La bici di Zana… con Zana. Scopriamo la sua Giant

02.06.2023
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Al Giro d’Italia è stata una delle bici più ammirate del gruppo, specie dal pubblico italiano. La specialissima di Filippo Zana non passava inosservata con quella livrea tricolore. Il campione italiano ha sfoggiato un total look da sogno tra maglia e bici.

In questo articolo è Filippo stesso a parlarci della sua Giant Propel Advanced (che avevamo già testato). Ma prima consentiteci un piccolo extra sulla maglia. Finalmente, come già lo scorso anno quando correva alla Bardiani, c’è un tricolore netto sulle spalle e sul petto del corridore e per questo il merito va anche al team, la Jayco-AlUla, che non ha sminuito la bandiera italiana per gli sponsor… 

Ma torniamo alla Giant di Zana. Si tratta del nuovo modello della Propel che il colosso taiwanese ha presentato pochi mesi fa. Dal punto di vista estetico è esaltata la pulizia delle linee. La nuova Propel è la bici aero di Giant. Forme più arrotondate nelle sezioni frontali e più allungate in quelle posteriori come aerodinamica impone. E l’aerodinamica è uno degli aspetti che più ha esaltato Zana stesso.

Filippo Zana (classe 1999) ha sfoggiato questa “freccia tricolore”, sempre con lo stesso setup
Filippo Zana (classe 1999) ha sfoggiato questa “freccia tricolore”, sempre con lo stesso setup
Filippo, qual è una caratteristica che proprio deve avere la tua bici? Non so, leggera, pulita, aero, rigida…

Diciamo che io non sono un tipo molto “delicato” in tal senso. La prendo come me la danno, tanto ci vogliono le gambe! Scherzi a parte, questa bici mi piace molto e l’ho scoperta proprio al Giro d’Italia.

Cioè?

Mi hanno dato la nuova Propel quando sono arrivato al Giro, in Abruzzo, il mercoledì prima del via. E col fatto che si partiva con una crono ho usato quella bici un solo giorno. Però l’ho presa e mi sono trovato subito veramente bene. Rigida e aerodinamica, aspetto molto importante e che tanto mi ha colpito. Sin qui è la bici migliore che ho provato perché va veramente “da Dio”.

Beh, parliamo di un colosso come Giant…

Storia e caratteristiche tecniche sono tutte al top.

Una considerazione estetica: quando l’hai vista con quella livrea tricolore cosa hai pensato?

Tanta roba! E’ bellissima e, ripeto, è stata una sorpresa.

E’ la nuova Propel: rispetto al precedente modello che differenze hai riscontrato?

Va detto che io usavo molto anche la TCR, che è una bici diversa, più da scalatori, più da salita e con i cavi esterni. So che presto arriverà il nuovo modello anche di quella. E poi c’è appunto questa nuova Propel, che è più da velocista. Questa rispetto alla precedente bici conserva le caratteristiche aero ma è più leggera e nel complesso più performante. Forse, almeno per me, è un filo meno rigida, ma io che l’ho presa direttamente al Giro ho trovato subito un buon feeling di guida…

E anche una certa comodità, immaginiamo a questo punto…

Esatto. Si può usare praticamente su tutti i terreni. In Giant hanno fatto una via di mezzo con la Tcr e questa bici, a mio avviso, va veramente bene sia per i velocisti sia per corridori più scalatori come me.

Tu l’hai usata anche nelle tappe di salita?

L’ho usata sempre e ho notato che anche i miei compagni che l’hanno provata hanno usato sempre questa bici. 

Vieni da un altro brand, MCipollini, hai cambiato qualcosa sul fronte delle posizioni e degli angoli? Abbiamo notato che usi un attacco da 140 millimetri, che è piuttosto lungo…

No, non ho cambiato nulla. Ho sempre pedalato così, mi sono trovato a mio agio e finché mi troverò bene userò quella posizione. Una posizione parecchio in avanti con la sella.

A proposito di sella come hai scelto quelle proposte da Giant?

Ho capito quale modello poteva fare per me, l’ho provato, mi sono trovato bene e non l’ho più tolto. Ma adesso forse proverò un modello nuovo. Un sella che al Giro avevano De Marchi e Matthews.

Posizione avanzata, quindi moderna, ma il manubrio non ci è sembrato poi coì stretto…

E’ da 42 centimetri centro-centro. Ho preferito mantenere questa misura che uso da quando ero juniores. Mi trovo bene e… soprattutto ci guido bene.

Utilizzavi una MCipollini, per riportare le quote hai dovuto cambiare taglia? 

