La “prima” di Villa su strada. Tante idee e un talento cristallino

18.04.2025
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Al Giro della Città Metropolitana di Reggio Calabria vinto da Luca Colnaghi, c’è stato l’esordio di Marco Villa sull’ammiraglia della nazionale italiana. Una prima assoluta? Non proprio, considerando che nel lungo periodo di permanenza del cittì azzurro nel mondo della pista, spesso ha portato i suoi ragazzi a competere nelle gare su strada con la maglia azzurra. Resta però il fatto che la classica italiana era la prima occasione per indossare le “nuove” vesti di responsabile chiamato a rilanciare il mondo della strada, quello guida del ciclismo italiano.

Villa però resta attaccato fortemente alla pista, tanto è vero che in queste ore è a Gand, con la Fidanza e la Baima chiamate a raccogliere punti in una competizione nel velodromo insieme a 6 ragazzi. Sa bene però che tutti guardavano alla prova calabrese con una certa curiosità e il pluripremiato tecnico non si tira indietro.

Gli azzurri alla partenza da Reggio Calabria, alla sinistra Finn, alla destra Viviani (foto Mazzullo)
Gli azzurri alla partenza da Reggio Calabria, alla sinistra Finn, alla destra Viviani (foto Mazzullo)

«Parlare di esordio mi pare un termine eccessivo, non solo per il fatto che sono già stato su un’ammiraglia azzurra, quanto perché un vero e proprio esordio è quando affronti una gara titolata. Questa era una rappresentativa nazionale in una corsa per club e con questo non intendo minimamente sminuirla, anzi credo che esperienze simili, che ho già affrontato, siano utilissime».

Come ti sei regolato nelle convocazioni?

Ho scelto di portare una squadra di giovani insieme a Elia Viviani, che ringrazio sempre per la sua disponibilità e che ha fatto un po’ da “chioccia” per i suoi compagni. Era importante sfruttare quest’occasione per far capire che una nazionale è qualcosa di diverso da una normale corsa vissuta nel proprio team, si ha una responsabilità diversa vestendo quella maglia con tutto il suo carico di storia e devo dire che ho trovato fra i ragazzi uno splendido affiatamento.

L’arrivo vittorioso di Colnaghi. Per Finn il primo podio da pro’ (foto Mazzullo)
L’arrivo vittorioso di Colnaghi. Per Finn il primo podio da pro’ (foto Mazzullo)
Come sei stato ricevuto dagli altri dirigenti delle formazioni italiane, è cambiato qualcosa?

Non direi, paradossalmente era più complesso parlare con loro prima, quando bisognava affrontare la programmazione di un quadriennio. Ora da questo punto di vista è tutto molto più semplice. E’ chiaro che alla base dei mio lavoro c’è sempre il dialogo costruttivo con i manager e i team per quegli atleti che ritengo utili alla causa azzurra e in questo senso ho già avuto segnali molto positivi.

In quale misura?

Io ho già in testa una certa intelaiatura per la nazionale per mondiali di settembre ed europei di ottobre, in base ai percorsi. La gran parte degli atleti che mi interessano, faranno programmi che contemplano Giro e Vuelta e questo ai fini delle prove titolate è un programma che mi va benissimo. Il Tour è lontano, significa chiedere ai ragazzi di avere un terzo picco di forma che non si raggiunge con facilità. Poi ci può essere l’eccezione, ma io devo ragionare su dati reali. Anche perché io avrò bisogno di una nazionale composta da corridori tutti al 100 per cento della forma.

Con Finn e Viviani, Villa ha portato anche D’Amato, Fancellu, Garibbo, Raccani e Belletta
Con Finn e Viviani, Villa ha portato anche D’Amato, Fancellu, Garibbo, Raccani e Belletta
Che impressione hai tratto dalle classiche nella tua nuova veste, le hai viste con occhio nuovo?

Non direi, d’altronde non è che prima la strada non la guardavo, anzi. Ho fatto il professionista per 11 anni, i miei corridori su pista hanno sempre gareggiato su strada, non avrei potuto non avere un occhio interessato oltre che appassionato. La mia esperienza mi dice ad esempio che non bisogna guardare solo ai risultati: il Fiandre con tanti italiani davanti è stato un bellissimo segnale.

Tu hai detto che guardi soprattutto ai giovani, la maggior parte dei quali è all’estero…

Anche su pista ero chiamato a parlare con i team esteri per i vari Ganna, Viviani, Consonni e compagnia. Dobbiamo abituarci a un ciclismo globalizzato, avere rapporti con tutte le squadre del WorldTour, era ed è ancora di più il mio compito. Se quelle squadre investono sui nostri ragazzi, significa che il talento non è minimamente venuto meno.

Podio finale per Colnaghi, Bais e Finn nell’ordine (foto Mazzullo)
Podio finale per Colnaghi, Bais e Finn nell’ordine (foto Mazzullo)
La tua prova calabrese si è chiusa con il podio di Lorenzo Finn, chiaramente sul campione del mondo junior c’è tanta attenzione addosso. Tu come lo hai visto?

Avevo visto il mondiale e quel successo non è stato casuale – afferma Villa – Ho parlato di lui con Gasparotto e mi ha detto che nei ritiri prestagionali ha visto un ragazzo molto talentuoso ma anche maturo, che era già all’altezza di corridori molto più esperti e blasonati. Ha iniziato la stagione in ritardo per colpa della frattura alla clavicola, ma io l’ho visto alla Coppi e Bartali trovandolo già brillante. Sapendo che doveva correre nelle Ardenne gli ho chiesto se voleva mettere dentro un’altra gara, l’ha chiesto al team e mi ha dato la sua adesione.

Che corridore hai trovato?

Ho trovato un gran talento, ma non parlo solo delle sue qualità fisiche. Ha già la testa del professionista, dall’alimentazione alla vita in hotel, anche a come organizzarsi per le trasferte. In gara ha corso da leader: ha attaccato nella prima salita e si è innervosito perché non aveva collaborazione, ha attaccato nella seconda portando con sé il solo Fiorelli con lui e gli ho detto di non spingere troppo ma aspettare la rampa finale. Così ha fatto portando via la fuga decisiva. Per essere all’inizio della sua avventura da pro’, ha fatto vedere belle cose.

Il ligure Finn ha attaccato più volte nel corso della gara, impressionando il suo cittì per la sua autorevolezza
Il ligure Finn ha attaccato più volte nel corso della gara, impressionando il suo cittì per la sua autorevolezza
C’è da attendersi una nazionale imperniata sulla gioventù?

Chi mi conosce sa che sono sempre stato abituato a lavorare con corridori giovani ma anche con gente esperta – sentenzia Villa – Io mi baso su due principi che valevano prima come adesso: un corridore esperto, a prescindere dall’età, che può darmi qualcosa troverà sempre la porta aperta da me, se sarà utile per il team. Dall’altra parte non mi sono mai fatto scrupoli nel gettare nella mischia ragazzi che hanno talento, anche qui a prescindere dalla data di nascita. Il metodo di lavoro non cambia…