Conoscete Madouas? Proviamo a scoprirlo insieme

03.02.2024
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Valentin Madouas si rifugia spesso nella mente. Il campione di Francia, 27 anni, che ha sempre corso con la Groupama-Fdj e ha il contratto fino al 2026, è un tipo interessante da ascoltare, forse perché esce dagli schemi più convenzionali. E anche se nel 2023 ha vinto “solo” due corse, non sfuggono negli anni scorsi il terzo posto al Fiandre del 2022 e il quinto nell’ultima Liegi.

«Un anno fa – ha raccontato di recente – ho iniziato l’ipnosi. Non ho bisogno di qualcuno con cui parlare, di uno psicologo. Voglio lavorare sull’inconscio, cercare nella mente cose che mi aiutino ad essere ancora più forte. Sappiamo davvero poco del cervello. Ho anche iniziato a fare l’agopuntura per recuperare. E’ un momento in cui mi prendo una pausa, in cui mi riposo per un’ora. Sto esplorando tante piccole cose che potrebbero portarmi a nuovi traguardi».

Valentin Madouas è nato a Brest il 12 luglio 1996. Pro’ dal 2018, è alto 1,79 per 71 chili
Valentin Madouas è nato a Brest il 12 luglio 1996. Pro’ dal 2018, è alto 1,79 per 71 chili

Approccio scientifico

Madouas è un ingegnere e come un ingegnere ragiona. L’istinto appartiene alla corsa, ma anche durante la gara traspare dal ragionamento la voglia di controllare il mondo intorno a sé. Questo potrebbe essere un limite, ma è anche il solo modo che per ora conosce di essere pronto a tutto, in un ciclismo di attaccanti feroci e imprevedibili. Quante variabili puoi controllare?

«Visualizzo le situazioni – spiega – lavoro molto sulla preparazione mentale. Quando vado a una corsa, immagino 10-15 scenari: come andrà, i corridori che affronterò. Cerco di farlo per quante più gare possibile, ma è molto difficile e soprattutto ci sono cose che non possiamo controllare. Questo è il modo in cui lavoro. Nel 2023 ha dato i suoi frutti, ma sono venuti anche perché nel frattempo è arrivata la maturità fisica e mentale. Ora che sono riuscito a dimostrare a me stesso certe cose, posso lavorare per farle di nuovo e più spesso ».

Podio al Fiandre: nel 2022 Madouas si piazza terzo dietro Van der Poel e Van Baarle
Podio al Fiandre: nel 2022 Madouas si piazza terzo dietro Van der POel e Van Baarle

Tricolore e Plouay

I risultati cui si riferisce sono la vittoria di Plouay, prima gara WorldTour (in apertura commosso dopo l’arrivo), e il campionato nazionale. Aveva conquistato il tricolore anche da U23 e continuava a dire che lo avrebbe colto anche da professionista, pur non sapendo quando e come.

«Sono stato costante per tutta la stagione – racconta – dalle Strade Bianche a Montreal (rispettivamente 2° e 4°, ndr). Inoltre, con il campionato francese e la Bretagne Classic, ho raggiunto due importanti obiettivi professionali. Avrei potuto vincere di più, ma le circostanze lo hanno impedito. Sapere di essere competitivo nelle classiche WorldTour mi permetterà di lottare a un livello più alto. Non vengo dal nulla, sono sempre stato presente. Sfidare certe corazzate nelle gare Monumento non sarà facile, ma il quinto posto di Kung alla Roubaix fa pensare che sia possibile. La squadra è forte, sta a me e Stefan darle la spinta, perché diventi più omogenea e abbia il coraggio di provare azioni per vincere».

E’ il 25 giugno, quando a Cassel Madouas conquista il campionato francese (foto Florent Debruyne)
E’ il 25 giugno, quando a Cassel Madouas conquista il campionato francese (foto Florent Debruyne)

La ricerca del limite

La solidità arriva con il lavoro e da quest’anno la sensazione è che tutti gli atleti della squadra francese abbiano aumentato qualità e quantità. Lo diceva Germani nel ritiro di dicembre e lo ribadisce Madouas.

«Penso di avere ancora molto da esplorare – dice – e su cui lavorare. Per me il ciclismo è uno sport in cui ti reinventi costantemente. Si fa il punto su cosa ha funzionato e poi si prova a sviluppare cose nuove per fare un passo avanti e uscire dalla routine. Non c’è niente di peggio che rinchiudersi in schemi sempre identici. Non conosco i miei limiti e ho raggiunto un’età in cui voglio conoscerli, siano essi mentali o fisici. Ho bisogno di lavorare molto, ma non avevo mai fatto un volume del genere in questo periodo dell’anno. Abbiamo aumentato tutto in modo omogeneo. Invece di tre sessioni di intensità, adesso ne faccio quattro di due minuti anziché di un minuto e mezzo. Sto lavorando di più dietro scooter e alla fine dell’anno avrò complessivamente 32-34.000 chilometri, anziché i 28 -29.000 dello scorso anno».

La vittoria di Plouay ha confermato a Madouas di avere il livello per vincere nel WorldTour
La vittoria di Plouay ha confermato a Madouas di avere il livello per vincere nel WorldTour

Vincere il Fiandre

Resta da inquadrare il suo ruolo di leader, nella squadra che ha perso Pinot e Demare ed è agitata dall’esuberanza di ragazzini come Gregoire e Martinez. E intanto, sapendo che si diventa capitani anche per i risultati, ribadisce che i sogni della sua primavera sono due: la Strade Bianche e il Fiandre, per il quale ha già pronta la tattica.

«Devo vincere – dice – ma anche unire i compagni e lo staff intorno a me e questa è la sfida più grande. Ringraziare, essere rispettosi, onesti e spontanei sono le qualità basilari. Thibaut era in grado di dire quando il lavoro era stato fatto bene oppure no e spiegava il perché. Ora che stanno arrivando i risultati penso di avere la credibilità per farlo anche io. Se poi vincessi il Fiandre…

«Ho immaginato due scenari. Il primo – ha detto a L’Equipe – è un attacco prima del Vecchio Qwaremont all’ultimo giro: lo prendo davanti, gli altri fanno il forcing, si avvicinano e poi si spengono. Io davanti gestisco il mio ritmo e mantengo 20-30 secondi al traguardo. Il secondo è che non riescono a staccarmi in salita e attacco negli ultimi 2 chilometri, quando sento che cominciano a guardarsi per lo sprint. Nessuno mi segue e vinco così. In entrambi i casi immagino Kung lì con me e ci daremo reciproca copertura. Saremo insieme nel finale e vinceremo insieme. Lui per aiutare me, io per aiutare lui».

