Roglic verso il Giro: serenità e grinta. A tu per tu con Gasparotto

22.04.2025
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Non solo classiche. Al Giro d’Italia mancano ormai meno di tre settimane e la voglia della corsa rosa inizia a farsi sentire. Uno dei protagonisti sarà un corridore di cui in questi mesi si è parlato molto poco, ma che il Giro lo ha già vinto: Primoz Roglic.

Il leader della Red Bull-Bora Hansgrohe ha conquistato la Volta a Catalunya con una grande azione, battendo quello che sulla carta dovrebbe essere il suo rivale principale al Giro: Juan Ayuso. Di questo, ma anche dell’avvicinamento alla grande partenza da Durazzo, abbiamo parlato con Enrico Gasparotto, direttore sportivo del team di Roglic.

Enrico Gasparotto (classe 1982) è alla quarta stagione sull’ammiraglia della Red Bull-Bora (foto Instagram)
Gasparotto (classe 1982) è alla quarta stagione sull’ammiraglia della Red Bull-Bora (foto Instagram)
Enrico, partiamo dal Catalunya. Un gran bel Roglic e immaginiamo belle risposte per voi…

Direi bellissimi segnali, di risposte uno come Primoz non ne ha bisogno. Non credo ci si sia mai fatti delle domande su di lui. Preferisco definire così quella sua prestazione. Primoz ha interpretato la corsa in modo spensierato. E’ famoso per essere attendista e sfruttare il suo spunto veloce nel finale, per attacchi brevi, invece a Barcellona, nella tappa finale, ci ha regalato un bello show.

Te lo aspettavi già in questa condizione?

Torno a dire che è stato un bel segnale. Credetemi quando vi dico che lui alle corse parte per vincere e mai per fare secondo. In Algarve, alla prima gara stagionale, sapeva di non essere al top e per questo è partito senza pressioni e con una certa consapevolezza e nonostante tutto ha finito in crescendo con una buona crono. Al Catalunya invece, che è anche più adatto alle sue caratteristiche, immaginavo volesse vincere.

In effetti la tappa finale con il circuito del Montjuic è stata spettacolare. Puoi dirci della vostra tattica?

Quella tappa così esplosiva è stata figlia della cancellazione per maltempo della frazione del giorno prima. Se ci fosse stata la tappa come previsto, che era dura e con arrivo in salita, sicuramente il Catalunya si sarebbe deciso lì e non sul Montjuic. E il fatto che Primoz si sia mosso in prima persona, abbia preso in mano la situazione, è un grandissimo segnale. La dice lunga sul suo stato anche mentale.

Ayuso e Roglic il preannunciato, grande, duello del prossimo Giro d’Italia
Ayuso e Roglic il preannunciato, grande, duello del prossimo Giro d’Italia
A proposito di stato mentale, Enrico, passiamo ad altri aspetti. E’ il secondo anno che ci lavori, che Roglic hai trovato? E’ cambiato qualcosa?

Forse bisogna fare un passo indietro. Io e Primoz ci eravamo visti tante volte al Teide quando ancora correvo. Lui magari veniva lì qualche giorno prima della sua squadra e stando da soli ci siamo conosciuti bene come persone e come atleti. Delle differenze ci sono. L’anno scorso era al primo anno e Primoz ha trovato un nuovo ambiente, cosa non facile o scontata per lui. Bisogna infatti considerare che Roglic sino ad allora era sempre stato nella stessa squadra, nello stesso gruppo. A prescindere dal nome, era sempre Visma. Pertanto qui da noi ha trovato un approccio diverso.

Chiaro…

Ma dopo 12 mesi anche lui si è inserito nei meccanismi, nella nostra mentalità, in quella dello staff. Ora conosce tutti. In più abbiamo aggiunto delle nuove figure: nutrizionista, ingegnere aerodinamico, mental performance coach. Insomma era come se Roglic fosse uscito dal guscio l’anno scorso. Bisognava conoscersi. E questo valeva da entrambe le parti: lui e noi, la squadra. Non sapevamo come prenderci e non è stato facile. Lui abituato a certi metodi e noi con un corridore così grande. All’inizio non è stato facile, ma già a fine stagione le cose erano diverse e adesso in questo 2025 è molto più rilassato, più a suo agio. Lo siamo tutti. Ed è più facile parlare.

E non è cosa da poco. Nelle poche apparizioni lo abbiamo visto più sereno, quindi confermi anche tu questa sensazione?

Primoz è sempre stato sereno. A parte quando si è dovuto ritirare dal Tour, lì era giù. Consideriamo anche che Roglic ha un palmares incredibile e non deve dimostrare niente a nessuno. La cosa bella è che lui si diverte, nonostante la sua esperienza. Prima vi ho detto che saliva prima sul Teide: ebbene, a lui piace andare lassù. E’ un posto speciale, gli piace correre, preparare gli obiettivi. Se ancora provi piacere in tutto questo, nel tuo mestiere, è normale che tu sia sereno.

Roglic scatenato sul Montjuic: 20 km di fuga solitaria e una vittoria di peso in casa di Auyso
Roglic scatenato sul Montjuic: 20 km di fuga solitaria e una vittoria di peso in casa di Auyso
Spostiamoci un po’ sul Giro: al Catalunya Roglic batte Ayuso. Ne avete parlato di questo duello?

Decisamente se ne parla. Ma attenzione, il Catalunya non è il Giro. Il Giro dura tre settimane ed è una corsa che storicamente ha mille insidie, anche più del Tour. Ha tante tappe medio-dure in cui non puoi mai mollare… e questo è il bello del Giro. Noi rispettiamo tutti, Ayuso e non solo, ma come squadra e con un corridore del calibro di Roglic pensiamo solo a fare bene i “compiti per casa” per arrivare all’appuntamento nel miglior modo possibile. Stiamo ovviamente studiando le variabili nelle varie tappe, facciamo analisi sugli avversari, sul meteo…

Enrico, alla fine Primoz arriva al Giro con sole due gare: Algarve e Catalunya, per un totale di dieci giorni di corsa. Non avete mai pensato d’inserire la Liegi?

