Juan David Sierra e Davide Stella, madison, mondiali pista 2025, Santiago del Cile

Stella e Sierra: un mondiale su pista con i consigli di Viviani

01.11.2025
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Il mondiale su pista a Santiago del Cile ha portato le emozioni e la gioia di vedere Elia Viviani ancora una volta protagonista sul parquet. Un’ultima volta per il “Profeta”, il quale ha lasciato la squadra che negli anni ha saputo costruire insieme a Marco Villa. Chiudere un cerchio con la maglia iridata nell’eliminazione è un qualcosa di unico e incredibile, come detto dallo stesso Viviani al termine della corsa.

Il veronese ha saputo seminare e far crescere quel germoglio della pista, ora diventata una pianta capace di dare frutti pieni di talento e voglia di seguire le orme di Viviani. Tra questi ci sono due ragazzi che hanno condiviso con la nazionale l’ultima corsa del pistard azzurro: Davide Stella e Juan David Sierra. Questa è la coppia che a Santiago del Cile ha corso nella madison, i due giovani entrambi al primo mondiale su pista tra gli elite si sono difesi e hanno capito cosa vuol dire correre tra i grandi.

Davide Stella, mondiali pista 2025, Santiago del Cile
Davide Stella oltre alla madison ha corso anche nello scratch terminando la prova al diciannovesimo posto
Davide Stella, mondiali pista 2025, Santiago del Cile
Davide Stella oltre alla madison ha corso anche nello scratch terminando la prova al diciannovesimo posto

Resistenza e velocità

Davide Stella risponde mentre si trova a Istanbul, direzione Singapore. Lì correrà due criterium su strada e concluderà la sua prima stagione da under 23. Un giro del mondo in meno di una settimana, considerando che la nazionale è tornata dal Cile martedì scorso, il 28 ottobre. 

«Questo mondiale – dice Stella – è stata una bella esperienza, nello scratch non ho corso come avrei voluto. Mentre nella madison le sensazioni erano buone, anche il mio compagno Sierra stava bene, ma il livello tra gli elite è completamente diverso. Ci abbiamo provato e più di così era difficile fare, un decimo posto che è sicuramente un buon punto di partenza. 

«Quella di Santiago del Cile – continua – è stata la madison più veloce della storia, corsa a una media 60.6 chilometri orari. Un battesimo intenso ma utile per capire tante cose, passare dai 120 giri delle prove giovanili ai 200 della gara elite è un bel salto. La gestione della tattica è differente, si va all’attacco con l’obiettivo di conquistare il giro di vantaggio. In un’occasione ci siamo anche riusciti, quindi le nostre soddisfazioni ce le siamo portate a casa».

L’approccio del Profeta

Per due atleti alla prime esperienze nelle corse elite su pista avere accanto una figura come quella di Viviani è stato importante. Elia non ha mai negato una mano o un consiglio, anche se qualcosina già si conosce.

«Viviani era uno di noi – dice Stella – del gruppo, faceva da guida e da consigliere. E’ sempre stato il mio idolo e averlo vicino è stato qualcosa di incredibile, faceva un certo effetto parlarci. Ho parlato tanto con lui, soprattutto per quanto riguarda l’eliminazione. Mi ha detto come gestisce il riscaldamento e come suddivide la prova, mi sono accorto che qualcosa lo facevo già. Per il resto ho preso appunti nella mente, in particolare per la gestione in gara. Non posso dirvi cosa mi ha detto, sono i consigli di un campione del mondo».

Juan David Sierra, mondiali pista 2025, Santiago del Cile
Juan David Sierra ha preso parte anche all’omnium, concluso in dodicesima posizione
Juan David Sierra, mondiali pista 2025, Santiago del Cile
Juan David Sierra ha preso parte anche all’omnium, concluso in dodicesima posizione

L’esperienza di Sierra

Juan David Sierra, invece, è a casa sua, a Rho alle porte di Milano. La stagione è finita e ora è a casa a riposare e dare una mano in famiglia. Tra pochi giorni arriverà una sorellina e ci sono tante cose da fare, oltre a godersi il momento. 

«La Federazione ci ha dato una grande occasione – analizza Sierra – perché non è da tutti i giorni correre un mondiale su pista senza pressioni esterne, ma solo per fare esperienza e provare a fare il meglio possibile. Ho corso in due specialità olimpiche: omnium e madison. Nella prima avrei potuto fare un po’ meglio, ma sono gare che insegnano molto. Per quanto riguarda la madison ha ragione Stella. Il livello era altissimo e siamo andati davvero forte. Inoltre la nostra coppia era di gran lunga quella più giovane in gara, considerando che abbiamo rispettivamente 20 anni io e 19 anni Stella.

Elia Viviani, Juan David Sierra, madison, Grenchen (foto Augusto De Nando)
Sierra ha avuto l’occasione di correre una prova di madison in coppia con Viviani poco prima dei mondiali in Cile (foto Augusto De Nando)
Elia Viviani, Juan David Sierra, madison, Grenchen (foto Augusto De Nando)
Sierra ha avuto l’occasione di correre una prova di madison in coppia con Viviani poco prima dei mondiali in Cile (foto Augusto De Nando)

A ruota di Viviani

Il cammino di Sierra insieme a Viviani è stato più lungo, considerando che i due hanno anche condiviso il parquet proprio qualche settimana prima del mondiale. 

«Con Viviani – racconta Sierra – abbiamo passato tanti momenti a Montichiari dove ci ha dato tantissimi consigli. Inoltre ho avuto la fortuna di essere in camera con Lamon in Cile, gli ho fatto un sacco di domande, in particolare sulle Olimpiadi. Come si prepara un appuntamento del genere, come lo si gestisce e soprattutto cosa si prova a vincere una medaglia d’oro».

«Quando guardi Viviani da vicino – dice ancora Sierra – capisci come non sia un campione per caso. E’ molto meticoloso sui materiali, tanto che gli ho detto di restare nel giro della nazionale e di venire in pista a darci una mano. Io non conosco tanti aspetti e lui può essere una figura estremamente utile per il nostro gruppo».

«Inoltre – conclude – ho anche avuto l’occasione di correre una madison, una decina di giorni prima del mondiale, insieme a Viviani a Grenchen. E’ stato incredibile. Gli ho fatto un sacco di domande tecniche, sui cambi, su come lanciare il compagno e lanciarsi a propria volta, il posizionamento. Ve l’ho detto che deve rimanere nel giro, ha troppo da insegnare!».

Il bilancio di Santiago, Salvoldi ora vede la luce

Il bilancio di Santiago, Salvoldi ora vede la luce

01.11.2025
6 min
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E’ passato qualche giorno dai mondiali su pista di Santiago e le emozioni, forti, lasciano il posto a quella che deve essere una disamina obbiettiva della situazione da cui l’Italia è uscita dal consesso iridato. Ci sono tanti motivi per sorridere ma anche altri per riflettere, perché la concorrenza estera è sempre più forte e se si ragiona in termini olimpici è chiaro che c’è tanto da fare, come il cittì Dino Salvoldi sa bene.

