Davide De Cassan, Polti VisitMalta 2025

De Cassan: la strada per il rilancio passa dalla General Store

12.12.2025
4 min
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Due stagioni con la Polti VisitMalta, assaporando e imparando a muoversi nel mondo dei professionisti. Al termine di questi due anni però per Davide De Cassan di spazio nel team di Ivan Basso non ce n’era più, allora tocca rimboccarsi le maniche e ripartire. I colori questa volta sono quelli della General Store-Essegibi-F.lli Curia di Daniele Calosso, che lavora insieme a Paolo Rosola e gli altri membri dello staff. 

«E’ da un mese o poco meno – racconta Davide De Cassan – che ho ripreso ad allenarmi in maniera seria. Dopo aver chiuso la stagione con la Veneto Classic, il 19 ottobre scorso, mi sono fermato per due settimane. Po ho ripreso con calma a fare movimento, ma nulla di che: camminate e un po’ di mountain bike. Dalle mie parti, a Cavaion Veronese, c’è il Monte Moscal che ha diversi percorsi adatti al fuoristrada o alle camminate. Niente di impegnativo, ma un’oretta o due di pedalata vengono sempre fuori».

Davide De Cassan, camminate, montagna
Davide De Cassan al termine della stagione si è concesso un po’ di riposo con delle camminate in montagna (foto Instagram)
Davide De Cassan, camminate, montagna
Davide De Cassan al termine della stagione si è concesso un po’ di riposo con delle camminate in montagna (foto Instagram)

Distarsi

Davide De Cassan racconta, i due anni con la Polti VisitMalta sono passati velocemente e la notizia del mancato rinnovo non è arrivata direttamente dal team. Il veneto, piano piano, ha capito di essere sempre più a margine dei progetti della formazione professional. L’ultima stagione, iniziata a fine gennaio scorso in Spagna, è stata lunga e impegnativa.  

«Fare qualcosa di diverso dal solito andare in bici – ci dice ancora De Cassan – mi ha aiutato a sgomberare la mente. Il 2025 è stato un anno impegnativo, con tante gare, e il dispendio di energie fisiche e mentali si è fatto sentire. Inoltre ho dovuto cercare un’altra squadra, diciamo che avevo bisogno di resettare tutto».

Davide De Cassan, Polti VisitMalta 2025
De Cassan ha corso per due stagioni con la Polti VisitMalta, dopo essere stato stagista nel 2023
Davide De Cassan, Polti VisitMalta 2025
De Cassan ha corso per due stagioni con la Polti VisitMalta, dopo essere stato stagista nel 2023
Cosa ha reso questa stagione così impegnativa?

La caccia ai punti ha messo un’ansia collettiva a tutto il gruppo. E’ un aspetto che nel primo anno non avevo riscontrato, complice il fatto di essere partiti davvero bene. Mentre nel 2025 la frenesia è aumentata parecchio, questo si è tradotto in scelte più ponderate e pesate da parte del team una volta in corsa.

Pensi questo abbia condizionato il tuo percorso di crescita?

No. Penso sia stato un pensiero più legato ai diesse e allo scegliere i corridori giusti per ogni gara. 

Quando è arrivata l’accordo con la General Store-Essegibi-F.lli Curia?

Una volta appresa la notizia che non avrei proseguito con la Polti VisitMalta, ho iniziato a cercare una sistemazione per il nuovo anno. La voglia non è mai mancata, tanto che mi sono allenato anche nelle due settimane in cui non avevo un contratto in mano. E’ stato un fine stagione strano, perché molti team hanno chiuso, altri si sono trasformati o uniti, quindi di corridori senza certezze per il prossimo anno ce n’erano tanti. Nel cercare ho guardato anche alle continental e ho trovato la General Store, che tra l’altro è dietro casa.

Davide De Cassan, Polti VisitMalta 2025
In questi due anni De Cassan ha messo insieme 112 giorni di corsa
Davide De Cassan, Polti VisitMalta 2025
In questi due anni De Cassan ha messo insieme 112 giorni di corsa
Hai detto di non aver perso la voglia, cosa ti spinge a ripartire?

Desidero fare un anno nel quale provare a rilanciarmi. Sono comunque giovane, a gennaio farò ventiquattro anni. Certo, non ho l’età dei fenomeni che escono ora dalla categoria under 23, ma a livello complessivo ho tanto da dare. La cosa bella è che in General Store mi hanno accolto benissimo, conosco già molta gente che fa parte dello staff. Lo stesso Paolo Rosola lo conosco da tanti anni. E’ una squadra che sta crescendo tanto, sia per struttura ma anche nel calendario. 

Essere al secondo anno elite ti spaventa?

No, ho fiducia che lavorando al meglio si possa arrivare a buoni livello. Certo tra una continental e una professional ci sono delle differenze, ma credo nel lavoro dei singoli e sono pronto a dimostrare che se un atleta lavora bene può fare tutto. E’ una scommessa mia ma anche del team. 

Davide De Cassan, Polti VisitMalta, Il Lombardia 2025
Il veneto ha corso per due volte Il Lombardia e la Strade Bianche
Davide De Cassan, Polti VisitMalta, Il Lombardia 2025
Il veneto ha corso per due volte Il Lombardia e la Strade Bianche
Cosa ti rimane dei due anni in Polti?

Tanta esperienza e una crescita importante, ho corso in gare come la Strade Bianche e Il Lombardia. Non ci sono solo le corse, ma anche un mondo che gira intorno alla prestazione: viaggi, organizzazione, logistica. L’obiettivo è tornare in quel mondo, da oggi fino al 22 dicembre sarò al primo ritiro con la General Store, in Spagna. Poi torneremo anche a gennaio per altre due settimane di lavoro. Mi aspetta un anno decisivo e voglio farmi trovare pronto.

Cronoscalata dell'Uva, Palù di Giovo 2025, Andrea Cobalchini (photors.it)

Cobalchini (figlio d’arte), i passi giusti per arrivare in cima

12.11.2025
6 min
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E’ notizia di questi giorni il passaggio di Andrea Cobalchini dalla Gottardo Giochi Caneva alla General Store. Di lui ci aveva parlato Ivan Ravaioli, raccontando il viaggio della sua squadra alla Philippe Gilbert Juniors. In quel momento sembrava che il giovane veneto classe 2007 dovesse approdare direttamente alla MBH Ballan. Ma le cose in questa fase dell’anno cambiano come le nuvole quando c’è vento. Nel team di Valoti e Bevilacqua sono arrivati Buratti e Zoccarato, l’UCI ha cambiato i regolamenti per i pro’ U23 e così l’approdo nella continental veronese è parso il passo giusto (in apertura la vittoria nella cronoscalata di Palù di Giovo a fine settembre / photors.it).

Leggere il suo nome ha acceso un ricordo di tanti anni fa, di quando un altro Cobalchini – suo padre Carlo – era uno dei dilettanti più in evidenza. Un podio nella cronosquadre ai mondiali militari, una ventina di vittorie. Incrociò le ruote con giovani talentuosi come Simoni, di cui fu compagno di squadra ed è ancora amico, Pantani e quelli che nei primi anni Novanta si giocavano i traguardi migliori. Poi decise con coraggio di scendere da quel treno che andava troppo forte. Smise circa dieci anni prima che nascesse suo figlio e tutti i cimeli – le bici, i caschi, gli album fotografici e i nastri VHS – li lasciò nella casa di famiglia. Fu andando da suo nonno infatti, che Andrea iniziò a incuriosirsi vedendo quel materiale nel garage.

