Nel mondo di Widar, il baby padrone del Giro Next Gen

18.06.2024
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FORLIMPOPOLI – Dopo le fatiche del Giro Next Gen è il momento di sciogliere la tensione, abbandonarsi all’emozione. Jarno Widar è la seconda maglia rosa del Giro U23 organizzato dalla macchina di RCS Sport. Un belga in rosa, leggero, scattante, veloce in salita e con la sicurezza di un veterano. Eppure è giovane, anzi giovanissimo visto che è un classe 2005. Per otto giorni, di cui cinque vissuti in rosa, Widar non ha fatto trapelare emozioni particolari

Dietro al palco l’abbraccio con il diesse Wesley Van Speybroeck
Dietro al palco l’abbraccio con il diesse Wesley Van Speybroeck

Tolta la maschera

Il folletto belga si è presentato alle conferenze stampa dietro il podio con il volto di chi non vuole lasciar trasparire nulla. Nessuna espressione di fatica, qualche frase di circostanza e giusto un paio di risposte ben assestate. Eppure, sotto il caldo sole di Forlimpopoli, Widar ha ceduto all’emozione. 

Gli uomini di RCS lo hanno portato in fretta e furia dietro il palco delle premiazioni. Lui, in pronta risposta, ne è scappato come un canarino dalla gabbia appena ha visto il compagno di squadra e di fatiche Milan Donie. Un lungo abbraccio, un pianto scrosciante a liberare ogni sigillo imposto da se stesso. La Lotto Dstny ha trovato in Widar il possibile uomo del futuro, l’anno prossimo sarà ancora nel devo team ma per lui si parla già di un contratto biennale nel WorldTour a partire dal 2026. Cresce in fretta Jarno, che ha ancora il volto di un ragazzino, ma le gambe forti di uno che questo mestiere lo sa fare. 

A Pian della Mussa l’azione che gli ha regalato una fetta importante della maglia rosa finale (foto Giro Next Gen)
A Pian della Mussa l’azione che gli ha regalato una fetta importante della maglia rosa finale (foto Giro Next Gen)

Successo inaspettato

Dietro al palco delle premiazioni c’è il diesse che lo ha guidato dall’ammiraglia, Wesley Van Speybroeck, professionista per sei stagioni e poi salito sull’ammiraglia. Anche lui frastornato dal caldo e dall’emozione, si gira e si rigira stringendo mani e abbracciando massaggiatori e staff. 

«Non ce lo aspettavamo – racconta dopo che lo abbiamo portato nell’area delle interviste – eravamo insieme anche all’Alpes Isère Tour quando ha vinto. Era andato forte, ma da lì a vincere il Giro Next Gen ce ne passa. Alla cronometro di Aosta gli abbiamo detto di fare il suo passo e basta, alla fine è arrivata una top 10. Ci siamo mossi giorno per giorno. La salita presente nel finale della terza tappa gli piaceva (Pian della Mussa, ndr). Gli abbiamo detto di provare a prendere la maglia e lo ha fatto, ma questa non è stata solamente la vittoria di Widar. Tutti sono stati fantastici, nessuno escluso. Milan Denie ha lavorato tanto nella tappa di Fosse, quando erano rimasti solamente loro due in gruppo. Ha dettato il passo e Jarno non ha perso la maglia».

Qualità nascoste

Jarno Widar è al suo primo anno da under 23 e già ha ottenuto grandi risultati. Le sue prestazioni sulle grandi montagne hanno stupito tutti, non solo noi.

«Per come era arrivato questo inverno – dice ancora Wesley Van Speybroeck – non credevo potesse fare così bene sulle salite lunghe. Sugli strappi brevi o salite di media percorrenza sì, lo aveva già dimostrato in passato (la doppia vittoria al Lunigiana ne era stata una prova, ndr). All’Alpes Isère ci siamo detti che avrebbe potuto fare bene anche sulle salite lunghe. Il segreto è che ha lavorato duro questo inverno e durante i ritiri. Lo switch mentale e fisico lo ha fatto alla Coppi e Bartali dove ha corso con i professionisti e imparato tanto, tantissimo».

Chi è Widar?

Questa vittoria al Giro Next Gen ha acceso la curiosità intorno a Jarno Widar. Un successo che non ha spento le domande, al contrario ne ha fatte sorgere di nuove. Che corridore è?

«Quando ha iniziato a lavorare con noi – conclude il suo diesse – non era un corridore a tutto tondo. Adesso è diventato un ragazzo che fa bene in salita e adatto alle corse a tappe. Non aveva mai fatto più di cinque giorni di gara, ora ne ha vinta una da otto. E’ perfetto per il nostro team e il prossimo anno correrà ancora di più con i professionisti imparando molto. Per il futuro, per il Belgio, speriamo in un corridore da corse a tappe. E’ la prima volta che un corridore della nostra nazione vince il Giro U23».

