La settimana di Mohoric da San Sebastian al Polonia

09.08.2021
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Alle 13,10 Matej Mohoric vedrà abbassarsi la bandierina e partirà assieme agli altri 151 corridori per la prima tappa del Giro di Polonia nella città medievale di Lublin. Il campione nazionale sloveno è forte e va forte. Dopo la terrificante caduta del Giro, ha vinto il campionato nazionale e due tappe al Tour. Quindi è arrivato secondo a San Sebastian e sarà uno dei leader della Slovenia ai mondiali in Belgio, come annunciato da tempo dal cittì Hauptman. Il Polonia è il primo passo di questo avvicinamento e allora gli abbiamo chiesto come sia arrivato al via della corsa, partendo proprio dal giorno di San Sebastian. Una settimana da professionista, tra allenamenti e incombenze alternative.

«Sabato 31 luglio – dice – ero nei Paesi Baschi, ho corso a San Sebastian. Abbiamo percorso 227 chilometri in 5 ore 42′. Il giorno dopo ho corso Circuito di Getxo. Ero stanco dallo sforzo del giorno prima. Abbiamo fatto 194 chilometri in 4 ore 33′ (ha vinto Nizzolo su Aleotti, Matej ha dato una mano a Buitrago, finito terzo, ndr)».

Secondo la scorsa settimana a San Sebastian dietro Powless: una settimana dopo al via del Polonia (foto in apertura)
Secondo la scorsa settimana a San Sebastian dietro Powless: una settimana dopo al via del Polonia (foto in apertura)

Matej ha 26 anni, è stato iridato juniores e poi U23. E’ altro 1,85 e pesa 72 chili. La sua Bahrain Victorious corre su biciclette Merida e anche lui dal Tour ha potuto usare la nuova Scultura. Visto che se ne parlerà, la squadra utilizza integratori SiS.

Cominciamo allora, cosa hai fatto nei giorni successivi al weekend basco?

Lunedì ho fatto il viaggio per tornare a casa. Il mio volo era a mezzogiorno, con lo scalo, quindi sono arrivato a casa la sera e quel giorno non mi sono allenato. Martedì invece sono uscito giusto per fare delle foto con la bici per un’intervista. Ho fatto 30 chilometri in poco più di un’ora.

Due giorni di quasi recupero, insomma…

D’inverno a volte capitano delle settimane con un solo giorno di riposo, ma nella fase alta della stagione a volte faccio delle settimane intere con solo sgambate per cercare di riposare bene. Mercoledì comunque sono uscito con la bici da crono. Ho fatto 60 chilometri in un’ora 40′, mentre giovedì ho fatto 115 chilometri in 4 ore, con delle salite fatte piano, senza sforzare. Ero ancora stanco dalle due corse del weekend. 

Mercoledì si è allenato con la bici da crono: quella di Katowice potrebbe essere decisiva per il Giro di Polonia
Mercoledì si è allenato con la bici da crono: quella di Katowice potrebbe essere decisiva per il Giro di Polonia
Venerdì e sabato?

Venerdì ho fatto di nuovo un giorno di riposo per recuperare al meglio. Sono uscito con la Mtb elettrica e ho fatto un’ora. Sabato invece ho fatto 123 chilometri in 4 ore su strade vallonate, senza salite lunghe e qualche strappo fatto forte. E poi sono partito per la Polonia.

Le settimane sono sempre uguali?

Le settimane non sono mai uguali. Con il mio preparatore Paolo Artuso (il tecnico veneto segue anche direttamente Colbrelli, Caruso e Jonathan Milan, ndr) adattiamo l’allenamento in base a quanto sono stanco dalle corse e dagli allenamenti. Ci sono dei periodi senza tanti giorni di corsa, allora faccio anche fino a 25 ore di allenamento a settimana. Durante la stagione piena invece corro parecchio, allora più che altro esco in bici per cercare di recuperare meglio e più veloce tra le corse.

