Applausi per Quintana: «Adesso sono fiducioso»

19.05.2024
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LIVIGNO – La faccia non è di quelle tristi di chi ha perso una tappa. Anche da dietro gli occhiali, si capisce che Nairo Quintana sorride. A parte il terrore per la curva pendente, stretta e in sterrato, in pratica un baratro, dopo l’arrivo, poi il volto del colombiano si distende.

Asciugamano attorno al collo. Diversi colpi di tosse. Ma anche il tifo dei suoi connazionali. Il rumore fastidioso dell’ennesimo elicottero porta-vip e finalmente il corridore della Movistar inizia a raccontare. La gentilezza è rimasta quella di un tempo.

Nairo Quintana (classe 1990) dopo l’arrivo ai 2.385 metri del Mottolino, secondo a 29“ da Pogacar
Nairo Quintana (classe 1990) dopo l’arrivo ai 2.385 metri del Mottolino, secondo a 29“ da Pogacar

Nairo risorge

Tra i prati innevati del Mottolino per rubare un pezzetto di scena all’azione bellissima di Tadej Pogacar, serviva lui. Serviva un campione importante. A spingere Nairo erano in tanti. Rivederlo ai vertici ha fatto piacere a tanta gente. E la ressa per intervistarlo dopo il traguardo la dice lunga.

«Era una tappa che mi piaceva – spiega Quintana – era molto difficile, c’era molto dislivello. Ci pensavo da quando era iniziato il Giro d’Italia. Peccato essere arrivato al Giro in una condizione non facile. Ma aver tenuto duro è stato importante. E questa tappa è stata emozionante, molto significativa per me».

Nella testa dello scalatore scattano tante cose. Oggi Quintana è tornato ad assaporare, come lui stesso ha detto, le sensazioni di una volta. E probabilmente è per questo motivo che sorride. «La strada – aggiunge – è quella giusta».

Questa frazione misurava 222 km e 14 erano oltre i 2.000 metri: quote che piacciono molto a Nairo
Questa frazione misurava 222 km e 14 erano oltre i 2.000 metri: quote che piacciono molto a Nairo

Mai abbattersi

E’ vero: Pogacar se lo è divorato. Una volta era lui a fare così, ma gli anni passano, la concorrenza oggi più che mai è spietata e i problemi non si può dire non ci siano stati per Nairo. Ma essere ancora qui a lottare è stato significativo.

«Pogacar – riprende Quintana – è stato molto forte. E’ solido e può vincere tutto quello che vuole. Dalla macchina mi dicevano che Tadej era uscito e che dovevo accelerare. Così ho fatto. Il mio è stato un passo importante, ma quando mi ha ripreso sapevo che tenerlo sarebbe stato molto difficile. A quel punto mi sono gestito, cercando di non andare fuori giri e di salire regolare nel finale. Pogacar voleva vincere… c’era poco da fare».

Durante le partenze delle tappe al mattino si parla. E tra le varie chiacchiere Max Sciandri, il suo direttore sportivo, ci aveva detto che Quintana sicuramente sarebbe venuto fuori col passare dei giorni. «Uno col suo motore – aveva detto il tecnico toscano – prima o poi emerge. Anche se non è al top. Gli altri caleranno di più». E così è andata.

Vedere Nairo in piedi è una rarità, ma sapendo dell’attacco di Pogacar stava spingendo a tutta
Vedere Nairo in piedi è una rarità, ma sapendo dell’attacco di Pogacar stava spingendo a tutta

Non finisce qui

Se poi ci si mette anche l’esperienza il gioco è fatto. O almeno sarebbe stato fatto se non ci fosse stato Pogacar. Quintana è stato nella fuga. Dapprima con qualche compagno, poi da solo. Ha contribuito all’attacco, ma sempre senza esporsi troppo. 

Il colombiano è uscito allo scoperto quando era il momento giusto. Quando bisognava dare tutto. Quando ci si avvicinava alle sue quote, quelle del Foscagno, valico over 2.000 metri. E lo ha fatto col suo tipico intercedere: rapporto lungo, spalle fisse verso l’anteriore e nessuna espressione. Sembrava andasse piano. Sembrava…

«Io ero convinto oggi – riprende Quintana – ho spinto forte, ma come ho detto Pogacar voleva vincere. Il Monte Grappa? Eh, lo conosco, lo conosco… lì ho bei ricordi (ci vinse al Giro 2014, ndr). Aspettiamo dai. Il Giro non è finito e adesso sono più fiducioso».

Contador intervista Quintana, tra i due un gesto d’intesa prima di congedarsi
Contador intervista Quintana, tra i due un gesto d’intesa prima di congedarsi

Intesa tra scalatori

Poco prima che lo staff lo caricasse sull’ovovia per tornare a valle, arriva Alberto Contador, inviato di Eurosport. Lui e Nairo parlano in spagnolo. Alberto gli pone più o meno le stesse domande, salvo che Quintana aggiunge che merito di questo suo miglioramento è anche del buon clima che si respira in squadra. «C’è armonia. Ci aiutiamo e le cose vanno bene. Ringrazio la squadra per avermi riportato alle competizioni».

Una volta loro due se le davano di santa ragione, adesso le loro strade sono separate. Ma finita l’intervista tra i due campioni scatta come un gesto d’intesa. Un’intesa tra scalatori. Alberto gli dice all’orecchio, probabilmente gli sospira un: «Bravo». Poi appoggia la sua spalla a quella di Nairo, che contraccambia e ribatte. «Es bueno, es bueno…».

E la fiducia o quel “es bueno”, non sono solo di facciata o di sensazioni. Negli ultimi 15 chilometri, cioè da quando è scattato Pogacar, Nairo è stato il terzo più veloce. Ha incassato 2’58”, una decina di secondi in più di Bardet, che però non era stato in fuga tutto il giorno, ma aveva sempre viaggiato coperto a ruota.