Il quartetto azzurro a Santiago ha mancato la finale per il bronzo per soli 3 decimi di secondo
Il quartetto azzurro a Santiago ha mancato la finale per il bronzo per soli 3 decimi di secondo
Il quartetto azzurro a Santiago ha mancato la finale per il bronzo per soli 3 decimi di secondo
Il quartetto azzurro a Santiago ha mancato la finale per il bronzo per soli 3 decimi di secondo

Nel suo giudizio sulla trasferta cilena, Salvoldi ha un occhio positivo ma alquanto disincantato: «Sono soddisfatto in relazione alle aspettative che avevamo prima di partire. Soprattutto non credevo che saremmo tornati anche con qualche rammarico, perché pensavo onestamente di essere più lontano, rispetto alla preparazione che avevamo fatto. A parte qualche gara dove non siamo andati bene, ho avuto la percezione che la distanza non sia così ampia come temevo, ora che siamo all’inizio del cammino olimpico. Quindi un po’ di rammarico c’è per qualche risultato che alla fine poteva essere perfino migliore di quello che si è poi concretizzato e mi riferisco soprattutto al quartetto».

E’ un segnale importante per la prossima stagione perché significa partire da un po’ più avanti rispetto a quello che pensavi…

Questo mi fa essere ottimista, ma sarà vero se riusciremo a mettere in pratica i passi che mi sono ripromesso per aggiungere quel che serve per essere competitivi. Considerando che il nostro è un gruppo molto giovane e che c’è bisogno di una certa continuità negli allenamenti. Questo periodo sarà importante per me per prendere contatti con le squadre e stabilire tempi e modalità per gli atleti d’interesse nazionale, ma molto dipenderà dalle qualificazioni olimpiche.

Renato Favero ha corso inseguimento a squadre e individuale. Un'esperienza davvero importante per lui
Renato Favero ha corso inseguimento a squadre e individuale. Un’esperienza davvero importante per lui
Renato Favero ha corso inseguimento a squadre e individuale. Un'esperienza davvero importante per lui
Renato Favero ha corso inseguimento a squadre e individuale. Un’esperienza davvero importante per lui
Quando avrai un quadro più preciso?

A dicembre dovrebbero essere comunicate le modalità di qualificazione, insieme ai percorsi delle gare su strada e quindi ci orienteremo di conseguenza. E’ chiaro che molto dipende anche dalla volontà individuale di far parte di un progetto, di avere degli obiettivi.

In questo senso quanto è stato importante secondo te per i ragazzi aver vissuto direttamente con i propri occhi l’ultima parte dell’epopea di Viviani?

I ragazzi e io – risponde Salvoldi – abbiamo vissuto non solo il mondiale ma anche l’ultimo mese di preparazione e quindi la sua professionalità e applicazione negli allenamenti. Averlo con noi durante il nostro periodo di preparazione, il fatto di allenarsi insieme sicuramente ha offerto degli stimoli e delle prospettive per ragazzi che vedono quel livello ancora lontano, ma realizzabile. Ma questo discorso lo estendo anche a Ganna e a Consonni che sapevo non ci sarebbero stati a questi mondiali, ma sono venuti a Montichiari, quando hanno potuto, a fare allenamento insieme ai ragazzi.

Per Stella uno scratch deludente, ma nella madison si è ben distinto, al di là dell'11° posto finale
Per Stella uno scratch deludente, ma nella madison si è ben distinto e a Salvoldi è piaciuto
Per Stella uno scratch deludente, ma nella madison si è ben distinto, al di là dell'11° posto finale
Per Stella uno scratch deludente, ma nella madison si è ben distinto e a Salvoldi è piaciuto
Temi che ci sia su di te un po’ di pressione in più, relativamente al discorso degli olimpionici?

E’ stato il mio primo mondiale negli Elite, per me ogni opportunità è uno stimolo, non mi mette pressione né paura. Con loro c’è un discorso da costruire passo dopo passo nel corso dei prossimi due anni ed è fortemente legato alla definizione del sistema di qualificazione olimpica. Dopo dicembre avremo le idee più chiare e potremo ragionare, definire con più chiarezza quella che potrebbe essere la programmazione.

Potrebbero esserci anche loro?

Tutto nasce dalla volontà individuale di esserci. Calendario, accordi con le squadre, se c’è la volontà da parte del corridore diventano tutti aspetti successivi, se non secondari. E per quelli che sono i feedback che ho io in questo momento mi sento piuttosto ottimista sulla volontà da parte di tutti di poter disporre del gruppo migliore.

Sierra ha fatto sognare nell'omnium, con il terzo posto nello scratch. Gli manca ancora esperienza e tenuta
Sierra ha fatto sognare nell’omnium, con il terzo posto nello scratch. Gli mancano ancora esperienza e tenuta
Sierra ha fatto sognare nell'omnium, con il terzo posto nello scratch. Gli manca ancora esperienza e tenuta
Sierra ha fatto sognare nell’omnium, con il terzo posto nello scratch. Gli mancano ancora esperienza e tenuta
Dall’altra parte c’è però il pericolo che si guardi sempre ai grandi e non ai giovani…

Su questo voglio essere chiaro. I risultati potranno venire da chi ha già dato tanto, ma ha ancora fame, e da chi si deve ancora esprimere, affermare, e non sa quali margini possa avere. Non saranno gli stessi per tutti, non avremo a breve altri 5 o 6 Ganna o Viviani, ma un paio di ragazzi che potranno emergere o esplodere io dico che li avremo.

Vedendo le prove dell’omnium e della madison, Sierra e Stella hanno fatto vedere a tratti delle cose molto belle. Il risultato finale secondo te è stato dettato dalla mancanza di esperienza o dalla mancanza di resistenza viste le caratteristiche delle due prove?

Aggiungerei a questi due fattori un terzo – ribatte Salvoldi – la prudenza, dettata da me. Stella è un 2006, junior fino allo scorso anno, Sierra un 2005 che non aveva mai fatto un omnium di livello internazionale così alto. Insieme hanno affrontato un’americana di 50 chilometri con coppie affermate. Un piazzamento migliore poteva essere nelle loro gambe, ma è stato limitato dalla prudenza soprattutto nella prima parte di gara perché non c’erano riferimenti sulla loro tenuta. Nell’omnium e nella madison anch’io sono stato molto contento di come si sono espressi. Nel dopo gara, infatti, sono stati avvicinati da parecchi campioni e corridori più esperti che gli hanno fatto i complimenti per il loro atteggiamento in gara.

Joshua Tarling è stato uno dei grandi nomi presenti in Cile, oro nella corsa a punti e argento nella madison
Joshua Tarling è stato uno dei grandi nomi presenti in Cile, oro nella corsa a punti e argento nella madison
Joshua Tarling è stato uno dei grandi nomi presenti in Cile, oro nella corsa a punti e argento nella madison
Joshua Tarling è stato uno dei grandi nomi presenti in Cile, oro nella corsa a punti e argento nella madison
Guardando le altre nazioni, è andato tutto come ti aspettavi?