No, questo è quello che era stato deciso ad inizio stagione e questo è quello che si fa. Ricordo che dopo il Giro Primoz ha il Tour de France. Non è la prima volta che fa delle doppiette. Quando abbiamo analizzato questo doppio impegno sulle tre settimane, Roglic ha sempre vinto la seconda gara, in pratica la Vuelta. Solo che in quel caso eravamo a fine stagione, dopo il Tour invece è ancora lunga. E a fine stagione c’è un mondiale molto duro, adatto agli scalatori.

Insomma, non finisce a luglio la sua stagione…

No, e poi è vero che gli piace allenarsi, stare all’altitudine come dicevo, ma consideriamo che ha anche una famiglia e deve stare fuori casa una marea di giorni l’anno… E poi, ripensando alla domanda: la Liegi l’ha vinta!

Ultima domanda Enrico, hai detto del Tour dopo il Giro. Ma in Italia viene per la maglia rosa o per “allenarsi”?

Ve l’ho detto prima, Roglic parte per vincere e non per fare secondo!

Tour of the Alps, Ciccone vince la prima con lo sguardo al Giro

21.04.2025
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SAN LORENZO DORSINO – Il paese che ospita la partenza e l’arrivo della prima tappa del Tour of the Alps è adagiato sul verde del Parco Adamello Brenta, circondato da nuvole che accarezzano le cime delle montagne. La notizia della morte di Papa Francesco arriva quando la carovana è già allineata per dare il via a questi primi chilometri di gara. Il gruppo si toglie il casco in segno di rispetto e viene osservato un minuto di silenzio. L’applauso che accompagna l’ultimo saluto al Santo Padre diventa quello che saluta la partenza del 48° Tour of the Alps. Durante lo scorrere delle ore le nuvole grigie vengono soffiate via dolcemente da un vento lieve che apre il cielo ai raggi caldi del sole. Come un ultimo saluto di chi ci ha accompagnato con la sua presenza per tanti anni dando allo sport un valore di condivisione e unioneA donare un valore aggiunto a questa giornata ci pensa Giulio Ciccone, il quale dopo una tappa corsa con pazienza incorona il lavoro della Lidl-Trek con una vittoria che mancava da tanto tempo.

Ciccone vince la prima tappa del Tour of the Alps con un’azione da finisseur
Ciccone vince la prima tappa del Tour of the Alps con un’azione da finisseur

Un altro paio di occhiali

Così “Cicco” torna a regalare, o meglio lanciare, i suoi occhiali al pubblico con una forza e un ghigno di soddisfazione che fanno capire quanto mancassero queste emozioni. Ciccone ha il fuoco dentro, un animo pronto ad accendersi e incendiare qualsiasi corsa e il primo passo mosso al Tour of the Alps dona un’ulteriore scarica di adrenalina.

«Avevo messo un segno rosso su questa tappa – racconta l’abruzzese – e fin da ieri sera avevamo pensato a una tattica. La squadra è stata fantastica nel metterla in atto, per questo li ringrazio. Sono contento di rientrare alle corse dopo un periodo di ritiro in altura e trovare subito la vittoria. Mi serviva, soprattutto per il morale, perché l’anno scorso è stato un po’ difficile. Nonostante un’operazione a inizio stagione (al soprasella, ndr) e una condizione costruita non perfettamente ero comunque riuscito a fare bene, ma non a vincere».

L’anno giusto?

Per lo scalatore della Lidl-Trek la breve corsa a tappe dell’Euregio rappresenta il ritorno in gara. L’ultima volta che lo avevamo visto con il numero sulla schiena è stato alla Milano-Sanremo, poi da lì un periodo di stacco e un volo che lo ha portato in cima al Teide per preparare il grande obiettivo di stagione. Bisogna capire con quali ambizioni arriverà alla partenza di Durres, in Albania, tappe o classifica generale?

«L’ultima volta che ho corso il Giro d’Italia era il 2022 – racconta ancora in conferenza stampa Ciccone – tornerò alla corsa rosa dopo tre anni. E’ la mia gara preferita, quella che da bambino guardavo in televisione e grazie alla quale mi sono innamorato di questo sport. Per me correre il Giro d’Italia è già qualcosa di unico. Come ho detto negli ultimi anni, il mio obiettivo è quello di avere una stagione in cui arrivo alla partenza del Giro consapevole di aver fatto tutto al meglio e di stare bene. Nelle ultime stagioni ci sono stati diversi problemi e non ho mai avuto questa possibilità. Ora non voglio dirlo perché non voglio dirlo, però quest’anno le cose stanno andando nel verso giusto, non manca tantissimo ma manca ancora un po’ alla partenza. Non voglio sbilanciarmi o fantasticare troppo, l’unica cosa che chiedo è tranquillità e arrivare alla partenza consapevole di essere al 100 per cento».

Il cronometro come giudice

Nel 2024 un guaio fisico ha impedito a Ciccone di tornare al Giro. Nonostante una stagione di rincorsa il Tour de France ci aveva consegnato un corridore maturo e in grado di lottare per un posto nei dieci alla Grande Boucle. Il podio al Lombardia ci aveva lasciati con la curiosità di vedere l’abruzzese al suo meglio, ora questa chance si fa sempre più concreta.

«Riconosco – conclude Ciccone – che il mio problema principale è sempre stata la cronometro. Lo scorso anno ho perso la top 10 al Tour proprio nella tappa di Nizza. Ho cercato di lavorare su questo aspetto e di migliorare. Ne ho già corse due e le sensazioni sono state positive con dei risultati che mi hanno lasciato soddisfatto. Questo era il mio obiettivo principale durante l’inverno in vista di curare maggiormente la classifica generale o comunque in ottica delle corse a tappe».

Per Almeida un ritorno al successo atteso 4 anni

21.04.2025
5 min
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«E’ la vittoria più importante della mia carriera». Può sembrare una battuta scontata, ma nel caso di Joao Almeida non lo è, perché il trionfo all’Itzulia Basque Country può rappresentare uno spartiacque per il corridore lusitano, una sorta di porta scorrevole nella sua carriera. Il portoghese è sempre stato visto come un corridore per le corse a tappe, ma erano quattro anni che non ne vinceva una. Non era ancora approdato alla UAE Emirates quando infatti vinse due gare importanti come i Giri di Lussemburgo e Polonia.