Scalco cresce, fa esperienza e prenota un’estate al top

17.06.2024
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Il Giro Next Gen di Matteo Scalco finisce all’indomani della tappa regina, con arrivo a Fosse. 172 chilometri, cinque GPM con più di 3.000 metri di dislivello dove il corridore della Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè ha pagato 23 minuti al vincitore Jarno Widar. Scalco è scivolato fuori dalla top 15 ed è tornato a casa, la motivazione è una faringite acuta che non gli ha permesso di continuare la corsa rosa under 23. 

Al primo arrivo in salita a Pian della Mussa un buon 14° posto
Al primo arrivo in salita a Pian della Mussa un buon 14° posto

Crescita

Un ritiro che lascia un po’ di amaro in bocca, ma la crescita di Scalco c’è stata. Nei due anni con il team dei giovani, guidato da Mirko Rossato, ha fatto passi in avanti notevoli.

«Rispetto al 2023 – ci aveva raccontato alla partenza da Borgo Virgilio – sono cambiate tante cose. Per prima cosa la scuola, le ore impiegate erano tante, come giusto che fosse. Da quest’anno, invece, ho potuto dedicare più tempo al ciclismo e alla preparazione. Ho curato tutti i particolari, compreso quello della nutrizione, dove sento di aver fatto dei passi in avanti. Ho visto fin da subito dei buoni risultati già dalla prima corsa in Turchia, il Tour of Antalya. Poi il calendario è proseguito con una primavera a due facce».

Scalco è stato costretto ad abbandonare il Giro Next Gen per una faringite
Scalco è stato costretto ad abbandonare il Giro Next Gen per una faringite
In che senso?

Ho corso tanto tra i professionisti con la presenza alla Coppi e Bartali e poi al Tour of the Alps. Nel mezzo ho preso comunque parte alle gare per under 23 come Recioto e Belvedere. Da un lato sono contento di aver fatto tanta esperienza tra i grandi, chiaro che era difficile ottenere dei risultati.

Il Tour of the Alps è stata la gara più difficile fatta fino ad ora?

Il livello era davvero molto alto, considerando che c’erano i protagonisti del Giro. Sicuramente per me è stata una grande emozione, girarmi e vedere a pochi centimetri Geraint Thomas fa un certo effetto. Soprattutto a 19 anni, è bello e assolutamente non scontato.

Che corsa è stata per te?

Ho visto come si corre veramente tra i grandi. E’ un modo diverso, sia per come si approcciano le salite, sia per come si sta in gruppo. Ogni chilometro che passava cercavo guardarmi intorno e capire, imparare.

Le gare con i professionisti gli hanno permesso di vedere come si corre a certi livelli
Le gare con i professionisti gli hanno permesso di vedere come si corre a certi livelli
Prima di andare al Giro Next Gen hai corso con la nazionale in Polonia…

Quella era una delle tappe di preparazione al Giro Next Gen. In realtà sono rimasto soddisfatto di quanto fatto, le sensazioni erano buone. Ho avuto un po’ di sfortuna che mi ha condizionato nel risultato, ma ero fiducioso. 

Al Giro sei arrivato pronto quindi?

Ero consapevole di aver lavorato bene. Anche in questo caso sapevo che il livello sarebbe stato davvero competitivo. Di per sé nelle prime tappe ero contento di quanto fatto, la squadra contava su me e Pinarello

Il giovane Scalco con alle spalle una leggenda come Thomas
Il giovane Scalco con alle spalle una leggenda come Thomas
In salita hai pagato un po’…

Sapevo che sarebbe potuto accadere, comunque sono un corridore che va forte nei percorsi mossi. Su certe salite devo ancora migliorare, crescere. Tornare a casa anticipatamente dal Giro Next Gen mi è dispiaciuto, ma continuare era impossibile. 

Ora si resetta la testa e si riparte?

Vedremo come recupero, probabilmente salterò il campionato italiano. L’obiettivo di luglio è il Valle d’Aosta, ho ancora un mese per prepararlo e spero di farlo al meglio. La squadra mi sta dando fiducia e voglio ripagarli.

A Forlimpopoli arriva la firma del giovane “calabrone” Brennan

16.06.2024
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FORLIMPOPOLI – Da lontano, dopo la linea d’arrivo, non si riescono a leggere facilmente i dettagli e le reazioni dei corridori. La volata è partita quando ancora si faticava a distinguere il gruppetto di testa. Matthew Brennan e Niklas Behrens fanno lo stesso gesto, un pugno nel vuoto. Solo dopo qualche secondo si capisce che il primo è per festeggiare la vittoria, mentre il secondo è di disappunto. L’inglese della Visma Lease a Bike Development, Brennan, ha messo nel sacco l’ultima occasione per portare a casa il bottino minimo per una squadra ambiziosa come quella olandese (foto LaPresse in apertura). 

All’ultimo respiro

Il più felice sembra però Pietro Mattio, compagno di squadra del vincitore, che lo ha portato a giocarsi la vittoria. 