Ci sono state squadre che si sono presentate con tutti i titolari, ad esempio la Danimarca o l’Olanda stessa. Altre che hanno portato metà squadra o più del 50 per cento dei principali atleti, noi siamo quelli che hanno fatto più cambiamenti. Se penso soprattutto al quartetto identificandolo come riferimento di squadra. Ci sono state nazioni che hanno schierato individualità giovani come abbiamo fatto noi, ma erano comunque atleti già conosciuti di una generazione più avanti alla nostra, cioè parlo di atleti dai 24 anni in su, i nostri erano ventenni. Questa è stata la differenza sostanziale che mi fa essere ottimista, pur sapendo che nell’immediato, almeno nei prossimi due anni, fare risultato serve.

Tante medaglie e tanti segnali. Salvoldi mette un po’ d’ordine

26.07.2025
5 min
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Una trasferta per certi versi difficile quella vissuta dalla nazionale italiana ad Anadia (POR) per gli europei juniores e under 23 su pista. Siamo nell’anno postolimpico e Dino Salvoldi ha spesso specificato come questa stagione sia importante per cercare risposte nella costruzione della nazionale che poi dovrà andare a caccia della qualificazione olimpica. Dall’altro lato la ristrutturazione dei quadri tecnici ha avuto un effetto, rallentato i tempi di lavoro e per questo il testo lusitano era visto non senza apprensione.

Proprio da queste considerazioni parte l’analisi del tecnico azzurro, che visti suoi incarichi deve anche differenziare più di prima l’occhio verso i più giovani come verso coloro che sono alle porte della nazionale maggiore.

Ad Anadia l’Italia ha conquistato complessivamente 22 medaglie di cui 9 d’oro, finendo seconda nel medagliere
Ad Anadia l’Italia ha conquistato complessivamente 22 medaglie di cui 9 d’oro, finendo seconda nel medagliere

«Complessivamente sono chiaramente soddisfatto, ma devo fare un distinguo. Per gli juniores ho la consapevolezza di aver fatto il percorso giusto e di aver presentato una squadra competitiva. Al contrario, negli under 23 avevo un po’ di dubbi perché c’è stata discontinuità nella preparazione, oltre al fatto di avere iniziato tardi. Per una serie di imprevisti non abbiamo avuto modo di prepararci e quindi arrivare con i ragazzi al meglio delle loro potenzialità».

Alla luce di questo i risultati (ricordando che l’Italia ha chiuso seconda nel medagliere) assumono quindi una luce diversa?

Sì, perché ho avuto delle conferme, ma soprattutto indicazioni utili in prospettiva, sul materiale umano che abbiamo a disposizione.

Ancora un titolo europeo per Davide Stella, che ha svettato nello scratch. Per Salvoldi è un punto fermo
Ancora un titolo europeo per Davide Stella, che ha svettato nello scratch. Per Salvoldi è un punto fermo
Queste difficoltà si sono ad esempio tradotte nell’impegno dell’inseguimento a squadre U23: quel bronzo ti ha lasciato un po’ l’amaro in bocca?

Alla fine il bronzo è stato un premio – risponde Salvoldi – perché è arrivato dopo tre prove e siamo andati progressivamente meglio. Potrei dire che la terza è stata la prima gara interpretata bene, con tutti gli automatismi proprio perché prima si sono visti i problemi della mancanza di lavoro insieme. E’ stata una prestazione consona a al livello che avevamo in quel momento. Sono tutte indicazioni che ho tratto e incamerato, i problemi tattici che abbiamo riscontrato ci serviranno per il futuro. Il tempo di lavoro mancato poi in gara lo paghi. E’ un bronzo che premia l’applicazione dei ragazzi, ma che non rispecchia il loro reale valore.

Parlavi prima degli juniores. Facendo il paragone con la generazione precedente, quella che adesso è under 23, che valore ha questa?

Vorrei innanzitutto sottolineare che è il quarto anno di fila che vinciamo e sempre con prestazioni cronometriche importanti. Sono frutto di un lavoro continuativo, che per i secondo anno è iniziato nel 2024 mentre per i nuovi è iniziato a dicembre inserendoli progressivamente. E’ un flusso continuo, che poi andrà avanti col cambio di categoria. Io con i ragazzi sono stato chiaro, questo è un anno dove si deve lavorare il più possibile perché probabilmente i mondiali 2026 saranno già qualificativi per Los Angeles e dovremo farci trovare pronti.

Vittoria nella corsa a punti per Juan David Sierra, dedicata al compianto Samuele Privitera
Vittoria nella corsa a punti per Juan David Sierra, dedicata al compianto Samuele Privitera
Proprio per le difficoltà che dicevi prima a proposito degli under 23, le vittorie di Sierra e di Stella hanno magari quel pizzico di valore in più perché raggiunte proprio non essendo al massimo della condizione?

Sì, infatti loro hanno questa grande abilità anche di tattica e di conduzione del mezzo. Anche se non sono al 100 per cento riescono comunque ad essere competitivi in quel tipo di gare, corsa a punti e scratch in quest’occasione. Io non mi preoccupo, è stato solo un problema di tempistica, secondo me più avanti, proseguendo nel lavoro, avremo molte più indicazioni. L’anno prossimo, quando partiremo dall’inizio, iniziando gli allenamenti prima, avremo un altro tipo di riscontri. In prospettiva, alcuni di questi giovani oggi under o juniores, potranno andare ad implementare il gruppo degli elite. Adesso c’è ancora un gap, serve lavoro costante.

E’ pesato il ritorno dei russi?

A livello juniores, ne avevamo già incontrati lo scorso anno ai campionati del mondo. Sono sempre stati forti, hanno sempre avuto grande tradizione e quindi non sono certo una sorpresa. Vedremo quanti e quali di loro continueranno a progredire, ma dobbiamo considerarli un fattore anche in ottica olimpica.

Renato Favero ha chiuso secondo nell’inseguimento, battuto dall’inglese Charlton. 3° Giaimi
Renato Favero ha chiuso secondo nell’inseguimento, battuto dall’inglese Charlton. 3° Giaimi
E ora?

Ora si torna a lavorare a testa bassa – avverte Salvoldi – perché dal 20 al 24 agosto abbiamo i campionati del mondo juniores che per noi sono il vero obiettivo. Questo è stato il primo passaggio, il primo momento di confronto, il mettere il numero sulla schiena dopo tanti allenamenti fatti insieme. Quindi adesso abbiamo un altro mese per arrivare al top della condizione. Con gli Under invece iniziamo a lavorare insieme agli elite per i mondiali di ottobre che ci daranno altre risposte in funzione del nostro vero target, la qualificazione olimpica. Abbiamo fatto delle buone prestazioni, 3’51” del quartetto nella finalina è tanta roba, ma dobbiamo renderci conto che non c’è tempo da perdere, perché le qualificazioni olimpiche sono davvero dietro l’angolo…

Sierra fuori dal Giro U23, ma in gara con i pro’ in Belgio

18.06.2025
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ALBESE CON CASSANO – Il camper del Tudor Pro Cycling Team U23 è parcheggiato poco lontano dal foglio firma della terza tappa del Giro Next Gen. I ragazzi della formazione svizzera si cambiano su sedie da campeggio ridendo e scherzando tra di loro. La frazione che termina al Passo del Maniva è alle porte e oggi (ieri per chi legge) si sono visti i primi verdetti. Dei cinque atleti il migliore nella classifica di tappa è lo svizzero Robin Donzé, sedicesimo alla fine della giornata. 