Andrea Cobalchini, Gottardo Giochi Caneva 2025
Andrea Cobalchini, classe 2007 – 60 chili per 178 – ha corso con la Gottardo Giochi Caneva
Andrea Cobalchini, Gottardo Giochi Caneva 2025
Andrea Cobalchini, classe 2007 – 60 chili per 178 – ha corso con la Gottardo Giochi Caneva

Testa a testa con Rosato

Dopo un ottimo 2025 con tre vittorie e sei podi, il ragazzo ha ricominciato ad allenarsi da poco, ma in modo ancora blando. Quest’anno oltre alla prima stagione da U23 lo aspetta la maturità in un Istituto Tecnico Economico con indirizzo internazionale, per cui studia economia aziendale più tre lingue: spagnolo, tedesco e inglese. Dice sorridendo che in certe materie fa più fatica che in altre e che di base preferisce pedalare. A volte lo fa anche con suo padre, che un paio di uscite a settimana se le concede ancora. Ricorda che la prima volta che riuscì a batterlo fu da giovanissimo, quando lo precedette in volata. Poi si ferma, ci pensa, sorride e conclude che probabilmente Carlo lo lasciò vincere.

«Sono molto contento della stagione che ho fatto – dice – soprattutto della mia crescita. Anno dopo anno sono riuscito a migliorare e a raggiungere un livello molto alto. Sono quasi più contento delle prestazioni che dei risultati. Ho fatto anche tanti secondi posti dopo aver dettato il ritmo in salita. Poi purtroppo, non essendo abbastanza veloce, sono stato battuto. Me la sono giocata spesso con Rosato, un cliente parecchio scomodo. Negli anni scorsi non riuscivo proprio a stargli a ruota, quest’anno sono riuscito anche a batterlo. Sono contento di essere riuscito ad arrivare al suo livello. Ora per fare la differenza devo cercare di crescere ancora un po’ in salita. Siamo amici, è una bella rivalità, ma la vedo dura di poterlo battere in volata, perché ancora sono abbastanza fermo».

Impegno, disciplina e poca pressione

Basta uno sguardo per rendersi conto che il suo fisico ha ancora tanto da sviluppare e di conseguenza i margini potrebbero essere notevoli. Sessanta chili per 178 centimetri, le vittorie e i risultati migliori sono venuti negli arrivi in salita più impegnativi. Sul Monte Grappa, come pure a Sestriere e a Monte Campione. Quel giorno gli è caduta la catena a inizio salita e ha perso parecchio tempo per rimetterla a posto. La rimonta è stata potentissima, ma alla fine gli sono sfuggiti soltanto Rosato e Proietti, che ha vinto.

«Visto come si allenano e come sono seguiti tanti miei coetanei – ragiona – penso di avere ancora margini. Ho iniziato da G1 e sin dagli esordienti ero un po’ indietro come maturazione fisica. I miei hanno voluto che facessi sport perché da ragazzino ero un po’ sovrappeso e avevo bisogno di fare attività. Ancora adesso mi manca una fisicità da uomo fatto, per questo con il mio vecchio preparatore Dario Giovine abbiamo sempre lavorato in prospettiva futura, anche se ormai devi dimostrare tutto il tuo valore da junior, altrimenti fai fatica a trovare una squadra per continuare a correre in bici. Io ho sempre cercato di viverla con passione, con impegno, con costanza e disciplina, dandomi però gli spazi giusti. Perché magari dai il meglio da junior e più avanti ti perdi».

Collegno-Sestriere 2025, 104,5 chilometri, Andrea Cobalchini, Gottardo Giochi Caneva
A Sestriere il 24 agosto una delle vittorie più belle di Cobalchini
Collegno-Sestriere 2025, 104,5 chilometri, Andrea Cobalchini, Gottardo Giochi Caneva
A Sestriere il 24 agosto una delle vittorie più belle di Cobalchini

La famiglia di Caneva

A Caneva c’è arrivato nel 2025, dopo aver fatto il primo anno nel Team Tiepolo di Udine. E probabilmente l’incontro con Ivan Ravaioli è stato decisivo per il salto di qualità.

«Ivan è stato un riferimento – dice – perché sa tenere tutto a bada. Se c’erano dei problemi, delle insicurezze o anche dei punti su cui magari avevamo idee diverse, anche solo per le gare da fare, cercava sempre di darmi la sua motivazione. Però ascoltava anche quello che gli dicevo e alla fine ha sempre cercato di venirmi incontro. Mi ha dato sempre una grande mano anche su cose banali, come vestirmi per la gara, cosa mangiare. Era sempre pronto ad aiutarmi, è stato veramente un gran direttore sportivo. Abbiamo creato una bella famiglia, tra tutti i compagni non ci sono mai stati momenti di conflitto, è stato un bell’anno».

Andrea Cobalchini, Gottardo Giochi Caneva 2025 (foto Bolgan)
Il posizionamento in sella è una delle differenze più evidente fra il ciclismo di Andrea e quello di Carlo Cobalchini (foto Bolgan)
Andrea Cobalchini, Gottardo Giochi Caneva 2025 (foto Bolgan)
Il posizionamento in sella è una delle differenze più evidente fra il ciclismo di Andrea e quello di Carlo Cobalchini (foto Bolgan)

I consigli di papà Carlo

Che cosa significa avere un padre corridore, sia pure di un’epoca lontana e soprattutto tanto diversa? Di cosa parlano quando ragionano di ciclismo? E quali consigli ha dato Carlo Cobalchini a questo figlio così promettente?

«Nel nostro scoprire entrambi come si sta evolvendo il ciclismo – racconta – mio padre cerca di aggiornarsi, però racconta spesso come funzionava nei suoi anni. I dilettanti di prima e seconda serie, il servizio militare. E poi mi racconta che al tempo dovevi fare almeno 3-4 anni da dilettante prima di passare professionista, mentre qua se non passi subito, sei già da buttare. Ogni tanto mi fa notare come sia cambiato il ciclismo, sotto tutti i punti di vista. Mi parla spesso delle gare o anche semplicemente delle bici, di come venivano messi in sella: un’altra cosa che adesso è cambiata molto. Ha cercato di farmi vivere il ciclismo come se non fosse l’unica soluzione, anche se mi ha sempre appoggiato perché sa che è la strada che voglio provare a intraprendere. Mi è stato vicino con i fatti più che con le parole, dandomi tutti i mezzi possibili per riuscire a emergere. E’ sempre stato un mio sostenitore».

La General Store gli è piaciuta al primo sguardo. Finora ha avuto a che fare con il team manager Beghini, con il diesse Calosso e con il nuovo preparatore che gli ha dato le basi per ripartire. Ha notato la grande organizzazione e preso nota dei prossimi appuntamenti. Nel weekend sarà in ritiro con la squadra per un team building, in cui avrà modo di conoscere tutto il resto dello staff. A dicembre andranno in ritiro a Benidorm. E’ un altro passo verso il grande gruppo, con la sensazione che in futuro sentiremo parlare di lui.

Tommaso Bosio, stagione 2025, General Store

La strada di Bosio è in salita e punta su vette importanti

18.10.2025
7 min
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Tommaso Bosio ha 18 anni e dopo i due da junior alla Trevigliese, la prima stagione da under 23 l’ha corsa con la General Store. Di lui ha parlato alcuni giorni fa Marino Amadori dopo averlo visto arrivare davanti alla Coppa San Daniele e da quel momento, andando a ritroso nella stagione, alcuni piazzamenti in gare di salita hanno richiamato ulteriormente l’attenzione. L’ottavo posto alla Bassano-Montegrappa, come il sesto alla Zanè-Monte Cengio. L’ottimo comportamento alla Fleche Ardennaise e anche sul traguardo di Oropa alle spalle dei professionisti. Segnali che meritano uno sguardo più attento e la conferma che anche al di fuori dei devo team si possano coltivare talento e voglia di fare.

