in che modo gestisca questo aspetto della sua vita e della sua professione.

In un’intervista a inizio stagione, la nutrizionista Stephanie Scheirlynck ha spiegato lo schema suggerito agli atleti. Ha parlato del recovery drink al rientro, che contiene 40 grammi di carboidrati e 20 grammi di proteine. Poi del recovery box, in cui viene inserito un pasto personalizzato sulle esigenze nutrizionali di ciascun corridore. E’ interessante però rendersi conto di come l’esperienza e la sensibilità dell’atleta piemontese le permettano di gestire questo aspetto in autonomia.

«Divido il discorso in due parti – spiega Balsamo – quando sono a casa in preparazione come adesso, oppure quando sono alle gare. Nel primo caso cerco di basarmi soprattutto sull’alimentazione più classica, anche se quando rientro dagli allenamenti il passaggio obbligato è assumere amminoacidi. Credo molto nel valore dell’alimentazione».

Se a casa cerchi di integrare con un’alimentazione più classica, quando è necessario invece usare i prodotti più tecnici?

Sicuramente in gara. Mi trovo molto bene con la linea Carbo 2:1. I gel addirittura adesso arrivano a contenere 40 grammi di carboidrati e quello secondo me fa molta differenza. Soprattutto in primavera, quando il clima è un po’ più rigido e si fa più fatica a mangiare, magari sulle strade del Belgio. Sapere che con un solo gel riesci a buttare giù 40 grammi di carboidrati è sicuramente un gran vantaggio. Sapere esattamente le quantità che devo assumere e quelle che effettivamente ho a disposizione è fondamentale per il controllo della dieta.

Restando in ambito integrazione, in che modo gestisci il dopo gara o gli allenamenti più impegnativi?

Come dicevo, sono abituata a prendere gli amminoacidi (i BCAA di Enervit che contengono per ciascuna dose 2,4 g di Leucina, 0,6 g di Iso Leucina, 0,6 g di Valina, ndr) e poi in gara mi trovo bene anche con il Magic Cherry Juice, che ormai bevo sempre dopo gli arrivi. La squadra sta lavorando molto, soprattutto in ottica corse a tappe, a dei pasti pronti e personalizzati, che fanno davvero la differenza.

Si è ormai capito che dopo lo sforzo si deve puntare al reintegro delle proteine, ma anche dei carboidrati. In che modo questi vostri pasti ne tengono conto?

Il recupero dopo gara è una fase decisiva. Troviamo sempre una parte di carboidrati, che è molto spesso garantita da riso o pasta perché è anche la cosa più semplice da preparare. Però mettono dentro anche delle proteine, ad esempio le uova. Io però non le mangio perché non mi piacciono, quindi le sostituisco con del pollo piuttosto che con parmigiano o altri alimenti ricchi di proteine. E poi ci sono sempre anche delle verdure, in modo da offrire un recupero completo di tutto.

Carboidrati e proteine

Ancora Stephanie Scheirlynck entra nello specifico della composizione dei pasti post attività, sottolineando come le abitudini e le valutazioni siano in continua evoluzione. E come ogni valutazione del nutrizionista del team debba tener conto delle preferenze dei corridori. Alla Lidl-Trek non mancano ad esempio atleti vegetariani o vegani.

«La ricerca più recente – dice – conferma l’importanza dei carboidrati per il recupero, ma questo non significa che le proteine siano da escludere. Anzi, entrambi sono cruciali. Non tralasciamo le proteine nel recovery drink, perché spesso passa un lungo lasso di tempo tra l’ultimo pasto completo, come la colazione pre-gara o pre-allenamento, e il primo pasto vero e proprio, che include proteine».

E proprio il pasto vero e proprio, che viene dopo l’integrazione immediata post arrivo, è il tema di cui torniamo a parlare con Elisa Balsamo.

Lucinda Brand e Shirin Van Anrooij sul camion che contiene tutti gli integratori Enervit della Lidl-Trek
Lucinda Brand e Shirin Van Anrooij sul camion che contiene tutti gli integratori Enervit della Lidl-Trek
Quindi lo chef lavora in collaborazione con il nutrizionista e tutto è sotto controllo?

Abbiamo uno chef praticamente in tutte le gare WorldTour e ormai ci conoscono bene. Sanno chi di noi ha delle allergie o delle intolleranze oppure chi non mangia qualche alimento. Quindi fanno molta attenzione da questo punto di vista e la loro bravura sta nel mettere insieme un buon pasto anche a livello di gusto, utilizzando esattamente gli ingredienti e le quantità indicati dal nutrizionista.

Andiamo indietro ai ritiri invernali, che forse sono le fasi dell’anno in cui ci sono le maggiori oscillazioni di peso. In che modo si gestisce quella fase?

L’obiettivo è arrivare al giusto peso curando molto all’alimentazione. Per esperienza personale, il fine stagione è la fase in cui puoi permetterti di non seguire tanto la dieta. Magari per 1-2 settimane, quando si va in vacanza, si mangia quello che si vuole, ovviamente cercando di fare un minimo di attenzione. Penso sia importante anche per l’aspetto mentale che quando uno è in vacanza si possa togliere anche qualche soddisfazione culinaria. Quindi alla fine gli aumenti di peso durante l’inverno sono dovuti anche a questo. Lo si vede anche in chi non fa vita da atleta.

Che cosa?

D’estate si è molto più invogliati a mangiare insalate, cose fresche e più leggere. Mentre d’inverno, anche seguendo la dieta, ci sono piatti più… cucinati. Per cui con il caldo è fisiologico iniziare a perdere peso.

Clara Copponi all’Antwerp Port Epic Ladies con il suo Magic Cherry Juice tutto da bere
Clara Copponi all’Antwerp Port Epic Ladies con il suo Magic Cherry Juice tutto da bere
Si riesce a valutare se dal punto di vista dell’integrazione c’è tanta differenza fra donne e uomini?

No, io penso che sia piuttosto simile. Forse cambiano le quantità, perché tendenzialmente il peso di un uomo, fosse solo per la statura, è maggiore. Quindi è normale che le quantità siano differenti, però ad esempio anche sull’assunzione dei grammi di carboidrati per ora in gara, secondo me siamo molto vicini.

Nelle donne c’è un maggior problema di ritenzione idrica, come la gestisci?

Diciamo che quello è un po’ complicato. Ovviamente ci sono degli alimenti che possono aiutare particolarmente in tutti i casi di gonfiore o ritenzione idrica, però non è sempre facile. Il suggerimento che mi è stato dato e che cerco di seguire è quello di bere tanto, anche tisane cui aggiungo zenzero o altri prodotti che hanno questa funzione. Non sempre si riesce, perché il fisico è sottoposto a molti stress e non sempre reagisce nello stesso modo. Ma l’idratazione è importantissima.

