Questa scelta della Federazione francese che cancella la limitazione dei rapporti nelle categorie giovanili e le motivazioni addotte hanno dato da pensare. L’aver bloccato lo sviluppo metrico per i più giovani rientrava in una gestione a tutela del loro sviluppo: per cui rapporti bloccati negli juniores e crescita graduale da under 23.
«Quando sono passato under 23 alla Zalf – ci ha detto Manuel Quinziato, attualmente agente di atleti e prima professionista dal 2002 al 2017 – al primo anno mi fecero correre col 13, poi mi diedero il 12 e solo al terzo anno, quando vinsi gli europei a cronometro, mi diedero l’11».
Da junior a pro’
Oggi tutto questo in apparenza non c’è più, oppure sta sparendo in alcune realtà prima che in altre. I ragazzi passano dagli juniores direttamente nelle continental e si ritrovano a debuttare a Laigueglia o Larciano: basta un inverno di preparazione per colmare il gap di potenza necessaria per girare il 53×11 dopo due anni con il 52×14? E la forzatura sta nei rapporti o nel buttarli così presto nella mischia?
Ne abbiamo parlato con Paolo Slongo, preparatore della Trek-Segafredo e membro della Commissione scientifica federale, incaricata anche di simili approfondimenti. Un paio di settimane fa a Musile sul Piave, il trevigiano ha tenuto un convegno sulla selezione del talento e su come si rischi di perdere atleti se i criteri di selezione sono basati unicamente sul risultato. La scelta francese va in questa direzione: vediamo perché.
Cosa pensi della scelta francese?
Bisogna pesarla bene e capire cosa c’è sotto. Se come scrivono il nodo è la prestazione, allora non mi sembra una grande idea. Per contro, col tempo si è capito che si può allenare la forza anche nelle categorie minori, dopo anni in cui la palestra e i pesi erano praticamente vietati.
Che cosa succede dando il 53×11 a uno junior di primo anno?
Potrebbe succedere che l’età biologica aumenti il divario fra ragazzi. Mi capita spesso di vedere allievi di secondo anno più sviluppati di alcuni che sono già juniores. Se gli metti il rapporto, le differenze si amplificano. Io poi sono sempre stato un sostenitore del lavoro ad elevate cadenze di pedalata. Temo che il rapportone possa viziare le abitudini.
Difficile schierarsi?
Difficile capire bene, anche perché ai mondiali poi si correrà comunque con il 52×14. Però, anche non volendosi sbilanciare, resta il problema della selezione dei talenti, come si disse quella sera a Musile.
Spiega…
Partiamo dall’assunto che al passaggio fra allievi e juniores si perde circa il 30 per cento dei corridori. Se consideriamo, come detto anche prima, che l’età biologica degli allievi di secondo anno è 17-18 anni, i precoci che passano rischiano di fare risultati migliori di quelli che hanno tempo di maturazione più lento e magari hanno più talento. La liberazione dei rapporti accentua la differenza e impedisce di aspettare lo sviluppo di alcuni ragazzi.
Però dicono anche che se il problema è la forza, sulle salite la differenza è lo stesso evidente.
Certo, puoi fare partenze da fermo e salite con un rapporto più duro e ugualmente privilegi l’aspetto della forza. Quindi secondo me alla fine il vero problema sta nelle selezione di atleti per il futuro.
Cioè?
Cioè si privilegiano prestazione e risultato a scapito del talento effettivo. Non so se possiamo permetterci di perdere dei talenti per una scelta tecnica di quel tipo…