Savio, l’avventura in Messico e l’ingaggio di Caicedo

27.01.2024
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Lo scorso anno l’avventura colombiana della GW Shimano, oggi il dirottamento verso il Messico e la Petrolike: il nuovo progetto che vede protagonista Gianni Savio e Marco Bellini. Il manager torinese tiene fede alla sua fama di giramondo e di innovatore del ciclismo, novello Caronte che ha attraversato mille fasi, ma che con la sua esperienza frutto dei tanti anni sulle strade è ancora all’avanguardia anche nel ciclismo contemporaneo.

Gianni Savio, 75 anni. La Petrolike è la sua tredicesima squadra dal 1992
Gianni Savio, 75 anni. La Petrolike è la sua tredicesima squadra dal 1992

Tutto nasce da “Don Hector”…

Che cos’ha di particolare la Petrolike? La curiosità nasce soprattutto da un nome, praticamente il primo che è stato ingaggiato: Jonathan Caicedo. Non un corridore qualsiasi, perché parliamo del vincitore di una tappa al Giro d’Italia appena tre anni fa. L’ecuadoriano, insieme a Camargo ha lasciato il “paradiso” del WorldTour per entrare in una squadra certamente ambiziosa, ma che rientra ancora fra le continental. Un passo indietro che stupisce. D’altronde la differenza di consistenza si è vista subito, considerando il suo trionfo alla Vuelta al Tachira. Il battesimo della squadra messicana non poteva essere migliore.

Savio non c’era: ancora alle prese con i postumi di un intervento chirurgico, è rimasto in Italia tenendosi in contatto con il team via telefono e in particolare con il diesse David Plaza, anche lui dal passato consistente, con 13 anni da professionista.

«Il progetto – spiega Savio – è frutto della passione del titolare della Petrolike, Don Hector Guajardo. Pensate che gestisce una delle più grandi imprese petrolifere del Centro e Sud America, eppure ogni giorno non manca di farsi la sua uscita in bici. Nel progettare il team, il magnate messicano ha pensato a noi come gestori tecnici, ma anche a prendere almeno un corridore di fama, in grado di garantire l’immagine fin da subito per pilotare la squadra verso il suo futuro, destinato, lo dico subito, quantomeno a una professional in breve tempo».

Caicedo, 30 anni, aveva vinto la tappa del Giro 2020 sull’Etna, con 21″ su Visconti
Caicedo, 30 anni, aveva vinto la tappa del Giro 2020 sull’Etna, con 21″ su Visconti
Su che basi Caicedo ha fatto questo passo indietro? Non è una cosa comune…

Il suo ingaggio dall’EF Education EasyPost è stato deciso direttamente dalla dirigenza messicana, Jonathan è arrivato anche prima di me e Bellini. Hector è un personaggio schivo, che non vuol neanche apparire troppo, tanto che non è voluto essere presente nel video di presentazione, ma ha idee molto chiare. La scelta di Caicedo è giustamente stata legata a fattori economici, d’altronde parliamo del campione nazionale di un Paese piccolo, ma che nel ciclismo inizia a contare.

Com’è stata costruita la squadra?

Con Jonathan c’è Camargo che è un corridore in crescita, poi Nelson Soto che ha corso nella Caja Rural ed è un buon velocista, che nel Continente può fare la differenza. Con loro una serie di giovani messicani molto promettenti. L’intento di base della squadra è promuovere il ciclismo in Messico e portarlo a livello internazionale. Dopo l’esperienza del gruppo di Ugrumov a San Marino, da dove è emerso un talento come Del Toro, c’era bisogno di dare ulteriore impulso al movimento che ha grandi potenzialità. Poi un tecnico come Plaza è già una garanzia per un progetto destinato a durare.

Il trionfo di Caicedo a Tovar, che gli è valso la vittoria alla Vuelta al Tachira (foto Diario de los Andes)
Il trionfo di Caicedo a Tovar, che gli è valso la vittoria alla Vuelta al Tachira (foto Diario de los Andes)
Un progetto legato solamente al Messico e/o al Continente Americano o ci sarà spazio anche per corridori italiani?

Io e Marco siamo abituati ad andare per gradi, fare un passo alla volta soprattutto dopo esperienze ancora recenti che ci hanno scottato come quella della Drone Hopper. Iniziamo intanto con questo gruppo, con un livello continental portando i ragazzi a gareggiare in Europa e anche in Italia, dove già abbiamo ricevuto diversi inviti. Procediamo sulla base di un programma condiviso, se tutto andrà come deve già dal prossimo anno potremo chiedere la licenza professional e allargare il roster, anche con qualche corridore giovane italiano.

Alla Vuelta al Tachira c’era anche la GW Shimano e quindi la domanda viene spontanea: perché questo vostro cambiamento?