E’ molto attento alla sua bici. Foto di aprile: dal Tour, il team usa la nuova Merida Scultura
E’ molto attento alla sua bici. Foto di aprile: dal Tour, il team usa la nuova Merida Scultura
La distanza la misuri in chilometri oppure in ore?

La durata dell’allenamento la misuriamo in ore.

Che cosa porti con te nelle tasche quando fai distanza?

Porto parecchio cibo, soprattutto delle barrette e dei gel. Poi porto il portafoglio con i documenti, la mascherina (spero che di questa si possa fare a meno prima possibile), le chiavi di casa e il mio telefono. 

Non ti fermi mai al bar?

Non tanto spesso. Lo farei volentieri, ma non ho tempo, sono sempre di fretta. La giornata ha troppe poche ore per il mio stile di vita. I rifornimenti li faccio fermandomi al volo, comprando delle bibite e qualcosina da mangiare. 

Ti alleni da solo oppure in gruppo?

Dipende. Mi piace sia andare da solo, soprattutto quando sto bene e mi voglio allenare bene. Quando vado da solo spingo di più e faccio più salite rispetto a quando vado in compagnia. Mi piace uscire con gli altri quando sono un po’ più stanco oppure quando non devo fare i lavori specifici.

In allenamento, come in corsa, si provano le barrette ufficiali del team
In allenamento, come in corsa, si provano le barrette ufficiali del team
Hai una salita per i tuoi test oppure cambi spesso percorsi?

Cambio spesso i percorsi, ma comunque alla fine la base sono sempre le stesse salite. Poi magari nel punto più lontano da casa, cerco di trovare qualche strada o salita nuova.

I percorsi di allenamento somigliano alle gare che andrai a fare?

Sì, con Paolo cerchiamo sempre di adattare gli allenamenti e soprattutto i lavori specifici alle gare dove voglio fare bene.

A che ora ti svegli di solito la mattina?

Verso le 6,30 e prima di tutto voglio bere il mio caffè. A volte anche due…

Che cosa mangi per colazione? Sempre uguale o dipende dall’uscita?

Più o meno sempre cose simili, ma adatto la quantità a base di quante ore vado a fare in bici. Mi piace cominciare con il caffè e la spremuta fresca, magari con un pezzo di frutta fresca. Poi mangio i cereali (porridge) oppure pane con la marmellata o il miele. A volte mi preparo le crépes.

Si allena in modo specifico in base al percorso su cui correrà. Qui al Tour de France
Si allena in modo specifico in base al percorso su cui correrà. Qui al Tour de France
A che ora esci di solito in bici?

Verso le 9,30.

Che cosa mangi per pranzo quando rientri?

Vario molto. Tante volte preparo quasi tutto già la mattina, così quando torno posso mangiare senza aspettare troppo tempo.

Se fai una distanza, che cosa mangi quando rientri nel pomeriggio?

Il pranzo non cambia tanto a base della distanza, ho sempre fame quando rientro. Anche perché quando faccio poco in bici non mangio e quando faccio l’allenamento lungo mangio molto anche mentre vado.

Quando sei a casa di pomeriggio fai ancora stretching?

Sì, lo stretching lo faccio la sera, prima di cena o prima di andare a dormire.

Fai sempre i massaggi quando sei a casa?

I massaggi li faccio una volta ogni tre giorni.

Che cosa mangi per cena?

Dipende da cosa ho mangiato a pranzo. Un primo c’è sempre, sia a pranzo che a cena. Il secondo invece lo faccio solo una volta al giorno. Mi piace tanto la pasta in tutti i modi, gli gnocchi e, se è buona, anche la pizza. Tra i secondi invece mi piace il salmone, il pesce e poi tutto il resto se è fatto bene. Cucino tanto, mangio quasi sempre a casa e vario molto. Non usciamo spesso fuori a mangiare. 

Bevi alcolici oppure soltanto acqua?

Qualche volta oltre all’acqua bevo volentieri anche una birra, oppure un bicchiere di vino, soprattutto se siamo in buona compagnia. Ma non mi piace esagerare con gli alcolici. 

