Pidcock sorpresa in Belgio. E ora la Strade Bianche…

01.03.2021
3 min
Salva

Quando lo vedemmo vincere al Giro d’Italia U23, bici.PRO non era ancora nato, per cui non riuscimmo a raccontarvi la sorpresa per la facilità con cui Tom Pidcock era riuscito a vincere la corsa. Poi lo abbiamo visto da lontano mentre vinceva gare di mountain bike e alla fine lo abbiamo ritrovato nel ciclocross, sempre a inseguire i due giganti del Nord – Van der Poel e Van Aert – salvo metterli in croce laddove i percorsi presentavano qualche salita. Tom Pidcock pesa 59 chili e compirà 22 anni a luglio.

Mads Pedersen vittoria
Mads Pedersen vince a Kuurne su Turgis, alla sua destra c’è Pidcock, terzo a sorpresa nello sprint
Mads Pedersen vittoria
Alla destra di Pedersen, l’insolito sprinter…

Negli ultimi due giorni abbiamo visto il britannico della Ineos Grenadiers in azione dal vivo sui muri delle Fiandre, prima all’attacco nella Omloop Het Nieuwsblad e ieri nello sprint della corsa di Kuurne. In un attimo si sono sommate le sue capacità atletiche con quelle di guida e di malizia nel gruppo. Sapere che la sua prossima corsa sarà la Strade Bianche, arricchisce l’attesa di una grande curiosità.

Puro istinto

Il suo weekend fiammingo non si può liquidare con la parola sorpresa, perché le accelerazioni che gli abbiamo visto fare sui muri fanno pensare che il ragazzo abbia sicuramente i mezzi atletici per ben figurare anche in una corsa come la Strade Bianche, anche se il suo limite attuale potrebbe ancora essere il fondo. Ha da poco concluso la stagione del cross, ma ha pur sempre nelle gambe il Tour des Alpes Maritimes et du Var.

Podio Pedersen Pidcock
Sul podio, a sorpresa un Pidcock soddisfatto, ma quasi spaesato
Podio Pedersen Pidcock
Sul podio, un Pidcock soddisfatto, ma quasi spaesato

«Il mio problema quando comincio a correre su strada – dice – è che faccio fatica a dimenticare di non essere nel cross. Sabato avevo delle ottime gambe, ma non sono riuscito a farci nulla. Ho sprecato tante energie. A Kuurne invece, ho semplicemente usato la testa ed evitato di dare fondo alle mie energie. E nella fuga avevamo Narvaez».

Messaggio a VdP

A questo punto, raggiunti e circondati anche da un paio giornalisti di lingua inglese, non si poteva fare a meno di chiedergli una opinione sulla corsa folle del suo rivale del Van der Poel

Pidcock primo piano
Dopo l’arrivo di Kuurne, spiegando come andate le cose
Pidcock primo piano
Dopo l’arrivo di Kuurne, spiegando come andate le cose

«Credo che Van der Poel – dice – abbia provato a mettere in scena un grande spettacolo, convinto che ci fosse il terreno per arrivare sino in fondo. In realtà non ha sbagliato di molto, ma a volte bisogna rendersi conto che per vincere si possono adottare anche altre tattiche. Io sono appena arrivato, ma il weekend mi ha dato grande ottimismo. Correre sulle strade bianche potrebbe essere molto divertente, anche perché la nostra squadra al momento sta dando a tutti la possibilità di fare la propria corsa. Ci vediamo in Italia».

Quello scatto di Moscon sul Muur è un raggio di sole

27.02.2021
4 min
Salva

Non è Pidcock, è Moscon che scatta sul Muur. In fuga c’era il britannico che sulle salite guadagnava. Per questo quando il gruppo ha ripreso Alaphilippe e gli altri attaccanti e si è vista una maglia Ineos scattare sul Muur, si è pensato quasi subito che fosse il folletto del cross, che l’anno scorso ha vinto il Giro d’Italia U23. Poi però l’inquadratura ha stretto e ci siamo accorti tutti che l’uomo della Ineos Grenadiers era Gianni. E in quel momento è sembrato che il trentino fosse partito per riprendersi dal destino tutto quello che a vario titolo ha lasciato lungo strada.

Moscon s’è alzato sui pedali, come quando veniva quassù da giovane, come il ragazzo che sta ricercando nel nuovo anno. Per un secondo è sembrato quasi piantarsi, poi ha dato tutto nella seconda parte della salita e ha preso il largo. Quel muro è il teatro della storia, anche senza pubblico. E’ bastato socchiudere gli occhi per rivederci Bartoli e Ballan e tifare d’istinto per il trentino all’attacco.

I muri sono quelli del Fiandre, l’assenza di pubblico surreale
I muri sono quelli del Fiandre, l’assenza di pubblico surreale

Zona mista

L’Omloop Het Nieuwsblad l’ha vinta Ballerini. Attraverso la zona mista ricavata per consentire ai giornalisti di parlare con i corridori, prima che spariscano in quella matrioska di salvaguardia formata dai pullman nella bolla, sfilano i volti e le gambe impolverati dopo la prima sfida del Nord. Gilbert è sommerso dai microfoni belgi e come lui Naesen, due postazioni più avanti. Van Avermaet lo riconosci per il casco d’oro nella selva delle telecamere. Poi passa Pidcock, ma nessuno lo ferma. E dietro Pidcock arriva Moscon, la mascherina nera sul volto scuro di sole e sporco. Una voce, si volta e si ferma. Ha il sorriso di quando un po’ sei soddisfatto delle sensazioni in gara e un po’ ti fa piacere che qualcuno te lo chieda. Non c’è niente di peggio della fatica poco apprezzata.

Abbiamo visto tante cadute, Moscon ha confermato il nervosismo del gruppo
Abbiamo visto tante cadute, Moscon ha confermato il nervosismo del gruppo

Mood belga

Due convenevoli, una battuta e poi si entra nel vivo della corsa, mentre Gianni ha abbassato la mascherina e parla guardando fisso davanti a sé, quasi ripassando nella mente le immagini della corsa.

«Ci ho provato – dice – era importante entrare un po’ nel mood delle gare in Belgio. Poi c’era vento contro e comunque il gruppo dietro era abbastanza organizzato. Quindi abbiamo provato nel finale a tirare la volata per il nostro velocista Etan Hayter, ma è caduto…».

Caro cambio…

Passa Alaphilippe, che scambia due battute con Alessandro Tegner e ci accorgiamo che accanto a lui, mascherata ma con stile, c’è la sua Marion Rousse. E intanto Gianni va avanti guardando avanti, spiegando come mai a un certo punto abbiamo avuto la sensazione che si piantasse.

«Ho il cambio che sul Muur saltava un po’ – ammette – ma ho cercato di gestirmi un po’ in base a come conoscevo la salita. Sapevo di dover arrivare alla curva a sinistra e da lì dare il massimo per arrivare a tutta in cima e avere il vantaggio per andar via».

Dopo l’arrivo, Gianni Moscon discretamente ottimista: domani correrà ancora a Kuurne
Dopo l’arrivo, Gianni Moscon ottimista

Un raggio di sole

E’ stato un raggio di sole sul Muur, un assaggio, niente di indimenticabile. Ma potrebbe trasformarsi domani nel primo segno di un ritorno tanto atteso.

