Dimitri Konychev 2020

“Dima”, due senatori per spingere i giovani

15.01.2021
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Konychev è appena arrivato a Mallorca con tutta la Gazprom, dopo la giornata interminabile su un aereo che non voleva decollare. E quando hanno chiesto il perché, ovviamente nessuno ha saputo dirgli niente. In barba al Covid o forse a causa del Covid, il volo era strapieno di gente che magari ha scelto il caldo per evitare le nuove zone rosse. E Dima il virus se l’è ritrovato in casa, dato che l’ha preso suo figlio Alexander, fermo ad aspettare il tampone positivo.

C’è Konychev (e ne va orgoglioso) dietro la decisione di Renat Kamidhuline di prendere in squadra un paio di corridori esperti, dopo anni di giovani speranze, che puntualmente sono finite a fare la fortuna di squadre più grandi. Vlasov su tutti.

«Stiamo facendo le cose bene – dice – crescendo e lavorando. E finalmente abbiamo preso un corridore esperto, un gallo, che ha esperienza e che i corridori giovani ascolteranno di certo. Alla Katusha avrei sempre voluto prendere Tosatto o Bennati, ma non mi davano ascolto. Il salto di qualità si è visto quando è venuto Paolini. Perché quando una cosa te la dicono alla radio, è già tardi. Invece confido che uno come Kreuziger sarà un riferimento e un ottimo regista in corsa».

Ilnur Zakarin 2020
Ilnur Zakarin si è ritirato dopo 11 tappe del Tour 2020 e ha fatto rotta sul Giro
Ilnur Zakarin 2020
Zakarin si è ritirato dopo 11 tappe del Tour
L’esperienza non gli manca e sembra anche molto motivato.

Sembra vecchio, ma solo perché lo vediamo da quando aveva 19 anni. In più abbiamo preso Vacek, un ceco molto giovane, che accanto a lui farà una scuola straordinaria. Roman serve perché tanti ragazzi, italiani e russi, hanno bisogno di essere trascinati. Perché quando piove serve uno che esca senza fare troppe storie e li porti con sé. In più Roman ha cambiato la cura per l’asma ed è tornato a quella di una volta, dopo che al Tour nel 2020 non riusciva a stare nei 50 ed era disperato. Ha già fatto due ritiri alle Canarie, non sta scherzando.

E poi c’è Zakarin.

Kreuziger sarà importante anche per lui, perché gli fa comodo una figura di esperienza. Ilnur ha trascorso tutto l’inverno a Cipro, mai sotto i 20 gradi. E’ sereno, tranquillo. E’ arrivato bello magro. Se c’è morale, è già una bella cosa. Con Renat ho dovuto insistere, perché diceva che sono vecchi. Gli ho risposto che è impossibile trovare corridori giovani di esperienza. Speriamo di iniziare presto a correre.

Come è stato lo scorso anno il passaggio ad una professional dopo 11 anni nel WorldTour?

Mi sento come prima. Certo, gli stipendi sono più bassi, i corridori sono quasi tutti al minimo. Quello che guadagna di più è Zakarin, ma perché ha in appoggio un suo sponsor. Però lavoriamo come nel WorldTour. E’ un po’ come quando partimmo con la prima Tinkoff. Si fa fatica ad andare alla Tirreno con un leader di 23 anni, anche se alla fine Nekrasov ha fatto il suo arrivando 21°.

Tutto sul Giro?

Sono convinto che con Zakarin potremmo fare meglio di tante squadre WorldTour. Non siamo stati invitati allo Uae Tour, che per lui era perfetto, dato che ci sono una sola salita e poche curve. Ma se non ci inviteranno faremo del nostro meglio nelle corse cui parteciperemo.

Dimitri Konychev 2020
Al Saudi Tour, Konychev, al suo primo anno nella Gazprom, con Sergei Chernetski
Dimitri Konychev 2020
Konychev, al debutto nella Gazprom, con Chernetski
Ti aspetti qualcosa dai giovani?

Spero tanto in Scaroni, che l’anno scorso non è riuscito a esprimersi. Ha ripreso a lavorare con il vecchio preparatore e si è sistemato bene. E poi abbiamo Cherkasov, che dovrebbe andare forte.

Da dove arrivano i giovani russi?