Ieri Bosio ha chiuso al tredicesimo posto i 151 chilometri della Serenissima Gravel, uno dei pochi ad averla finita. E mentre tornava verso casa, abbiamo provato a conoscerlo un po’ meglio, mentre la stagione è ormai alle ultime mosse e poi si potrà staccare e cominciare a pianificare la prossima.

«Devo dire che non posso lamentarmi più di tanto – dice facendo un primo bilancio – sono abbastanza soddisfatto di com’è andata la stagione finora. Credo di essere stato soprattutto molto costante. Sono mancati magari un paio di acuti eclatanti, però secondo me dove contava ho fatto vedere quello che valgo. Ho dimostrato di arrivare sempre a ridosso delle prime posizioni anche in gare di livello assoluto, quindi sono contento. Secondo me non bisogna vedere i devo team come qualcosa di appartenente ad un altro mondo. Bisogna lavorare in maniera ineccepibile e cercare di fare le cose nella migliore maniera possibile. Ovviamente è fondamentale avere una squadra che ti supporti in una certa maniera e io sono fortunato. Alla General Store ho un supporto di buon livello e poi lavorando nel modo giusto, anche a livello personale, si riesce a fare un buon lavoro. Non bisogna temere il confronto».

Team General Store, 2025, Tommaso Bosio
Nella General Store, la sua presenza ricorda quella del primo Francesco Busatto, con margini notevoli
Team General Store, 2025, Tommaso Bosio
Nella General Store, la sua presenza ricorda quella del primo Francesco Busatto, con margini notevoli
Quali sono i punti in cui il supporto della squadra è decisivo?

Sicuramente sui materiali, perché i devo team hanno gli stessi delle squadre WorldTour, quindi sicuramente questo può essere considerato il gap maggiore. E poi in termini di preparazione e gestione generale della squadra, a partire dal calendario. Aspetti che in generale, al giorno d’oggi, devono essere curati al meglio. Nelle devo lo sono, nelle altre squadre c’è chi prova a lavorare allo stesso modo. Si cerca sempre di fare il meglio.

Alla luce di questo, hai capito quali saranno i punti su cui lavorare perché il prossimo anno sia migliore di questo?

Credo di essere cresciuto molto nel corso dell’anno e i numeri migliori della stagione li ho fatti nella seconda parte. In generale la crescita è stata molto costante quest’anno e di questo sono contento. Sicuramente un aspetto su cui devo lavorare è l’esplosività. Quest’anno ho perso la possibilità di fare tanti piazzamenti nei primi 10 in corse internazionali proprio perché arrivavo in un gruppetto che si giocava ad esempio la quinta posizione e io chiudevo alle spalle di chi faceva il piazzamento. Questo sicuramente può fare una grossa differenza in termini di risultati. Un altro aspetto su cui mi piacerebbe lavorare in ottica del prossimo anno sono gli sforzi molto lunghi in salita. Alle fine è il mio terreno e per puntare alla classifica in gare come Giro Next Gen o il Giro della Valle d’Aosta serve essere performanti su quel tipo di prestazioni. Vorrei concentrarmi ancora di più su questo, che già è uno dei miei punti di forza.

Gran Premio Capodarco 2025, Tommaso Bosio, General Store, in azione sul muro (photors.it)
Tommaso Bosio, tortonese classe 2006. Qui in azione sul muro di Capodarco: la classica marchigiana del 16 agosto chiusa in 13ª posizione (photors.it)
Gran Premio Capodarco 2025, Tommaso Bosio, General Store, in azione sul muro (photors.it)
Tommaso Bosio, tortonese classe 2006. Qui in azione sul muro di Capodarco: la classica marchigiana del 16 agosto chiusa in 13ª posizione (photors.it)
A proposito di salite, abbiamo notato un bel piazzamento a Oropa, la scorsa settimana, alle spalle di WorldTour e professional.

Diciamo che quando si corre con i professionisti e, guardando la classifica, se si vede un corridore continental che arriva davanti, a mio avviso vale tanto. Bisogna considerare le dinamiche che si vivono in gruppo. Le squadre WorldTour per diritto stanno schierate nella prima parte, poi via con le squadre professional e in ultimo le continental. A Oropa ad esempio, sotto questo punto di vista è stata una cosa eclatante. Eravamo due o tre continental ed eravamo tutti costretti a stare nelle ultime 30 posizioni del gruppo. Il percorso era molto nervoso con tante curve secche e rilanci praticamente da fermi, per cui abbiamo preso una quantità incredibile di frustrate. Mi ricordo un rettilineo in cui si rientrava sulla strada principale, dopo un tratto con tante curve strette.

Che cosa è successo?

Noi eravamo in fondo al gruppo e rilanciavamo a tutta per tenere le ruote di quelli davanti e quando ci siamo riaccodati, abbiamo visto quelli delle squadre WorldTour che ripartivano dopo essersi fermati per fare pipì. Questo per far capire quanto fossimo svantaggiati. Per cui secondo me la prestazione finale ha un valore anche superiore. Poi è ovvio che quando si corre con certi corridori, bisogna fare i conti anche col livello della corsa. Però sono fiducioso che con la crescita e il miglioramento, anno per anno si possa arrivare a competere anche a quei livelli.

Continui ancora con il cross e la mountain bike?

Ho sempre fatto diverse specialità, poi negli anni ho seguito sempre di più l’attività su strada. Da quest’anno ho deciso di concentrarmici al 100 per cento, puramente per una questione di opportunità per il futuro. Nella passata stagione ho ottenuto tanti bei risultati nel mondo della mountain bike, ma le possibilità lavorative sono molto ridotte rispetto al mondo della strada, quindi ho voluto fare questa scelta. Forse un po’ anche audace, ma per ora sono contento di averla fatta e non ho grossi rimpianti.

Chi è il tuo allenatore?

Alla General Store abbiamo un preparatore comune a tutti i ragazzi. E’ Riccardo Bernabè, che io ritengo davvero molto bravo. Per questo dicevo di aver avuto una crescita importante nel corso dell’anno e sicuramente una grossa parte si deve anche a lui. Continuando a lavorare, spero di poter mettere fra gli obiettivi del prossimo anno il passaggio al professionismo, che è il principale per tutti quelli che fanno questo sport. Ma sul calendario ho adocchiato alcune gare su cui metterò dei cerchietti rossi. Corse che mi piacciono, vicine alle mie caratteristiche in cui spero di fare il meglio possibile. Voglio cercare di fare ancora un salto di qualità e secondo me nella prossima stagione si può fare davvero bene.

Il secondo posto nell’Eroica Juniores del 2024 è stato uno dei passaggi che ha fatto propendere Bosio verso la strada
Il secondo posto nell’Eroica Juniores del 2024 è stato uno dei passaggi che ha fatto propendere Bosio verso la strada
Cosa si può dire di Tommaso Bosio per chi non lo conosce?

Sono un ragazzo molto inquadrato, nel senso che mi piace concentrarmi su quello che faccio e ora nella mia vita il ciclismo viene prima di tutto il resto. Attualmente ho iniziato a fare la triennale in Scienze Motorie all’università, con l’idea di fare la magistrale in Scienza della nutrizione umana. Ho scelto questo percorso perché era l’unico, tra quelli che mi interessavano, che si potesse conciliare con l’attività ciclistica. La nutrizione è un aspetto fondamentale che riguarda tutti gli sportivi in generale e mi appassiona parecchio. Un domani potrebbe essere anche il piano di riserva o il modo di porre le basi per attività future. Per il resto ho interessi comuni, nel senso che esco ogni tanto con gli amici, anche se raramente.

Cosa pensano i tuoi coetanei di tanta dedizione?