«Dopo tanta sfortuna in questo Giro Next Gen – dice ancora a caldo – finalmente siamo riusciti a vincere. All’ultima tappa, un po’ in extremis ma va bene comunque. Già stamattina avevamo messo questa frazione nel mirino, volevamo provare qualcosa a tutti i costi. Un team come il nostro doveva provare a fare un risultato, anche parziale».

Il clima era rovente oggi in Emilia, Brennan ha pedalato con una borraccia fredda sul petto per rinfrescarsi (foto LaPresse)
Il clima era rovente, Brennan ha pedalato con una borraccia fredda sul petto per rinfrescarsi (foto LaPresse)

Ancora a tutta

L’asfalto scotta e brucia sotto le ruote dei corridori, la temperatura è talmente alta che si ha l’impressione che la gomma dei copertoni sia sciolga mischiandosi all’asfalto. Ultima tappa del Giro Next Gen che si è presentata come le altre, illeggibile e corsa a velocità folli. 

«Siamo partiti fortissimo – continua a raccontare Mattio – come sempre, ma oggi c’erano anche le fatiche dei giorni prima. La nostra tattica era quella di interpretare la corsa come una Classica del Nord, cosa che ci riesce bene. Ci siamo mossi subito e io sono riuscito a entrare nella fuga, per fortuna Brennan è rientrato insieme a un altro compagno di squadra. Alla fine eravamo ancora in due, così all’ultimo chilometro ho provato ad anticipare. Ero sicuro che Brennan sarebbe stato il più forte allo sprint, così una volta capito che non mi avrebbero lasciato spazio ho tirato per lui».

Jarno Widar e la Lotto Dstny Development hanno gestito la tappa e conquistato la maglia rosa (foto LaPresse)
Jarno Widar e la Lotto Dstny Development hanno gestito la tappa e conquistato la maglia rosa (foto LaPresse)

La firma di Brennan

Matthew Brennan ha scritto il suo nome nell’albo d’oro di questa corsa. Tutti i giovani più forti passano da qui, anzi giovanissimi. Lo dimostrano i quattro successi di tappa sugli otto disponibili di corridori classe 2005, ragazzi al primo anno della categoria under 23. 

«Siamo rimasti tranquilli – racconta Brennan – anche quando il gruppo da dietro si è messo a rincorrere. I miei compagni hanno spinto forte e mi hanno guidato benissimo. Ero concentrato per lo sprint e sono felice che sia andato bene. E’ la miglior conclusione del Giro Next Gen che potessimo sperare, soprattutto dopo i tanti problemi avuti. Alla quarta tappa abbiamo perso Nordhagen e Huising, quindi volevamo rifarci, risollevare il morale. Nei primi giorni è stato difficile trovare un nuovo inizio, ma piano piano abbiamo capito come muoverci. Questa vittoria ci dà tanta fiducia per il futuro, la stagione non finisce oggi».

Conforti e il confronto con i migliori al Giro Next Gen

16.06.2024
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MONTEGROTTO – Lorenzo Conforti nasconde gli occhi dietro grandi lenti che non fanno trasparire emozioni. Peccato che le espressioni siano talmente forti che a momenti le attraversano. E’ il miglior italiano, in quanto a piazzamenti ottenuti, in questo Giro Next Gen. Il corridore della Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè ha sfiorato la vittoria in un paio di occasioni: a Saint-Vincent e Cremona.

«Ieri dovevo solo salvare le gambe – racconta – quindi mi sono messo del mio passo per arrivare al traguardo. E’ stata una tappa davvero dura, corsa in maniera veloce ma ben al sicuro dal pericolo di finire fuori tempo massimo».

Tanti piazzamenti

Conforti ha giocato le proprie carte in tutte le occasioni, poche a dir la verità. Nelle sette tappe corse fino ad ora per i velocisti, lo spazio è stato abbastanza ristretto. Tre volate, tutte diverse tra di loro, ma altrettanto impegnative.

«Sicuramente sono sorpreso di essere così competitivo – ci confessa – anche nelle tappe tutte piatte come quella di Cremona, dove ho fatto terzo. Mi sono sempre reputato un corridore da percorsi ondulati, da strappi o salite brevi. La condizione c’è, ma non sono riuscito a far bene nelle volate di Borgomanero e Cremona. Nella prima delle due sono rimasto attardato a causa delle cadute, sono partito parecchio dietro ma sono comunque arrivato sesto. A Cremona, invece, la fortuna mi ha sorriso di più. Anche in quel caso ero rimasto un po’ nella pancia del gruppo, ma il rettilineo era lungo così sono riuscito a rimontare. Il terzo posto è un buon risultato». 

Quel che Conforti cerca è un pizzico di fortuna in più, la troverà oggi a Forlimpopoli?
Quel che Conforti cerca è un pizzico di fortuna in più, la troverà oggi a Forlimpopoli?

