Scalco: la costanza e la voglia di misurarsi con i grandi

25.07.2025
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VALTOURNENCHE – Matteo Scalco ha trovato una buona continuità nei risultati anche nel Giro Ciclistico della Valle d’Aosta. Per lo scalatore della Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè sono arrivati tre piazzamenti in top 10 nelle quattro tappe disputate. Il risultato finale è un quinto posto nella classifica generale che fa da eco al nono del Giro Next Gen. Alla terza stagione all’interno del progetto giovani della squadra di Bruno e Roberto Reverberi è il momento di fare un punto sulla sua crescita. 

Matteo Scalco al Giro della Valle d’Aosta ha conquistato un buon quinto posto finale
Matteo Scalco al Giro della Valle d’Aosta ha conquistato un buon quinto posto finale

La salita

Dopo le buone prestazioni al Giro Next Gen insieme a Filippo Turconi per Matteo Scalco si sono aperte le porte del Giro della Valle d’Aosta. 

«Tra queste due gare a tappe – racconta Scalco – siamo andati in ritiro sul Pordoi per prepararci al meglio. Cercavamo gare con tanta salita, perché è il mio terreno, dove riesco a dare il massimo. Non sono un corridore molto esplosivo, quindi soffro un po’ nelle gare mosse. All’inizio dell’ultima tappa guardavo ancora con speranza al podio finale, purtroppo è sfumato per una trentina di secondi ma mi ritengo soddisfatto».

Una delle qualità del giovane scalatore della Vf Group-Bardiani è la costanza
Una delle qualità del giovane scalatore della Vf Group-Bardiani è la costanza
Sei al terzo anno del tuo cammino in Vf Group-Bardiani, che bilancio fai?

Nel corso delle varie stagioni sono sempre migliorato, con passi anche ben evidenti. Ognuno ha i suoi momenti e i suoi tempi per crescere, non tutti vincono subito appena arrivati. I miei compagni di squadra qui al Valle d’Aosta erano tutti al primo anno e ne abbiamo parlato spesso. 

Di cosa?

Che non si può raccogliere tutto e subito, non tutti passano da juniores a under 23 e fanno faville. E’ normale però avere tanti dubbi e tante apprensioni quando sei al primo anno in una nuova categoria.

Scalco aveva un conto aperto con il Giro Next Gen, quest’anno è tornato e ha conquistato il nono posto nella generale (photors.it)
Scalco aveva un conto aperto con il Giro Next Gen, quest’anno è tornato e ha conquistato il nono posto nella generale (photors.it)
Tu in queste stagioni hai raccolto quello che ti saresti aspettato?

Per certi versi sì. Avevo un conto aperto con il Giro Next Gen dopo il ritiro a causa di un virus lo scorso anno. Sono tornato e ho trovato una buona top 10. Alla fine in questi tre anni da under 23 penso di aver capito che il mio punto di forza è la costanza. Da un lato potrebbe anche essere una debolezza. 

In che senso?

Non ho ancora trovato un giorno nel quale riesco ad andare veramente forte. Però in questi tre anni ho ottenuto un decimo posto nella generale all’Avenir, un nono al Giro Next Gen e il quinto posto qui al Valle d’Aosta. Nei tre grandi giri under 23 ho raccolto tre top 10. 

Con la Vf Group-Bardiani per Scalco sono già arrivate le prime esperienze nel WorldTour, qui alla Tirreno-Adriatico 2025
Con la Vf Group-Bardiani per Scalco sono già arrivate le prime esperienze nel WorldTour, qui alla Tirreno-Adriatico 2025
Questo fattore di non spiccare pensi sia una cosa sulla quale devi lavorare?

Magari sì, credo che con il passare del tempo possa venire fuori. Una volta trovato il tuo livello provi a porti un obiettivo secco. Comunque, a mio avviso, essere costanti è una bella cosa, perché comunque durante tutto l’anno non ho mai periodi “bui”. 

Quali sono gli aspetti su cui devi lavorare?

Sicuramente l’esplosività, soffro parecchio i cambi di ritmo in salita. Quest’anno ho cambiato preparatore passando da Artuso, che per motivi contrattuali non può più seguire atleti esterni alla Red Bull-BORA, a Cucinotta. I due hanno metodi simili di lavoro e questo mi ha permesso di avere continuità. 

Quest’anno sei in scadenza.

Sì, il contratto che avevo firmato finita la categoria juniores era di tre anni. In queste settimane parlerò con la squadra e faremo il punto della situazione. Penso di aver fatto il mio percorso nella categoria under 23. I risultati ci sono stati, è mancato quello di spicco ma la crescita è arrivata. Vorrei provare a correre con costanza tra i grandi.

Hai già avuto modo di vedere come si corre…

E’ un bel modo, forse anche più tranquillo, rilassato. Tra gli under 23 ci sono tanti giovani che hanno voglia di dimostrare e c’è maggiore tensione. Un modo di correre regolare penso sia più vicino alle mie caratteristiche. 

Davide Donati: il mondo Red Bull-BORA e l’amicizia con Finn

09.07.2025
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DARFO BOARIO TERME – Davide Donati è il secondo volto italiano che corre in casa Red Bull-BORA-hansgrohe Rookies. Il bresciano, che lo scorso anno ha esordito nella categoria under 23 con la Biesse Carrera, è entrato nel panorama del team di sviluppo del colosso austriaco. Correre in un devo team è un grande traguardo per un ragazzo giovane, che però lo porta spesso a gareggiare fuori dall’Italia. Un bel modo per crescere e fare esperienza, ma diventa difficile trovare momenti in cui incontrarli. 

Così quando ce lo troviamo davanti al campionato italiano la curiosità di sapere come stanno andando questi primi mesi insieme alla Red Bull-BORA è tanta. Donati ci accoglie e seduti all’ombra di un cortile racconta tutto. 