No, era una “L” quella e lo è anche questa. Ma come ho detto le quote erano le stesse, anche l’arretramento.

Filippo, invece riguardo ai setup più variabili come pressione delle gomme o rapporti?

Le pressioni andavano in base al meteo e quindi potevano variare un po’, ma penso che il massimo che ho gonfiato durante il Giro sia stato 5 atmosfere con il tubeless… In Jayco-AlUla possiamo scegliere tutto: copertoncino, tubolare, tubeless ma ci troviamo bene con il tubeless. Il tubolare l’ho usato solo nella cronoscalata in quanto più leggero. Ma parliamo di qualche grammo.

Qual è il set di ruote che preferisci?

Ho usato sempre quelle con profilo da 50 millimetri – le Cadex 50 Ultra – che tra l’altro sono nuove. Vedo che sia io che i ragazzi ci troviamo veramente bene su tutti i terreni. E poi per me sono quelle più performanti sia in termini di leggerezza che di scorrevolezza: insomma vanno bene dappertutto.

E i rapporti?

Avevo il nuovo set di Shimano Dura Ace Di2: 54-40 anteriore e scaletta 11-34 al posteriore.

Anche l’11-30, immaginiamo…

No, no… l’11-34 dall’inizio alla fine. Anche per le tappe piatte. Così, scelta mia. Non volevo dare troppo lavoro ai meccanici con questo continuare a cambiare rapporti. Che comunque andavano benone.

Pinot a Roma, un lungo viaggio iniziato 5 anni fa

30.05.2023
5 min
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ROMA – L’ultimo ricordo era il ritiro del 2018. Froome aveva spiccato il volo sul Colle delle Finestre per scrivere la storia del Giro d’Italia, Pinot arrivò terzo. L’indomani nella tappa di Cervinia sprofondò invece in una terribile disidratazione. Lo caricarono sull’ambulanza e lo ricoverarono all’ospedale di Aosta, con la febbre a 40 e conati di vomito. Il giorno dopo li attendeva l’ultima tappa a Roma, ma il francese rimase in Val d’Aosta. Quell’anno gli riuscì poi di vincere due tappe alla Vuelta, la Milano-Torino e poi anche il Lombardia, ma la ferita del Giro è rimasta aperta. Per questo è tornato nel suo ultimo anno di carriera: voleva chiudere il cerchio.

Finalmente sorridente. Pinot ha concluso il Giro e preso la maglia dei GPM. E’ mancata solo la vittoria di tappa
Finalmente sorridente. Pinot ha concluso il Giro e preso la maglia dei GPM. E’ mancata solo la vittoria di tappa

Ritorno al Giro

Ce lo aveva detto la sera della partenza da Pescara, elencando i quattro obiettivi per cui era tornato in Italia: una tappa, la maglia dei gran premi della montagna, stare bene e finalmente l’arrivo a Roma.

«E’ stato un Giro con tante emozioni – ha raccontato invece domenica ai piedi del podio finale – in cui volevo fare bene. L’ultima immagine che la gente aveva di me al Giro era il mio abbandono il giorno prima di Roma. Questa volta, ho fatto davvero quello che dovevo fare. Sono venuto qui per concludere bene la mia storia con il Giro e l’ho fatto come meglio potevo. Mi è mancata solo una vittoria di tappa, che avrebbe reso perfetto questo Giro, ma sono davvero contento. Volevo solo godermi quello che stavo facendo e penso di esserci riuscito. Mi resta ancora qualche mese per chiudere la mia carriera in bellezza, ma il Giro era uno dei miei obiettivi. E penso di averlo centrato».

Giro 2018, 20ª tappa: Pinot scortato dai compagni arriva a Cervinia disidratato: Finirà all’ospedale
Giro 2018, 20ª tappa: Pinot scortato dai compagni arriva a Cervinia disidratato: Finirà all’ospedale

E’ stato un Giro di grandi gambe per lo scalatore di Melisey, la cittadina di 1.700 abitanti di cui suo padre è ancora sindaco, ma anche di grandi beffe. Il secondo posto dietro Zana a Val di Zoldo, ma soprattutto quello dietro Einer Rubio a Crans Montana hanno un sapore ancora piuttosto forte: soprattutto quest’ultimo, con la stizza nei confronti della condotta di Cepeda che gli ha fatto perdere la ragione e la tappa.

Cosa ricordi di Crans Montana?

Non dovevo andare in fuga quel giorno, ma quando hanno ridotto la tappa a così pochi chilometri, mi sono detto che non potevo stare ad aspettare. Non avevo voglia di restare nel gruppo e avrei provato di tutto.