Il rapporto con il team colombiano si è chiuso senza la minima vena polemica, in perfetto accordo. Noi contavamo di poter lavorare su un progetto in divenire, almeno triennale come ci era stato detto con un corposo aumento del budget ogni anno, ma alla fine del 2023 ci è stato detto che i soldi a disposizione erano gli stessi dell’inizio, quindi non eravamo più in grado di sostenere un’attività internazionale. Il team ormai è strettamente colombiano, noi avevamo altre idee quindi ci siamo lasciati senza alcun rancore. Venivamo da una grande stagione, con ben 32 corse vinte tra cui alcune anche importanti, basti pensare alla doppia presenza nella Top 10 del Giro Next Gen. Le basi tecniche c’erano, ma non quelle economiche.

La volata vincente di Nelson Soto a San Cristobal. Il colombiano è stato doppio argento ai Panamericani (foto Compasinformativo.com)
La volata vincente di Nelson Soto a San Cristobal. Il colombiano è stato doppio argento ai Panamericani (foto Compasinformativo.com)
Alla Petrolike c’è una situazione diversa?

Parliamo di investimenti molto maggiori, di spunti importanti e della volontà di promuovere l’attività nel Paese e non solo. Da una parte c’è l’esempio di Del Toro, dall’altro anche quello di Umba, colombiano che proprio partendo dal nostro precedente gruppo sta ora sviluppando la sua carriera che spero sia molto fortunata. Lo dico molto sinceramente: mi piacerebbe che in Italia si tornasse ad avere qualche patron come Don Hector, con la stessa passione e la stessa voglia d’investire, come avveniva nel secolo scorso quand’eravamo l’ombelico del mondo. Allora sì che potremmo rilanciare il ciclismo tricolore…

Umba va all’Astana, ma l’ex diesse ha qualche dubbio

25.11.2023
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Dopo tre anni corsi alla corte di Gianni Savio, due nella professional e uno, l’ultimo, nel team continental, Santiago Umba è pronto a spiccare il volo nel WorldTour. L’intervista che vi apprestate a leggere è stata fatta nel giorno del 21° compleanno del colombiano, quindi gli auguri, anche se in ritardo, sono d’obbligo. Umba è davvero pronto per questo importante salto? Il team che ha scommesso su di lui è l’Astana-Qazaqstan e ne parliamo insieme a Andrea Peschi, diesse del team GW Shimano-Sidermec. 

«Quello del WorldTour – dice Peschi – è un mondo completamente diverso, Umba dovrà tirare fuori tutta la sua personalità e migliorare in tanti aspetti. Sicuramente sarà seguito da uno staff che ne migliorerà le qualità atletiche, ma dovrà metterci comunque del suo».

Il miglior piazzamento tra i pro’ è arrivato al Giro dell’Appennino, Umba è in maglia nera sullo sfondo a destra (foto US Pontedecimo)
Il miglior piazzamento tra i pro’ è arrivato al Giro dell’Appennino, Umba è in maglia nera sullo sfondo a destra (foto US Pontedecimo)
Da quali basi parte?

Umba ha degli ottimi numeri sul suo terreno, la salita. In più è dotato di un buono spunto veloce, chiaro che tutto va rapportato con il tipo di gare che ha fatto fino ad ora. Però quando si è trovato in un gruppo ristretto si è dimostrato sempre veloce nello sprint. Nel WorldTour queste qualità andranno allenate ancora di più.

Riuscirà ad inserirsi secondo te?

Troverà delle difficoltà, com’è giusto che sia, tanto farà il tipo di calendario che la squadra costruirà per lui. Il livello delle corse, bene o male, si alzerà sicuramente. Continuerà a lavorare con il suo preparatore, che è esterno alla squadra, ma poi si rapporterà con lo staff dell’Astana per pianificare allenamenti e gare. 

Al Giro Next Gen Umba (accanto a Savio) è arrivato decimo in classifica generale (foto LaPresse)
Al Giro Next Gen Umba (accanto a Savio) è arrivato decimo in classifica generale (foto LaPresse)
Rispetto ai due anni in professional nel 2023 ha corso in maniera diversa?

Ha iniziato in Colombia, con due gare a tappe nazionali, ma non sono un confronto veritiero rispetto al mondo europeo. Nel 2023 abbiamo ricalcato il calendario fatto da professional, ad eccezione del Giro Next Gen. Con i professionisti ha fatto bene al Giro dell’Appennino dove è arrivato nei primi quindici. E’ stata una stagione altalenante, con qualche problema fisico che non gli ha permesso di correre ai livelli che avrebbe voluto. 

Al Giro Next Gen, fino alla penultima tappa, era andato bene. 