Martinez, il messaggio di Pinot e la lezione della Vuelta

01.02.2024
5 min
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Nella Groupama-FDJ che nell’ultima stagione ha perso con Demare e Pinot le colonne di una vita, forse pochi si aspettavano che Lenny Martinez potesse sbocciare così presto e così bene. Lo scalatore francese, che nel 2021 si era presentato al pubblico italiano vincendo il Giro della Lunigiana, negli stessi giorni della corsa ligure ha sfiorato una tappa alla Vuelta Espana conquistando la maglia di leader, a capo di una stagione davvero positiva, consacrata con la vittoria nella CIC Mont Ventoux (foto di apertura).

Martinez faceva parte della stessa infornata U23 di Gregoire e Germani, Watson e il Pithie che ha appena vinto la Cadel Evans Great Ocean Road Race. La sua stagione inizierà il 16 febbraio nella Classic Var e poi proseguirà con il Tour des Alpes Maritimes, prima del Gran Camino e il Catalunya. Approfittando del secondo ritiro spagnolo della squadra, abbiamo cercato di capire che cosa gli passi per la testa alla vigilia del secondo anno nel WorldTour.

Lenny Martinez è nato a Cannes l’11 luglio del 2003 . Suo padre è Miguel Martinez, olimpionico di MTB
Lenny Martinez è nato a Cannes l’11 luglio del 2003 . Suo padre è Miguel Martinez, olimpionico di MTB
Ma prima facciamo un passo indietro: ti aspettavi una stagione così buona per il primo anno?

No, non mi aspettavo necessariamente una stagione così bella (sorride, ndr). Mi ero detto che per essere bella, mi sarebbe bastata una stagione regolare, ma non mi aspettavo molto perché nel primo anno non si sa mai. Il livello è piuttosto alto, ma col passare dei chilometri, correndo nel mio solito modo, ho visto che le cose funzionavano.

Sei rimasto più impressionato dalla vittoria al Ventoux o dalla prima settimana alla Vuelta?

Col senno di poi, direi la prima settimana della Vuelta. Tuttavia a livello emotivo mi è piaciuta di più la vittoria, perché era una vittoria. E’ arrivata forse inaspettata, eppure quei pochi secondi sul Ventoux sono stati un momento molto forte che resta nella memoria.

Che cosa ha rappresentato per te la partecipazione al primo grande Giro?

Molta esperienza, la possibilità di crescere. E’ stato davvero bello vedere come abbiamo lavorato per preparare la Vuelta e ora non vedo l’ora di rifarlo e provare semplicemente a fare meglio. Perché adesso so cosa aspettarmi da quelle tre settimane.

Martinez è professionista dal 2023. E’ stato leader della Vuelta per due tappe. E’ alto 1,68 e pesa 52 chili
Martinez è professionista dal 2023. E’ stato leader della Vuelta per due tappe. E’ alto 1,68 e pesa 52 chili
Alla partenza della Vuelta sei arrivato con dubbi o certezze?

Non necessariamente dubbi e neppure certezze, mi dicevo che sarebbe stato bello anche solo finirla. Avevo in testa che sarebbe stato bello arrivare a Madrid e se poi fosse venuto qualche risultato, sarebbe stato fantastico. Alla fine è andata proprio così, ma non sarebbe sato un problema portarla a termine senza risultati, perché in ogni caso avrei imparato qualcosa.

Che cosa ricordi del giorno dell’Osservatorio Astrofisico de Javalambre, in cui sei arrivato secondo prendendo la maglia di leader?

Ricordo che è stata una giornata molto dura, soprattutto questo. Ho avuto il supporto dei miei compagni sin dalla partenza, senza di loro non avrei potuto prendere la maglia rossa. L’ultima salita è stata molto dura, si andava un po’ troppo forte per me. Ma alla fine non sono arrivato troppo lontano da Kuss (il distacco al traguardo è stato di 26”, ndr) e la sera ero contento.

Puoi descriverci in che modo si manifestava la stanchezza con il passare dei giorni?

C’è stanchezza mentale. Preferisci restare a letto e dopo un po’ preferisci riposarti piuttosto che andare a correre. C’è anche l’affaticamento muscolare. Te ne accorgi quando la tappa parte molto forte e tu non sei pronto, senti le gambe gonfie e un po’ rotte. Di solito inizia a migliorare dopo la prima ora e mezza e in certi giorni per arrivare alla fine della tappa devi essere davvero bravo. Ma anche le partenze sono faticose…

Nel 2022 Martinez ha vinto due tappe alla Ronde de l’Isard, dopo il Val d’Aosta (foto Richard Corentin)
Nel 2022 Martinez ha vinto due tappe alla Ronde de l’Isard, dopo il Val d’Aosta (foto Richard Corentin)
Tutto questo ti ha permesso di conoscere meglio te stesso e le tue capacità di recuperare?

Ho imparato qualcosa su tutto questo. Ho imparato anche a non mollare. All’inizio stavo bene, poi sono caduto, mi sono ammalato e alla fine sono riuscito a ritrovare le forze e delle buone sensazioni. Ho imparato che in un grande Giro un giorno puoi stare malissimo e il giorno dopo invece vincere. Quindi devi sempre credere in te stesso, devi imparare a gestire questi giorni. Devi imparare a gestire tutte le giornate.

Ti aspettavi che il gruppo Continental andasse così bene nel suo primo anno di WorldTour?

No, non necessariamente. Pensavo che avremmo fatto bene, con l’obiettivo di imparare e alla fine oltre a questo, sono arrivati i risultati. Diciamo che è andata bene.

A fine carriera, Pinot ha detto ai suoi compagni di prendersi cura della squadra. Cosa pensi che volesse dire?

Thibaut ha fatto crescere molto la squadra. Noi siamo i suoi successori e dobbiamo prenderci cura della squadra e continuare a farla crescere come ha fatto lui. Ma non è una cosa semplice, può voler dire tutto e niente. Tirare su la squadra significa assicurarsi che stia progredendo, vincere le gare, fare in modo che la squadra sia la migliore che può essere.

Lombardia 2023, l’ultima corsa di Pinot, che ha lasciato un’importante eredità (foto nicolas_le_goat / lequipe)
Lombardia 2023, l’ultima corsa di Pinot, che ha lasciato un’importante eredità (foto nicolas_le_goat / lequipe)
Che differenza vedi tra la preparazione dello scorso inverno e quella di quest’inverno?

Nessuna differenza perché quest’inverno mi sono allenato esattamente come l’inverno scorso, in termini di ore e tutto il resto. Quindi ho semplicemente aggiunto un po’ di corsa a piedi, un po’ di lavoro in palestra sollevando pesi. Ma a parte quello, in bici non avevo ancora aumentato i volumi. Questo ritiro sta dando ottimi frutti, stiamo vivendo delle settimane fantastiche e proprio qui ho iniziato ad aumentare i carichi di allenamento.

Stai lavorando su un punto particolare?