Ha ragione Sciandri: il motore, quando c’è, prima o poi viene fuori.

Ulissi: una stagione diversa con grandi soddisfazioni

19.05.2024
4 min
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La stagione di Diego Ulissi prosegue lontana dai Grandi Giri, il toscano del UAE Team Emirates continua a raccogliere risultati di tutto rispetto. Il ritorno dal Giro di Ungheria, dove ha colto un secondo posto e due piazzamenti in top 10, ha il sapore di casa. 

«Sto bene – racconta Ulissi – sono tornato dall’Ungheria e ora sto un po’ a casa fino alla prossima corsa, il GP Gippingen, del prossimo 7 giugno. Tutto sta andando secondo i piani, sto facendo il mio con tantissimi piazzamenti e già una vittoria all’attivo».

Alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali il primo successo di stagione
Alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali il primo successo di stagione

La richiesta della squadra

Il Giro d’Italia prosegue la sua rotta verso Roma e in gruppo la UAE Emirates la sta facendo da padrona. Ma chiaramente tra le sue fila manca Diego Ulissi, che dopo cinque partecipazioni consecutive non era al via della corsa rosa. 

«Già da dicembre – spiega – mi era stato comunicato che non avrei fatto grandi Giri. Il ciclismo moderno e le esigenze della squadra richiedono che si cerchi di fare punti anche in altre gare. Sono un corridore che ha dimostrato di essere in grado di raccogliere ancora risultati e piazzamenti. E’ una strategia della squadra che condivido e che ho appreso con la massima serenità. Matxin ha preso questo tipo di scelta e io mi sono messo a disposizione come sempre».

Al Giro d’Abruzzo un secondo posto nella tappa di Prati di Tivo, alle spalle di Lutsenko
Al Giro d’Abruzzo un secondo posto nella tappa di Prati di Tivo, alle spalle di Lutsenko
I risultati parlano chiaro.

La motivazione è che vado alle gare e posso vincere. Piuttosto che andare al Giro per tirare, hanno preferito mettermi a caccia di risultati. Io prendo le scelte del team e le accolgo in maniera serena, posto che sarei andato anche al Giro a tirare per Pogacar, come ho fatto negli ultimi due anni per Almeida. 

La stagione ti ha dato le giuste soddisfazioni fino ad ora?

In questi anni ho sempre mantenuto un livello molto alto e mantenerlo non è semplice. Non ci sono gare più o meno importanti, anche quelle che sono considerate di secondo livello richiedono di essere al 100 per cento. Sono contento di quanto fatto sin qui. 

Per competere con i giovani Ulissi ha alzato l’intensità dei sui allenamenti
Per competere con i giovani Ulissi ha alzato l’intensità dei sui allenamenti
Non facendo un grande Giro hai cambiato qualcosa nella preparazione?

I ritmi in allenamento sono più alti, così da arrivare alle gare pronto e in condizione. Nell’arco della stagione ho corso molto (33 giorni fino ad ora, ndr) quindi non ho avuto tanto tempo per fare allenamenti particolari. 

In generale non è cambiato nulla?

Negli ultimi anni sì, per rimanere competitivo contro i più giovani mi sono dovuto adattare anche io. Non correndo un grande Giro ho alzato i livelli di intensità a discapito della resistenza. Anche perché per il discorso dei punteggi il livello del gruppo alle corse si è alzato ulteriormente. Ad ogni gara si va per vincere. 

La preparazione di Ulissi è variata quel poco che serve per essere competitivo nelle brevi corse a tappe (foto UAE Emirates)
La preparazione di Ulissi è variata quel poco che serve per essere competitivo nelle brevi corse a tappe (foto UAE Emirates)
Cambiando calendario e disputando gare diverse, hai notato qualche differenza?

Come detto la competizione, che è sempre alta. Una volta alle gare di cosiddetta seconda fascia si arrivava meno preparati, ora non succede più. 

Il programma per la seconda parte di stagione cosa prevede?

Adesso finisco la prima parte con il Giro di Slovenia e il campionato italiano. La seconda metà di stagione rimarrà uguale agli ultimi anni con Appennino, Giro di Polonia e tante gare di un giorno o di una settimana. L’unico appuntamento che ho saltato è stata la Tirreno per un malanno. 

La crono a Ganna, il re è tornato. E dice grazie a Pogacar

18.05.2024
6 min
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DESENZANO DEL GARDA – E’ fatta. Sotto il podio la grande famiglia di Ganna sorride come in poche occasioni, come dopo le vittorie più importanti. La cronometro ha ritrovato il suo re, ma gli ultimi minuti nell’attesa di Pogacar sono stati uno stillicidio insopportabile. Lombardi ha la faccia del pericolo scampato. I genitori sono dietro il podio. Papà Marco è seduto e dice che ci voleva, per tutto quello che avrebbe comportato un’eventuale sconfitta. La mamma guarda la cagnolina Mya stesa per terra e fa notare che anche lei è sfinita. Cioni dice che era ora.

«Per la forma che aveva – precisa il diesse toscano – e per il lavoro fatto. E’ stato sfortunato a Sanremo, era arrivato secondo nella crono della Tirreno. Fare secondo come a Perugia avrebbe bruciato come avere zero vittorie. Stamattina siamo tornati sul percorso. Abbiamo scelto il monocorona da 64 con pignoni 11-34 per avere una scala. Ha fatto fatica a ingranare per i primi 2-3 chilometri. Poi quando ha iniziato ad andare, andava veramente forte. Non ero tanto preoccupato, perché mi aspettavo che nel finale Pogacar calasse. Ma lo avevamo pensato anche a Perugia, per cui con Tadej non si può dare mai nulla per scontato».