Velocista atipico

A ben guardare Lorenzo Conforti non diresti che è un velocista, fisico asciutto e gambe toniche ma non esageratamente muscolose. Gli altri sprinter hanno sicuramente corporature più strutturate

«Loro hanno tutti fisici diversi – ragiona con noi – io sono un metro e 80 per 65 chilogrammi. Non esattamente i numeri di un velocista, però il picco di potenza ce l’ho. Gli altri hanno più watt di me nel breve ma io ho una volata più lunga, costante. Arrivando da dietro posso giocarmi comunque le mie chance».

Il Giro Next Gen è stato un modo per confrontarsi con i migliori velocisti della categoria, il bilancio è soddisfacente
Il Giro Next Gen è stato un modo per confrontarsi con i migliori velocisti della categoria, il bilancio è soddisfacente

Manca il sigillo 

Il giovane italiano è al suo secondo anno tra le fila del team di Reverberi, la sua crescita è stata lineare, a tratti anche sorprendente. 

«Ad essere onesto – racconta Conforti – non mi aspettavo di essere già a questo livello al secondo anno da under 23. L’obiettivo era quello di fare l’exploit l’anno prossimo. Però la squadra ha creduto in me e fin dalla scorsa stagione mi ha dato tante occasioni, anche di correre tra i professionisti. Impari a muoverti in gruppo e a leggere le situazioni di corsa. Manca la vittoria, unico neo di questi due anni. Nel 2024 ho ottenuto tre secondi posti, di cui uno qui al Giro Next Gen. Per noi velocisti ci sono tanti dettagli da curare, attimi da cogliere, direi che forse sta mancando un po’ di fortuna. Domani è una bella occasione, il percorso è adatto alle mie caratteristiche, il cerchio rosso l’ho messo».

A Zocca vince Artz, ma i riflettori sono tutti per Privitera

15.06.2024
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ZOCCA – Occhi azzurri e guance rosse per lo sforzo, Huub Artz si presenta alla conferenza stampa dopo il podio ancora con i segni della fatica addosso. L’olandese classe 2002 della Wanty-ReUz, che ha già in mano un contratto di due anni con il team WorldTour, centra il suo secondo successo stagionale. Prima di oggi aveva alzato le braccia al cielo nella Gent-Wevelgem under 23. A Zocca ha messo la firma su un’altra vittoria importante (in apertura foto LaPresse). 

«Oggi era la tappa giusta per me – dice Artz – sono veramente felice di com’è andata. Non sono ancora sicuro che tipo di corridore sono, sicuramente dopo la tappa di ieri non mi piacciono le salite lunghe. Penso di essere un corridore da Classiche o tappe come queste, con strappi brevi. L’anno prossimo sarà tutto da scoprire, spero di fare un bell’inverno e di crescere con i giusti passi. Magari sarò pronto per vincere subito oppure mi servirà un periodo di adattamento. Ho già corso con i professionisti, ma l’anno prossimo sarà sicuramente diverso».

Scatto di rabbia

48 secondi dopo Artz taglia il traguardo Samuele Privitera. Il volto tirato in una smorfia di dolore e le gambe che faticano a far girare i pedali. Anche lui è uno dei famelici ragazzi classe 2005 che in questo Giro Next Gen stanno prendendo ruoli da assoluti protagonisti. 

«Questa prima avventura al Giro Next Gen non è partita nel migliore dei modi – racconta – dopo la cronometro iniziale ho avuto febbre e raffreddore. A Pian della Mussa sono arrivato alla fine della tappa per miracolo, non nascondo che ho pensato di andare a casa. Anche ieri a Fosse ero ancora intasato, ma mi ero ripromesso che con la condizione che avevo era doveroso provare qualcosa. Così oggi, nei primi chilometri, ho fatto uno scatto e sono uscito dal gruppo. Mi ha seguito Isidore e siamo stati 20 chilometri al vento, spingendo al massimo. Sono rientrati anche gli altri sei ragazzi e siamo andati al traguardo di comune accordo».

Privitera, in maglia bianca, è stato il primo a rispondere all’attacco di Artz (foto LaPresse)
Privitera, in maglia bianca, è stato il primo a rispondere all’attacco di Artz (foto LaPresse)

Orgoglio e rivalsa

Nel momento più difficile della stagione ha tirato fuori dal cilindro la sua migliore prestazione. Sintomo di quanto bruciasse dentro di lui il fuoco della rivincita. 

«Ho pensato – spiega con energie nuove – che fosse tutto un fattore mentale. Mi sono detto che era giunto il momento di farsi furbo e provare a risparmiare qualcosa in pianura. Non ho dato proprio tutti i cambi e iniziata la salita finale ho spinto al massimo. Peccato perché sono arrivato a pochissimo dalla vittoria, è contata più la testa che le capacità. Oggi è un terzo posto di cuore. Il Giro Next Gen mi ha fatto crescere tantissimo, sia mentalmente che fisicamente. Resistere alla tentazione di abbandonare e fare terzo in una tappa del genere mi ha fatto fare uno step importante».