«Sto bene – dice – ma in Belgio si lima tanto, non è solo questione di gambe. Spesso è un fatto di posizioni. E qua in questa prima gara c’è davvero chi rischia l’osso del collo. Tante cadute, una per ogni curva. L’importante era sopravvivere e arrivare al finale per giocarsela. E devo dire che la gamba c’era e anche l’occhio. Siamo solo all’inizio e abbiamo iniziato quasi bene».

Un giorno da Ganna su strade da Liegi

07.02.2021
5 min
Salva

«Con i miei occhiali – sembra dirgli Puccio nella foto di apertura, dopo la tappa che sembrava una Liegi – ti vengono i superpoteri, forse dovrei farteli pagare».

Li tengo ancora per un giorno, pensa invece Ganna, guardando il libro della corsa: oggi c’è la crono. E se non ci pensa lui, di sicuro l’avrà fatto Matteo Tosatto, che guida il team Ineos Grenadiers all’Etoile de Besseges e la sua mano si vede. Le coincidenze non esistono, basta rileggere la storia recente della squadra, dal Giro in avanti. Basta leggere le parole di Tosatto e poi quelle di Moscon. E basta sentire Ganna…

«L’obiettivo era stare vicino a Kwiatkowski e aiutarlo – ha detto Pippo – ma abbiamo visto che c’era la possibilità di andare in fuga e Kwiato ha detto: “Ok, senza problemi”. Ho mantenuto la motivazione per arrivare al traguardo e negli ultimi 10 chilometri ho preferito andare da solo per non dover rispondere a tutti quegli scatti. Al traguardo ero davvero contento».

Perché tirare? Meglio andare via. E infatti Ganna si infila nella fuga. Un’altra borraccia e via
E infatti Ganna si infila nella fuga. Un’altra borraccia e via

Occhiali bianchi

Bastava guardarlo in faccia. In realtà sarebbe bastato guardarlo in faccia al mattino, con il ghigno da furbino dietro gli occhiali bianchi rubati all’amico Puccio. Li aveva usati anche al Giro nelle tappe in cui c’era da far fatica, dai Laghi di Cancano fino anche a Sestriere, come se guardando il mondo con gli occhi del gregario più forte, anche la fatica fosse meno scomoda. Su quel percorso da piccola Liegi sarebbero serviti.

La guerra degli scatti lo snerva, meglio andarsene
La guerra degli scatti lo snerva, meglio andarsene

Nibali cresce

Il raduno di partenza a Rousson aveva tinte diverse. Quella opaca della Bora-Hansgrohe che aveva appena ricevuto la notizia di Sagan positivo al Covid. E quella di un timido ottimismo alla Trek-Segafredo, con Nibali in crescita giorno dopo giorno.

«La tappa di ieri – diceva andando alla partenza – era l’ideale per una fuga. Ho fatto un paio di allunghi per portare via la fuga, anche se poi non ci siamo riusciti. E’ la prima corsa della stagione, c’è sempre il dubbio di come potrai stare, ma finora le mie condizioni sono buone e sento che sto diventando più forte giorno dopo giorno».

Da solo al traguardo: Ganna a Saint Siffret, come a Camigliatello Silano
Ganna da solo, come a Camigliatello Silano

Il tocco del Toso

La tappa che avrebbe portato a Saint Siffret era una piccola Liegi, senza neanche un metro di pianura. E quando un tecnico esperto come Tosatto vede simili altimetrie, avendone incontrate certamente tante in vita sua, sa che la cosa migliore è lasciar lavorare gli altri. Del resto, Kwiatkowski non aveva niente da difendere, se non un quarto posto in classifica a 48 secondi da Wellens. E allora piuttosto che tenergli attorno la squadra, se qualcuno avesse avuto la chance di andarsene, avrebbero lasciato volentieri ad altri il compito di tirare.

Pippo, sembrava la Liegi, guarda che bel lavoretto hai fatto: «Bello, no?»
Pippo, guarda che bel lavoretto hai fatto: «Bello, no?»

Strana crono

Oggi, con la crono dallo strano arrivo in salita, il gioco sarà diverso. Kwiato, se ne avrà, potrà lottare per vincere e recuperare il gap da Wellens. Mentre Ganna potrà mettere alla prova le sue attitudini da cronoman e l’amicizia non certo nuova con la salita. Chi lo ha seguito nei primi anni, di certi dettagli si era già accorto.

I complimenti di Thomas: al Giro non aveva potuto farglieli
I complimenti di Thomas: al Giro non aveva potuto farglieli

«In classifica sono a quasi 3 minuti – ha detto – va bene. La tappa è stata super, vedremo se con la crono riuscirò ad arrivare più vicino ai primi e se in futuro la classifica potrà essere un obiettivo, magari in una corsa con meno salite. Per il momento voglio finire bene qui».

La crono finale parte e arriva ad Ales, con percorso cittadino. Sono 10,7 chilometri con l’arrivo in salita: si sale negli ultimi 2,5 chilometri. Dislivello di 236 metri, con il tratto più duro tra il 9° e il 10° chilometro

Matteo Tosatto, Valla di Riese Pio X, dicembre 2020

Tosatto/2. E dopo il Giro con Tao, la sfida di Moscon

19.12.2020
6 min
Salva

Casa Tosatto, fuori ormai è buio e anche Emma è rientrata. La mamma, che si chiama Elisa ed è avvocato, ha telefonato per darle un paio di dritte e ora la ragazzina è al piano di sopra a preparare lo zaino per la scuola dell’indomani. Le sue foto in piscina sono appese ai gradini della scala, la chitarra che suona da poco si specchia nel camino ancora spento.

Seconda parte del nostro viaggio iniziato dalla caduta di Thomas in Sicilia. Ci siamo fermati giusto un attimo, il racconto ora è sullo Stelvio. Le radio tacciono da qualche chilometro. Ma quando Kelderman si stacca, Toso chiede a Dennis di dare anche l’anima: «Se ne hai, adesso aumenta…».

Dennis risponde: «Okay!». Tao risponde: «Okay!».

Rohan Dennis, Tao Geoghegan Hart, Jay Hindley, Stelvio, Giro d'Italia 2020
Kederman si è staccato. Dennis alza il ritmo. Hindley è ancora lì
Rohan Dennis, Tao Geoghegan Hart, Jay Hindley, Stelvio, Giro d'Italia 2020
Kelderman si è staccato, Dennis aumenta il ritmo….
Da pelle d’oca. Dennis è stato una rivelazione…

Dopo Valdobbiadene era sconsolato, ma contento per Filippo. Lo abbiamo tranquillizzato. Gli ho detto che da quel momento sarebbe stato fondamentale per il gruppo e per il morale della squadra. «Sono importante per tutti – mi ha chiesto – o solo per te?». Gli ho risposto: «Sei importante per me, per tutta la squadra e d’ora in avanti soprattutto per Tao!». Il giorno dopo è partito per Piancavallo super motivato. E la sera dello Stelvio gli ho detto che il suo lavoro valeva una stagione. E io intanto pensavo che alla peggio saremmo arrivati secondi.