Soprattutto sullo sprint. Gli scatti. I lavori brevi. Lavoro un po’ su tutto per diventare un corridore completo. Dopo il primo anno WorldTour ho capito che non potrò mai vincere uno sprint di gruppo, ma so che posso fare bene su salite da 10 minuti e anche da un’ora. Per questo penso di essere uno scalatore. Le salite mi stanno bene tutte. Quelle lunghe e anche quelle più corte.

Gregoire, 20 anni: l’insaziabilità dei numeri uno

08.01.2024
5 min
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«Non pensavamo che sarebbe successo così presto – racconta Romain Gregoire, vent’anni – ma è una buona cosa. Ci motiva ogni giorno in allenamento sapere che la squadra ha fiducia in noi. Avere nuove responsabilità è tutto ciò che chiedo. E’ speciale avere corridori più esperti che lavorano per te, ma essere leader non è qualcosa che si chiede: deve venire con i risultati e le prestazioni. Bisogna essere all’altezza ed è ciò che mi spinge nel lavoro di ogni giorno».

Sette in pagella

L’aria di rinnovamento nella Groupama-FDJ, di cui vi abbiamo detto attraverso le parole di Lorenzo Germani e quelle di Philippe Mauduit, passa per il gruppo di giovani che nel 2023 Marc Madiot ha fatto passare in blocco nel team WorldTour. Sono i ragazzi di Gannat, che fra gli under 23 avevano spadroneggiato in lungo e in largo e potrebbero rimpiazzare in un solo colpo le vecchie glorie del team francese. Fra loro, Gregoire è quello che fra il 2021 e il 2022 aveva più impressionato, ma neppure lui si aspettava un inserimento così rapido e importante nella prima squadra. Anche se poi, a leggere le sue parole nel sito della squadra, ci si chiede se il senso di perenne insoddisfazione che trasmette sia una molla o un disagio.

«E’ stata una stagione positiva – prosegue – perché ho raggiunto i miei obiettivi e soprattutto la vittoria. Ci sono riuscito per cinque volte, comprese due classifiche generali (Quattro Giorni di Dunkerque e Tour du Limousin, ndr), cosa che davvero a inizio stagione non immaginavo. In più mi sono guadagnato la convocazione per la Vuelta e non l’ho finita completamente morto. E’ una stagione da 7 in pagella, non oltre perché so che posso fare meglio. Mi sarebbe piaciuto essere più utile alla squadra. Mi sarebbe piaciuto vincere a livello WorldTour e non sono ancora riuscito a farlo. Forse è anche normale, forse sono duro con me stesso, ma è anche il modo per spingermi a migliorare. Non credo che essere un neopro’ sia un’attenuante. Per me, una volta che siamo nella stessa squadra, non importa se siamo lì da dieci anni o sei mesi».

La Strade Bianche ha conquistato Gregoire. All’8° posto si è aggiunto lo stupore per il tifo e i paesaggi
La Strade Bianche ha conquistato Gregoire. All’8° posto si è aggiunto lo stupore per il tifo e i paesaggi

Margini di crescita

Le aspettative vengono da fuori, ma anche da se stessi. E per fortuna la sua ultima frase viene in parte contraddetta dalle sensazioni dopo il campionato francese, chiuso in ventesima posizione sui 23 corridori che hanno concluso la prova.

«Più vinci – ammette – più hai aspettative e più tutto diventa difficile. Per 3-4 anni sono riuscito a fare quello che volevo, ma questo è solo l’inizio. Il bello del 2023 è che abbiamo rispettato alla lettera il piano fatto a dicembre, in ogni momento sapevo per cosa stavo lavorando e questo mi ha consentito di mettere ottimamente a frutto le fasi di allenamento. Spero che sia sempre così, in modo da continuare nella crescita. Al campionato nazionale di Cassel avevo grandi ambizioni, ma alle spalle di Madouas che ha dominato, io ho capito che mi manca la solidità di qualche anno in più tra i pro’ per lottare con i primi in una gara come quella, lunga 220 chilometri, con tanta fatica e tanto caldo. Ho fatto quello che potevo, ho cercato di resistere il più a lungo possibile e poi il serbatoio si è svuotato».

Un metro e 76 per 64 chili, Gregoire parla senza peli sulla lingua: «Essere leader è bello, ma devi meritartelo»
Un metro e 76 per 64 chili, Gregoire parla senza peli sulla lingua: «Essere leader è bello, ma devi meritartelo»

Il Limousin e la Vuelta

Questo ragazzo è insaziabile. La primavera e l’estate gli hanno portato infatti le vittorie di Dunkerque e del Limousin, dove per la prima volta si è rivisto il Gregoire sbarazzino e sicuro degli anni precedenti. Due tappe vinte, una attaccando a 15 chilometri dall’arrivo, con la squadra al suo fianco: un’anticipazione di futuro che lo ha molto colpito. Invece pare che il contraltare della Vuelta abbia raffreddato l’entusiasmo. 

«Il lavoro ha iniziato a dare i suoi frutti – ricorda – abbiamo corso come ci piace e sono riuscito a vincere due tappe e a conquistare la classifica generale. Invece della Vuelta non sono troppo soddisfatto. Avrei preferito essere più attivo in corsa, ma non c’erano molte tappe per gli scattisti e quando c’erano non ho avuto le gambe per vincere (il riferimento è al giorno di La Laguna Negra, in cui è stato battuto da Herrada, ndr). E’ un peccato, ma in futuro mi piacerebbe migliorare il mio livello in salita per giocarmi certi finali».

Settimo nella 2ª tappa della Vuelta, Gregoire ha ottenuto anche il 2° posto nell’11ª. Esperienza positiva? Per lui a metà
Settimo nella 2ª tappa della Vuelta, Gregoire ha ottenuto anche il 2° posto nell’11ª. Esperienza positiva? Per lui a metà

L’eredità di Pinot

Resta da capire se oltre all’eredità sportiva, Gregoire e i suoi… fratellini siano sulla strada giusta per raccogliere il testimone di Thibaut Pinot. Prima di salutarli, sul pullman della squadra, il vecchio capitano ha detto parole incisive e toccanti sul prendersi cura della squadra. Le parole di un condottiero che mai in carriera, nonostante le offerte, ha valutato la possibilità di vestire un’altra maglia.

«Le parole di Thibaut – precisa infatti Gregoire – vanno collegate al fatto che è stato fedele alla squadra per 14 anni, avendoci trovato gli stessi valori che ha nella sua vita. Ci ha detto di rimanere autentici. Ha detto di aver trovato qui una nuova famiglia e gli piacerebbe che continuasse così anche con noi. Qualcuno riuscirà a trasmettere le sue stesse emozioni? Certamente no. Penso che Thibaut sia stato un’eccezione nel ciclismo, anche nello sport in generale. Il suo ritiro al Lombardia ne è stata un’altra prova. Però cercherò di seguire le parole che ha detto sul pullman, di rimanere reale e autentico. E vedremo dove mi porterà».