E’ stato un po’ il rammarico della stagione. Fino alla tappa dello Stelvio era il nostro uomo di riferimento insieme a Gomez ed essendosi comportato bene proprio quel giorno, arrivando quinto, abbiamo deciso di lavorare per lui. Peccato che sia mancato nella frazione finale, mentre fortunatamente Gomez è rimasto in classifica. Al termine della corsa avevamo due uomini nei primi dieci: Gomez quarto e Umba decimo. 

Sulle salite importanti il colombiano deve allenare la forza, per essere più incisivo (foto Instagram)
Sulle salite importanti il colombiano deve allenare la forza, per essere più incisivo (foto Instagram)
Poi è andato al Tour de l’Avenir con la Colombia, ma non ha brillato.

L’Avenir era una buona vetrina, siamo stati in Francia per dargli supporto nelle prime tre tappe. Sapevamo però che non era nella migliore delle condizioni, era in una fase calante. Era comunque in una corsa internazionale contro i migliori under 23 del mondo. 

Alla luce di quanto detto fino ad ora non sembri essere convinto del passaggio nel WT…

Quando mi ha detto che avrebbe firmato con l’Astana, ho avuto qualche perplessità. Sinceramente lo avrei visto più in un team professional per un altro anno, così da maturare definitivamente. La sua fortuna è che l’Astana è un team di matrice italiana, un mondo che in parte già conosce. Questo lo potrà aiutare nell’inserirsi, come detto prima molto dipenderà dal tipo di calendario che andrà a fare, anche se…

Al Giro Next Gen nella tappa dello Stelvio sul traguardo è giunto 5° dietro a Martinelli della Green Project
Al Giro Next Gen nella tappa dello Stelvio sul traguardo è giunto 5° dietro a Martinelli della Green Project
Cosa?

L’Astana fa comunque un calendario WorldTour, cosa che obiettivamente è obbligata a fare. Un’altra cosa che mi preoccupa è anche il fatto che abbia firmato solamente per un anno. Nel 2024 si gioca tanto: sappiamo tutti che in una stagione possono succedere tante cose, ma io non avrei rischiato così tanto. 

Però Umba parte da alcuni punti di forza, come la salita…

Lui è uno scalatore puro e da un lato è un bene perché corridori così non ce ne sono quasi più. Dovrà però strutturarsi meglio, questo vuol dire allenare tanto la potenza in salita, soprattutto nelle scalate come lo Stelvio. Su pendenze come quelle dovrà imparare ad essere più competitivo. Al Giro Next Gen sapeva di non arrivare al massimo della condizione, visto che quella era la sua prima corsa di alto livello in stagione. 

Al Tour de l’Avenir la condizione era in calo e le prestazioni non sono arrivate (foto DirectVelo)
Al Tour de l’Avenir la condizione era in calo e le prestazioni non sono arrivate (foto DirectVelo)
In un team WorldTour con tante gare in calendario e un programma definito potrà migliorare tanto.

In Astana potrà contare su una crescita per step. La squadra ha un calendario immenso, con tre attività in contemporanea, quindi spazio per correre ce ne sarà. In più in squadra non hanno tanti scalatori, non ha nemmeno troppa concorrenza. Di esperienza ne ha, visti i tre anni con noi. A mio modo di vedere se riuscirà ad arrivare al 100 per cento in corse come la Tirreno potrà fare bene, serve prepararsi però.

GW Shimano un anno dopo. Savio è soddisfatto e rilancia

28.10.2023
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«Alla fine sono soddisfatto della nostra stagione. Soprattutto se penso da dove eravamo partiti. Anche per questo voglio fare i complimenti a tutta la squadra: staff, corridori, meccanici…». Gianni Savio introduce così la prima annata della GW Shimano-Sidermec.

La squadra era nata in fretta e furia dopo il “crollo” di Drone Hopper. E non è neanche preciso dire che sia nata da quelle ceneri. Il discorso è diverso, più complesso e, se vogliamo, anche più romantico.

Gianni Savio, team manager della GW Shimano-Sidermec
Gianni Savio, team manager della GW Shimano-Sidermec

Dal fattaccio…

«Credo – racconta Savio – che per comprendere questa stagione della GW Shimano sia necessario ripartire da quanto accaduto un anno fa, quando siamo stati spiazzati da Drone Hopper, il nostro main sponsor.

«Da giugno in poi hanno smesso di pagare. Io e Marco Bellini abbiamo fatto dei miracoli per arrivare al termine del 2022. Devo ringraziare alleati storici, come Pino Buda di Sidermec per esempio, e il premio di valorizzazione di Piccolo e Cepeda ceduti alla EF Education EasyPost. Ricordo che il bonifico legato alla loro cessione arrivò il martedì e il mercoledì era già verso altri lidi».