«Entrare in un mondo enorme come questo – dice – è spiazzante per certi versi. Ti trovi proiettato in qualcosa più grande di quel che ti potresti mai aspettare. All’inizio ti senti quasi fuori luogo perché a cena sei accanto a Roglic, Hindley e tanti altri campioni. Rispetto a una continetal il budget è enorme e tutto diventa gigantesco. Senti la pressione di avere un grande sponsor sulla maglia e di essere in un team forte e strutturato. Loro non ci parlano di risultati o di vincere a tutti i costi anche se poi quando sei in certe squadre l’obiettivo è di provarci».

Davide Donati e Lorenzo Finn sono i due volti italiani del team Red Bull-BORA-hansegrohe Rookies e nel tempo sono diventati ottimi amici
Donati e Finn sono i due volti italiani del team Red Bull-BORA-hansegrohe Rookies, nel tempo sono diventati ottimi amici
Com’è stato avere un riferimento come Lorenzo Finn, che conosceva già l’ambiente?

E’ quello con cui ho legato di più, ci chiamiamo spesso e ci sosteniamo molto. Da parte mia cerco di sfruttare l’esperienza maturata in un anno nella categoria under 23 per sostenerlo e non fargli sentire la pressione. Ne ha davvero tanta addosso, già ora. Credo sia prematuro. Lui sarà sicuramente un grande corridore ma è difficile sostenere tutta la pressione che arriva dall’esterno. Per questo lo ammiro molto. 

Come cerchi di sostenerlo?

In corsa cerco di essere un po’ il suo “angelo custode”, lo porto avanti quando serve, vado all’ammiraglia a prendere le borracce. Mi piace come ruolo, da un lato mi sento un po’ privilegiato nell’essere in squadra con il corridore che sarà il nostro futuro. Dal canto suo Lorenzo (Finn, ndr) mi insegna molte cose. La caratteristica che più mi trasmette è la tranquillità, lui è davvero uno sereno nel fare quello che deve. 

Davide Donati ha disputato un calendario di primo livello con ottime esperienze anche nelle Classiche, terreno dove vuole migliorare (foto Flavio Moretti)
Davide Donati ha disputato un calendario di primo livello con ottime esperienze anche nelle Classiche, terreno dove vuole migliorare (foto Flavio Moretti)
C’è qualcosa che ti dice o anche semplicemente il suo atteggiamento?

Solo il suo atteggiamento, il suo modo spensierato di vivere questo mondo e di correre con gli occhi puntati addosso. 

Ti è dispiaciuto dover saltare il Giro Next Gen che avresti corso al suo fianco?

Moltissimo. Il mio obiettivo era quello di esserci ma un problema al ginocchio mi ha costretto a stare fermo nel momento decisivo. La squadra ha corso benissimo, li ho seguiti dalla televisione e mi hanno impressionato per la capacità di gestire i momenti cruciali. Erano sempre al posto giusto nel momento giusto. Essere parte di un team forte come il nostro vuol dire anche essere sicuri che chiunque va a una gara sa cosa fare e come farlo. 

Come ti trovi nell’essere parte di un team con tanti ragazzi di diverse nazionalità e culture?

E’ bello, riusciamo a fare gruppo ed essere coesi. Un’esperienza di otto giorni come il Giro Next Gen permette di rafforzare ancora di più certi legami. Sono convinto che anche le squadre italiane siano valide e forti, non sono uno di quelli che è andato all’estero con la teoria che da noi non ci sia nulla. Credo che vivere un’esperienza del genere avrà un impatto positivo sulla mia vita, sia che continuerò nella carriera ciclistica o meno. Sto imparando molto bene l’inglese ed è bello relazionarsi con tutte le persone che incontri senza l’ostacolo della lingua, penso sia la cosa più bella che mi sta dando questa esperienza.

Le prime esperienze con i professionisti (qui alla Settimana Coppi e Bartali) hanno dato buoni riscontri
Le prime esperienze con i professionisti (qui alla Settimana Coppi e Bartali) hanno dato buoni riscontri
A livello tecnico come ti trovi?

In Red Bull-BORA tutto è curato alla perfezione, fin dagli juniores: copertoni, rapporti, aerodinamica, vestiti ecc. Personalmente ho investito tanto negli studi e nel migliorare a cronometro, è una disciplina che mi piace e sulla quale voglio puntare molto. 

La vittoria del campionato italiano è stata un bel traguardo…

Ho iniziato a credere nella cronometro da quando ho vinto la Crono des Nations nel 2023. E’ un rapporto di amore e odio perché è una disciplina che richiede tanta cura e molto lavoro. Però poi quando arrivano certi risultati la voglia di migliorare è sempre maggiore delle “sofferenze”. 

In quali altri aspetti pensi di poter migliorare ancora?

In generale penso di avere un bel margine nelle Classiche e su sforzi da cinque minuti. In una squadra così c’è modo di curare tutto e questo aspetto è importante perché senti di avere alle spalle una struttura solida. Anche quando avevo male al ginocchio ho girato per diversi centri al fine di capire e risolvere il problema. Sono stato a Girona due settimane da uno specialista e poi nel centro Red Bull a Salisburgo. Tutto si è risolto con dei ritocchi alla posizione in bici e delle sedute di fisioterapia per rafforzare la parte alta (il core, ndr). 

Obiettivi da qui a fine stagione?

Mi piacerebbe andare agli europei e conquistare un posto per il Tour de l’Avenir per correre con Lorenzo (Finn, ndr) e dargli una mano. Poi vedremo con la squadra quali saranno i programmi da qui a fine stagione e capirò come muovermi. 