Ci sono cibi che non mangi?

Sicuramente sì, ma non tanti. 

Al Tour 2021 ha vinto due tappe: Libourne (nella foto) e prima Le Creusot
Al Tour 2021 ha vinto due tappe: Libourne (nella foto) e prima Le Creusot
Pensi tu alla manutenzione della bicicletta quando sei a casa?

Sono molto preciso con la mia bici. La lavo quasi ogni volta quando rientro, se è sporca. Se invece ha qualche problema la porto al meccanico di fiducia e ci pensa lui.

Quando buchi in allenamento, bomboletta oppure cambi camera d’aria?

Cambio la camera d’aria e poi porto una piccola pompa. Le bombolette non mi piacciono perché sono monouso e mi sembra un po’ uno spreco.

Hai scarpini da allenamento e da gara, oppure li fai ruotare?

Uso tre o quattro paia di scarpe che ruoto sempre, così sono sempre pronto se succede qualcosa. 

Super organizzato

Super organizzato. Sveglia presto per avere tempo di fare tutto. Il pranzo preparato prima di uscire. Metodico in allenamento e nella gestione dei materiali: la rotazione degli scarpini è il solo modo di averne un paio sempre pronto in caso di sostituzione o smarrimento. L’attenzione all’ambiente nell’annotazione finale sulle bombolette. A volte dalle abitudini quotidiane di un atleta cogli anche il suo modo di essere.

Dopo il Polonia, Mohoric correrà il Benelux Tour e poi il mondiale, ma non è da escludersi che altre corse si aggiungeranno al suo programma. E’ lampante che durante la stagione, una settimana a casa serva soprattutto per recuperare e tenere caldo il motore. La condizione è un qualcosa di magico: una volta raggiunta, si sta attenti a non sbagliare nulla per non vederla andar via.

In montagna con Bettiol, fra Tokyo e il mondiale

01.07.2021
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Il toscano della EF Education-Nippo è a Livigno per allenarsi in vista della ripresa delle corse e della trasferta olimpica. Fa parte infatti del quintetto azzurro selezionato da Davide Cassani. E dopo le Olimpiadi, mirino su Vuelta e mondiali: le stradine delle Fiandre gli strizzano l'occhio.

Bettiol arriva a Trepalle che sono le 10, nell’hotel che sorge proprio sul passo Eira, per allenarsi con i ragazzi della Bahrain-Victorious. Il toscano alloggia con la sua compagna Greta nel centro di Livigno, ma fra due giorni salirà anche lui quassù, dove il cielo è più vicino e l’altimetro segna quota 2.172, che ne fanno il borgo più alto d’Italia. A cento metri da qui alloggia anche Tom Dumoulin, che saluta cordialmente, ma ha chiesto di non essere disturbato con interviste e video.

Anche Dumoulin è qui per preparare le Olimpiadi della cronometro
Anche Dumoulin è qui per preparare le Olimpiadi della cronometro

Anche Bettiol è qui per preparare le Olimpiadi e la sua presenza nel quintetto azzurro era già scritta. Cassani aveva cominciato a osservarlo da tempo. E se la vittoria di Stradella era suonata come una conferma, il segnale che aveva convinto il cittì azzurro erano state le sue prestazioni sulle salite lunghe, a partire dal giorno di Sega di Ala.

Così Bettiol è salito in altura, seguendo le indicazioni del suo preparatore Leonardo Piepoli. «Che adesso si fida – dice sorridendo – anche se bonariamente mi sta sempre addosso. Ma cercherò di fare tutte le cose nel modo giusto e di non deluderlo».

Oggi Stelvio

Il programma di giornata del corridore della Ef Education-Nippo prevede quattro ore, con il Foscagno, la discesa su Bormio, lo Stelvio, la discesa ancora su Bormio, poi la salita ai Laghi di Cancano e di nuovo il Foscagno fino a casa. Giorni pesanti, seminando e costruendo la forma, anche simulando lo sforzo del Monte Fuji e della salita più dura del circuito giapponese.