Che cosa ti dicevi con Cepeda?

Non abbiamo fatto grandi discorsi. Gli ho solo detto che se non avessi vinto io, non avrebbe vinto neanche lui. La sua scusa era quella di difendere la classifica di Hugh Carthy, che per me era del tutto assurdo. E così non ha dato un solo cambio, ma mi ha fregato. Se non ci fossi stato io ad animare la fuga, neppure lui avrebbe potuto giocarsi la tappa. Non riesco ancora a capire come si possa pensare in questo modo.

Crans Montana, Pinot con Cepeda e Rubio. Vincerà il colombiano della Movistar
Crans Montana, Pinot con Cepeda e Rubio. Vincerà il colombiano della Movistar
Purtroppo però hai perso lucidità…

Ho perso le staffe, ero furibondo ed è stato un errore. Davvero facevo fatica a mantenere la calma davanti a quel comportamento. Ho fatto sette scatti, che sono serviti anche a non farci riprendere. Non avevo tempo da perdere, perché ero in classifica e sapevo che la Ineos non mi avrebbe dato molto spazio. Se non ci fossi stato io, la fuga avrebbe preso 10 minuti, quindi toccava a me tenerla viva. Su questo non ci sono stati problemi, ho fatto il mio lavoro.

Quella rabbia almeno è diventata motivazione?

Io voglio correre, non perdere tempo in certe discussioni. Però è vero che è scattato qualcosa che ho portato con me sino alla fine del Giro. Non volevo altri rimpianti.

Volata di Zoldo Alto, Pinot contro Zana. Il francese parte troppo lungo e il tricolore lo infilza
Volata di Zoldo Alto, Pinot contro Zana. Il francese parte troppo lungo e il tricolore lo infilza
Hai dovuto lottare anche con la salute?

Ero sicuro che avrei avuto altre possibilità per provare una tappa, ma nel secondo riposo sono stato male. La pioggia si è fatta sentire, sapevo che mi sarei ammalato e tutto sommato che questo sia accaduto quel giorno mi ha permesso di salvare il Giro. Martedì verso il Bondone ho passato l’inferno, mercoledì mi sentivo meglio e giovedì per Val di Zoldo ero a posto

A posto sì, ma è arrivato un altro secondo posto. Che cosa hai pensato?

Ho messo nei pedali tutto quello che avevo. Ho perso allo sprint, perché l’ho lanciato da troppo lontano. Ha vinto il più forte, io ho avuto una buona giornata, ma non avrei mai creduto di poter essere lì a giocarmi una tappa così dura. Sapevo che il finale era piuttosto piatto. Ho avuto pensieri negativi, ricordando Crans Montana. Se avessi creduto di più in me stesso, forse non avrei sbagliato.

Nono alle Tre Cime di Lavaredo: Pinot arriva appena dietro al gruppetto di Caruso e Almeida
Nono alle Tre Cime di Lavaredo: Pinot arriva appena dietro al gruppetto di Caruso e Almeida
Un altro duro colpo?

Ero deluso. Le opportunità di vincere sono rare e io ne ho perse due, anche se rispetto a Crans Montana mi sono divertito di più e ho meno rimpianti. Se fossi stato davvero il più forte sarei arrivato da solo, Zana ha meritato di vincere.

Per contro, quel giorno è arrivata la maglia dei GPM.

Grazie alla quale sono riuscito a salire sul podio finale del Giro. Non sarà quello della classifica generale, ma è stata comunque una bella immagine che porterò con me. Ho vissuto questo Giro con molto meno stress di qualche anno fa. Me lo sono goduto più di altri grandi Giri, dove avevo la grande pressione per i risultati che alla fine si è sempre ritorta contro. Manca solo la vittoria di tappa, ma questa maglia è il premio per un Giro da attaccante. Quello che volevo. Quello che ancora mi mancava.

GSG veste gli ex pro’ del “Cycling Stars Criterium”

26.05.2023
3 min
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E’ oramai tutto pronto per il via ufficiale dell’edizione 2023 del “Cycling Stars Criterium”, lo spettacolare evento in circuito in programma a Pieve di Soligo lunedì 29 maggio ad appena qualche… ora dalla conclusione a Roma del Giro d’Italia numero 106. E le maglie – di cui sveliamo il disegno e la grafica – che verranno indossate dai partecipanti alla speciale prova riservata agli ex professionisti saranno prodotte e fornite dal maglificio GSG di Simone Fraccaro.