Lo sprint su Mas a sancire il trionfo all’Itzulia Basque Country, atteso per 4 anni
Lo sprint su Mas a sancire il trionfo all’Itzulia Basque Country, atteso per 4 anni

Uno specialista delle corse a tappe

Intendiamoci: parliamo sempre di un big del ciclismo, che tra l’altro vanta ben 6 top 10 nei Grandi Giri, tra cui il 3° posto nella corsa rosa del 2023 e il 4° in tutte e tre le prove. Lo scorso anno è stato prezioso aiutante per Pogacar al Tour finendo ai piedi del podio, ma chiaramente il fatto che la vittoria latitasse iniziava ad essere un cruccio nella sua mente.

«Io però non ho mai cambiato mentalità» ha raccontato ai taccuini dei giornalisti presenti in Spagna, prima di prendersi un breve periodo lontano dalla ribalta e preparare come si deve il ritorno al Tour, sempre come spalla dell’iridato sloveno. Almeida è un corridore dalle idee chiare: «E’ tutta questione di gambe – dice – se vanno puoi ripagare il lavoro perfetto della squadra, com’è stato in questo caso. E’ importante, per vincere, che le gambe funzionino, ma anche la testa. Mas andava fortissimo, ho provato a staccarlo ma ho visto subito che non era aria, allora mi sono messo alla sua ruota, era più saggio».

All’ultimo Tour è stato fedele aiutante di Pogacar, chiudendo però con un ottimo 4° posto
All’ultimo Tour è stato fedele aiutante di Pogacar, chiudendo però con un ottimo 4° posto

In Spagna un “nuovo” Almeida

La sensazione, vedendo la sua gara in Spagna, dove ha portato a casa anche due vittorie di tappa, è che ci troviamo di fronte a un Almeida nuovo. Eravamo abituati a conoscerlo come corridore da alcuni definito “conservatore”, che centellina le energie e che rispecchia un canone abbastanza diffuso da sempre fra i corridori da gare a tappe: uno forte a cronometro e che tiene in salita. Spesso lo abbiamo visto lasciarsi sfilare dagli attacchi degli scalatori, proseguire sul suo ritmo e poi recuperare, tenendo sempre d’occhio la classifica.

Nei Paesi Baschi invece si è presentata una nuova versione, più autorevole, pronta anche a prendere l’iniziativa, pronta per certi versi a fare il capitano che era poi ciò che la UAE andava cercando, nelle occasioni quando il “vero capitano” non c’è… Una risposta a chi lo accusava di non essere un vincente, di avere sempre mancante quel centesimo che fa l’euro…

Il portoghese è sempre stato un ottimo cronoman, a cui abbina buona tenuta in salita
Il portoghese è sempre stato un ottimo cronoman, a cui abbina buona tenuta in salita

La fiducia che nasce nei numeri

«Io non ho mai avuto dubbi, so di essere un corridore solido e sono i numeri a dirmelo, a dimostrarmi che cresco ma che ho ancora margini. Non ho raggiunto il mio culmine, non so se quel che manca basterà per vincere ancora, a che cosa mi porterà, ma non me ne preoccupo. Io anzi spero che questa vittoria sia la prima di una serie, anche per ripagare chi fa sacrifici con me, come la mia famiglia, la mia ragazza. Perché essere un professionista è faticoso, in gara ma ancor di più fuori».

Sembra passato un secolo da quando Joao Almeida venne allo scoperto. Avvenne in quel Giro d’Italia completamente sui generis, come tutta la stagione 2020, quella del Covid. Il lusitano visse 15 giorni in maglia rosa, mostrando le sue caratteristiche di passista-scalatore, per finire quarto. Era ancora giovanissimo, ma dimostrò un’astuzia tattica e una maturità di gestione che lasciavano intravedere grandi prospettive.

Almeida al Giro 2020, dove da semisconosciuto veste per 15 giorni la maglia rosa
Almeida al Giro 2020, dove da semisconosciuto veste per 15 giorni la maglia rosa

«Lo faccio perché so di poterlo fare…»

Il portoghese non ha mai smesso di credere nelle sue capacità, accettando nel 2022 l’approdo nella squadra degli Emirati Arabi, dove ci sono equilibri diversi rispetto a qualsiasi altro team, con un campionissimo attorniato da campioni. Altrimenti non arriverebbe il nettissimo primato in fatto di corse vinte, ma Almeida sembrava un po’ latitare in tal senso, anche se il suo rendimento era sempre altissimo. Ora le cose sono state messe al loro giusto posto: «Se non credo di poterlo fare, non lo farò mai – è il suo mantra – ma io sono fiducioso in me e so che posso.

«Seguo in maniera fedele l’evoluzione del ciclismo, guardo i numeri e vedo che anno dopo anno migliorano. Per essere il ciclista che voglio devo essere forte mentalmente e fisicamente, ora sto raggiungendo il livello che mi aspetto».

Joao con la maglia della nazionale. Non ha mai corso per un team di casa, se non da ragazzino
Joao con la maglia della nazionale. Non ha mai corso per un team di casa, se non da ragazzino

Pronto per tornare al Tour da luogotenente

Il portoghese si è costruito una reputazione correndo sempre lontano dalla sua patria: «Grazie al WorldTour la gente mi riconosce, anche se non corro in Portogallo da quando ero nelle categorie giovanili. L’importante è essere un esempio aiutando così i giovani a emergere, per fortuna ce ne sono sempre di più».

Ora lo aspettano altre due importanti corse a tappe come il Romandia e il Giro di Svizzera (lo scorso anno fu secondo dietro Yates, ndr) dove cercare gloria e affinare la condizione in vista del ritorno al Tour de France, ancora al fianco di Pogacar: «Se devo tifare per lui, lo farò con il sorriso sulle labbra. E’ un piacere correre per Tadej», affermò prima dell’edizione dello scorso anno e così è stato. E così sarà…

BKOOL Giro d’Italia Virtual: pedala da casa e vinci la Maglia Rosa!

18.04.2025
3 min
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Il conto alla rovescia per il Giro d’Italia 2025 è ufficialmente iniziato, e quale modo migliore per entrare nello spirito della corsa se non partecipare alla Parte 3 del Giro d’Italia Virtual 2024? L’ultima fase di questa esperienza digitale è finalmente online offrendo l’occasione perfetta per allenarsi, divertirsi e vivere la magia della Corsa Rosa… direttamente dalla propria casa!

