Mattia Furlan cittì della BMX. Arriva il tempo del raccolto…

02.05.2025
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Da quest’anno Mattia Furlan è il nuovo responsabile tecnico del settore racing della BMX. Uno dei nuovi volti deciso dal “restyling” federale, che ha coinvolto molte cariche a cominciare da quella di cittì della nazionale su strada, ruolo affidato all’esperienza di Marco Villa. Furlan ha preso il posto di Tommaso Lupi all’indomani delle Olimpiadi di Parigi e della grande prestazione di Pietro Bertagnoli, arrivato alle soglie della finalissima cogliendo un clamoroso 9° posto.

Furlan ha raccolto il testimone sapendo che quello non è stato un punto di arrivo, ma la partenza di un nuovo viaggio che ha obiettivi quanto mai ambiziosi e l’ex biker, alla base delle fortune del BMX Creazzo (uno dei club più blasonati del panorama italiano) ne è consapevole.

Mattia Furlan ha assunto quest’anno il ruolo di guida del settore racing della BMX federale
Mattia Furlan ha assunto quest’anno il ruolo di guida del settore racing della BMX federale

Si parte sempre dalle società

«La prima cosa che ho notato nel mio nuovo incarico – spiega – è stata l’estrema disponibilità delle società a sposare i miei piani. Sono stato subito molto chiaro, diversificando l’attività in due gruppi strettamente concatenati. Da una parte i giovanissimi, fino alla categoria allievi, dall’altra i ragazzi appartenenti alle categorie “championships” che stanno già affrontando la stagione con risultati peraltro lusinghieri. Le società hanno compreso i fini del mio lavoro e mi sono venute incontro come meglio hanno potuto. In particolare per i giovani».

Nei tuoi programmi eri stato particolarmente incisivo sul discorso relativo alle categorie più piccole e alla loro importanza…

Sono alla base di tutta l’attività, ma le difficoltà per praticare la BMX sono molte, anche più di coloro che sono un po’ più cresciuti perché bisogna condividere lo sport con la scuola e gli impegni familiari. Non potrò mai ringraziare abbastanza i genitori che si sacrificano per permettere ai figli di seguire i nostri calendari. Noi d’inverno avevamo stabilito di fare un paio di sessioni a Verona e, per non intralciare il cammino scolastico, abbiamo programma i weekend per l’attività di lavoro. Ogni sabato e domenica vedevamo ragazzi arrivare dalle zone più disparate del nord. Ora con l’attività partita e la scuola che arriva ai suoi snodi, possiamo prevedere un incontro al mese, ma vedo che i ragazzi fanno comunque allenamento e questo va bene. L’importante è avere un momento di verifica.

Francesca Cingolani ha vinto in Coppa Europa fra le Under 23 ed è chiamata a riportare la bmx italiana fra le elite
Francesca Cingolani ha vinto in Coppa Europa fra le Under 23 ed è chiamata a riportare la bmx italiana fra le elite
Secondo te la BMX sta diventando anche culturalmente quello che è in altri Paesi, ossia la base per l’attività, il primo contatto con tutto quel che riguarda le due ruote per i bambini?

Ci si sta arrivando. Non avremo probabilmente mai i numeri di praticanti della Francia, ma è indubbio che si sta smuovendo qualcosa. Ad esempio abbiamo stretto un forte rapporto con il cittì della nazionale di Mtb Mirko Celestino che ha portato i suoi ragazzi a San Giovanni Lupatoto per fare esperienza anche sulla BMX. Ma che spiri un’aria nuova lo avevo capito anche prima di assumere il nuovo incarico, quando agivo a Creazzo e vedevo molte scuole ciclistiche sia su strada che di MTB che portavano i loro giovanissimi a fare sessioni di allenamento in BMX. Si comincia così…

Hai l’impressione che la prestazione di Bertagnoli a Parigi sia stata uno spartiacque per l’intera storia del bmx italiano?