«Il Giro Next Gen rappresenta uno dei primi obiettivi di stagione – ci racconta Boris Zimine, Sport Director della formazione U23 – e la giornata di oggi ha dato delle risposte. Lo scorso anno Robin Donzé si era dedicato completamente ad aiutare Mathys Rondel mentre quest’anno cercherà di fare del suo meglio». 

La Tudor Pro Cycling Team U23 ha optato per una quadra di scalatori al Giro Next Gen (foto Xavier Pereyron)

Spazio agli scalatori

Una delle notizie in casa Tudor Pro Cycling per questo Giro Next Gen è l’esclusione di Juan David Sierra. Il velocista italiano, nato tra l’altro a Rho, sede della cronometro iniziale della corsa rosa under 23, non è stato incluso nei cinque nomi della squadra svizzera.

«Per questo Giro Next Gen – dice Boris Zimine – abbiamo scelto di avere il giusto mix di corridori con una preferenza per gli scalatori. Durante l’anno non ci sono tante gare per loro e queste otto tappe sorridono proprio a loro. Nel complesso abbiamo scelto corridori che possono curare la classifica generale o che possano essere di supporto al leader». 

L’esclusione di Sierra a cosa è legata?

Al percorso. Ieri (a Cantù, ndr) è stata una tappa dura, se guardate la classifica di tappa vedrete che c’erano davanti tutti gli uomini di classifica. Sparfel ha fatto secondo, Widar quarto. 

Quindi avete pensato non ci fossero tappe adatte a lui?

Sì. Anche se dovesse arrivare una volata sarebbe a ranghi ridotti direi. Con una formazione composta da cinque corridori è difficile pensare di tenere chiusa la corsa. Questa è la ragione principale. Non siamo stati felici di lasciare a casa Sierra perché sappiamo quanto sia importante per noi. 

Inizialmente le squadre al Giro Next Gen dovevano essere composte da sei corridori, ma poi l’organizzazione ha cambiato. 

Con sei ragazzi qualcosa sarebbe cambiato, ma non solo per noi. Rispettiamo quello che l’organizzazione decide e basta, senza polemiche. 

Sierra dopo la dolorosa notizia dell’esclusione dal Giro Next Gen ha vinto la Paris-Troyes, una bella prova di forza e carattere (foto Belair Clap – BC Sport Agency)
Sierra dopo la dolorosa notizia dell’esclusione dal Giro Next Gen ha vinto la Paris-Troyes, una bella prova di forza e carattere (foto Belair Clap – BC Sport Agency)
Sierra poi ha vinto una corsa importante come la Paris-Troyes…

E’ stato bello anche perché l’anno scorso aveva già fatto questa gara e aveva commesso qualche errore. Questa volta non ha ripetuto quegli sbagli ed è riuscito a entrare nello sprint finale vincendolo (in apertura (foto Belair Clap – BC Sport Agency, ndr). Credo sia stata un’ottima prova di carattere, anche perché pochi giorni prima gli avevamo fatto presente l’esclusione dal Giro Next Gen. Ovviamente era deluso, ma il fatto che abbia vinto pochi giorni dopo è una grande cosa.

Abbiamo visto che correrà al Giro del Belgio.

Sì, correrà con il team professional. Non è la prima volta quest’anno, ha già fatto qualche gara con la formazione maggiore. Per lui, ma anche per noi, è un bel passo. Non potendolo portare qui al Giro Next Gen abbiamo guardato alla gara che potesse dargli qualcosa in chiave di crescita e sviluppo. 

Sierra nel 2025 ha corso tanto con i professionisti e nelle gare del Nord, qui all’ultima Tro-Bro Léon
Sierra nel 2025 ha corso tanto con i professionisti e nelle gare del Nord, qui all’ultima Tro-Bro Léon
Cosa può dargli un’esperienza del genere?

Onestamente penso che il Giro del Belgio possa essere una buona esperienza per prendere confidenza con i percorsi e le strade del Nord. Ci sono tante gare e molte Classiche importanti in Belgio durante l’anno e credo che Sierra possa essere un corridore adatto a quei percorsi in futuro. 

Come giudichi il suo tragitto con voi?

Penso sia buono, sento che sta migliorando e diventando anche più maturo. Deve continuare così perché il cammino è giusto, ha ancora margini ed è giusto che sia così visto che è nel devo team. Si tratta di un processo in atto e dobbiamo proseguire.

Sierra: le prime esperienze con i pro’ e un faro di nome Trentin

29.12.2024
5 min
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Sentir parlare Juan David Sierra inganna, non tanto per gli argomenti che porta e la lucidità con cui li sviscera, ma perché tutto questo lo fa ad appena 19 anni. Tra pochi giorni di anni ne farà 20 (il 25 gennaio), eppure il giovane cresciuto nella Ciclistica Biringhello sembra avere le idee chiare. Il primo anno con il devo team della Tudor Pro Cycling lo ha messo davanti a degli scalini, lui piano piano li ha saliti tutti. Consapevole che la scalata non sia ancora finita, Sierra è pronto a tornare al lavoro. Anzi, lo ha già fatto.

«Prima di Natale – ci racconta – sono stato in Spagna, in ritiro con la squadra. Il team nei mesi invernali affitta una villa dove i corridori possono andare ad allenarsi. Tra il 13 e il 24 dicembre sono stato lì insieme a metà dei miei compagni di squadra. Ci siamo allenati molto e con un tempo fantastico».

Sierra ha iniziato la sua prima stagione in Tudor Pro Cycling correndo con i pro’, a Murcia e poi Almeria
Sierra ha iniziato la sua prima stagione in Tudor Pro Cycling correndo con i pro’, a Murcia e poi Almeria

Il contatto con i pro’

Sierra parla, sereno e analitico. Il 2024 per lui è stato un anno importante, l’arrivo nel team di sviluppo della Tudor lo ha portato a crescere parecchio. Fin dai primi mesi ha visto da dentro cosa vuol dire correre tra i professionisti. Lo ha fatto nelle gare di Mallorca, lo scorso gennaio, e poi anche a fine stagione con due esperienze di grande calibro. Prima la Sparkassen Musterland e poi la Parigi-Tours

«Le gare che ho fatto con il team professional – dice Sierra – sono state esperienze fantastiche che non mi aspettavo di vivere già da subito. La prima gara che ho disputato è stata la Vuelta a Murcia. La squadra mi ha mandato subito in fuga, è stato un battesimo di fuoco ma comunque interessante. Il giorno dopo alla Clasica de Almeria il gruppo ha controllato l’andamento della gara, sembrava di vedere la corsa dalla televisione. A 20 chilometri dal traguardo le squadre erano già posizionate per lo sprint. Io ero lì, nel mezzo, sentivo la tensione crescere dalla radiolina mentre accanto mi passavano i corridori che di solito ammiravo da lontano».