L’anno scorso avevamo la squadra di U23, poi non l’abbiamo confermata. In Russia sono rimaste 2-3 scuole di ciclismo. Una è quella di Kuznetsov, che però li spreme troppo presto. Sono sempre in ritiro, fino agli juniores fanno un record dietro l’altro, poi scoprono il mondo e scoppiano. In più le corse di juniores sono troppo facili. Se sono 75 chilometri fanno avanti e indietro in un circuito di 25, in cui si impara solo a spingere e non a guidare. Le strade sono poche e il traffico è aumentato. Quando correvo e tornavo su, 15 anni fa, non riuscivo ad allenarmi. Adesso è un po’ che non vado. Ultimamente veniva spesso mia madre, che è del 1939, ma sta impazzendo perché per il Covid non può muoversi.

Tuo figlio dice che finché ci sarà la mamma che cucina così bene, non andrà mai via di casa.

Voi non immaginate quanta verdura si mangi a casa mia. Mia moglie va dal coltivatore e quello raccoglie direttamente dall’orto ciò che lei vuole comprare. Ci credo che non se ne andrà mai, da noi si mangia troppo bene. Credo invece che mia moglie adesso sia contenta che io sia ripartito. Con la squadra sono abituato a comandare, a casa purtroppo non si può…

Velasco? Risate, Mtb e voglia di vincere

05.01.2021
4 min
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Simone Velasco ha solo 25 anni, ma è professionista già dal 2016. All’epoca vestiva la maglia della Bardiani-CSF, oggi quella azzurra della Gazprom-RusVelo e nel mezzo quella della Neri Sottoli. Carattere spigliato, battuta pronta e sorriso sempre sulla bocca, Simone sta lavorando per lasciarsi alle spalle l’anno del Covid.

Sei al secondo anno in questa squadra, ma è come se fosse il primo?

Vero, in qualche modo è come se fosse il primo anno in Gazprom. Con questa stagione così strana la voglia principale è quella di tornare alla normalità.

Simone Velasco vince il Laigueglia 2019
Simone Velasco vince il Laigueglia 2019
Rosola dice che sei un mattacchione, perché?

Eh faccio un po’ a modo mio! Mi piace divertirmi e stare con gli amici però quando c’è da mettersi sotto, sono il primo a lavorare per raggiungere gli obiettivi.

Okay, ma è solo per questo?

Paolo indirettamente lo conosco da tanti anni e lui conosce me. Io infatti ho iniziato con la Mtb dove lui ha una lunga storia in quanto preparò la sua compagna Paola Pezzo. In più sono amico di suo figlio, Kevin, che corre. E poi tra italiani c’è un altro rapporto. Mi piace fare scherzi e di conseguenza me ne fanno. Ogni volta è una comica. L’anno scorso eravamo in ritiro e c’era Scaroni neoprofessionista che per farsi vedere era davanti e faceva un bel ritmo. Gli dicevamo: guarda che così la distanza non la finisci. Allora Marco Canola gli si è messo vicino e gli ha fatto la mezza ruota. Morale, l’ha sfinito e dopo quell’uscita è stato male 10 giorni. Così adesso ogni volta che è stanco e magari sogna le ferie gli facciamo: «Scaro, dai che adesso arriva Canola!».

Prima hai parlato di obiettivi, cosa vuoi raccogliere quest’anno?

Innanzi tutto vorrei tornare ai livelli del 2019 e magari alzare le braccia al cielo, perché se si parte bene poi tutto viene più facile.

Velasco in Mtb ha preso parte anche ad una marathon
Velasco in Mtb ha preso parte anche ad una marathon
E per questo hai già un piano?

Farò due gare a Mallorca, poi Valenciana, Vuelta Murcia e Almeria, l’idea è quella di trovare una buona condizione per arrivare al 100% alle corse italiane. Sia quelle più piccole che quelle più grandi. La Sanremo dovremmo farla e lo stesso vale per la Tirreno.

E con gli altri inviti come siete messi, sai qualcosa?

Beh, con l’arrivo di Roman (Kreuziger, ndr) dovrebbe essere un po’ più facile ottenerli. L’idea è quella di prendere parte alle Ardenne. Lui ha vinto l’Amstel e farle con un corridore così ti può far crescere, può essere un grande aiuto.

Quest’anno la Gazprom si è rinnovata parecchio, avete avuto modo di conoscervi?

Abbiamo fatto un miniritiro a Peschiera sul Garda ai primi di dicembre, tra l’altro iniziò il giorno del mio compleanno. C’erano quasi tutti, ma non Zakarin. Lui è rimasto a Cipro, le norme anticovid non gli consentivano di raggiungerci.