Da oggi sarà possibile iniziare a completare le cinque tappe finali del Giro Virtual 2024, un percorso virtuale che vi farà pedalare attraverso alcuni dei tratti più iconici e spettacolari della storia del Giro d’Italia. Grazie alla innovativa piattaforma interattiva BKOOL, si potrà vivere un’esperienza 100% immersiva che unisce video HD reali e grafica 3D iper realistica, per sentirsi davvero protagonisti della gara senza mai dover uscire di casa.

Inoltre, ciascun utente potrà decidere come affrontare la propria sfida. Come? Scegliendo l’ordine delle tappe, ripetendole quante volte si voglia e gareggiando contro i propri tempi migliori oppure con quelli della community.

«Che tu sia un ciclista esperto o un semplice appassionato alle prime armi dichiarano dalla sede spagnola di BKOOL – il Giro Virtual è pensato per adattarsi al tuo livello e per offrirti un allenamento coinvolgente e motivante».

Completa le tappe e vinci la Maglia Rosa

Partecipare non è solo un’occasione per divertirsi: è anche un’opportunità unica per vincere un simbolo del ciclismo mondiale. Se si completeranno tutte e cinque le tappe entro il prossimo l’8 maggio, si potrà difatti accedere all’estrazione di una Maglia Rosa ufficiale del Giro d’Italia. Indossare la Maglia Rosa non significa solo essere un leader: significa portare con sé la storia, l’onore e l’eleganza di una delle gare più prestigiose del mondo. Un premio esclusivo che presto potrebbe aggiungersi al proprio guardaroba tecnico.

La Parte 3 del Giro d’Italia Virtual è molto più di un semplice allenamento indoor: è una vera e propria celebrazione del ciclismo, della tecnologia e della passione che accomuna migliaia di persone in tutto il mondo. 

E partecipare è semplicissimo. Basta accedere alla piattaforma ufficiale del Giro d’Italia Virtual 2024, scegliere la tappa da cui si vuol partire… ed iniziare a pedalare. Ogni tappa è una nuova occasione per mettersi alla prova, esplorare paesaggi unici e avvicinarsi sempre di più al fascino, alla storia, alla leggenda e al cuore del Giro d’Italia.

BKOOL

Tudor, Giro e Tour. Tosatto «Lavorato da grande squadra»

16.04.2025
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Due Grandi Giri nello stesso anno: è la grande sfida che attende il Tudor Pro Cycling Team. Pochi giorni dopo aver ottenuto l’invito al Tour de France, per la squadra svizzera è arrivata la wild card anche per il Giro d’Italia. La corsa rosa era stata, l’anno scorso, il primo Grande Giro della squadra di Cancellara. Ora si fa un passo in più, la Grande Boucle appunto.

Passo più che però porta con sé più responsabilità, più lavoro… Insomma onori ed oneri, come si suol dire. E di questo aspetto, della gestione della squadra ne parliamo con uno dei direttori sportivi, Matteo Tosatto.

Matteo Tosatto (classe 1974) è alla terza stagione alla guida dell’ammiraglia della Tudor
Matteo Tosatto (classe 1974) è alla terza stagione alla guida dell’ammiraglia della Tudor
Giro e Tour insieme: una bella responsabilità per una professional, Matteo. Come vi siete preparati?

Avendo avuto l’invito sia per il Giro che per il Tour, viviamo questa cosa con un enorme orgoglio. Ma non è una soddisfazione fine a se stessa, non è solo perché abbiamo gli sponsor forti, ma perché abbiamo costruito un progetto credibile. E’ la dimostrazione che stiamo lavorando bene, che il programma è solido. A livello personale sono contento anche di tornare al Tour de France: l’ultima volta che ci sono stato era prima del Covid, nel 2019, e fu anche l’ultima vittoria della Ineos Grenadiers al Tour. E’ un bel ritorno.

Come si costruiscono le due squadre per Giro e Tour? Si parte dal percorso o dai corridori?

Per noi non è stato semplice, perché a differenza delle WorldTour, che già sanno da mesi prima delle loro presenze, l’invito per noi è arrivato solo 30 giorni prima. E questo ha complicato la gestione dei programmi dei singoli. Per il Tour abbiamo più margine. Ma abbiamo comunque impostato tutto pensando sin dall’inizio di correre entrambi, ragionando da grande squadra. Non abbiamo aspettato le wild card per cominciare a prepararci. E’ ovvio che ci sono variabili da considerare: malattie, infortuni, imprevisti. Ma la base era già pronta.

A livello tecnico: si punta alla classifica o alla vittoria di tappa?

Sicuramente l’obiettivo principale è vincere una tappa. Sarebbe la nostra prima in un Grande Giro e sarebbe un traguardo importante. Al Giro magari si può anche pensare a un piazzamento in classifica, l’anno scorso siamo arrivati decimi con Michael Storer. Il Tour è più difficile: ci vuole programmazione, uomini giusti, tempo. Non che non abbiamo ancora corridori all’altezza, ma servono altri passaggi. Al Tour andremo per vincere una tappa, con questa mentalità.

L’ingaggio di Alaphilippe ha contribuito all’invito da parte del Tour, ma chiaramente alle spalle c’è un progetto solido
L’ingaggio di Alaphilippe ha contribuito all’invito da parte del Tour, ma chiaramente alle spalle c’è un progetto solido
Avete già deciso i nomi? O ci sono ancora valutazioni in corso?

Abbiamo individuato i blocchi, questo sì, ma i nomi sono ancora in via di definizione. C’è da vedere chi ha recuperato da piccoli acciacchi, come rispondono i ragazzi nelle classiche. Ma siamo messi bene. La risposta dei corridori e dello staff è stata super positiva. Si respira entusiasmo. Anche la stampa ha percepito che stiamo facendo qualcosa di importante. E’ un’occasione grande, ne siamo pienamente consapevoli e la stiamo affrontando con professionalità.

Come gestite la selezione? C’è il rischio che i ragazzi si “giochino” la convocazione fino all’ultimo, come fosse una sorta di trials interni…

No, noi non lavoriamo così. I “trials” come fanno in altre squadre, cioè mettere i corridori in competizione diretta per strappare il posto, sono deleteri. Parlo anche da ex corridore: il rischio è che uno si svuoti per dimostrare qualcosa e poi arrivi scarico al momento giusto. Noi lavoriamo con gruppi allargati: non scegliamo solo 8 nomi, ma 12-13 per ciascun grande Giro. Poi col tempo la lista si stringe, per logica, non per sfinimento. Magari uno si ammala, uno va forte, uno perde un po’ di brillantezza… ma non mettiamo nessuno sotto pressione.