Io a Parigi c’ero, a condividere il lavoro, le emozioni, le gioie di Lupi, Pietro e di tutto il gruppo azzurro. E’ stato qualcosa di emozionante e unico, ha dato un risalto alla disciplina che non c’era mai stato prima e ho avuto netta la sensazione che, al di là del risultato, sia stata percepita la sua portata storica, che chiaramente con un pizzico di fortuna e il suo ingresso in finale sarebbe stata ancora maggiore. Si è creato un clima virtuoso e mi fa piacere che protagonista sia stato proprio Bertagnoli, campione non sempre fortunato e che con la sua storia rappresenta un grande esempio.

Da lì si è vista una nazionale diversa e nelle prime prove del 2025 i risultati sono arrivati, soprattutto con elementi sempre diversi…

Questo è l’aspetto che mi piace sottolineare. Io arrivando ho alzato l’asticella, ho posto chiari obiettivi in termini di risultati perché sono nelle nostre corde e stanno finalmente arrivando. Il livello del nostro gruppo è alto, bisogna tradurlo in qualcosa di tangibile. Il terzo posto di Sciortino a Verona (la partenza in apertura, Photobicicailotto), nella seconda tappa di Coppa Europa è il fiore all’occhiello, ma abbiamo portato a casa piazzamenti importanti anche con l’indomabile Fantoni, con il giovane Groppo, con l’altro U23 Pasa. Radaelli merita poi un discorso a parte.

Che cosa puoi dire del campione dell’ex mondo juniores?

Sta crescendo in maniera esponenziale. E’ un under 23, ma per precisa scelta lo stiamo facendo gareggiare fra gli elite per abituarsi al massimo livello e in più di un’occasione è già arrivato vicino all’ingresso in finale. Io voglio che tutti i ragazzi si sentano fortemente responsabilizzati nell’indossare la maglia azzurra, sappiano che cosa significa. Ma attenzione, perché qualcosa si muove anche a livello femminile, con la Cingolani che si conferma un riferimento fra le U23 con una vittoria e un quarto posto a Verona. Lei a Zolder non ha gareggiato per scelta tecnica, la rivedremo nelle prossime tappe.

Martii Sciortino, a destra, capace di salire sul podio nella seconda prova veronese (Photobicicailotto)
Martii Sciortino, a destra, capace di salire sul podio nella seconda prova veronese (Photobicicailotto)
Il vostro lavoro è chiaramente orientato verso l’appuntamento di Los Angeles 2028. Pensi che in questo lasso di tempo l’Italia possa diventare una delle nazioni di riferimento?

Se non ci credessi non avrei assunto questo incarico. Dobbiamo pensare che risultati come quelli di questo inizio stagione, ma anche le finali a livello mondiale, devono diventare la norma, la base perché allora anche il grande exploit diverrà possibile. Noi abbiamo un livello molto alto, in nazionale come anche nei principali club. Ora è fondamentale averne sempre più la consapevolezza e presentarsi ai grandi eventi senza paura e con una grande fame di successo.

La BMX azzurra per i Giochi ha ancora tre carte da giocare

22.03.2024
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La rincorsa verso Parigi coinvolge anche i ragazzi della BMX azzurra. I piani del cittì Lupi prevedevano la qualificazione entro il 2023, invece il ranking si è complicato e per sperare di staccare il biglietto bisognerà fare risultato fra le Coppe del mondo e lo stesso mondiale. C’è da combattere, ma questo non desta certo preoccupazione. Ieri il tecnico azzurro era a Montichiari per fare un saluto a Ivan Quaranta, con cui negli ultimi mesi si è creato ottimo feeling, e seguire uno dei suoi che si allena con i velocisti. Stamattina invece Lupi ha fatto ritorno a Verona per seguire altri atleti (in apertura, Francesca Cingolani e Marco Radaelli, foto UEC/Sprint Cycling). Lo abbiamo intercettato per fare il punto sulla possibile qualificazione olimpica, sapendo che la missione è complicata, ma non ancora impossibile.

Qual è il punto della situazione?