Drone Hopper aveva un contratto quadriennale con il team e paradossalmente Savio e i suoi poche volte erano stati tranquilli come allora. Questo significava poter pianificare. Invece le coperture non c’erano. C’era però un parco mezzi, tra cui un camper e il motorhome, uomini, atleti e conoscenze da non perdere.

«Per fortuna – prosegue il piemontese – ho ancora dei buoni rapporti con la Colombia e mi è arrivata questa offerta per fare una continental più strutturata». Di fatto per il gruppo colombiano GW Shimano c’era la possibilità di fare attività in Europa.

Tanti i giovani primettenti. Qui Acuna (21 anni) alla Bernocchi. Anche per il prossimo anno la squadra correrà con bici GW
Tanti i giovani primettenti. Qui Acuna (21 anni) alla Bernocchi. Anche per il prossimo anno la squadra correrà con bici GW

Alla rinascita

Poi sappiamo come è andata. E’ nata appunto questa squadra che ha consentito a Savio e Bellini di portare a casa rispettivamente il 40° e il 20° anno di attività. Traguardi non da poco. L’attività prende corpo. La GW Shimano-Sidermec, stravince in Sud America, anche se spesso si è trattato di corse più piccole e open, e se la cava benissimo anche nel Vecchio Continente.

«Abbiamo corso molto anche da noi – prosegue Savio – in tutto abbiamo messo nel sacco 30 giorni di corse 2.1 e 1.1 (il massimo livello consentito ad una continental, ndr), ottenendo buoni piazzamenti e persino una vittoria: Restrepo al Giro di Reggio Calabria (nella foto di apertura, ndr). E poi c’è stata l’esperienza, per me nuova e fantastica, del Giro d’Italia under 23».

Affiatamento e buon clima hanno portato a risultati di tutto rispetto (foto Instagram)
Affiatamento e buon clima hanno portato a risultati di tutto rispetto (foto Instagram)

Sorpresa Giro U23

E qui il tono di Savio si accende. Il manager è rimasto colpito in positivo dal “baby Giro”. Un’aria diversa che ben collimava con la rosa giovane dei corridori, a parte qualche eccezione.

«Abbiamo piazzato due atleti nei primi dieci – dice Savio – German Gomez quarto e Santiago Umba nono. Siamo saliti sul podio della classifica a squadre lottando con corazzate come la Jumbo-Visma Development. Tutto ciò, accompagnato dalle tante vittorie in Sud America, mi ha lasciato soddisfatto». 

L’idea di provare a fare un salto di categoria e tornare professional c’è anche stata, le risorse no. Inoltre Savio e Bellini dopo quanto accaduto un anno fa hanno adottato la politica del “rischio zero”.

«Non ci prenderemo più neanche i rischi calcolati», vale a dire fare dei progetti, prendere dei corridori senza ancora la copertura in mano, ma sapendo, come di fatto poi avveniva, di avere le risposte dagli sponsor storici. Insomma fare impresa.

Quattro dei cinque atleti della Colombia U23 ai mondiali erano della GW Shimano-Sidermec. Qui: Pescador, Guatibonza e Gomez (più Umba)
Quattro dei cinque atleti della Colombia U23 ai mondiali erano della GW Shimano-Sidermec. Qui: Pescador, Guatibonza e Gomez (più Umba)

Avanti coi giovani

«Il progetto sui giovani – dice Savio – qui c’è stato per davvero. Alcuni, come Umba e Guatibonza, sono in procinto di passare in due WorldTour e presto annunceremo il tutto. Per l’anno prossimo sarebbe bello rifare il Giro U23. Abbiamo raccolto degli ottimi risultati alla Vuelta Colombia U23 e al Tachira, in Venezuela, abbiamo vinto appunto con Jonathan Guatibonza, un colombiano atipico visto che è un velocista!

«Il nostro progetto va avanti. Siamo in trattativa con alcuni ragazzi e per questo non faccio nomi. La linea resta la stessa comunque: più atleti del Sud America – avendo GW Shimano come main sponsor è normale – e qualche ragazzo italiano. Intendiamo poi incrementare la partecipazione in qualche corsa di alto livello per noi, penso ad un Sibiu Tour per esempio. Già prendere parte a gare così ti consente di acquisire maggiori punteggi e magari passare dall’86ª posizione nel ranking UCI alla 35ª».

Savio si conferma un inguaribile ottimista e speriamo possa continuare a lungo. Certo però che una storia simile, ci riporta a quanto scritto nel nostro ultimo editoriale: la mancanza di un “sistema corale del fare ciclismo” in Italia. Quando si sente che il Tour de France dirotta alcuni suoi sponsor a favore delle squadre e delle corse nazionali, viene da pensare che magari anche questa situazione sarebbe potuta andare diversamente.

