Guerciotti Veloce SLR: dall’animo racing e già vincente

28.06.2025
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Guerciotti presenta un nuovo modello dedicato a chi ricerca una bici dall’animo racing ma che possa abbracciare un bacino di utenza maggiore: si chiama Veloce SLR e permette al marchio milanese di compiere un passo importante in termini di evoluzione tecnica. Stiamo parlando di una bicicletta con delle geometrie e un design votati in maniera estrema al racing e alla ricerca di prestazioni di alto livello. I passi in avanti fatti dal marchio milanese sono arrivati in termini di materiali e forme ancora più accattivanti. La principale novità, una nuova finitura in carbonio, si presenta nella parte del carro posteriore.

«All’inizio – racconta Micaela Guerciotti, marketing director dell’azienda – l’intento era di avere una bici che fosse l’evoluzione della Veloce S, poi però abbiamo arricchito il progetto e abbiamo deciso di realizzare un modello che si inserisse a tra la Veloce S ed il nostro modello top di gamma l’Eclipse S».

Carbonio

La scelta del materiale per realizzare il telaio della Veloce SLR è ricaduta sul carbonio Mitsubishi T45 con finitura UD. In questo modo la rigidità risulta aumentata così come le performance in velocità e percorrenza rispetto al modello Veloce. Il movimento centrale utilizzato è il T47 BSA che migliora ulteriormente la stabilità del telaio consentendo all’utente di montare qualsiasi tipo di pedivella. 

A livello di design il telaio presenta un tubo sterzo molto ampio in modo da donare una migliore aerodinamicità, inoltre Guerciotti ha previsto l’utilizzo del nuovo forcellino con sistema UDH al fine di garantire un’elevata resistenza. 

«Il carbonio scelto – continua Micaela Guerciotti – è il T45 di Mitsubishi, abbiamo deciso di collaborare ancora insieme perché la qualità dei loro prodotti ci permette di avere un telaio all’avanguardia. Anche la grafica è rivolta a valorizzare il carbonio T45 e le sue linee. Infatti nella parte del carro posteriore la verniciatura esalta le linee e ne valorizza la finitura».

La Veloce SLR è una bici racing ed è già risultata vincente ai campionati italiani juniores femminili con Matilde Rossignoli del Team BFT Burzoni (photors.it)
La Veloce SLR è una bici racing ed è già risultata vincente ai campionati italiani juniores femminili con Matilde Rossignoli del Team BFT Burzoni (photors.it)

Nei dettagli

La Veloce SLR prevede il passaggio dei cavi totalmente integrato per una pulizia delle linee senza paragoni arricchendo ulteriormente l’aspetto estetico di una bici nata per la velocità e la ricerca della massima aerodinamicità. Il tubo sterzo ampliato permette al ciclista di avere una guida sicura con un inserimento in curva preciso e reattivo

Il reggisella è disponibile in tre  versioni offset: 0, -25 millimetri  e -35 millimetri per rispondere in modo puntuale alle diverse esigenze di seduta dell’utente. Il telaio è compatibile con tutti i gruppi. A catalogo sono state previste le seguenti tre opzioni: Shimano Ultegra 8170 Di2 a 12 velocità, Shimano Dura Ace 9270 Di2 a 12 velocità e SRAM Red AXS 2×12. 

«La Veloce SLR – conclude Micaela Guerciotti – è una bici dotata di un animo racing ma rimane alla portata di diversi soggetti. Questo modello lo forniamo anche alle squadre giovanili, juniores principalmente, una testimonianza delle sue qualità tecniche. Ai recenti campionati italiani juniores femminili la Veloce SLR ha trionfato insieme a Matilde Rossignoli del team BFT Burzoni VO2 Team Pink».

Le colorazioni previste da Guerciotti sono tre: rosso/nero, bianco/azzurro e bianco/nero. 

Guerciotti

Ecco Davide Frigo: cresciuto sotto lo sguardo del fratello Marco

02.05.2025
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A Bassano del Grappa, più precisamente a casa della famiglia di Marco e Davide Frigo si può festeggiare visto che i due fratelli hanno trovato la prima vittoria dopo tanto tempo. Il più grande dei due ha fatto sua la terza tappa del Tour of the Alps, mentre Davide ha messo le mani sulla Coppa Montes (in apertura photors.it).

«Ero in macchina di ritorno dal Tour of the Alps – racconta Marco che intanto sta chiudendo le valige in vista del suo terzo Giro d’Italia – insieme a un massaggiatore del team e stavo guardando la diretta della gara su YouTube. Quando ho visto la sparata che ha fatto negli ultimi tre chilometri ho pensato che lo avrebbero rivisto solamente dopo l’arrivo. E’ partito con la gamba piena, una bella azione potente».

Davide Frigo sul traguardo della Coppa Montes (photors.it)
Davide Frigo sul traguardo della Coppa Montes (photors.it)

Emozione doppia

Marco Frigo ci aveva detto che ai festeggiamenti preferisce il lavoro a testa bassa. La vittoria al Tour of the Alps testimonia che il lavoro fatto fino ad ora è corretto e sprona a seguire la strada intrapresa. Lo stesso pensa del fratello, in famiglia non ci si lascia andare a brindisi e celebrazioni eccessive.

«Devo dire – prosegue Marco Frigo – che mi sono abbastanza emozionato nel vederlo vincere, ero seduto in macchina con la connessione che andava e veniva, quindi non si capiva molto. Da quel che ho visto ha corso bene, sempre davanti e nel vivo dell’azione. Nel finale erano ancora in tanti, mio fratello in volata è come me: fermo. Quindi sapeva di doversi inventare qualcosa ed è stato bravo. Poi a casa appena ci siamo visti c’è stato uno scambio di complimenti e poco altro».

Pochi giorni prima Marco ha trovato la sua prima vittoria tra i professionisti
Pochi giorni prima Marco ha trovato la sua prima vittoria tra i professionisti
Nemmeno Davide è uno che si lascia andare a esultanze particolari?

No no. Se ci fate caso nella foto sull’arrivo abbiamo la stessa posa.

Hai detto di te stesso di non essere mai stato un vincente, Davide è diverso?

Sta iniziando ad andare forte ora, da quest’anno. Si è sempre ben comportato in gara ma a livello fisico sta ancora maturando e questa cosa nelle categorie giovanili fa la differenza. C’è ancora tanto da crescere e siamo solo ai primi passi.

Quanto vi assomigliate?

Fisicamente tanto. Lui forse è leggermente più basso ma sta ancora crescendo, magari mi raggiunge. Son sincero, più di qualche persona mi ha detto che che rivede in Davide quello che ero io da junior: come posizioni in bici e caratteristiche fisiche. Mi fa piacere perché credo siano anche le qualità richieste dal ciclismo moderno, in cui serve tanta potenza sia in salita che in pianura. Il fatto di essere simili penso sia una questione genetica.

Ha seguito le tue orme anche per iniziare ad andare in bici?

Sicuramente un’influenza, involontaria c’è stata. Io ho mosso le prime pedalate a nove anni, lui ne aveva solamente due e già si trovava a seguirmi alle gare tutte le domeniche. Ovviamente non ho mai spinto perché anche lui praticasse questo sport. Diciamo che come in tutte le famiglie è facile che il fratello piccolo provi lo sport di quello grande.

E gli è piaciuto, visto che ora è al secondo anno junior.