Squadra straniera, ma con molta Italia, si avverte la mentalità russa?

Diciamo che tra noi e loro si nota la differenza. Loro sono più inquadrati. Noi siamo più accondiscendenti un po’ in tutto e per tutto. Loro sono più schematici, però devo dire che questo mi ha insegnato qualcosa. Ho imparato qualcosa dalle diverse mentalità dei compagni. E magari loro hanno appreso qualcosa da me.

Simone Velasco (25 anni) si appresta ad affrontare la sua sesta stagione da pro
Velasco (25 anni) verso la sua sesta stagione da pro
Tu sei passato molto giovane, quando non era la normalità come adesso, quanto è cambiato il ciclismo in queste poche stagioni?

Sì, alla fine non avevo neanche 21 anni. Quando sono passato io, noi giovani cercavamo di tenere duro, di finire le corse e magari di aiutare. Oggi invece ci sono dei tenenti di lungo corso che aiutano i ragazzi. E’ cambiato molto.

In questi anni quali sono stati un punto di forza e una debolezza di Velasco?

Partiamo dai punti di forza che è meglio! Dico la tenacia. Nonostante tutti i problemi fisici ho avuto il coraggio e la costanza di non mollare. E’ la forza che ti dà la bici. Per quel che riguarda le mancanze non rifarei alcuni errori. Ho capito che strafare equivale a non fare. Ho chiesto troppo a me stesso quando non era il momento.

Casa Cima, Damiano e Imerio ora tocca a voi!

04.01.2021
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Ancora una coppia di fratelli nel ciclismo. Damiano è più grande di Imerio. Dieci anni fa erano due ragazzini terribili di Brescia, adesso sono due professionisti. Due corridori che tanto devono ancora scoprire, dare e prendere… Damiano qualcosa in realtà già ce l’ha in bacheca, quella di Imerio invece è ancora intonsa, ma c’è da dire che ha solo 23 anni. É passato giovanissimo. I Cima sono professionisti dal 2018 e hanno sempre militato nella stessa squadra, anche da dilettanti.

Come con i fratelli Consonni, Chiara e Simone, ci siamo armati di videochiamta WhatsApp per un’intervista doppia. Entrambi con la divisa della Gazprom – RusVelo ridono e rispondono per mezz’ora alle nostre domande.

Imerio (a sinistra) e Damiano Cima durante l’intervista
Imerio (a sinistra) e Damiano Cima durante l’intervista

Quando hai iniziato a correre?

Damiano: «Ho iniziato undici anni fa, mi sono messo sulle orme del fratellino! Ad un certo punto ho abbandonato il calcio e ho iniziato a pedalare».

Imerio: «Io sono salito in bici ad otto anni. Il ciclismo è stato sempre presente. Ci allenavamo in un parcheggio privato per evitare i pericoli che c’erano sulla strada».

Il ricordo della prima gara da pro’?

Damiano: «Fu dura! Debuttai al Giro dell’Appennino 2017 con la maglia azzurra. Cassani mi diede questa possibilità. Ricordo che si lavorava per Senni. Rispettai le mie consegne. Poi la prima gara con la Nippo Fantini fu uno stage con le due gare in Asia, Cina 1 e Cina 2, mentre il debutto vero e proprio fu alla Provence in Francia nel 2018».

Imerio: «Anche io ho debuttato in azzurro alla Coppa Bernocchi, poi l’anno dopo iniziai con le trasferte asiatiche. Era il 2018 e anche io ero alla Nippo. Ricordo i particolari trasferimenti di quelle corse. C’erano alcuni piccoli bus che ci aveva messo a disposizione l’organizzazione e ci muovevamo con quelli insieme ad altre squadre».

Che rapporto hai con la salita?

Damiano: «Non ci vado molto d’accordo! Ma visto che ce n’è sempre di più e che le corse piatte quasi sono sparite, è necessario farle e per questo mi ci alleno».

Imerio: «Mi sono indigeste! Non mi vanno giù, ma devi farle altrimenti fai fatica ad andare all’arrivo o a fare lo sprint. Le faccio perché devo».

E con la volata?

Damiano: «La volata è adrenalina. Non s’inventa nulla e nulla è prevedibile in quei dieci secondi. E’ un rapporto unico».