Sul traguardo è stremato, ma oggi ha dimostrato di avere tanta forza d’animo e di volontà
Sul traguardo è stremato, ma oggi ha dimostrato di avere tanta forza d’animo e di volontà

Dalla bici ai libri

Privitera, al suo primo anno da under 23 alla Hagens Berman Jayco, ha fatto passi in avanti da gigante. 

«Quest’anno – conclude Privitera – sono stato in costante crescita dall’inverno fino ad adesso. Prima di venire qui al Giro ero all’Alpes Isère e ho pedalato benissimo, con numeri molto buoni. Devo solo dire grazie alla squadra perché non ci manca mai nulla: nutrizionista, cuoco, massaggiatori… Axel Merckx in me crede tanto, è stato il primo a dirmi di non mollare, è un diesse con la “D” maiuscola. Domani finisce questa avventura e iniziano gli esami di maturità, quindi la testa andrà lì. Poi mi concentrerò sul ciclismo, che ad ora è diventato il mio lavoro, anche se non escludo di iscrivermi all’Università: Scienze Motorie».

Widar affonda il colpo, vince in rosa e gli avversari crollano

14.06.2024
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FOSSE – Sembra tutto semplice per Jarno Widar, il giovane belga della Lotto Dstny Development che ha stregato il Giro Next Gen e i suoi avversari. Seconda vittoria, la prima indossando la maglia rosa, per di più nella tappa regina. Widar ha 18 anni, è classe 2005, nato a novembre. Fisico magro e statura da fantino, i dati parlano di 166 centimetri per 52 chilogrammi. 

Lo scorso settembre si era presentato al mondo vincendo le prime due tappe del Giro della Lunigiana. Ora Widar si è presentato al grande pubblico del ciclismo vincendo altrettante tappe al Giro Next Gen. Durante l’inverno non è cambiato affatto: stesso sorriso, volto giovane e una voce talmente flebile che si fa fatica ad udirla. 

Avversari domati

Questa mattina l’intento del gruppo e dei suoi avversari era di scalzare Widar dal primo posto. Fin da subito la corsa si è fatta a ritmi elevati, con una prima ora di corsa fatta a quasi 54 chilometri orari di media. Lui non si è scomposto, ha seguito il ritmo e sull’ultima salita ha lasciato fare. 

«Abbiamo fatto forte ogni salita – racconta Widar dietro al palco delle premiazioni – i miei compagni non sono rimasti con me, si sono staccati sulla prima salita. L’unico a rimanere al mio fianco è stato Milan Donie. Abbiamo parlato, io stavo bene e gli ho chiesto di mantenere un ritmo alto finché avesse potuto, un grazie speciale se lo merita. La Tudor sulla salita finale ha lavorato per Rondel e ha cercato di farmi saltare, senza riuscirci. Non so quale fosse la loro tattica ma non importa molto».

Dopo aver perso tutta la squadra subito è toccato a Donie Milan caricarsi la corsa sulle spalle (foto LaPresse)
Dopo aver perso tutta la squadra subito è toccato a Donie Milan caricarsi la corsa sulle spalle (foto LaPresse)

Mettersi alla prova

A inizio stagione Widar aveva detto di volersi mettere alla prova nelle corse a tappe e così ha fatto. Il risultato però è sorprendente, perché oltre ai due successi al Giro Next Gen il belga aveva fatto sua anche l’Alpes Isère Tour

«Mi sento davvero molto bene – continua – forse come non mi sono mai sentito prima. E’ la prima volta che arrivo al sesto giorno di corsa, le precedenti corse a tappe si erano fermate a cinque. Vincere la tappa di oggi mi dà ottime sensazioni e davvero tanto morale. Questa mattina il sogno era portare a casa la vittoria, così è stato. Mi rendo conto che la condizione è veramente buona, vedermi così forte in una corsa a tappe dura come il Giro Next Gen mi fa pensare di aver trovato la mia strada».

Wouter Toussaint è il grande sconfitto di giornata che scivola fuori dalla top 15, qui consolato da Gualdi
Wouter Toussaint è il grande sconfitto di giornata che scivola fuori dalla top 15, qui consolato da Gualdi

In sicurezza

Poco prima di partire alla conquista del Giro Next Gen Jarno Widar ci aveva detto che l’obiettivo sarebbe stato il podio. Alla luce dei risultati ottenuti è possibile pensare di alzare l’asticella?

«Non saprei – conclude tra uno sbadiglio e un tremolio per il freddo il detentore di tre maglie sulle quattro conquistabili – per prima cosa penso a portare a casa questo successo. Dovrò restare al riparo e lontano dai pericoli. Penso che le minacce, nei prossimi giorni, arriveranno dai puncher e non dagli scalatori. Vincere con questa maglia (la rosa, ndr) è speciale, lo sognavo quando ero piccolo e sono contento di averlo fatto già al primo anno da under 23».