Ovviamente un aspetto che conta molto è quello della passione, soprattutto a diciotto anni. In Davide questo aspetto è cresciuto tanto nell’ultimo periodo. Sapete quando sei adolescente ci sono tante cose che possono distrarti o farti abbandonare uno sport faticoso e che porta a fare dei sacrifici. Solo la passione ti fa stare in bici e credo lui ce l’abbia dentro. Lo vedo che legge, va sui siti specializzati, insomma è interessato.

Pedalate tanto insieme?

Ora che è junior secondo anno qualche volta sì. Anche perché sono io che mi occupo della sua preparazione. Ne abbiamo parlato in famiglia e abbiamo voluto fare così, io sto studiando Scienze Motorie all’università. Per me è un modo per mettere in pratica quanto leggo sui libri e in famiglia sono sereni. Poi l’anno prossimo passerà under 23 e magari le cose cambieranno. Ma per ora lo sport deve essere un divertimento.

Davide Frigo corre nel Team Tiepolo Udine Cycling ed è al secondo anno nella categoria juniores
Davide Frigo corre nel Team Tiepolo Udine Cycling ed è al secondo anno nella categoria juniores
Certamente…

Alla fine lo sto trattando come uno junior di cinque o sei anni fa. Come quando lo ero io. Vero che serve impegno ma siamo ancora nel ciclismo giovanile, non ci devono essere esasperazioni. Non è che lo metto a fare gli allenamenti da professionista. Anche nell’alimentazione è molto libero, non ha la bilancia con la quale pesare tutto. Lo tratto com’è giusto che sia, la voglia di diventare professionista deve partire tutto da lui, io non conto niente. Posso dargli il giusto supporto ma decide lui che cammino fare.

Dopo la vittoria cosa gli hai detto?

Che la cosa importante è il processo, deve sentirsi bene in bici ed essere felice perché è andato forte. Gli ho detto che ciò che conta è l’atteggiamento. Se in quell’attacco lo avessero ripreso sulla linea del traguardo sarebbe dovuto essere contento lo stesso. E’ la prestazione che conta, l’idea. Il risultato è una conseguenza di tante variabili e non sempre le possiamo gestire.

Non vediamo l’ora di conoscerlo, ce lo devi presentare…

Lo conoscerete, ma niente titoloni. Promesso?

Promesso.

Vince in volata, ma vuole completarsi: scopriamo Marchi

26.04.2025
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La prima mano di poker è stata sua. In un mese da inizio marzo ha inanellato quattro vittorie tutte con una volata potente, la sua griffe. Tommaso Marchi in questo scorcio di stagione ha dimostrato di essere il velocista più continuo, anche per merito del lavoro sviluppato dalla Borgo Molino Vigna Fiorita.

Al secondo anno da junior, il 18enne trevigiano di Mareno di Piave (in apertura foto Lisa Paletti) sta mantenendo fede al suo percorso di crescita, fatto finora di quaranta successi giovanili partendo agli esordienti. Numeri importanti che tuttavia vanno valutati dal punto di vista statistico per non togliere l’attenzione ad un altro aspetto fondamentale, quello di diventare un corridore.

Per Pavanello (secondo da destra), Marchi è un velocista moderno con margini di crescita sul passo (foto Borgo Molino)
Per Pavanello (primo da destra), Marchi è un velocista moderno con margini di crescita sul passo (foto Borgo Molino)

Visto da Pavanello

Quando abbiamo deciso di conoscere meglio Marchi, non abbiamo potuto tralasciare il parere di Cristian Pavanello, suo diesse e grande conoscitore del panorama giovanile.

«Prima di tutto devo dire – apre il discorso – che Tommaso va elogiato perché è un bravo ragazzo, educato, dalle buone maniere e che si impegna tanto a scuola. Un figlio che ogni genitore vorrebbe avere. Dal punto di vista ciclistico invece in questi due anni, ed in particolare l’anno scorso, abbiamo lavorato cercando di migliorare dove ce n’era bisogno, specie sul fondo e in salita. E già ora ne vediamo i risultati. Vincere una gara come i Colli Marignanesi in Romagna non è cosa da poco. E nemmeno in Toscana ad Altopascio era semplice.

«Ora credo sia un corridore più moderno del classico velocista – conclude Pavanello – Certo parliamo sempre di un ragazzo che pesa 80 chilogrammi, quindi sullo Zoncolan non lo vedremo mai con i primi, a meno che non parta il giorno prima (ci dice sorridendo, ndr). Battute a parte credo che Tommaso nel tempo possa essere un uomo veloce forte anche sul passo, ma c’è molto da lavorare. Ci vuole pazienza. Le vittorie hanno un loro significato e servono, però poi conta il domani. Mezzi permettendo, negli juniores occorre imparare il mestiere per sapersi esprimere domani. Non pensiamo a ciò che accade troppo spesso ai ragazzi di adesso che vanno direttamente nel WorldTour».

Uno. Il 9 marzo a Nonantola colpo di reni vincente di Marchi su Vendramin per la prima vittoria stagionale (foto italiaciclismo.net)
Uno. Il 9 marzo a Nonantola colpo di reni vincente di Marchi su Vendramin per la prima vittoria stagionale (foto italiaciclismo.net)
Tommaso, partiamo da una tua presentazione. Chi sei giù dalla bici?

Sono un ragazzo che frequenta la quarta classe di ragioneria in un istituto di Conegliano. Nel tempo libero mi piace stare con la fidanzata e con gli amici, soprattutto per staccare la mente. Purtroppo con loro mi capita spesso di dire di no per gli impegni agonistici, ma sono comprensivi ed anche a scuola quando sono assente giustificato riescono a spiegare bene agli altri compagni e ai professori quanto ora sia difficile e complesso il ciclismo. Non seguo il calcio, mi appassiona la Formula 1 e naturalmente il mio sport.

Come nasce invece il Tommaso ciclista?

Ho iniziato a correre in bici da G2 per caso, quasi per sbaglio. Un giorno ho seguito ad un allenamento un mio amico che già gareggiava nel Pedale Marenese, il cui diesse era un mio vicino di casa. Non sapevo del ciclismo, però guardando quei miei coetanei mi sono entusiasmato e sono tornato a casa dicendo a mio padre che volevo provare a correre. Lui era stupito, ma mi ha accontentato ed è cresciuta la passione. Ancora adesso mi sento un bambino che si diverte in bici e mi aiuta a non sentire il peso degli allenamenti.

Immaginiamo che conti anche la società in cui corri.

Sì, tanto assolutamente. Nella nostra squadra c’è un clima tranquillo e stiamo bene. Quest’anno abbiamo tanti ragazzi all’esordio tra gli juniores che devono imparare, anzi che vogliono imparare. Li vedo molto attenti, in crescita e mi hanno aiutato a vincere. Siamo un bel gruppo.

Prendendo spunto da ciò che ha detto il tuo diesse, che tipo di corridore ti senti?

Cristian ha detto velocista moderno, io non saprei ancora come definirmi. Tengo sugli strappi brevi e l’anno scorso avevo colto un decimo posto al Trofeo Piva Junior che ha scoperto qualche caratteristica nuova di me. Sto lavorando da tempo sulle salite più lunghe e mi sento meglio. Già in questo avvio di stagione avevo valori come quelli di metà stagione dell’anno scorso. Devo certamente migliorare la mia esplosività in volata. Al momento sono uno da volate lunghe. Le lancio a 250 metri dal traguardo e se riesco a tenere la velocità alta, allora me le gioco. Infatti da allievo avevo vinto un tricolore nel keirin sulla pista di Dalmine che è lunga 400 metri.