Quel ragazzo in rosa

Ganna ha voglia di parlare. Tirare fuori il tumulto che aveva dentro e che spesso tiene per sé. Le immagini mentre aspettava che arrivasse Pogacar sono state estenuanti, aveva negli occhi la paura che si ripetesse la beffa di Perugia. Accanto a lui a un certo punto è spuntato Jonathan Milan, che per fortuna l’ha aiutato a calare la tensione. E Pippo racconta.

«Dietro a questa vittoria – dice – c’è tanto lavoro, soprattutto quando sai che al giorno d’oggi la differenza la fai veramente nelle piccole cose. Ormai anche l’uno per cento di ogni minima cosa ti fa fare la differenza. Siamo stati in galleria del vento prima di venire qua. Abbiamo cercato di migliorare la posizione, cercato di fare tutto il meglio. Anche nella crono di Perugia, quando era veloce, riuscivo a mantenere i miei soliti standard di velocità. E oggi non c’era la salita di quel giorno. E comunque c’è stato un ragazzo di rosa che mi ha fatto soffrire tanto».

Pogacar è stato in testa fino alle porte del tratto più veloce, poi è calato e ha preferito mollare
Pogacar è stato in testa fino alle porte del tratto più veloce, poi è calato e ha preferito mollare

Niente di scontato

Un Pogacar così forte a cronometro, specie se piatte, non se lo aspettava nessuno. Alla vigilia di questa tappa, tanti temevano che potesse batterlo ancora, come se nei giorni scorsi si fosse trattenuto dal dare tutto. E quando ai primi intermedi lo sloveno ha iniziato a fare tempi migliori rispetto all’azzurro, la paura si è fatta largo.

«Come ho detto già a tanti – riprende Pippo – devo anche ringraziarlo per avermi stimolato giorno per giorno. Per arrivare a questo obiettivo e cercare di vincere. Sembra facile. Ganna arriva alle crono e vince. Magari! Firmerei anche io un pezzo di carta in cui ci fosse scritto questo. Andrei a dormire molto più rilassato e alla mattina mi sveglierei come un bimbo. Però non è mai scontato, non è mai facile. Riuscire a vincere dà quel colpo in più di morale, anche in vista della prossima settimana.

«Il giorno dopo Perugia c’era una tappa veramente tosta e dopo due chilometri sono stato il primo a staccarmi insieme a Gaviria. Non so se di testa perché avevo mollato o se perché ho avuto una giornata no. Però l’idea di affrontare 160 chilometri di gruppetto non è mai facile. Per questo ogni giorno ho cercato non tanto di risparmiare, ma certo di tenere più energie possibili per arrivare a oggi e spingere sui pedali sia con le energie positive, sia con quelle negative».

Il test con Foccoli

Fuori c’è un baccano d’inferno di gente che chiama lui e chiama Pogacar, come un tifo trasversale che s’è innamorato sì dello sloveno in rosa, ma sa riconoscere la passione e la forza del gigante piemontese. E Ganna va avanti a raccontare.

«Devo dire grazie alla gente – dice – c’era tanta gente che mi ha dato veramente un supporto incredibile. Anche grazie a loro oggi siamo riusciti a portare a termine questa piccola impresa. Sono stati soltanto 32 chilometri, ma nella testa sono sembrati molto più lunghi, quasi una Sanremo. Volevo vincere. Desenzano è quasi la seconda casa, con la pista a pochi chilometri. Ero venuto a vedere il percorso anche prima del Giro, dopo il Tour of the Alps, insieme al meccanico Andrea Foccoli. Mi aveva seguito lui quel giorno, mi ha accontentato e ha detto: “Va bene, andiamo a provarla». Quindi devo dire grazie anche a lui e a tutta la squadra che mi ha fatto arrivare oggi qua con le migliori gambe, con la miglior forza nella testa e con tutto quello che serve per riuscire a vincere».

Alla fine Ganna era commosso: la vittoria sarà benzina per le sue motivazioni
Alla fine Ganna era commosso: la vittoria sarà benzina per le sue motivazioni

L’attesa con Milan

L’ultima battuta, proprio prima di tuffarsi nell’affetto di quel pubblio straordinario, Ganna la dedica a quegli estenuanti e assieme divertenti minuti assieme a Milan. Solo due atleti azzurri per ora hanno vinto tappe in questo Giro: loro due. Ed entrambi vengono dal gruppo della pista, che oggi si è presentato qui per fargli sentire il suo calore. Alla partenza c’erano Viviani, Scartezzini e Lamon, la sua famiglia: un altro motivo per dare tutto.

«Con Johnny – ride – abbiamo avuto anche tempo di scherzare. Gli ho detto: “Pensa Johnny, tu aspetti 4-5 ore di tappa, poi fai la volata. Sono 17-20 secondi di volata e sai immediatamente se hai vinto o perso. Io ho aspettato due ore, ti rendi conto? Io sono qui che ho finito. Ho fatto la mia migliore performance, però fino all’ultimo, finché l’altro non taglia il traguardo, non saprò mai se ho vinto oppure ho perso”. Quindi è stato un momento un po’ così. Lui è arrivato da dietro l’angolo, ha fatto cucù con la testa. Quando l’ho visto, gli ho detto: «Dai Johnny, vieni vicino perché mi serve un supporto per finire la giornata…».

La crono con Scaroni: «Oggi risparmio, domani punto»

18.05.2024
7 min
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DESENZANO DEL GARDA – Si parla sempre delle crono di chi ci punta forte: dai rapporti ai body, dalle pedivelle alla bici. Invece per alcuni atletile cronometro individuali dei grandi Giri rappresentano un occasione di “recupero”. Un’occasione per poter fare meglio nei giorni successivi.