«A Tokyo partiremo alla pari – dice – ma la strada è severa e farà le differenze. Per cui a un certo punto, quando le cose saranno chiare, dovremo essere onesti e parlare fra noi, decidendo per chi lavorare».

Giro d’Italia 2021, la vittoria di Stradella è stata conferma di una grandissima condizione
Giro d’Italia 2021, la vittoria di Stradella è stata conferma di una grandissima condizione

Vuelta e mondiale

Dopo le Olimpiadi arriverà la prova che più di Tokyo gli strizza l’occhio, avendo vinto il Giro delle Fiandre: il campionato del mondo di Louvain.

«Sono due anni che Cassani me ne parla – sorride – e mi ha chiesto per questo di fare la Vuelta. La squadra ha accettato, così dopo le Olimpiadi rimarrò a casa per un paio di settimane, poi saranno in fila Spagna e mondiali. Trentin ha visto il percorso e dice che è adatto anche a me. Per cui non è certo il momento di mollare».

Strada-pista: la Valcar si conta e si prepara a qualche addio

17.06.2021
5 min
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Il Capo Arzeni l’altro giorno era in pista a osservare il gran lavoro delle sue ragazze in maglia azzurra. La sua Valcar & Travel Service (in apertura il podio dopo la vittoria di Chiara Consonni alla Valenciana) è una delle principali fornitrici di atlete alla nazionale e questo da un lato è un onore, dall’altro significa perdere il loro apporto in una bella fetta di corse. Elisa Balsamo un paio di giorni fa raccontava di quanto sia stato importante per lei correre tanto su strada a primavera, vista la cancellazione delle prove in pista, ma adesso anche lei è presa nella a rincorsa alla convocazione olimpica. Anche se i suoi dubbi sono probabilmente più di maniera che di sostanza. Cosa fai, lasci a casa la Balsamo?

Guazzini e Alzini, due ragazze chiave nel team Valcar, con grandi margini
Guazzini e Alzini, due ragazze chiave nel team Valcar, con grandi margini

«So che tutto il mondo ha già dato i nomi – dice Arzeni – ma anche io penso sia un discorso che non tocca Elisa. Però è un fatto che il gruppo sia composto da 9 ragazze e probabilmente il commissario tecnico avrà ancora dei dubbi. Per quello che vedo io, però, Elisa lavora per l’obiettivo olimpico. La sua partecipazione la darei per scontata».

Proprio Elisa si è detta fortunata ad aver corso tanto su strada.

Quello che sta facendo l’Uci di spostare gli eventi pista nel periodo della strada non mi piace molto. L’avrei lasciata in autunno/inverno come è sempre stata. In modo che se ci sono stradiste che vogliono fare pista, possono farlo d’inverno, come per il cross. Mia opinione, ovviamente, perché comunque salti da un albero all’altro… La pista fa bene, ma messa nel periodo giusto.

Le azzurre non corrono una madison dagli ultimi europei: per questo a luglio saranno a Fiorenzuola. Qui Balsamo-Guazzini
balsamo-Guazzini non corrono una madison dagli europei: per questo a luglio saranno a Fiorenzuola
A primavera non va bene?

Nel periodo della campagna delle Fiandre non la vedo bene. Ci sono atlete polivalenti che possono fare bene da una parte e dall’altra. Come accade tra gli uomini, a Consonni, Ganna… Come può permettersi Viviani di saltare la Campagna del Nord? Se la pista si facesse d’inverno, anche uno stradista di nome, lo stesso Ganna, potrebbe partecipare alle Coppe delle Nazioni e prove che danno più valore alle stesse gare su pista.