Il mondo della Solme Olmo: passi piccoli, ma decisi

14.06.2024
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Tra le squadre escluse dal Giro Next Gen c’è la Solme Olmo, team che nel corso degli anni ha lavorato sempre in maniera ottima, con un percorso di crescita costante. Forse portare alla corsa rosa under 23 una squadra come la loro sarebbe stato un premio e un incentivo a continuare un lavoro metodico. Sulle scelte fatte da RCS ancora ci sono dei dubbi, ma sul metodo di lavoro della Solme Olmo sembrano essercene ben pochi (in apertura, immagine photors.it) 

«Per il discorso Giro Next Gen – spiega subito il presidente Gian Pietro Forcolin – dobbiamo chiarire che si parla di business, che non sempre va d’accordo con il merito. Me ne faccio una ragione, anche se è vero che guardando alle squadre scelte si potrebbe aver da ridire. RCS si è trovata in mano l’organizzazione di questa corsa e ha deciso per i propri interessi. Sarebbe stato compito di chi ha lasciato il Giro U23 dare indicazione su come distribuire gli inviti. Il Giro è una corsa della Federazione che è passata nelle mani di RCS, con tutti gli oneri e onori del caso. Quest’ultima ha ragionato da azienda e il dado è tratto».

Gian Pietro Forcolin, presidente della Solme Olmo, alla presentazione della squadra (photors.it)
Gian Pietro Forcolin, presidente della Solme Olmo, alla presentazione della squadra (photors.it)

Impegno costante

La Solme Olmo è una squadra abituata a muoversi, viaggiare e correre all’estero. Abitudine rinforzata sicuramente in questi ultimi anni, ma che è diventata subito una parte importante del lavoro di Forcolin e del suo staff.

«Innanzitutto – prosegue il presidente Forcolin – noi corriamo tutto il calendario nazionale e internazionale in Italia. Spesso siamo anche fuori confine tra Slovenia, Ungheria, Croazia, Romania e Polonia. Abbiamo costruito ottimi rapporti con questi territori e ci piace andare alle loro corse. Il 6 e 7 luglio saremo in Slovacchia e Ungheria per due gare. Poi il 4 agosto in Romania per una corsa di un giorno e il 6 saremo al via del Tour of Szeklerland, sempre in Romania.

«Abbiamo iniziato a gettare lo sguardo oltre confine, vista la mancanza di corse a tappe in Italia. Ci siamo arrangiati. All’estero le federazioni nazionali danno spazio alle squadre del Paese con gare adeguate (problema affrontato nell’editoriale di lunedì, ndr). L’estero si è dimostrato un’ottima palestra, lì ci sono tante squadre professional e i corridori sono di buon livello».

La squadra tra luglio e agosto correrà molto all’estero, più precisamente nell’Est Europa (photors.it)
La squadra tra luglio e agosto correrà molto all’estero, più precisamente nell’Est Europa (photors.it)

Diversi obiettivi

Investimenti di tempo e denaro hanno portato la squadra di Forcolin a correre fuori dall’Italia. Il calendario del nostro Paese perde corse e tante ne ha perse in passato, e se in quelle poche che si sono vengono preferiti i devo team allora è facile far migrare le squadre verso altri mondi. 

«Molti – dice ancora Forcolin – ci considerano una squadra piccola, forse hanno anche ragione. Ma la nostra struttura è solida e di buon livello. La squadra conta su una casa con una dozzina di posti letto, nella quale vive un massaggiatore. Abbiamo quattro diesse, un meccanico fisso e altri due a chiamata. E da quest’anno, per la prima volta abbiamo deciso di avere un preparatore unico per tutta la squadra».

Un bel mix

«La rosa è composta da 18 ragazzi – continua – con una buona distribuzione tra under 23 ed elite. Per noi è più facile avere corridore elite di qualità che under 23 (questa potrebbe essere l’unico motivo valido all’esclusione della Solme Olmo dal Giro Next Gen, visto che i punti sono stati ottenuti principalmente da corridori elite: Buda, Chiarucci e Nordal, ndr). Gli juniores quando passano preferiscono andare negli squadroni, però poi trovare spazio lì è difficile e il rischio è quello di tirare per il più forte.

«Nel 2023 abbiamo preso Menghini al primo anno juniores, era senza squadra e rischiava di smettere. L’anno scorso ha ottenuto tanti buoni risultati e in inverno è passato alla General Store, squadra continental. Penso che avere buoni corridori elite permetta ai giovani di crescere, migliorare e imparare tanto».

Nel 2023 Forcolin e il suo staff hanno rilanciato Alessio Menghini che rischiava di rimanere senza squadra (photors.it)
Nel 2023 Forcolin e il suo staff hanno rilanciato Alessio Menghini che rischiava di rimanere senza squadra (photors.it)

Budget

I soldi muovono gran parte dell’attività e degli atleti, c’è poco da girarci intorno. Avere un budget elevato permette di prendere le prime scelte e di avere una rosa più competitiva. Però questo non è sempre detto, soprattutto con i giovani, dove spesso la chiave giusta è la pazienza, arma che non si può comprare. 