Belletta: la voglia di ripartire per amore del ciclismo

03.07.2025
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DARFO BOARIO TERME – Sotto il gazebo, mentre aspetta la premiazione del campionato italiano, Dario Igor Belletta ha ritrovato il sorriso. La rabbia e la delusione del secondo posto vanno via presto. Vero, rimane la beffa di non aver vinto e di esserci andato davvero vicino, ma la soddisfazione di correre e di provare a vincere gli mancava da un po’ di tempo. Il resto lo ha fatto la voglia di non mollare, la Solme Olmo gli ha offerto un’occasione per ripartire e lui l’ha colta al volo. La vittoria che tanto cerca è sì per se stesso ma anche per coloro che lo hanno accolto quando tutto sembrava difficile. 

«Al Giro Next Gen – dice Belletta – stavo molto molto bene. Purtroppo non c’erano molte occasioni per corridori come me, ma ho cercato di fare del mio meglio. Sapevo di avere una condizione ottima, già alla cronometro di giovedì ho fatto i miei valori migliori. Sono arrivato a questo campionato italiano con la massima fiducia nei miei mezzi. Purtroppo a pochi metri dal traguardo il sogno tricolore è sfumato perché ci siamo guardati un secondo di troppo e Borgo è scappato via. Ci tenevo tanto a vincere, in particolare all’italiano, con la Solme Olmo dopo quello che è stato un periodo davvero difficile».

Il secondo posto dietro Borgo al campionato italiano per Belletta è un mix di emozioni dolci e amare
Il secondo posto dietro Borgo al campionato italiano per Belletta è un mix di emozioni dolci e amare
Che periodo è stato dopo l’addio alla Visma Lease a Bike?

Alla fine la vita è fatta di alti e bassi. Dopo questo inverno ho avuto un momento davvero basso. Però ora mi sento bene, so qual è il mio talento e quando lavori bene le cose si sistemano. 

Abbiamo parlato tanto della nazionale ma nella tua ripartenza c’è stata anche la mano della Solme Olmo…

Avendo cambiato squadra a stagione iniziata (Belletta è passato dalla Visma Lease a Bike Development, una continental, alla Solme Olmo, ndr) non potevo firmare con altre formazioni continental a causa del regolamento UCI. Quella di cercare una squadra di club è stata una scelta obbligata e la Solme Olmo mi ha accolto. Sono arrivato in quella che è la miglior squadra di club in Italia e mi hanno accolto benissimo. Li ringrazio davvero di cuore, come ringrazio Marino Amadori per avermi portato con la nazionale nelle due prove di Nations Cup. 

Belletta ha vinto la volata ma subito sul suo volto si è dipinta la delusione per l’occasione mancata (foto Sprint Cycling/Tommaso Pelegalli)
Belletta ha vinto la volata ma subito sul suo volto si è dipinta la delusione per l’occasione mancata (foto Sprint Cycling/Tommaso Pelegalli)
Com’è stato ripartire dopo quel momento di difficoltà?

Andare in bici mi piace, quindi sono ripartito da questo. Non sapevo nemmeno se sarei riuscito a correre prima dell’uno di agosto (data in cui i corridori sono liberi di cercare altre squadre, ndr) perché quando cambi squadra è tutto difficile. Sono ripartito dalla mia voglia di andare in bici, ci ho messo un po’ a ingranare però ora sono in ottima forma. 

E’ mancata forse la vittoria?

Sì, non sono riuscito a raccogliere quanto seminato, peccato ma ci sarà modo di riprovarci. Dopo il Trofeo Città di Brescia (corso ieri e terminato al quinto posto, ndr) e il Medio Brenta mi fermerò un attimo per recuperare.

Belletta è arrivato alla Solme Olmo e fine marzo con l’obiettivo di correre e la voglia di tornare a fare fatica
Belletta è arrivato alla Solme Olmo e fine marzo con l’obiettivo di correre e la voglia di tornare a fare fatica
Cosa hai provato nel rimettere il numero sulla schiena a inizio stagione?

Una bella emozione, mi piace correre in bici e dare il massimo in ogni gara, stare cinque ore in sella con il caldo e andare forte su tutti gli strappi. Siamo un po’ matti forse ma i ciclisti sono anche questo. 

Continuerai la stagione con la Solme Olmo?

Vediamo, loro mi hanno accolto e sono davvero grato per ciò che hanno fatto. Ho tante idee in testa, al momento voglio finire la prima parte di stagione e cercare di ottenere una vittoria per ripagarli della fiducia. Poi staccherò un attimo e capirò. 

Mattio, il cammino continua: dal 2026 passerà nel WorldTour

01.07.2025
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Pietro Mattio è pronto a fare il salto definitivo, quello che può dare il via alla sua carriera da professionista, il cuneese dal 2026 entrerà nella formazione WorldTour della Visma Lease a Bike. Alla fine di tre anni nel devo team è arrivato il momento di cogliere i frutti del lavoro fatto. Una bella soddisfazione per uno dei primi ragazzi junior andato a correre in formazioni estere. Infatti nel 2023, quando fu annunciato il suo approdo nella squadra dei giovani calabroni, la curiosità intorno al suo percorso di crescita era molta. 

«E ora andrò a correre con i professionisti – ci racconta ai margini di una tappa del Giro Next Gen, in apertura foto DirectVelo/Xavier Pereyron – la musica cambierà ancora. Però se la squadra pensa che sono pronto mi fa sentire onorato e molto felice. Anche io penso sia arrivato il momento di fare questo step, in questi tre anni sono cresciuto molto grazie al lavoro fatto insieme al team. Non c’era prospettiva migliore che passare nel WorldTour con la formazione che mi ha fatto maturare sia atleticamente che umanamente».

Mattio aveva iniziato la stagione correndo con i professionisti. Qui al Tour of Oman
Mattio aveva iniziato la stagione correndo con i professionisti. Qui al Tour of Oman
In cosa senti di essere cresciuto?

Sotto tutti i punti di vista, sono arrivato che ero un ragazzino e mi hanno insegnato cosa volesse dire correre in una delle squadre più forti al mondo. In questi anni non abbiamo mai lasciato nulla al caso e sono riusciti a farmi sviluppare bene. L’obiettivo che ci eravamo posti è stato raggiunto e quindi proseguiamo verso altri

Qual era il vostro obiettivo?