Ho sempre la sensazione di essere parte di un altro mondo. Nel senso che ci sono le amicizie di sempre, però io sono comunque parte del mondo del ciclismo e gli altri non riescono a capirlo sino in fondo. Però devo dire che nella mia cerchia di amicizie questo non è un problema, non vengo tagliato fuori perché magari sono più impegnato di altri e questo dipende dagli amici che si hanno e io per questo sono fortunato. Poi ovviamente tanti amici li ho anche nel mondo del ciclismo, perché siamo via tantissimi giorni all’anno e alla fine le persone che vedo di più sono quelle che fanno la mia stessa vita.

La Fleche Ardennaise 2025, Tommaso Bosio
La Fleche Ardennaise ha visto Tommaso Bosio difendersi molto bene in mezzo ai più forti devo team d’Euoropa (immagine Instagram)
La Fleche Ardennaise 2025, Tommaso Bosio
La Fleche Ardennaise ha visto Tommaso Bosio difendersi molto bene in mezzo ai più forti devo team d’Euoropa (immagine Instagram)
La bicicletta è anche un oggetto divertente oppure solo uno strumento di lavoro?

Attualmente l’unica bici di proprietà che ho è una mountain bike. Purtroppo nel corso della stagione non riesco ad utilizzarla spesso, però in inverno cercherò di uscirci di più, magari nella casa al mare in Liguria, dove c’è più varietà per quanto riguarda i percorsi. Tra l’altro a breve, appena finita la stagione, partirò per un piccolo bikepacking in Costa Azzurra con la gravel. Quindi direi che il ciclismo non è solo un lavoro, ma anche passione e un divertimento. Saremo un bel gruppo di amici, fra alcuni ragazzi che corrono e altri che sono amatori. Come gli amici: non tanti, ma buoni.

Dennis Lock, General Store-Essegibi-Fratelli Curia (Photors.it)

Lock vince, ma si dà un ultimatum: «Se non passo, smetto»

26.09.2025
4 min
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Dennis Lock a Collecchio ha colto la sua prima vittoria in maglia General Store. Un successo inseguito per diverso tempo e fortemente voluto, il ragazzo danese che in Italia è diventato grande ha finalmente raccolto i primi frutti del suo lavoro (in apertura Photors.it). 

«Sono molto felice del risultato di domenica scorsa a Collecchio – dice Dennis Lock, danese classe 2002 – anche perché è la seconda vittoria, vuol dire che la prima non è arrivata per caso. Questa prima stagione da elite mi ha insegnato molte cose, dopo il brutto infortunio in Lussemburgo sono tornato più forte di prima. Sinceramente non mi aspettavo di avere tanta forza. Ho lavorato e sto lavorando ancora molto per passare professionista, il 2025 è l’ultima occasione che mi concedo. Sono passati tre anni da quando sono arrivato in Italia, vivere lontano da casa non è semplice. 

Dennis Lock, General Store-Essegibi-Fratelli Curia (Photors.it)
Dennis Lock quest’anno è passato alla General Store-Essegibi-Fratelli Curia dopo la chiusura della Zalf (Photors.it)
Dennis Lock quest’anno è passato alla General Store-Essegibi-Fratelli Curia dopo la chiusura della Zalf (Photors.it)

Parola a Rosola

Al suo fianco ha lavorato e sta ancora lavorando lo staff del team General Store-Essegibi-Fratelli Curia. Tra questi c’è la figura di Paolo Rosola, diesse della formazione continental e che ha lavorato insieme a Lock per riuscire a far emergere le sue qualità.

«Quello di Lock – racconta Paolo Rosola – è stato un cammino progressivo di crescita che ha portato a questa bella vittoria. Il merito è da dividere tra tutti, il ragazzo ma anche lo staff e la squadra. Ognuno di noi è stato bravo, a partire dal preparatore e dal nutrizionista, figure ormai di riferimento nel ciclismo moderno. Noi diesse siamo il riscontro di come lavora la squadra». 

Dennis Lock, General Store-Essegibi-Fratelli Curia (Photors.it)
Al primo anno elite Lock è riuscito a togliersi diverse soddisfazioni, tra cui due vittorie (Photors.it)
Dennis Lock, General Store-Essegibi-Fratelli Curia (Photors.it)
Al primo anno elite Lock è riuscito a togliersi diverse soddisfazioni, tra cui due vittorie (Photors.it)

Ampi margini

La storia di Dennis Lock è quella di un ragazzo partito dalla Danimarca con l’obiettivo di venire a correre in Italia per crescere e migliorare. Il suo cammino lo ha portato prima alla Carnovali Rime nel 2022 e nel 2023. La stagione scorsa è arrivata la chiamata della Zalf-Euromobil, con la chiusura della formazione guidata da Faresin il futuro di Lock ha preso le tinte dei colori della General Store.

«Lock è al primo anno elite – continua a raccontare Rosola – è arrivato a noi dopo che la Zalf ha cessato l’attività. Lo avevamo già visto ed eravamo interessati perché pensiamo sia un corridore capace di fare ottime cose. I numeri c’erano e ci sono, aveva bisogno di persone che lo portassero a esprimersi al meglio. Ha ancora margini di crescita, ne sono convinto, anche se il fatto di essere un elite non aiuta. Ormai in pochi guardano a questa categoria, si punta a prendere atleti di secondo o terzo anno e il rischio per gli altri è di cadere in questo limbo». 

Dennis Lock, General Store-Essegibi-Fratelli Ciuria, Settimana Internazionale Coppi e Bartali
Il danese (il secondo da destra) ha corso anche tra i professionisti, qui alla Settimana Coppi e Bartali
Dennis Lock, General Store-Essegibi-Fratelli Ciuria, Settimana Internazionale Coppi e Bartali
Il danese (a destra) ha corso anche tra i professionisti, qui alla Settimana Coppi e Bartali

Provarci ancora

Il primo anno da elite rischia di essere una tagliola dalla quale si fa fatica ad uscirne interi, invece Lock grazie al supporto di Paolo Rosola e di tutta la General Store-Essegibi-Fratelli Curia ha trovato il modo di emergere e farsi notare. 

«Lock voleva giocarsi ancora le sue carte – conclude il diesse – un’altra occasione per riuscire a passare professionista. Si meritava questa chance e ha ottenuto dei bei risultati, peccato perché in alcune situazioni non ha raccolto il massimo. Un esempio è al Giro d’Abruzzo, dove il freddo lo ha costretto al ritiro. Da questo punto di vista aveva bisogno di alcuni consigli su come affrontare certe situazioni di gara, devo dire che durante l’anno ha imparato tanto. Il futuro è ancora incerto, spero possa trovare una squadra e una sistemazione adeguata alle sue qualità. Credo che possa stare tra i professionisti, glielo auguro, ma sa anche che le porte da noi saranno sempre aperte».

Remelli: la General Store si gode il nuovo pupillo

15.04.2025
5 min
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Un secondo anno da junior che gli è valso tre vittorie, tra le quali spunta la semitappa del Giro della Lunigiana 2024 con arrivo sul muro di Bolano. Risultati che gli sono valsi anche la convocazione, da parte del cittì Dino Salvoldi, al mondiale di Zurigo vinto poi da Lorenzo Finn. Stiamo parlando di Cristian Remelli, ragazzo veneto al primo anno nella categoria under 23. Un salto fatto insieme al team General Store-Essegibi-Fratelli Curia. Alla prima gara del calendario nazionale, la Coppa San Geo, è arrivato un secondo posto alle spalle del più esperto Matteo Ambrosini.