Ma Dennis è stato forte anche dopo.

A Sestriere ho scoperto che ha anche grande senso tattico. Ho chiesto che facessero la prima salita con Puccio e Ganna, la seconda forte con Rohan e nella terza avremmo gestito in base a come si metteva. E lui mi ha detto: «Faccio forte la seconda e poi faccio forte anche la terza». A quel punto, con una copertura così, siamo arrivati sulla salita finale e abbiamo tirato i remi in barca, costringendo Hindley ad attaccare soltanto in finale.

Salvatore Puccio, Filippo Ganna, Sestriere, Giro d'Italia 2020
La tattica verso Sestriere è un altro capolavoro: tre salite. La prima è affare di Puccio e Ganna
Salvatore Puccio, Filippo Ganna, Sestriere, Giro d'Italia 2020
Sestriere, prima scalata. Tocca a Puccio e Ganna
Fra le sorprese, anche Ganna non scherza…

Era una scommessa per tutti, anche per lui. La consegna, a cose normali, era che provasse a vincere la prima e l’ultima crono e come lui anche Dennis. Se ci fosse stato Thomas in gara, nella crono di Valdobbiadene avrebbero dovuto tirare i freni. E anche se è bello che un giovane al primo Giro vinca la crono finale, perché significa che è arrivato in fondo con tanta birra, mi ha stupito proprio a Valdobbiadene. Perché quello era un percorso duro e complicato da gestire. Perché partire con il body di campione del mondo ti gasa, ma è anche un peso. Solo che proprio lì ci siamo resi conto che lui a certi stress è abituato. Quante finali dell’inseguimento, ai mondiali e agli europei, ha fatto gestendo quella tensione e quell’adrenalina? 

Come è andata con Brailsford?

E’ super gasato. A Camigliatello si era esaltato. Era rimasto male per il secondo posto di Castroviejo a Roccaraso, poi ci ha salutato ed è andato alla Vuelta, perché era giusto stare anche con quel gruppo. Invece ce lo siamo ritrovati parcheggiato a Sestriere. Si è fatto due giorni di camper, perché lui non dorme negli hotel. Nella crono di Milano era concentrato allo spasmo, ovviamente per Tao più che per Filippo, che l’aveva già in tasca.

Alberto Contador, caduta Planche des Belles Filles, Tour de France 2014
Tosatto aveva già vissuto da corridore la caduta del leader, con Contador al Tour del 2014
Alberto Contador, caduta Planche des Belles Filles, Tour de France 2014
Quando Contador cadde al Tour 2014, Tosatto era suo compagno
Cosa aggiunge questo Giro al palmares di Tosatto?

A volte penso al mio percorso come diesse. La prima corsa fu il Giro di Polonia nel 2017. Nel 2018 la Tirreno e la Sanremo. Qui al Team Ineos Grenadiers, mi hanno dato subito fiducia, perché vedevano in me un ex corridore con tanta esperienza. Nel 2018 ho fatto il Giro con Froome e lo abbiamo vinto e da lì Nico Portal (direttore sportivo morto proprio la scorsa primavera, ndr) mi volle anche al Tour. Questo ha dato un’accelerata, ma qualcosa lo avevo dentro anche da bambino…

Che cosa?

Guardavo le corse e sognavo di diventare un professionista, ma cercavo anche di capire come si muovessero le squadre. E poi questo mi è tornato a fine carriera, quando mi è stato chiaro che avrei voluto fare il direttore sportivo. Ho sempre provato a motivare i corridori. Quando erano miei compagni e dopo, quando sono passato in ammiraglia. Le gare si possono accendere, anche se il sistema di corsa adesso è mezzo bloccato. Al Giro ci siamo riusciti.

Matteo Tosatto, Valla di Riese Pio X, dicembre 2020
Appena un paio di libri nel salone ricordano la carriera dei Tosatto corridore
Matteo Tosatto, Valla di Riese Pio X, dicembre 2020
Pochi libri nel salone per ricordare il Tosatto corridore
Con Thomas sarebbe stato diverso?

Geraint era al livello del Tour 2018 e queste erano le sue salite. Era un Giro disegnato per lui, ma certo non avremmo potuto correre come poi si è fatto.

Bettini lo ha accusato di essere caduto perché si trovava nel posto sbagliato durante il trasferimento.

Può avere ragione, ma è anche vero che ha schivato la borraccia con la ruota davanti, che di solito provoca la caduta, e l’ha presa con la posteriore. Quando è stata confermata la frattura, c’era un silenzio surreale. Bisognava dare una svolta. In questo ci ho messo del mio, con il grande aiuto di Cioni e di Cookson. Ho preso in mano la situazione e l’ho portata sul piano del morale.

Forse perché lo avevi già vissuto?

E’ molto probabile, certo. Con Contador al Tour del 2014. Andava fortissimo, ma ci ritrovammo disperati in quella discesa prima a vederlo sprofondare e poi tornare a casa. Ma anche lì reagimmo e vincemmo due tappe con Majka e una con Rogers.

Pensi che l’approccio psicologico “alla Tosatto” possa servire in una squadra sempre così controllata?

Tutto serve, tutto può aggiungere un tassello senza per forza cancellare il resto. Un obiettivo su cui voglio concentrarmi adesso è Moscon, che hanno affidato a me. E questa è una bella sfida. Tornerà a lavorare con Cioni, come prima cosa, e non è un caso che adesso sia alle Canarie con Ganna e Basso. Gianni va recuperato e inserito nel gruppo giusto. Ha bisogno del clic per ripartire.

Gianni Moscon, Peccioli 2020
La squadra gli ha affidato Moscon: un grandissimo talento da rilanciare. Sfida accettata
Gianni Moscon, Peccioli 2020
La squadra gli ha affidato il rilancio Moscon
Che cosa prevedi per lui?

Al di là del parlarci e motivarlo e trovare il modo giusto per farlo, secondo me deve fare il Giro d’Italia e provare a vincere ogni corsa. Questo è un atleta che ha rischiato di vincere il mondiale di Innsbruck arrivandoci nel modo meno consono. Bastava che Valverde scattasse poco più in alto e poi lo vedevamo…

Cosa ha sbagliato finora?

Non deve pensare agli altri. E’ un sanguigno, si accende facilmente e sbaglia. E’ forte. La prima volta che ha corso al Nord ha fatto benissimo. Uno così non si può lasciare al suo isolamento. Va bene ritrovare la pace tra le mele, ma serve altro. L’ho inserito nella lista del Giro, vedremo poi se si riuscirà a portarlo.

Chi altri c’è in quella lista?

Salvatore Puccio, che non ha peli sulla lingua ed è importante per i suoi compagni. Ci sarà Ganna e già con questi tre, fai il Giro che vuoi. E poi, ma dipende dal percorso, potrebbe esserci Bernal. Comunque l’avete vista una cosa?

Quale cosa?