Chiaramente ambire ad entrare nella formazione WorldTour. La Visma cerca di prendere ragazzi giovani da inserire nella formazione di sviluppo (quella under 23, ndr) e di portarli alla maturazione necessaria per poi entrare nel massimo livello del ciclismo. Non si parla tanto di risultati ma di crescita.

Uno dei primi obiettivi di Mattio per questa stagione era la Paris-Roubaix Espoirs chiusa al quinto posto (foto Visma Lease a Bike)
Uno dei primi obiettivi di Mattio per questa stagione era la Paris-Roubaix Espoirs chiusa al quinto posto (foto Visma Lease a Bike)
Vero, però gli atleti guardano anche al risultato, da questo punto di vista ti aspettavi qualcosa in più?

A essere sincero no. Mi aspettavo di raccogliere esattamente quello che avete visto. Il 2025 mi lascia soddisfatto, ho corso una bella Paris-Roubaix Espoirs che era l’obiettivo della prima parte di stagione e abbiamo fatto un buon Giro Next Gen (nel quale Mattio ha colto anche un terzo posto nella sesta tappa, ndr).

Con quali ambizioni e quale umore si entra nell’ultima parte del tuo cammino nel devo team?

Forse più rilassato perché non ho più la pressione addosso di dover dimostrare qualcosa. Era un fattore personale, la squadra non mi ha mai messo alcun tipo di fretta. Questa “rilassatezza” magari mi permetterà di correre più leggero e di provare a vincere una gara o qualcosa di più importante.

Al Giro Next Gen l’azzurro della Visma Lease a Bike Development ha ottenuto un ottimo terzo posto nella sesta tappa (foto La Presse)
Al Giro Next Gen l’azzurro della Visma Lease a Bike Development ha ottenuto un ottimo terzo posto nella sesta tappa (foto La Presse)
Magari chiudere il cerchio con una vittoria?

Questa sarebbe la cosa più bella ma vedremo come si svilupperà il resto della stagione. 

E con quali ambizioni inizi a pensare al prossimo futuro?

Sicuramente la stagione inizierà molto presto, di solito i primi anni partono dal Tour Down Under a gennaio. Non si sanno ancora i programmi ovviamente ma lavoreremo per arrivare pronti e dare subito supporto ai capitani. 

Mattio porterà con i professionisti tutto ciò che ha imparato in questi anni nel devo team, un percorso che gli ha fatto imparare tanto
Mattio porterà con i professionisti tutto ciò che ha imparato in questi anni nel devo team, un percorso che gli ha fatto imparare tanto
Che forse è una delle caratteristiche che ti ha contraddistinto maggiormente anche in questi anni da under 23?

Sì, mettermi al servizio dei miei compagni è la qualità che mi rispecchia maggiormente. L’ho fatto spesso e così come a questo Giro Next Gen lavorando per Nordhagen. 

Arrivi nella formazione WorldTour dove corre un altro italiano che ha caratteristiche simili alle tue, Affini. 

E’ uno degli uomini squadra più importanti della Visma, lo ha dimostrato in passato e al Giro accanto a Yates. Ora lo porteranno anche al Tour con Vingegaard. Ho già avuto modo di conoscere Affini lo scorso inverno in ritiro, abbiamo fatto un allenamento insieme. Sicuramente è un ragazzo dal quale posso imparare davvero molto. 

Guardando al Pietro che è entrato nel devo team giovanissimo e senza questi baffi qual è l’aspetto in cui ti senti maggiormente migliorato?

Il fisico (dice con un sorriso velato proprio sotto ai baffi, ndr). Sono cambiato molto con gli allenamenti, la squadra punta tanto sulla preparazione e mi hanno sempre permesso di arrivare al mio meglio negli appuntamenti più importanti. Mi hanno insegnato cosa vuol dire essere una squadra e questa cosa la porterò con me anche il prossimo anno.

Con Amadori ragionando di U23 e della nuova regola UCI

01.07.2025
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BRA – L’UCI ha ufficializzato che dalla prossima stagione i corridori professionisti, quindi coloro che già militano in squadre professional e WorldTour, non potranno partecipare alle prove di Nations Cup riservate agli under 23. Già a fine 2024, dopo i mondiali di Zurigo, l’Unione Ciclistica Internazionale aveva deciso di escludere gli atleti U23 tesserati come professionisti da europei e mondiali. 

La notizia riportata a inizio articolo, arrivata durante il Giro Next Gen, porta con sé delle novità importanti in termine di gestione dei giovani che passano nel WorldTour o in formazioni professional

Turconi è l’unico U23 che corre tra i pro’ a rientrare nei piani di Amadori per il 2025, con obiettivo Avenir (foto Tomasz Smietana)
Turconi è l’unico U23 che corre tra i pro’ a rientrare nei piani di Amadori per il 2025, con obiettivo Avenir (foto Tomasz Smietana)

Rimandato

Di questa nuova regola UCI si è parlato anche riguardo ai piani di crescita di Paul Seixas, che sta sorprendendo tutti al suo primo anno da professionista con la Decathlon AG2R La Mondiale. Il francesino potrebbe avere nel mirino il prossimo Tour de l’Avenir, visto che dal 2026 non potrà correrlo, ma la federazione francese deve capire come gestire i programmi. Lo stesso discorso vale per la nostra nazionale, infatti tra i prospetti più interessanti di quest’anno c’è Filippo Turconi. Il corridore della Vf Group-Bardiani è stato il migliore degli italiani al Giro Next Gen. Per lui però questo sarà l’ultimo anno in cui potrà contare sull’appoggio della nazionale under 23 nel suo cammino di crescita. 