La sua ultima gara del 2024 è stata la Parigi-Tours, un bel banco di prova
La sua ultima gara del 2024 è stata la Parigi-Tours, un bel banco di prova
Che ruolo hai svolto?

Sempre di supporto. Anche alla Sparkassen Munsterland e alla Parigi-Tours dovevo tenere i capitani al sicuro nei passaggi più difficili. Sugli sterrati della Francia avevo il compito di tirare tra un settore di sterrato e l’altro per Trentin. La Parigi-Tours è stata l’ultima gara dell’anno e anche la più impegnativa, con 213 chilometri tra fango e pioggia. All’arrivo ero tra gli ultimi, ma ho avuto la fortuna di attraversare il traguardo con Morkov, che era alla sua ultima gara. 

Hai corso molto con Trentin

Delle cinque gare fatte con i professionisti, quattro le ho corse con lui. E’ un corridore con il quale ci si confronta bene, è sincero e disponibile. Da un lato spero mi prenda sotto la sua ala, per imparare più cose possibili. In questi giorni di ritiro mi sono allenato con i professionisti e mi ha dato tanti consigli.

Sierra ha trovato in Trentin un riferimento da seguire e dal quale imparare
Sierra ha trovato in Trentin un riferimento da seguire e dal quale imparare
Quali?

Il più importante è di farsi voler bene dai compagni di squadra, di essere umile e con i piedi per terra. Per diventare un leader serve una grande empatia, il lato umano è molto importante. 

Come descriveresti le tue esperienza con i professionisti?

Bellissime. Trentin è davvero un maestro incredibile, ma ho imparato da tutti. Anche dagli avversari. Vedere come si muovono in corsa, capire cosa e come si mangia durante una gara, sono tante le chicche che porto con me.

Il giovane italiano ha vinto anche la sua prima gara da U23 al Tour de la Mirabelle (foto DirectVelo/Alexis Dancerelle)
Il giovane italiano ha vinto anche la sua prima gara da U23 al Tour de la Mirabelle (foto DirectVelo/Alexis Dancerelle)
Com’è stato tornare tra i grandi anche solo per un allenamento?

Bello. Alla fine non sono più nuovo, mi conoscono. Quindi l’approccio è più diretto, non c’è quella barriera da abbattere. Mi sono sentito più parte del gruppo. 

Non dimentichiamoci che sei al secondo anno da under 23, nel 2024 che passi senti di aver fatto?

Il miglioramento principale è stato sulla resistenza, che era il primo obiettivo sul quale il preparatore mi aveva detto di lavorare. Il salto tra juniores e under 23 è difficile, quindi serviva aumentare le mie qualità di resistenza. In un solo anno sento di aver fatto un bello step. 

Sierra guarda al 2025, stagione nella quale vuole confermarsi nelle gare più importanti riservate agli U23
Sierra guarda al 2025, stagione nella quale vuole confermarsi nelle gare più importanti riservate agli U23
Altro?

Mi sono concentrato molto sulle mie qualità naturali: strappi e volate. Non ho provato a migliorare altri aspetti, come in salita ad esempio. Sinceramente non mi aspettavo di andare così forte fin da subito. So che sembra scontato ma per descrivere il mio 2024 userei la parola “crescita”. Sono maturato molto, sia fisicamente che mentalmente. Sto per compiere 20 anni e ora mi sento pronto. 

Dal 2025 cosa ti aspetti?

Di massimizzare il lavoro per riuscire a vincere le corse più importanti tra gli under 23 e diventare un leader. Mi piacerebbe mettermi alla prova nelle classiche di categoria: Roubaix, Gand e Youngster Coaster Challenge. Del calendario ancora non so molto, spero di fare il Giro di Bretagna e il Giro Next Gen. Soprattutto quest’ultima può essere un ulteriore passo di crescita. 

Sierra ha già imparato a vincere grazie alla Tudor U23

28.05.2024
5 min
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Lo spunto per intervistare Juan David Sierra era arrivato settimana scorsa, ancora prima della sua vittoria di domenica 26 maggio al Tour de la Mirabelle (foto di apertura DirectVelo/Alexis Dancerelle). Poi il tempo ci ha fatto un bel regalo e siamo qui a commentare con il giovane, classe 2005, della Tudor Pro Cycling Team U23 il primo successo nella categoria. 

«La prima vittoria – racconta Sierra – ha portato un’emozione molto forte. Nei giorni precedenti avevo perso una volata a causa di un errore di comunicazione. Il morale non era molto alto, anche perché nella seconda tappa ero riuscito a scollinare nei dieci, ma poi ho perso lo sprint. Insomma, quella di ieri (domenica, ndr) è stata una liberazione, era nell’aria. I miei compagni hanno creduto tanto in me e questo mi ha riempito di fiducia e voglia di riscattarmi».

Sierra ha corso molto in Francia in questo inizio di stagione (foto DirectVelo/Alexis Dancerelle)
Sierra ha corso molto in Francia in questo inizio di stagione (foto DirectVelo/Alexis Dancerelle)

Uniti i puntini

Juan David Sierra era partito bene nella sua avventura nel devo team nella professional svizzera. Ci conferma che l’inverno è andato bene ma le prime corse sono quelle che servono per misurare la febbre delle gambe. 

«Se devo essere sincero – continua – non mi aspettavo di essere a questo livello. Vero, durante l’inverno ho fatto tutto alla perfezione, poi io sono uno a cui piace lavorare. Le prime risposte le ho avute alla Ronde de l’Isard, corsa a inizio maggio. Durante le cinque tappe ho avuto sensazioni ottime, arrivando all’ultima con ancora tante energie in corpo. Era una corsa per scalatori, con una sola chance per i velocisti, nella prima tappa. Mi sono comportato bene portando a casa un secondo posto. Per il resto mi sono messo al servizio dei miei compagni».

Dopo l’arrivo dell’ultima tappa del Tour de la Mirabelle l’abbraccio con il massaggiatore (foto DirectVelo/Alexis Dancerelle)
Dopo l’arrivo dell’ultima tappa del Tour de la Mirabelle l’abbraccio con il massaggiatore (foto DirectVelo/Alexis Dancerelle)

Partenza alternativa

Il calendario dell’azzurro ha avuto un inizio differente rispetto a quanto fatto anche da tanti altri compagni di squadra. Nessun appuntamento tra gli under 23, ma subito tra i grandi.

«Da un lato è stato strano – replica Sierra – perché le prime tre gare della stagione le ho fatte con i professionisti. Murcia, poi Almeria e infine Scheldeprijs. La prima corsa under 23 che ho disputato è stata la Parigi-Roubaix, anche quella poco indicativa vista la sua particolarità. Come detto il primo momento di risposta è arrivato proprio alla Ronde de l’Isard. Ad essere sincero le corse under 23 hanno due facce: quando ci sono i devo team e quando non ci sono. Nel primo caso la gara è ordinata, con le squadre che si organizzano per tirare. Nel secondo caso assomigliano più ad una gara di juniores, con tanta confusione. Personalmente mi trovo bene in entrambi i casi, ma preferisco l’ordine».