Abbiamo approcciato la stagione, prima delle Coppe del mondo in Nuova Zelanda e Australia, al 13° posto con 600 punti dal 12°.  Ad oggi siamo dodicesimi a neanche 100 punti dall’undicesimo posto. Quindi si sta facendo un buon lavoro, anche se non è mai abbastanza. Abbiamo avuto qualche incertezza che non ci ha permesso di salire ancora, ma comunque abbiamo fatto un bello step in avanti con le WorldCup di febbraio. L’obiettivo adesso è entrare fra gli 11, che non significa qualificazione assicurata, ma quantomeno avere una buona posizione da cui lottare. Il mio desiderio era chiudere il 2023 e iniziare il 24 in top 10, però le cose sono andate un po’ diversamente. Quindi matematicamente siamo assolutamente in lotta, con la possibilità aggiuntiva di strappare la convocazione con la carta del mondiale 2024 di Rock Hill del 12 maggio. Siamo in piena qualifica.

Giacomo Fantoni ha corso a Tokyo, poi si sarebbe dovuto ritirare, ma è tornato sui suoi passi
Giacomo Fantoni ha corso a Tokyo, poi si sarebbe dovuto ritirare, ma è tornato sui suoi passi
E’ un problema dover lottare così tanto in primavera in termini di freschezza a Parigi, casomai arrivasse la qualificazione?

No, da questo punto di vista riusciamo a gestirci abbastanza bene. Il primo weekend di giugno, con l’europeo in casa chiudiamo il periodo preolimpico. A quel punto, c’è una settimana di tempo perché l’UCI comunichi le liste ufficiali delle Olimpiadi e da lì avremo tutto il tempo di tirare il fiato e poi, se qualificati, di lavorare per rifinire la preparazione in vista di Parigi.

Come va la collaborazione con la struttura tecnica delle nazionali?

Stavo per dirlo. Lo step più importante che abbiamo fatto in questo ultimo anno e mezzo è stato il supporto di Marco Compri. Lui è il nostro riferimento e insieme stiamo monitorando gli atleti. Proprio ieri c’è stata una carrellata di riunioni fra gli atleti e il gruppo performance FCI, per valutare tutto quanto. I recuperi, i carichi di lavoro, i picchi di forma previsti. C’è una bella macchina che lavora anche quando siamo in trasferta. La collaborazione è decollata. La mia volontà sin dall’inizio era quella di avere un gruppo di lavoro con ruoli ben definiti. Per cui tutto ciò che è performance compete a Marco Compri insieme a Sebastiano Costa, uno dei miei collaboratori. Io ricevo e monitoro dall’alto, però ho delegato molto per mantenere una qualità di lavoro generale sempre più alta.

Il gruppo BMX è sempre più integrato, insomma?

Direi di sì. Lo staff di Bragato è sempre super disponibile, non solo con Compri, ma anche gli altri suoi uomini. E devo dire anche Elisabetta Borgia, che dal lato mentale sta lavorando personalmente con diversi atleti. Non è una macchina complessa, perché segue un protocollo che usano tanti altri team e altre squadre, ma nel BMX secondo me abbiamo fatto un grosso passo avanti.

Marco Redaelli e il cittì Tommaso Lupi a Papendal 2021: l’iride juniores parla italiano
Marco Redaelli e il cittì Tommaso Lupi a Papendal 2021: l’iride juniores parla italiano
Com’è il clima in squadra, dovendo lottare per questa qualificazione?

C’è sicuramente più pressione del solito, che però io accetto molto volentieri. Stiamo puntando alle Olimpiadi, non al circuito del patrono. Quindi credo sia bello avere la pressione e bisogna essere bravi a gestirla: sia il sottoscritto, sia la squadra. C’è un’atleta come Fantoni che ha sicuramente grande esperienza e quindi sa sicuramente meglio di altri come gestirsi. E ci sono anche altri atleti più giovani che fanno gare internazionali da una vita, anche se chiaramente un’Olimpiade è sempre un’Olimpiade.