«Abbiamo un budget inferiore alle continental – continua – e alle altre squadre, ma è anche una scelta. Sembra che tutto si basi sul rimborso ai corridori, noi facciamo fatica a proporre un rimborso sostanzioso. Per questo magari molti corridori non ci pendono in considerazione, ma negli ultimi anni le quote sono cambiate. Abbiamo tanti progetti in testa, non è facile però trovare gli sponsor, noi la struttura l’abbiamo. Chiaro che sarebbe più facile fare una cosa come fanno i Reverberi con professionisti e under 23, così da partecipare alle migliori gare. Se dovesse arrivare lo sponsor giusto non avrei dubbi sul da farsi».

Kajamini lancia la sfida a Widar: domani si sale di nuovo

13.06.2024
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Il giorno dopo la scivolata che ha coinvolto i ragazzi della MBH Bank-Colpack-Ballan e due dopo il primo arrivo in salita di Pian della Mussa, domani la strada tornerà a salire. La continental bergamasca si trova con entrambi i suoi capitani ancora in classifica, Kajamini settimo a 1’07” (foto NB Srl in apertura) e Novak due secondi più indietro. Dopo la scalata in terra piemontese il gruppo è arrivato in Lombardia, da dove partirà la tappa regina di questo Giro Next Gen: la Borgo Virgilio-Fosse. 

Il primo arrivo in salita del Giro Next Gen è andato a Jarno Widar (foto LaPresse)
Il primo arrivo in salita del Giro Next Gen è andato a Jarno Widar (foto LaPresse)

Contenere i danni

Florian Kajamini è anche il miglior italiano in classifica, gli azzurri più vicini sono Pinarello e Scalco, il duo della Vf Group Bardiani è lontano più di un minuto. Il corridore della MBH Bank-Colpack fa il punto a metà Giro, prima di tornare a dare battaglia sulle rampe di Fosse. 

«Nella tappa di Pian della Mussa – racconta lucidamente Kajamini – il belga della Lotto Dstny Devo, Jarno Widar, aveva un diavolo per capello. Ha piazzato diversi scatti prima di portare via un terzetto e poi vincere in solitaria. Novak ed io siamo stati bravi a resistere e limitare i danni, accumulando solamente 27 secondi. Personalmente non mi sentivo molto bene, avevo un po’ le gambe ingolfate, colpa della quota probabilmente. Appena si superano i 1.500 metri soffro un po’ e a Pian della Mussa la parte più dura della salita era dai 1.600 metri in su».

Kajamini e Novak hanno contenuto i danni, perdendo solo 27″ da Widar (foto NB Srl)
Kajamini e Novak hanno contenuto i danni, perdendo solo 27″ da Widar (foto NB Srl)

Non rispondere

Jarno Widar ha conquistato la maglia rosa proprio sulle rampe di Pian della Mussa. Ha rifilato 21 secondi a Toussaint e Rondel, rispettivamente dei devo team della Intermarché e della Tudor. Il vantaggio in classifica è figlio anche della crono di Aosta, dove Widar è stato il migliore degli uomini di classifica. 

«Widar stava davvero molto bene – continua Kajamini – era in giornata di grazia. Come si dice in questi casi “non sentiva la catena” quindi era importante non perdere troppo tempo. La salita non era delle più dure, lunga sì ma non impossibile. Nei 19 chilometri di ascesa c’erano tanti “risciacqui” che permettevano di respirare. La parte più impegnativa erano gli ultimi tre chilometri, tutti aspettavamo quel punto. Il ritmo è stato parecchio elevato fin da subito, tanto che la scalata finale l’abbiamo iniziata con un gruppo di una ventina di corridori. Come detto non stavo nemmeno troppo bene, forse anche per l’altura. Poi io sono uno che esce con il passare dei giorni, quindi guardo con fiducia a domani».

La squadra è pronta

I ragazzi della MBH Bank-Colpack stanno lavorando in maniera ottimale e sono in linea con il programma dettato dal diesse Gianluca Valoti

«Per la squadra è importante che Novak ed io siamo riusciti a rimanere in classifica – spiega – stiamo andando bene. Tutti stanno andando forte: Nespoli, Ambrosini, Bagatin e Valent sono sempre accanto a noi. Il lavoro in altura sembra aver pagato, ora tocca a noi farci valere e vedere».

«In classifica siamo tutti vicini, tra il secondo che è Rondel e Novak, ottavo, ballano solamente 30 secondi. Tutto è ancora da decidere e la tappa di domani prevede cinque salite vere con la scalata finale di Fosse che misura 9 chilometri con pendenza media dell’8,5 per cento. Li si potranno fare i primi danni e noi siamo in due, questo gioca a nostro favore».