Quest’anno la Coppa delle Nazioni è saltata…

Però con Elisa ci siamo lasciati dopo la Freccia del Brabante e l’Amstel e siamo tornati a gareggiare su strada 15 giorni fa, correndo comunque in funzione della pista. Quest’anno è un anno particolare, le Olimpiadi si fanno per forza d’estate, però entriamo anche nell’ottica che dal 2023 si ricomincerà a lavorare per Parigi. Una ragazza come Vittoria Guazzini di fatto non ha mai potuto lavorare bene su strada e lei ha dei margini clamorosi. Si aspetta il 2022 per cominciare e francamente è una bella sfida, seguendo un cammino che, assieme agli spazi che probabilmente si apriranno, le permetterà di sbocciare alla grande. Ma di fatto collaborare così tanto con la nazionale fa sì che non riesci mai a lavorare in modo compiuto con le tue atlete.

Lorena Wiebes batte Consonni in Olanda, ma Chiara sta molto bene
Lorena Wiebes batte Consonni in Olanda, ma Chiara sta molto bene
Balsamo non farà il Giro: poteva essere un’idea?

Lo abbiamo valutato. C’era quest’idea, però in calendario nello stesso periodo c’è la Sei Giorni di Fiorenzuola su pista. Visto che sono saltate tutte le gare, Fiorenzuola sarà la prima occasione di provare la madison in gara. Cosa fai? L’obiettivo principale quest’anno sono le Olimpiadi e io non posso andare da Dino Salvoldi e dalla stessa Elisa a dire che quest’anno vogliamo portarla al Giro. Non hanno più fatto una madison, è dagli europei dell’anno scorso che non gareggiano. A Montichiari le provano bene, ma una specialità come quella è importante provarla in gara. Anche se si correrà su una pista di cemento, più lunga di quella olimpica in legno di 250 metri, però sicuramente aiuta. Quindi purtroppo anche per quest’anno Elisa non farà il Giro.

E con chi ci vai?

Sto aspettando anche io le scelte di Salvoldi per capire chi posso portare, perché comunque una velocista voglio portarla. Auguro a tutte di andare a Tokyo, altrimenti una verrà al Giro. E poi ci sarà Arzuffi, che i primi anni era adatta per fare classifica. Poi aumentando il cross, ha dovuto un po’ mollare. Ma è meglio uscire di classifica e puntare a vincere qualche tappa, anche perché se punti a entrare nei venti, così ci arrivi lo stesso.

Arzeni e patron Valentino Villa sono la spina dorsale della Valcar
Arzeni e patron Valentino Villa sono la spina dorsale della Valcar
Programma nell’immediato?

Adesso si va agli italiani, poi andiamo a fare La Course, dove mi sarebbe piaciuto andare con Elisa Balsamo, però quest’anno va così.

Prima hai parlato di spazi che si apriranno. Il gruppo resterà compatto o qualcuna andrà via?

Sta succedendo quello che è successo con gli uomini. Col WorldTour ci sono budget superiori, sarà difficile tenerle tutte insieme, ma ci saremo lo stesso a combattere. Si parla di cifre troppo alte e loro sono andate forte, se ne sono accorti un po’ tutti. E’ giusto a un certo punto che le migliori vadano, non ho rimpianti. Dobbiamo ragionare per quello che siamo adesso, senza pensare alle trattative che ci sono in corso. Già a inizio stagione, dopo cinque o sei anni che siamo insieme, ci dicemmo che potrebbe chiudersi un ciclo e aprirsene un altro.

Con quali obiettivi?

Saremo competitivi, questo posso dirlo. Abbiamo delle giovani che stanno crescendo. La Gasparrini è un’altra che farà parlare tanto di sé. E poi non è che andranno via tutte. Sono girate offerte importanti e come succede, si sono create delle aste. E’ la regola della domanda e dell’offerta.

Balsamo lascerà la Valcar? Le offerte (anche importanti) non le mancano
Balsamo lascerà la Valcar? Le offerte (anche importanti) non le mancano
Le tue ragazze hanno il procuratore?