Tre. Marchi vince i Colli Marignanesi indicando con la mano il bottino fin lì raccolto (foto italiaciclismo.net)
Tre. Marchi vince i Colli Marignanesi indicando con la mano il bottino fin lì raccolto (foto italiaciclismo.net)
A proposito, come sei messo con la doppia attività?

Quest’anno, parlando con Pavanello, abbiamo deciso di concentrarci solo sulla strada. In pista dovrei correre solo i campionati italiani, però vorrei riprendere a fare entrambe nel 2026 perché sappiamo che la multidisciplinarietà è importante.

L’anno prossimo passerai U23 e sicuramente sarai finito nel taccuino di tante formazioni. Sai già qualcosa?

Il mio procuratore Alessandro Mazzurana (dell’agenzia Teamvision Cycling, ndr) mi tiene aggiornato. Non sto correndo con la pressione di fare il salto negli U23 in un certo modo. So che ci sono un paio di squadre interessate a me, però io non ci penso o comunque ci penserò più avanti.

Ti sei ispirato a qualche pro’ in questi anni?

Non uno in particolare. Quando ho iniziato a correre il mio idolo era Sagan, anche perché era un bel personaggio che faceva bene al ciclismo. Adesso mi piace un corridore lontano dalle mie caratteristiche (sorride, ndr). Mi piace Evenepoel perché adesso quando corre non è mai anonimo. E’ uno che ci prova sempre.

Quali sono gli obiettivi a medio e lungo termine di Tommaso Marchi?

Il campionato italiano è uno di questi, anche se dobbiamo ancora capire come sarà il percorso. A luglio al Piva Junior sono curioso di vedere la differenza dall’anno scorso, ma in generale punto a guadagnarmi una convocazione in nazionale per l’europeo o per altre gare internazionali. La maglia azzurra l’ho indossata da allievo nel 2023 agli EYOF di Maribor. E’ stata un’esperienza bellissima, ma poco fortunata. Durante la crono diluviava e tirava un vento così forte che ad un mio compagno volarono via gli occhiali. Nella prova in linea invece la mia gara era durata poco. Erano caduti tre atleti davanti a me ed io ne ero rimasto coinvolto. Se dovessi indossare nuovamente l’azzurro, vorrei rifarmi o almeno essere più fortunato.

Remelli: la General Store si gode il nuovo pupillo

15.04.2025
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Un secondo anno da junior che gli è valso tre vittorie, tra le quali spunta la semitappa del Giro della Lunigiana 2024 con arrivo sul muro di Bolano. Risultati che gli sono valsi anche la convocazione, da parte del cittì Dino Salvoldi, al mondiale di Zurigo vinto poi da Lorenzo Finn. Stiamo parlando di Cristian Remelli, ragazzo veneto al primo anno nella categoria under 23. Un salto fatto insieme al team General Store-Essegibi-Fratelli Curia. Alla prima gara del calendario nazionale, la Coppa San Geo, è arrivato un secondo posto alle spalle del più esperto Matteo Ambrosini.

Cristian Remelli alla prima gara della stagione, la Coppa San Geo, ha colto un buon secondo posto
Cristian Remelli alla prima gara della stagione, la Coppa San Geo, ha colto un buon secondo posto

Sulle orme della sorella

Cristian Remelli non si è fatto mancare nulla in questa prima parte del 2025, nella quale ha trovato l’esordio tra i professionisti alla Coppi e Bartali. Oggi sulle strade del Giro d’Abruzzo arriva la seconda esperienza nel ciclismo che conta. Il veneto classe 2006 ha fatto passi piccoli e decisi, ma negli ultimi sei mesi ha preso lo slancio giusto che lo ha portato a mostrare le sue qualità. 

«La vittoria al Giro della Lunigiana – ci racconta – mi ha dato tanta fiducia nei miei mezzi. Ho capito che posso competere anche a quei livelli. Il mio è un percorso che è iniziato fin da piccolo, dalla categoria giovanissimi. In famiglia non ci sono ciclisti, è stata mia sorella Eleonora la prima a pedalare e io qualche anno dopo l’ho seguita. Non sono mai stato un vincente, penso di aver vinto qualcosa da giovanissimo e basta. Poi la scorsa stagione mi sono sbloccato, ma negli anni precedenti vedevo dei miglioramenti e tuttora li vedo».

Il contatto con la General Store è nato nell’estate del 2024, dopo la prima vittoria tra gli juniores
Il contatto con la General Store è nato nell’estate del 2024, dopo la prima vittoria tra gli juniores
Sbloccato a livello di prestazione o mentalmente?

È sempre stata una crescita andata di pari passo. I piazzamenti sono sempre arrivati, ero lì per giocarmela. Mi mancava quel passo per raggiungere la vittoria che finalmente è giunto. Ho una grande passione per il ciclismo, mi piace vedere tutte le corse quando sono a casa. Questo mi ha aiutato a tenere duro e anche se i risultati stentavano ad arrivare io ero felice perché vedevo dei miglioramenti. Poi da junior, grazie al misuratore di potenza, queste sensazioni sono diventate concrete anche nei numeri

La General Store ti sta già mettendo alla prova con un bel calendario…

Credono molto in me e questo mi dà tanta fiducia. Sto prendendo parte alle gare più importanti e la squadra non mi mette pressioni. Correre con i professionisti aiuta a far crescere il motore, le corse a tappe di questo calibro (il Giro d’Abruzzo iniziato oggi, ndr) sono impegnative ma riuscire a finirle è un buon segnale. 

Che riscontro hai avuto da queste prima gare con i professionisti?

Al Trofeo Laigueglia, dove il livello era davvero altissimo, ho capito che se nei momenti cruciali non corri davanti sei tagliato fuori. Il gruppo non ti aspetta! Alla Settimana Coppi e Bartali è andata meglio, tanto che nella terza tappa sono rimasto nel secondo gruppo. Ora per il Giro d’Abruzzo punto a qualche fuga ma non sarà facile

Remelli, a sinistra, sta correndo il Giro d’Abruzzo. Si tratta della sua seconda corsa a tappe con i pro’
Remelli, a sinistra, sta correndo il Giro d’Abruzzo. Si tratta della sua seconda corsa a tappe con i pro’
Ora sei al Giro d’Abruzzo, corsa che l’anno scorso hai fatto nella categoria juniores, che effetto ti fa?

Vero! Ne parlavo ieri in ammiraglia. E’ passato un anno esatto, il 14 aprile 2024 stavo correndo l’ultima tappa al Giro d’Abruzzo Juniores. Una coincidenza che mi ha fatto un po’ sorridere, ma è così e sono contento. 

Senti che concretamente si sta avvicinando il tuo sogno di diventare professionista?

La strada è ancora lunga e c’è molto da lavorare, quindi bisogna farlo bene sperando di essere fortunati. Sono convinto che se continuerò a lavorare come fatto fino ad adesso ce la farò. 

La crescita del veneto classe 2006 è stata costante, ora si aspetta altri passi in avanti
La crescita del veneto classe 2006 è stata costante, ora si aspetta altri passi in avanti
Hai detto di avere una grande passione per il ciclismo cosa ti piace?

Nel guardarlo direi che sono stregato dai fenomeni che abbiamo il piacere di ammirare oggi. Se penso al mio ciclismo vi rispondo che è bello allenarsi con gli amici e passare il tempo insieme a qualcuno con cui mi trovo bene. Anche fare una lunga salita tranquilli e chiacchierare è piacevole. Ho anche un ristretto gruppo di persone che quando riesce viene a vedermi alle gare. 

Con con la scuola tu stai stai riuscendo un po’ a coordinare il tutto?