Al Cycling Stars Criterium di quest’anno sarà presente il campione italiano Filippo Zana. Assieme a lui ci saranno anche Jonathan Milan, Damiano Caruso, Andrea Pasqualon e di Santiago Buitrago: tutti portacolori della Bahrain Victorius. Ai nastri di partenza anche Andrea Vendrame della formazione francese AG2R Citroen Team e Alberto Dainese, splendido vincitore della tappa di Caorle.

La sede di GSG a Vallà di Riese PIo X, in provincia di Treviso
La sede di GSG a Vallà di Riese PIo X, in provincia di Treviso

Ciclismo e buona cucina

Ma il Cycling Stars Criterium 2023 non “vivrà” di solo ciclismo… ma bensì anche di eccellenze enogastronomiche venete! La kermesse sarà difatti anche l’occasione per visitare lo speciale “truck” enogastronomico predisposto dalla Regione Veneto, assaggiare lo spiedo gigante, oltre alle famose polpette della Stanga. Non saranno dunque solamente alcuni grandi campioni a darsi battaglia sulle strade di Pieve di Soligo: il Cycling Stars Criterium sarà anche l’occasione per un viaggio nell’enogastronomia veneta. Non a caso, l’organizzazione – assieme agli attivissimi enti locali – si è difatti spesa per realizzare una serata indimenticabile anche per quanto riguarda il buon bere e il buon cibo: tutti ingredienti fondamentali di una grande festa… proprio come il Criterium!

Simone Fraccaro, fondatore e titolare GSG
Simone Fraccaro, fondatore e titolare GSG

Il grande “truck” della Regione Veneto dedicato alle eccellenze regionali arriverà nel pomeriggio: un mezzo che è in costante viaggio per l’Italia per promuovere la ricchissima offerta enogastronomica di un territorio premiato con ben nove siti iscritti nella lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. E come anticipato, la proloco di Pieve di Soligo si occuperà dell’allestimento di un’altra eccellenza locale: lo spiedo gigante. Durante il pomeriggio sarà predisposto uno spiedo che garantirà a chi volesse di godere di una prelibatezza che in provincia di Treviso è un vero e proprio rito!

Il Cycling Stars Criterium ha sempre rappresentato una grande festa di ciclismo, e quest’anno sarà anche una indimenticabile festa per il… palato!

GSG

Zana infilza Pinot e si regala il giorno più bello della vita

25.05.2023
5 min
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VAL DI ZOLDO – «Oggi dovevo cercare di prendere la fuga – racconta Zana – ma non è che sia così scontato. Ci sono riuscito e le squadre di classifica ci hanno dato spazio, perché non facevamo paura. Così ho cercato di giocarmi le mie carte ed è andata benissimo. E’ un sogno che si realizza e penso anche che sia un punto di partenza. E’ il primo anno che preparo bene il Giro e devo ringraziare la squadra e Marco Pinotti, che mi hanno dato l’opportunità di essere qui e di arrivarci al 100 per cento».

Una vittoria così se la sognava da bambino e forse per questo appena inizia a parlarne, gli si increspa la voce. Adesso di colpo si mettono in fila i ricordi. Quando Amadori lo schierò come leader al Tour de l’Avenir del 2021 e gli mise accanto Marco Frigo, che lo aiutò a conquistare il terzo posto finale. Anche la vittoria 2022 nella Adriatica Ionica Race si trasforma in un piccolo gradino necessario per crescere. Poi il tricolore vinto in volata su Rota e Battistella, con lo stesso gesto delle braccia e i mondiali da riserva. Nulla è mai per caso.

La volata a due con Pinot è stata ben studiata: Zana è partito ai 160 metri e ha rimontato il francese
La volata a due con Pinot è stata ben studiata: Zana è partito ai 160 metri e ha rimontato il francese

Un nuovo Zana

Il Monte Pelmo domina e in qualche modo schiaccia l’arrivo, dando alla scena la maestosità che merita. Lo Zana timido dei primi tempi nella nuova squadra ha ceduto il posto a un atleta sicuro. Lo avevamo già notato stamattina alla partenza da Oderzo. Prima parlandone con Brent Copeland, poi quando gli abbiamo chiesto di fare due chiacchiere e abbiamo notato la cura in ogni cosa. Il body tricolore, la bici tirata a lucido e la gamba piena e tonica in contrasto con il busto magro. Ma soprattutto la sicurezza nella voce, dopo giorni di lavoro duro e concreto.