Ed è questa la situazione di Christian Scaroni. Il lombardo ha affrontato la crono di oggi in modo controllato in quanto domani vorrebbe fare bene nel tappone di Livigno. Abbiamo preso “Scaro” come esempio, ma di gente che domani vuole andare in fuga e che si è gestita come lui ce n’era davvero tanta in gruppo.

La sua squadra, l’Astana-Qazaqstan ci ha dato l’opportunità di seguirlo dall’ammiraglia, per poter raccontare questo approccio particolare.

La giornata di Scaroni

Sull’esterno del bus turchese è appeso il programma di ogni corridore. E’ da qui che apprendiamo, come tra l’altro ci aveva mostrato in mattinata Federico Borselli, che per Scaroni, come per gli altri, la sveglia era libera, l’importante era presentarsi a colazione per le 9.

Quindi sgambatina, doccia, pranzo tre ore prima del via, e arrivo al bus per le 13,30. La sua partenza era alle 15,42, “Scaro” perciò iniziava il riscaldamento alle 15,02 per completarlo alle 15,27. Qualche istante per fare i bisogni, prendere un gel e recarsi al via, distante circa un chilometro dalla zona dei bus.

Il piano è chiaro: fare la crono bene, ma soprattutto con l’idea di risparmiare energie in vista di Livigno e dei giorni successivi. La strategia prevede un pacing al di sotto della soglia aerobica.

Noi intanto lasciamo la zona dei bus con l’ammiraglia. Prendiamo posto nella fila e ci mettono la targa col nome di Scaroni. Ci avviciniamo al percorso. Tramite un apposito ingresso tra le transenne, non appena sfreccia la maglia turchese di Christian, varchiamo quell’ingresso e ci mettiamo alla sua ruota.

A ruota di “Scaro”

Dall’altimetria sembra un percorso piatto e velocissimo. Neanche per sogno. Specie fino al secondo intermedio, strappetti, curve, rotatorie, tratti in pavè e dossi (ben 30 nei primi 25 chilometri) si susseguono senza soluzione di continuità.

Scaroni si spiana sulla sua Wilier Turbine. Dopo circa 10′ dal via, in lontananza si intravede un corridore. E’ Mauri Vansevenant. Christian praticamente lo terrà lì per tutta la tappa. Solo nel finale lo stacca.

Dall’ammiraglia arrivano le indicazioni sulla strada. Yuri Belezeko con la radio lo guida dalla macchina. Ma molti consigli glieli dà Gabriele Tosello, capo meccanico del gruppo kazako che di crono ne ha fatte tante.

Per esempio consiglia a Belezeko di non avvicinarsi troppo con la macchina quando Scaroni sta riprendendo Vansevenant. «Più tardi ti vedono, più tardi si spostano. In questo modo la loro ammiraglia fa da riferimento a Christian». Trucchi del mestiere.

Scaroni in azione verso Desenzano, alla fine ha chiuso 77° a 5’07” da Ganna. Obiettivo risparmio centrato alla perfezione
Scaroni in azione verso Desenzano, alla fine ha chiuso 77° a 5’07” da Ganna. Obiettivo risparmio centrato alla perfezione

Questa era la “cronaca” della cronometro di Scaroni. Tenetela a mente, perché sarà la “colonna vertebrale” di quello che ci racconta ora Christian. I suoi progetti, i suoi pensieri…

Christian, insomma una buona crono per quel che ti interessava…

Direi di sì. E’ andata come volevo. Sono soddisfatto. Conoscevo tra l’altro quelle strade, tutti quei su e giù, destra e sinistra, perché da esordiente e allievo correvo qui. E infatti non è mancato neanche il tifo! 

Piccolo passo indietro: mentre ti scaldavi sui rulli ci hai detto: «Colazione e pranzo leggeri». Puoi entrare nel dettaglio?

A colazione ho preso un’omelette e una fetta di pane. Poi sono uscito per una sgamabata leggerissima, un’oretta, giusto per sciogliermi un po’ e poi ho pranzato. Circa 200 grammi di riso a cui si è aggiunto un gel.

E quindi 25′ di riscaldamento, con qualche minuto un po’ più impegnato, e sei partito per la crono. All’inizio hai fatto un gesto: non sentivi la radio?

In realtà credevo fosse rotta, ma avevamo fatto solo pochi metri e di fatto Yuri ancora non aveva parlato molto. Il discorso è che molti non vogliono tante informazioni, a me invece piace sapere tutto del percorso. Mi aiuta a gestirmi. Anche perché a Perugia dopo la prima curva sono caduto!

Possiamo ben capire allora… Belezeko aveva un foglio con tutti i punti più insidiosi. E te li elencava man mano.

Quelle indicazioni provengono da Fortunato e Velasco, che hanno fatto la ricognizione. Anche io mi ci sono attenuto. Tra l’altro non essendo una tappa cui puntavo non ho rischiato nulla. In qualche curva che si sarebbe potuta fare in posizione da crono, ho messo le mani sulla piega. Idem sui dossi. Perdere un secondo in più non mi cambiava nulla.

Veniamo al “pacing”, al ritmo di gara. Sei riuscito a rispettare la Z3-Z4 che ci avevi detto?

Sono riuscito a gestirmi bene nel complesso. Prima del via avevo parlato con coach Mazzoleni: era importante perché la crono era lunga. Così abbiamo deciso di partire un po’ più forte. Fare i primi 8′-9′ per andare a prendere il corridore davanti (Vansevenant, ndr). 

Perché?

Perché sapevo che anche lui non l’avrebbe fatta forte, mentre proprio per una mia personale gestione dello sforzo, lui mi avrebbe fatto da punto di riferimento, anche se chiaramente non potevo sfruttarne la scia. E infatti dopo che l’ho preso i miei watt sono calati un po’.