Pedersen, il Giro da protagonista (e da giornalista)

06.06.2025
5 min
Salva

ROMA – E’ stato senza dubbio uno dei grandi protagonisti dell’ultimo Giro d’Italia: quattro tappe vinte, la maglia ciclamino, la maglia rosa per un giorno e una quantità di fughe pressoché infinite. Avrete capito che stiamo parlando di Mads Pedersen. Il gigante della Lidl-Trek è stato un personaggio in corsa e anche fuori.

Ricordiamo il taglio di capelli al compagno Jacopo Mosca nelle prime frazioni e il suo atteggiamento da vero uomo squadra.

A Roma, quando è arrivato in mixed zone e il buon Manuel Codignoni di Radio Rai Sport stava intervistando Lorenzo Fortunato, lui ha preso lo smartphone dalla tasca e, come un giornalista qualunque, si è infilato tra di noi mettendo il cellulare sotto la bocca di Lorenzo. A quel punto Codignoni, che è stato al gioco, gli ha detto: «Mads, fai tu una domanda a Lorenzo». E Pedersen non si è certo tirato indietro.

La Lidl-Trek ha dato una dimostrazione di forza: hanno avuto contemporaneamente maglia ciclamino, maglia rosa e maglia bianca
La Lidl-Trek ha dato una dimostrazione di forza: hanno avuto contemporaneamente maglia ciclamino, maglia rosa e maglia bianca

Giornalista mancato

Insomma, Pedersen oltre che corridore è anche giornalista mancato? Chissà… per ora meglio nelle sue vesti da atleta. Per fare il commentatore tecnico per una radio o tv danese avrà tempo.
Ieri, il team manager della Lidl-Trek, Luca Guercilena, ci ha parlato del grande spirito di squadra che si era creato in seno alla formazione e anche del carisma di Mads. Oggi tocca a lui raccontare tutto questo.

«Il mio giudizio sul nostro Giro – dice Pedersen – è molto alto. Io ho ottenuto quattro vittorie e due miei compagni altre due. E’ molto più di ciò che ci saremmo aspettati. E non so quante squadre potranno fare qualcosa di simile. Voglio ringraziare i ragazzi. Abbiamo condiviso degli splendidi momenti tutti insieme e nelle tappe finali è stato molto importante per me aiutarli. Ci siamo divertiti tantissimo».

Mads parla e ti dà l’impressione di essersi divertito per davvero durante le tre settimane rosa. Chiaro, con una gamba del genere è “facile” divertirsi… ma lui questo Giro l’ha proprio vissuto. Se l’è sentito addosso sin dall’inverno e non si è presentato in Italia svogliato o con l’atteggiamento di chi avrebbe preferito correre il Tour.

A Vicenza la quarta (e forse più bella) vittoria di Mads in questo Giro
A Vicenza la quarta (e forse più bella) vittoria di Mads in questo Giro

Fra Giro e Tour

E infatti un giornalista gli ha chiesto proprio questo: «A molti grandi atleti non piace il Giro, preferiscono il Tour. Anche per te è così?».
E Pedersen, con grande naturalezza, ha risposto: «Ho sempre amato il Giro, propone sempre belle tappe e ottime chances. Sì, è un po’ più tranquillo rispetto al Tour de France. In Francia c’è molta pressione e spesso ce la mettiamo noi corridori stessi, ma deriva anche dalla gestione degli sponsor. Qui in Italia c’è più libertà e puoi “giocare” un po’, rischiare. Mettiamoci anche che quest’anno noi della Lidl-Trek siamo stati fortunati. Nei primi cinque giorni abbiamo subito ottenuto tre vittorie e questo ci ha aiutato a stare sereni e a provare in corsa quello che volevamo. No, no… mi piace molto il Giro».

Tanto per restare in tema di grandi Giri, Pedersen ha detto che quest’anno non farà il Tour. Il che ci sembra anche normale, visto che veniva da una lunga campagna del Nord, dove è stato protagonista. «Quest’anno farò la Vuelta», ha detto.

Con questo Giro d’Italia, Mads ha rispolverato la sua bacheca. E’ stato il primo corridore danese ad indossare la maglia rosa. E’ diventato il corridore danese con più vittorie in assoluto: è arrivato a 54, superando le 51 di Rolf Sorensen. E’ anche grazie a lui (e ad Asgreen) che la Danimarca ha ottenuto il maggior numero di vittorie in un singolo grande Giro: cinque. Fino a quest’anno si era fermata a quattro.

E per il gran finale di Roma, una t-shirt commemorativa per tutta la Lidl-Trek. E c’era anche Giulio Ciccone (foto Instagram)

Il gruppo e il suo leader

A Roma si è così concluso il suo primo, enorme, blocco di stagione. Forse un filo appagato, forse anche stanco. «Semplicemente non avevo le gambe giuste per saltare Kooij».
In fin dei conti era stato in fuga anche nelle ultime tappe di montagna, un po’ per guadagnare gli ultimi punti per la maglia ciclamino, che era ormai in cassaforte, il che la dice lunga su come abbia onorato la corsa rosa, e un po’ per aiutare i suoi compagni, come aveva promesso.

Quelle t-shirt viola indossate da tutto il team Lidl-Trek, staff incluso – maglie con il suo faccione sul davanti e i nomi dei compagni sul retro – parlano di una squadra affiatata. Pensate che a Roma è venuto a trovarli persino Giulio Ciccone, che si era ritirato quasi dieci giorni prima.

«Un momento difficile? Adesso non posso dirlo». Da quel che siamo riusciti a capire, dovrebbe essere stata la sera di Gorizia, quando il ginocchio gli si è gonfiato dopo una caduta. Ma evidentemente era nulla in confronto a quello che stava passando Ciccone. Anche in quel caos, la Lidl-Trek, arrivando in parata attorno a Giulio, mostrò un grande affiatamento.

«Mi è dispiaciuto molto quando si è ritirato Ciccone», aveva detto Pedersen. E qui andrebbero riprese le parole dell’altro Lidl-Trek Daan Hoole, il quale aveva raccontato come Mads, la sera del ritiro di Ciccone, avesse tenuto un discorso motivazionale alla squadra. Un discorso da vero leader. E di come, la sera della vittoria di Verona, fosse più felice per quel successo che non per i suoi personali.

Infine una battuta sull’inatteso incontro con il Papa. Inatteso, almeno così da vicino. «E’ stato piuttosto imbarazzante, devo dirlo – ha confessato Pedersen – non sapevo cosa dire. Ci hanno detto di sorridere per le foto».

La Lidl-Trek del Giro: Guercilena e lo spirito di squadra

05.06.2025
6 min
Salva

La Lidl-Trek ha appena concluso un Giro d’Italia davvero memorabile nella storia della squadra. Sei vittorie di tappa con tre corridori diversi, 17 piazzamenti nei primi dieci, cinque giorni in maglia rosa e una maglia ciclamino dominata fin dal primo giorno con Mads Pedersen.