Tagliani e Bisolti, il tricolore è una boccata d’ossigeno

12.06.2023
5 min
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Dalla Colombia all’Italia. La GW Shimano Sidermec vanta un organico di 15 atleti atleti colombiani, un norvegese e due italiani, Filippo Tagliani e Alessandro Bisolti. Due corridori che rappresentano l’avamposto tricolore di una squadra sudamericana che gli ha dato fiducia e i mezzi per gareggiare.

Poche corse, ma tanta voglia di raccogliere risultati e fare da chioccia ai giovani talenti che crescono sotto le indicazioni di Gianni Savio. Filippo e Alessandro abitano nella stessa zona, hanno 10 anni di differenza, ma condividono la stessa ambizione di fare bene nel ciclismo nostrano. Il 24 giugno andrà in scena a Comano Terme il campionato italiano e per loro la corsa ha la valenza di un piccolo iride travestito da tricolore.

Tagliani sta preparando l’appuntamento con poche corse nelle gambe
Tagliani sta preparando l’appuntamento con poche corse nelle gambe
Filippo Tagliani, come sta andando la tua stagione?

Sto correndo poco, direi benino. Ho fatto solo il Giro di Sicilia e il Tour de Bretagne, più due corse di un giorno, Giro dell’Appennino e il Giro della Città Metropolitana di Reggio Calabria. Un blocco unico e molto ravvicinato. 

I tuoi allenamenti come procedono?

A livello di allenamenti, sto lavorando molto bene. Le sensazioni sono buone. Spero si sblocchi qualcosa per fine stagione e in ottica 2024. Mi mancano un po’ gli appuntamenti per dimostrare chi sono e misurarmi con il lavoro che sto facendo. 

Tra circa venti giorni ci sarà l’italiano, che appuntamento rappresenta per te?

Per le mie caratteristiche devo dire che è durissimo. Sto cercando di prepararlo al meglio, arrivare in forma, magro per non avere rimpianti, però sono consapevole che sia ostico per me. Sinceramente non so nemmeno io cosa aspettarmi. Arriverò al 100 per cento, questo è sicuro. 

Quando ha avuto l’occasione ha saputo dimostrare di esserci, qui al Tour de Bretagne ad aprile
Quando ha avuto l’occasione ha saputo dimostrare di esserci, qui al Tour de Bretagne ad aprile
Con Bisolti siete gli unici italiani della formazione, vi sentite spesso?

Ci sentiamo frequentemente. Sono appena tornato da un allenamento con lui. Ci conosciamo da sempre, anche prima di correre insieme. Abitiamo a 30 chilometri, siamo sempre usciti con lo stesso gruppo di pro’ della zona. Quest’anno siamo gli unici due italiani e ci appoggiamo a vicenda per molti aspetti. 

Qual è la vostra figura all’interno della squadra?

Siamo i due con più esperienza e cerchiamo di fare un po’ da chioccia ai giovani ed essere dei riferimenti per quando la squadra viene a correre in Italia. Essendo uno staff colombiano, tutti i ragazzi sono di là, non è facile per loro arrivare qui e ambientarsi subito. La squadra in realtà corre tanto, ma solo in Colombia, vengono in qua a blocchi. Ne hanno fatto uno a inizio stagione con cinque ragazzi. Adesso ne sono arrivati altri cinque per il Giro Next Gen e sarà lo stesso per settembre. 

Come vedi Bisolti per l’Italiano?

E’ stato sfortunato perché ha fatto una brutta caduta all’Appennino. Non si è rotto niente, ma pedala male ed è parecchio dolorante. Sarebbe stato un percorso adatto alle sue caratteristiche. Tra l’altro si corre a 30 chilometri da casa sua. Mancano 20 giorni ma non è facile riprendersi dopo quello che ha subito. 

Bisolti ha dovuto fermarsi forzatamente a causa di una caduta all’Appennino
Bisolti ha dovuto fermarsi forzatamente a causa di una caduta all’Appennino

«Avevo iniziato abbastanza bene – conferma Bisolti, 38 anni compiuti a marzo – poi mi sono ammalato in concomitanza con la corsa di Reggio Calabria. Ho quindi avuto una sosta un po’ lunga. Mi ero ripreso bene per l’appuntamento del Giro dell’Appennino, ma ho avuto una brutta caduta e ora mi ritrovo molto acciaccato e con un grosso punto interrogativo sull’italiano». 

Che infortunio hai subito?

Fratture per fortuna non ne ho però, sono caduto in discesa a causa di un tamponamento. Ho fatto come un “high side” di quelli che si vedono in MotoGP.  Ho sbattuto la testa, tutt’ora ho un occhio e la fronte nera. Faccio fatica ad alzare un braccio, ho dolore alla schiena con abrasioni in ogni parte del corpo. Sono stato fermo “solo“ quattro giorni ma ora ad ogni pedalata devo stringere i denti per il dolore. Ho male dappertutto tranne che alle gambe (ride, ndr). Ghiaccio tutto il giorno e Tecar. Sta di fatto che il casco si è aperto in due, quindi forse è andata bene così…

Sarai pronto per l’italiano?