Il Giro d’Italia tutto in Italia è un’altra cosa, una meraviglia. E’ stato bellissimo partire dalla Sicilia e venire in su. Almeno per questo, il dannato Covid a qualcosa è servito…

La prima parte dell’incontro con Matteo Tosatto, è stata pubblicata questa mattina alle 12,30.
Matteo Tosatto, Valla di Riese Pio X, dicembre 2020

Tosatto/1. Quel giorno sullo Stelvio le radio erano mute…

19.12.2020
6 min
Salva

Tosatto vive dove è nato e ne va fiero. Forse tra qualche anno si sposterà più in là, nella casa di suo padre. E mentre il cielo tende a imbrunire e l’aria si fa fredda, il direttore sportivo che è stato capace di trasformare in oro un Giro compromesso, ci accoglie fra un albero di Natale e due piante di limoni, spiegandoci come a breve le avvolgerà in un telo, perché possano affrontare bene l’inverno.

Filippo Ganna, Geraint Thomas
Thomas è caduto in partenza, l’Etna è un calvario. Lo attende Ganna in maglia rosa
Filippo Ganna, Geraint Thomas
L’Etna è il Calvario di Thomas e di Ganna che lo aspetta

Siamo arrivati fin qui per dare seguito ad una frase di Salvatore Puccio a proposito della vittoria della Ineos-Grenadiers al Giro.

«Toso ha un carisma diverso – ha detto Salvatore – senti che è cattivo, senti la passione. Lui si butta dentro, sentirlo alla radio ti motiva. A Brailsford piace la gente che sa di ciclismo, da noi non è una dittatura. E Toso il ciclismo lo vive dentro, ha corso fino a ieri in grandi squadre e con grandi capitani. I suoi consigli valgono oro. La sua cultura non la impari nei libri».

Così, dopo un benedetto caffè, due chiacchiere fra amici che non si vedono da un mese, il rendersi conto che quasi nulla nel salone parla del ciclismo vissuto da campione e il racconto di giorni non semplici, il discorso prende potentemente il largo, sotto lo sguardo di sua figlia Emma che fa dentro e fuori da casa aspettando un’amica.

Filippo Ganna, Mileto-Camigliatello, Giro d'Italia 2020
A Camigliatello Silano, con la vittoria di Ganna, inizia la riscossa del team britannico
Filippo Ganna, Mileto-Caigliatello, Giro d'Italia 2020
A Camigliatello, con Ganna l’inizio della riscossa
Dicono che ci sia tanto Tosatto in questa maglia rosa.

Chi avrebbe mai pensato di vincere il Giro con Tao? La sera in cui si è capito che Thomas era fuori, ho fatto il giro delle camere. Gli ho detto che avremmo cominciato un Giro nuovo, fatto di fughe e tappe vinte. «Più ne vinciamo – dicevo – e meglio è». Arrivare a Milano senza fare nulla sarebbe stata un’agonia. Finché sono arrivato nella stanza di Tao. Gli ho detto che l’anno prima doveva fare classifica, ma era caduto. Che sull’Etna non era andato male e aveva sofferto solo negli ultimi 3 chilometri. E gli ho detto anche che dopo Roccaraso avremmo fatto il punto.

Diciamo che la vittoria di Ganna a Camigliatello ha portato un po’ di luce…

Era l’applicazione di quanto ci eravamo detti. In squadra tutti sapevano che Tao era l’unico che avrebbe provato a fare classifica. E a Roccaraso, tutto sommato, non è andato male. E’ stato il migliore fra quelli di classifica. Così siamo andati al riposo, ma c’è stato da discutere

Tao Geoghegan Hart, Piancavallo, Giro d'Italia 2020
La vittoria di Piancavallo cambia le carte in tavola. Ora si lotta per un posto nei cinque
Tao Geoghegan Hart, Piancavallo, Giro d'Italia 2020
La vittoria di Piancavallo è la svolta del Giro
Su cosa?

Brailsford a un certo punto dice che un ottimo obiettivo da portare a casa sarebbe stata la classifica a squadre. Da una parte si poteva capirlo, dato che per noi il Tour era stato disastroso. Ma gli ho detto che in qualità di direttore sportivo, piuttosto che correre come a volte fa la Movistar, avrei preferito provare a vincere più tappe. E la classifica semmai sarebbe stata la conseguenza delle vittorie. Così abbiamo applaudito Sagan e poi ne abbiamo vinta un’altra con Narvaez a Cesenatico. E chiedetegli se non glielo avevo detto…

Che cosa?

Che vinceva lui a Cesenatico. La sera in cui ho fatto il giro delle camere, gli ho detto: «Hai vinto il Coppi e Bartali, quelle strade sono le tue. E se piove, viene anche meglio!». Per fortuna o per quello che volete, ha vinto. La terza per noi. A quel punto avevamo tutti in testa la crono di Valdobbiadene, dove però Tao non è andato come si aspettava. E lì forse è cambiato il Giro. Perché gli ho detto che avremmo deciso cosa fare il giorno dopo, a Piancavallo. Ed ho anche aggiunto che però questa volta avremmo corso come se stessimo facendo classifica. Coperti fino al momento giusto.

Geoghegan Hart e Dennis sullo stelvio su bici Pinarello
Silenzio radio sullo Stelvio. Poi l’ordine di Tosatto e i due rispondono: «Okay!»
Geoghegan Hart e Dennis sullo stelvio su bici Pinarello
Silenzio radio sullo Stelvio, poi l’ordine di Tosatto
E’ stata davvero la svolta…

E’ stato bravo ad ascoltarmi. Il gruppetto dei migliori è venuto fuori quasi a 8 chilometri dall’arrivo e io per tutto il tempo, fino alla volata, gli ho detto per almeno 150 volte di non tirare un metro. E quando ha vinto, ha preso morale. Quarta tappa per noi. Mentre io il giorno dopo mi sono riguardato la tappa e ho capito che se fosse partito da sotto, sarebbe arrivato da solo. Stava bene, meglio di quanto credevamo. A quel punto, nel riposo di Udine, ho dichiarato che potevamo arrivare nei cinque. Poi è stato un continuo crescere, ma senza pressione, perché lui è uno che pensa troppo. Anche alla partenza, per tenerlo calmo, gli avevo detto che il suo compito sarebbe stato aiutare Thomas in cinque tappe. Ma lo vedevo che smaniava, con la squadra attorno che iniziava a crederci. Verso il Bondone, Ganna continuava a chiedermi se dovesse scattare…

Perché secondo te la sera di Piancavallo, Martinelli ha detto che Tao avrebbe vinto il Giro?

Ci ho pensato, ha sorpreso anche me. Martino ha tanta esperienza. Probabilmente aveva anche chiaro in testa il percorso che mancava e forse conosce così bene Piancavallo da aver fatto all’istante l’analisi che io ho fatto il giorno dopo.