Quello che però ha colpito è stato anche lo spirito di squadra che hanno dimostrato durante le tre settimane. Ciccone in testa nelle tappe di pianura, il campione del mondo di Harrogate che si metteva a disposizione dei compagni nelle tappe più impegnative, e molto altro. Come si costruisce una coesione simile? L’abbiamo chiesto a Luca Guercilena, direttore generale della squadra.

Luca Guercilena, direttore generale della Lidl-Trek
Luca Guercilena, direttore generale della Lidl-Trek
Luca, quello appena concluso è stato il vostro miglior Giro di sempre?

Altre volte abbiamo vinto delle tappe e anche la maglia a punti, ma mai dominandola così. Questa volta poi le tappe vinte sono state 6, obiettivo che non avevamo mai raggiunto non solo al Giro d’Italia, ma in generale in nessun Grande Giro. Il fatto poi che siano arrivate con 3 corridori diversi rende tutto ancora più straordinario.

E in tutto questo avete perso per strada Ciccone, che sembrava avere finalmente l’occasione per puntare ad una buona (ottima?) classifica. 

Quello è un grande rimpianto. Aveva superato molto bene le due cronometro e c’erano molte salite adatte a lui nella terza settimana, quindi è chiaro che è un dispiacere che non abbia potuto sfruttare questa possibilità. Il Giro sembra stregato per Giulio, per un motivo o per l’altro non è mai riuscito a dimostrare le sue potenzialità, e quest’anno aveva dimostrato di essere nella posizione e nella posizione migliore. Ma ci riproverà, ci riproveremo.

Pronti via e subito tappa e maglia rosa per Pedersen e la sua squadra
Pronti via e subito tappa e maglia rosa per Pedersen e la sua squadra
Il vostro spirito di squadra è parso subito qualcosa di speciale.

Direi che è da sempre una nostra caratteristica. Ci sono squadre che fanno risultati con un solo atleta, noi invece abbiamo cercato di essere un gruppo che si aiuta a vicenda. Poi avere Mads ci ha fatto un salto di qualità, è ovvio che una squadra competitiva si compatta, perché vincere aiuta a vincere. La vittoria di Hoole invece si costruisce nel tempo, con la ricerca sui materiali e con il lavoro specifico per le crono. La tappa conquistata da Verona dimostra il suo grande carattere, ha fatto vedere come fossimo pronti ad sostenere Giulio nelle tappe più dure.

Come si crea questo spirito, è un indirizzo dello staff oppure nasce spontaneamente dai corridori?

Da noi non c’è un grandissimo turnover, tanti corridori stanno per molti anni col team e quindi si riesce a costruire un rapporto solido, poi viene tutto più facile. Nelle ultime stagioni abbiamo aumentato i ritiri prima delle gare, quindi i ragazzi condividono molti giorni assieme, l’hanno fatto anche prima del Giro. Poi in una gara di tre settimane i problemi ci sono sempre, ma con un gruppo affiatato si risolvono molto meglio.

Nella frazione con arrivo a Siena, Vacek (qui in seconda posizione) è stato protagonista di un grande rientro su Del Toro e Van Aert
Nella frazione con arrivo a Siena Vacek (qui in seconda posizione) è stato protagonista di in grande rientro su Del Toro e Van Aert
Abbiamo già accennato ai vincitori di tappa e a Ciccone, ma anche il giovane Vacek ha fatto bella mostra di sé.

Mathias è un atleta che rientra nel gruppo delle classiche, che ha condiviso con Mads. E’ giovane e deve ancora prendere le misure, ma credo che in questo Giro abbia dimostrato le qualità che ha. Nella tappa di Siena per esempio, o anche in quella di Vicenza, ha fatto dei numeri incredibili. Con l’esperienza diventerà un punto di riferimento.

Solo per le classiche o in futuro anche in ottica classifica generale?

Per il ciclismo di oggi, almeno in questo momento, è un atleta che può fare bene nelle classiche o in alcune tappe. I migliori si aggirano sui 65-67 kg, mentre Vacek è sopra i 70 kg quindi viene più difficile pensare alla classifica. Con il tempo e con un’altimetria particolare, mai dire mai. Per ora lo vedo per le singole tappe e per le classiche.

Pedersen si è spesso speso in prima persona per i compagni, come nella tappa degli sterrati
Pedersen si è spesso speso in prima persona per i compagni, come nella tappa degli sterrati
La tappa vinta da Verona ha emozionato tutti. Com’è stata viverla da dentro?

Anche per noi è stata un’emozione grandissima. Carlos si è sempre dedicato agli altri, si è sempre speso per il leader e noi abbiamo cercato di esaltare le sue qualità. Il giorno prima avevamo il morale sotto le scarpe per il ritiro di Ciccone e quella mattina i ds avevano cercato di motivare al massimo i ragazzi. Carlos è riuscito a trasformare quel momento in una grandissima prestazione, sia fisica che di carattere, in una tappa molto impegnativa. Il fatto poi che abbia dedicato quella vittoria a Giulio, avendo anche ad aspettarlo al traguardo tutta la famiglia, è sicuramente una delle cose più belle di questo Giro.

E poi c’è Pedersen, che corre e si comporta come un leader carismatico.

Mads può essere paragonato ad una bandiera della squadra, è passato nel WorldTour con noi e rimarrà con noi. La sua peculiarità è che nonostante sia un campione di livello assoluto, si spende sempre moltissimo. E’ una persona di carisma e gli altri lo prendono come riferimento, perché dà sempre l’anima. Sostiene la squadra e i compagni, quando è il momento di tenere i piedi per terra li tiene, quando invece bisogna spostare l’asticella verso l’alto è il primo a farlo. E’ uno che preferisce dimostrare in prima persona e poi chiedere agli altri, è un grandissimo esempio. E in più gli piace anche scherzare, come si è visto nella scommessa fatta con Mosca.

Ciccone all’arrivo di Gorizia, scortato da tre compagni: ad aspettarli dopo il traguardo c’era tutto il resto della squadra
Ciccone all’arrivo di Gorizia, scortato da tre compagni: ad aspettarli dopo il traguardo c’era tutto il resto della squadra
Infatti forse l’unica a non aver beneficiato di questa compattezza di squadra è forse Elisa Longo Borghini, che si è vista tornare a casa il marito con un taglio di capelli non preventivato…

Forse sì, ma Elisa è stata con noi diversi anni, quindi capisce bene cosa significa fare parte di un gruppo simile, qualcosa che va oltre la performance. L’immagine più bella di questo Giro, non a caso, è quando tutti hanno aspettato Giulio Ciccone il giorno della sua caduta. Un gesto che vale più delle vittorie, perché siamo tutti professionisti, ma per noi l’aspetto umano conta ancora di più.