Qualcuna sì, altre no. Per esempio Elisa non ce l’ha e neppure Chiara (Consonni, ndr). Alcuni procuratori si sono affacciati, altri sono entrati senza troppe conoscenze e rispetto per le ragazze e hanno combinato dei pasticci. Alcune hanno firmato contratti di più anni a meno del minino e adesso si mangiano le mani. Ma perché farle firmare così, se non per prendere subito i soldi? Ad altre hanno proposti gli stessi soldi che daremmo noi, probabilmente anche meno, mettendogli in testa chissà quali prospettive. Tante volte il rapporto con le ragazze si costruisce negli anni e portarle via senza considerarne i margini di crescita, significa ancora una volta non fare il loro interesse.

Nizzolo, quel tricolore coperto così difficile da lasciare

17.06.2021
4 min
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Nizzolo a Imola ci sarà per onore di firma, poi andrà in altura e di lì metterà nel mirino il mondiale. Il suo anno in maglia tricolore è durato per nove mesi, a causa del Covid che lo scorso anno fece slittare a fine agosto il campionato italiano di Cittadella. Ha vinto due corse, la Clasica de Almeria e la tappa di Verona al Giro d’Italia. ma l’aspetto ancora più singolare è che, essendo partito quella sera stessa con Cassani alla volta di Plouay e dei campionati europei, vinti in volata su Demare, Giacomo non ha mai indossato in gara la maglia tricolore.

Giro d’Italia, Verona: ecco finalmente la prima vittoria di tappa per il velocista della Qhubeka-Assos
Giro d’Italia, Verona: ecco finalmente la prima vittoria di tappa per il velocista della Qhubeka-Assos

«Eppure ci tengo tanto al fatto di averla avuta sotto quella di campione europeo – dice – e mi dispiace sapere di non averla più. Quella vittoria ha significato il ritorno a livelli importanti, dopo anni storti. Quando la vinsi per la prima volta nel 2016, mi sentivo pronto per il salto di qualità. Ero nell’età giusta, ma si misero in fila tutti quegli intoppi…».

Il riferimento è ai guai del ginocchio? 

Sembravano ogni volta risolti e invece, alla prova dei fatti, sono sempre saltati fuori a fermarmi.

A voler dare una lettura ottimistica, sono stati proprio quei problemi a farti arrivare a 32 anni con margini ancora da esplorare.

Avrei voluto essere spremuto – sorride – perché avrebbe significato aver corso, ma in effetti non sono un atleta sfruttato e questo fa sì che da un certo punto di vista io sia più giovane della mia età.

Mondiali di Doha 2016, a ruota di Guarnieri verso la volata. Vincerà Sagan, Giacomo 5°
Mondiali di Doha 2016, a ruota di Guarnieri verso la volata. Vincerà Sagan, Giacomo 5°
E così domenica passerai la tua maglia a un altro campione italiano.

Il percorso di Imola sarebbe proibitivo per il miglior Nizzolo, figurarsi ora che la condizione proprio è lontana. Però devo esserci per tutto quello che la maglia tricolore rappresenta. La maglia è un simbolo e deve esserlo sempre di più. Non mi piace vederla disegnata come se fosse un fastidio, con grafiche sacrificate. Non può essere mortificata e la regola dovrebbe valere per tutte le nazioni. Spero passi fra le mani di un corridore che riesca a farla ben figurare.

Hai parlato di mondiale, prima però ci sono gli europei di cui sei anche testimonial.

Ho sondato il terreno, possono essere fra gli obiettivi, ma sono impegnativi. Non credo siano alla mia portata, però lo vedremo dopo che avrò ripreso al meglio la preparazione.

Ha iniziato il 2021 con la maglia di campione europeo a coprire la tricolore
Ha iniziato il 2021 con la maglia di campione europeo a coprire la tricolore
Invece i mondiali…

Sono un obiettivo importante e per questo saranno il focus centrale della seconda parte di stagione.

Anche a Doha nel 2016 partisti come leader della nazionale: credi di essere un corridore diverso?

Sono sicuramente un Nizzolo più consapevole. A Doha ero spavaldo, zero timore reverenziale. Sentivo di avere poco da perdere e alla fine venne fuori il quinto posto. Spero di riuscire a vivere il prossimo mondiale con leggerezza, anche se avrò più occhi addosso. Credo di poterlo gestire con la giusta tensione.