Quindi la pressione è anche funzionale…

Ribadisco che la accetto e la condivido, nel senso che se non vuoi pressione, vai a fare un’altra gara. Insomma cerco di trasmettere ai ragazzi questo tipo di mentalità. Ognuno ovviamente ha il ruolo che gli compete, però in questo momento siamo in un clima di guerra sportiva. Il livello in Coppa del mondo è altissimo, non c’è margine di errore. Per cui ora dobbiamo essere super concentrati, ma quando è il momento di tirare il fiato, è giusto farlo e farsi una risata con una birra davanti.

Lo staff performance interviene anche sui materiali come per esempio con la pista?

No, ognuno ha i propri sponsor e i suoi accordi. Però come nazionale stiamo lavorando per la prima volta con Vittoria per lo sviluppo di un prodotto che non è ancora entrato ufficialmente in uso. Volevamo farlo nelle scorse WorldCup, ma non ho avuto la situazione corretta per farlo, quindi non mi sono preso il rischio. Però è una bella cosa, non è mai successo prima ed è iniziata una bella collaborazione.

Quali sono i prossimi passaggi per arrivare all’obiettivo?

Abbiamo ancora due turni di WorldCup a Tulsa, in Oklahoma, dove bisogna concretizzare perché quelli sono punti pesanti. Dovremo anche capire chi ci sarà in gara, in questo caso i tedeschi, monitorare anche loro e cercare di andare più avanti possibile. Al rientro dagli USA cercheremo di capire in che situazione siamo. Nel mentre abbiamo avuto gare in Italia che contribuiscono al punteggio e poi ovviamente ci sarà il mondiale. Essendo in una posizione matematicamente ancora aperta, ma non tra le top 10 che ti danno una certa tranquillità, diciamo che vale tutto. Bisogna spremere tutto il possibile: «Ragazzi – gli dico – voi passate la linea d’arrivo, poi ci giriamo indietro e capiamo dove siamo».

De Vecchi 2008

Dalle radici della Bmx fino a Tokyo, aspettando Fantoni

28.07.2021
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La presenza di Giacomo Fantoni nel torneo olimpico di Bmx a Tokyo è l’ultimo capitolo di una storia frastagliata, quella dell’Italia in una specialità che finora non è mai riuscita veramente ad attecchire da noi. Eppure i trascorsi sono lontani ed anzi gli inizi erano stati molto promettenti: il Trofeo Topolino attirava sempre grandi numeri di ragazzini appassionati delle due ruote, molti di loro hanno sviluppato proprio grazie alla kermesse intitolata al personaggio Disney la propria passione ciclistica, che poi ha preso altre strade. E’ il caso ad esempio di Gianluca Bonanomi, uno dei primissimi campioni del mondo della specialità.

Il corridore lombardo, oggi 53enne direttore commerciale di Merida Italia, prese spunto dal Bmx per sviluppare la sua carriera: «Ricordo che le finali si disputavano al Motor Show di Bologna, davanti a tantissimi spettatori. Erano gli inizi degli anni Ottanta, poi passai al motocross, ma mi ruppi il ginocchio e ripresi a pedalare. La passione per le specialità adrenaliniche però non mi aveva lasciato, così mi dedicai alla downhill». Con grande profitto, considerando che vanta 5 titoli italiani e un bronzo europeo.

Gianluca Bonanomi, Merida
Gianluca Bonanomi, 5 titoli italiani e un bronzo europeo nella downhill, tra i precursori nella Bmx
Gianluca Bonanomi, Merida
Gianluca Bonanomi, 5 titoli italiani e un bronzo europeo nella downhill, tra i precursori nella Bmx

La mancanza delle grandi città

Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti, ma la Bmx ha faticato a ritrovare quei fasti una volta che l’iniziativa del Trofeo Topolino è venuta meno: «L’Italia paga la scarsità di impianti, racchiusi tutti nel Nord Italia, ma soprattutto il fatto che non ci siano impianti nelle grandi città. E’ questo il vero controsenso: si spendono cifre astronomiche per riempire le città di stadi di calcio, possibile che non si trovino spazi e fondi per gli impianti di Bmx che non occupano così tanto spazio?».