Il Giro finora, fra Van Aert e Caruso, secondo TurboPaolo 

29.05.2025
5 min
Salva

Nella scorsa edizione del Giro d’Italia TurboPaolo era parte integrante della Lidl-Trek. Un rapporto che, però, dopo la scorsa stagione si è interrotto. Ma questo non è bastato per tenere lontano l’eclettico influencer novarese – appassionatissimo di ciclismo – dalla Corsa Rosa. Lo raggiungiamo al telefono mentre è Cesano Maderno, l’arrivo di tappa di oggi.

Il villaggio d’arrivo è un parco giochi in cui ci si trova immediatamente a proprio agio
Il villaggio d’arrivo è un parco giochi in cui ci trova immediatamente a proprio agio
TurboPaolo, che ci fai a Cesano Maderno? 

In questo momento sto cercando un modo per attraversare la ferrovia, sembra che a Cesano Maderno non abbiano ancora inventato i sottopassi. Ma ce la farò. A parte questo sono qui all’arrivo di tappa per fare dei contenuti per Telethon.

Che tipo di contenuti?

Farò dei video per sensibilizzare le persone a destinare il 5×1000 a Telethon. Loro sono Charity Partner del Giro, quindi mi hanno coinvolto. Ne farò uno oggi poi un altro sabato, sulla salita del Colle delle Finestre. L’idea è di interpretare uno che con la scusa di fare la beneficenza poi in realtà va a fare una cosa che interessa a lui.

La Lidl-Trek, con Pedersen in testa, sta correndo un grande Giro nonostante l’assenza di TurboPaolo. E secondo l’influencer non è un caso
La Lidl-Trek, con Pedersen in testa, sta correndo un grande Giro nonostante l’assenza di TurboPaolo. E secondo l’influencer non è un caso
Uno scenario che non sembra troppo dissimile dalla realtà… 

Infatti no. A me vengono bene i video in cui fingo il meno possibile.

Togliamoci subito il pensiero: la Lidl-Trek ti ha messo fuori rosa e sta correndo un grande Giro. 

Proprio quest’anno che non mi hanno riconfermato fanno la stagione perfetta. Vedo un grande feeling tra i ragazzi, molto spirito di squadra. Forse è anche un po’ merito mio, perché finché c’ero anch’io c’erano troppi galli nel pollaio, la mia partenza ha sicuramente aiutato nella coesione. A parte gli scherzi, stanno facendo davvero un bellissimo Giro. Mi piace molto Pedersen perché è fortissimo ed è un bel… bisteccone, cosa che io non posso che apprezzare. E poi la sua bici è la più bella di tutto il gruppo. 

Come ti sta sembrando questo Giro d’Italia?

All’inizio devo dire che ero un po’ disorientato vedendo la start list. Ma alla fine è più godibile così, senza un dominatore unico, con tutti che attaccano sempre. Poi vedere Van Aert vincere a Siena in Piazza del Campo è stato il massimo.

La vittoria di Van Aert a Siena, il momento preferito di TurboPaolo in questo Giro (almeno finora)
La vittoria di Van Aert a Siena, il momento preferito di TurboPaolo in questo Giro (almeno finora)
TurboPaolo, sei un tifoso di Van Aert?

Un po’ come tutti, credo. Anche se la cosa che mi piace di più lui sono i suoi capelli. Sono sempre perfetti, anche dopo una tappa durissima come quella degli sterrati. Si toglie il casco e ha il ciuffo perfetto, incredibile.

Altre cose che ti hanno colpito finora?

Riflettevo sul fatto che Roglic si è rivelato il più grande troll del ciclismo moderno. Ha fatto credere a tutti di essere lo strafavorito e invece poi non è mai stato della partita. Forse l’ha fatto apposta, per attirare l’attenzione su di sé e lasciare tranquillo Pellizzari, il vero capitano della squadra. A proposito, vorrei far notare che ho già sentito accostare la parola “predestinato” a Pellizzari. Poverino.

Che dici della UAE che si è mostrata finalmente (almeno un po’) vulnerabile? 

Insomma, mica tanto. Hanno perso per strada Ayuso, ma sono comunque in maglia rosa… Se non è zuppa è pan bagnato, mi viene da dire.

Uno dei contenuti postati da TurboPaolo al Giro 2024, quando indossava la maglia della Lidl Trek
Uno dei contenuti postati da TurboPaolo al Giro 2024, quando indossava la maglia della Lidl Trek
Dove segui le tappe, sulla Rai o su Eurosport?

Rai. Il mio commentatore preferito è Stefano Rizzato che fa la cronaca dalla moto. Fosse per me gli farei condurre anche Sanremo. Poi a volte mi fa un po’ ridere il tentativo di romanticizzare a tutti i costi il ciclismo, con risultati a volte, diciamo, un po’ ridicoli. Come fossero dei soldati al fronte e non ragazzi che vanno in bicicletta. Ma, detto questo, continuo a seguirlo sulla Rai.

Hai detto che sabato andrai sul Colle delle Finestre, l’ultima grande salita di questo Giro. Che scenario ti immagini?

Campanilisticamente mi piacerebbe vedere una grande azione di Caruso che fa il numero a fine carriera. Più realisticamente sarebbe bello che Simon Yates mettesse nel sacco tutta la UAE. Lui mi sta molto simpatico, in generale mi piacciono i gemelli Yates. Pensa che bello sarebbe se prendesse la maglia rosa nello stesso posto in cui l’ha persa nel 2018, sarebbe un bellissimo riscatto, una storia cinematografica. Tu invece?

Simon Yates e Isaac Del Toro, i favoriti per la vittoria finale secondo TurboPaolo
Simon Yates e Isaac Del Toro, i favoriti per la vittoria finale secondo TurboPaolo
La mia imparzialità non mi permetterebbe di rispondere. Ma non mi dispiacerebbe una piccola grande impresa di Derek Gee. Torniamo a noi, cioè a te. TurboPaolo, chi lo vince questo Giro?

Secondo me lo vince Del Toro. Mi piace molto come corre, anche ieri per esempio, che dopo la mezza crisi di due giorni fa ha subito risposto alla grande. Ha talento e carattere, e molto potenziale comunicativo credo, anche più di Ayuso. Mi è piaciuta un’intervista di qualche giorno fa, in cui gli hanno detto che sembra non far fatica, e lui invece ha risposto che la fa eccome. Gran bravo ragazzo Del Toro, tifo per lui.

Quindi non per Simon Yates?

Tutti e due dai. Una maglia rosa condivisa a Roma, sarebbe bellissimo.