Leggerezza in questo contesto è una bella parola.

La mia forza è sempre stata quella di affrontare i grandi appuntamenti senza farmi schiacciare dalla tensione e questo è un vantaggio.

L’ultima corsa dopo il ritiro dal Giro è stato il Giro del Belgio
L’ultima corsa dopo il ritiro dal Giro è stato il Giro del Belgio
E forse oggi, dopo l’europeo vinto l’anno scorso e le vittorie successive, potrebbe renderti più leader anche agli occhi degli altri azzurri, no?

In realtà sentivo il supporto della squadra anche a Doha, però certo all’europeo lo scorso anno la percezione di fiducia è stata più netta e mi ha aiutato molto. Al mondiale potrebbe essere la stessa cosa, anche se potrebbero esserci alternative a Nizzolo. Il percorso si presta anche per altri azzurri e starà a Cassani in quel caso creare la giusta amalgama.

Perciò adesso il programma prevede?

Tricolore e poi subito a Livigno. Abbiamo ancora un sacco di cose da fare.

Flanders 2021, sopralluogo iridato. Esclusiva bici.PRO

08.04.2021
7 min
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Da Anversa a Leuven, un tratto in linea e due anelli per un totale di 268 chilometri e 2.562 metri di dislivello. E’ su questo circuito che il prossimo 26 settembre si disputerà il Campionato del mondo dei professionisti. 

Tre sezioni principali

Il tracciato è composto tra sezioni principali: un tratto in linea che appunto porta da Anversa a Leuven, un circuito cittadino (che sulle mappe vedremo in rosso) e un circuito extraurbano (che vedremo in giallo). La loro sequenza è un po’ intrigata: tratto in linea, un giro e mezzo dell’anello urbano, uno di quello in campagna, di nuovo quattro giri di quello urbano e uno fuori e infine due giri e mezzo dell’anello urbano.

Quel che ne esce è un’altimetria a dir poco nervosa. Solo nei due circuiti si conta un totale di 42 strappi, più altri tre nella porzione in linea. Una tipica corsa fiamminga: più facile di un Fiandre, più dura di una Freccia del Brabante. Numeri alla mano sembra molto simile ad un Giro delle Fiandre, appunto, ma analizzando le sue salite, queste sono parecchio più brevi ed è pertanto lecito pensare ad una corsa più veloce.

Il tratto in linea sembra quello più regolare e privo d’insidie, vento a parte, che però non possiamo prevedere. Analizziamo così i due anelli.

Uno degli organizzatori della prova iridata ci spiega il circuito
Uno degli organizzatori della prova iridata ci spiega il circuito

Il circuito cittadino

Si entra nel circuito cittadino per la prima volta dopo 56 chilometri. E’ un circuito che alterna dei segmenti molto scorrevoli ad altri più “tortuosi”. Pensiamo alla strada a scorrimento veloce che porta al primo strappo, quello di Wijnpers: stradone largo che si stringe per iniziare una discesa piuttosto ripida, che s’interrompe con una brusca curva a destra (ad oltre 100°) per svoltare in una stradina stretta. La pendenza massima sfiora il 10% e la raggiunge presto. La sua lunghezza è di 360 metri. In cima una curva a gomito riporta il gruppo nel tratto a scorrimento veloce. In questo tratto, lungo oltre un chilometro il gruppo potrà anche ricompattarsi: fondo perfetto, strada larga e nessuna curva. Al termine di un segmento in leggera discesa poi, svolta a 90° verso sinistra. Attenzione a questo incrocio. Nello stesso punto, ma verso destra, si si inizierà il tratto che porta dall’anello urbano a quello extraurbano.

Il punto decisivo?