Da quest’anno sono entrato nel progetto studente-atleta e quando sono alle gare ho le assenze giustificate. Per il resto basta restare al passo con le verifiche e le interrogazioni. L’anno più impegnativo da questo punto di vista è stato il 2024, quando ero junior. Non avevo le assenze giustificate e quindi non potevo saltare troppe ore di lezione. Il problema è che già in quella categoria si deve viaggiare parecchio e ci si allena ad alti livelli. Ora riesco a coordinare meglio il tutto. 

Si avvicina il Liberazione e cambiano gli equilibri

08.04.2025
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Si riparte. Come ogni anno, da quando Claudio Terenzi ha riannodato i fili di un evento che è incardinato nella storia stessa del ciclismo italiano, il Gran Premio Liberazione. Dal 23 al 25 aprile Roma tornerà ad essere il fulcro dell’attività per un gran numero di categorie, tanto che ormai restano fuori da quello che è un vero festival delle due ruote solamente i professionisti e ogni anno il buon Terenzi si ritrova a ribattere a chi gli chiede quando inserirà anche loro nell’evento.

Il percorso di Caracalla resta unico per il suo fascino. Scorrevole ma capace di fare sempre selezione
Il percorso di Caracalla resta unico per il suo fascino. Scorrevole ma capace di fare sempre selezione

Un evento in piena metamorfosi

Ragionando con l’organizzatore romano, emerge forte la sensazione che, pur trovandoci di fronte a un evento che si sta rinsaldando nella sua nuova formula, è anche nel pieno di un profondo cambiamento, facendo seguito a quanto il ciclismo stesso sta cambiando.

«Me ne accorgo ogni giorno che passa verificando le richieste di adesione alle gare: la bilancia fra under 23 e juniores che prima era sbilanciata a favore dei primi si sta sempre più equilibrando e credo che presto sarà proprio la gara dei più giovani l’evento centrale. Perché le grandi squadre guardano sempre più a loro, tanto è vero che la prova che fino allo scorso anno aveva una partecipazione di team italiani, quest’anno ospiterà anche 5 importanti club stranieri».

Davide Donati, vincitore della passata edizione del Liberazione e oggi in forza al devo team Red Bull
Davide Donati, vincitore della passata edizione del Liberazione e oggi in forza al devo team Red Bull

Il peso specifico degli juniores

Terenzi parla anche nella doppia veste di organizzatore e manager, gestendo il Veleka International Team: «Abbiamo corridori australiani e neozelandesi, russi e ucraini e bielorussi, è una bellissima esperienza lavorare con questi ragazzi. Mi accorgo che si sta spostando tutto da quella parte, ad esempio un ragazzo del team dello scorso anno è già approdato al Petrolike, due australiani sono ora nel Pogi Team. I manager e i procuratori guardano quasi esclusivamente a quella categoria e lo dico con un po’ di rammarico perché mi accorgo che per un under 23 già dopo la prima stagione, se non ha trovato un ingaggio in un devo team, sente il terreno mancargli sotto i piedi».

La formula di gara del GP Liberazione resta sempre la stessa, la kermesse su più giri del circuito delle Terme di Caracalla, con un programma decisamente ricco che quest’anno raccoglie anche un altro evento nell’evento: «Inizieremo addirittura con un campionato italiano, quello della cronosquadre per allievi e per noi, al secondo tricolore consecutivo, è un risultato davvero importante, un’attestazione di stima da parte della Federazione che ci inorgoglisce. Il 24 sarà la giornata dedicata alla prova juniores e questa, come anche quella degli U23 ha il numero di partecipanti bloccato a 175 per team di 5 corridori ognuno. Tornando al discorso di prima, anche fra gli juniores ora siamo costretti a dire di no a tanti team che vorrebbero partecipare perché abbiamo raggiunto il tetto massimo e questo mi dà sempre dispiacere».

Santiago Ferraro vincitore del Liberazione juniores dello scorso anno (Photors)
Santiago Ferraro vincitore del Liberazione juniores dello scorso anno (Photors)

Agonismo ma non solo

Oltre alla gara degli juniores, il 24 aprile ci saranno anche altre prove in programma: «Oltre a quelle per esordienti e allievi ci sarà però un momento che mi è particolarmente caro, ossia la kermesse per amatori che tengono fortemente ad essere anche loro della partita. La loro presenza accresce il significato dei Lazio Bike Days (questa la dicitura del festival, ndr) arricchendo fino alla fine il programma della vigilia di quello che, complice anche il giorno di festa, resta il momento clou».

Già, il 25 aprile, dove il programma di gare presenta due eventi di primissimo spessore, «ma oltre a loro vorrei ricordare la pedalata solidale Bike4Fun, altro momento per me importantissimo perché è un’autentica emozione vedere tanti ragazzi emodializzati insieme a ciclisti abituali fare un giro nel centro di Roma, chiuso al traffico per l’occasione e vedere la loro gioia e sorpresa nei loro occhi è un’autentica emozione. Sarà un giro simbolico con maglia celebrativa e gadget, con parte dell’iscrizione che andrà in beneficenza».

Il team UAE ha sempre onorato l’evento capitolino, monopolizzando il podio della passata edizione
Il team UAE ha sempre onorato l’evento capitolino, monopolizzando il podio della passata edizione

Montepremi equiparato a quello maschile

La giornata clou inizierà con la prova femminile, alla sua settima edizione e anche questa presenta un importante aspetto nuovo: «La gara cambia infatti di livello, passando alla categoria Uci 1.1. E’ un importante salto di categoria e anche qui riceviamo tante richieste di partecipazione, anche dall’estero. Avremo al via la UAE Team ADQ, altre squadre di livello e so che ne verrebbero altre dal WorldTour, ma siamo nel pieno del periodo delle classiche. Vorrei sottolineare anche che abbiamo deciso di pareggiare il montepremi femminile a quello dei maschi, 21 mila euro a testa, credo che sia un segnale importante ottenuto grazie all’appoggio della Lega Ciclismo che ha inserito la nostra gara nella Coppa Italia delle Regioni».

La prova per U23 ha ormai raggiunto il livello di popolarità e attenzione che aveva nel secolo scorso, quand’era considerata il “mondiale di primavera”? «E’ una domanda che mi rivolgono spesso, ma credo che sia improponibile fare un paragone. I dilettanti erano un passaggio obbligato, l’unica alternativa al professionismo. Ora la situazione è molto più composita. Posso dire che ogni anno ci troviamo a dover rinunciare a tante adesioni, se si pensa che abbiamo dovuto chiudere le iscrizioni già a dicembre. Ci saranno tutte le continental italiane e ci saranno molti team stranieri, tanto che in totale, fra le varie prove, abbiamo ben 42 nazioni al via».

Tanti i team stranieri che aderiscono alle corse romane, ormai in quasi tutte le categorie
Tanti i team stranieri che aderiscono alle corse romane, ormai in quasi tutte le categorie

Che succederà nel futuro?

Proviamo a giocare d’anticipo: Terenzi è pronto a cambiare scenario e puntare sugli juniores? «Staremo a vedere. Certo che quella che una volta era vista come una scorciatoia per pochi, il passaggio da juniores direttamente fra i grandi, ora è diventata un’autostrada. Io credo che presto vedremo cambiamenti regolamentari, magari un riadattamento della categoria U23 in qualcos’altro. Noi stiamo alla finestra e vediamo quel che succede».