Lidl-Trek, Enervit e il puzzle del recupero dopo il traguardo

26.05.2025
5 min
Salva

Parola d’ordine recupero, specie in un Grande Giro. Fino alla noia preparatori, commentatori tecnici, medici… ci ripetono che il vero uomo da corse a tappe si vede dalla sua capacità di recupero, sia sul momento che nell’arco delle settimane. E un buon recupero, oggi più che mai, parte dall’integrazione post gara. Un’integrazione però che a sua volta parte in gara. Per saperne di più siamo andati in casa Lidl-Trek, dove ci si affida ad una storica azienda italiana d’integratori: Enervit (in apertura foto Twila Federica Muzzi).

Ne abbiamo parlato con Jolien Vandemoortele, una delle sport dietist, della squadra diretta da Luca Guercilena. A quanto pare loro il recupero lo stanno gestendo alla grande visto che hanno vinto oltre un terzo delle tappe disputate sin qui!

Vandemoortele indica subito i prodotti maggiormente coinvolti nel protocollo di recupero: «Questi sono: il Magic Cherry, il Recovery Drink (carboidrati e proteine), il nuovoPost Workout con BLG-100 (Beta-Lactoglobulina). E non vanno dimenticate gel e barrette che si usano durante la corsa. Il quadro si completa con barrette proteiche e alimenti veri, gestiti dal team di cuochi a seconda dei fabbisogni individuali e dei programmi del giorno successivo. Ma tutto parte da lì: dal Magic Cherry e da una strategia ben chiara».

Il brand lombardo propone ai suoi team, tra cui la Lidl-Trek, una vasta gamma di prodotti (foto Instagram)
Il brand lombardo propone ai suoi team, tra cui la Lidl-Trek, una vasta gamma di prodotti (foto Instagram)

Il supporto di Enervit

Particolare attenzione viene data al Magic Cherry, una delle novità più interessanti tra le proposte Enervit: è una bevanda naturale concentrata, ricca di antiossidanti e componenti antinfiammatori, fondamentale per abbattere i danni muscolari e favorire il recupero dopo gli sforzi estremi. .

Il Recovery Drink, è un prodotto sviluppato ad hoc per il team, con un equilibrio mirato di carboidrati e proteine per rifornire le scorte di glicogeno e riparare il tessuto muscolare. In alternativa, si usa anche una versione senza carboidrati, più leggera, pensata per chi non ha speso energie in modo importante. In alcune tappe entra in scena anche il nuovo Post Workout con BLG-100, che offre una proteina ad alta biodisponibilità, particolarmente efficace nel promuovere la sintesi muscolare in fase di recupero.

Su questi tre prodotti si basa principalmente la strategia di recupero degli atleti della Lidl-Trek. Vediamo come vengono impiegati.

Un buon recupero parte da una buona alimentazione in corsa
Un buon recupero parte da una buona alimentazione in corsa
Jolien, voi in Lidl-Trek usate prodotti Enervit: quali sono coinvolti nel recupero?

Anche per il recupero noi usiamo la gamma di prodotti Enervit. Si parte sempre con il Magic Cherry alla fine della corsa, poi arriva immediatamente uno shake di recupero. Usiamo tre tipi di shake: uno proteico senza carboidrati, uno specifico per il team con una combinazione di carboidrati e proteine, e poi il nuovo shake con Beta-Lactoglobulina, un prodotto molto interessante che Enervit ha appena lanciato sul mercato. Infine abbiamo sempre barrette proteiche nel bus, che a volte usiamo durante il trasferimento verso l’hotel.

Come vengono utilizzati nel post gara?

Questi prodotti sono usati subito dopo la corsa. Il Magic Cherry è il primo: viene dato immediatamente dopo il traguardo. Il massaggiatore che va all’arrivo ha anche gli shake già pronti: prima il Magic Cherry, poi una bevanda in polvere ricostituita con acqua, infine lo shake di recupero.

Le quantità sono uguali per tutti?

Dipende molto dalla tappa: quanto è stata dura, qual era il ruolo del corridore quel giorno, se ha dovuto lavorare tanto o se è rimasto protetto. E poi dipende anche dalla tappa successiva: se è un giorno di riposo o una frazione particolarmente impegnativa, o anche da quanto è lungo e faticoso il trasferimento.

La confezione del Magic Cherry: spesso è disciolto nelle bottigliette che i massaggiatori distribuiscono già sul traguardo (si nota nella foto di apertura)
La confezione del Magic Cherry: spesso è disciolto nelle bottigliette che i massaggiatori distribuiscono già sul traguardo (si nota nella foto di apertura)
Incide anche il peso del ciclista?

Il peso dell’atleta gioca un ruolo, soprattutto nei pasti veri e propri, cioè nel pasto di recupero. Lì adattiamo la quantità di carboidrati e proteine a seconda della massa corporea. Ma nella fase di recupero immediato con gli integratori no, le dosi sono abbastanza standardizzate, salvo casi particolari.

Quanto è importante il Magic Cherry in questo caso? Spesso vediamo queste bottigliette contenenti il liquido viola…

E’ diventato fondamentale. Non solo per noi, ma per molte squadre WorldTour. E’ difficile oggi vedere una zona arrivo senza “cherry juice”: è la prima cosa che diamo agli atleti appena tagliano il traguardo…

Perché è dunque così importante?

Perché ha un forte effetto antiossidante e antinfiammatorio: aiuta a ridurre il danno muscolare, il dolore e accelera i tempi di recupero. Inoltre è gradevole al gusto: quello di Enervit non ha zuccheri aggiunti, è dolce al punto giusto e molto più piacevole da bere dopo ore passate a ingerire carboidrati e alimenti dolci.

Anche i carboidrati giocano un ruolo nel recupero post gara (foto Facebook – Enervit)
Anche i carboidrati giocano un ruolo nel recupero post gara (foto Facebook – Enervit)
Chiaro…

Un altro aspetto importante è che migliora l’idratazione: essendo un liquido contribuisce a reintegrare i liquidi persi. Sono tutti aspetti che hanno un’influenza diretta sul recupero e che ci aiutano molto a gestire la sequenza di tappe in un grande Giro.

Un recupero molto capillare, insomma…

Un recupero dove entrano in gioco diversi elementi: gli shake, le barrette, i pasti preparati dai cuochi e la collaborazione stretta con Enervit. Tutto si incastra come in un puzzle. E’ molto utile avere Enervit come partner perché ci fornisce tutto ciò di cui abbiamo bisogno per curare al massimo questo processo.

Withen Philipsen fra i grandi. Baffi lo ha studiato a fondo

26.05.2025
4 min
Salva

L’ingresso di Albert Withen Philipsen nel ciclismo che conta procede a ritmo sempre più veloce. L’ex campione del mondo juniores ha saltato direttamente la fase under 23 (anche se prende parte ad alcune prove di categoria come la Parigi-Roubaix, regolarmente vinta) e gareggia stabilmente nel team principale della Lidl-Trek, portando già segnali molto confortanti a conferma del suo enorme talento.