Ma restiamo nel tratto urbano. Eseguita questa svolta a sinistra, inizia la parte più nervosa del circuito. Ci sono diverse curve, alcune anche abbastanza chiuse tra i palazzi della città. La strada varia la sua larghezza fino a restringersi abbastanza in occasione del secondo “muro”, quello di Saint-Antoniusberg. Non è nulla d’impossibile (230 metri al 5,7% con una punta dell’11%) ma questa è l’ultima asperità prima dell’arrivo. In cima poi svolta secca a destra e inizia la discesa in modo molto graduale.

E’ un punto molto importante e delicato: all’arrivo mancano meno di due chilometri. In fondo alla discesa, quando manca un chilometro c’è l’ultima svolta a sinistra, ancora a 90°, ma abbastanza larga. Da qui all’arrivo strada larga che tende leggermente a salire. Il traguardo sarà posto di fronte al grande centro sportivo della città, da una parte, e della prigione, dall’altra. 

Nel cuore di Leuven

Proseguendo il giro, si entra nel cuore della città. Qualche svolta tra palazzi storici, ma tutto sommato strada scorrevole, a parte il brevissimo tratto di fronte al municipio in pavè (foto in apertura), ma parliamo davvero di 100 metri.

Vialoni e svolte ampie portano alla terza scalata dell’anello cittadino, il Keizerberg: 290 metri con una punta del 9%. Asfalto perfetto. Prima di lasciare il circuito cittadino, si va nella periferia Nord di Leuven, un quartiere residenziale, dove si scala il Decouxlaan: 950 metri, pendenza massima 14% ma in pratica la parte del muro è rappresentata dai primi 200 metri, poi è tutto un falsopiano. Si affronta a seguire di nuovo il Wijnpers e ci si avvia quindi verso la strada gialla che porta in direzione di Neerijse da cui prende il via il circuito dei muri. L’anello cittadino misura dunque 12,5 chilometri.

Anello Fiandre 

E l’anello giallo? E’ chiamato Fiandre, nome a dir poco calzante. Campagne, colline, paesini… Misura 47 chilometri, nei quali c’è di tutto. Falsopiani, pianura, strappi, pavè (poco), discese. Ci si arriva dopo un tratto di raccordo con l’anello rosso che si percorrerà in entrambi i sensi di marcia. Tende a scendere quando si esce da Leuven e viceversa.

La prima salita è lo Smeysberg: la strada si arrampica sulla collina dritta come un fuso. L’organizzazione dice che è lunga 700 metri, in quanto conta anche il falsopiano in cima, di fatto è una rampa di 150 metri, ma con pendenze molto cattive. Il falsopiano a seguire è davvero impercettibile. Piuttosto, in caso di vento bisognerà stare attenti una volta in “quota”: gli spazi sono ampi e ai lati ci sono campi arati esposti alle raffiche.

Alcuni segmenti in discesa, mai troppo tecnici, portano al Moskesstraat. Questo è uno dei muri simbolo della Freccia del Brabante. Una svolta secca nell’abitato di Terlanen introduce in questa stradina in pavè (e tanto fango nel giorno della nostra ricognizione) che passa nel bosco. La sua pendenza contrariamente a tutte le altre salite va ad aumentare e in cima tocca il 18%. 

Sempre con questa alternanza di tratti ondulati, ma anche di pianura in cui le squadre possono lavorare e organizzarsi, si superano altri due strappi: il Bikeestraat e il Veeweidestraat entrambi sui 450 metri.

Chi è avvantaggiato?

Come detto si tratta di un percorso nervoso, ma con strade meno strette rispetto ad un classico Fiandre. Avere una squadra forte è importante per stare davanti, controllare e soprattutto per essere coperti in caso di vento. 

E’ per ruote veloci? Sicuramente. Velocissime? Difficile. Perché è vero che le salite sono molto corte, ma alla fine ci sono pur sempre oltre 2.500 metri di dislivello da superare e la distanza non è poca: 268 chilometri più 8 chilometri di trasferimento sono un bel bottino. E poi negli ultimi anni si è visto come abbiano fatto più selezione tracciati ritenuti non impossibili che non quelli estremi, i quali tendono invece a “bloccare” la corsa. Lo scopriremo tra qualche mese.