Tutto sommato in allenamento sto iniziando a fare qualche uscita normale. Il problema è che devo cambiare garze ogni tre ore e la notte non dormo. Il percorso mi è piaciuto fin da subito. E’ duro ed è vicino a casa quindi conosco gran parte delle strade. 

Rimane un tuo obiettivo?

Giugno per me era ed è un mese importante. Uno, perché le due corse in programma (Appennino e italiano, ndr) si addicono alle mie caratteristiche. Due, perché sono le uniche due in programma per me e Filippo questo mese. Però devo dire che sarà difficile essere a posto per quel giorno.

La squadra colombiana ha un numero di trasferte prefissate in Italia
La squadra colombiana ha un numero di trasferte prefissate in Italia
Conosci il percorso?

Non sono ancora andato a vederlo, perché nella mia testa avrei avuto tutto il tempo. Purtroppo è capitato questo imprevisto, quindi ci andrò solo nei prossimi giorni. I miei genitori sono di Pinzolo, devo solo capire quali strade sono del percorso, ma sono sicuro che le ho già fatte più di una volta. 

Con Tagliani che rapporto hai?

Abitiamo vicino. Io sto sul lago d’Idro mentre lui sta a Soprazocco sul lago di Garda. L’inverno vado io ad allenarmi nelle sue zone per recuperare qualche grado, mentre in estate viene lui, per prendere un po’ di fresco. 

E dopo l’italiano?

Spero che si riesca a correre di più di quanto previsto. In programma abbiamo solo settembre, ma è facile capire che se così fosse, vorrebbe dire fermarsi per più tempo di una pausa invernale… Il paradosso è che i miei compagni colombiani hanno già fatto 40 corse, quindi è anche difficile per loro gestire un organico in Italia quando hanno così tante opportunità di correre in Colombia. Non è facile andare avanti, ma questo è. E siamo pronti a fare il meglio quando ne avremo la possibilità.

Con Savio avete già parlato del tricolore?

Al momento è molto concentrato sul Giro Next Gen, ci sono giovani promettenti quindi sicuramente affronteremo il discorso prima dell’italiano. 

Maestro e leader in corsa, ecco la GW Shimano di Restrepo

22.04.2023
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Dopo la vittoria al Giro della Città Metropolitana di Reggio Calabria, Jhonatan Restrepo aveva tanta voglia di raccontare. Di esprimere non solo la sua soddisfazione, ma quel che il successo ha significato non solo per lui ma per la squadra, quella GW Shimano-Sidermec completamente ristrutturata anche per forza maggiore. Per Gianni Savio, il suo manager era stato il più bel regalo per i suoi 75 anni, a dir la verità solo per l’anagrafe perché lo spirito non ha nulla da invidiare a quello dei manager più giovani, né la voglia di mettersi ancora in gioco e costruire il futuro.

Restrepo, uno di coloro che sono rimasti dopo la lunga esperienza alla Androni Giocattoli, è non solo una delle punte della squadra, ma anche uno di quelli a cui si chiede di portare a casa risultati e lui, grazie all’esperienza maturata già dal 2015 nelle corse italiane ed europee, ha subito risposto presente.

«E’ stata una gara dove ho subito sentito buone sensazioni – racconta il colombiano nel suo italiano fluente – la Eolo Kometa ha tenuto le redini della corsa perché volevano che partisse la fuga giusta. Quando ciò è avvenuto, con 11 corridori dentro di cui 3 della Green Project Bardiani, io c’ero. Le gambe rispondevano, me la volevo giocare, per questo ho anche risposto a più attacchi e alla fine nella volata ristretta l’ho spuntata».

Reggio Calabria: volata a 11 e Restrepo mette in fila l’argentino Tivani e Maestri
Reggio Calabria: volata a 11 e Restrepo mette in fila l’argentino Tivani e Maestri
Non è la tua prima vittoria in stagione…

No, è la terza, ma le altre due le avevo colte in Colombia, questa però è la prima per una corsa Uci e la prima in Europa e per la nostra squadra significa molto.

Rispetto allo scorso anno quanto è cambiata la situazione in seno al team, al di là di nome e affiliazione diversi?

Alla fin fine non tanto. Io sono al quarto anno con Savio e ho sentito sulla mia pelle tutti i cambiamenti, provato le paure di vedere finire tutto e poi la gioia di ripartire. Oggi abbiamo una squadra più giovane e con tanta voglia di fare, con ragazzi che vogliono imparare e soprattutto abbiamo tutti la netta sensazione che solamente lavorando bene il futuro ci potrà sorridere.