La sua vittoria alla Roubaix Espoirs, arrivando insieme allo svedese Soderqvist (foto Thomas Maheux)
La sua vittoria alla Roubaix Espoirs, arrivando insieme allo svedese Soderqvist (foto Thomas Maheux)

Ultimo, il podio finale al Giro d’Ungheria, tappa del calendario Pro, ossia quello immediatamente inferiore al WorldTour. A guidarlo sulle strade magiare c’era Adriano Baffi, suo diesse per l’occasione: «Il danese non fa parte del gruppo che io seguo direttamente e costantemente, ma questa settimana è toccato a me guidarlo. Io lo conosco poco, soprattutto ne sento parlare durante i nostri summit settimanali da parte dei miei colleghi e le voci che mi arrivavano erano davvero entusiastiche. Averlo però sotto gli occhi è un’altra cosa».

Qual è stata la tua prima impressione?

Albert ha sicuramente un potenziale enorme, è un talento grezzo sul quale si può lavorare bene. Non dimentichiamo che ha solo 18 anni eppure sembra già uno più grande della sua età. Ha delle prospettive completamente da scoprire.

Adriano Baffi, 63 anni, diesse alla Lidl Trek dal 2012 e sull’ammiraglia in Ungheria a guidare l’ex iridato juniores
Adriano Baffi, 63 anni, diesse alla Lidl Trek dal 2012 e sull’ammiraglia in Ungheria a guidare l’ex iridato juniores
Arrivare sul podio in una gara a tappe con una partecipazione molto qualificata, che cosa significa per te?

Io al piazzamento guardo in maniera molto relativa. Gare come questa, nel suo caso servono per imparare, sono tutte esperienze che si ritroverà più avanti, soprattutto per come è arrivato a quel podio. A 18 anni ti ritrovi a correre puntando alla classifica, ciò vuol dire che devi saper gestire la squadra, considerando anche però che il team era venuto in Ungheria anche con altri obiettivi, addirittura preminenti come gli sprint. Inizialmente Philipsen era stato aggregato come scalatore visto che nel team mancava, ma non era stata costruita la squadra per essere al suo servizio. Lui ha saputo guadagnarsi i galloni di capitano e chiaramente abbiamo corso per preservare il suo podio.

Che tipo di corsa era?

Molto semplice e nel suo caso ideale proprio in funzione della sua crescita. Quattro tappe prevalentemente pianeggianti e una nella quale praticamente ci si giocava la corsa, infatti in quella ha chiuso sul podio, poi è stato semplice difenderlo. I due che l’anno battuto, il colombiano Lopez e Alessandro Covi, sono corridori esperti, lo stesso Covi si era visto già che andava forte in questo periodo, avevano una condizione migliore della sua. Io sono pienamente soddisfatto, poi come detto il risultato finale ha un valore relativo nel suo caso.

Il podio finale in Ungheria, con il danese insieme a Lopez (al centro) e a Covi
Il podio finale in Ungheria, con il danese insieme a Lopez (al centro) e a Covi
E’ un corridore da corse a tappe secondo te?

E’ ancora troppo presto per dirlo. Quel che è certo è che corse come questa, fino a 5 giornate di gara tutte di seguito sono molto utili per farlo crescere ed abituare agli sforzi. Si vede che ha ottime qualità di recupero, ma è chiaro che un conto sono corse simili, un altro gare di 10 giorni se non di più. Ci deve arrivare per gradi. Per ora quello che ho visto è un corridore che mentalmente si sa gestire molto bene e che sa bene quello che vuole, sa soprattutto quali potenzialità ha e dove può arrivare.

Secondo te è davvero quel “crack” che tutti dicono sin da quando ha vinto il titolo mondiale?

E’ impossibile dirlo. Dobbiamo affidarci a quel che è reale, sul tavolo, non ai pensieri e alle speranze. Io so che ho trovato davanti a me un ragazzo che ha l’approccio giusto, professionale e per un ragazzo di 18 anni non è cosa da poco. Proprio per questo è fondamentale vedere come si sviluppa considerando proprio che per la sua giovane età è un fisico ancora in formazione. Intanto il salto di categoria l’ha già superato ed è già un passo avanti.

Finora il danese ha corso per 19 giorni, con una vittoria e 4 top 10
Finora il danese ha corso per 19 giorni, con una vittoria e 4 top 10
Tu hai corso tanti anni, hai il polso della situazione, per te conta più l’aspetto fisico o quello mentale?

Non sono più i tempi di quando correvo io. Ormai arrivano nel nostro mondo ragazzini che hanno già sviluppato una struttura mentale che noi acquisivamo solamente con il tempo, proprio perché l’attività juniores di oggi è profondamente diversa. Noi però dobbiamo essere attenti nella sua gestione, programmare poche gare ma selezionate. Certamente siamo di fronte a un diciottenne che ha già prestazioni da professionista, sia nel rendimento che nella gestione. Per me vale già tantissimo.

Ad Asiago l’impresa di Verona, per la famiglia e per Ciccone

25.05.2025
5 min
Salva

ASIAGO – Le figlie Berta e Nina lo guardano e probabilmente non capiscono quello che il padre Carlos sta dicendo in inglese ai giornalisti. Il Giro d’Italia ha incoronato Carlos Verona, di professione gregario e innamorato dell’Africa: al Giro per aiutare Pedersen e Ciccone, che forse non avrebbe neppure immaginato di ritrovarsi in questa corsa a parlare di sé. Lui è emozionato da morire e basta fargli una domanda perché la voce si rompa. Lo sguardo che rivolge verso sua moglie Esther, anche lei sul filo delle lacrime, è una delle immagini più belle di questo dopo tappa. Che cosa significa aver vinto qui, oggi, davanti alla tua famiglia?

«Tutto. Ho incontrato mia moglie quando ero junior – racconta – eravamo nella nazionale spagnola e abbiamo iniziato la nostra carriera insieme. Poi siamo cresciuti come famiglia. Accanto a lei sono cresciuto come persona e ora cresco anche come ciclista. Essere qui con loro è stato molto emozionante. Mi manca solo il mio piccolo Leo, abbiamo tre figli e lui non poteva essere qui. Ma questa vittoria è anche per lui e per la nostra grande squadra. La fatica più grande nel fare il corridore è trovare l’equilibrio tra lo sport e la famiglia. E’ molto impegnativo. Puoi dedicargli tutto il tempo e le energie che vuoi, ma loro sono sempre lì a tenermi con i piedi per terra. A ricordami di godere le piccole cose della vita, a pensare ad altro che allo sport. Averli qui è stato molto emozionante».