Pensa che dall’auto avevamo avuto la sensazione opposta. Vedendo che lui non si faceva sorpassare, credevamo ti mandasse fuori tabella…

No, no… ho scelto questa tattica, prenderlo prima, perché a me fa più fatica fare la crono basandomi sui watt del computerino che su un riferimento visivo. E’ una “furbata” del mestiere. A volte due atleti che non hanno velleità di classifica si parlano e si aspettano.

Il momento in cui Scaroni agguanta Vansevenant, siamo a circa un terzo della crono
Il momento in cui Scaroni agguanta Vansevenant, siamo a circa un terzo della crono
E tu avevi parlato con Vansevenant?

No, anche perché non abbiamo questa confidenza, ma sapevo e immaginavo che non l’avrebbe fatta forte, anche perché come me, e molti altri, lui domani potrebbe fare qualcosa. Quindi con Mazzoleni abbiamo pensato: meglio fare 7-8 chilometri più forti e poi metterci “comodi”.

Però nel finale te ne sei andato, perché?

Perché tutto sommato stavo bene. E mi sono sentito di allungare un po’, così ho accelerato. Alla fine sono stato in Z4 nella prima parte, poi mi sono messo in Z3 e pertanto mi sono gestito tranquillamente. Il mio wattaggio è stato quello ipotizzato, anzi sono riuscito a stare anche un filo sotto: 290-300 watt (contro i 300-310 pronosticati, ndr). Questo aiuta a salvare un po’ la gamba.

Dopo la crono, sei tornato in bici in hotel?

Sì, ho fatto un giretto facile, facile. La doccia. Ho preso il recupero. E adesso farò i massaggi.

Stasera a cena cosa mangerai, anche in vista della tappa di domani verso Livigno che sarà lunga e durissima?

Di preciso non lo so. Il nutrizionista sta facendo il calcolo di quanto speso proprio adesso e a tavola scoprirò le quantità precise di quel che dovrò mangiare. Ma di certo ci saranno dei carboidrati anche in vista di domani.

Sara Assicurazioni “on air” per il Giro tra sostenibilità ed inclusione

18.05.2024
3 min
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«Siamo orgogliosi di essere ancora al fianco del Giro d’Italia, di questo evento iconico per il nostro Paese e per lo sport. Per noi il Giro è anche l’occasione di esprimere al meglio il DNA del brand Sara Assicurazioni e questo grazie a tutte le attività itineranti che ci permetteranno di parlare tutti i giorni in giro per l’Italia di mobilità, di sicurezza stradale, di innovazione e di sostenibilità».

E’ con queste parole che Alberto Tosti, il Direttore Generale di Sara Assicurazioni, celebra il saldo legame che da ben sei anni lega la nota compagnia assicurativa alla storica corsa rosa. Dal 2018 Sara Assicurazioni è sponsor del Giro d’Italia.

«Il Giro è sport e competizione – prosegue Tosti – ma è anche rispetto per il nostro bellissimo territorio e per il prossimo. Per questo, da ben sei anni supportiamo e sosteniamo l’evento, correndo letteralmente al fianco dei grandi campioni del ciclismo. Quest’anno, poi, siamo anche sponsor del Traguardo Intergiro (nella foto di apertura la premiazione 100% personalizzata Sara di una tappa): in ogni singola tappa, un traguardo volante… con un premio speciale targato Sara».

Sara Assicurazioni vuole promuovere un modo di vivere la strada sano e rispettoso delle regole
Sara Assicurazioni vuole promuovere un modo di vivere la strada sano e rispettoso delle regole

La polizza virtuosa Guido Bene

In occasione del Giro d’Italia, e del Giro-E – dove Sara è presente con un team capitanato da Emiliano Cantagallo – si è attivata la nuova campagna di Sara Assicurazioni che torna “on air” con lo spot di Guido Bene, la polizza Rc Auto che premia uno stile di guida virtuoso. Per tutto il mese di maggio sarà promossa durante le tappe della corsa rosa di cui la compagnia è sponsor ufficiale. Lo spot racconta come Sara Assicurazioni sia al fianco dei propri clienti, lungo ogni strada, offrendo sicurezza, tecnologia e risparmio. Protagonista è appunto Guido Bene, la polizza che, grazie alla scatola nera connessa all’app SaraConMe, attribuisce a ogni viaggio un punteggio basato su chilometri percorsi, sulle accelerazioni, sulle singole frenate e sullo stile di guida. E questo punteggio ottenuto si traduce poi in uno sconto sul premio al rinnovo fino al 40% del valore di tariffa.

Guido Bene – specificano in Sara – è da considerare come la prima polizza Rc Auto in Italia ad avere caratteristiche di sostenibilità certificate secondo lo standard ISO/TS 17033/2019 da Bureau Veritas, e questo perché contribuisce a migliorare lo stile di guida e ridurre le emissioni, adottare comportamenti responsabili sulla strada e risparmiare sul premio assicurativo.

Per incentivare tale stile ha ideato la polizza Guido Bene
Per incentivare tale stile ha ideato la polizza Guido Bene

«Con questa campagna nazionale – ha dichiarato Marco Brachini, direttore marketing, brand e customer relationship di Sara Assicurazioni – aggiungiamo ulteriore valore alla piattaforma di comunicazione sviluppata per la nostra sponsorizzazione del Giro d’Italia promuovendo Guido Bene, on air, on line e on field. Guido Bene è un prodotto assicurativo che coniuga perfettamente i temi della mobilità, dell’innovazione, della sicurezza e della sostenibilità: tutti aspetti centrali sia per Sara che per la corsa rosa».