Groupama-FDJ: budget dimezzato dalle tasse, si lavora di fantasia

04.01.2024
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Il tempo che il fratello Yvon decidesse di andare in pensione a 61 anni e Marc Madiot ha pensato di affidare il suo ruolo a Philippe Mauduit (foto Instagram/Groupama in apertura). Il direttore sportivo di Tours, approdato nel team dal 2019 dopo esperienze notevoli nelle principali squadre WorldTour, ne è così diventato responsabile del Settore Corse. Nel frattempo il team ha perso Thibaut Pinot e Arnaud Demare e, come ci ha raccontato Lorenzo Germani nei giorni scorsi, si affida a corridori ormai navigati come Gaudu e Kung e alla linea verde dei giovani saliti nel 2023 dalla Continental.

A 61 anni, Yvon Madiot ha deciso di andare in pensione. Al suo posto Mauduit (foto Groupama-FDJ)
A 61 anni, Yvon Madiot ha deciso di andare in pensione. Al suo posto Mauduit (foto Groupama-FDJ)
E’ cambiato tutto, insomma…

No, sembra che sia così. Alcune cose si sono mosse, ma la squadra c’è da quasi 30 anni e un po’ di aspetti si dovevano migliorare. Però non ci sono sconvolgimenti, perché alla fine la filosofia rimane la stessa. Sappiamo chiaramente che non abbiamo un budget che ci permette di giocare tra i grandi. Ci sono squadre che possono spendere 40 milioni, noi ne abbiamo 22-23, ma dopo che abbiamo pagato tutte le tasse in Francia, ne rimangono solo 12-13. Come fai? Dunque sappiamo dove siamo. L’unica cosa che abbiamo provato quest’inverno è stato di portare nella squadra uno spirito più giovane e dinamico, per offrire nuovi servizi e nuove opportunità ai corridori.

Il tuo ruolo cambierà, nel senso che farai più scrivania e meno ammiraglia?

L’obiettivo era di fare un po’ meno corse ed essere più disponibile per i colleghi, in una gestione amministrativa dello sport che ha bisogno di grande attenzione perché tutto funzioni nel modo migliore. Faccio questo lavoro da 25 anni, non sono stanco, però era il momento giusto per fare qualcosa di diverso. Sono ormai cinque stagioni che sono in squadra, ne conosco bene il funzionamento e ho qualche idea che vorrei portare. Prima non potevo, perché chi c’era sopra non era favorevole, invece adesso ci posso provare. Ripeto: non abbiamo un budget che ci permette di comprare corridori a 3-4-5 milioni, allora bisogna essere un po’ creativi per migliorare tutto il possibile e far crescere i ragazzi.

Nel 2023 avete fatto passare tutti i ragazzi della continental, mentre Pinot e Demare sono andati via. Come immagini il futuro della squadra?

In cima abbiamo sempre Gaudu, anche Madouas che ha vinto nuovamente il campionato nazionale e Stefan Kung, che è un ragazzo molto valido nelle classiche. E subito dietro di loro, quasi allo stesso livello, ci sono giovani come Gregoire, Martinez, Watson e anche Lorenzo Germani. Sono giovani che dimostreranno le loro qualità.

Martinez ha fatto un’annata notevole…

Se guardate bene, a parte la Vuelta, Martinez è arrivato davanti in tutte le gare a tappe del 2023. Ha vinto la Mont Ventoux Challenge e ha anche fatto un quarto alla Mercan’Tour Classic Alpes-Maritimes. Non dico che questi ragazzi ci abbiano sorpreso, perché l’anno prima si erano già affacciati nella squadra WorldTour e avevamo visto che avessero delle qualità. Però hanno dimostrato che sono cresciuti bene e ora speriamo che continuino a farlo.

Valentin Madouas ha conquistato nuovamente la maglia tricolore. Ha 27 anni (foto Groupama-FDJ)
Valentin Madouas ha conquistato nuovamente la maglia tricolore- Ha 27 anni (foto Groupama-FDJ)
Cosa possiamo aspettarci da Germani?

Per me Lorenzo è uno dei pochi ragazzi che sa fare tutto. Ha la capacità di vincere il giorno che gli dai libertà, secondo me diventerà un ottimo leader. Uno capace di organizzare la squadra in corsa, che prende la parola nella riunione sul pullman, ma anche nel debriefing. Lorenzo ha questa intelligenza, lui vede molto bene la corsa. Ha una grande capacità di analisi di quello che si fa in corsa, prima della corsa e anche dopo. E’ molto giovane, però è bravissimo e può crescere ancora.

Sarà dura senza Pinot e Demare?

Sicuramente, per tutto quello che portavano in termini di carisma. Pinot vinceva poche corse all’anno, l’anno che ne ha centrate di più saranno state 5-6, ma faceva sempre spettacolo: basta vedere quello che è successo al Lombardia. Un ragazzo così ci mancherà per forza. A livello di punti, l’anno scorso è quello che ne ha fatti di più, ma noi non siamo una squadra che guarda queste cose. Comunque Pinot si è sempre alternato con Demare. C’era l’anno che uno andava e l’altro no e viceversa. Per noi i punti non sono mai stati una grande preoccupazione e speriamo che non lo saranno. Quando non hai bisogno di contare i punti, vuole dire che va tutto bene. Le squadre che sono costrette a contarli per rimanere nel WorldTour sono in difficoltà e questo non lo vogliamo.

Dopo anni con Lapierre, dal 2024 la squadra francese correrà su bici Wilier Triestina (foto Groupama FDJ)
Dopo anni con Lapierre, dal 2024 la squadra francese correrà su bici Wilier Triestina (foto Groupama FDJ)
Il programma prevede la presentazione, poi Australia e insieme un nuovo ritiro in Spagna?

Esatto. Alla presentazione di Parigi non facciamo venire tutti i corridori, spesso vengono quelli che il giorno dopo partono per il ritiro e fanno scalo in città. Al massimo ne abbiamo 5-6. Poi inizieranno i ritiri, a gennaio ne abbiamo quattro diversi in base alle caratteristiche tecniche. C’è chi salirà sul Teide e chi starà a livello del mare, ma gennaio è un mese importante.

E tu quando sarai in gruppo? Quando ci vediamo?

Da programma, dovrei fare 3-4 giorni alla Parigi-Nizza e poi faccio un salto alla Tirreno-Adriatico. Perciò manca poco. Intanto vi auguro buon anno, vedo che il sito sta andando bene. Tanti auguri, buon lavoro.

Eccola: è la Wilier Filante SLR 2024 della Groupama-FDJ

01.01.2024
4 min
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«Per tutti gli appassionati di ciclismo, e anche per noi di Wilier, la bicicletta rappresenta l’essenza di questo bellissimo sport. E’ parte della nostra mission realizzare dei prodotti che non solo siano performanti e tecnologicamente avanzati, ma che sappiano emozionare…». E’ con queste parole, una personale dichiarazione d’amore nei confronti della bici e del ciclismo, che Wilier Triestina ufficializza oggi la nuova livrea speciale della bicicletta – il modello è il Filante SLR – che il team francese Groupama-FDJ utilizzerà nel corso dell’imminente stagione agonistica 2024.

