Il tema della fuga alla Milano-Sanremo tiene ancora banco, dopo aver sentito due dei fuggitivi di giornata abbiamo ascoltato anche la voce di chi ha gestito la rincorsa. Sull’argomento delle fughe ci sono delle cose da dire. Come sottolineato anche da Contessa, parlando di Lucca e del suo motore adatto ai tentativi da lontano, si è notato come i corridori abbiano sempre meno spazio per cercare azioni di questo genere.
Sempre sotto controllo
Alla Classicissima proprio la Trek-Segafredo, guidata in primis da Jacopo Mosca, si è messa a gestire subito lo svantaggio, non facendolo mai decollare. Sull’ammiraglia era presente il diesse Adriano Baffi, con lui entriamo nel merito di questo lungo inseguimento e non solo.
«Nel caso della Milano-Sanremo – spiega Baffi – uno deve fare delle previsioni e porsi delle priorità da seguire in corsa. Le scelte tattiche vengono decise prima della convocazione, poi in base a come si vuole gestire la corsa si portano determinati corridori. Sabato noi avevamo intenzione di tenere la fuga sotto controllo fin da subito (lo aveva anticipato lo stesso Mosca parlando a Maestri e Tonelli prima del via da Abbiategrasso, ndr). Sapevamo che sulla costa ci sarebbe stato vento a favore e quindi era bene non rischiare nulla. Poi c’è da dire una cosa: una squadra parte con la sua idea, ma non sa quello che accadrà in gara. Alla Sanremo noi volevamo gestire il distacco, siamo stati fortunati perché anche la Jumbo era della stessa idea. In questo modo ci siamo potuti spartire un minimo il lavoro».
Di necessità virtù
Il team americano ha lavorato per Mads Pedersen che ha eguagliato il risultato dello scorso anno: sesto sul traguardo di via Roma. L’altra punta era, invece, Jasper Stuyven, che ha concluso decimo.
«In base alle necessità della squadra – riprende Baffi – e dei propri capitani, si decide che tipo di corsa fare. Mettersi in testa a gestire l’inseguimento permette di rimanere sempre nelle prime posizioni, evitando il nervosismo fin dai primi chilometri. In più, quando hai un uomo che tira, il capitano prende responsabilità perché vede nel concreto il lavoro dei suoi compagni. C’è da aggiungere che noi avevamo pensato fin da subito di controllare la corsa, per questo abbiamo portato Mosca, lui è un corridore che si presta molto bene a questo tipo di lavoro. Se ci pensate, grazie al lavoro di Jacopo la squadra ha utilizzato un solo uomo fino ai Capi, ci ha dato davvero una grande mano».
Livello sempre più alto
Va bene gestire la gara, ma un distacco così minimo tra gruppo e fuga, alla Sanremo, non si vede spesso. E’ una caratteristica degli ultimi anni, le fughe non prendono più tanti minuti di vantaggio sul gruppo, e di conseguenza faticano ad arrivare all’arrivo.
«Questo perché il livello si è alzato – risponde Baffi – anche corridori che tu pensi possano essere meno pericolosi, alla fine, vanno forte comunque. Si sono alzate le medie (questa Milano-Sanremo è stata la seconda più veloce di sempre, ndr) ed è migliorata anche la qualità degli interpreti. Ormai le squadre sono impostate e costruite per vincere sempre, Roglic alla Tirreno-Adriatico ha portato a casa tre tappe di fila. Qualche anno fa vincevi una tappa ed eri soddisfatto, e così in quella successiva lasciavi spazio alla fuga. Magari mettevi la squadra davanti a tirare, ma solo per gestire il distacco, non di certo con l’obiettivo di andare a riprendere il gruppetto davanti. Nella tappa dei muri, quest’anno, i fuggitivi sono stati riagganciati a 60 chilometri dall’arrivo, così come a quella di Tortoreto.
«Questo nuovo sistema ha cambiato il modo di vedere la corsa, anche per le squadre WoldTour – conclude – non ci sono più le classiche fughe d’appoggio. Ora mandare un corridore in avanscoperta, sperando possa dare una mano ad un possibile attacco, non funziona più, quando viene ripreso dagli inseguitori è sfinito ed il suo lavoro è pressoché inutile. Di conseguenza, mandi un corridore in fuga solo per muovere la corsa o eventualmente per farti vedere se non hai alternative valide (l’Astana, priva di capitani, alla Sanremo ha mandato in fuga Riabushenko per questo motivo, ndr)».