Matteo Tosatto, Valla di Riese Pio X, dicembre 2020
Nel garage di casa Tosatto, tutti i trofei e la foto del Giro 2011 vinto su strada poi revocato
Matteo Tosatto, Valla di Riese Pio X, dicembre 2020
Fra i tanti trofei, la foto del Giro 2011 vinto e revocato
Lo Stelvio e i Lagni di Cancano…

La sera prima in riunione dico che se vogliamo far saltare il banco dobbiamo mandarne due in fuga, che aspettino Tao sullo Stelvio. E spiego tutto quello che avevo in testa. Finisco, vedo che mi guardano e qualcuno mi chiede se pensi di essere nella Play Station. Però nessuno rideva. Ci credevano più di me, li ho fatti sentire forti e questo è il solo merito che voglio prendermi. Nella fuga il giorno dopo sono entrati Ganna e Swift, ma hanno guadagnato troppo poco. Così, quando siamo arrivati sotto allo Stelvio, loro volevano partire a 12 chilometri dalla cima, ma li ho tenuti buoni. Ho chiesto a Cioni di andarsi a mettere con l’ammiraglia nel punto più duro e quando mi ha detto il chilometro giusto, ho chiesto ai ragazzi di cominciare da lì. Sono stati bravi ad aspettare quasi per 4 chilometri, che in salita sono 20 minuti. E appena sono usciti dalla foresta, sono partiti. A quel punto le radio hanno smesso di parlare.

In silenzio fino alla cima?

Fino al momento in cui si è staccato Kelderman, la maglia rosa. A quel punto ho detto a Dennis che se ne avevano, poteva provare ad aumentare. Tao ha detto: «Okay!». Rohan ha detto: «Okay!».

La seconda parte dell’incontro con Matteo Tosatto, sarà online questa sera alle 16,30. E vi consigliamo davvero di non perderla…
Thomas Pidcock, Giro d'Italia U23, 2020

“Pidders”, signori: vincente, romantico e folle…

16.12.2020
4 min
Salva

Se c’è uno che non si è minimamente stupito della vittoria di Thomas Pidcock (detto Pidders) a Gavere, la sua prima a livello elite in una grande prova di ciclocross, è Pidcock stesso. D’altronde, l’unica cosa che il britannico condivide con il “maestro” Mathieu Van der Poel (tanto piccolo il britannico, quanto possente l’olandese) è la sicurezza nei suoi mezzi, che nel caso di Pidcock raggiunge anche picchi di ostentazione.

«Dopo la debacle di Tabor (17° a più di 2 minuti dal vincitore Vanthourenhout, ndr) mi sono detto che se fossi andato bene dopo, nessuno se ne sarebbe ricordato – ha dichiarato dopo la gara ai microfoni di Sporza – ma per farlo ho iniziato ad allenarmi un po’ più seriamente. Prima, non prendevo quasi mai la bici da cross, perché sentivo che avevo un talento naturale e quello bastava…».

Thomas PIdcock, Antonio Puppio, Campionati del Mondo Bergen 2017
A Bergen 2017, Pidders vince la crono iridata degli junior, battendo Puppio
Thomas PIdcock, Antonio Puppio, Campionati del Mondo Bergen 2017
Bergen 2017, batte Puppio nel mondiale crono juniores

Classe operaia

Pidcock viene dalla Leeds operaia, quella che, quando è nato lui 21 anni fa, trovava nella squadra di calcio la forza per andare avanti. Poi il team ha perso peso e la gente di lì aspetta qualcuno in grado di ridargli entusiasmo. Lui è pronto, va avanti a suon di vittorie. Non importa su quale bici, perché tanto vince su strada, nel ciclocross, nella Mtb, su pista… Dategli solo due pedali e due ruote, poi ci pensa lui. Il suo curriculum è impressionante. Ha già 5 maglie iridate nell’armadio (ciclocross: junior 2017 e U23 2019; strada: crono junior 2017; Mtb: cross country U23 e E-Mtb 2020), con l’aggiunta di 2 titoli europei e 6 britannici, sempre sparsi tra le varie discipline.

Wiggo contrario

Tutti lo aspettano su strada, soprattutto ora che è passato professionista nelle file della Ineos-Grenadiers. Non c’è niente da fare, “Pidders” (il suo soprannome che compare anche sulle sue maglie da gara) fa sempre di testa sua. Bradley Wiggins, il vincitore del Tour per la cui squadra ha corso fino allo scorso anno, gli aveva consigliato di non prendere quel sentiero.

«Io ci ho corso – gli ha detto – lo so, ti rovineranno, non è la scelta giusta».

Già, però è la squadra di casa, come fai a dire di noi? Che direbbero i suoi concittadini in cerca di un idolo?

Mondiali cross Bogense 2019, Under 23, Thomas Pidcock
Mondiali cross Bogense 2019: Pidders vince fra gli under 23
Mondiali cross Bogense 2019, Under 23, Thomas Pidcock
Mondiali cross Bogense 2019: Pidders è campione del mondo

Sempre al massimo

Quando corre, Pidcock punta sempre al massimo e si prende i suoi rischi, anche troppi. Tour de l’Avenir 2019, sesta tappa. E’ in testa, nelle frazioni precedenti ha già dimostrato agli avversari che è il più forte, ma in discesa esagera, cade, picchia violentemente contro il guardrail e anche se la faccia è tumefatta può dirsi fortunato. Solo pochi centimetri e l’esito poteva essere stile Final Destination… Persino i suoi compagni, in ospedale lo rimproverano per aver osato troppo. Per tutta risposta, Tom posta su Instagram la sua faccia tumefatta scrivendo: «So che oggi avrei vinto e quindi tutto questo è un po’ una merda».

Mondiali Harrogate, Samuele Battistella (Italy) - Stefan Bissegger (Suisse) - Thomas Pidcock (Great Britain)
Ai mondiali di Yorkshire 2019, vince Battistelli, ma alla sua sinistra guardate chi c’è?
Mondiali Harrogate, Samuele Battistella (Italy) - Thomas Pidcock (Great Britain) 2019
Ai mondiali di Harrogate 2019, vittoria di Battistella

Giri o classiche?

Su strada deve ancora trovare la sua… strada. Il suo fisico minuto ne fa uno scalatore provetto con doti veloci, ma il britannico dice di non sapere quale sarà il suo futuro. Più che le grandi corse a tappe (dove pure nelle categorie giovanili ha vinto quasi tutto, finendo con un Giro d’Italia Under 23 da trionfatore) gli piacciono le classiche, ma le giudica troppo lunghe per le sue doti fisiche.

Certo, chi lo ha visto alla Parigi-Roubaix, vinta sia da junior che da under 23, dice che sembra nato per il pavé e non è che all’arrivo fosse così stanco. Forse ha ragione Sven Nys, il suo “capo” nel ciclocross: «Quello è un folle, ma di quella follia che ti fa vincere dappertutto…».

Filippo Ganna, Giro d'Italia 2020

Ganna a Gran Canaria mette Tokyo nel mirino

10.12.2020
5 min
Salva

Ganna è a Gran Canaria con Moscon e Leonardo Basso per riallacciare i fili con la fatica e l’aria aperta. Hanno scelto la base del primo raduno invernale del Team Ineos-Grenadiers, quasi ad esorcizzare il fatto che il raduno non ci sarà. Sono arrivati l’8 dicembre, martedì. Ieri Filippo ha fatto quattro ore e mezza e finalmente il tempo ha ripreso ad essere scandito da ritmi più normali. Il 2020 dello stress è alle spalle, quello dei grandi risultati rimarrà invece scolpito nella storia dello sport.