Sierra ha mantenuto gli allenamenti su pista durante l’inverno e continuerà durante tutta la stagione (foto Instagram)
Sierra ha mantenuto gli allenamenti su pista durante l’inverno e continuerà durante tutta la stagione (foto Instagram)

Tappa ad Hong Kong

Nell’inizio di stagione travagliato di Sierra c’è stato anche spazio per un appuntamento di Coppa del mondo su pista. Con la tappa di Hong Kong, dove il campione europeo in carica con il quartetto under 23. 

«Ho iniziato più tardi – spiega – anche perché con l’appuntamento di Hong Kong ho messo da parte la strada per un paio di settimane, concentrandomi sulla pista. Durante l’inverno ho continuato a tenere attivi gli allenamenti a Montichiari, per una volta ogni due settimane. Comunque la pista fa bene ad un velocista con me. Hong Kong è stato un appuntamento importante, si è trattata della prima gara su pista con gli elite. Ho corso solo nella madison, però è stato un bel banco di prova. Durante l’anno non ho intenzione di abbandonare la pista, anche perché il 9 luglio ci sono gli europei under 23 e voglio farmi trovare pronto». 

Una preparazione diversa

Nel raccontare questi primi mesi con la Tudor Pro Cycling Team U23 il velocista di origine colombiana ha parlato di una condizione ottima. Ma come ha raggiunto un livello del genere?

«Rispetto al 2023 – racconta ancora – sono aumentate le ore in bici. Da junior a novembre e dicembre facevo solo palestra, mentre quest’anno è capitato di fare palestra la mattina e il pomeriggio un allenamento di due o tre ore. Non ho mai fatto tanta intensità, ho lavorato spesso in Z2 con qualche sprint, ma poca roba. Devo ammettere che il lavoro ha ripagato, non era scontato migliorare così tanto. Invece fin da subito ho notato un miglioramento di potenza tra l’uno e i dieci secondi. Ora aspetto di capire se parteciperò al Giro Next Gen e poi andrò ai campionati italiani su strada e a crono. La prima parte di stagione si concluderà con gli europei U23 su pista».

Nazionale a Hong Kong e Villa cerca nomi nuovi

12.03.2024
5 min
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Questo fine settimana torna la Nations Cup di ciclismo su pista in quel di Hong Kong e Marco Villa si è trovato a partire per l’Estremo Oriente con una nazionale ben più che rimaneggiata. Mancano pressoché tutti i big, ma il cittì azzurro non si preoccupa. Anzi questa trasferta può essere molto utile per capire chi ci sia dietro ai due quartetti titolari.

Il quartetto femminile azzurro oro agli Europei 2024. Viilla però guarda già al futuro
Il quartetto femminile azzurro oro agli Europei 2024. Viilla però guarda già al futuro

Prendendo spunto dalle convocazioni azzurre, Villa affronta un tema importante proprio perché messo un po’ da parte in vista dell’imminente scadenza olimpica: chi c’è dietro i titolari? E’ anche valutando questa prospettiva che il tecnico ha fatto le sue scelte.

«In campo maschile – spiega – porto gente già nel giro azzurro maggiore come Lamon, Scartezzini e Boscaro e con loro agiranno, per il quartetto ma anche nelle altre prove di endurance, Galli, Giaimi e Sierra. Fra le donne intorno all’esperta Zanardi ci sarà un manipolo di giovani con Crestanello, Fiorin, Pellegrini e Vitillo. Tutti questi nomi li considero parte del progetto, anche per Parigi. Se qualcuno o qualcuna mi dimostra di andare davvero forte può entrare anche nella formazione titolare, proprio come fece Milan a Tokyo dandoci quel qualcosa in più».

L’oro europeo nel quartetto juniores 2023. Salvoldi ha dato a Villa un manipolo di campioni in erba (foto Uec)
L’oro europeo nel quartetto juniores 2023. Salvoldi ha dato a Villa un manipolo di campioni in erba (foto Uec)
Molti di questi ragazzi sono al loro esordio nella categoria maggiore e anche nelle gare internazionali, alcuni non li avevi tu sotto mano. Che impressione ne hai tratto?

Erano sotto le direttive di Salvoldi e so come hanno lavorato. Poi negli allenamenti io c’ero, li vedevo, anche la scorsa stagione. So di che cosa sono capaci e so anche che seguono tutti quella direzione che ormai impera nel ciclismo moderno, quella della multidisciplina. Per me possono fare molto bene anche su strada.

In un quartetto quanto conta l’età?

Molto, ma io devo guardare all’esperienza e occasioni come queste sono oro. Un quartetto deve avere al suo interno il giusto mix, ma io il quartetto lo vivo tutti i giorni, lo intendo in maniera allargata. Non è un caso ad esempio se a Montichiari faccio allenare le ragazze dietro ai ragazzi. Bisogna entrare nei meccanismi, anche capire come aiutarsi a vicenda.

Sierra è l’esatta dimostrazione di come si possa emergere su pista come su strada
Sierra è l’esatta dimostrazione di come si possa emergere su pista come su strada
Anche perché ogni elemento devi inquadrarlo in funzione di un ruolo specifico…

Esatto. Se da una parte bisogna essere pronti a vestire un altro ruolo, è comunque necessario impossessarsi di un proprio compito, come un vestito su misura. Per farci capire, quattro Ganna non fanno un quartetto vincente all’Olimpiade. Io ho bisogno di avere gente intercambiabile: se Lamon non può fare il suo solito lancio, so che posso contare su Boscaro per lo stesso ruolo. Consonni come secondo vagone ha un Galli di riserva. Milan come terzo ha tante alternative come Scartezzini, Giaimi o Viviani e Ganna nel finale può essere sostituito dagli stessi Milan e Giaimi. Lo stesso principio vale per le donne, bisogna saper mettere gli innesti giusti al posto giusto.

Proprio a proposito delle ragazze, quante ne consideri?

Oltre a quelle titolari, ci sono quelle di Hong Kong, ma anche ragazze più giovani, come Zanzi e Grassi che sono ancora junior ma seguo con molta attenzione. Ragazze che attualmente non vanno come le altre, ma io spero che prendano quel ritmo. Hanno tempo per farlo, ma devono abituarsi il prima possibile.

Valentina Zanzi, uno dei nuovi talenti qui sul podio iridato juniores 2023 nella corsa a punti
Valentina Zanzi, uno dei nuovi talenti qui sul podio iridato juniores 2023 nella corsa a punti
Vedendo tutta questa gioventù chiamata in causa, la sensazione è che una parte di te sia già proiettata al dopo Parigi.