Sara Assicurazioni

Rudy Project al Giro con Wingdream: casco per crono da sogno

18.05.2024
4 min
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L’ottima prova di Antonio Tiberi nella prima cronometro di questo Giro (6° al traguardo, tra gli uomini di classifica meglio solo Pogacar ed Arensman) oltre al Team Bahrain Victorious ha fatto certamente molto felici anche i piani alti di Rudy Project. Questo perché il giovane talento italiano ha raggiunto quel risultato indossando il nuovissimo casco Wingdream, l’ultima creazione dell’azienda trevigiana per le prove contro il tempo. Oggi sulle strade da Castiglione delle Stiviere a Desenzano del Garda andrà in scena il secondo test.

La settima tappa del Giro è stata infatti anche il giorno del debutto ufficiale del Wingdream. Sono serviti due anni di sviluppo e test in collaborazione proprio con la squadra bahreinita, che Rudy Project affianca fin dal suo esordio nel circuito WorldTour datato 2016.

A Perugia, Tiberi ha corso un’ottima crono: 6° a 1’21” da Pogacar
A Perugia, Tiberi ha corso un’ottima crono: 6° a 1’21” da Pogacar

Aerodinamica e comfort

Il nuovo casco che abbiamo visto indossare da Tiberi e i suoi compagni colpisce subito per la forma particolare, che lo fa diventare quasi tutt’uno con l’atleta.

Questo design è stato studiato per accompagnare il flusso d’aria verso le spalle del corridore, migliorando la gestione delle turbolenze sulla schiena e il suo coefficiente di penetrazione dell’aria. Nei test eseguiti in galleria del vento, Rudy Project ha riscontrato un risparmio energetico di quasi 10 watt rispetto al modello Wing, il precedente casco da cronometro della casa trevigiana.

Tradotti in termini di tempo si tratta di circa 4 secondi risparmiati, a parità di potenza, ogni 10 chilometri. Più di un minuto sulla distanza Ironman di 180 km: dettaglio fondamentale, considerando che si tratta di un prodotto pensato anche per i triatleti. Comparato sulla stessa distanza con un modello da strada tradizionale, il nuovo Wingdream permette di guadagnare addirittura 306 secondi: più di 5 minuti, un’enormità.

Disponibile da ottobre

Ma non basta il massimo dell’aerodinamica per fare un grande casco. Un’altra cosa che si nota subito guardando il Wingdream, infatti, è la presenza di un foro centrale studiato per aerare la testa degli atleti.

Questo perché la sfida dell’azienda è stata proprio quella di realizzare un casco che consentisse un grande risparmio aerodinamico, ma che allo stesso tempo fosse anche confortevole, questo perché nelle gare contro il tempo la gestione della temperatura è fondamentale.

Come tutti i caschi Rudy Project anche questo nuovo modello è stato certificato da enti terzi internazionali, che ne hanno garantito la sicurezza in ogni aspetto, a partire dai test di impatto fino a quelli rotazionali.

Dopo il fortunato esordio al Giro d’Italia, il casco Wingdream sarà disponibile al pubblico in 2 taglie e 2 colorazioni a partire da ottobre 2024.

Rudy Project

Sangue freddo e informazioni giuste, così la Lidl-Trek ha fatto tris

17.05.2024
4 min
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CENTO – Yaroslav Popovych arriva al bus strombazzando con l’ammiraglia della Lidl-Trek. «E sono tre. Sono tre!», ripete dal finestrino quando ancora deve scendere dall’auto. Gli abbracci con gli altri dello staff, con qualche corridore che è già arrivato al bus e si gode il momento.

La vittoria di Jonathan Milan, la terza di questo Giro d’Italia, sembra essere arrivata con grande facilità. E forse è anche così se ci si limita a guardare la volata. Una volata perfetta. Prima però c’era stato il momento dei ventagli. Ma è anche da questi momenti che si vede cha la Lidl-Trek è una squadra arrivata qui con le idee chiare e le energie canalizzate per il friulano.

Yaroslav Popovych è uno dei direttori sportivi della Lidl-Trek
Yaroslav Popovych è uno dei direttori sportivi della Lidl-Trek
Yaroslav, sei arrivato dicendo è la terza, è la terza…

Ed è anche bella. E’ da tanto che non si vedeva un treno così forte. Tutti i ragazzi hanno fatto un lavoro spettacolare. Ognuno sa bene cosa fare.

Continuiamo su questo aspetto del treno. Si vede che ci avete lavorato e si vede anche quello che tempo fa ci disse Simone Consonni: «Per essere perfetti dobbiamo fare e rifare volate in corsa»…

Sono già un po’ di mesi che ipotizzavamo che la situazione potesse essere questa al Giro. I ragazzi migliorano costantemente. Nei primi giorni abbiamo sbagliato qualcosa. Poi abbiamo fatto dei piccoli aggiustamenti, come restare più vicini. Ma quando si è forti, si è forti… Il morale è altissimo. E tutto diventa più facile.

Questo il treno. Ma forse, la tappa l’avete vinta qualche chilometri prima, quando non avete perso la testa in occasione dei ventagli. E’ così?

E’ successo che qualche chilometro prima dei ventagli i ragazzi si erano fermati a fare pipì. Poi quando sono rientrati, sono rimasti un po’ indietro. Pertanto quando il gruppo si è spezzato sono rimasti indietro. Ma tutto sommato noi eravamo abbastanza tranquilli perché sapevamo che poi, più avanti, il vento sarebbe calato. La strada era lunga. E devo dire che i ragazzi hanno gestito bene la situazione.

Jonathan Milan (classe 2000) mentre provava a rientare da solo quando si sono aperti i ventagli
Jonathan Milan (classe 2000) mentre provava a rientare da solo quando si sono aperti i ventagli
Quali sono state le vostre indicazioni dall’ammiraglia? Le tue e quelle di Raast…

Di stare tranquilli, di lavorare, di spingere, che si sarebbe risolta. Informarli soprattutto del vento che era in calo.