Lo scorso anno il team svizzero riuscì a piazzare Storer nei primi dieci al Giro, quest’anno saprà fare meglio?
Lo scorso anno il team svizzero riuscì a piazzare Storer nei primi dieci al Giro, quest’anno saprà fare meglio?
Avete lavorato fin dall’inizio con due gruppi separati per Giro e Tour?

Sì, l’idea era quella: due gruppi di lavoro abbastanza distinti, con percorsi diversi di preparazione. Certo, poi qualche incrocio c’è sempre, per via delle corse a tappe o delle classiche, ma la base era questa. Per esempio i Paesi Baschi li abbiamo messi in calendario perché è una corsa WorldTour molto utile come passaggio verso le classiche e i Grandi Giri. C’è sempre un motivo tecnico dietro ogni scelta.

A livello di staff, vi siete rinforzati per affrontare questo salto?

Assolutamente sì. Abbiamo fatto un passo avanti importante. E’ arrivato Diego Costa, che era con me alla Ineos come capo meccanico. Abbiamo inserito altri meccanici di alto livello, nuovi massaggiatori con esperienza in Ineos e Quick-Step, fisioterapisti. Lo staff è cresciuto molto e anche questo è un segnale del fatto che stiamo diventando una struttura importante.

Sentite di avere la pressione o è più un’opportunità?

E’ una grande opportunità, ma anche una grande responsabilità. Chi andrà al Giro lo sa bene: è la nostra seconda partecipazione, quindi un po’ di esperienza c’è. Il Tour invece sarà un debutto per noi, quindi ci sarà un po’ più di stress, ma fa parte del gioco. E i corridori lo sanno. Chi sarà scelto per partire avrà un ruolo importante e dovrà arrivare pronto. Non vogliamo solo partecipare, vogliamo lasciare il segno.

Con Marcellusi a Marsia, primo arrivo in salita del Giro

15.04.2025
8 min
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TAGLIACOZZO – Un cartello con su scritto 20 per cento incuteva un certo timore. Ma Martin Marcellusi, pur con un bel po’ di watt impressi sui pedali, non si è lasciato intimidire. Forse anche perché, per onestà, quel 20 per cento (che si nota nella foto di apertura) era un po’ gonfiato. Ma la durezza della salita c’era tutta. Quale salita? Quella di Marsia, Tagliacozzo, sede di arrivo della settima tappa del Giro d’Italia, il prossimo 16 maggio.

Con l’atleta della VF Group-Bardiani-Faizanè, ci siamo dati appuntamento in Abruzzo per provare il finale della Castel di Sangro-Tagliacozzo. Un vero e proprio tappone appenninico: 168 chilometri e oltre 3.500 metri di dislivello.

Sopralluogo con Marcellusi

Il corridore laziale si è scaldato poco dopo il finale della salita precedente, cioè la lunga discesa che arrivava da Ovindoli, ed è partito per la scalata finale. Subito aveva un buon passo. Nonostante parlasse tranquillamente nel tratto in pianura, filava via sul filo dei 40 all’ora e in salita, pur viaggiando in Z2, era al di sopra dei 20 orari. Mentre saliva, si apriva il panorama e spiccavano le vette ancora imbiancate del gruppo del Sirente Velino.

Tutto intorno regnava il silenzio, rotto solo dalla ruspa dei lavori in corso. Quando siamo riscesi a valle, un operatore ci ha detto che stavano giusto iniziando i lavori per il Giro d’Italia. Si stima che, tra pulizia delle banchine e tratti di asfalto nuovo (di cui possiamo garantirvi c’è assoluto bisogno), la Provincia de L’Aquila abbia stanziato un milione di euro. «Sono praticamente 30 anni che questa strada non veniva toccata», ci ha detto l’operaio.

E ancora: «Ma quel ragazzo farà il Giro vero? Quella maglia l’ho già vista in tv!». Una curiosità genuina che ci ha fatto un enorme piacere.

Alla scoperta di Marsia

La Tagliacozzo-Marsia si può dividere in due grandi tronconi: quello che va dall’uscita della cittadina al Valico di Monte Bove e quello che prosegue da qui fino al traguardo, posto ai 1.425 metri di quota.

I numeri raccontano di una salita non impossibile: 12,2 chilometri al 5,7 per cento. I primi 9,5 sono al 4,6 per cento, i restanti 2,7 chilometri superano il 10 per cento, con una punta del 17 per cento.

«Per ora va bene – ci ha detto Marcellusi un paio di chilometri dopo aver iniziato la salita – ma quello che mi preoccupa è che vedo ancora tanto dislivello da fare e per ora questa strada sale poco. Quel “rosso” che mi segna il Bryton mi spaventa!».

Il riferimento era chiaramente al segmento più duro. E noi per rincarare la dose: «Martin, pensa quando Roglic o Ayuso metteranno la squadra a tirare!».

La prima parte sale veloce. Tutta tra il 4 e il 6 per cento. Non conta solo la pendenza ma anche la planimetria: è tutto un susseguirsi di curve. Non ci sono 10 metri di rettilineo. Incredibile. I primi 4 chilometri sono esposti a Ovest-Nord Ovest: se ci sarà vento contrario, potrebbe pesare.

Arrivati nei pressi di Roccacerro (7 chilometri di salita), la pendenza cala leggermente. Un ampio tornante a destra, il primo sin qui, riporta poi l’inclinazione attorno al 6 per cento. Da qui in avanti le curve diminuiscono e la strada tende a farsi più larga e lineare.

La rampa finale

A un certo punto, quando si vede troneggiare un immenso hotel in mezzo al nulla, sta per arrivare il tratto duro. Questo hotel potrebbe essere un riferimento per i “girini”. Già da lontano, sulla sinistra, si nota una rampa dritta, mentre la strada principale piega leggermente a destra verso il Valico di Monte Bove.

