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Benedetti si ritira, Tagliani richiamato in corsa

01.03.2023
5 min
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Il ritiro quanto mai prematuro di Gabriele Benedetti ha destato molto scalpore, ma paradossalmente c’è chi grazie a questa dolorosa scelta ha visto riaprirsi le porte del professionismo. Filippo Tagliani è l’ultimo corridore ad essersi aggregato alla carovana, con un contratto siglato il 17 febbraio scorso con la GW Shimano-Sidermec. Si sarebbe portati a pensare che Tagliani ha ritrovato lo stesso posto dello scorso anno, quand’era alla Drone Hopper Androni, ma non è così.

Il 27enne di Gavardo aveva chiuso la stagione con la tranquillità nel cuore di poter continuare la sua avventura nello stesso team, ma poi le cose sono precipitate: «Sapevo che c’erano problemi, ma mi sono ritrovato dall’oggi al domani senza un contratto. Savio mi aveva promesso che comunque nel 2024, se la squadra ripartiva, mi avrebbe chiamato, ma intanto non sapevo bene che cosa fare. Poi si è aperta una porta nel team e improvvisamente si è aperto un mondo».

Per Tagliani tutto sembrava perso, almeno per il 2023, poi in poche ore è arrivato il contratto
Per Tagliani tutto sembrava perso, almeno per il 2023, poi in poche ore è arrivato il contratto
Rispetto allo scorso anno che cosa è cambiato?

Tutto, è un team completamente nuovo, tanto è vero che di italiani ci siamo solo io e Bisolti, poi c’è il norvegese Holther e per il resto sono tutti corridori colombiani. L’unico anello di congiunzione è proprio Gianni Savio, che si è ricordato di me e mi ha chiamato.

Se questa chiamata non fosse arrivata che cosa avresti fatto, in previsione di poter rientrare nel 2024?

Avrei continuato ad allenarmi, ma so bene che farlo senza un obiettivo concreto non solo è difficile, ma anche molto dispendioso moralmente. Infatti mi ero ripromesso di tenermi in forma fino a luglio guardandomi anche intorno per cercare un nuovo lavoro, poi in mancanza di certezze avrei preso la mia decisione.

Savio ha tirato fuori dal nulla il team sudamericano, ma conta di ricostruire qualcosa in Italia
Savio ha tirato fuori dal nulla il team sudamericano, ma conta di ricostruire qualcosa in Italia
Avevi provato a trovare qualche altro team, dopo lo scioglimento della Drone Hopper?

Erano già tutti belli e sistemati, io poi non ho un procuratore, provavo a sondare il terreno ma nel ciclismo d’oggi è difficile trovare spazi se non sei seguito. I risultati non li guardano più, contano i contatti diretti. Quando corri dipende tutto da te, ma quando ti ritrovi in questa situazione ti senti impotente, vivi del giudizio altrui e sei in ansia. La mia chiamata è stata un gesto importante per me da parte di Savio, poteva scegliere chiunque e ha pensato a me.

La tua stagione era stata positiva?

Secondo me sì, con due podi portati a casa e un Giro d’Italia spesso in fuga. Se mi avessero detto a inizio anno che avrei fatto quel che ho fatto, ci avrei messo la firma. Pensavo fosse sufficiente e doveva essere così, ma nel ciclismo cercano tutti i campioni, chi lavora bene non ha mercato se non è seguito. Io so che cosa posso dare, credo che il mio approdo nel nuovo team sia dovuto principalmente alla mia serietà, ma quel che mi dispiace è che in generale anche se lavori bene, gli altri non ti vedono.

Tagliani e Bisolti, unici due italiani rimasti nel team di Savio “trasbordato” in Colombia
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Sapevi della situazione di Benedetti?

Sinceramente no, non ci siamo mai ritrovati insieme lo scorso anno, abbiamo fatto calendari diversi e nel team non se n’era mai parlato.

Al di là del tuo sviluppo professionale, che impressione ti ha lasciato la sua vicenda?

Mi fa capire ancor di più che la differenza quando fai il salto di categoria è enorme. Per essere un professionista devi volerlo veramente, impegnarti, metterci tanto di tuo. Fino agli under 23 sei coccolato, pensa a tutto il team, ma poi devi essere tu professionista in prima persona, nell’allenamento, nell’alimentazione, nelle motivazioni. Devi aver voglia di fare sacrifici, comprendere che è un lavoro vero che richiede molto perché ci devi stare sopra 24 ore al giorno, non stacchi praticamente mai. E se non sei un campione dotato da madre natura è ancora di più necessario crederci al 110 per cento.

Per ora il leader della GW Shimano si è dimostrato Jonathan Guatibonza, con una vittoria alla Vuelta al Tachira (foto EsCiclismo)
Per ora il leader della GW Shimano si è dimostrato Jonathan Guatibonza, con una vittoria alla Vuelta al Tachira (foto EsCiclismo)
La tua preparazione a che punto è?

Mi sono tenuto in allenamento, ma praticamente parto quasi da zero. Spero di acquisire la condizione gareggiando. So che sarà durissima, se fossi stato chiamato un mese prima sarebbe stato molto meglio, ma sono sereno perché so quel che mi aspetta e sono pronto ad affrontarlo. Non ho grosse ambizioni, sinceramente voglio vivere questa stagione con serenità e ricambiare la fiducia di chi mi ha chiamato in causa.

Quindi inizi presto a gareggiare?

Sento che l’orologio corre, so che mi hanno detto che seguiremo tutto il calendario italiano ed essendo una squadra continental colombiana non saranno tante le gare a disposizione, ma l’importante è non fermarsi. Il proposito di Savio di ripartire con un team italiano nel 2024 c’è sempre e spero che questa volta sarò anch’io della partita sin dall’inizio.