Non potrebbe essere altrimenti. Dopo l’Olimpiade ci metteremo al tavolo e ognuno dirà che cosa vorrà fare: se continuare e investire altri quattro anni in questa attività o dedicarsi completamente alla strada. Lo faremo in assoluta sincerità, senza pressioni. Dopo Tokyo fu così: parlammo in maniera schietta e i ragazzi olimpionici fecero un patto per arrivare a Parigi e difendere il titolo. Io garantii loro il massimo dell’impegno per portarli il più in alto possibile e quel patto non è mai stato infranto. Dopo Parigi affronteremo il discorso.

Parlavi prima di nuovi innesti dalle juniores. Il discorso vale anche per i maschi e più in generale, trovi numeri più risicati al femminile?

Partiamo dal primo tema. Ci sono già altri giovani che seguo, faccio due nomi: Grimod e Favero. Molto però dipende da che cosa chiedono i team, non tutti guardano di buon occhio alla doppia attività e io ho bisogno di gente che sia pronta a investire sulla pista senza remore e senza ostacoli esterni. Per il resto c’è materiale in entrambi i sessi e questo è confortante, poi è chiaro che il lavoro da fare per entrare nel team è lungo. Se da junior viaggi a 3’55”, quando passi di categoria ci sono titolari che vanno a 3’42”. E’ un bel salto, ma con il tempo e il lavoro si può fare.

Villa con la Venturelli. A dispetto dell’età si è dimostrata già matura per entrare nel quartetto titolare
Villa con la Venturelli. A dispetto dell’età si è dimostrata già matura per entrare nel quartetto titolare
Un discorso che vale anche al femminile?

Sicuramente, certo poi quando ti trovi un fenomeno come la Venturelli, primatista mondiale junior che già va alle velocità delle titolari allora è diverso, ma lì siamo di fronte a un fenomeno aiutato dal fisico, da quello che madre natura le ha dato. Io spero che la nuova infornata di juniores mi dia altro materiale, oltre i nomi che ho già fatto, considerando anche che c’è chi emerge prima e chi dopo. Ma è compito mio che non sfugga nulla, né per l’oggi né per il domani.

Fiorin, l’europeo tra i grandi con rimpianti e voglia di fare

24.01.2024
5 min
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Nella spedizione italiana agli europei su pista di Apeldoorn c’era anche Matteo Fiorin, che ha partecipato allo scratch. Una presenza che, a prescindere dal risultato, ha avuto un certo peso specifico perché parliamo di un corridore appena approdato alla categoria U23. Appena approdato alla MBH Bank-Colpack-Ballan, il corridore di Desio ha vissuto quest’esperienza quasi come un regalo di Natale fuori tempo.

«E’ stata una settimana davvero diversa dalle altre – racconta Fiorin – un’esperienza particolare e che mi ha lasciato tanto. Mai lo scorso anno avrei pensato d’iniziare così il 2024, ma con tanti azzurri impossibilitati a partecipare perché in Australia, si è aperta una porta anche per me».

Per Fiorin la presenza ad Apeldoorn è stata una sorpresa, ma è parte del suo futuro su pista, anche per il quartetto
Per Fiorin la presenza ad Apeldoorn è stata una sorpresa, ma è parte del suo futuro su pista, anche per il quartetto
Come sei arrivato ad Apeldoorn?

L’avvicinamento non è stato dei migliori, prima di Natale ho avuto problemi di salute che mi hanno costretto a qualche giorno di stop. Nelle due settimane precedenti la rassegna continentale ho lavorato bene, ma la forma raggiunta non era quella ottimale. Comunque ero pronto per fare la mia figura.

Che impressione ti ha fatto gareggiare fra i grandi?

Inizialmente non nego di aver sentito un po’ la pressione, ero in mezzo a tutti quei corridori che normalmente guardavo in televisione. Poi ho cercato di concentrarmi su me stesso, sulla gara e non ci ho più pensato. In fin dei conti, sono sempre avversari, come quelli che affrontavo prima, da junior.

Il lombardo nello scratch ha chiuso al 15° posto perdendo l’attimo della fuga decisiva
Il lombardo nello scratch ha chiuso al 15° posto perdendo l’attimo della fuga decisiva
La gara com’è stata?

Particolare, diversa da come pensavo sarebbe andata e da come solitamente si svolgono gli scratch. Normalmente i primi giri sono di assestamento, si sta alla corda e si prende velocità, invece sin dall’inizio non c’è mai stato ritmo costante, si sono subito susseguiti gli scatti. A metà corsa c’è stata l’azione decisiva e il gruppo si è praticamente spezzato in due, io non sono stato reattivo in quel momento per attaccarmi al treno giusto e la cosa era possibile. Per questo ho chiuso con molti rimpianti.

Con che ambizioni eri partito?

A dispetto della mia giovane età, volevo giocarmi le mie carte. Tra l’altro prima della partenza Villa mi aveva suggerito di mettere un rapporto 63-64×16, ma io ho optato di comune accordo per il 66×16 proprio perché volevo giocarmi le mie carte allo sprint, anche considerando i rapporti che usavo l’anno scorso. Una scelta che alla fine si è rivelata vana.

Con Fiorin, Boscaro, Bianchi e Napolitano la Colpack era il team più rappresentato a Apeldoorn
Con Boscaro, Bianchi, Fiorin e Napolitano la Colpack era il team più rappresentato a Apeldoorn
Che cosa ti ha detto Villa dopo la gara?

Io ero molto abbattuto, lui prima della corsa mi aveva detto di stare tranquillo, che comunque fosse andata sarebbe stata esperienza da mettere da parte. Alla fine mi ha consolato ribadendo che ero lì per imparare, poi abbiamo analizzato la gara per capire dove avevo sbagliato. Corse del genere servono a questo.

Lo scratch è tra le tue discipline preferite?

Non direi, anche come è andata la gara di Apeldoorn conferma che per certi versi è un terno al lotto, devi essere anche fortunato per poter emergere. Preferisco una gara come l’eliminazione, dove si deve sfruttare la strategia e soprattutto emergono i veri valori.

Con Sierra nella vittoriosa prova internazionale di madison a Gand, la prima di una bella serie
Con Sierra nella vittoriosa prova internazionale di madison a Gand, la prima di una bella serie
Molti successi li hai però ottenuti nella madison, dove con Sierra hai mostrato di avere notevole amalgama, qualità che Villa ritiene appartenere a poche coppie…

Con David ci conosciamo fin quasi da bambini. Ci siamo poi ritrovati insieme in nazionale e Salvoldi ci ha unito. Abbiamo subito trovato il feeling giusto, alla prima gara internazionale a Gand abbiamo subito vinto… Ci siamo presi belle soddisfazioni perché siamo un connubio perfetto, che compendia diverse caratteristiche sia personali che ciclistiche, ma in bici siamo entrambi “cattivi”, io più veloce e lui più resistente. Noi vogliamo andare avanti insieme, questo è sicuro.

A che punto sei ora?

Direi buono, stiamo affrontando il primo ritiro con la Colpack per affrontare a fine mese le prime gare della stagione. La prima parte sarà un po’ a singhiozzo anche perché ho la maturità che mi aspetta, infatti credo che salterò le prove di Nations Cup anche perché ho solo i punti per partecipare allo scratch.