Tutti fanno un passo indietro e l’Eroica Juniores salta

05.04.2025
6 min
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Dopo due edizioni l’Eroica Juniores Nations Cup si ferma. A poche settimane dal via la corsa a tappe dedicata ai ragazzi nati tra il 2007 e il 2008 non partirà. I problemi sono stati di natura economica. I due fondatori di questa corsa, Giancarlo Brocci e Franco Rossi non hanno trovato le certezze adeguate per portare avanti un impegno del genere (in apertura foto Eroica Juniores/Guido Rubino). 

«Sono assolutamente dispiaciuto – dice in prima battuta Giancarlo Brocci – questa è la conferma che non ci sono le condizioni di tranquillità per proporre eventi di calibro internazionale in quella che è la categoria di riferimento del ciclismo giovanile. Nessuna delle istituzioni chiamate in causa ci ha potuto dare conferma dell’impegno preso, per motivi diversi. Né Rossi e nemmeno il sottoscritto poteva esporsi ulteriormente per portare avanti una manifestazione che ha dei costi notevoli».

Giancarlo Brocci al via della seconda tappa nell’edizione del 2024 (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
Giancarlo Brocci al via della seconda tappa nell’edizione del 2024 (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)

Un passo indietro

Alla luce di quanto appena detto da Giancarlo Brocci è evidente che l’idea e la volontà di portare avanti un evento come quello dell’Eroica Juniores Nations Cup era in mano alla passione dei due fondatori. Nel cercare una soluzione e una stabilità economica si sono imbattuti nel “passo del gambero” da parte delle istituzioni che avevano dapprima dato il via libera per poi fermarsi e ritrattare. 

«Gli enti chiamati in causa – continua Brocci – con i quali avevamo un accordo iniziale non erano in grado di coprire le spese perché anche loro aspettavano finanziamenti che tardavano ad arrivare. Siamo partiti con il cercare supporto da Regione Toscana e dai Comuni che hanno manifestato interesse per le iniziative legate al marchio Eroica. La Nations Cup ha il suo appeal, ma è difficile trovare continuità di spesa. E i bilanci di questi enti alla fine non prevedono risorse da destinare». 

L’Eroica Juniores porta i giovani a conoscere un ciclismo dal sapore antico (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
L’Eroica Juniores porta i giovani a conoscere un ciclismo dal sapore antico (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
Insomma, signor Brocci, tutto è legato all’incertezza…

Quando fai una corsa a tappe internazionale ovviamente devi mettere in conto una cifra importante, sopra i 40.000 euro a tappa. Il tirarsi indietro da parte degli enti deriva dal fatto che non possono darti a bilancio le cifre necessarie. Servirebbe una potenza di fuoco maggiore, che ad esempio è propria del Giro d’Italia. Loro possono agire con anticipo e avere già dei fondi. Noi ci muoviamo su bilanci che sono più difficili da gestire, perché siamo sempre nell’arco dell’imprevedibilità.

Cosa che porta a non avere un budget sufficiente…

Arrivi a raccogliere sempre meno di quanto preventivato, per diversi motivi. Rossi e io siamo spinti da un grande spirito, ma quando alla fine ti manca un 20 o 30 per cento del budget previsto non è facile. Negli anni scorsi il marchio Eroica ha coperto le spese rimanenti e lo ha fatto in maniera importante, soprattutto nella prima edizione (il 2023, ndr). Il problema fondamentale è uno…

Quale?

Se non hai una delibera formale (da parte di Regione Toscana e gli altri enti, ndr) dove viene assegnato un fondo sul quale contare cosa si può fare? Io vengo da una storia in cui ho messo cifre astronomiche che mi hanno cambiato la vita proprio per il romanticismo con cui ho proposto il Giro Bio e altri eventi. Sapete bene che non si può continuare a vivere di romanticismo e di imprevisti.

Stefano Viezzi, campione del mondo ciclocross, in azione sugli sterrati della provincia di Siena (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
Stefano Viezzi, campione del mondo ciclocross, in azione sugli sterrati della provincia di Siena (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
E’ mancato interesse nella promozione della manifestazione?

Dietro eventi come questi c’è una promozione del territorio che ha una risonanza mondiale. Con Eroica e Strade Bianche abbiamo portato la Provincia di Siena al centro del movimento del ciclismo e del cicloturismo. Lo abbiamo fatto in quella che era la provincia meno ciclistica della Toscana. Abbiamo fatto delle cose che hanno inciso sulla cultura mondiale di questo sport, basti pensare al Tour de France del 2024 con l’inserimento di 32 chilometri di strada sterrata dentro la nona tappa. 

L’arrivo del Giro a Siena, oltre alla Strade Bianche, può aver contribuito nella mancanza di fondi?

Può anche essere, ma questo lo state supponendo voi. L’Eroica Juniores Nations Cup è una manifestazione che ha un costo elevato, vicino ai 250.000 euro ed è sempre stata in mano all’aleatorietà. Cosa che il primo anno è ricaduta in gran parte su Eroica Srl. Ma a un certo punto devono anche essere le istituzioni a fare un passo verso di te e dirti: «Abbiamo individuato questo tipo di risorse». Ma se fino all’ultimo non sappiamo quanto è il contributo come fai a fidarti? Se poi al posto che 80 ti danno 30 chi mette quel che manca?

Gli anni scorsi lo ha fatto il marchio Eroica, come ci dicevi?

Esattamente, come detto prima loro arrivavano a coprire quel che mancava, ma non è un modo sostenibile di andare avanti. 

L’arrivo in Piazza del Campo a Siena vinto dal norvegese Felix Orn-Kristoff (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
L’arrivo in Piazza del Campo a Siena vinto dal norvegese Felix Orn-Kristoff (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
Come mai Eroica ha fatto un passo indietro?

Chi gestisce l’utilizzo del marchio deve farlo per le manifestazioni che hanno una resa per i soci. Il marchio Eroica dice che se non ci sono garanzie quest’anno non potremo coprirvi perché il primo anno abbiamo messo 100, il secondo anno 30 ma dal nostro punto di vista possiamo sostenervi soltanto per la corsa di un giorno. 

Eroica prestava il nome, senza quindi un contributo economico fisso?

Sì. Il discorso è stato semplice. Eroica ci ha fornito un contributo economico fisso a fronte della manifestazione di un giorno (che si terrà a maggio, ndr). Che porta anche il nome di Andrea Meneghetti, un socio del marchio purtroppo scomparso. Eravamo noi (Brocci e Rossi, ndr) che vedevamo anche nella corsa a tappe un’opportunità importante. 

Come mai poi non c’è stato un accordo economico fisso sulla corsa a tappe? 

Perché rispetto a un impegno economico di un certo tipo, Eroica ha detto che a quelle condizioni non lo avrebbero sostenuto. Credo sia legittimo, è un marchio che deve rendere conto ai soci della propria produttività. La corsa su quattro o cinque giorni non siamo in grado di garantirla perché non sappiamo quanto ci potrà costare se non ci sono le garanzie istituzionali. 

Permettere ai ragazzi di vivere l’atmosfera del ciclismo dei grandi è un’occasione unica (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
Permettere ai ragazzi di vivere l’atmosfera del ciclismo dei grandi è un’occasione unica (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
Perché poi alla fine non c’è stata questa garanzia a livello di istituzioni?

Noi a Regione Toscana abbiamo fatto richiesta di un contributo per una cifra e ci hanno risposto che tutta non ci sarebbe stata. Poi quanto ci avrebbero dato non si sa, non siamo stati in grado di avere una risposta. Se poi ti manca anche il contributo del marchio Eroica tutto finisce. Sono scelte legittime. 