«La nuova partnership con il team Groupama–FDJ – ha dichiarato Michele Gastaldello, CEO e responsabile del prodotto Wilier Triestina – è motivo di grande orgoglio per noi e uno dei focus principali di questa collaborazione è la parte di ricerca e sviluppo prodotto. Aver incontrato uno staff di ingegneri di primissimo livello ci ha galvanizzato e già da metà stagione vedrete i primi risultati di questa importante collaborazione. Ma rimanendo sulla più stretta attualità, per il 2024 appena iniziato ci sarà Filante SLR ad accompagnare gli atleti del team: un mezzo polivalente, altamente performante, senza dubbio il modello di punta della nostra gamma road performance».

«La livrea – ha continuato – è chiaramente un tributo ai colori del team ed alla bandiera francese, ma abbiamo voluto farlo con un tocco di novità, con una tipologia di decal nuova, che introduce un effetto di finto vissuto nella grafica, se vogliamo in linea con i trend di moda e abbigliamento. Il colore alla base è bianco. Finalmente abbiamo avuto l’occasione di sfatare il falso mito che una bici a base bianca è una bici più pesante delle altreFilante SLR in configurazione team, con pedali, porta borraccia, ruote con profilo da 50mm, ciclo computer, in taglia M, pesa 7,2 chilogrammi. Niente male per una bicicletta aero…».

Per il 2024 il team WorldTour francese correrà su bici Wilier Triestina
Per il 2024 il team WorldTour francese correrà su bici Wilier Triestina

Visibilità… commerciale

«E’ stata una grande soddisfazione ricevere in prima persona i feedback entusiasti dei corridori su Filante SLR al ritiro di Calpe di dicembre – ha aggiunto Enrico Gastaldello, CEO e direttore commerciale Wilier Triestina – e soddisfare al meglio le esigenze dei corridori World Tour è professionalmente davvero molto appagante. Siamo davvero felici di aver iniziato al meglio questa collaborazione, e sono personalmente sicuro che anche a livello commerciale questa partnership ci porterà molta visibilità a livello internazionale. L’obiettivo che abbiamo è doppio: consolidare la presenza sui nostri mercati di riferimento e crescere in quelli dove ci sono delle ottime potenzialità, ancora inespresse. Vogliamo far crescere e far conoscere il nostro brand e con i ragazzi capitanati da Marc Madiot sentiamo di essere sulla strada giusta».

Durante il primo ritiro invernale, i corridori della Groupama-FDJ hanno preso confidenza con la Filante SLR
Durante il primo ritiro invernale, i corridori della Groupama-FDJ hanno preso confidenza con la Filante SLR

Le prime impressioni di Gaudu

«Ho provato Filante SLR per la prima volta durante il training camp di Calpe – ha dichiarato David Gaudu, uno dei capitani della Groupama-FDJ – e questa sarà la bicicletta con cui affronteremo la stagione 2024. C’è sempre una certa eccitazione nel salire su un mezzo nuovo. Ho visto per la prima volta la bici ad ottobre, ma questa volta ho potuto provarla direttamente e utilizzarla per oltre dieci giorni consecutivamente.

«I primi test hanno dato subito buoni riscontri dato che sono riuscito subito a trovare la corretta posizione in sella per avere il giusto feeling. Nelle sezioni pianeggianti, la bici risponde immediatamente ai cambi di ritmo, è molto leggera ed estremamente maneggevole all’avantreno. E’ molto facile impostare le linee che vuoi seguire, ed è più versatile della biciclette che avevamo nella stagione precedente, ma senza perdere in leggerezza. Wilier ha fatto davvero un ottimo lavoro con questa bici».

La Wilier Filante SLR 2024 in dotazione al team Groupama-FDJ monta un manubrio Zero Bar, un gruppo completo Shimano Dura-Ace, ruote Shimano Dura-Ace C50, copertoni Continental Grand Prix 5000 TT, sella Prologo Scratch M5, porta borraccia Elite Vico Carbon, pedali sempre Shimano Dura-Ace e nastro manubrio Prologo Q.

Wilier Triestina

Secondo anno in vista, Germani cambia ritmo e ambizioni

28.12.2023
6 min
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CALPE (Spagna) – Quando nel corso della scorribanda spagnola siamo entrati nell’hotel in cui alloggia anche la Groupama-FDJ in coabitazione con il Movistar Team e la Total Energies, l’incontro con Lorenzo Germani era in cima alla lista degli appuntamenti. Il ciociaro è l’ultimo italiano rimasto nella squadra di Madiot ed è uno di quelli da cui ci si aspetta un segnale.

Con 22 anni a marzo, Germani si accinge a vivere il secondo anno nel WorldTour e nello scriverne ci rendiamo conto di essere vittime della nevrosi per cui si vorrebbe tutto e subito. Probabilmente accade perché i suoi amici della continental, da Martinez a Gregoire, sono passati ugualmente lo scorso anno e si sono già fatti vedere in modo importante. La realtà è che la squadra francese è nel pieno di una metamrofosi. Pinot ha smesso e Demare è passato alla Arkea-Samsic e così in pochi mesi il gruppo ha cambiato faccia.

Al via del Romandia, Germani ai primi passi nel WorldTour, Pinot ormai sulla porta del ritiro
Al via del Romandia, Germani ai primi passi nel WorldTour, Pinot ormai sulla porta del ritiro

Il discorso di Madiot

Germani lo troviamo in un divano nella hall da cui si vede la spiaggia di Calpe in pieno sole. Il ritiro è agli sgoccioli, la testa è già alle Feste e poi all’inizio della stagione. La squadra ha da poco fatto le foto ufficiali con le nuove bici Wilier Triestina, che però non si possono ancora mostrare. Germani dice che sono molto veloci, sia quella da strada sia quella da crono. Per il montaggio hanno mantenuto Shimano, come prima con le Lapierre. Il ritiro di Pinot ha lasciato un bel vuoto di carisma, come si riparte?

«Marc Madiot – attacca Germani – ci ha fatto uno dei suoi discorsi di inizio, prendendo l’ultima frase detta da Pinot alla squadra prima di andarsene: “Prendetevi cura della squadra”. Quindi ha detto che per tutti noi, che nel 2023 eravamo la nouvelle vague, il 2024 sarà un nuovo inizio. C’è stato un bel cambiamento anche all’interno dello staff, alcuni sono andati in pensione e sono arrivati dei nuovi. Marc resta comunque molto ambizioso, sono arrivate nuove figure nel campo della performance perché possiamo avere sempre qualcosa di più. Quindi ha concluso che non dobbiamo sentirci spaesati perché certi personaggi se ne sono andati. Mancheranno, ma abbiamo l’organizzazione per non farli rimpiangere».