Carlos Verona, classe 1992, è nato a San Lorenzo de El Escorial. Pro’ dal 2013, è alto 1,86 e pesa 68 kg
Carlos Verona, classe 1992, è nato a San Lorenzo de El Escorial. Pro’ dal 2013, è alto 1,86 e pesa 68 kg

Dalla delusione al successo

Dice tutto d’un fiato, nel giorno in cui è entrato nella fuga e ha trovato le forze per staccare tutti e cercare l’azione solitaria sull’ultima salita che conduceva all’altopiano di Asiago. Alle sue spalle i primi della classifica saggiavano per la prima volta la resistenza di Del Toro.

«Sono lo stesso che ieri era a terra per la caduta di Ciccone – dice, cercando di spiegare l’emozione – quando ho tagliato il traguardo ero super deluso, ma poi ho dovuto mantenere la calma per rimanere concentrato. E oggi ho vinto ed è molto bello, perché mi ha permesso di creare emozioni e di intrattenere la gente. Spero che la gente si sia divertita a guardare questa vittoria. Mi piace molto cercare di lavorare sodo per la squadra. Fare tutto quello che posso per la mia famiglia. E per dare un senso al duro lavoro che io e la squadra abbiamo fatto durante questa stagione. Qui oggi si è vista soltanto la tappa, ma sono certo che anche Cicco avrebbe potuto giocarsi la vittoria. Siamo stati insieme negli ultimi due mesi con un atteggiamento così positivo, facendo tanti sacrifici. E sono contento, nonostante tutto, che oggi sia andato tutto per il meglio».

Al via della tappa da Castel di Sangro a Tagliacozzo, la foto con le maglie e il team quasi al completo: mancava già Kragh Andersen
Al via della tappa da Castel di Sangro a Tagliacozzo, la foto con le maglie e il team quasi al completo: mancava già Kragh Andersen

Un motore decente

Non vinceva dal Delfinato del 2022 e si era trattato della prima vittoria in carriera. Per fare il bis ha scelto il Giro d’Italia e probabilmente ha dovuto cambiare il chip in corsa. Come quando ti tolgono la briglia e ti lasciano libero di correre come vorresti e non come ti dicono di fare.

«In realtà nella prima parte della tappa – dice – stavo cercando di prendere la fuga e non ci sono riuscito e ho pensato che fosse una buona lezione, perché non ero preparato a lottare. Poi ci sono entrato e mi sono detto che alla peggio sarebbe stato un buon allenamento. Ho visto che continuavamo a guadagnare e allora mi sono detto di lasciarci una possibilità. Ho pensato di resistere più a lungo possibile e poi avremmo visto, anche perché il Monte Grappa è stato un passaggio difficile. Quando ci siamo ritrovati in 15, ho pensato che mi sarebbe piaciuto vincere. Mi sentivo forte, ma ero in fuga con corridori che non conoscevo e non potevo rischiare di arrivare con loro allo sprint. Ho un motore decente, non sono molto bravo quando devo fare molti attacchi, tattiche o sprint, ma riesco a mantenere un buon ritmo per molto tempo. Ed è quello che ho fatto. Ho dato il massimo e sono molto contento di esserci riuscito. Ma ho cominciato a credere alla vittoria negli ultimi 50 metri, prima ho sempre avuto paura che da dietro tornassero i primi della classifica».

Attacco a 44 km dall’arrivo e Verona resta solo. Alle sue spalle Garofoli e Zana
Attacco a 44 km dall’arrivo e Verona resta solo. Alle sue spalle Garofoli e Zana

Lo shock per Ciccone

Per la Lidl-Trek, che Verona definisce il luogo in cui si può essere se stessi e dare il proprio meglio, si tratta della sesta vittoria in questo Giro d’Italia, dopo la quarta di Pedersen e la crono di Hoole. Aspettando la corsa, il dottor Daniele ci ha spiegato che l’ematoma avrebbe comunque impedito a Ciccone di proseguire e che si fosse accorto da subito della gravità della situazione. Un brutto colpo per i tifosi italiani che confidavano nella terza settimana dell’abruzzese, figurarsi per la squadra pronta per aiutarlo.

«Quando abbiamo saputo che sarebbe andato a casa – dice Verona – siamo rimasti scioccati. Aspettavamo tutti la prossima settimana. Anche nel mio caso personale, non vedevo l’ora di dare un senso a tutto il lavoro della settimana scorsa. Il giorno dello sterrato mi sono svegliato super preoccupato non per me, ma per la paura di perdere Mads o Cicco (Pedersen o Ciccone, ndr), perché sono loro due che danno un senso al mio lavoro. E’ stato un durissimo colpo, ma alla fine la vita è così. Bisogna essere resilienti e guardare al futuro. Penso che tutto accada per una ragione. Si vede che non doveva essere il Giro di Ciccone, ma di sicuro lo attende qualcosa di buono. E questa vittoria è per onorare lui e tutto ciò che ha fatto».

Sfida fra titani. Vicenza come una classica, vero Ballerini?

23.05.2025
6 min
Salva

Ma era una classica del Nord o una tappa del Giro d’Italia? Una côte da Amstel Gold Race o un muro fiammingo? E vogliamo parlare degli interpreti? Mads Pedersen e Wout Van Aert, uno spettacolo per la gioia dei tifosi. Una volata da “vite spanata”, come ci ha detto Davide Ballerini. Una volata che ha visto il quarto sigillo di Mads Pedersen e Isaac Del Toro, terzo, che a forza di abbuoni (e non solo) allunga ancora un po’.

Il corridore della XDS-Astana ha commentato con noi questo splendido finale di Vicenza, tredicesimo atto del Giro d’Italia numero 108. Ballerini era in palestra e stava lavorando sodo per rientrare dopo l’incidente e la consueta frattura del polso alla Parigi-Roubaix. Ma tra un peso e l’altro si è fermato per godersi questo finale stratosferico.

Il gruppo fila tra i filari! L’Italia è davvero stupenda
Il gruppo fila tra i filari! L’Italia è davvero stupenda

Germani, Scaroni e… la UAE

La Rovigo-Vicenza scorre via tra i drittoni della Bassa e le bellezze delle colline venete. Lorenzo Germani è l’ultimo a mollare. O almeno così sembra. Poi lo raggiunge Christian Scaroni. I due vanno. Ma dietro la solita UAE Emirates si mostra famelica. Il chilometro Red Bull mette in palio secondi di abbuono e la squadra emiratina li vuole.

Scaroni si prende i primi 6″, ma poi ecco i ragazzi di Gianetti. Oggi tocca a Juan Ayuso prendersi i 4″ grazie a Isaac Del Toro che di nuovo fa la volata guardando all’indietro. E comunque mette in tasca 2″. Sulla questione fra il messicano e lo spagnolo si è detto e ridetto tutto e cosa bolle veramente in pentola ormai ce lo dirà la strada delle montagne che inizieranno domenica.