Alla biforcazione si tiene la sinistra. Da qui, 2,7 chilometri alla cima, cambia tutto. La pendenza aumenta di colpo: si passa dal 6 al 12 per cento in un attimo. E’ tutto rettilineo o con curve larghissime. Si sale a gradoni. Ogni tanto si tocca il 16-17 per cento, ma mai si scende sotto al 10. Anche Marcellusi, adesso, danza sui pedali.

Questo lungo rettilineo non dà respiro. Guai ad andare in acido lattico. Il prezzo potrebbe essere salatissimo. Il rettilineo si interrompe a circa un chilometro dall’arrivo con una doppia “S” dove si addolcisce leggermente la pendenza, ma si resta sempre sul 10 per cento. Poi si passa tra due sponde rialzate, tra faggi fittissimi che quando siamo andati noi iniziavano a germogliare. A quel punto la pendenza crolla e in un centinaio di metri si arriva al traguardo.

Il segmento duro. Marcellusi fa vedere come il suo computerino indichi tratti in rosso: segnale di pendenza a doppia cifra
Il segmento duro. Marcellusi fa vedere come il suo computerino indichi tratti in rosso: segnale di pendenza a doppia cifra

Parola a Marcellusi

Ma se questa è la descrizione della scalata ora urgono le sensazioni del corridore. Parola dunque a Marcellusi. Mentre si rivestiva in fretta, vista l’aria frizzantina di questo pianoro abruzzese, il corridore laziale ci ha spiegato bene cosa ha visto, sentito e capito.

Martin, questa salita viene al termine di una tappa dura. Quanto contano le posizioni nella prima parte, visto che è anche tortuosa?

Esatto, viene dopo una tappa dura e questo aumenta la sua difficoltà. Se c’è qualche uomo di classifica che ancora non è in condizione e sente di non avere la gamba dei migliori, le posizioni contano tantissimo. Essendo molto veloce, se la prendi già dietro poi è tosta risalire o peggio ancora chiudere se si dovesse creare un buco. La prima parte è davvero rapida, quindi se una squadra decide di farla a buon ritmo rimontare è difficile. Anche se non ci si stacca, si rischia di arrivare dietro all’imbocco degli ultimi 3 chilometri, che sono quelli che faranno male a tutti. Se al bivio sei dietro, potresti non riuscire più a colmare il distacco dai primi.

Cosa ti è parso della scalata a Marsia?

Le pendenze nella prima parte sono intorno al 5-6 per cento. I più forti saliranno sicuramente a 30 all’ora e più. Tornando alle posizioni, quindi, conteranno. Io oggi in alcuni tratti sono venuto su a 25-26 all’ora stando in Z2 alta, anche Z3. Ho cercato di farla a buon ritmo per avere una percezione più reale della salita. Non andavo piano, ma non andavo neanche a ritmo gara, pertanto immagino che in corsa si farà davvero forte e possa esserci selezione già in questa parte.

Cosa racconterai ai tuoi compagni di questa scalata da Tagliacozzo a Marsia?

Dirò che chi vuole arrivare quassù a giocarsi la tappa deve prenderla davanti, perché la prima parte si farà veramente forte. Scarsa pendenza, tante curve e una strada non larghissima. Quindi stare davanti e stare a ruota il più possibile fino agli ultimi tre chilometri. Da lì poi servirà la gamba. Ci sarà poco da inventare.

Nel tratto duro spariscono le curve…

Esatto. Appena inizia il tratto duro, c’è questo drittone abbastanza largo che può trarre in inganno. Essendo largo non sembra così duro, quindi magari ti sposti cercando di rimontare e, se non conosci bene la strada, rischi di restare lì. Non sai che poi continua così per altri due chilometri e mezzo.

Se dovessi fare dei nomi per questo arrivo, su chi punteresti?

E’ una salita che secondo me è adatta a Pidcock. Tom qui potrebbe dire la sua perché l’inizio è veloce. Uno come lui può stare a ruota e non faticare troppo fino agli ultimi tre chilometri. E lì sappiamo che ha una bella fucilata, specie su muri di questa durezza e durata. Poi, va da sé, va bene anche per gente come Ayuso e Roglic. I nomi sono quelli. Saranno loro a giocarsi la tappa.

A meno che non arrivi una fuga…

Eh – sospira Marcellusi – non lo so, ultimamente non arrivano più! O molto poco…

Martin, usciamo un attimo dal discorso degli uomini di classifica. Come si gestiscono gli ultimi tre chilometri?

Dipende. Se sei in difficoltà, devi cercare di non guardare i watt perché è una salita troppo dura. Non riusciresti a gestirla: sei portato a spingere forte. Devi valutare le tue forze solo in base alla distanza che manca all’arrivo. Va presa senza paura. Se invece stai bene e qualcuno la prende di petto, bisogna seguirlo e in quel caso c’è poco da calcolare. Andare a tutta e, nei limiti del possibile, lasciarsi un piccolo spazio per la volata. Però, ripeto, salite come questo finale di Marsia sono troppo dure per essere gestite.

Rispetto agli ultimi Giri, com’è questo primo arrivo in salita?

In effetti anche l’anno scorso siamo partiti con un percorso abbastanza impegnativo (si saliva ad Oropa nella seconda frazione, ndr). Ma questa è tutta una tappa tosta, non solo il finale. Già dopo sette giorni, chi ha calcolato di non arrivare al 100 per cento e di prendere la condizione in corsa potrebbe avere brutte sorprese. E’ un bel rischio. Marsia è una salita dura e potrebbe già segnare distacchi importanti.

Il caffè di Polti grande protagonista al Giro d’Italia

04.04.2025
4 min
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MILANO – L’invito che ci è arrivato qualche giorno fa da Polti iniziava così: “Francesca Polti ti invita a degustare con Ivan Basso e Alberto Contador SOLO Caffè Monorigine, il caffè di Polti”. Appuntamento fissato per la mattinata di martedì 1 aprile a Eroica Caffé a Milano (in apertura foto ilciclistafotografo).

Non sappiamo se sia stata una casualità oppure se fosse tutto calcolato. Sta di fatto che, alla vigilia dell’appuntamento milanese, al team Polti VisitMalta è arrivata la conferma di essere fra le quattro formazioni invitate al prossimo Giro d’Italia.

L’incontro di Milano è diventato così un momento di festa che Francesca e Stefano Polti, rispettivamente presidente e amministratrice delegata di Polti SpA e CEO e fondatore di Aroma Polti, hanno voluto condividere con gli altri sponsor del team e con la stampa di settore. Con loro Alberto Contador e Ivan Basso, fondatori del team Polti VisitMalta.