«Penso che l’UCI – dice Marino Amadori, cittì della nazionale italiana U23 – stia mettendo ordine in questa categoria. Per quanto riguarda i professionisti abbiamo messo nell’orbita della nazionale under 23 solamente Filippo Turconi (i due sono insieme nella foto di apertura). Sarebbe un secondo anno, l’ho visto crescere tanto nel 2024 e con lui avevamo fatto un progetto che mi piacerebbe terminare con il Tour de l’Avenir. So che non potrà essere dei nostri all’europeo e al mondiale, ma questo è un discorso inerente solo a lui. Infatti gli altri ragazzi con i quali ho lavorato e con cui lavorerò saranno tutti presi da devo team o formazioni continental e di club».

La regola a proposito di mondiali ed europei aveva già cambiato i piani?

Sicuramente sì, il fatto che poi dal prossimo anno la regola si allargherà anche alle prove di Nations Cup è un fattore che ho dovuto tenere in considerazione. Mi spiace per quei ragazzi che saranno tagliati fuori, ma devo lavorare con corridori ai quali proporre un cammino di crescita strutturato

Turconi chiuderebbe un po’ il cerchio in questo senso?

Con lui avevamo iniziato un percorso lo scorso anno, il suo primo da under 23 e da professionista, e voglio farglielo concludere. A inizio 2025 ci eravamo detti di fare dei passi con l’obiettivo dell’Avenir. Siamo partiti dalla Polonia proprio con l’intento di testare il ragazzo, il riscontro è stato più che positivo quindi andremo avanti. Per gli altri purtroppo non si potrà fare anche perché comunque il lavoro deve essere fatto anche in ottica europeo e mondiale, senza dimenticare che l’Avenir è un banco di prova anche per atleti dei devo team e delle continental.

Come si lavorerà in ottica mondiali ed europei?

Considerando che saranno dopo l’Avenir dovrò sicuramente portare dei ragazzi che potranno essere protagonisti in quelle prove. Sarà un passaggio obbligato ma fondamentale, senza dimenticare che al mondiale per il momento avrò con me solamente quattro corridori. 

La nuova regola UCI dal 2026 metterà tanti giovani che prima lavoravano con te nelle mani di Villa, avete parlato di come gestirete la cosa?

Avete pienamente ragione. Con il fatto di avere le gare di Nations Cup aperte anche ai professionisti avevo modo di far girare tanti ragazzi e di tenerli attivi anche nell’ottica di essere convocati in nazionale. Gli under 23 professionisti dal 2026 dovranno aspettare le decisioni di Marco Villa, non so se dal prossimo anno farà qualche gara convocando i giovani o ragazzi di secondo piano.  

Il lavoro che hai sempre fatto tu come cittì dell’U23 ora va traslato sulla nazionale maggiore?

Se Villa stesso vorrà lavorare su una base di ragazzi giovani in prospettiva di Los Angeles 2028, e degli impegni futuri, dovrà fare un calendario che permetta loro di crescere e a lui di conoscerli. Questi ragazzi devono entrare nel giro della nazionale, indossare la maglia azzurra e sentirne la responsabilità. Che era il senso di fare tante prove di Nations Cup con la nazionale U23 e avere diversi ragazzi nel giro azzurro. 

Amadori, qui con Lorenzo Mark Finn al Giro Next Gen, crede molto nel lavoro dei devo team e delle squadre continental
Amadori, qui con Lorenzo Mark Finn al Giro Next Gen, crede molto nel lavoro dei devo team e delle squadre continental
In un certo senso questo limite non è troppo grande? 

Penso che chi ha in gestione gli juniores e gli under 23 deve avere un occhio di riguardo e capire, per il bene del loro assistito, quale percorso fargli fare. Ora sanno che se li portano nel mondo dei professionisti non hanno più il supporto di quella che sarebbe la nazionale di categoria. Quindi ci sarà da capire cosa fare, le alternative valide a livello under 23 ci sono perché oltre ai devo team ci sono anche formazioni continental italiane che lavorano bene. 

L’UCI ha messo un limite che in qualche modo obbliga a ragionare su una crescita graduale?

Penso di sì e sono d’accordo. Un percorso di due anni con un calendario adeguato permettono di maturare in maniera solida e di trovare la propria dimensione. Veder passare tanti junior direttamente nel professionismo è un grosso rischio perché se poi non va bene qualcosa tornano indietro e non li recuperi più.

Sparfel: 19 anni e domina sia nel cross che su strada

28.06.2025
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PINEROLO – Aubin Sparfel è uno dei migliori prospetti del ciclismo francese per quanto riguarda il ciclocross e la strada. Il passaggio di categoria da juniores a under 23 non sembra averlo messo in difficoltà, soprattutto nella stagione invernale. Nelle prove di Coppa di Francia di categoria ha raccolto sette vittorie, alle quali si aggiungono il secondo posto agli europei nel team relay e il terzo nella gara under 23. Il prodigio francese si è trovato spesso in contrapposizione al nostro Stefano Viezzi, entrambi classe 2006, sia nel cross che su strada. 

Il cammino di entrambi i ragazzi ha visto una crescita progressiva grazie alla quale siamo riusciti ad ammirare il loro talento. Tuttavia Sparfel ha avuto una maggiore costanza dato che, da quando è passato tra gli juniores, corre con la Decathlon AG2R La Mondiale, prima nel team U19, ora in quello U23. Al francese non sono mancate le prime esperienze con i professionisti, in una di queste è anche riuscito a vincere: al Tour du Finistère.

Una magra consolazione

Un buon banco di prova per Sparfel è stato il Giro Next Gen appena concluso (in apertura foto Marie Vaning), lo scalatore francese arrivava al via di Rho forte della vittoria finale all’Alpes Isère Tour. La corsa rosa under 23 tuttavia non è andata come si sarebbe aspettato e vedere il suo volto nonostante indossi la maglia rossa, dedicata alla classifica a punti, ci fa capire come questa sia una magra consolazione. 