Bonanomi, che gestisce l’impianto di Garlate («Abbiamo avuto il via libera per i fondi regionali per ampliare la pista e portare la partenza a 8 metri come per le principali gare internazionali») ha indirizzato anche i suoi figli Andrea e Riccardo verso la Bmx, da cui poi sono “emigrati” verso la downhill: «Io dico che il futuro della Bmx è comunque roseo, dietro Fantoni abbiamo 4-5 ragazzi che sono ai vertici internazionali nelle categorie giovanili, se lavoreranno bene, già a Parigi 2024 avremo delle soddisfazioni».

De Vecchi Pechino 2008
Una fase del torneo olimpico di Pechino 2008, con De Vecchi davanti. Due le sue presenze olimpiche
De Vecchi Pechino 2008
Una fase del torneo olimpico di Pechino 2008, con De Vecchi davanti. Due le sue presenze olimpiche

De Vecchi, il primo olimpico italiano di Bmx

Se si parla di Bmx in Italia non si può prescindere da Manuel De Vecchi, l’uomo che rappresentò l’Italia agli esordi della specialità alle Olimpiadi, a Pechino nel 2008 e lo fece anche in maniera importante, arrivando alle semifinali e non finendo lontano dall’ingresso nei fantastici 8. De Vecchi, presente anche nel 2012 a Londra, chiuse proprio con la seconda presenza olimpica la sua carriera: «Il bello è che già dall’anno dopo lo sviluppo della struttura italiana fu deciso, con un impianto stabile a Verona invidiatoci in tutto il mondo».

Anche De Vecchi, che oggi continua a lavorare alla sua azienda di famiglia LS-Logistica Sanitaria («veniamo da mesi terribili, di lavoro duro e psicologicamente molto sofferto») pensa che finalmente qualcosa si stia muovendo anche a livello culturale: «Abbiamo bisogno di un numero maggiore di impianti per richiamare le famiglie: per i ragazzi pedalare in Bmx è molto più sicuro che andare su strada e si possono avere risultati importanti. Io grazie al Bmx ho girato tutto il mondo…».

Fantoni Tokyo 2021
Giacomo Fantoni scenderà in gara giovedì 29 luglio alle 3 ora italiana per i quarti di finale
Fantoni Tokyo 2021
Giacomo Fantoni scenderà in gara giovedì 29 luglio alle 3 ora italiana per i quarti di finale

Ora comanda l’Europa

Rispetto ai suoi tempi, la geografia della specialità è cambiata? «Relativamente: l’epicentro ormai si è spostato in Europa dove Francia e Olanda sono le scuole di riferimento, ma l’attività principale, il “business” è sempre negli Usa. La presenza di Fantoni a Tokyo è comunque importantissima, la dimostrazione che anche in Italia si possono fare le cose per bene».

Che cosa rappresenta gareggiare alle Olimpiadi? «E’ qualcosa di unico, io neanche lo speravo perché quando iniziai la mia attività non si pensava nemmeno che la Bmx entrasse nel programma olimpico. Essere nello stesso Villaggio con tutti i campioni sportivi è qualcosa che ricorderò sempre. Mi sono sentito profondamente italiano, con gli altri atleti che tifavano per me, un’esperienza unica».

Anche i figli di De Vecchi fanno Bmx, «ma non li alleno io perché sono sempre stato contrario ai genitori che interferiscono. E poi mio figlio non mi ascolta… Però cresce bene e se vorrà continuare avrà il mio appoggio».