Cristian Remelli alla prima gara della stagione, la Coppa San Geo, ha colto un buon secondo posto
Cristian Remelli alla prima gara della stagione, la Coppa San Geo, ha colto un buon secondo posto

Sulle orme della sorella

Cristian Remelli non si è fatto mancare nulla in questa prima parte del 2025, nella quale ha trovato l’esordio tra i professionisti alla Coppi e Bartali. Oggi sulle strade del Giro d’Abruzzo arriva la seconda esperienza nel ciclismo che conta. Il veneto classe 2006 ha fatto passi piccoli e decisi, ma negli ultimi sei mesi ha preso lo slancio giusto che lo ha portato a mostrare le sue qualità. 

«La vittoria al Giro della Lunigiana – ci racconta – mi ha dato tanta fiducia nei miei mezzi. Ho capito che posso competere anche a quei livelli. Il mio è un percorso che è iniziato fin da piccolo, dalla categoria giovanissimi. In famiglia non ci sono ciclisti, è stata mia sorella Eleonora la prima a pedalare e io qualche anno dopo l’ho seguita. Non sono mai stato un vincente, penso di aver vinto qualcosa da giovanissimo e basta. Poi la scorsa stagione mi sono sbloccato, ma negli anni precedenti vedevo dei miglioramenti e tuttora li vedo».

Il contatto con la General Store è nato nell’estate del 2024, dopo la prima vittoria tra gli juniores
Il contatto con la General Store è nato nell’estate del 2024, dopo la prima vittoria tra gli juniores
Sbloccato a livello di prestazione o mentalmente?

È sempre stata una crescita andata di pari passo. I piazzamenti sono sempre arrivati, ero lì per giocarmela. Mi mancava quel passo per raggiungere la vittoria che finalmente è giunto. Ho una grande passione per il ciclismo, mi piace vedere tutte le corse quando sono a casa. Questo mi ha aiutato a tenere duro e anche se i risultati stentavano ad arrivare io ero felice perché vedevo dei miglioramenti. Poi da junior, grazie al misuratore di potenza, queste sensazioni sono diventate concrete anche nei numeri

La General Store ti sta già mettendo alla prova con un bel calendario…

Credono molto in me e questo mi dà tanta fiducia. Sto prendendo parte alle gare più importanti e la squadra non mi mette pressioni. Correre con i professionisti aiuta a far crescere il motore, le corse a tappe di questo calibro (il Giro d’Abruzzo iniziato oggi, ndr) sono impegnative ma riuscire a finirle è un buon segnale. 

Che riscontro hai avuto da queste prima gare con i professionisti?

Al Trofeo Laigueglia, dove il livello era davvero altissimo, ho capito che se nei momenti cruciali non corri davanti sei tagliato fuori. Il gruppo non ti aspetta! Alla Settimana Coppi e Bartali è andata meglio, tanto che nella terza tappa sono rimasto nel secondo gruppo. Ora per il Giro d’Abruzzo punto a qualche fuga ma non sarà facile

Remelli, a sinistra, sta correndo il Giro d’Abruzzo. Si tratta della sua seconda corsa a tappe con i pro’
Remelli, a sinistra, sta correndo il Giro d’Abruzzo. Si tratta della sua seconda corsa a tappe con i pro’
Ora sei al Giro d’Abruzzo, corsa che l’anno scorso hai fatto nella categoria juniores, che effetto ti fa?

Vero! Ne parlavo ieri in ammiraglia. E’ passato un anno esatto, il 14 aprile 2024 stavo correndo l’ultima tappa al Giro d’Abruzzo Juniores. Una coincidenza che mi ha fatto un po’ sorridere, ma è così e sono contento. 

Senti che concretamente si sta avvicinando il tuo sogno di diventare professionista?

La strada è ancora lunga e c’è molto da lavorare, quindi bisogna farlo bene sperando di essere fortunati. Sono convinto che se continuerò a lavorare come fatto fino ad adesso ce la farò. 

La crescita del veneto classe 2006 è stata costante, ora si aspetta altri passi in avanti
La crescita del veneto classe 2006 è stata costante, ora si aspetta altri passi in avanti
Hai detto di avere una grande passione per il ciclismo cosa ti piace?

Nel guardarlo direi che sono stregato dai fenomeni che abbiamo il piacere di ammirare oggi. Se penso al mio ciclismo vi rispondo che è bello allenarsi con gli amici e passare il tempo insieme a qualcuno con cui mi trovo bene. Anche fare una lunga salita tranquilli e chiacchierare è piacevole. Ho anche un ristretto gruppo di persone che quando riesce viene a vedermi alle gare. 

Con con la scuola tu stai stai riuscendo un po’ a coordinare il tutto?

Da quest’anno sono entrato nel progetto studente-atleta e quando sono alle gare ho le assenze giustificate. Per il resto basta restare al passo con le verifiche e le interrogazioni. L’anno più impegnativo da questo punto di vista è stato il 2024, quando ero junior. Non avevo le assenze giustificate e quindi non potevo saltare troppe ore di lezione. Il problema è che già in quella categoria si deve viaggiare parecchio e ci si allena ad alti livelli. Ora riesco a coordinare meglio il tutto. 

Cirlincione, da Cuneo uno scalatore con tanta voglia di emergere

25.03.2025
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Spesso ci si lamenta della situazione del ciclismo giovanile nel Sud e delle difficoltà che i ragazzi hanno per emergere. Ma siamo sicuri che al Nord sia tanto diverso il discorso? Il tema è tornato d’attualità grazie alla vittoria di Domenico Cirlincione al Gran Premio San Giuseppe. Il portacolori della General Store viene da Cuneo e conosce bene la realtà piemontese, che certamente non è così semplice come si penserebbe considerando che, per i personaggi che ha saputo regalare alla storia delle due ruote, ci si aspetterebbe ben altro.

Cirlincione è ciclista per tradizione famigliare: «Corro in bici fin da quando ne ho memoria – racconta all’indomani del suo successo – mio padre però rispecchia esattamente quel profilo di corridore del sud che si trasferiva al nord per correre, lui viene dalla Sicilia. Poi ha trovato lavoro a Cuneo ed è rimasto quando ha messo da parte la bici. Mi ha portato alla Sc Vigor Piasco dov’era diesse fra i giovanissimi, poi mi ha passato a Fabio Rinaldi e Mattia Pozzo fra gli juniores. Da questo punto di vista sono stato fortunato…».

La vittoria di forza a Montecassiano, precedendo Bruno e il compagno di team Bortoluzzi (Photors)
La vittoria di forza a Montecassiano, precedendo Bruno e il compagno di team Bortoluzzi (Photors)
Perché?

Perché mi sono ritrovato in una squadra dove regnava la tranquillità, non c’erano particolari aspettative. Questo mi è servito per crescere, poi da U23 ho continuato a evolvermi, due anni con la Gallina Ecotek e dallo scorso anno alla General Store.

Come mai hai cambiato a metà della tua permanenza nella categoria?

Non mi trovavo male nel team di Turchetti, i primi due anni sono stati utili, ma a un certo punto si è deciso che il club lasciava la Continental e io invece volevo quella dimensione per mantenere un calendario adeguato. Ci siamo lasciati in buoni rapporti, con la General Store ho trovato esattamente la risposta alle mie aspettative. Il primo anno però è stato difficile perché nelle prime gare sono caduto più volte e ho perso così molto tempo per raggiungere la forma migliore. Mi si era abbassata l’autostima e nel finale ormai, quando mi sono ripreso, era un po’ tardi.

Cirlincione ha corso in Piemonte fino agli juniores, poi due anni alla Gallina e due alla General Store (foto Instagram)
Cirlincione ha corso in Piemonte fino agli juniores, poi due anni alla Gallina e due alla General Store (foto Instagram)
Il 2025 è iniziato con ben altro piglio…

Quest’anno sono partito con più calma, guardando alle classiche primaverili internazionali, ma forse proprio questo disincanto mi ha reso più leggero e quindi efficiente per le prime corse della stagione fino alla vittoria a Civitanova Marche. Facendo il paragone fra i due team, entrambi sono curati nell’appoggio ai propri corridori, il fatto è che il calendario è più ricco.