Il finale della Rovigo-Vicenza invece è da battiti alti. Mathias Vacek e Romain Bardet arrivano ai 500 metri, poi Alpecin-Deceuninck soprattutto e Visma-Lease a Bike chiudono ed è volata con la crème de la crème nelle prime posizioni.

Nel finale ci provano Germani e Scaroni. Azione ben vista da Ballerini
Nel finale ci provano Germani e Scaroni. Azione ben vista da Ballerini
Davide, dunque: un finale bellissimo…

Veramente. Non so in quanti si aspettassero i velocisti… Ma bella tappa, aperta fino alla fine.

Davide, tu con quei “bestioni” ci fai a spallate nelle classiche del Nord e sai come si muovono. Portaci in gruppo a partire da quei 600 metri finali. Cosa hai notato?

La prima cosa che ho notato è stata vedere la Alpecin che ha tirato per Kaden Groves, ma lui non aveva gambe. Chi era davanti all’ultimo chilometro ne aveva più di lui, visto che ha portato Mads Pedersen e Wout van Aert fino ai 300 metri. Poi, quando vedi che Pedersen parte così lungo… sono dolori. Fai fatica a chiudere. E fatica l’ha fatta anche Van Aert, al quale ha preso subito 2-3 metri. Ma non è facile…

Perché?

Perché contro il Pedersen attuale ci vorrebbe il Mathieu van der Poel dei giorni migliori. E un’altra cosa che mi meraviglia di Mads è come tiene la condizione. Pensate: è andato forte nelle classiche ed è da inizio Giro d’Italia che è lì.

Big davanti. Tra abbuoni e un piccolo gap sul traguardo Del Toro ha incrementato di 9″ il vantaggio su tutti rivali (solo 7″ su Ayuso, che a sua volta aveva preso un abbuono).
Big davanti. Tra abbuoni e un piccolo gap sul traguardo Del Toro ha incrementato di 9″ il vantaggio su tutti rivali (solo 7″ su Ayuso, che a sua volta aveva preso un abbuono).
E dal punto di vista di Van Aert?

Parto da prima del Giro. Io, quando l’ho visto alle classiche, mi è sembrato molto magro rispetto al suo normale, ma è chiaro che si sta riprendendo. Lui viene da due cadute gravi dell’anno scorso e magari gli ci vuole un po’ per riprendersi, anche dal punto di vista della fiducia e della sicurezza in bici. In questo è in crescendo. Ha vinto una tappa durissima.

Che poi tutti noi ci aspettiamo sempre il Van Aert che vince le volate di gruppo, ma forse quel Van Aert non c’è più?

Senza il forse. È cambiato e tanto. Ripenso alle Tirreno o ai Tour di qualche anno fa, quando vinceva gli sprint e le crono. Molto dipende da come e su cosa si allena. E per me Van Aert non si sta allenando in ottica classiche.

Interessante, vai avanti…

Van der Poel si allena da classiche e corre i grandi Giri da classiche, cioè puntando alle tappe. Van Aert, invece, è uno che lavora, che tiene in salita i migliori venti. E questa è la differenza. Poi, okay, c’è Tadej Pogacar che si mette tra di loro e vince anche le classiche e fa quello che vuole, ma questo è un altro discorso. Ma se Van Aert si allenasse per le classiche, quella differenza la farebbe anche lui. Perché ha quel motore.

Grazie alla loro potenza Van Aert e Pedersen scavano un solco con gli altri (a 5″). Del Toro è nel mezzo (a 2″)
Grazie alla loro potenza Van Aert e Pedersen scavano un solco con gli altri (a 5″). Del Toro è nel mezzo (a 2″)
Davide, oggi Pedersen ha detto che ad un primo sguardo ai suoi dati non ha visto un grande picco, ma ottimi dati sul minuto. Spiegaci meglio?

Eh – ride Ballerini – un minuto di Pedersen in quel modo si avvicina ai mille watt! Ed è una cosa incredibile. Ora non so che numeri davvero possa aver fatto, anche perché siamo già alla seconda settimana del Giro e i valori, il peso, cambiano un po’, ma di sicuro ha fatto più di 900 watt medi nei 60″. A vedere come è partito e che Van Aert ha faticato a prendergli la ruota, significa che se non sono 1000 watt, siamo lì.

Un aspetto che abbiamo notato è la differenza di esplosività e di sprint tra gli uomini da classiche e quelli da grandi Giri, benché siano questi ultimi buoni scattisti. Parliamo, insomma, della volata di Del Toro…

È una differenza dettata principalmente dal peso e quindi dai watt/chilo. Sul minuto, come diceva Pedersen, o 30″, o in certi casi anche 2′, corridori di queste caratteristiche riescono a sviluppare wattaggi impressionanti. Sono prestazioni impensabili per uomini da corse a tappe… anche se non sono fermi in volata. Mi verrebbe il termine “deep”, profondo, in inglese, per definire questo tipo di sforzo. Ebbene, un velocista, uomini da classiche come Pedersen o Van Aert, riescono ad essere anche più profondi nello sforzo così intenso rispetto allo scalatore. Riescono a “spanare di più la vite”. È una capacità. Solo che poi, dopo certi sforzi, non ti riprendi. Ci metti parecchio. Magari Pedersen anche in allenamento riesce a ripetere quello sforzo così lungo più di una volta con gli stessi valori.

Una foto che riassume quanto detto da Ballerini. Del Toro seppur arrivato dietro è più fresco di Van Aert che per allenamenti e caratteristiche riesce a dare di più
Una foto che riassume quanto detto da Ballerini. Del Toro seppur arrivato dietro è più fresco di Van Aert che per allenamenti e caratteristiche riesce a dare di più
Insomma, riescono a stare di più in acido lattico e a tollerarlo meglio?

Esatto, ma poi questo sforzo lo paghi. E sono lavori che si fanno in allenamento ai fini delle classiche: li fai un giorno e basta. Per chi punta ai grandi Giri, invece, certi sforzi sono diversi. Magari chi punta alla maglia rosa neanche allena questa profondità. Van Aert, tornando a lui, fa un po’ entrambe le cose. Per questo dicevo dell’allenarsi in modo specifico per le classiche. Nei grandi Giri conta di più il recupero. Dopo una settimana e mezzo cominciano a cambiare le cose ed emergono i corridori che recuperano meglio. E inizi a vedere chi ha motore.

Ultima domanda, Davide: cosa e chi ti ha colpito sin qui, sia della tappa di oggi, ma anche in generale?

Mi aspettavo qualcosa di più da Tom Pidcock, ma anche lui ha cambiato parecchio la base dei suoi allenamenti quest’anno. È andato molto bene a inizio stagione, però vedo che ha perso qualcosa in termini di esplosività. Una volta questi erano i suoi arrivi. Degli altri, mi è piaciuta l’azione del mio compagno Christian Scaroni, che ha tenuto duro e ha fatto quel che poteva.