Tra un salto e una spallata, la strada di Fantoni fino a Tokyo

08.07.2021
6 min
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Giacomo Fantoni sarà l’unico atleta italiano della Bmx a Tokyo, poi si ritirerà. Di lui avevamo parlato con il cittì Tommaso Lupi, traendo la sensazione (già provata quando li incontrammo in pista a Montichiari) che della specialità importi soltanto a chi la pratica e pochi altri. Non è bello allenarsi ogni santo giorno e approdare alle Olimpiadi, pensando che là fuori nessuno sa che esisti. Perché poi alla fine le Olimpiadi sono le stesse per tutti e l’oro delle medaglie viene fuso nello stesso crogiolo. Che tu sia Justin Gatlin, appunto, o Giacomo Fantoni. Perciò andiamo a vedere che cosa sta facendo il veronese di Zevio, classe 1991, e in che modo si sta preparando, dato che a Tokyo manca ormai veramente poco.

La convocazione per Tokyo 2020 nel miglior momento della carriera
La convocazione per Tokyo 2020 nel miglior momento della carriera

L’appuntamento è per le 8,30 del mattino, lungo il tragitto che da casa lo porta in palestra. Altri buchi dice che non ne troverebbe. 

Che cosa stai facendo in questo periodo?

Stiamo rifacendo in piccolo quello che abbiamo fatto quest’inverno. Un ciclo di forza per spingere nel modo giusto e per adattarci alla pista, che sarà lunga e insolita. Non c’è il minimo dislivello, che a volte aiuta. La gara del Test Event nel 2019 durò 42 secondi, quasi 7 più del solito. Si rischia di arrivare a 45 secondi. Sembra poco, non lo è.

Siete come i velocisti della pista, in fondo, per cui allungare una gara di 7 secondi non è così banale…

Esatto. La velocità su pista è la specialità del ciclismo classico che si avvicina più alla nostra. Non tanto la velocità individuale, quando il Team Sprint. Il velocista che fa il giro di lancio, ha lo stesso tipo di impegno o comunque molto simile. Noi abbiamo una frequenza di pedalata superiore e anche per noi la partenza è una fase decisiva.

Perdona la domanda in apparenza ingenua, ma… è comoda la posizione sulla Bmx?

E’ una delle cose più scomode che ci sia. Non puoi stare seduto e in piedi non sei centrato come su una bici da strada. Però è perfetta per quello che dobbiamo fare. Anche sul fronte dei materiali, non siamo al livello delle bici da strada o le mountain bike, in compenso però si lavora tantissimo sulla tecnica individuale. Salti, partenze, curve, contatto fisico

Contatto fisico?

In nessun’altra disciplina ciclistica è previsto. La spallata, la spinta fanno parte del gioco, ma in base all’intensità possono valere una squalifica. Si lavora di spalla e di gomito a 55 all’ora, su gobbe sterrate. Il sistema nervoso rifiuta certe cose, ma se non ti adegui, ti passano sopra. Devi essere cattivo e pronto, perché la gara dura così poco che se ti metti a pensarci, è già finita.

Come sono fatte le vostre bici?

Si lavora tanto. Ora la sfida è fra telai in carbonio e in alluminio, ma alla fine è una scelta molto personale, dipende da come giri. Il carbonio è più performante. Per le ruote abbiamo cuscinetti chiusi, di serie. Mi faccio sempre il mio tuning, ma per le Olimpiadi ne faremo uno speciale con l’aiuto del mio allenatore Francesco Gargaglia.

Tutto pronto per volare in Giappone: Giacomo Fantoni, Italy
Tutto pronto per volare in Giappone: Giacomo Fantoni, Italy
Siete come discesisti e dovete mandare a memoria il percorso?

Ho una buona memoria fotografica, per cui quando è possibile faccio un giro con la GoPro sul casco e poi in camera guardo e riguardo il video. Quando arrivo in gara, devo già averlo in testa. E visto che nel 2019 non ho partecipato alla gara di Tokyo, in questi giorni sto guardando tutti i video di chi c’era.

In che modo hai cominciato a correre?

Il mio primo sport fu lo snowboard, mentre a 6 anni ebbi la prima bici. Mia madre aveva corso in mountain bike e un giorno per caso arrivammo alla pista di Montorio Veronese. Fu amore a prima vista, un classico. Il bambino vede le gobbe e le curve e si innamora.