La presentazione del caffè SOLO è avvenuta all’Eroica Caffè di Milano lo scorso 1 aprile (foto ilciclistafotografo)
La presentazione del caffè SOLO è avvenuta all’Eroica Caffè di Milano lo scorso 1 aprile (foto ilciclistafotografo)

Il caffè del Giro

Fra gli ospiti presenti a Eroica Caffé c’era anche Paolo Bellino, Amministratore Delegato di RCS Sports & Events. Una presenza non casuale dal momento che SOLO Caffè Monorigine, sarà il caffè ufficiale del Giro d’Italia 2025. Ecco al riguardo le parole di Francesca Polti: «Il Giro d’Italia è un evento eccezionale, si attraversano le strade di quasi tutta la penisola, grandi città e piccoli paesi… Parteciparci in maniera attiva facendo assaporare SOLO, il caffè di Polti, agli italiani, è l’opportunità per avvicinarci ancora di più al nostro cliente, fargli conoscere le nostre macchine del caffè, oltre al vapore, un mondo che esploravamo da tempo ma che ora ci appartiene e contraddistingue».

Paolo Bellino ha voluto aggiungere il suo pensiero: «Siamo entusiasti di accogliere Polti come fornitore ufficiale del Giro d’Italia. La presenza di Polti, con le sue macchine del caffè Polti Coffea e SOLO Caffè Monorigine, contribuirà a rendere ancora più speciale l’esperienza della Corsa Rosa, offrendo agli atleti, agli ospiti e agli appassionati un autentico simbolo dell’ospitalità e della qualità italiana. La passione, l’innovazione e la tradizione che Polti porta con sé si sposano perfettamente con i valori del Giro, rendendo questa partnership un’opportunità unica per celebrare un’azienda che da sempre fa parte del mondo del ciclismo».

Grazie all’accordo con RCS Sports & Events, sarà possibile provare direttamente dalle macchine Polti Coffea il gusto, l’autenticità e la purezza dell’offerta di SOLO Caffè Monorigine. Basterà visitare lo stand Polti ai villaggi di partenza e all’interno delle aree hospitality di RCS Sports & Events, presenti in ogni tappa di partenza e arrivo del Giro.  

Uno dei protagonisti al prossimo Giro d’Italia sarà Davide Piganzoli, qui a sinistra
Uno dei protagonisti al prossimo Giro d’Italia sarà Davide Piganzoli

Non solo caffè

In occasione del Giro d’Italia Polti ha pensato ad una serie di iniziative per coinvolgere il pubblico presente sulle strade della corsa, ma anche quello a casa. SOLO Caffè Monorigine regalerà ogni giorno un “SOLO Moment”: una pillola quotidiana che sarà pubblicata sui profili social del Giro d’Italia.

Con Polti sarà inoltre possibile partecipare al Fantagiro, il fantasy game del Giro d’Italia, che lo scorso anno ha riscosso grande successo coinvolgendo oltre 78.000 utenti, 107.000 squadre create e ben 6.800 leghe. Polti sarà presente con la Lega SOLO Caffè Polti, mettendo in gioco due bonus

  • Bonus Faccio da SOLO: rimane in fuga solitaria in testa per almeno 10 km = +5
  • Bonus Caffè Corretto: due corridori di squadre diverse si passano la borraccia = +10

Iscrivendosi al concorso del Fantagiro si potrà vincere una macchina del caffè Polti Coffea G50S e un kit di 3 confezioni di grani SOLO caffè Monorigine, per assaporare a casa propria tutta la purezza del caffè Polti.

SOLO Caffè Monorigine, è la nuova esperienza di espresso in cialde lanciata da Aroma Polti
SOLO Caffè Monorigine, è la nuova esperienza di espresso in cialde lanciata da Aroma Polti

Parola ai campioni

Come detto, all’incontro di Milano erano presenti Ivan Basso e Alberto Contandor. Il varesino, che fra le altre cose è brand ambassador di SOLO, ha tenuto a sottolineare come l’ingresso di Polti abbia aperto al suo team un nuovo ciclo che avrà nel prossimo Giro d’Italia un focus estremamente importante. L’obiettivo è quello di provare a vincere una tappa, magari con Piganzoli e Maestri. Se dovesse arrivare la tanto sospirata vittoria, Alberto Contador si è impegnato a percorrere in bicicletta la strada che da Madrid porta a Bulgarograsso, comune del comasco dove ha sede Polti. La stretta di mano fra il madrileno è Francesca Polti ha sancito una scommessa che tutti e due desiderano tanto vincere. Non resta che aspettare la partenza del Giro.

Polti

Imatra partner ufficiale di RCS Sport: tra innovazione e sostenibilità

02.04.2025
3 min
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Imatra, piattaforma all’avanguardia nel settore Fintech e Sportech, ha stretto un’importante partnership con RCS Sport, diventando partner ufficiale di alcuni degli eventi ciclistici più prestigiosi al mondo. Tra questi spiccano il Giro d’Italia, simbolo del ciclismo internazionale, il Giro d’Italia E e le Gran Fondo che hanno accompagnato il weekend di Strade Bianche ed accompagneranno quello del prossimo Il Lombardia.  

Imatra è sponsor del team continental Bepink Bongianni
Imatra è sponsor del team continental Bepink Bongianni

Questa collaborazione segna un passo significativo per Imatra, che si afferma sempre più come leader nelle tecnologie finanziarie applicate allo sport. L’obiettivo è offrire agli appassionati e ai partecipanti un’esperienza digitale avanzata, migliorando l’accessibilità e l’interazione grazie a strumenti innovativi. Grazie a questa sinergia, Imatra potrà sviluppare soluzioni su misura per il mondo del ciclismo, consentendo ai tifosi di vivere gli eventi in modo più immersivo e agli atleti di accedere a servizi finanziari dedicati.  

La partnership con RCS Sport porta nuove opportunità per ciclisti e tifosi, integrando soluzioni fintech per un ecosistema più efficiente, sostenibile e coinvolgente. L’adozione di strumenti digitali avanzati non solo semplificherà le transazioni e i pagamenti durante le competizioni, ma contribuirà anche alla crescita del settore, favorendo una maggiore connessione tra atleti, sponsor e pubblico.