Al posto di Yvon Madiot andato in pensione, Mauduit (qui con Gaudu) è capo della Direzione Corsa (foto Groupama-FDJ)
Al posto di Yvon Madiot andato in pensione, Mauduit (qui con Gaudu) è capo della Direzione Corsa (foto Groupama-FDJ)
E sarà davvero così?

Di sicuro sarà difficile non sentirne la mancanza. Penso sul piano dei punti, visto che Thibaut e Demare ne facevano tantissimi. Quest’anno toccherà a noi, a Gregoire e Martinez, che hanno la mia età. Insomma, il tempo dell’apprendistato sta per terminare e bisogna cominciare a portare dei frutti. Ora la squadra è nelle mani di Kung, Gaudu, Madouas e di certo Gregoire e Lenny Martinez, che ha fatto una stagione incredibile. Poi immagino una seconda linea con Rudy Molard e Geniets e Pacher.

E Germani?

Germani farà un calendario molto più WorldTour di quello che ha già fatto e che è stato ugualmente importante. La squadra ha fiducia in me, vedono che lavoro bene e faccio quel che devo. Prima del 10 gennaio non possiamo dare i dettagli, ma farò un calendario molto italiano, quindi è abbastanza prevedibile che sarò a Laigueglia, poi Strade Bianche, Tirreno, Sanremo e Giro d’Italia. In avvio si sta ragionando sul Provence e Drome Ardeche.

A che punto sei della tua crescita?

Dopo la Vuelta, mi sento più forte fisicamente e con più esperienza. Per conferma, aspetto di vedere le prime gare e come reagisce il fisico. La preparazione è cambiata perché non farò l’Australia. Quindi dato che inizio a metà febbraio, ho affrontato una ripresa più light. Per il resto sarà tutto uguale, a partire da quando si inizieranno a fare l’intensità e i vari lavori. Posso dire che ho chiesto di lavorare di più. Va bene crescere per gradi e il fatto che siamo giovani, però voglio anche spingere il limite un po’ più avanti. Perciò ho chiesto di aumentare l’intensità, le ripetizioni e le ore.

Da quando ha chiesto di allenarsi di più, Germani torna spesso a casa spossato… (foto Instagram)
Da quando ha chiesto di allenarsi di più, Germani torna spesso a casa spossato… (foto Instagram)
Vedere Martinez e Gregoire già a un livello così alto è un pungolo?

Dal momento che la squadra va bene, lo stimolo a lavorare meglio viene da sé. Il fatto di essere cresciuti ciclisticamente insieme, mi spinge a cercare di restare con loro, diciamo così.

Sembri sempre molto posato ed educato, anche se chi ti conosce meglio dice che in corsa sei una iena. Chi ha ragione?

Sono calmo, ma in realtà non sono calmo (sorride, ndr). Sapeste tutto quello che mi gira per la testa… A volte non parlo e mi tengo tutto dentro, ma in corsa è diverso. Metto i paraocchi come i cavalli da corsa, guardo solo la linea che c’è davanti e faccio il massimo. I timori reverenziali li ho avuto in parte il primo anno, poi ho concluso che sono un corridore come gli altri. Ho un contratto come pure Van der Poel. Lui prende milioni e io prendo migliaia, ma questo è un altro discorso. I timori reverenziali non te li puoi permettere, perché alla fine siamo tutti sulla stessa strada e su una bicicletta. Non è scritto da nessuna parte che uno ha dei privilegi, in corsa siamo tutti corridori.

Quindi riparti più cattivo?

Già prima della Vuelta avevamo parlato del non avere paura e di non porci limiti. Così ho fatto e la Vuelta è andata bene. Soprattutto noi giovani abbiamo corso con lo stesso piglio che avevamo messo in luce nella continental. Senza paura. Forse è vero che un grande Giro ti cambia il motore, perché sento di avere più forza e più resistenza. Magari a livello di picco non sarò cresciuto in egual misura, ma mi sento più solido.

La Vuelta è stata il primo Giro di Germani e l’ha corsa in modo sbarazzino. Qui in fuga verso l’Angliru
La Vuelta è stata il primo Giro di Germani e l’ha corsa in modo sbarazzino. Qui in fuga verso l’Angliru
Quando hai chiesto di lavorare di più, la squadra come l’ha presa?

Ne ho parlato con l’allenatore. Lui sa che non sono mai rientrato a casa da un allenamento davvero morto, quindi è stato d’accordo purché si aumenti nel modo giusto. Il desiderio sarebbe quello di ricominciare ad alzare le braccia al cielo, ma visto il calendario che faccio, sarà difficile. Io voglio continuare a progredire e crescere, poi per vincere c’è tempo. Però a fine 2024 mi scade il contratto, per cui non mi dispiacerebbe dare un segnale.

In nazionale eri sempre assieme a Milesi e Garofoli. Uno ha vinto il mondiale crono, l’altro ha avuto sfortuna, ma ha detto che accetterebbe la convocazione per mondiale U23 e per Tour de l’Avenir. Tu cosa ne pensi?

Assolutamente no. Dal momento in cui ho fatto la Vuelta, ho deciso che non avrei accettato più la chiamata di Amadori, per rispetto dei veri under 23. Se mi avessero chiesto di scegliere tra Vuelta e Avenir, ovvio che avrei scelto la Vuelta. In generale penso che bisognerebbe fare quello che ci fa crescere, non quello che ci fa vincere soltanto perché siamo andati correre con ragazzi di livello inferiore.

Pensi che vinceresti facilmente il mondiale U23?

Non ho detto questo, solo che non mi apporterebbe nulla a livello di crescita. E’ vero che non preparo una corsa per vincerla da due anni, ma credo che i veri U23 abbiano diritto a giocarsi la sola loro corsa che ha la televisione per tutto il giorno. Quelle che faccio io hanno sempre la diretta. Io almeno la penso così. Però (ghigna, ndr) ero certo che Gianmarco avrebbe risposto così.

Demare, serenità ritrovata. E ora un treno tutto suo

25.10.2023
4 min
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E’ stato il colpo di mercato della scorsa estate. Arnaud Demare dalla Groupama-FDJ all’Arkea-Samsic nel corso della stagione. Il grande sprinter francese era una delle colonne portanti della squadra di Madiot, ma poi qualcosa si è rotto. La crescita dei ragazzini in casa, l’avvento di un personalità forte come quella di Gaudu…

Dopo l’esclusione da Giro e Tour, il vaso era colmo e anche lui, che non difetta certo di personalità, ha cambiato in corso d’opera. Una scelta azzardata a detta di molti, azzeccata secondo altri. I fatti per ora danno ragione ad Arnaud. 