Con Gianni Savio, al quale ha fatto un regalo davvero speciale per i suoi 75 anni
Con Gianni Savio, al quale ha fatto un regalo davvero speciale per i suoi 75 anni
In squadra sei uno dei più esperti: i giovani vengono da te e dagli altri “anziani” a chiedere consigli?

Molto. Soprattutto ora che siamo in Europa, perché si vede che i più giovani si trovano dentro un mondo che non conoscono. All’inizio è chiaro che non sanno bene come correre, io devo un po’ guidarli, spiegare come si vive questo mondo non solo in gara ma anche fuori: come si mangia, come approcciarsi alle gare, come vivere la concorrenza con gli altri team, quelli che sono abituati a vedere solo in televisione. Pian piano migliorando, imparano e secondo me arriveranno lontano.

E tu come vivi questa situazione?

Sembrerà strano, ma per me ha un significato profondo. Quando vedo un ragazzo che impara, che non ha più paura nello stare in gruppo in una corsa di prestigio, per me è come una vittoria. Abbiamo iniziato la nostra avventura europea con la Coppi e Bartali, ebbene da allora i miglioramenti ci sono stati.

Per Restrepo prima vittoria stagionale alla prima tappa della Vuelta al Tolima
Per Restrepo prima vittoria stagionale alla prima tappa della Vuelta al Tolima
Ma è davvero così diverso rispetto alle corse in Colombia?

Sì. A parte il fatto che le strade sono lunghe e larghe, stare davanti è molto più facile e non prendi le classiche frustate, poi chiaramente in salita tutti vogliono mettersi nelle prime posizioni, ma non sentono lo stress che c’è qui. Lo stare in gruppo non è poi la stessa cosa, serve qui molta più attenzione e manico. Per questo col passare degli anni diventa sempre più difficile trovare colombiani che riescono ad adattarsi a correre in Europa. Ma i ragazzi stanno crescendo…

La vostra squadra oltretutto ha ora un baricentro fortemente spostato verso la Colombia…

Sono rimasti solamente Bisolti e Tagliani, ma la squadra ha sempre connotati italiani, dai dirigenti al personale. Anche nel team si parla sia spagnolo che italiano, perché anche questo aiuta i più giovani nell’approccio col ciclismo che conta.

Oltretutto vivete una situazione particolare, con il calendario che va componendosi piano piano…

E’ vero, ad esempio aspettiamo ancora l’invito per il Tour de Bretagne, altrimenti credo che torneremo oltre Atlantico per preparare il Giro di Colombia che per il nostro team è molto importante.

La rovinosa caduta in Grecia nel 2022, costata al colombiano quasi tutta la stagione
La rovinosa caduta in Grecia nel 2022, costata al colombiano quasi tutta la stagione
Finora abbiamo parlato in generale, ma la vittoria di Reggio quanto vale per Restrepo dal punto di vista personale?

Tanto, perché vengo da un 2022 davvero sfortunato. Esco dalla Tirreno-Adriatico con una gamba che forse non avevo mai avuto prima ed ecco che mi ammalo e perdo 10 giorni di allenamento fondamentali. Riparto, vado in Grecia per preparare il Giro d’Italia, la condizione è recuperata ma cado e mi rompo un ginocchio. Addio sogni rosa, sto fermo due mesi e poi riprendere il ritmo contro gente che non si è mai fermata è quasi impossibile. Praticamente sono ripartito quest’anno e ora la condizione c’è.

Che cosa ti aspetti allora?

Di ritrovare le sensazioni del 2021, la mia stagione migliore e se penso a come sto andando, non ci sono molto lontano. Per questo spero che potremo correre ancora in Europa, perché mi sono sbloccato mentalmente, ho più fiducia e soprattutto vincere qui ha tutto un altro sapore.

Benedetti si ritira, Tagliani richiamato in corsa

01.03.2023
5 min
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Il ritiro quanto mai prematuro di Gabriele Benedetti ha destato molto scalpore, ma paradossalmente c’è chi grazie a questa dolorosa scelta ha visto riaprirsi le porte del professionismo. Filippo Tagliani è l’ultimo corridore ad essersi aggregato alla carovana, con un contratto siglato il 17 febbraio scorso con la GW Shimano-Sidermec. Si sarebbe portati a pensare che Tagliani ha ritrovato lo stesso posto dello scorso anno, quand’era alla Drone Hopper Androni, ma non è così.

Il 27enne di Gavardo aveva chiuso la stagione con la tranquillità nel cuore di poter continuare la sua avventura nello stesso team, ma poi le cose sono precipitate: «Sapevo che c’erano problemi, ma mi sono ritrovato dall’oggi al domani senza un contratto. Savio mi aveva promesso che comunque nel 2024, se la squadra ripartiva, mi avrebbe chiamato, ma intanto non sapevo bene che cosa fare. Poi si è aperta una porta nel team e improvvisamente si è aperto un mondo».