La maglia rosa rimane saldamente sulle spalle del giovane belga (foto LaPresse)
La maglia rosa rimane saldamente sulle spalle del giovane belga (foto LaPresse)

Tanto spavento per nulla

Intanto nella tappa di ieri con arrivo a Borgomanero Kajamini e Novak sono rimasti coinvolti in una caduta ai meno 40 chilometri dal traguardo. In tanti sono finiti a terra ma per fortuna non ci sono stati danni. 

«Ho giusto qualche escoriazione al ginocchio – dice Kajamini – ma sto bene. Nei chilometri finali c’è stata questa caduta di gruppo causata da due ragazzi che si sono toccati le ruote. Eravamo anche abbastanza davanti, intorno alla trentesima posizione. Alla fine non esistono tappe tranquille, quella di ieri era facile dal punto di vista altimetrico ma poi si è rivelata tanto nervosa. C’è stata anche una caduta nella volata finale. In giornate come queste è importante portare a casa la pelle, noi ci siamo presi un bello spavento. Anche oggi (frazione totalmente pianeggiante, ndr) toccherà tenere gli occhi aperti».

«Le gambe – conclude – girano bene, queste tappe possono aiutarci a sbloccare un po’ il motore, ma la risposta vera arriverà domani. Intanto ci godiamo il passaggio da casa, visto che si parte da Bergamo (inizio previsto per le 13, ndr) vedremo di ben figurare».

Alé firma le maglie dei leader di classifica al Giro Next Gen

13.06.2024
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Per il sesto anno consecutivo, Alé conferma la propria collaborazione con il Giro d’Italia dei giovani, rinnovando così l’accordo con RCS Sport per la fornitura delle maglie dei leader di classifica del Giro Next Gen. Questo evento, ormai consolidato e seguito con passione, si svolge sotto l’egida della Federazione Ciclistica Italiana e con il patrocinio del Ministero per lo Sport e i Giovani. Il Giro Next Gen, in pieno svolgimento, rappresenta la più importante corsa a tappe per ciclisti under 23 in Italia.

Il Giro Next Gen quest’anno si concluderà a Forlimpopoli domenica 16 giugno, dopo aver percorso otto tappe per un totale di 1.053 chilometri. Il percorso prevede un dislivello complessivo di oltre 12.000 metri ed una media di 127 chilometri di percorrenza per tappa. La gara attraversa diverse regioni italiane: la Valle d’Aosta, il Piemonte, la Lombardia, il Veneto e l’Emilia-Romagna. Si è partiti da Aosta, mentre l’arrivo sarà come anticipato a Forlimpopoli, in provincia di Forlì-Cesena.

Linea PR-R

Alé così ha disegnato e prodotto le cinque maglie dei leader di classifica, capi di abbigliamento che fanno parte della collezione PR-R: la specifica linea del brand veronese dedicata espressamente alla massima performance. Queste maglie, caratterizzate da tagli, tessuti e tecnologie all’avanguardia, sono progettate per offrire agli atleti massima performance, leggerezza, aerazione e comfort.

Nel dettaglio, le maglie Alé x il Giro Next Gen 2024 sono quella rosa per il leader della classifica generale, che celebra la Giornata Nazionale del Made in Italy, quella rossa per leader della classifica a punti, sponsorizzata da Velux, la maglia azzurra per il migliore scalatore, sponsorizzata da Banca Mediolanum, quella bianca per il primo in graduatoria nella classifica dei giovani, sponsorizzata da Suzuki, e quella tricolore che viene indossata dal miglior italiano in classifica generale, con il supporto di AIDO (l’Associazione Italiana per la Donazione di Organi, Tessuti e Cellule).

Alé veste i campioni di domani con la linea PR-R
Alé veste i campioni di domani con la linea PR-R

Gioventù e ambizione

«Siamo partner di questa importante gara da sei edizioni – ha dichiarato Alessia Piccolo, amministratrice delegata di A.P.G., l’azienda cui fa capo Alé – e per noi questo è un appuntamento imprescindibile. Nel tempo, l’evento è cresciuto notevolmente ed è diventato un punto di riferimento fondamentale, una gara da non perdere per gli under 23. Per Alé, supportare i giovani è un dovere oltre che un orgoglio: sono il nostro patrimonio, rappresentano il futuro di questo sport. Siamo e saremo sempre al fianco delle giovani promesse del ciclismo».

«Alé è un brand giovane ma già riconosciuto a livello internazionale – ha aggiunto Matteo Mursia, Chief Revenue Manager di RCS Sport – un marchio che, nella propria storia di partnership, ha consolidato posizione e fama, racchiudendo nei suoi capi la qualità del Made in Italy unita alla voglia e all’ambizione di crescere. Il connubio con il Giro Next Gen, rinnovato anche nella seconda edizione targata RCS Sport, si basa proprio su questo. Gioventù e ambizione. Al via da Aosta sono partiti tanti giovani talenti che ci faranno compagnia nei prossimi anni anche nelle altre corse organizzate da RCS Sport, e siamo felici che Alé Cycling abbia deciso di puntare ancora una volta su questo nostro importante evento».

Alé Cycling