Giulio Gallazzi, Chairman Imatra
Giulio Gallazzi, Chairman Imatra

Unione tra sport e tecnologia

«Essere partner ufficiali di RCS Sport per il 2025 – ha dichiarato Giulio Gallazzi, Chairman di Imatra – rappresenta per noi un’opportunità straordinaria. La nostra piattaforma Fintech, unita all’expertise di RCS nell’organizzazione di eventi sportivi di livello mondiale, ci permette di rivoluzionare il settore dei pagamenti sportivi. Il nostro modello è basato su un’economia circolare con un forte focus ESG (Environmental, Social and Governance), promuovendo innovazione e sostenibilità».

«L’unione tra sport e tecnologia – ha ribattuto Paolo Bellino, Amministratore Delegato di RCS Sports & Events – evidenzia come questa partnership sia strategica per il futuro. E essenziale per migliorare la fruizione degli eventi e offrire esperienze sempre più immersive e accessibili. Con Imatra condividiamo una visione orientata all’innovazione e alla sostenibilità, valori fondamentali per il futuro del ciclismo. Siamo certi che questa collaborazione porterà nuove opportunità alla nostra community globale, offrendo strumenti digitali all’avanguardia per arricchire le nostre competizioni».

L’accordo tra Imatra e RCS Sport rafforza il connubio tra innovazione fintech e mondo dello sport, creando un modello sostenibile che punta a ridefinire l’esperienza ciclistica. Questa partnership segna l’inizio di un percorso ambizioso che porterà benefici concreti al mondo delle competizioni su due ruote.

Imatra

Il cioccolato Novi rende più dolce il Giro

25.03.2025
4 min
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Il Gruppo Elah Dufour, proprietario del marchio Novi, ha recentemente rinnovato la propria partnership con il Giro d’Italia. Fino all’edizione 2026 sarà il Cioccolato Ufficiale della Corsa Rosa. Una collaborazione quella fra Novi e il Giro che va avanti dal 2020 e che ha avuto un’anteprima speciale nel 2019 con un arrivo di tappa davanti allo stabilimento del Gruppo Elah Dufour a Novi Ligure.

Guido Repetto, Presidente del Gruppo Elah Dufour Novi, non ha mancato di manifestare il suo entusiasmo e orgoglio per il prosieguo della collaborazione con il Giro d’Italia.

«Siamo orgogliosi di rinnovare e rafforzare il nostro legame con il Giro d’Italia – ha dichiarato Guido Repetto – un evento che rappresenta al meglio la passione, la tradizione e l’italianità, valori che da sempre contraddistinguono anche il nostro Gruppo. Dal 2019, anno del nostro primo coinvolgimento con l’arrivo di tappa a Novi Ligure, abbiamo accompagnato con entusiasmo la costante crescita di questa manifestazione, portando il gusto e la qualità del nostro cioccolato sulle strade di tutta Italia e aggiungendo attività di intrattenimento per tutti i visitatori dei Villaggi e del percorso di gara. Per Novi, essere parte del Giro significa celebrare la tradizione italiana e l’emozione dello sport, coinvolgendo gli spettatori con esperienze da ricordare».

In occasione del Giro sono tante le iniziative per celebrare la Corsa Rosa
In occasione del Giro sono tante le iniziative per celebrare la Corsa Rosa

Tante le attività

Il pubblico del grande ciclismo avrà diverse opportunità per entrare in contatto con Novi durante le tre settimane del Giro. Anche per questa edizione, Novi sarà infatti protagonista con attività nei Villaggi di Partenza, lungo il percorso della Carovana e nelle aree di arrivo, oltre alla sua presenza in hospitality e a una forte amplificazione digitale. 

Nel Villaggio di Partenza di ogni tappa, Novi sarà immediatamente riconoscibile grazie al suo iconico vasettone gonfiabile di Crema Novi, alla sua mascotte “Nocciolino” e ad attività di degustazione ed intrattenimento con cui il pubblico potrà assaggiare la Crema con il 45% di nocciole tutte esclusivamente italiane e vincere divertenti e utili gadget. 

Novi sarà inoltre presente all’interno della Carovana del Giro con un pick-up personalizzato, distribuendo tantissimi gadget e cioccolatini ai tifosi che attendono il passaggio dei corridori. Sarà anche partner del progetto Biciscuola e farà il suo esordio nel divertente e interattivo contesto del Fantagiro.

La Crema Novi sarà distribuita per la prima volta in un vasetto rosa
La Crema Novi sarà distribuita per la prima volta in un vasetto rosa

Il cioccolato si veste di rosa

Per l’edizione 2025 del Giro d’Italia il brand ha deciso di “vestire” di rosa uno dei suoi prodotti più conosciuti. Si tratta di Crema Novi che sarà in distribuzione con uno speciale vasetto rosa, dedicato per la prima volta al Giro d’Italia. L’azienda di Novi Ligure ha prodotto anche una mini-latta celebrativa, con illustrazione vintage, con all’interno praline Mini Nocciolato, ovvero la rivisitazione in formato cioccolatino del loro tradizionale Nocciolato.

La mini-latta celebrativa porta sul fronte un’illustrazione che evoca una delle immagini più iconiche della storia del ciclismo, ovvero il famoso passaggio della borraccia tra Gino Bartali e Fausto Coppi, immagine che Novi ha voluto reinterpretare diventando ormai il suo visual dedicato al Giro. La mini-latta sarà disponibile online e nei punti vendita specializzati.

Nei Villaggi di Partenza i tifosi avranno modo di conoscere tutti i prodotti
Nei Villaggi di Partenza i tifosi avranno modo di conoscere tutti i prodotti

C’è anche il concorso

Per rendere l’esperienza del Giro ancora più coinvolgente, Novi sarà presente nei migliori supermercati e ipermercati italiani con installazioni a tema che porteranno la magia della corsa anche tra gli scaffali. Inoltre, il concorso “In Giro con Novi”, attivo fino al 13 luglio e disponibile su www.ingiroconnovi.it, offrirà la possibilità di vincere tanti premi, tra cui biciclette e-bike Turbo Tero 3.0 Specialized, e un viaggio esclusivo per due persone a Roma per assistere dal vivo alla tappa finale del Giro d’Italia.

Novi