Per Tagliani tutto sembrava perso, almeno per il 2023, poi in poche ore è arrivato il contratto
Per Tagliani tutto sembrava perso, almeno per il 2023, poi in poche ore è arrivato il contratto
Rispetto allo scorso anno che cosa è cambiato?

Tutto, è un team completamente nuovo, tanto è vero che di italiani ci siamo solo io e Bisolti, poi c’è il norvegese Holther e per il resto sono tutti corridori colombiani. L’unico anello di congiunzione è proprio Gianni Savio, che si è ricordato di me e mi ha chiamato.

Se questa chiamata non fosse arrivata che cosa avresti fatto, in previsione di poter rientrare nel 2024?

Avrei continuato ad allenarmi, ma so bene che farlo senza un obiettivo concreto non solo è difficile, ma anche molto dispendioso moralmente. Infatti mi ero ripromesso di tenermi in forma fino a luglio guardandomi anche intorno per cercare un nuovo lavoro, poi in mancanza di certezze avrei preso la mia decisione.

Savio ha tirato fuori dal nulla il team sudamericano, ma conta di ricostruire qualcosa in Italia
Savio ha tirato fuori dal nulla il team sudamericano, ma conta di ricostruire qualcosa in Italia
Avevi provato a trovare qualche altro team, dopo lo scioglimento della Drone Hopper?

Erano già tutti belli e sistemati, io poi non ho un procuratore, provavo a sondare il terreno ma nel ciclismo d’oggi è difficile trovare spazi se non sei seguito. I risultati non li guardano più, contano i contatti diretti. Quando corri dipende tutto da te, ma quando ti ritrovi in questa situazione ti senti impotente, vivi del giudizio altrui e sei in ansia. La mia chiamata è stata un gesto importante per me da parte di Savio, poteva scegliere chiunque e ha pensato a me.

La tua stagione era stata positiva?

Secondo me sì, con due podi portati a casa e un Giro d’Italia spesso in fuga. Se mi avessero detto a inizio anno che avrei fatto quel che ho fatto, ci avrei messo la firma. Pensavo fosse sufficiente e doveva essere così, ma nel ciclismo cercano tutti i campioni, chi lavora bene non ha mercato se non è seguito. Io so che cosa posso dare, credo che il mio approdo nel nuovo team sia dovuto principalmente alla mia serietà, ma quel che mi dispiace è che in generale anche se lavori bene, gli altri non ti vedono.

Tagliani e Bisolti, unici due italiani rimasti nel team di Savio “trasbordato” in Colombia
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Sapevi della situazione di Benedetti?

Sinceramente no, non ci siamo mai ritrovati insieme lo scorso anno, abbiamo fatto calendari diversi e nel team non se n’era mai parlato.

Al di là del tuo sviluppo professionale, che impressione ti ha lasciato la sua vicenda?

Mi fa capire ancor di più che la differenza quando fai il salto di categoria è enorme. Per essere un professionista devi volerlo veramente, impegnarti, metterci tanto di tuo. Fino agli under 23 sei coccolato, pensa a tutto il team, ma poi devi essere tu professionista in prima persona, nell’allenamento, nell’alimentazione, nelle motivazioni. Devi aver voglia di fare sacrifici, comprendere che è un lavoro vero che richiede molto perché ci devi stare sopra 24 ore al giorno, non stacchi praticamente mai. E se non sei un campione dotato da madre natura è ancora di più necessario crederci al 110 per cento.

Per ora il leader della GW Shimano si è dimostrato Jonathan Guatibonza, con una vittoria alla Vuelta al Tachira (foto EsCiclismo)
Per ora il leader della GW Shimano si è dimostrato Jonathan Guatibonza, con una vittoria alla Vuelta al Tachira (foto EsCiclismo)
La tua preparazione a che punto è?

Mi sono tenuto in allenamento, ma praticamente parto quasi da zero. Spero di acquisire la condizione gareggiando. So che sarà durissima, se fossi stato chiamato un mese prima sarebbe stato molto meglio, ma sono sereno perché so quel che mi aspetta e sono pronto ad affrontarlo. Non ho grosse ambizioni, sinceramente voglio vivere questa stagione con serenità e ricambiare la fiducia di chi mi ha chiamato in causa.

Quindi inizi presto a gareggiare?

Sento che l’orologio corre, so che mi hanno detto che seguiremo tutto il calendario italiano ed essendo una squadra continental colombiana non saranno tante le gare a disposizione, ma l’importante è non fermarsi. Il proposito di Savio di ripartire con un team italiano nel 2024 c’è sempre e spero che questa volta sarò anch’io della partita sin dall’inizio.