Imerio: «Scolleghi la testa, non pensi a nulla e vai d’istinto».

Imerio Cima al debutto nel 2018 tra i professionisti
Imerio Cima al debutto nel 2018 tra i professionisti

Un errore che non rifaresti?

Damiano: «Bella domanda – ci pensa un po’ – quello che ho raggiunto mi ha consentito di essere quello che sono adesso. Sono un ragazzo fortunato».

Imerio: «Il percorso che ho fatto sin qui mi rende felice e di errori o rimpianti non ne ho».

Una cosa che ti spaventa?

Damiano: «Il traffico in allenamento. Non c’è più rispetto della persona».

Imerio: «Anch’io dico il traffico. Ma mi spaventa anche restare da solo al vento in gara in salita e di non arrivare nel tempo massimo».

Cosa ti ha colpito della Gazprom?

Damiano: «Il progetto e la struttura. Ci hanno messo tutto a disposizione per poter crescere e farci fare i corridori al meglio».

Imerio: «La professionalità del team. Una professionalità che è emersa anche quando per il covid siamo rimasti bloccati a Dubai. Non ci hanno fatto mancare nulla e hanno il dato il 100% per farci tornare a casa quanto prima».

Damiano e Imerio da dilettanti alla Viris Maserati
Damiano e Imerio da dilettanti alla Viris Maserati

Domande “serie”: more o bionde?

(Va fatta una premessa: Damiano è sposato e sua moglie era presente all’intervista!).

Damiano: «Castane!».

Imerio: «More».

Chi è più disordinato?

Damiano: «Imerio».

Imerio: «Confermo, io!»

Chi è il più serio nella vita da atleta?

Damiano: «Credo che la serietà sia una caratteristica di entrambi. Non siamo fannulloni. Se ci sono da fare quattro ore, non ne facciamo tre. Nessuno “frena” l’altro».

Imerio: «Non ci tiriamo mai indietro sul lavoro. Siamo ligi alle tabelle. Poi chiaramente capita che un giorno c’è chi ha più voglia e chi meno».

Un giudizio sull’ultimo Giro…

Damiano: «Sinceramente avevo nostalgia per non esserci e l’ho seguito poco. Ci ha dato grandi soddisfazioni, ma mi è dispiaciuto un po’ per Nibali».

Imerio: «Il giorno dello sciopero. Ci sono stati aspetti positivi e altri negativi. E’ stato positivo il fatto che i corridori siano stati compatti. E’ stato negativo che i Comuni e gli sponsor che avevano investito su quella tappa non si siano visti passare la corsa».

Il tuo obiettivo per questo 2021?

Damiano: «Vincere! Quello sarebbe il massimo. In ogni caso vorrei riuscire a svolgere i compiti che mi dà il team. Vorrei mettere in condizione me o miei compagni di riuscirci perché nel ciclismo di oggi senza squadra vincere non dico che è impossibile, ma quasi».

Imerio: «Vincere! Dare il massimo delle mie possibilità alla squadra e che questa sia contenta del mio lavoro».

C’è un corridore a cui ti ispiri?

Damiano: «Paolo Bettini, mi è sempre piaciuto come persona e come atleta».

Imerio: «Andrè Greipel».

Damiano vince la 18ª tappa del Giro 2019 a Santa Maria di Sala
Damiano Cima vince la 18ª tappa del Giro 2019

Cosa “ruberesti” a tuo fratello?

Damiano: «La capacità di spegnere il cervello in volata. Io magari penso troppo alle conseguenze di questo o quel movimento durante lo sprint».

Imerio: «Avere la sua mente fredda. Io sono impulsivo e a volte non ragiono».

Il momento più duro del 2020?

Damiano: «Il periodo del lockdown, ma non tanto per lo stare chiusi quanto perché non c’era un obiettivo».

Imerio: «La quarantena a Dubai. Adesso sembra una barzelletta, ma è stata dura. Ci vennero a svegliare alle due di notte per fare i tamponi e ci dissero che la gara era stata annullata».

Damiano ha vinto al Giro. Cosa ricordi?

Damiano: «Una grande gioia. Felicità pura. Il momento del podio con la Nippo. La vittoria fu cercata ma inaspettata».

Imerio: «E’ stato bello. Penso che per un italiano vincere al Giro sia unico. Ero emozionato io, figuriamoci lui».

Dì qualcosa a tuo fratello…

Damiano: «Credi più in te stesso».