Demare (classe 1991) al colpo di reni conquista la Paris-Bourges su De Lie
Demare (classe 1991) al colpo di reni conquista la Paris-Bourges su De Lie

Nuovi e vecchi compagni

E gli danno ragione in quanto dopo un paio di mesi è subito riuscito a vincere. Alla seconda corsa con la nuova maglia ha colto un ottimo quarto posto alla Bemer Cyclassic. E non era ancora arrivato il meglio…

«Tutti conoscono la fine della storia con la mia ex squadra – ci ha detto Demare – sapevo che dovevo cambiare formazione. Ho avuto l’opportunità di poter firmare con Arkea-Samsic dal primo agosto e l’ho colta. Volevo unirmi il più velocemente possibile a questa squadra, per la quale ho firmato un contratto biennale. Ringrazio i soci di Groupama e FDJ per avermi liberato dai miei ultimi mesi di contratto e ringrazio Emmanuel Hubert per avermi accolto anzitempo nel suo organico».

Nel nuovo team Demare parla di un ambiente familiare e di un feeling sbocciato subito. «E questo aspetto per me ha molta importanza. Ho scoperto un nuovo staff, nuovi compagni di squadra e presto mi sono integrato. Conoscevo già alcuni corridori della squadra, come Laurent Pichon e Nacer Bouhanni con i quali avevo già corso alla FDJ».

Il francese ha detto di essersi adattato subito bene alla nuova bici Bianchi
Il francese ha detto di essersi adattato subito bene alla nuova bici Bianchi

Subito la vittoria

E che l’integrazione sia stata veloce si è notato da molti aspetti. Demare è tornato ad essere più attivo sui social e soprattutto in gruppo si è rivisto pimpante. Un atleta come lui non passa mai inosservato e sul piano tecnico è riuscito a vincere dopo sole nove gare con la Arkea-Samsic. Questione di gambe, ma anche di testa.

«Ho giocato tutto sul finale di stagione con l’Arkea-Samsic – ha proseguito Demare – era quello che volevo. Questo cambio anticipato mi ha fatto risparmiare tempo in vista del 2024. Adesso conosco la squadra e non avrò bisogno di un periodo di adattamento per l’anno prossimo. Questo è molto importante. 

«Vero, ho colto già due vittorie. Ho sentito dell’orgoglio all’interno dello staff e anche da parte dei corridori. Volevo ricambiarli con i successi. Il mio obiettivo è continuare a farlo anche nelle prossime stagioni e con obiettivi altissimi».

Arnaud ha esordito con la nuova maglia al Tour of Leuven. Era il 15 agosto, cioè 14 giorni dopo il cambio di team
Arnaud ha esordito con la nuova maglia al Tour of Leuven. Era il 15 agosto, cioè 14 giorni dopo il cambio di team

Verso il 2024

Demare sposta dunque l’attenzione già all’anno prossimo. Ha parlato di altissimi obiettivi: uno su tutti? Le Olimpiadi nella “sua” Parigi, per esempio. Il percorso non è durissimo, prevede alcune cotes quando si lascia la Ville Lumiere e qualcuna (Montmartre) quando vi si torna, ma parliamo di asperità lunghe al massimo un chilometro. In più la distanza notevole – 273 chilometri – potrebbe agevolarlo: ricordiamo che Arnaud ha vinto una Sanremo. E poi correndo in casa il discorso della motivazione potrebbe amplificare la sua forza. Tra l’altro lui è di Beauvais che non è distante da Parigi.

Ma tornando a discorsi più pratici e tecnici, quel che ci incuriosisce è il treno che potrebbe avere Demare. Perso Guarnieri, potrebbe ritrovarsi con un altro italiano vicino, Luca Mozzato. Anche se il veneto si sta ritagliando sempre più i suoi spazi. O, perché no, anche Albanese che si unirà a quella che dal prossimo anno sarà l’Arkea-B&B Hotels.

«Avrò un treno – dice con fermezza Demare – ma quali corridori lo comporranno non posso dirlo con precisione perché c’è tanto lavoro da mettere in atto. Tanto lavoro sia tra noi atleti che con la direzione sportiva del team. Una cosa è certa: Miles Scotson e Florian Senechal ne faranno parte. Tutti noi lavoreremo sugli sprint quest’inverno durante gli allenamenti di squadra».

Germani e la Vuelta, ultimo capitolo: finalmente Madrid

18.09.2023
4 min
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Il capitolo finale di una grande corsa a tappe racchiude le emozioni più profonde e i sentimenti si amplificano. Lorenzo Germani (in apertura foto Instagram) a Madrid ha portato a termine il suo primo grande Giro: la Vuelta. In Spagna, per tre settimane, ha pedalato, sofferto e sorriso, soprattutto quando sotto le sue ruote ha visto sfilare la linea del traguardo di Madrid. L’ultima delle 21 tappe previste dal percorso della Vuelta

Dopo tre settimane di corsa ecco finalmente lo scenario di Madrid che si apre sulla corsa
Dopo tre settimane di corsa ecco finalmente lo scenario di Madrid che si apre sulla corsa

Atmosfera particolare

La soddisfazione di essere arrivato a Madrid per Germani è tanta, solo dopo l’ultima fatica ha potuto realizzare quanto successo in queste tre settimane. 

«La partenza – racconta – è stata davvero tranquilla, non scherzo quando dico che siamo andati a 20 all’ora. Poi a pochi chilometri dal circuito finale si sono alzati i ritmi, e non poco: siamo andati a tutta. Il circuito non è affatto semplice, c’erano tre curve dove si ripartiva da fermi e lì le gambe facevano male.

«Si respirava un’aria diversa – continua Germani – sia alla partenza che all’arrivo. L’emozione di attraversare Madrid, con la consapevolezza di aver portato a termine un grande Giro, non la provi tutti i giorni. Tutti noi della Groupama eravamo davvero contenti e non vedevamo l’ora di tagliare il traguardo perché fino a quel momento la corsa non era davvero finita».

Nella tappa dell’Angliru tanta fatica per Germani, la sua faccia dice tutto (foto Instagram)
Nella tappa dell’Angliru tanta fatica per Germani, la sua faccia dice tutto (foto Instagram)
C’è una foto della 18ª tappa, che probabilmente fa capire cosa hai provato in questa terza settimana…

E’ stata difficile, ma probabilmente mi sentivo addirittura meglio rispetto alla seconda settimana. Il fatto che per due volte sono andato in fuga è un dato indicativo. 

La prima delle due è arrivata nella tappa dell’Angliru, con Evenepoel.

In quella tappa ho seguito Cattaneo, che è uscito dal gruppo, insieme ad altri tre corridori. Poi a noi si è aggiunto Evenepoel e Cattaneo ha imposto un ritmo altissimo, la cosa che mi ha dato soddisfazione è aver resistito più degli altri compagni di fuga. 

Già dall’Hipodromo de la Zarzuela l’atmosfera era diversa, più allegra
Già dall’Hipodromo de la Zarzuela l’atmosfera era diversa, più allegra
Poi Remco è partito e ti sei trovato solo sull’Angliru, com’è stato?