Il discorso può essere racchiuso con la frase “Ubi maior, minor cessat” già usata in un nostro editoriale quando si era parlato dell’evoluzione del ciclismo. Le cose non cambiano quando si parla di eventi. L’avvento, gradito, della Sanremo Woman ha portato alla cancellazione del Trofeo Ponente in Rosa. E l’impressione è che il coinvolgimento di Siena per l’arrivo della nona tappa del Giro abbia contribuito a tagliare i fondi per l’Eroica Juniores.

Nel 2024 la città ha ospitato l’arrivo in Piazza del Campo vinta dal giovane Felix Orn-Kristoff, e sempre da Siena erano partite due frazioni della corsa riservata agli juniores. Il rischio è che se si arriva al punto in cui gli eventi di primo livello mangiano quelli più piccoli ci ritroveremo con una casa dal bel tetto ma senza fondamenta.

Nuovo quadriennio: per gli juniores è ora di cambiare passo

03.04.2025
5 min
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Da quando ci sono state le nuove elezioni federali gli impegni di Dino Salvoldi sono triplicati, anzi si è perso il conto di quanto lavoro ci sia da fare. Il tecnico azzurro, che ha mantenuto l’incarico con la categoria juniores, sia su strada che su pista, si è visto aggiungere anche la gestione di under 23 ed elite, sempre su pista. Per capire il calibro dei suoi impegni basta sapere che ieri mattina è andato a Trieste insieme a Marco Velo per vedere il percorso dei campionati italiani juniores. Nel pomeriggio, invece, era a Montichiari per lavorare con gli under 23 su pista.

Intercettiamo Salvoldi mentre da Trieste si sposta a Montichiari, il tratto di strada ci dà il tempo di parlare della categoria juniores. La stagione è appena iniziata ed è arrivato anche il primo impegno per la nazionale. 

«Siamo stati alla E3 Saxo di categoria – racconta il cittì – prima prova di Nations Cup a cui prendiamo parte riservata agli juniores. E’ stato un bel test, nel quale ho portato ragazzi al secondo anno nella categoria. Una scelta dettata dal fatto che la stagione sia appena iniziata e non ho ancora avuto tanti riscontri. La gara è stata bellissima, interamente svolta sul percorso dei professionisti: 140 chilometri con dieci muri».

La E3 Saxo Nations Cup riservata alla categoria juniores si è svolta sugli stessi muri della gara dei pro’ (foto E3 Saxo)
La E3 Saxo Nations Cup riservata alla categoria juniores si è svolta sugli stessi muri della gara dei pro’ (foto E3 Saxo)
Che gara è stata?

Molto controllata e veloce. Nonostante il percorso impegnativo, non c’è stata selezione, nemmeno sui muri. Sul finale due atleti si sono avvantaggiati con una bella azione. Il gruppo ha esitato un attimo di troppo e la corsa è andata via. 

Dei tuoi ragazzi cosa ci dici?

E’ arrivato un quinto posto di Riccardo Colombo, che ha iniziato bene la stagione e questo risultato lo premia pienamente. Ci sono state un paio di cadute che hanno escluso alcuni pretendenti come Magagnotti e Segatta. Avevo chiesto loro di correre in maniera spregiudicata, visto che era la prima prova e che ci si giocava una gara importante ma non un titolo. 

La corsa è stata molto controllata e con poca selezione, complice anche il bel tempo (foto E3 Saxo)
La corsa è stata molto controllata e con poca selezione, complice anche il bel tempo (foto E3 Saxo)
Come riparte il movimento dopo il 2024 e i suoi tanti successi?

Una cosa su cui ragionavo nei giorni scorsi è proprio questa. La E3 Saxo è impegnativa ma ho visto i nostri ragazzi molto vicini alle prestazioni degli atleti di riferimento della categoria. Se negli anni passati c’erano delle eccellenze, che erano dettate dal talento, ora vedo un livello migliore. 

Frutto delle prestazioni fatte nel 2024, tra cui la vittoria del mondiale?

Tante squadre hanno fatto uno step in avanti, per questo dico che la vittoria di Finn potrebbe aver invogliato molti team a lavorare in maniera diversa. Ai ragazzi ora non puoi più nascondere nulla, i numeri e le prestazioni per fare risultato li conoscono alla perfezione. 

Questo che anno può essere per il movimento juniores?

Il sistema si è dovuto adeguare, anche chi si basava sulle proprie esperienze ha cambiato metodo. Le novità prima o poi arrivano, non le puoi tenere nel cassetto. 

Si può fare qualcosa per abbracciarle?

Mi piacerebbe avere meno dispersione. Se non si alza il livello generale è difficile creare i presupposti per il futuro. I ragazzi più forti e talentuosi emergono, ma c’è una grossa fetta di movimento che va tutelata. Mi riferisco a quei ragazzi che in questo momento tendiamo a perdere. La categoria juniores si evolve e se non si trovano i risultati diventa difficile avere un futuro nell’immediato. 

Il migliore degli azzurri è stato Riccardo Colombo che ha iniziato alla grande il 2025 (foto E3 Saxo)
Il migliore degli azzurri è stato Riccardo Colombo che ha iniziato alla grande il 2025 (foto E3 Saxo)
In che senso?

Se un ragazzo non vince tra gli juniores fa fatica a entrare in una continental, figuriamoci in un devo team, per cui serve lavorare sui regolamenti. In altri sport anche tra i pari età si va a competere con chi è del tuo stesso livello. Se vedo che un ragazzo è forte e vince le gare regionali sarà interesse di tutti portarlo a confrontarsi a livello nazionale o internazionale. 

Gli argomenti sono tanti, ma serve una mano dall’alto. 

Si parla di prolungare la categoria juniores di un anno, oppure di anche di avere un aiuto dai Comitati regionali. 

La stagione passata ha sancito uno spartiacque importante per la categoria juniores, la vittoria di Lorenzo Finn al mondiale ha portato a dei ragionamenti sul movimento. Il 2025 sarà un anno a spese ridotte per la Federazione, che ha limitato le trasferte in tutte le categorie. Una mano possono darla i comitati regionali o le rappresentative miste. Portare i ragazzi a fare esperienze internazionali è diventato fondamentale per la loro crescita sportiva. Per non creare un divario tra le tante realtà si possono pensare diverse soluzioni, qualcuno deve muovere il primo passo affinché si possa costruire un quadriennio in cui ridurre ulteriormente il gap. Che in Italia manchi una realtà che investe in una formazione WorldTour e in tutte le sue squadre satellite è un dato di fatto, ma questo non deve diventare la scusa per passarsi la palla in attesa che qualcuno la metta a terra e inizi a giocare. 

Team Nordest, tanta organizzazione e juniores pronti a stupire

08.03.2025
7 min
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Metti un giovanissimo diesse nel collaudato motore di una formazione juniores e si è ancora più pronti per il proprio viaggio. Il Team Nordest Villadose Angelo Gomme è una realtà storica della categoria che in questa stagione vuole proseguire il cammino per tornare ad essere un riferimento a livello nazionale anche grazie a nuovi inserimenti.

Nel comparto dei tecnici quest’anno in provincia di Rovigo è arrivato Mattia Garzara, classe 2002 con un recente passato da U23 nel CTF ed una freschissima esperienza da diesse degli allievi nell’U.C. Mirano, peraltro sua ex squadra da atleta. Abbiamo chiesto a lui, proprio l’ultimo arrivato a cui non mancano loquacità, chiarezza e preparazione, di aprirci le porte del Team Nordest e farcelo conoscere meglio.