Come mai arrivi alle Olimpiadi solo a 30 anni?

E’ stato un cammino molto lungo. Volevo arrivarci prima, ma non ero nelle condizioni di riuscirci. Nel 2016 provai, ma non lavorai a sufficienza. Sono tanti anni che ci vado dietro e che lo sogno, ma so che ora è il momento giusto. Prima non avrei avuto forma e testa, ora sono al mio picco.

In pista a Montichiari, in una fase diversa della preparazione
In pista a Montichiari, in una fase diversa della preparazione
E come la vivi?

E’ un sogno, sono troppo felice.

Altra domanda ingenua: si guadagna a fare l’atleta nella Bmx?

Per niente ingenua, mi viene fatta spesso e la risposta è che il mio lavoro è un altro. Faccio l’allenatore della mia squadra. Domenica scorsa il nostro Leonardo Cantiero ha vinto il tricolore juniores a Padova. La Bmx non mi dà da vivere e non ci sono corpi militari interessati. Ci fu qualche avvicinamento, ma la risposta non è mai arrivata. Io comunque non posso farci più niente, perciò questo è il mio ultimo anno. Non avendo uno stipendio, non posso crearmi una famiglia e a 30 anni è arrivato il momento di dare una svolta.

Quanto è rigida la disciplina in fase di preparazione?

Tornato dalla Coppa del mondo in Colombia, la mia vita è piena di allenamenti e non faccio praticamente altro. Vita monastica, insomma. Per fortuna però da un paio di giorni abbiamo mollato con i carichi di lavoro e sto iniziando a riposare per avere il giusto recupero. Però si lavora sul vestiario, sulla bicicletta…

Fantoni memorizza i tracciati dalla sera prima: dalla partenza alle singole curve (foto Bmx Pro Race)
Fantoni memorizza i tracciati dalla sera prima: dalla partenza alle singole curve (foto Bmx Pro Race)
Quando parti?

Il 21 luglio, per gareggiare il 29 e 30.

Che effetto fa pensare che andrai alle Olimpiadi?

Non sono ancora del tutto sicuro di quello che mi sta succedendo. Sembra ancora una favola. La qualificazione in Colombia è stata fuori da ogni schema. Prima volta in una finale di Coppa del mondo nell’ultima prova disponibile e per due giorni di fila. E alla fine abbiamo strappato il pass olimpico. I sogni di una vita in un solo weekend. Si fa fatica a credere che sia tutto vero e tutto sommato mi piace che sia così…

A Tokyo faremo il tifo anche per la Bmx azzurra

03.07.2021
4 min
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Per la seconda volta in pochi mesi, torniamo ad occuparci su queste pagine di Bmx. Nella prima occasione, a Montichiari, quando i ragazzi si misero alla prova con la velocità su pista, la qualificazione olimpica era un timido auspicio. Invece adesso Fantoni l’ha centrata e parlare con il cittì Lupi ha un altro sapore. Sono giorni di preparativi e gare. Domenica si corre il tricolore a Padova, sulla pista di casa, mentre la settimana successiva (9-11 luglio) la nazionale sarà a Zolder per gli europei.

Lo studio del percorso è decisivo, vista la velocità delle prove. DI spalle Giacomo “Jack” Fantoni
Lo studio del percorso è decisivo, vista la velocità delle prove. Di spalle Fantoni
Come va?

Tutto molto bene, visti i risultati. Ma se posso dire la verità, me l’aspettavo, anche se per la comunicazione mi avevano chiesto di tenere un basso profilo e di conseguenza non mi sono esposto più di tanto. Di fatto, siamo arrivati alla Coppa del mondo a Bogotà, in Colombia, che eravamo già qualificati, ma quella domenica sera abbiamo praticamente ottenuto il… timbro sul passaporto.