Imerio: «Scollega il cervello nelle volate».

Roman Kreuziger, moglie Michaela, piccola Anna, grande Viktoria, Natale 2020

Kreuziger, vita da monaco per il rilancio

02.01.2021
5 min
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Per il prossimo mese, Kreuziger starà a casa davvero poco. Lo aspettano nuovamente le Canarie, da cui è tornato appena prima di Natale, poi il ritiro a Mallorca con la Gazprom-Rusvelo, perché Roman questo fatto del cambio generazionale obbligato fa fatica a masticarlo, figuriamoci a mandarlo giù. Lo cogliamo in un inizio di stagione che resta comunque cruciale. L’idea di cambiar squadra non l’aveva presa in considerazione. Alla Ntt Pro Cycling si era trovato bene, ma l’attesa che la Qhubeka-Assos nascesse e gli facesse una proposta a un certo punto si è fatta troppo lunga. Così ha accettato l’offerta della squadra russa che, come ci ha già spiegato Paolo Rosola, ne farà uno dei riferimenti per le corse importanti e una guida per i giovani.

Roman Kreuziger, Ivan Basso, VIncenzo Nibali, Franco Pellizotti, Liquigas, passo San Pellegrino 2009
Kreuziger, a sinistra, con Basso, Nibali e Pellizotti nel ritiro Liquigas a passo San Pellegrino nel 2009
Roman Kreuziger, Ivan Basso, VIncenzo Nibali, Franco Pellizotti, Liquigas, passo San Pellegrino 2009
Kreuziger, Basso, Nibali, passo San Pellegrino nel 2009

«Potevo aspettare altri 15 giorni – dice Kreuziger – ma sarebbe stato un rischio, perché di qua c’erano 5 corridori per un posto. Conosco bene Dima (Dimitri Konychev, direttore sportivo della Gazprom, ndr), quando sono sul Garda abitiamo a 10 chilometri e mi alleno spesso con suo figlio. Mi ha fatto parlare con Renat Kamidhuline, il manager della squadra, e penso abbia capito che ho ancora voglia di fare sacrifici. Tanti possono pensare che sia vecchio, perché sono in gruppo da una vita. La verità è che posso essere un riferimento per Zakarin e posso passare la mia esperienza ai più giovani. Se solo la vorranno ascoltare…».

Zakarin significa corse a tappe…

Non sarò l’ultimo uomo in salita, ma in un Giro servono i corridori di esperienza. E poi spero di avere spazio e che ci invitino nelle gare di un giorno, magari nelle Ardenne, perché ultimamente mi ci trovo bene.

Roman Kreuziger, Gazprom, Colnago
Così Roman con la nuova maglia e la nuova Colnago
Roman Kreuziger, Gazprom, Colnago
Con la nuova maglia e la nuova Colnago
Dal WorldTour a una professional: che effetto fa?

Dopo 15 anni al top, può sembrare che sia sceso. Ma col mercato che c’era e la famiglia a casa, ho trovato l’accordo e sono contento. Come organizzazione, non vedo grosse differenze. Ho cominciato a correre su una Colnago e mi fa piacere tornare a usarla. In più abbiamo Campagnolo, che di questi tempi è anche meglio, visto che Shimano ha difficoltà a consegnare i gruppi e tanti colleghi sono ancora senza la bici nuova. Io sono motivato. Farò la mia stagione. Preparerò le Olimpiadi e anche il mondiale. E alla fine deciderò se continuare o fermarmi. Ma voglio deciderlo io.

Roman Kreuziger, Rein Taaramae, Vladimir Karpets, Giro di Romandia 2009
Vince il Giro di Romandia 2009 davanti a Taaramae e Karpets
Roman Kreuziger, Rein Taaramae, Vladimir Karpets, Giro di Romandia 2009
Vince il Romandia 2009 su Taaramae e Karpets
Dunque sei arrivato a questo bivio?

Devo capire se il 2020 è andato male per colpa del Covid. Sono convinto che se il 2021 parte e si svolge normalmente, quelli della mia generazione faranno vedere che ci sono ancora. Perciò, più che un bivio è mettere le mani avanti. Mi sento giovane e in grado di andar forte. Mi sto godendo il tempo che mi resta da correre. I più giovani rischiano di sprecarlo sapendo di averne ancora tanto.