Il quarto mondiale dell’inseguimento.

La crono dei campionati italiani.

Quella di San Benedetto del Tronto alla Tirreno.

L’impresa iridata di Imola, primo mondiali di specialità per un italiano e il secondo (per lui) di stagione.

Filippo Ganna, Giro d'Italia 2020, Valdobbiadene
Giro d’Italia: primo nella crono di Palermo, primo a Valdobbiadene. Manca Milano…
Filippo Ganna, Giro d'Italia 2020, Valdobbiadene
Dopo Palermo, Ganna 1° a Valdobbiadene. Ora Milano…

E poi le tre crono del Giro d’Italia. Palermo, annunciata quindi difficilissima. Valdobbiadene, vera prova di forza. Milano, al termine di tre settimane durissime nel primo grande Giro, a confermare la resistenza da campione. E in mezzo la maglia rosa e la fuga di Camigliatello Silano a sparigliare le carte. Una vera sbornia di risultati.

«Anche se a dire il vero – scherza riferendosi al fatto che sul più bello è stato costretto alla quarantena – non ho neanche potuto bere molto. Sarei andato volentieri agli europei in pista proprio per avere uno stacco mentale. Quando sono con i ragazzi riesco a mollare la tensione. Invece mi sono ammalato e mi sono rilassato per forza. Così adesso me ne sto qui, pacato. Tranquillo come sempre. A fare bene quello che si deve fare, dopo una stagione che mi ha dato una bella botta di morale».

David Brailsford, Filippo Ganna, Dario Cioni, crono Milano, Giro d'Italia 2020
Brailsford, Ganna e Cioni, Milano: vinta la crono e vinto il Giro con Geoghegan Hart
David Brailsford, Filippo Ganna, Dario Cioni, crono Milano, Giro d'Italia 2020
Ganna-Cioni a Milano, vinta la crono e vinto il Giro con Tao
Ti aspettavi che sarebbe ripartita oppure a un certo punto hai temuto?

Sicuramente lo speravo, sennò la grinta scemava. Stare sui rulli e poi allenarsi senza un vero obiettivo non è la stessa cosa.

Due figure chiave nel tuo percorso, Cioni e Villa, secondo i tuoi genitori sono alla radice della tua crescita e dei tuoi risultati.

A entrambi rompo le scatole. Cerco di ottenere quello che voglio in qualsiasi modo. Sono entrambi pacati e ragionevoli, sanno ascoltare. Non li ho mai sentiti alzare la voce, ma il giorno che lo faranno dovrò aver paura. Perché significherà che gliel’ho fatta troppo grossa. Insieme lavoriamo bene, si tratta di continuare in perfetto accordo fino alle Olimpiadi, poi magari si darà più spazio alla strada.

Filippo Ganna, Vuelta San Juan 2020
E’ sfinito. Alla Vuelta San Juan prova l’attacco da lontano e quasi coglie in castagna Evenepoel
Filippo Ganna, Vuelta San Juan 2020
San Juan, un Ganna inedito attacco da lontano
E già sembra di sentire Villa che parla di Viviani, che non vince più perché ha mollato la pista…

Ma io non abbandono la pista, solo che non andrò a tutte le manifestazioni come invece è adesso. Coppe del mondo, europei, mondiali. Ma di sicuro i miei allenamenti continuerò a farli, perché danno il colpo di pedale che funziona.

Quanto è lontana Tokyo?

Non così tanto. Sto già pensando che dovrò fare prima la crono e insieme lavorare in pista per non perdere quel tipo di forza e non rimanere staccato dal quartetto.

Si parla già del confronto con Evenepoel…

In Argentina mi ha battuto, ma sono passati dieci mesi e si usava la bici da strada, non quella da crono. Sono contento per lui quando è tornato a pedalare, sarei un vigliacco se pensassi diversamente.

Filippo Ganna, inseguimento a squadre, mondiali pista Berlino 2020
Ai mondiali di Berlino 2020 il bronzo col quartetto prima del 4° oro individuale
Filippo Ganna, inseguimento a squadre, mondiali pista Berlino 2020
Ai mondiali di Berlino 2020, bronzo col quartetto
In Castelli ci hanno raccontato di quando facesti il manichino per Hesjedal…

Gli assomigliavo di fisico, fu un’esperienza bella e interessante. Anche perché mi ritrovai in galleria del vento con Contador che preparava il Tour. Una giornata di alta scuola senza pagare il biglietto. Però, ora che ci penso, sarei curioso di sapere chi sia oggi il mio manichino.

Raccontano che tu sia molto esigente.

La posizione non è mai perfetta, la bici non è mai perfetta. C’è sempre da migliorare. Negli ultimi tempi ho fatto un bel salto in avanti, ma mentirei se dicessi di aver trovato la posizione migliore e definitiva. Ci sono materiali e componenti da studiare, ma al netto di questo ciò che non cambia è il mal di gambe. Lo scopo è ottenere il risultato migliore.

Il giovane del quartetto, Jonathan Milan, è passato al Team Bahrain. Ti senti di dargli un consiglio?

Non deve voler strafare. Deve trovare con la squadra il giusto compromesso fra strada e pista, ma a quello penserà il suo preparatore.

Filippo Ganna, Giro d'Italia 2020
I giorni in maglia rosa hanno portato la popolarità di Ganna alle stelle
Filippo Ganna, Giro d'Italia 2020
La maglia rosa gli ha dato un’altra popolarità
E’ presto per capire se il Giro d’Italia ha cambiato qualcosa nella capacità di prestazione?

E’ ancora presto, direi di sì. Venti giorni senza lavorare lasciano addosso parecchia polvere. Vediamo se cambia quando avrò ripreso il passo. Rimarremo qui fino al 19 dicembre, giusto per non dover fare la quarantena al rientro. Sennò saremmo tornati il 23 e quei quattro giorni di lavoro in più sarebbero serviti.

E con la squadra?

Dovremmo tornare qua, ma davvero in questo periodo si vive alla giornata. Per cui mettiamo il primo traguardo a Natale, il secondo a Capodanno e poi vedremo dove e quando faremo il ritiro.

Tao Geoghegan Hart, Ineos-Grenadiers, Milano, Giro d'Italia 2020

Castelli e Ineos, matrimonio top di gamma

03.12.2020
6 min
Salva

La prima volta che Filippo Ganna ha indossato un body Castelli, gli chiesero di fare il manichino per Ryder Hesjedal. L’anno prima, il canadese aveva vinto il Giro e la prassi dell’azienda veneta, non volendo scomodare il campione, era ed è ancora cercare atleti dalla conformazione simile cui far testare i capi a lui destinati. Ganna ai tempi era campione italiano juniores della crono, era alto lo stesso e teneva giù la schiena allo stesso modo. Come compenso per quel compito, dato che parve molto interessato al lavoro, lo portarono in galleria del vento e per la prima volta qualcuno mise a punto la sua posizione per la crono. Mai compenso fu scelto meglio…

Chris Froome, Vuelta Espana 2020
Per Froome, capi confezionati su misura
Chris Froome, Vuelta Espana 2020
Chris Froome, Vuelta Espana 2020

Un americano a Fonzaso

Steve Smith ride ancora al ricordo. Americano dell’Oregon, 54 anni, è il Brand Manager di Castelli. E’ arrivato in questo angolo di Veneto che respira già le Dolomiti nel 2000, dopo 10 anni alla Nike, occupandosi di Sportful. Da 15 anni è in Castelli ed è la figura perfetta per raccontare in che modo l’azienda collabori con il team Ineos-Grenadiers. Nel quale, sette anni dopo, quel ragazzino alto e magro che somigliava a Hesjedal ha conquistato il mondiale della crono e un vagone di altri successi.