«Non è stato sicuramente il Giro Next Gen dei miei sogni – racconta con addosso il gilet refrigerante prima del via dell’ultima tappa – mi sarebbe piaciuto giocarmi la classifica generale. Purtroppo al primo arrivo in salita, sul Passo del Maniva, non stavo molto bene quindi ho lasciato perdere la classifica e mi sono concentrato sul vincere una tappa (anche questo obiettivo è sfumato, ndr)». 

Abbiamo incontrato Sparfel alla partenza dell’ultima tappa del Giro Next Gen, a Pinerolo
Abbiamo incontrato Sparfel alla partenza dell’ultima tappa del Giro Next Gen, a Pinerolo
Com’è stato il salto di categoria da juniores a under 23?

Arrivando dal team Decathlon U19 direi molto bene. La squadra mi conosce e io conosco loro. Ora siamo professionisti e alcuni aspetti della mia vita sono cambiati, sono molto più concentrato sull’allenamento e fare il mio lavoro. 

Hai fatto anche alcune gare con i professionisti…

E’ stato molto divertente e avevo anche una buona gamba. Fin da inizio anno, quando ho chiuso la stagione del ciclocross, sentivo di stare bene. Ero davvero in un’ottima forma e ho semplicemente continuato a correre. 

Il francese della Decathlon Development Team ha colto come miglior risultato al Giro U23 un secondo posto a Cantù dietro a Vervenne (Marie Vaning)
Il francese della Decathlon Development Team ha colto come miglior risultato al Giro U23 un secondo posto a Cantù dietro a Vervenne (Marie Vaning)
Quindi sei un ciclocrossista e un corridore da classifica generale?

Non direi che sono un atleta da classifica generale, sono forte in salita ma non il migliore. Tuttavia sono arrivato a raccogliere ottimi risultati e vincere all’Alpes Isère. Riuscire a fare tutte e due le discipline è molto difficile ma sono concentrato e poi mi piacciono entrambe. Non riuscirei a decidere e la squadra non mi chiede di farlo, anzi mi lascia molta libertà di scelta e mi sostiene parecchio durante l’inverno. 

Il ciclocross in quali aspetti ti aiuta a livello atletico?

La mia guida, grazie alle gare nel fuoristrada, è molto tecnica. Inoltre ho grandi prestazioni su sforzi da un minuto o anche meno. Insomma, ho sviluppato qualità importanti per tante gare differenti sia su percorsi mossi che nelle classiche. Sulle salite lunghe no.

I tuoi allenamenti sono cambiati?

No, sono uguali a quelli di tutti: sprint, sforzi sulle salite sia brevi che di media lunghezza. Cerco di lavorare in ogni aspetto. Il più grande miglioramento dall’anno scorso a ora l’ho visto nel ciclocross, sono rimasto piacevolmente sorpreso di questo. Su strada invece la crescita è più graduale ma c’è tempo.

Bressan: «Diventare devo team era il passo giusto da fare»

27.06.2025
4 min
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PINEROLO – La mattina della tappa decisiva del Giro Next Gen, tra i mezzi della Bahrain Victorious Development Team si aggirava Roberto Bressan: lo storico Team Manager del Cycling Team Friuli ora diventato devo team della Bahrain Victorious. Se li coccola e li abbraccia come fossero figli, negli occhi dei ragazzi vedi il rispetto e la fiducia che una figura come quella di Roberto Bressan è capace di trasmettere. Anche lui è emozionato, eppure in carriera ha vinto tanto. Ma ogni successo porta nuove emozioni, soprattutto se alla base c’è stato un cambiamento importante come quello avvenuto per il CTF (in apertura foto Claudio Mollero).

«Trovare una società come la Bahrain Victorious – racconta Bressan – in un certo modo fa diventare tutto un po’ più semplice. Però alla base del progetto, anche se con colori diversi, ci sono le teste e l’animo friulano che hanno contraddistinto il Cycling Team Friuli. Gli allenatori, i coach e i diesse rimangono sempre gli stessi: Mattiussi, Boscolo e tanti altri. Sono arrivate anche delle figure nuove che hanno saputo integrarsi benissimo all’interno di un sistema capace di funzionare». 

Alessandro Borgo e Bryan Olivo insieme a Roberto Bressan i due italiani sono parte del team da quando era CTF
Alessandro Borgo e Bryan Olivo insieme a Roberto Bressan i due italiani sono parte del team da quando era CTF
Cosa vuol dire per lei tornare a vincere una corsa così importante?

Per me non è una novità ed è in un certo senso indifferente perché è da tanti, troppi anni che sono in questo mondo. Sono felicissimo per tutti. Per noi è stato fondamentale tenere questa squadra anche a livello di staff perché avevamo già iniziato a lavorare con alcuni ragazzi: Olivo, Borgo e non solo. Poi sono arrivati ragazzi grazie al progetto devo team come Omrzel e Dunwoody. 

Il cammino che avete sempre fatto con i giovani è rimasto invariato?

Quest’anno abbiamo fatto più altura, un po’ più ritiri di invernali. Prima, quando eravamo CTF, in qualche maniera dovevamo arrangiarci. Però anche in passato dal nostro vivaio sono usciti tanti nomi: Jonathan Milan, De Marchi, Aleotti, Fabbro…

Il progetto devo team ha permesso di portare anche ragazzi stranieri di grande prospettiva, come Omrzel (foto La Presse)
Il progetto devo team ha permesso di portare anche ragazzi stranieri di grande prospettiva, come Omrzel (foto La Presse)
Ora che il progetto si è allargato arrivano anche tanti ragazzi dell’estero, si è aggiunta qualche responsabilità in più?

Per certi versi sì, per altri no. Dal punto di vista economico dormo la notte, mentre la responsabilità è diventata un po’ più grande. Non è facile confrontarsi con un team e una struttura così grande come quella del WorldTour, in qualche modo subisci la pressione. Prima come CTF eravamo noi ad essere esigenti con noi stessi, ora la subisco anche io. Però le cose stanno andando bene. 