Hai cominciato a vincere tanto da junior e fisicamente eri già definito come un pro’…

So dove volete arrivare, ma credo che la Liquigas mi abbia lasciato tanto. Il dottor Corsetti magari era un rompiscatole, ma ci ha insegnato come comportarci da professionisti e come gestirci. Ho vissuto ogni anno da professionista, mai uno strappo. E questo adesso mi torna indietro.

Roman Kreuziger, Amstel Gold Race 2013
Nel 2013 in maglia Saxo Bank vince da solo l’Amstel Gold Race
Roman Kreuziger, Amstel Gold Race 2013
Nel 2013 vince l’Amstel Gold Race
Quindi i giovani non devono credere di aver già archiviato la pratica?

L’ambiente è cambiato tanto. Il ciclismo è molto più esplosivo. Loro non hanno avuto problemi a cambiare programmi, mentre noi con più di 30 anni abbiano avuto un buon livello, però mai eccezionale. Loro sono stati super, però vediamo se saranno in grado di confermarci. Faccio il paragone con Nibali…

Riguardo cosa?

E’ lì davanti da 15 anni e vince da 15 anni. Altri ci riusciranno? Oppure faranno 5 stagioni a tutta e poi smetteranno? Io credo che alcuni non saranno capaci di ripetersi.

Non li vedi capitani di domani?

Cancellara e Contador sono stati capitani che hanno sempre preteso tanto dagli altri, perché pretendevano tanto da se stessi. Oggi non ci sono più questi riferimenti e nel gruppo c’è l’anarchia.

Romam Kreuziger, Alberto Contador, Nairo Quintana, Tirreno-Adriatico 2014
Scorta Contador (dietro c’è Nairo Quintana) alla vittoria della Tirreno-Adriatico 2014
Romam Kreuziger, Alberto Contador, Nairo Quintana, Tirreno-Adriatico 2014
Scorta Contador alla vittoria della Tirreno 2014
Questi sono discorsi da nostalgico…

Ma basati su dati certi. Non ci sono più campioni con il carisma per tenere ordine in gruppo. Per questo ci sono tante cadute. Ti passano a un filo e se ti lamenti, ti urlano dietro: «Sei vecchio, stai a casa!». Magari certe cose le dicevo anche io, poi però venivano Garzelli, Noè oppure Pelizotti e mi rimettevano al mio posto. Mi piace quasi più allenarmi che andare in corsa, dove non c’è più rispetto.

Hai vinto l’Amstel, il Giro di Svizzera e il Romandia. Un mondiale da junior, cosa manca alla tua carriera?

Il podio in un grande Giro, ma per come vanno ormai faccio fatica. Un podio alla Liegi e magari alle Olimpiadi. Nel ciclismo non saranno popolari come il mondiale, ma quella medaglia potrebbe dare un senso a tutta la storia. Io credo che a Tokyo ci andremo. Magari con le mascherine. Magari senza il Villaggio Olimpico, ma ci andremo.

Roman Kreuziger, piccola Anna, grande Viktoria, Natale 2020
Kreuziger con le figlie Anna (a destra) e Viktoria (a sinistra) nei giorni di Natale (foto Instagram)
Roman Kreuziger, piccola Anna, grande Viktoria, Natale 2020
Kreuziger con le figlie Anna e Viktoria (foto Instagram)
E quando arriverà il momento, cosa farai?

Ci ho pensato a novembre, quando sembrava che non avrei trovato squadra. Vedo Lombardi, vedo Quinziato e mi immagino nell’ambiente come talent scout o come responsabile della performance in una squadra. Ho firmato per un anno, secondo Konychev e Renat non avrò problemi a rinnovare. Io farò il possibile. Per questo mi sono allenato anche in mountain bike. Per questo starò tutto gennaio via da casa. E poi vedremo se è stato il Covid o se a 33 anni sarò già vecchietto…

MArco Canola 2020

Vincere e insegnare, ecco il Canola 2.0

29.12.2020
4 min
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Quando passò professionista nel 2012 nella fila della Bardiani CSF, Marco Canola era una delle giovani leve più promettenti. Vinse una tappa al Giro 2014, era spesso in fuga e il suo spunto veloce gli consentiva di vincere corse anche qua e là nel mondo. Come del resto ha continuato a fare anche dopo aver lasciato il gruppo dei Reverberi.

E’ andato anche all’estero, all’Unitedhealtcare, quindi Nippo e di nuovo all’estero alla Gazprom-Rusvelo… che poi è molto meno estera di quel che sembra in quanto una bella fetta di questo team è italiana, a cominciare dal direttore sportivo Paolo Rosola.