«C’è tanto da dire e da lavorare – debutta – più che per le aziende che fanno le bici e se la cavano con le solite cose. A dire il vero però le richieste della squadra sono abbastanza poche, siamo noi a stressarli con le novità e nuove soluzioni. Funziona che ogni anno il giovedì prima della Sanremo, poi prima e dopo del Fiandre, facciamo dei focus group. Quattro o sei atleti per volta, che tanto sono già divisi tra chi fa il Giro, il Tour, le classiche, quelli che vivono a Nizza e gli altri. Sentiamo i loro commenti e discutiamo dei nuovi prodotti».

Tao Geoghegan Hart, Jay Hindley, Laghi di Cancano, Giro d'Italia 2020
Tao Geoghegan Hart al Giro con l’intimo intermedio, una rete misto lana
Tao Geoghegan Hart, Jay Hindley, Laghi di Cancano, Giro d'Italia 2020
Geoghegan Hart al Giro con l’intimo intermedio
C’è scambio con gli atleti?

E’ continuo e informale. Ci mandano whatsapp per dare suggerimenti o se qualcosa non va. Per lo sviluppo del prodotto serve tutto.

A proposito di sviluppo, cosa resta di quel body con il tessuto come palline da golf che fu vietato perché secondo l’Uci concedeva troppi vantaggi?

Ci era costato un anno di studi da parte degli aerodinamici e poi centinaia di prove su come cucire il tessuto. Ero fuori dalla porta dove la squadra litigava con l’Uci e i francesi. Sono d’accordo sul fatto che vengano rintracciati gli stratagemmi che concedono vantaggi irregolari, ma non era quello il caso. Ed è apprezzabile che l’Uci abbia cambiato il regolamento, anche se nessuno lo legge mai. Hanno cambiato lo spirito di quell’articolo, togliendo la clausola che vietava l’innovazione, purché si rimanga nelle regole. Giusti i paletti, giusta l’innovazione. La regola che la vietava era troppo vecchia.

Cosa si impara lavorando con un gigante come Ganna?

Che più sono grossi e meno impatto hanno. Nel senso che producono un buco enorme con le spalle e spingendo 550 watt riescono ad avanzare alla grande. E’ un piacere lavorare con Filippo. E’ sempre alla ricerca del miglioramento e quando ha un’idea, la condivide. E’ esigente, ma con una gentilezza quasi imbarazzante. In questo è tale e quale a Viviani, sono ragazzi buoni. Capiscono che domandare da arroganti non porta risultati.

Strada e pista sono due mondi diversi?

Abbastanza, se non altro perché in pista vanno fissi a 60-64 all’ora, mentre in una crono su strada ci sono più variazioni, quindi il body deve avere anche una vestibilità migliore.

Salvatore Puccio ci ha raccontato che siete capaci anche di correzioni rapidissime dei tagli.

Diciamo che gli aggiustamenti dipendono dal corridore che hai davanti. I grandi campioni hanno lavorazioni su misura, mentre magari al neoprofessionista senza risultati chiediamo di accontentarsi. A parte le battute, il singolo body su misura costa tante ore e tanti euro di lavoro. I prodotti che usa la squadra sono quasi tutti in produzione tranne i body da crono. Ma da prossimo anno avremo in catalogo un body da strada che sarà pure acquistabile.

Castelli Cycling, disegno modelli (foto Mauro Ujetto)
Il disegno dei capi studiati in galleria del vento (foto Mauro Ujetto)
Castelli Cycling, disegno modelli (foto Mauro Ujetto)
Il disegno passa per la galleria del vento (foto Mauro Ujetto)
La grafica dei capi è produzione interna Castelli?

I primi anni con Sky facevamo tutto noi. Con Ineos invece c’è un creativo che fa da assistente e consulente su tutto per Jim Ratcliffe. Dalla casa allo yacht, fino ai suoi sette aerei privati. Ci è stato mandato un disegno, ma qualche dettaglio lo abbiamo sistemato. Per quanto bravo, uno che si occupa di arredo di aerei non può sapere cosa serve a un corridore.

In che modo i corridori scelgono i capi che useranno?

Nella squadra c’è una persona che coordina le dotazioni. Poi c’è quello che usa il body e non la maglia e viceversa. O quello che preferisce un intimo rispetto a un altro, fra i modelli in dotazione. Il 90 per cento di quello che forniamo è standard e concepito per uso professionistico. Ma siccome i corridori di Ineos sono quasi tutti magrissimi e alti, abbiamo dovuto inventarci la taglia S-Long che allunga il pantaloncino di 3 centimetri.

Quali campioni vestono su misura?

Abbiamo eliminato tanti capi custom, ma uno che doveva per forza essere su misura è Froome. Ha le spalle strette da taglia S, una capacità polmonare fuori dal comune da L, le braccia come grissini, il bacino largo e la coscia da L rispetto agi standard dei professionisti. A uno fatto così, se gli dai una misura standard, rischi di vedere tanto tessuto che sventola. E poi c’è il problema del peso…

Addirittura?

Quando prendiamo le misure, sappiamo che hanno un paio di chili di troppo e ne teniamo conto. Mi pare che dopo l’ultimo Tour vinto, dal quale era uscito provato, rivedemmo Froome a ottobre e aveva messo su 8 chili. Ma è vero che i carichi di allenamento che gli abbiamo visto sopportare, li fanno in pochi.

Come si vestono d’inverno: gambali o calzamaglia?

Devo dire che rispetto a una volta si stanno spostando verso la calzamaglia. Fino a 10-15 gradi usano i gambali, ma devo dire che l’inverno è una bella gatta da pelare. Una volta, 10-15 anni fa, facevamo giacche pesanti, con cui però restavano bagnati dentro. Poi si è cominciato a ragionare di usare giacche meno spesse e più aderenti. Capi come la Gabba e simili, così il tessuto è più a contatto con la pelle e non passa aria che possa far gelare il sudore addosso.

Chris Froome, galleria del vento
E alla fine, dopo l’uso di vari modelli, il test con gli atleti
Chris Froome, galleria del vento
Il test con gli atleti per completare il discorso
Ma si può fare solo se l’intimo è di qualità…

Stavo per dirlo. Abbiamo un modello felpato per l’inverno. Uno leggero per l’estate. E un intermedio, una rete misto lana, che Geoghegan Hart ha usato sullo Stelvio. Tiene tanto caldo senza scaldare. E quando è arrivato sullo Stelvio, gli è bastato chiudere la maglia e buttarsi giù.

Con così grandi investimenti sull’abbigliamento, come avete vissuto lo sciopero di Morbegno causato dalla pioggia?