Per Fiorin quest’anno ci sono grandi ambizioni anche su strada, come sprinter e non solo
Per Fiorin quest’anno ci sono grandi ambizioni anche su strada, come sprinter e non solo
Su strada sei considerato uno sprinter puro, ma questa etichetta ti sta bene?

Fino a un certo punto. Sicuramente lo sprint è la mia caratteristica migliore, ma voglio dimostrare di saper temere anche sugli strappi brevi. Cambiando categoria cambiano la preparazione e anche le gare, saranno più lunghe e complesse. Mi dovrò abituare, ma con l’allenamento e la dedizione voglio arrivarci, voglio far vedere che posso essere un velocista più complesso.

Considerando anche gli impegni scolastici, che cosa ti proponi?

In questo primo anno di aiutare i compagni in primis, di entrare appieno nel gruppo, ma se capita l’occasione giusta non mi tirerò certo indietro…

Niente europei, ma Sierra vuole tutto: pista e strada

23.01.2024
5 min
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Per David Sierra sono giorni importanti. Villa lo voleva nel gruppo azzurro agli europei di Apeldoorn e aveva anche detto che gli avrebbe affidato la corsa a punti, ma la sua nuova squadra, la Tudor Under 23 ha preferito portarlo nel primo ritiro prestagionale, per la necessaria presa di contatto con tutto quello che sarà il suo gruppo, fra tecnici e corridori. I rimpianti sono svaniti ben presto: troppo importante porre le basi per quello che sarà il suo primo anno nella categoria con sguardo molto più in là.

Di Sierra qualche giorno fa ha parlato anche Salvoldi, sottolineando il profondo cambio non solo fisico, ma soprattutto prestativo che il corridore lombardo con radici colombiane ha mostrato nel corso dell’anno, risultando tutt’altro atleta rispetto a quello che aveva conosciuto al suo primo anno da junior.

«E’ stato un cambiamento soprattutto mentale – riconosce Sierra – devo ammettere che nel primo anno non ero concentrato sul ciclismo al 100 per cento, i miei allenamenti erano ancora a livello di un allievo. A un certo punto della stagione però ho cominciato a ragionare, a capire che se volevo davvero ottenere qualcosa, dovevo fare tutto per bene. Così d’inverno mi sono messo sotto con l’allenamento, ho curato l’alimentazione senza sgarrare, ho implementato il potenziometro e i risultati si sono subito visti».

Il gruppo U23 della Tudor, composto da 13 elementi. Fra loro anche l’altro italiano Alari (foto Tudor Pro Cycling)
Il gruppo U23 della Tudor, composto da 13 elementi. Fra loro anche l’italiano Alari (foto Tudor Pro Cycling)
Solo su pista?

No, anzi direi che su strada i progressi sono stati evidenti sin da subito. Sono andato alla Gand-Wevelgem in una giornata dura, eppure per pochissimo ho mancato di arrivare con il primissimo gruppo, di giocarmi qualcosa d’importante. Poi la pista è venuta di conseguenza, ho iniziato a competere con Fiorin nella madison e i risultati sono arrivati.

La scelta del team dà da pensare: che cosa dicono del tuo doppio impegno con la pista?

C’è massima apertura, questo lo posso assicurare, perché era una delle condizioni che avevo posto per accettare la loro proposta. Tanto è vero che mi permettono di partecipare a tutte le sessioni di Montichiari e sono stato anche al ritiro invernale della nazionale a Noto. E mi lasceranno libero anche per le prove successive.

Sierra con la nuova divisa Tudor. Il lombardo ha avuto assicurazioni per effettuare la doppia attività
Sierra con la nuova divisa Tudor. Il lombardo ha avuto assicurazioni per effettuare la doppia attività
Quali saranno?

Io punto agli europei under 23 e poi fare qualche gara di classe 1 e 2, anche per guadagnare punti per poter essere selezionato per la Nations Cup. Per ora non ho avuto notizie da Villa sulla possibilità di partecipare a qualche tappa, ma è anche giusto così considerando che è ancora in ballo la qualificazione olimpica e quindi cerca l’esperienza. Intanto però conto di avere qualche chance per gareggiare e acquisire punti e sempre maggiore conoscenza.

Hai visto Fiorin in gara ad Apeldoorn?

Non me lo sono perso, ho anche tifato per lui e mi è dispiaciuto che ha perso l’attimo giusto per rimanere nel vivo della lotta dello scratch. Sono stato contento che abbia avuto questa possibilità, mi sarebbe piaciuto condividerla.

Con Fiorin, Giaimi e Favero, Sierra ha vinto l’oro europeo con il record mondiale
Con Fiorin, Giaimi e Favero, Sierra ha vinto l’oro europeo con il record mondiale
Tra l’altro con Matteo formate ormai una coppia affiatata nella madison, un’accoppiata quasi inscindibile e Villa ripete spesso che l’affiatamento è la prima condizione perché in quella gara così difficile da interpretare si possano ottenere risultati…

Diciamo che siamo a buon punto. Ci siamo integrati bene subito. Io dico sempre che la nostra forza è che siamo due persone completamente diverse, non solo in pista. Lui è un tipo molto tranquillo, io sono più estroverso. In pista lui è molto più veloce di me, ma io sono un attaccante per natura, quindi ci compendiamo in maniera perfetta.

Veniamo al nuovo team. Come ti trovi?

Davvero benissimo. Abbiamo già fatto un primo ritiro di 5 giorni in Spagna, c’era anche Cancellara con cui abbiamo parlato, ci ha spiegato il progetto che è alla base di tutto il team. Il nostro primo giorno coincideva con l’ultimo della squadra maggiore, ma quel che ho notato è che non cambia nulla fra l’uno e l’altro, la professionalità e l’attenzione verso di noi è la stessa. Ora non vedo l’ora d’iniziare a correre.

Nel 2023 Sierra ha sfiorato il podio ai mondiali su strada ed è stato 6° agli europei (foto Tudor Pro Cycling)
Nel 2023 Sierra ha sfiorato il podio ai mondiali su strada ed è stato 6° agli europei (foto Tudor Pro Cycling)
Sai già che calendario farai?

Non è stato ancora deciso, ma sappiamo già che alcuni di noi avranno occasioni per gareggiare con il team più grande, quindi con i professionisti e la cosa mi solletica alquanto. E’ un cambiamento profondo che sto affrontando, so anche che ci saranno lunghi periodi lontano da casa: in certi momenti dell’anno, fra una gara e l’altra rimarremo nel quartier generale vicino Lucerna. Poi ci saranno i periodi in altura.

Ti aspetti qualcosa in particolare dalla tua stagione su strada?

Sarei pretenzioso a sottolineare una gara piuttosto che un’altra. Io sono pronto innanzitutto ad aiutare e a mettermi a disposizione della squadra, ad imparare, ma non nascondo che spero in qualche occasione di mettere il naso avanti e, perché no, di vincere. Voglio prendere le misure per il prossimo anno, quando spero di fare il salto di qualità. Intanto però c’è anche la pista e lì le soddisfazioni non le posticipo a un lontano futuro, voglio ottenerle subito…