Parliamo della tua realtà geografica: com’è correre e cercare di emergere venendo da Cuneo, c’è attività dalle tue parti?

E’ un tema interessante. Qui le società ci sono, vedi Mattio e poi dalle mie parti sono emersi corridori anche nelle ultime stagioni, ad esempio Oioli e Bozzola. Forse il problema è che da queste parti non ci sono grandi team nell’ambito juniores e credo che questo derivi molto dall’impostazione culturale che diamo all’attività. Qui si punta soprattutto al divertimento, a lasciare i ragazzi (e ci metto anche gli allievi) liberi di trarre il meglio dall’attività, di rimanere in questo mondo, senza pesare troppo sui risultati. E’ chiaro però che ci si diverte soprattutto se si va forte e i risultati vengono di conseguenza.

Cirlincione si definisce uno scalatore più aerobico, non scattista ma capace negli arrivi ristretti (Photors)
Cirlincione si definisce uno scalatore più aerobico, non scattista ma capace negli arrivi ristretti (Photors)
Che cosa significa ciò?

Che cresciamo con la voglia di allenarci prendendo l’attività sempre come un gioco. Io dico che il sistema da questo punto di vista funziona, chiaramente poi si arriva al punto di trovare spazio oltre i nostri confini regionali per continuare a crescere e fare di questo gioco qualcosa di più.

Questo però comporta anche che ci sia un peso specifico diverso con altre regioni del nord…

Effettivamente tante squadre soprattutto lombarde vengono da queste parti a fare ciclomercato. I ragazzi sono stimolati ad accettare perché gli danno tutto, compresa la bici, nelle società di qui invece c’è una mentalità diversa. Io ad esempio ho avuto e ho usato la mia bici finché non sono passato under 23. Non dimentichiamo poi che la tradizione di queste zone è molto legata all’offroad.

Il piemontese era già stato vincitore lo scorso anno al GP Rovescalesi e nel 2023, nella Gallina, al GP Chianti (foto Fruzzetti)
Il piemontese era già stato vincitore lo scorso anno al GP Rovescalesi e nel 2023, nella Gallina, al GP Chianti (foto Fruzzetti)
Ora che cosa ti aspetta?

Sono alla Coppi e Bartali ma so che troverò un livello molto alto, vado non per fare risultato quanto per preparare le classiche della categoria, tra le quali non vedo l’ora di correre il Recioto con il quale ho un rapporto di amore/odio, perché lo reputo la corsa più adatta a me ma per una ragione o per l’altra non riesco mai ad arrivarci nella forma giusta. Speriamo che questo sia l’anno giusto, lì mi voglio proprio divertire…

La prima di Kevin Pezzo Rosola, che vuol farsi perdonare

06.06.2024
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Per Kevin Pezzo Rosola quella di domenica è stata una giornata importante, forse decisiva. Il figlio d’arte non aveva ancora assaggiato il dolce sapore della vittoria da quando era passato nel ciclismo che conta, prima alla Tirol e poi, dallo scorso anno, alla General Store. Lo ha fatto in una gara importante del calendario italiano, la Coppa della Pace e chissà, ora quel successo potrebbe anche cambiare le prospettive.

Il giovane veronese ne è cosciente e infatti racconta la sua vittoria con dovizia di particolari, quasi a volerla rivivere passo dopo passo: «Erano tre anni che correvo questa gara, la conosco ormai molto bene. All’inizio sono entrato nella fuga di 14 corridori che è andata avanti per gran parte della gara. C’era molta collaborazione, poi su uno strappo che andava ripetuto 8 volte, man mano il gruppetto si è assottigliato. Siamo rimasti in 7 e ho visto subito che Zamperini era l’uomo forte».

Il podio della Coppa della Pace a Sant’Ermete con Pezzo Rosola fra il sudafricano Stedman e Peschi
Il podio della Coppa della Pace a Sant’Ermete con Pezzo Rosola fra il sudafricano Stedman e Peschi
Ti sei messo alle sue calcagna?

Sì, sentivo che la gamba era buona e potevo giocarmi qualcosa d’importante. Lui ci ha provato una prima volta all’ultimo giro in salita ma l’ho tenuto, poi in discesa ci sono venuti a prendere. Io intanto ho rifiatato ed è stata la scelta giusta. Anche perché avevo con me Peschi che mi ha aiutato. Così a 600 metri ho provato il colpo di mano e mi è andata bene, infatti ho vinto con un paio di secondi (foto di apertura Rodella).

Finora eri passato per un perfetto uomo squadra, non per un finalizzatore…

Lo so e questo è dovuto all’evoluzione degli ultimi anni della mia carriera. Il primo anno da junior ero andato bene, poi sono iniziati i problemi, soprattutto negli ultimi due anni. Non trovavo mai la condizione giusta, a quel punto era giusto lavorare per gli altri. Nel team però mi sono trovato subito bene, ho visto che apprezzavano il mio lavoro, ma intanto mi accorgevo anche che raggiungevo numeri mai fatti in precedenza. Devo dire grazie ai miei preparatori di quest’anno, Luca Zenti e Riccardo Bernabé che hanno cambiato molto nel mio modo di allenarmi, ma anche a chi mi è stato psicologicamente vicino, dalla mia famiglia alla mia fidanzata Sabrina.

Papà Paolo è sempre prodigo di consigli, ora è il diesse di Kevin alla General Store
Papà Paolo è sempre prodigo di consigli, ora è il diesse di Kevin alla General Store
Tuo padre raccontava di come invece tu sia vicino a tuo fratello Patrick, riesci a farti ascoltare molto più di lui…

Abbiamo un bel rapporto. Io cerco semplicemente di metterlo di fronte alla realtà. Il ciclismo è già cambiato rispetto a quando avevo la sua età, io ci sono passato e so quanto quelli che sta vivendo lui siano anni importanti, nei quali già ci si gioca tutto. Ora le grandi squadre guardano agli juniores, a chi è appena passato Under 23 ma già il tempo passa e diventa sempre più difficile trovare spazio. Bisogna cogliere l’attimo, io cerco di responsabilizzarlo in tal senso.

Che cosa hanno detto a casa della tua vittoria?

Erano quasi più sorpresi di me, non ci sono molto abituati… Erano davvero contenti, come da tempo non li vedevo.

Per il veronese quella di Sant’Ermete è stata la prima vittoria da Under 23
Per il veronese quella di Sant’Ermete è stata la prima vittoria da Under 23
Una buona candidatura per un posto al Giro Next Gen…

Infatti sono selezionato nel team, dopo la corsa rosa si vedrà come impostare la seconda parte di stagione. Per me partecipare è importantissimo anche per mettere una pietra sopra a quel che è successo lo scorso anno. Per me quella corsa (contraddistinta dalla squalifica sua e di tanti altri corridori per traino, ndr) è stata un punto di svolta. Ho capito che dovevo cambiare io per primo, nel mio approccio a questo mestiere. Quest’anno deve essere diverso, voglio riscattare la mia immagine.

Ti è pesato tutto quel che è successo, soprattutto le polemiche che ne sono seguite?

Moltissimo, è stata una brutta pagina di ciclismo, oggi ne ho la consapevolezza. Quel giorno ho capito tanto, è stato uno sbaglio che almeno mi ha insegnato qualcosa. Non è un caso se tanti di quelli che sono stati squalificati come me oggi sono tra i migliori U23. Ora lavorano duro, nessuno di noi cerca più scuse o sotterfugi.

Il veneto con i compagni di squadra: questa volta hanno corso tutti per lui
Il veneto con i compagni di squadra: questa volta hanno corso tutti per lui
Con che aspirazioni andate alla corsa rosa?