Bene, perché i nostri volevano partire. Capisco che volessero risparmiarsi quella tappa, ma i nostri capi sono collaudati qui a Fonzaso, dove piove sempre. Li proviamo noi. Io per primo una volta sono andato a fare un giro ad Arabba con 4 gradi e pioggia battente. La sola differenza è che loro avrebbero fatto lo stesso giro spingendo 300 watt per ore. Io invece piano piano…

Come farete a consegnare il materiale quest’anno che non vanno più in ritiro?

Siamo fortunati, perché Ineos non cambia colori, visto che hanno rifatto tutto alla vigilia del Tour. Comunque le forniture sono già partite. E magari in questo momento, mentre noi stiamo parlando, un corriere sta suonando alla loro porta…

Salvatore Puccio, Giro d'Italia 2020

Puccio, i grandi capitani e un… piatto di pasta

01.12.2020
5 min
Salva

Puccio sperava di starsene per qualche giorno in Umbria a godersi la campagna, invece si è ritrovato a fare l’infermiere. E così dopo una decina di giorni, quando è stato certo che sua sorella sarebbe potuta subentrare, ha preso sua moglie Francesca e il cane Ercole ed è tornato a Monaco.

«Non abbiamo fatto il ritiro – sorride – per il rischio di prenderci il virus. E ho scoperto di avere la famiglia tutta positiva. Non è stato bello. Ho fatto per dieci giorni l’assistente, per fortuna stanno tutti bene. Anche mio nonno Salvatore che ha 92 anni e vive in Sicilia, ma è venuto su per stare in famiglia. Ha cominciato a isolarsi prima mio fratello e poi gli altri. E così sono stato giù per fare la spesa e poco altro…».

Fausto Pinarello, Tao Geoghegan Hart, Matteo Tosatto
Tosatto in ammiraglia (qui con Pinarello e la maglia rosa) ha fatto la differenza
Fausto Pinarello, Tao Geoghegan Hart, Matteo Tosatto
Tosatto ha cambiato pelle al Team Ineos-Grenadiers

Trentuno anni, un metro e 82 per 68 chili, “Salvo” è passato professionista nel 2011 con Sky e non se ne è più andato. Ha partecipato a 7 Giri d’Italia e 2 li ha vinti con Froome e Geoghegan Hart. Ha partecipato 6 volte alla Vuelta e ha vinto con Froome quella del 2017. Incredibilmente, vista la squadra in cui corre, non è mai andato al Tour.

Hai ricominciato ad allenarti?

Sì, ma con calma. L’allenatore ha detto di non andare oltre le due ore e mezza, piano piano. E da solo. Sono uscito un po’ di volte con Diego Rosa, ma dopo un mese di stacco preferisco ripartire per i fatti miei. Non c’è niente di peggio di uscire con gente che va troppo più forte.

Come è stato il post Giro?

Niente di speciale, ci siamo tutti un po’ dispersi. Qualche messaggio, ma rimanderemo il brindisi a quando ci troviamo. La classica cena di Natale la faremo in videoconferenza, sperando che passi tutto alla svelta. Ma devo dire che è stato un Giro stupendo, me lo dice anche la gente…

Quale gente?

In Umbria, per esempio. Mi dicono che siamo stati tutti bravi, che abbiamo animato il Giro. Che non ci avevano mai visto correre così. A parte il Giro di Froome, ma anche lì nelle prime due settimane avevamo corso al solito modo. Invece la caduta di Thomas ci ha consegnato un Giro da incorniciare.

Salvatore Puccio, Giro d'Italia 2018, Colle delle Finestre
Colle delle Finestre, Giro 2018: Puccio prepara l’attacco di Froome
Salvatore Puccio, Giro d'Italia 2018, Colle delle Finestre
Finestre 2018, si prepara l’attacco di Froome
Quanto è contato avere Tosatto in ammiraglia?

Toso ha un carisma diverso, senti che è cattivo, senti la passione. Lui si butta dentro, sentirlo alla radio ti motiva. A Brailsford piace la gente che sa di ciclismo, alla Ineos-Grenadiers non è una dittatura. E Toso il ciclismo lo vive dentro, ha corso fino a ieri in grandi squadre e con grandi capitani. I suoi consigli valgono oro. La sua cultura non la impari nei libri.

Hai più sentito Froome?

Non so se sia qui a Monaco. Mi dispiace che sia dovuto andare via, ma si è trovato con tutti questi giovani e la squadra non poteva fermarli. Lui vuole correre da leader, non potevi dirgli di tirare. A questo si sono aggiunti l’infortunio e l’incertezza del ritorno. Ma quello che ha fatto in 10 anni non si può negare.

Pensavi o pensi ancora che tornerà forte?

Quando sono tornato a casa dall’ospedale, la prima volta, dissi a mia moglie che era finita lì. Aveva una gamba normale e l’altra praticamente non c’era più. Ma se penso che ancora zoppica e ha finito la Vuelta, credo che Chris davvero non sia una persona normale. Tornerà a vincere, per tutta la fatica che ha fatto. Ha tanto sudore addosso. Talento e lavoro.

Non sarebbe mai stato pronto per il Tour, però…

E’ stato sfortunato. Gli serviva correre, qualunque gara gli sarebbe stata buona, invece si è ritrovato come tutti sui rulli. E’ già difficile essere competitivi preparandosi normalmente, immaginate voi così.

Come ti trovi in mezzo a tante facce nuove?

Col mio carattere, non ho mai avuto problemi con nessuno e in mezzo a tanti ragazzi, comincio a sentirmi vecchietto. Mi rispettano tutti, nessuno dice male di me. Del resto, non mi sono mai legato a un capitano, io sono un corridore della squadra, voglio poter lavorare con tutti.

Salvatore Puccio, mondiali di Harrogate 2019, pioggia
Pedina chiave anche in azzurro: qui nel diluvio di Harrogate 2019
Salvatore Puccio, mondiali di Harrogate 2019, pioggia
Pedina chiave anche in nazionale. Qui nel 2019
Hai mai avuto offerte per andare via?

Anni fa qualcuno venne. Ma sono nella squadra numero uno. Siamo trattati da re, soprattutto qua a Nizza. Con tanti capitani c’è sempre da lavorare. Questo progetto è nato 10 anni fa e non è mai successo che si siano seduti. Siamo sempre aggiornati, cosa vuoi lamentarti? Se la manica del body è troppo larga, arrivano e te la fanno trovare stretta.

Come andiamo con la tavola?

I primi tempi c’erano tante leggende e magari lo chef ancora oggi mette a tavola bacche e succhi strani. Ma a parte che adesso quasi tutte le squadre seguono la stessa linea, mi ricordo che al primo anno rimasi a bocca aperta vedendo al buffet quante cose Boasson Hagen fosse stato capace di mettere in un solo piatto. Ci sono alimenti particolari, però magari nessuno li mangia. E ci sono anche ketchup e maionese, che in certe squadre italiane non si vedono proprio. Abbiamo i nostri nutrizionisti che indicano le quantità, ma io nonostante tutto sono italiano e preferisco la linea italiana. A me la pasta non la devono toccare…