Cosa vogliono dire per lei queste responsabilità?

Che devo rispondere a qualcosa di cui si percepisce l’importanza. Ma a essere sincero: era il momento giusto per farlo.

Lo staff tecnico del CTF ha raccolto tanto negli anni e sta trasportando il suo metodo anche al Bahrain Victorious Development Team (foto La Presse)
Lo staff tecnico del CTF ha raccolto tanto negli anni e sta trasportando il suo metodo anche al Bahrain Victorious Development Team (foto La Presse)
Perché?

Sarebbe stato difficile continuare al nostro passo perché ogni stagione che passa eravamo costretti a investire qualcosa in più. Purtroppo gli investimenti e i soldi facevano fatica ad arrivare, Bahrain ci ha supportato per tre anni, questo sarebbe stato il quarto, ma se non fossimo stati assorbiti il CTF sarebbe stato destinato a chiudere. Quando costruisci una casa e arrivi al tetto come fai ad arredarla?

Eravate arrivati alla fine di un progetto?

Il passo successivo poteva essere solamente uno: diventare devo team. Io oggi sono felicissimo ma lo sono ancora di più per i miei ragazzi perché loro hanno tante stagioni davanti. Renzo Boscolo ed io abbiamo costruito la casa e ora tocca a loro proseguire, sono il futuro. Non dico di essere alla fine della mia carriera ma ho dato tanto ed è giusto che qualcun’altro porti avanti il tutto.

Agostinacchio è maturo e il Giro Next Gen ce lo ha confermato

25.06.2025
4 min
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BRA – La prima vittoria italiana, tra l’altro l’unica, al Giro Next Gen porta il nome di Filippo Agostinacchio . Il corridore che da quest’anno corre con la Biesse Carrera Premac ha cambiato marcia e si vede, parlano i numeri e i risultati. E’ arrivata la maturazione fisica e mentale che si aspettava ed è arrivato il momento di cogliere i frutti di un lavoro lungo e iniziato quando ancora la strada non era nei suoi pensieri. Il maggiore dei due fratelli, l’altro, Mattia, è al secondo anno juniores, ha trovato un percorso che lo ha portato a trovare un equilibrio ottimo tra ciclocross e strada

«E dire che sono arrivato su strada – racconta a pochi minuti dal via della settima tappa del Giro Next Gen – perché la squadra di mountain bike con la quale avrei dovuto correre ha “ritirato” l’offerta. Così nell’inverno del 2022 mi sono trovato un po’ spiazzato ed è arrivata la Beltrami a darmi una chance proponendomi di correre anche su strada. Ho iniziato la preparazione in vista della stagione 2023 prendendo un po’ le misure nei due mondi».

Filippo Agostinacchio ha vinto la quinta tappa del Giro Next Gen con un’azione di forza notevole (foto La Presse)
Filippo Agostinacchio ha vinto la quinta tappa del Giro Next Gen con un’azione di forza notevole (foto La Presse)
Un progresso rapido considerando che hai saltato il primo anno under 23…

Proprio perché la strada non era nei miei piani, alla fine il 2022 è stata una sliding door importante ma quasi involontaria nella mia carriera.

Come hai trovato l’equilibrio tra strada e cross?

Il 2023 è stato un anno di approccio, dove ho corso meno su strada. Infatti a luglio ci eravamo fermati per non tirare troppo la corda. Quella scorsa è stata la prima stagione intera su strada e sento di aver fatto dei grandi progressi. 

Dopo l’arrivo di Acqui Terme Agostinacchio è scoppiato in lacrime, per lui si è chiuso un cerchio (foto La Presse)
Dopo l’arrivo di Acqui Terme Agostinacchio è scoppiato in lacrime, per lui si è chiuso un cerchio (foto La Presse)
Quest’anno con la Biesse Carrera come stai lavorando?

Molto bene. Grazie alla squadra sono riuscito anche a stare un po’ più tranquillo. Ho fatto quello che devo fare a casa senza nessun problema, l’ambiente in squadra mi ha permesso di stare sereno e concentrarmi solo su allenamento, alimentazione e riposo. Da un paio d’anni curo la mia preparazione e mi alleno da solo, ho il supporto di Pierantozzi che lavorava con me quando ero alla Beltrami.

Come mai ti alleni da solo?

Sto studiando Scienze Motorie all’università. Fino a due anni fa mi allenava mio padre, poi ho pensato che “emanciparmi” mi potesse fare bene. Alla squadra questa cosa sta bene e i risultati stanno arrivando. Il binomio con il cross funziona bene e non ho intenzione di mollarlo a breve. L’unico problema che ho avuto quest’anno è stato un infortunio alla schiena che mi ha fatto concludere in anticipo la stagione sul fango. Poi sono andato in ritiro con la Biesse a Denia ed è andata meglio.

L’arrivo alla Biesse Carrera Premac ha permesso al più grande dei fratelli Agostinacchio di fare un salto di qualità notevole
L’arrivo alla Biesse Carrera Premac ha permesso al più grande dei fratelli Agostinacchio di fare un salto di qualità notevole
Qual è la differenza rispetto agli anni scorsi?

Probabilmente il fatto che gareggio di più su strada. Anche questo dettaglio ha fatto in modo che migliorassi a vista d’occhio. 

Hai vinto la tua prima corsa su strada saltando degli step intermedi…

Il successo della quinta tappa, ad Acqui Terme, dà una grande consapevolezza soprattutto se pensiamo al livello degli altri corridori. Adesso vediamo quali potranno essere gli altri obiettivi. Visto che sto andando bene non ho paura di dire che il campionato italiano può essere uno di questi. 

I progressi del valdostano si erano già visti in primavera, qui sul podio di San Vendemiano, dove ha conquistato il terzo posto (photors.it)
I progressi del valdostano si erano già visti in primavera, qui sul podio di San Vendemiano, dove ha conquistato il terzo posto (photors.it)
E’ solo la tua terza stagione su strada ma sei al quarto anno da under 23, hai mai sentito la pressione?