Non abbiamo un leader che punta alla classifica, vedremo di valutare giorno dopo giorno, Noi cerchiamo soprattutto le tappe, di sfruttare i percorsi vallonati che offrono molte occasioni.

Sarà anche un confronto con i team stranieri, i devo team del WorldTour. Ci sono ancora le differenze viste nel 2023?

Io credo che il gap sia stato ridotto. Abbiamo avuto occasione di gareggiare in Belgio, a casa loro per così dire e abbiamo visto che non è più come lo scorso anno. Ci saranno tanti protagonisti di quelle cose, noi partiamo con la consapevolezza che ce la possiamo giocare.

Menghini vince a Empoli e lancia la sfida a Skerl

29.02.2024
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Alla Coppa San Geo Bryan Olivo metteva subito la sua firma sulla stagione tenendo fede alle promesse della vigilia. Intanto alla Firenze-Empoli, l’altra contemporanea classica nazionale di apertura della stagione U23, a svettare era Alessio Menghini. Un successo in volata, quello del portacolori della General Store, ma dietro c’è stata una corsa dai mille volti. Una vittoria che a un certo punto sembrava utopistica visto come si era messa la corsa. Un successo che per lui vuol dire molto, considerando il fatto che nel primo anno nella categoria gli era sempre sfuggita.

La vittoria nasce da lontano, da una preparazione invernale senza intoppi e impostata per andare subito forte: «Ho lavorato moltissimo perché volevo migliorare non solo la mia base, ma anche la mia tenuta sui percorsi duri. Avevo capito nello scorso anno che per emergere dovevo fare un salto di qualità nel mio rendimento. Un percorso come quello toscano è adatto alle mie caratteristiche, per questo tenevo a presentarmi pronto. Il ritiro che abbiamo fatto in Spagna è stato utilissimo in tal senso, anche perché abbiamo costruito subito una grande intesa fra noi compagni».

Menghini trionfa alla Firenze-Empoli. Baseggio, saltato sul rettilineo, è secondo (photors.it)
Menghini trionfa alla Firenze-Empoli. Baseggio, saltato sul rettilineo, è secondo (photors.it)
Tu hai cambiato squadra quest’anno, perché?

Innanzitutto ci tengo a dire che con la Solme Olmo non ho avuto alcun tipo di problema, mi hanno dato buone opportunità e ho ottenuto piazzamenti di rilievo nello scorso anno. Alla General Store mi hanno però fatto una buona offerta e proposto un calendario più adatto alle mie caratteristiche. Ho l’opportunità di crescere anche come concorrenza da affrontare, ad esempio potendo anche correre all’estero.

Veniamo alla gara, vissuta prevalentemente sulla fuga di Viviani e Novak, il corridore boemo nato tra l’altro il tuo stesso giorno. Hai temuto che la loro azione andasse in porto?

A un certo punto sì, soprattutto conoscendo le grandi qualità di Novak. Quando all’ultimo giro attraverso la radio mi hanno detto che avevano ancora un minuto e mezzo di vantaggio ho pensato che la gara fosse andata. Poi però le principali squadre, soprattutto Trevigiani, Biesse e Zalf si sono messe a tirare di brutto e il vantaggio si è progressivamente ridotto.

Il podio della classica toscana con Menghini fra Baseggio e Dati (photors.it)
Il podio della classica toscana con Menghini fra Baseggio e Dati (photors.it)
Voi avete contribuito all’inseguimento?

Abbiamo cercato di rimanere nascosti, per risparmiare energie per la volata finale visto che la corsa si stava mettendo bene per noi. Gli altri team stavano lavorando bene, l’andatura era molto forte, ma sapevamo che non si poteva tentare alcuna azione e dovevamo compattarci per lo sprint.

Come hai costruito la tua volata vincente?

Dopo che abbiamo ripreso la fuga, abbiamo provato a organizzarci. Dalla fine della discesa si è messo davanti a me Cirlincione, mentre Palomba mi teneva coperta la ruota. Così fino all’ultima curva quando ho agganciato la ruota di Baseggio saltandolo a 80 metri dal traguardo.

Con Menghini a Firenze erano Dal Cappello, Berasi, Cirlincione, Palomba e Pozza (Photors)
Con Menghini a Firenze erano Dal Cappello, Berasi, Cirlincione, Palomba e Pozza (Photors)
Primo anno senza successi, inizia la seconda stagione e sali subito sul primo gradino del podio. Che cosa è cambiato nel frattempo?

Il primo anno non è stato negativo, ma avevo molto da imparare. Mi sono accorto nel corso della stagione che andavo sempre più migliorando, me lo dicevano i numeri. E pian piano stavo maturando. Io credo che i miei risultati fossero nell’ordine delle cose, in attesa del salto di qualità che spero essere arrivato. Stavolta ero pronto, sentivo le gambe che giravano bene.

Ti ritieni un velocista puro?

Non proprio. E’ vero che ho un buon picco e che anche nelle volate di gruppo mi riesco a districare e far vedere, ma preferisco i finali più frastagliati, dove c’è selezione e si arriva con un gruppo più ristretto. Quella di Empoli è stata proprio la corsa ideale, con un gruppo scremato ma comunque con il nostro team pronto per favorirmi.

Il friulano Menghini ha buoni numeri da sprinter, ma vuole spiccare anche in salita (foto Instagram)
Il friulano Menghini ha buoni numeri da sprinter, ma vuole spiccare anche in salita (foto Instagram)
Le tue capacità allo sprint ti contrappongono idealmente a un altro velocista della categoria come Daniel Skerl, che tra l’altro ti ha risposto vincendo domenica il GP Misano 100. Credi che possa nascere una rivalità fra voi?

Non lo so, rispetto molto Skerl, domenica non ci siamo potuti confrontare per colpa di una caduta che mi ha tolto dalla corsa. Lui credo sia più un velocista puro, quindi nelle volate di gruppo lo vedo più forte. Sarà comunque divertente affrontarlo e una sportiva rivalità penso che possa far bene a entrambi. Staremo a vedere.

C’è qualche corridore al quale ti ispiri?

Non credo di discostarmi da quello che dice la maggioranza dei giovani. Siamo un po’ tutti intrigati dai campioni del momento, quelli da classiche come Van Aert e Van Der Poel. Io vorrei essere proprio come il campione del mondo. E’ un modello di riferimento per il suo modo di correre, anche se io ho un fisico un po’ diverso, sono alto 1,82 per 70 chili, non troppo pesante, per questo voglio diventare più forte negli strappi brevi.

Per Menghini un 2023 con 9 Top 10, anche al Giro Next Gen ma senza vittorie (foto Instagram)
Per Menghini un 2023 con 9 Top 10, anche al Giro Next Gen ma senza vittorie (foto Instagram)
I prossimi impegni?

Intanto le classiche di marzo in Italia come le due prove di San Pietro in Gu e la Popolarissima e poi la trasferta in Slovenia, su percorsi vallonati come piacciono a me. Saranno quelle gare il mio vero obiettivo, dove portare a casa il risultato.

Rosola: «I corridori li abbiamo, i soldi no»

27.04.2023
6 min
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ROMA – Il tempo che Busatto spiegasse il modo in cui lavora alla Intermarché-Wanty-Gobert – con la stagione suddivisa in periodi di carico, corse e recupero – e il pensiero è andato a quello che avrebbe fatto nella General Store-Essegibì in cui ha corso nel 2022. Quando si è saputo che sarebbe andato via, Paolo Rosola non ha fatto salti di gioia. Il tecnico del team veneto, ben consapevole della forza di Francesco, lo avrebbe tenuto volentieri. Ed è proprio da lui che partiamo per capire come mai si vada cantando questo ritornello dei giovani italiani che non saprebbero fare sacrifici e di squadre non all’altezza delle rivali europee.