Orribile! Per fortuna avevo un buon vantaggio e quindi ero tranquillo per il tempo massimo. Gli ultimi due chilometri di scalata erano durissimi, però era pieno di gente a bordo strada. 

Covi ci aveva detto che avere tanta spinta del pubblico aiuta, è vero?

Assolutamente sì, ti viene la pelle d’oca. Il tratto era davvero duro, ma anche a noi in fondo alla corsa non è mancato il calore. Trovi forza nuove e vai avanti di testa. 

Qual era l’obiettivo di queste due fughe?

L’intenzione era uscire e far venire con me uno scalatore: Martinez o Gregoire, ma il piano non è riuscito. Però sono stato contento comunque, ho fatto tanta fatica e in più mi sono sentito bene. Ritrovarsi in testa alla corsa è molto bello. 

Germani ha trovato un consigliere speciale in gruppo: Jacopo Mosca
Germani ha trovato un consigliere speciale in gruppo: Jacopo Mosca
Tre settimane quanto sono lunghe?

Infinite praticamente, da fuori sembra facile o comunque più semplice del previsto, ma è durissima. Avevo male ovunque, soprattutto al sedere (dice ridendo, ndr), ma per la mia professione e il mio futuro è una cosa ottima aver portato a termine uno sforzo del genere

Il momento migliore della Vuelta?

Le due fughe, senza ombra di dubbio. 

Il peggiore?

Il giorno del Tourmalet, sicuramente. Poi anche la tappa di sabato non è stata una passeggiata, anzi. La Jumbo ha tenuto la corsa chiusa, imponendo però un ritmo altissimo, per scongiurare attacchi. 

Le tre settimane di corsa hanno “piegato” Germani che però ha portato a termine il suo primo grande Giro (foto Instagram)
Le tre settimane di corsa hanno “piegato” Germani che però ha portato a termine il suo primo grande Giro (foto Instagram)
L’insegnamento che hai portato a casa?

Ce ne sono tanti, la grande esperienza di fare un grande Giro mi ha permesso di crescere e di capire in cosa devo migliorare. Ora ho sicuramente voglia di tornare, nonostante la fatica (ride ancora, ndr). 

Una squadra con 5 debuttanti, tutti soddisfatti?

Eravamo la squadra più giovane in corsa e fare questa esperienza tutti insieme ha fatto in modo di creare un grande gruppo. Ci siamo stretti ed uniti l’uno intorno all’altro, ora ci aspetta del meritato riposo.

Terza settimana e Angliru: tutte le domande di Martinez

12.09.2023
4 min
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Per qualche giorno, Lenny Martinez è stato descritto come la vera novità della Vuelta, almeno a partire dal secondo posto all’Observatorio Astrofisico de Javalambre, quando ha conquistato la maglia di leader. Il più giovane leader di sempre in testa a un grande Giro, con i suoi vent’anni e i 52 chili che ne hanno fatto per giorni la mascotte d’acciaio in testa al gruppo. La coincidenza più curiosa è legata al calendario. Lenny infatti ha conquistato la maglia rossa il 31 agosto, lo stesso giorno in cui da La Spezia partiva il Giro della Lunigiana: la corsa che lo rivelò al pubblico italiano (è singolare che nel video contenuto nell’articolo di allora, parlasse già della Vuelta). La bella favola è durata per due tappe, fino al giorno di Xorret de Catì, quando Roglic ha alzato le braccia e in testa alla Vuelta è passato Sepp Kuss

I giorni successivi sono stati sempre più pesanti. Per qualche giorno, Martinez è rimasto intorno alla quinta posizione, finché si è messo di mezzo il Tourmalet e quel giorno il suo passivo è stato più pesante di quanto le sue esili spalle potessero sopportare. Oggi il francese riparte dalla 19ª posizione, con un distacco di 36’24” da Kuss. La terza settimana è vera terra di nessuno, l’Angliru di domani rischia di essere uno scoglio insormontabile.

Martinez ha preso la maglia dopo la sesta tappa e l’ha mantenuta per due giorni
Martinez ha preso la maglia dopo la sesta tappa e l’ha mantenuta per due giorni
Quando hai capito che la fatica stava prendendo il sopravvento?

Mi sono sentito bene fino al primo giorno di riposo, poi non ho più avuto le stesse sensazioni dell’inizio. Qualcosa non funzionava bene e lo sentivo, il mio corpo ha iniziato a soffrire. Mi sono ammalato per la tanta fatica due giorni prima di prendere la maglia rossa e il fisico non ha retto. Sono crollato completamente nella tappa del Tourmalet e anche il giorno dopo. E’ stato davvero difficile, dopo tutto il lavoro dei miei compagni dall’inizio di questa Vuelta. Ma il corpo non ce la faceva e non mi era rimasto niente nelle gambe.

Per fortuna avevi bei ricordi da coltivare…

Il momento più bello della Vuelta è stata la tappa in cui ho preso la maglia rossa. Sono arrivato secondo, quasi la mia prima vittoria di tappa in un grande Giro dietro un grande Sepp Kuss. La tappa era molto difficile, ho finito molto stanco, ma anche molto felice. Il ritmo è stato molto alto per tutto il giorno.

Sei sempre riuscito a dormire e mangiare bene?

All’inizio andavo a letto presto e cercavo di stare attento, però man mano che la Vuelta procedeva, andavo a letto un po’ più tardi (prima di mezzanotte comunque). Spesso infatti le partenze sono tardi ed è possibile svegliarsi la mattina verso le 9,30. Quanto al mangiare, abbiamo al seguito uno chef che cucina davvero bene. Questo ci permette di mangiare con piacere, è come essere in un ottimo ristorante, ma con i cibi giusti per la bici.

Stai mangiando tanto?

Cerco sempre di mangiare molto. In una corsa a tappe così dura, è possibile non avere più appetito a causa della stanchezza, ma bisogna comunque sforzarsi. Ho bisogno di mangiare molto, nonostante il mio corpo sia così piccolo.

La maglia rossa è sfumata a Xorret de Catì, nel giorno nella vittoria di Roglic, quando il primato è passato a Kuss
La maglia rossa è sfumata a Xorret de Catì, nel giorno nella vittoria di Roglic, quando il primato è passato a Kuss
Sei più nervoso per l’inizio della terza settimana o perché domani ci sarà l’Angliru?

La terza settimana è un bel mistero, non so come reagirà il mio corpo e quando sei leader di una squadra, devi esserlo ovviamente in ogni tappa di montagna. Se un giorno non stai bene, perdi tutto, soprattutto con il livello che c’è qui alla Vuelta.

Pensi che tutto questo alla fine si tradurrà in una buona scuola?

Sì, per ora la prima parte della Vuelta mi ha insegnato una volta di più a correre da leader in un grande Giro. Nella nostra squadra ci sono tanti giovani come me e anche loro hanno imparato ad esempio a difendere la maglia di leader. Spero che anche loro abbiano vissuto grandi emozioni come me.