Marco Canola esegue la pressa nella palestra di casa sua
Marco Canola
Marco Canola alla pressa

Sapersi adattare

In questa fredda mattina di fine anno Marco è rinchiuso nella palestra di casa sua. Mentre ci parla ha giusto iniziato a fare il riscaldamento sui rulli e infatti nelle sue parole c’è anche un po’ di fiatone. Ma nonostante questo l’analisi è subito chiara.

«E’ stato un anno deleterio per noi ciclisti – spiega Canola – Magari non per tutti, ma per la maggior parte sì. Ci sono state meno corse e tanti si sono dovuti accontentare. Però ci ha anche insegnato che le gare si possono fare e credo che dal marzo in poi tutto tornerà regolare come sempre. 

«Anche per me è stato difficile. Ho iniziato con una caduta e conseguente trauma cranico che mi ha rallentato molto e che non mi ha fatto trovare il giusto colpo di pedale. Però il 2020 ha insegnato qualcosa anche a me. E cioè che non bisogna mai dare nulla per scontato, che i programmi fatti possono cambiare e devi farti trovare pronto. E non è un caso che abbiamo visto tanti colpi di scena».

Canola insegnante

Canola ha 32 anni, quella che una volta era considerata l’età apice della maturità. Si sente al top? Cosa si aspetta? Cosa può fare?

«Non sono più un ragazzino e ho capito dove posso puntare. Amo sempre di più le classiche, la Sanremo soprattutto, ma anche andare a caccia delle tappe, oppure l’Amstel Gold Race e altre gare del Nord. E poi c’è un’altra missione: mettere la mia esperienza al servizio dei giovani. Ci sono ragazzi che hanno davvero buone caratteristiche e magari posso dargli quello spunto in più.

«In più con l’arrivo di Zakarin e Kreuziger gli stimoli aumenteranno. Non ci saranno problemi di spazio. Chiaro che quando ci sarà Zakarin nelle corse a tappe si correrà per lui, cercando di tenerlo davanti. Sappiamo quali difficoltà ci possono essere e sta anche a noi dargli sicurezza. Cambia l’impronta della squadra con loro due. E poi abbiamo diversi corridori veloci e sta a noi “vecchi” a dargli una mano.

«La Gazprom aprirà il suo 2021 con un ritiro in Spagna, a Majorca e da lì poi passerà subito alle corse isolane. Io però inizierò più tardi. Prima voglio inserire un blocco in altura. A febbraio andrò sull’Etna».

Marco Canola
Marco Canola vince la 4ª tappa del Tour of Utah 2019 in maglia Nippo
Marco Canola
Canola vince la 4ª tappa del Tour of Utah 2019

Volata più lunga

Canola insegnante, amante delle classiche e anche passista veloce. Ma quest’ultima caratteristica l’ha conservata?

«Negli ultimi tempi – ammette Marco – lo spunto si è un po’ appiattito. Non che sia meno potente, ma ho perso un po’ di elasticità però è più lungo. Come se ci fosse meno picco. Ma questo secondo me un po’ mi avvantaggia, vedendo infatti le tappe sempre più battagliate spesso arrivano stanchi nel finale e poter disporre di una volata più lunga secondo me può andare bene.

«Quest’anno ho seguito il Giro e ne ho viste diverse di tappe che mi piacevano a cominciare dalla prima, quella ad Agrigento che ha vinto Ulissi. Sono arrivati tutti sfilacciati, esserci sarebbe stato bello».

Ecco un bel tasto: la Gazprom al Giro 2021. La squadra ha una buona rosa, l’arrivo di Kreuziger e Zakarin è un bell’incentivo. Lo stesso Canola può dire la sua, in più ci sono Imerio Cima e Cristian Scaroni.

«Il team sta lavorando per ottenere gli inviti nella classiche italiane, in quelle del Nord e del Giro e tutti stiamo lavorando compatti. Il ritiro servirà per fare gruppo, fidarci l’uno dell’altro e trovare quelle affinità che poi serviranno in corsa. Con Imerio già ero stato alla Nippo. A Cristian, invece, dico di non guardare a questo primo anno anomalo tra i grandi, di resettare tutto. E’ un ragazzo che avuto anche un po’ di sfortuna, è caduto, si è fatto male, c’è stato appunto il covid. Gli ho detto che peggio di così non può andare quindi deve rimboccarsi le maniche con serenità».