Il Team Nordest Villadose Angelo Gomme ha impostato un calendario per gare a tappe e diverse internazionali (foto ufficio stampa)
Mattia, cosa ci fa un ragazzo della tua età già in ammiraglia?

E’ presto detto. Ho smesso di correre nel 2022 perché avevo perso la voglia di fare fatica (dice sorridendo, ndr) e perché ero rimasto indietro con gli studi. Infatti ho recuperato e a luglio mi laureo in consulenza del lavoro, che è un ramo di giurisprudenza dell’Università di Padova. Non volevo però lasciare il ciclismo perché volevo dare ancora qualcosa in un altro modo. Già nel 2020 avevo dato il terzo livello da diesse e mi è tornato utile nelle ultime due annate. Al di là del mio caso, credo che servano diesse giovani per attuare un ricambio generazionale nel ciclismo.

Come sei arrivato al Team Nordest?

E’ stato tutto un po’ per caso. Il primo contatto c’era stato ad agosto e inizialmente avevo detto di no, più che altro per un mio periodo difficile a livello personale e lavorativo. Poi ad ottobre si sono fatti avanti nuovamente ed ho accettato, anche perché gli juniores li ritengo una categoria più vicina e adatta a me per una questione di età e rapporti diretti con i corridori. Dico la verità, sapendo che potrebbe essere un mio limite da sistemare, ma faccio fatica a relazionarmi con i genitori troppo invadenti. Negli allievi capita ancora di avere a che fare con questo tipo di ingerenze.

Com’è stato l’inserimento nella nuova squadra?

E’ stato facile, mi sono sentito subito a mio agio. Siamo in tre diesse ed ognuno di noi si occupa di mansioni diverse, anche se poi le tattiche di gara le studiamo assieme qualche giorno prima di correre. Qui il direttore storico del Villadose è Carlo Chiarion. Lo conoscevo già quando correvo e me ne aveva parlato molto bene Matteo Berti, che era il mio diesse quando correvo negli juniores della Work Service. Carlo è stato uno dei motivi per cui ho accettato di venire qua. Lui si occupa delle iscrizioni alle gare e delle trasferte.

L’altro diesse chi è?

C’è poi Lucio Tasinato, altra persona di esperienza. Lui cura i mezzi e il parco bici, restando in contatto col meccanico Gianmarco Mazzucato. Invece io cerco di gestire i rapporti con i ragazzi. Sono l’output della parte tecnica. Facciamo a rotazione alle gare, pur tenendo ruoli fissi. Sia Lucio che Carlo sono persone che hanno piacere a stare con i giovani, così come il resto dello staff. Sono contento di lavorare con loro.

Avete altre figure?

Certamente. Il nostro team manager è Fabrizio Zambello, che è un dirigente della ditta Nordest (che segue un pool di aziende agricole del Veneto, ndr). Lui cura aspetti societari e si affida a noi diesse per la parte tecnico-tattica. Come preparatore atletico abbiamo Stefano Nardelli e come nutrizionista abbiamo Nicola Maria Moschetti (della Bahrain-Victorius, ndr). Poi naturalmente ci sono tante altre persone nell’organigramma. La nostra squadra è molto ben organizzata.

Invece che tipo di atleti avete?

Siamo partiti in dieci, ma siamo rimasti in otto. Ci manca il velocista perché Christian Quaglio (che l’anno scorso aveva vinto l’unica gara del Team Nordest, ndr) ha deciso di lasciare la strada per dedicarsi completamente alla pista nella velocità e giocarsi le sue possibilità in nazionale. Il nostro organico conta su ragazzi che sono tutti adatti a percorsi mossi e piuttosto duri.

Christian Quaglio a Marmirolo regala al Team Nordest l’unica vittoria del 2024. Quest’anno si dedicherà alla pista (foto italiaciclismo.net)
Christian Quaglio a Marmirolo regala al Team Nordest l’unica vittoria del 2024. Quest’anno si dedicherà alla pista (foto italiaciclismo.net)
Quindi avete anche battezzato un certo tipo di calendario?

Sì esatto. Intanto lo abbiamo impostato per fare un’unica attività nel weekend, salvo i casi in cui andremo alle internazionali dove corrono in cinque e gli altri tre li mandiamo in altre corse. Faremo le gare a tappe di Abruzzo, Friuli e Valdera. La scelta è stata quella di puntare su un calendario di qualità con gare importanti anche per fare tanta esperienza ai nostri ragazzi. Anche perché il livello degli juniores si è alzato in modo esponenziale e in pratica sta diventando la categoria anticamera dei pro’ attraverso i loro devo team. Ci tengo ad aggiungere una cosa.

Prego…

In questi mesi ci siamo sentiti con Florio Santin, un signore belga appassionato di ciclismo originario di Caneva, che ci ha messo in contatto con gli organizzatori di alcune gare internazionali del Nord. Avevamo fatto richiesta di partecipare alla Philippe Gilbert juniors di ottobre, ma siamo arrivati un po’ in ritardo e sarà molto difficile essere al via. Però vorremmo organizzarci per andare in Belgio già dall’anno prossimo. A proposito di esperienza, i nostri ragazzi ne farebbero tantissima e vedrebbero un modo di correre totalmente diverso da quello che vediamo in Italia.

Il Team Nordest dispone di 8 juniores, tutti con caratteristiche per gare mosse e dure (foto ufficio stampa)
Il Team Nordest dispone di 8 juniores, tutti con caratteristiche per gare mosse e dure (foto ufficio stampa)
C’è un nome da seguire che Mattia Garzara ci suggerisce?

Diciamo che il nostro corridore di punta potrebbe essere Daniele Forlin. E’ un passista-scalatore che tiene bene sulle salite medio-corte, ha caratteristiche dell’uomo da côte. L’anno scorso si è fatto vedere in alcune dove ha messo fuori il naso. Noi speriamo che quest’anno lui possa essere la rivelazione.

Com’è il rapporto tra un diesse di 23 anni e i suoi atleti?

Direi molto buono e l’impressione è di aver instaurato una bella connessione con loro. Ascoltano tanto e forse sto vedendo sempre di più che nelle categorie giovanili tendono ad ascoltare chi è più vicino alla loro età. Tuttavia ci vuole tantissimo equilibrio tra l’essere diesse e un amico. Bisogna essere attuali e stare sul pezzo con loro perché cambiano molto da un anno all’altro. Personalmente non do troppa confidenza ai ragazzi, però cerco di assecondarli in alcune cose quando ce lo possiamo permettere. Ho sempre pensato che col dialogo si ottenga tanto di più rispetto ad un modo autoritario.

Carlo Chiarion è il diesse storico del Team Nordest. Oltre a Garzara, c’è anche Lucio Tasinato in ammiraglia (foto ufficio stampa)
Carlo Chiarion è il diesse storico del Team Nordest. Oltre a Garzara, c’è anche Lucio Tasinato in ammiraglia (foto ufficio stampa)
Per il 2025 il Team Nordest Villadose Angelo Gomme ha fissato degli obiettivi?

La volontà è quella di crescere, magari anche in vista del futuro. Quest’anno non abbiamo grandi individualità, ma sappiamo che correndo di squadra possiamo fare bene e toglierci qualche soddisfazione. Non abbiamo grosse aspettative. Vogliamo farci notare e movimentare sempre le corse. Dato il nostro calendario e il nostro organico, abbiamo tutte le possibilità per farlo.