In generale no, magari quest’anno qualche giorno ci ho pensato a questo fatto di dover dimostrare qualcosa. Ma devo ammettere che la maggior parte del tempo sono rimasto tranquillo, sapevo quello che dovevo fare e come farlo. 

E il prossimo anno?

Vedremo, non si sa ancora nulla.

Bahrain

Omrzel e Mattiussi: il cammino alla maglia rosa è iniziato nel 2023

24.06.2025
6 min
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Il giorno dopo Alessio Mattiussi, diesse e preparatore della Bahrain Victorious Development Team, è già al lavoro in vista dei campionati italiani under 23 a cronometro e su strada. La vittoria del Giro Next Gen è fresca e appesa ancora nella memoria ma l’ambizione non permette di fermarsi davanti a nessun traguardo. 

«Ci pensavo ieri (domenica, ndr) mentre eravamo in viaggio verso casa da Pinerolo – racconta Mattiussi – come sia un continuo porsi obiettivi. Ne avevamo appena raggiunto uno grandissimo ed è tempo di pensare ai prossimi. Il tempo di godersi ogni traguardo c’è, anche perché il telefono non smette di squillare e proprio così si comincia a realizzare l’importanza dell’impresa compiuta».

Jakob Omrzel e Alessio Mattiussi con la vittoria del Giro Next Gen hanno coronato un lavoro iniziato nel 2023 (foto Claudio Mollero)
Jakob Omrzel e Alessio Mattiussi con la vittoria del Giro Next Gen hanno coronato un lavoro iniziato nel 2023 (foto Claudio Mollero)

Un anno e mezzo dopo

Mattiussi ci dice che anche nei momenti più concitati della stagione il sonno non gli manca, appena tocca il letto dorme anche se poi domenica, prima della tappa decisiva, alle cinque di mattina era già sveglio. 

«Quando sei così vicino all’obiettivo – dice – c’è la gola di andare a prenderselo. Domenica a Pinerolo è stata una giornata incredibile. Pensate che durante la riunione pre tappa sul pullman è stato Omrzel stesso a dire che avremmo vinto. Sono io che ho dovuto trovare la mia migliore espressione da sfinge (ride, ndr)».

Dietro al palco delle premiazioni Roberto Bressan ci ha detto che con Omrzel ci lavori da quando era junior secondo anno…

Vero. Era novembre 2023 quando abbiamo iniziato, ovviamente in accordo con il team Adria Mobil (sua squadra da junior, ndr). Abbiamo curato tutta la stagione prefissando degli obiettivi sia con la squadra che con la nazionale slovena. L’obiettivo era costruire un programma di lavoro che permettesse a Omrzel di arrivare preparato alla categoria under 23. 

Com’è stato il primo approccio?

Atleticamente ho subito capito di avere davanti a me un corridore con spiccate doti di endurance. Con il passare dei giorni e dei chilometri dà il meglio di sé. La conferma è arrivata anche al Giro Next Gen, nelle ultime due tappe è stato il migliore. 

Umanamente parlando che ragazzo è?

Intelligente e ambizioso. Ogni volta che mette il numero sulla schiena vuole provare a vincere. Devo dire che appena ci siamo conosciuti mi ha fatto una bellissima impressione, inoltre si è fidato subito di me e questo ci ha permesso di costruire tanto. 

Anche perché non sono mancati i risultati.

Quando ha vinto la Parigi-Roubaix juniores abbiamo avuto la conferma che il metodo adottato stesse funzionando. Omrzel è un corridore da corse a tappe, quella vittoria sulle pietre è stata inaspettata però ha fatto intendere le grandi qualità. 

Il percorso per arrivare a vestire la rosa è stato tortuoso ed è passato anche dalla brutta caduta al Giro della Lunigiana (foto Instagram)
Il percorso per arrivare a vestire la rosa è stato tortuoso ed è passato anche dalla brutta caduta al Giro della Lunigiana (foto Instagram)
E’ un corridore dotato di grande intelligenza tattica?

Assolutamente. Nella tappa di Gavi eravamo pronti a cogliere le giuste occasioni dopo il Passo Penice. Sapevamo che gli uomini di classifica si sarebbero potuti muovere e così è stato. Omrzel ha dimostrato una grande visione di corsa, così come fatto nella seconda tappe del Giro di Slovenia. E’ difficile coglierlo impreparato dal punto di vista tattico. 

I suoi obiettivi lo scorso anno si sono fermati con la brutta caduta al Lunigiana, quanto è stato difficile ripartire?

Avevamo segnato in rosso il Giro della Lunigiana e i mondiali ed eravamo arrivati pronti. Quella brutta caduta ha fermato tutto e non solo dal punto di vista atletico. Omrzel è rimasto un mese in ospedale sotto osservazione, fosse stato per lui sarebbe tornato in bici dopo una o due settimane. Invece ci siamo confrontati con lo staff medico e gli abbiamo spiegato quanto fosse importante ripartire con calma. La stagione era finita e serviva recuperare bene. 

Una volta tornato in bici che sensazioni avete avuto?

Ha ripreso con calma a novembre con l’obiettivo di essere pronto per il mese di giugno. Nel ritiro di dicembre ero felice di vederlo di nuovo pedalare e che fosse con noi a fare gruppo divertendosi. Quando poi a gennaio abbiamo iniziato a preparare la stagione ho visto di nuovo tutte le sue qualità.

Ti saresti aspettato di vincere il Giro Next Gen?

Se me l’avessero chiesto a gennaio avrei risposto che sarebbe stato più un sogno che un obiettivo. Avrei detto che sarebbe riuscito a entrare nella top 5. La vittoria di domenica è ancora più bella proprio perché arriva dopo un lungo cammino insieme.