Di giornate storiche, lo sport italiano ne sta vivendo molte in questo anno così particolare e quella di domenica nel suo lo è stata, perché per la prima volta da quando la Bmx è diventata sport olimpico, anche l’Italia si fregia di un titolo mondiale, uno di quelli che contano davvero perché promette tantissimo e anche a breve termine: Marco Radaelli si è laureato campione del mondo junior a Papendal, in Olanda, proprio nella patria dell’attuale dominatore della specialità, quel Niek Kimmann che dopo l’oro olimpico si è preso anche quello iridato assoluto.
Un tris di autentici talenti
Radaelli, 18enne di Garlate (LC) ha già conquistato 4 titoli europei nelle varie categorie.. Quello junior non era mai stato vinto da un italiano e rappresenta un segnale di speranza già in funzione di Parigi 2024, soprattutto perché non è casuale. Manuel De Vecchi, iridato Cruiser e primo azzurro a guadagnarsi la partecipazione olimpica aveva già segnalato la presenza in Italia di una generazione impressionante di campioni e Radaelli è solo la punta di un iceberg che comprende tra gli altri anche Matteo Tugnolo, quarto e vicecampione europeo e Leonardo Cantiero, numero 1 del ranking Uci.
Da dove nasce una proliferazione tale considerando che a livello assoluto già la qualificazione olimpica di Giacomo Fantoni è da considerare un grande risultato? Il cittì Tommaso Lupi mette ordine: «Sono diversi anni che nelle categorie giovanili otteniamo risultati. Il segreto è un cospicuo investimento che la Fci ha fatto per far fare esperienze estere a questi ragazzi, è solo così che si cresce. Il successo di Radaelli è la ciliegina sulla torta».
A differenza di altri sport, nella Bmx si emerge già da giovanissimi, per questo i risultati degli junior sono così promettenti in ottica Parigi 2024?
Bisogna fare attenzione a non farsi prendere dai facili entusiasmi. Intanto l’anno prossimo Radaelli passerà di categoria, approdando gli Under 23 che proprio nel 2022 verrà istituita come categoria a sé stante. Vedremo in questi due anni come lui e gli altri ragazzi si adatteranno, quale sarà il cammino di qualificazione olimpica, faremo le nostre valutazioni se puntare su di loro o su elementi leggermente più grandi come ad esempio De Vecchi, Bertagnoli, Sciortino ma anche altri. Parigi 2024 è praticamente dopodomani, certamente vogliamo non accontentarci più della semplice presenza, ma andare con ambizioni.
E’ singolare che possiamo godere di un gruppo così promettente pur dovendo convivere con una cronica carenza di impianti, soprattutto al Centro-Sud…
Questo aspetto è fondamentale per la crescita del movimento ed è ai primissimi posti nell’agenda federale. Dobbiamo allargare il bacino d’utenza, gli impianti esistenti sono già saturi. Nel valutare i risultati dei ragazzi dobbiamo dire grazie alle società, all’impegno che ci mettono per garantire loro la necessaria esperienza all’estero: le gare italiane hanno un format diverso, privilegiano giustamente il divertimento e la promozione. Questi ragazzi vincono non grazie a una formula magica, ma al lavoro di gruppo, per questo è un oro che va condiviso in tanti.
All’estero la Bmx è da sempre considerata il punto di accesso per i bambini nel mondo delle due ruote. Quando vedremo in Italia campioni su strada che hanno iniziato a praticare il ciclismo grazie alla Bmx?
Io dico che questa cultura comincia a prendere piede anche da noi, sono tanti i bambini che si stanno avvicinando alla Bmx e poi prenderanno strade diverse, ma ci vuole tempo, proprio perché si tratta di un cambio culturale, finalmente si sta capendo che la Bmx ti dà quella capacità tecnica che sarà la base per qualsiasi altra attività.
Nell’espansione della Bmx secondo te non sarebbe il caso di puntare su promozione e marketing rivolti alle famiglie, sottolineando che far pedalare i figli negli impianti di Bmx è molto più sicuro che mandarli su strada?
Assolutamente, il tema della sicurezza è la leva su cui dobbiamo muoverci proprio per spingere i comuni a investire su impianti di Bmx. Dobbiamo dare la possibilità alle famiglie di far fare sport ai propri figli senza grandi rischi. Io credo che non serva poi molto per far decollare i tesseramenti.
L’Olanda ha sviluppato una stretta collaborazione fra Bmx e settore della velocità su pista e i risultati si sono visti a Tokyo, in entrambe le specialità. L’Italia seguirà questa strada?
Su questo dobbiamo fare chiarezza: l’Olanda ha investito fortemente sul settore della velocità su pista, ha seguito due strade diverse che erano parallele, solo in apparenza le stesse. Se ci sarà la possibilità di sviluppare un discorso sinergico sicuramente non ci tireremo indietro e se dei ragazzi della Bmx dimostreranno capacità su pista e vorranno seguire quell’indirizzo daremo loro il massimo del sostegno. L’importante è che, in una disciplina come nell’altra, possiamo contribuire al rilancio del ciclismo nazionale.