C’è stato un momento in cui Milan ha provato a rientrare da solo sul primo gruppo. Come è andata? Lo avete fermato voi?

No, sono stati direttamente i ragazzi a richiamarlo per radio. Gli hanno detto: «Stai tranquillo, ti riportiamo dentro noi». Per questo dico che è un bel gruppo e che hanno lavorato bene. 

Gli staff degli uomini di classifica vanno a visionare le tappe di montagna e le crono, voi siete venuti a vedere questa?

Non proprio. Sono io andato a vedere quella di Lucca, perché vivo lì vicino. Ma per questi altri arrivi abbiamo Adriano Baffi che è un esperto di volate. Lui ci precede di circa 30-40 chilometri e ci spiega per filo e per segno il finale.

Notizie fresche insomma…

Esatto, ci dice anche del vento. Anche perché un arrivo del genere tu puoi anche andarlo a vedere qualche giorno prima, ma con cartelloni, sponsor, transenne la situazione cambia molto (il riferimento è soprattutto alla larghezza della carreggiata, dato fondamentale per impostare un treno, ndr). E così abbiamo informazioni specifiche e aggiornate per ogni sprint.

Piena bagarre, la Lidl-Trek resta dietro: si intravedono i caschi rossi dei compagni di Milan che tirano in lontananza
Piena bagarre, la Lidl-Trek resta dietro: si intravedono i caschi rossi dei compagni di Milan che tirano in lontananza
Conosci Milan da pochi mesi, come sta cambiando?

E’ giovane e molto impulsivo. Ma si vede che è un grande campione. Anche per come si comporta con le gente e con tutta la squadra, non solo i compagni. Deve ancora imparare tanto, ma poi quando la squadra è forte e le gambe sono buone anche questo aspetto diventa facile.

Tre tappe sono un bel po’, di solito i velocisti che ne vincono tante nello stesso grande Giro sono quelli che dominano. Milan se la può giocare con i più grandi?

Eh – ride Yaroslav – si dai… è bello e credo di sì. Ma intanto pensiamo a questo Giro. Abbiamo altre due tappe nel mirino e speriamo che andrà tutto bene.

Ma non è che Milan a forza di fare volate diventi “solo” un velocista?

No, no… Jonathan Milan è un corridore da classiche al 100 per cento. Prenderà anche quella via.

Quanto ha speso sin qui davvero Pogacar?

17.05.2024
5 min
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Quanto ha speso realmente Tadej Pogacar sin qui. In questo Giro d’Italia si è dibattuto parecchio sul suo modo di correre. E di fatto ci sono due “partiti”: quello di chi sostiene che l’asso della UAE Emirates abbia speso troppo e quello di chi dice che va bene così, che Pogacar non ha speso troppo. Nella foto di apertura lo si nota pedalare in scioltezza nel drappello di testa.

Alla vigilia della cronometro di Desenzano del Garda che con grandi probabilità segnerà distacchi sensibili tra lo sloveno e gli immediati uomini di classifica, facciamo il punto sulla “spesa rosa” di Tadej Pogacar con Pino Toni. Il coach toscano ricalca più o meno quanto fatto con Van der Poel nell’analisi della schiacciante vittoria alla Parigi-Roubaix.

Toni 2022
Pino Toni, preparatore toscano, è un esperto di analisi dei dati
Toni 2022
Pino Toni, preparatore toscano, è un esperto di analisi dei dati
Prima di tutto, Pino, qual è il tuo giudizio sul Giro di Pogacar sin qui?

Io penso che abbia fatto una bellissima programmazione di questa sua corsa rosa, sia per come ci è arrivato, che per come la sta gestendo. E’ partito col piede giusto. Forte nella prima settimana, poi si è messo tranquillo. Non solo, ma ha messo tutti gli altri nella condizione di lottare per il secondo posto e di farlo con distacchi ravvicinati.

Ti riferisci alle marcature?

Esatto. Vedete come stanno correndo? Gli altri ormai lottano già per difendere la propria posizione. Si è visto con Bahrain-Victorious o Bora-Hansgrohe anche ieri. Si corrono contro e questo fa gioco a Pogacar e alla sua squadra. Anche perché con il WorldTour il modo di correre è cambiato. Una volta tra ammiraglie ci si accordava, si poteva fare un’azione coordinata, adesso non ci si parla più. Ogni team tira l’acqua al suo mulino. Fare andare via gente che è ottava o sesta in classifica e gli fa gioco… anche da un punto di vista energetico.

Perché?

Perché se tu schianti la squadra per correre dietro a tutti poi diventa dura, anche per loro della UAE Emirates. Nella terza settimana sono concentrati oltre 20.000 metri di dislivello dei 44.000 complessivi e i suoi sono gregari, danno il massimo, ma non hanno il Damiano Caruso della situazione che lotta oltre le sue possibilità al 110 per cento se dovessero andare in crisi. Quindi questa situazione di classifica che si è creato per me è perfetta per Pogacar.

Pogacar nell’attacco di Fossano: 4′ a 510 watt medi (dati Velon)
Pogacar nell’attacco di Fossano: 4′ a 510 watt medi (dati Velon)
Domani c’è la crono: cosa potrà fare Pogacar?

Io credo che su un percorso del genere agli uomini di classifica, al migliore di loro, potrà dare anche un minuto e mezzo. Se gli andrà così se la sarà giocata benissimo. Forte nella prima settimana, poi ha controllato. Io credo che almeno un secondo e mezzo a chilometro possa darglielo senza problemi.

Anche dal punto di vista dei numeri, dei famosi watt e dei kilojoule Pogacar ha speso poco?