Cristian Scaroni, Vuelta Valenciana 2020

Scaroni ha ancora fame, aspettiamolo…

14.12.2020
3 min
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A un certo punto Cristian Scaroni sparì dall’Italia, dove correva con la Hopplà-Maserati, per andare nella Francaise des Jeux Continental, presunta porta di accesso al WorldTour. Ci è rimasto per un anno, lungo il quale ha vinto qualche corsa e si è messo in evidenza. Ma poi, alla resa dei conti, la squadra disse di cercare un velocista e il bresciano, più uomo da classiche che sprinter, si è accasato alla Gazprom-Rusvelo. Nulla da dire: squadra ben organizzata, come vedremo. Ma quando cominci la stagione con la quarantena ad Abu Dhabi, ci sta che il seguito non sia felice come te lo aspettavi.

«Infatti ero partito bene dopo un ottimo inverno – dice – poi di colpo sono cambiate le carte in tavola. Alla Valenciana cominciavo a riconoscere le sensazioni giuste, allo Uae Tour la condizione cresceva. E poi si è fermato tutto. Due settimane chiuso in stanza da solo laggiù non sono state il massimo. Poi, quando sono tornato e ho ripreso ad allenarmi, è arrivato il lockdown…».

Marco Canola, SImone Velasco, Cristian Scaroni, Ernesto Colnago, Damiano Cima, Imerio Cima
Canola, Velasco, Scaroni, Colnago, Damiano e Imerio Cima: gli italiani della Gazprom 2020
SImone Velasco, Cristian Scaroni, Ernesto Colnago, Damiano Cima, Imerio Cima
Velasco, Scaroni, Colnago, Damiano e Imerio Cima: tanta Italia
Allora facciamo finta che non sia mai successo e ricominciamo. Cosa dici della scelta della Gazprom?

E’ una squadra molto ben organizzata. C’è serietà nel lavoro, ognuno ha il suo ruolo e sta al suo posto. Me lo avevano detto ed è vero.

E’ più una squadra italiana oppure russa?

Quello che dirige tutto, Renat Khamidulin, è russo ma ciclisticamente è cresciuto in Italia. Gli altri russi hanno tutti casa qui. Direi che è più una squadra italiana, senza le rigidità di cui a volte si parla nelle squadre russe.

Hai già un programma per il 2021?

Inizierò a Mallorca a fine gennaio. Poi Murcia, Laigueglia e Larciano. Potendo scegliere, vorrei arrivare bene alla Coppi e Bartali, centrare una tappa sarebbe davvero bello. Il prossimo anno mi piacerebbe vincere, perché di fatto non succede dal 2019.

Ecco, bravo, eri uno che teneva in salita e poi vinceva in volata. Sei ancora capace?

Credo di aver mantenuto le mie doti, ma il guaio è che finora ho trovato gente più forte in salita. Sto lavorando per arrivare in fondo con quei 10-15 che si giocano la corsa e capire se lo spunto c’è ancora. Lo alleno sempre, le doti vanno tenute in esercizio. Se fai salite su salite, perdi fibre bianche e poi non sei più veloce.

Cristian Scaroni, campionato italiano 2020
In azione al campionato italiano, che però non ha finito
Cristian Scaroni, campionato italiano 2020
Al campionato italiano, che però non ha concluso
Chi segue la tua preparazione?

Il Centro Mapei. Ci andavo ai tempi della Hopplà, poi mi chiesero di lasciarlo perché la Gazprom l’anno scorso ci faceva allenare da Devoti. Ora che lui non c’è più, ci hanno lasciati liberi di farci seguire da altri e io sono tornato a Castellanza.

Rosola sarà ancora con voi?

Paolo è il nostro jolly, pur non risultando fra i direttori sportivi. Quest’anno allenava gli under 23 della squadra e li seguiva alle corse. Ma se uno di noi pro’ ha bisogno di fare dietro moto o di qualsiasi cosa lui c’è sempre.

A quando il primo ritiro?

Dal 10 al 24 gennaio a Calpe e da lì andremo diretti a Mallorca. Ci sto, facciamo davvero finta che non sia successo niente. Adesso mi allenerò fino al 23 dicembre a Chiavari con Fabbro, Aleotti e Pietrobon. E poi speriamo che si possa partire bene per dimostrare quello che so fare…