Visconti talent scout, l’occhio dell’ex per scoprire il talento

05.03.2025
6 min
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Giovanni Visconti torna in carovana. Il popolare ex corridore, che aveva appeso la bici al chiodo 3 anni fa, non è rimasto a lungo lontano dall’ambiente che ama, trovando un incarico che più di altri solletica la sua fantasia e il suo interesse. Visconti è stato infatti assunto dal Team Jayco AlUla in qualità di talent scout, chiamato a scoprire i giovani più in vista da mettere sotto contratto. Sembra una definizione semplice, scarna, ma dietro c’è una grande complessità, che responsabilizza e intriga il 42enne di Palermo.

Palermitano (anche se nato a Torino), Visconti è stato professionista per 17 anni, con 34 vittorie tra cui 3 titoli italiani
Palermitano (anche se nato a Torino), Visconti è stato professionista per 17 anni, con 34 vittorie tra cui 3 titoli italiani

La scelta di Copeland

Visconti lavorerà a stretto contatto con Fabio Baronti e con l’ex diesse della Grenke Auto Eder Christian Schrot sotto la supervisione di Alex Miles, Lead Data Scientist del team australiano. Il tutto fortemente voluto da Brent Copeland per dare al team un futuro a lungo termine.

«Con Brent ci conosciamo da tempo, da quand’ero alla Bahrain – racconta l’ex campione italiano – due mesi fa mi ha prospettato l’idea e chiesto se mi andasse di rimettermi in gioco e io ho risposto con entusiasmo. Mi ha spiegato nei particolari che cosa si aspetta e mi ha parlato di questa figura che nel team ancora non c’era, proprio perché avendo smesso da relativamente poco ho ancora la sensibilità utile per cogliere aspetti sui giovani che altrimenti sfuggirebbero».

E’ una figura che esiste in altri team?

Sì, anzi è in rapida diffusione perché il ciclismo attuale va velocissimo, ma ha bisogno di figure che vadano oltre i semplici numeri che non dicono tutto su un atleta. Le indicazioni che arrivano dai tecnici, preparatori, ma anche dagli stessi strumenti sono importanti, ma noi dobbiamo metterci del nostro, conoscere questi ragazzi dal punto di vista personale, familiare, ambientale perché tutto influisce. Questo significa che bisogna girare per le gare, guardando con attenzione.

Ritiratosi 3 anni fa, l’ex campione italiano è pronto per una nuova avventura sfruttando la sua sensibilità ciclistica
Ritiratosi 3 anni fa, l’ex campione italiano è pronto per una nuova avventura sfruttando la sua sensibilità ciclistica
Il tuo lavoro riguarderà solamente l’Italia?

Decisamente no, infatti a fine marzo andrò in Belgio a seguire due classiche internazionali degli juniores, tra cui quella di Harelbeke. Il Team Jayco AlUla è internazionale e quindi aperto a corridori di tutto il mondo. Sarei felicissimo di poter consigliare qualche ragazzo italiano e qualche nome l’ho già segnato sul mio taccuino, ma andrò tanto all’estero proprio per questo, per conoscere ragazzi di ogni parte e verificare quali sono appetibili per il nostro team.

Quando tu eri junior, i talent scout non c’erano…

Era un ciclismo completamente diverso, nel quale ci si muoveva in autonomia e si seguivano strade diverse per approdare al professionismo. A me non piace fare paragoni, siamo in epoche diverse e oggi i ragazzi non sono minimamente paragonabili ai pari età di un quarto di secolo fa. Mi accorgo sempre di più che ci troviamo di fronte a giovanissimi che magari non sono ancora maggiorenni eppure hanno già la testa da professionisti, perché hanno dietro staff efficienti, anche a livello juniores, che li instradano verso preparazione, nutrizione, riposo, insomma tutto quel che serve.

Il Team Jayco-AlUla ha potenziato la struttura del devo team: Visconti si inserisce nel progetto sviluppo del team australiano
Il Team Jayco-AlUla ha potenziato la struttura del devo team: Visconti si inserisce nel progetto sviluppo del team australiano
A quali fasce guardi?

Gli juniores innanzitutto, ma seguirò anche gli under 23. Gli allievi no perché sarebbe troppo e a quell’età è più difficile trarre considerazioni. D’altronde quelli che vanno forte da allievi poi li ritroviamo al primo anno da juniores. A me interessa vedere come crescono, proprio perché i dati non dicono tutto. I ragazzini che vincono a più riprese devono poi darmi altri riscontri, che solo crescendo posso avere.

Che cosa cerchi in particolare?

E’ un discorso complesso. I numeri li vedono tutti, basta consultare le app, ma un corridore è fatto di tanto altro. Chi ha corso fino a ieri (magari l’altro ieri per me…) ha un occhio diverso, coglie in corsa aspetti che magari sfuggirebbero ma che sono importanti per capire un corridore: come si muove in gruppo, se è scaltro, se è un uomo squadra, sia nel dedicarsi agli altri che nel guidarli. Ma anche che vita fa, com’è la famiglia, che carattere ha, se ha problemi o meno a spostarsi, anche in un’altra nazione e che dimestichezza ha con le lingue. Sono tutti fattori fondamentali, ma che i numeri non ti dicono.

Non solo juniores. Visconti vuole cercare talento anche fra i più grandi, gli U23
Non solo juniores. Visconti vuole cercare talento anche fra i più grandi, gli U23
Dicevi che guarderai anche gli under 23. Dando quindi opportunità anche a chi si avvicina alla “spada di damocle” del cambio di categoria, rischiando di rimanere fuori?

Inutile raccontarci storie, sappiamo che nel ciclismo di oggi si cerca il giovanissimo talento, ma non dobbiamo precluderci nulla. Se c’è quel corridore emerso più tardi, maturato piano piano ma che ha quei valori (e uso questa parola nella sua accezione più piena) allora dobbiamo essere pronti a sfruttare l’occasione. Con la Hagens Berman abbiamo un devo team che aiuta i ragazzi a emergere, se hanno i mezzi non vengono certo buttati via. Io credo ancora in questa categoria, può dare molto.

Tu eri domenica al GP Baronti, la prova di apertura della stagione degli juniores (foto di apertura). Che impressione generale hai avuto?

L’impressione di un livello medio molto alto. Non nascondiamoci, i ragazzi talentuosi in Italia li abbiamo e per questo serve capire, andare sul campo, verificare chi ha davvero le qualità per emergere, per distinguersi. Sappiamo bene qual è il problema del ciclismo italiano: non avere uno sbocco interno, quindi essere costretti ad andar via. Ormai anche fra gli juniores i ragazzi italiani vanno a correre all’estero, poi l’esperienza di Finn ha dato riscontri e un seguito clamoroso.

Lorenzo Finn, in maglia Red Bull, è ormai un riferimento per i giovani italiani. Un esempio da imitare
Lorenzo Finn, in maglia Red Bull, è ormai un riferimento per i giovani italiani. Un esempio da imitare
Ma per un ragazzo che cosa significa inseguire un sogno? Tu l’hai fatto, lasciando la tua casa e la tua famiglia…

Questo è un lato del ciclismo attuale che rende il tutto molto più difficile. Allora come oggi servono un grande carattere, determinazione, resilienza e averli a quell’età non è facile. Ma io pur venendo dalla Sicilia avevo una prospettiva, un sogno da inseguire. Oggi è più difficile, per un ragazzo del Sud, perché anche la Toscana, l’Italia intera è il nuovo Sud. Il baricentro dell’attività è fuori dai nostri confini. Ormai, per avere chance, bisogna andare all’estero, c’è poco da fare.