Sì. Mi chiedo se dall’inizio del Giro avrà fatto 50′ di Z5 complessivi: per me no. Ho visto i file (quelli veri) di alcuni atleti della crono di Perugia. Gente che è andata forte ha fatto 6,45 watt per chilo nella salita finale. E visti i distacchi che ha inflitto lui in quel tratto terminale, posso dire che di margine ne ha molto quando si pedala in gruppo. E ne aveva anche nel tratto in pianura di quella crono.

Quindi quando dicono che ha speso troppo…

Non è vero. Lui è il più forte e spende sempre meno degli altri. Se i suoi avversari sono al 70 per cento, lui è al 60. Questo significa che arriverà bene in fondo. Non dico che finisce le tappe con più glucosio degli altri, perché ormai tutti si alimentano bene, ma che recupera prima sì. Per questo mi chiedo: li avrà fatti 45′-50′ di Z5 o più dall’inizio del Giro?

Eppure stando ai dati di Velon, ci sono diversi momenti in cui è andato davvero forte. I 4′ a Fossano, i 12′ nella salita della crono di Perugia, i 21” a Prati di Tivo o i 37” Napoli. In questi contesti ci sono wattaggi medi impressionanti…

Ma quella è attivazione. Parliamo di pochi secondi o al massimo di pochi minuti. Quello che veramente ti consuma e ti logora sono i 20′ a tutta sopra la soglia. Sono quelli che ti lasciano la fatica addosso. Gli sforzi che avete elencato voi, se poi hai modo di recuperare bene, alla fine non incidono. Sono le andature che non riesci a sopportare, quelle che ti portano al limite e oltre che ti mettono in difficoltà. E l’unico in salita che lo può mettere in difficoltà e che va più forte di lui, è Vingegaard… che al Giro non c’è.

La crono di Desenzano è per specialisti, ma Pogacar potrebbe infliggere il colpo di grazia ai più immediati inseguitori
La crono di Desenzano è per specialisti, ma Pogacar potrebbe infliggere il colpo di grazia ai più immediati inseguitori
Paradossalmente quell’attivazione gli serve per non ingolfarsi?

Adesso non starei ad esagerare nel dire che ci si allena, ma gli fa bene per il sistema cardiocircolatorio. Se tu sei sempre al medio poi alla lunga fai più fatica a richiamare bene tutte le fibre muscolari. In questo modo invece Pogacar si ritrova sempre una buona motricità.

Se la sta giocando bene anche in chiave doppietta Giro-Tour?

Per me sì, si sta muovendo bene come ho detto, perché anche tatticamente si è messo nella condizione di controllare la corsa e quindi i suoi sforzi. Lui in questa sfida ha davanti 42 giorni di corsa e anche per statistica in 42 giorni il giorno o i giorni che qualcosa non vada bene o che non sia al top ci sono. Deve cercare di limitarli al massimo e avere un margine di sicurezza: come sta facendo.

E sempre in chiave doppietta ti è piaciuto il suo avvicinamento al Giro con solo dieci giorni di corsa?

Sì, giusto. Se lo può permettere. Poi noi dobbiamo considerare anche i training camp. Quelli non sono giorni di corsa ma incidono. Sono grandi blocchi di lavoro, l’unica differenza con la corsa è che lì puoi gestire il tuo recupero: oggi sono stanco, quindi faccio di meno. E in questo modo sfrutti al massimo la supercompensazione. Il Giro in parte svolge questo ruolo, ma essendo una corsa se un giorno è stanco non può recuperare. Ma questo vale per tutti.

Nimbl Ultimate Exceed Stelvio: ecco l’omaggio al Giro

17.05.2024
3 min
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Nimbl, azienda italiana di calzature per ciclismo che supporta alcuni tra i migliori atleti al mondo, ha deciso di omaggiare il Giro d’Italia con una versione in edizione limitata del suo modello Exceed Ultimate. L’omaggio di Nimbl è andato al Passo dello Stelvio, quella che sarebbe dovuta essere la Cima Coppi di questa edizione della corsa rosa (poi spostata sull’Umbrail a causa delle condizioni della strada). 

La scelta di omaggiare il Giro con il modello Exceed Ultimate arriva dal fatto che nella passata stagione tutti e tre i grandi Giri sono stati vinti da corridori che indossavano questo modello. 

Sulla linguetta il nome delle salite che i corridori stanno affrontando durante il Giro
Sulla linguetta il nome delle salite che i corridori stanno affrontando durante il Giro

Leggere

In Nimbl la leggerezza e la grande qualità nelle prestazioni sono fondamentali per raggiungere i risultati. Le Exceed Ultimate sono realizzate in questa direzione, con un telaio monoscocca che ferma l’ago della bilancia a 200 grammi. La struttura, in carbonio, risulta quindi leggera ma allo stesso tempo rigida e performante.

Ogni pedalata si scarica totalmente sulla bici, arrivando fino a terra, nemmeno un watt viene così disperso. Il carbonio esposto dona un tocco di diversità e uno stile inconfondibile che fa capire come l’azienda marchigiana curi al massimo la realizzazione dei propri prodotti. 

La versione in rosa

Nimbl ha deciso di rendere omaggio al Giro d’Italia mantenendo un tocco di stile e di eleganza, per richiamare al meglio la sua manifattura Made in Italy. Le Exceed Ultimate Stelvio Special Edition sono disponibili in 200 paia da qui a fine corsa rosa. La scelta del design fatta da Nimbl è minimalista, con una microfibra bianca con dettaglio rosa. Anche la chiusura, realizzata con due quadranti Bora Li2 Fit System è bianca. 

I numeri disponibili vanno dal 36 al 48, i mezzi numeri partono dal 40.

Il prezzo è di 549 euro.

Nimbl