Il posto olimpico è di Fantoni, di cui si era già parlato come dell’uomo di riferimento…

Ma la qualificazione è il risultato di tutta la squadra. Certo Fantoni con due finali di World Cup ha ottenuto un bel risultato e quello davvero mi ha stupito. Risultati che si è meritato, infilandosi dove doveva e soprattutto ripetendosi il giorno dopo, facendo 6° e 7° il 29 e 30 maggio a Bogotà. Sono pochi quelli che sono riusciti a ripetersi nella storia della Bmx.

Foto di una partenza in Coppa Europa a Verona, nel maggio 2021
Foto di una partenza in Coppa Europa a Verona, nel maggio 2021
Perché?

Perché è una disciplina molto tecnica e veloce, che sta alla base di tutte le altre: questo non mi stancherò mai di ripeterlo. Ha caratteristiche tecniche e di prestazione in cui non puoi sbagliare nulla. Una gara dura 35”-37”, il minimo errore è fatale. Per cui Fantoni andrà a Tokyo e Furlan sarà la riserva, anche se non potrà volare laggiù. Il terzo uomo invece è Sciortino, che è più giovane e ha lavorato davvero bene.

Credi che vedere in diretta televisiva le prove di Bmx aiuterà a diffondere lo sport?

So che Eurosport le trasmetterà con il commento di Ilenia Lazzaro, padovana come me. Un’Olimpiade come la nostra ha bisogno di visibilità. Serve al movimento e serve per i ragazzi che si spaccano la schiena e spesso non li vede nessuno. E comunque già qualcosa sta cambiando.

Che cosa?

C’è un’aria più serena. La gente mi ferma e fa i complimenti, gli atleti hanno ritrovato nuovo orgoglio nel fare parte del movimento. Puoi fare altre scelte se c’è in ballo il Tour de France e perché entrano altre cose in ballo, ma anche noi abbiamo un dignità.

Fase di volo in allenamento per Fantoni in Colombia. La Bmx esige resistenza, esplosività e grande lucidità
Fase di volo in allenamento per Fantoni in Colombia. La Bmx esige resistenza, esplosività e grande lucidità
Perché Fantoni è arrivato alle Olimpiadi solo adesso?

Ha 30 anni e non sarà il più anziano, perché Graf gareggerà a 32 anni e poi si ritirerà, come del resto ha già annunciato anche Fantoni. Jack è un grande a livello tecnico ed è fortissimo fisicamente, ma forse in passato non è riuscito a metterci la freddezza che invece ha tirato fuori in Coppa del mondo. Arriva a Tokyo con grande esperienza e forte dei risultati ottenuti. Ho sempre detto che alle Olimpiadi sarebbe andato chi avesse concretizzato gli sforzi con qualche risultato.

Fantoni entrerà poi nello staff azzurro?

Non so dirlo, non se ne è parlato, anche perché tutti noi tecnici delle nazionali dovremo ridiscutere le nostre posizioni con la nuova dirigenza federale. Io ho il mio progetto, ma sarà da valutare. Fra le idee, senza far nomi, c’è quella di far entrare nel giro anche un ex atleta che abbia smesso da poco, che possa dare una marcia in più al lavoro.

Foto della spedizione in Colombia. Da sinistra Fantoni, Sciortino, Furlan. Dietro Quintero (collaboratore) e il Ct Lupi
Foto della spedizione in Colombia. Da sinistra Fantoni, Sciortino, Furlan. Dietro Quintero (collaboratore) e il Ct Lupi
Cosa farà Fantoni da qui a Tokyo?

Non gareggerà. Può essere un rischio, ma la gara di Tokyo sarà insolitamente lunga, fra 42” e 43”, per cui d’accordo con il suo preparatore si è deciso di fare un altro blocco di lavoro. E il 21 luglio partiremo.

Per gareggiare quando?

Il 29 e 30 luglio. La fortuna è che nei giorni precedenti potremo girare sul percorso. E’ un bene, perché Fantoni non venne al Test Event del 2019 e al momento sta anche vedendo i video delle gare precedenti. Siamo nel pieno. E fra poco si parte.