«Anche qui si programma – dice Rosola fra un giro e l’altro del Gran Premio Liberazione l’anno scorso Busatto stesso ha fatto un mese senza colore per andare ai mondiali, vi ricordate? Con Marino (Amadori, cittì della nazionale U23, ndr) impostammo il discorso. E quando ci chiese la disponibilità di portarlo in ritiro a Sestriere, d’accordo col suo preparatore lo lasciammo andare. Non è vero che non si programma. Solo che la Intermarché ha 18 corridori, noi ne abbiamo 13-14 e fra loro ci sono dei primi anni che fino a giugno pensano alla scuola. Quando loro sono fermi, non posso fermare gli altri. Sono terzi e quarti anni, si devono conquistare la… medaglia per emergere».

Paolo Rosola, 65 anni, è approdato alla General Store Essegibi a giugno 2022
Paolo Rosola, 65 anni, è approdato alla General Store Essegibi a giugno 2022
Così però salta la programmazione che allinea i team europei con le squadre pro’.

E’ vero. Però c’è chi magari è partito ad allenarsi più tardi e adesso ha bisogno di correre. La programmazione va fatta sempre con criterio e con gli elementi che hai.

Quando va bene, qui ci si ferma per andare a Livigno prima del Giro e poi si corre anche tre volte a settimana…

Vero. Sono nel dilettantismo da un anno e devo ancora capire bene. La cosa che secondo me in Italia manca sono i soldi. Noi dirigenti e direttori sportivi italiani non siamo stupidi. Parlo con tutti e abbiamo tutti la stessa linea. Il fatto è che non avendo il budget delle grandi squadre, dobbiamo limitare i ritiri, dobbiamo limitare le trasferte e determinate cose. Però non gli facciamo mancare niente, i ragazzi si devono ricordare anche di questo. Le corse all’estero? Mi sta bene che si vada, ma se non ho soldi, come faccio?

Se si corresse meno, puntando però alla qualità delle corse, si riuscirebbe a risparmiare per andare all’estero?

Probabilmente sì, ma anche quello è un discorso sempre più limitato. E’ raro che si venga a correre così lontano come qui a Roma, normalmente vado a fare le gare del Veneto. Forse è vero che si corre troppo, ma se non si corre non abbiamo la possibilità di farli allenare, perché non abbiamo un budget per tenerli 10-15 giorni negli appartamenti

Alle spalle del tedesco Koch che tira, Diego Ressi della General Store chiuderà il Liberazione all’8° posto
Alle spalle del tedesco Koch che tira, Diego Ressi della General Store chiuderà il Liberazione all’8° posto
Quando eri nei professionisti che idea ti eri fatto dei ragazzini italiani?

Io ho sempre dato un’occhiata al mondo giovanile, soprattutto agli juniores. Il problema è che i corridori hanno parlato fra loro e hanno deciso che per diventare grandi bisogna andare all’estero. Mi può anche stare bene, però all’estero bisogna andarci con criterio. Sono d’accordo che l’attività deve essere programmata, ma allo sponsor delle nostre squadre, quello che ci permette di vivere, devi far vedere qualcosa. Perché se salti una domenica e poi ne salti un’altra, lui viene a chiederti come mai i corridori delle altre squadre invece corrano. E poi c’è un’altra cosa…

Quale?

Sento dire che i corridori italiani non sono considerati dai talent scout che girano le corse per conto delle grandi squadre. Ma dove sono questi talent scout? Dove sono i procuratori che vengono a tutte le corse? E quanti direttori sportivi dei pro’ vedete in giro? Qui abbiamo begli atleti, ma vanno gestiti e per gestirli ci vogliono i soldi. Ho letto il post che ha scritto Rossella Di Leo su Facebook e non dice cose sbagliate. Il guaio è che c’è la caccia a prendere gli juniores per farli passare e questo secondo me è sbagliato. Però…

Però?

Paolo Rosola è anche un genitore e vi dico che ho un figlio allievo. Se vengono a chiedermi di farlo passare quando sarà junior, sbaglio a tenerlo o lo faccio passare? Questo mi mette in difficoltà, ma non capisco perché si spinga in questa maniera per farli passare così presto.

Stefano Leali in azione al Palio del Recioto: classe 2004, è uno degli elementi che secondo Rosola meritano di essere seguiti (photors.it)
Stefano Leali in azione al Recioto: classe 2004, è uno degli elementi che per Rosola meritano di essere seguiti (photors.it)
All’estero le squadre continental nascono al servizio del professionismo, per loro è normale prendere il diciottenne e farlo lavorare solo in ottica passaggio…

Noi abbiamo un’altra tradizione, ma è vero che ci sono squadre juniores, anche grandi, che se ne fregano dei corridori e della loro formazione. Gli interessa vincere e contare le vittorie. Guardiamo anche questo. E poi guardiamo i rapporti con gli organizzatori.

Sotto quale aspetto?

Si fa fatica a fermare i corridori migliori, perché se chiami l’organizzatore e gli dici che non li porti, quello si offende e l’anno dopo non ti invita più. E già adesso, nelle gare internazionali i nostri non vengono messi alla pari degli altri. A noi ormai non pagano neanche più le spese dalla corsa. Gli stranieri arrivano un giorno prima, gli pagano l’albergo e il ristorante. Noi dobbiamo svegliare i ragazzi alle 5 del mattino, fargli mangiare la pasta e poi viaggiare per andare a correre. Non si compete alla pari quando è così.

Problemi ce ne sono, ma ci stiamo allontanando dal tema.

La programmazione è quella che fanno i professionisti e anche noi dobbiamo adattarci. Se ci sono i soldi, lo puoi fare. Se non ci sono i soldi, non lo puoi fare. Se ci sono in giro gli sponsor che vogliono vincere la corsa del paese, dobbiamo farci i conti. Io sono in una società che mi viene dietro e possiamo programmare. Solo che dobbiamo trovare i corridori giusti da far crescere. E mentre crescono e beccano qualche legnata, devo sostenerli e dirgli di non preoccuparsi, che ci sarà tempo.

Al Giro di Sicilia, Bergagna in salita accanto a Belleri: entrambi corridori continental. Rosola rivendica il calendario del suo team
Al Giro di Sicilia, Bergagna in salita accanto a Belleri: entrambi corridori continental
Busatto non aveva mai vinto, neanche da giovanissimo…

Ma aveva un obiettivo, lo ha sempre avuto. Alla fine ha capito quale fosse la via migliore e la scelta è stata giusta. Non ce l’ho con lui, ci mancherebbe, ma se fosse stato qui, anche noi avremmo potuto prenderci qualche soddisfazione.

Però magari non avrebbe fatto la Liegi…

Di certo non l’avrebbe fatta perché non ci avrebbero invitato, ma sicuramente avrebbe vinto altre corse. Abbiamo un bel calendario, anche abbastanza impegnativo. Siamo andati alla Coppi e Bartali e poi in Sicilia. Dovevamo andare in Serbia, ma abbiamo rinunciato perché non abbiamo corridori che stiano bene. Avremo altre due corse a tappe fra agosto e settembre, ma servono corridori giusti.

C’era il rischio che avendo Busatto, lo avreste spremuto puntando solo su di lui?

Non credo che lo avremmo spremuto e sono certo che si sarebbe preso delle soddisfazioni. Forse grazie a lui avremmo avuto la possibilità di trovare degli altri sponsor. In Italia l’andazzo è questo. C’è da lavorare su questi ragazzi e con la società, lavorare su tutto il mondo, però non vengano a dirmi mai più che i nostri ragazzi non fanno sacrifici.