E’ la sottile differenza tra avere uno scopo (in questo caso quello di tirare per un leader) e doverselo cercare ogni giorno. Alla Jayco-AlUla ha trovato una direzione. E’ cresciuto, progettando un nuovo se stesso dall’ottima base costruita alla Bardiani. E se oggi è riuscito a vincere lo deve al suo talento, certamente, ma anche ai tanti miglioramenti di questi primi mesi.

Oderzo ha accolto il Giro con gerani rosa alle finestre, prosecco e una folla che metteva allegria
Oderzo ha accolto il Giro con gerani rosa alle finestre, prosecco e una folla che metteva allegria
Dopo l’arrivo hai urlato mille volte «Yes», una volta anche alla radio: che cosa è esploso in quel momento?

E’ stato il mio ringraziamento a tutta la squadra che ha fatto tanto per me, dal programma mirato alla preparazione. Mai avrei pensato di arrivare al primo anno nel WorldTour con questi risultati. Abbiamo fatto tanti sacrifici, ma vederli realizzati è un’altra cosa.

Pinot le ha provate tutte per staccarti…

E io gli sono andato dietro ogni volta. Stavo bene, sto bene. Ho pensato che se ne avesse avuta di più, mi avrebbe lasciato lì. Sono rimasto a ruota, ho dato qualche cambio e sono andato verso la volata.

Sapevi di essere più veloce?

La verità? Credevo fosse più veloce, ma ho pensato che forse era stanco e che avesse fatto fatica anche lui. Non so con quale rapporto ho fatto lo sprint, non ricordo nemmeno se ho calato qualche dente. Ho dato tutto. Mi sono girato. Ho visto che avevo vinto. Ed è scoppiato tutto…

Quanto è diverso fare un Giro d’Italia avendo un obiettivo chiaro, piuttosto che cercare ogni giorno la fuga per se stessi?

Fino a ieri stavamo già facendo un buon Giro, il morale alto per tutti, quindi c’è tanta motivazione. Adesso sarà anche meglio. Mi piace molto avere un leader, mi piace veramente aiutarlo. Penso che facendo così, le cose arrivano anche più facilmente e oggi ne abbiamo avuto la prova.

Pinot ha fatto il forcing sulla salita. Zana ha dato qualche cambio, ma ha giocato bene la sua carta
Pinot ha fatto il forcing sulla salita. Zana ha dato qualche cambio, ma ha giocato bene la sua carta
In effetti non avevi mai lavorato prima per un capitano…

Infatti è tutto nuovo per me, però mi trovo veramente bene, mi stanno facendo crescere molto e sono veramente contento.

Vincere così a fine della terza settimana può far sperare che il progresso continui?

Bè, lo spero davvero.

L’altro giorno sul Bondone, Dunbar ti ha chiesto di andare un po’ meno…

Ne abbiamo parlato. Io ero andato in fuga e poi ho tirato per 2-3 chilometri, lui doveva arrivare fino in cima, quindi è diverso. Adesso abbiamo un buon quarto posto da difendere, magari anche da migliorare e quindi sicuramente domattina andremo in corsa con il coltello tra i denti e vedremo cosa saremo capaci di fare.

Che effetto fa portare questa maglia tricolore sulle strade e oggi che effetto fa averci vinto?

E’ emozionante. E’ bellissimo avere un sacco di tifosi sulle strade, è un segno che ti contraddistingue. Sento proprio l’affetto della gente.

Alla partenza, Zana con un tifoso: «Speriamo che quella tricolore – gli ha detto il signore – presto diventi rosa come questa!»
Alla partenza, Zana con un tifoso: «Speriamo che quella tricolore – gli ha detto il signore – presto diventi rosa come questa!»
Hai raccontato spesso della tua passione per il cavallo, fare legna e stare in campagna.

Ho questa passione per l’agricoltura (sorride, ndr). Dieci anni fa con un po’ di premi guadagnati nelle gare da giovane, ho comprato il mio cavallo e quando sono a casa è la mia passione. Insomma, un po’ di svago per avere anche qualcos’altro fuori dalla bici che mi faccia staccare un po’ di testa. E’ una passione che magari un giorno potrebbe diventare un lavoro. Vedremo. Intanto però cerchiamo di far durare la carriera da ciclista il più a lungo possibile. Penso che questa sia una delle giornate più belle della mia vita.

Stamattina dovevi prendere la fuga e l’hai presa. Il fatto di correre sulle strade di casa ti ha motivato?

Nella riunione sul pullman ci spiegano i punti in cui bisogna stare un po’ attenti. Ci diciamo quello che dovremmo fare, ognuno dice la sua. Poi comunque durante la tappa succede sempre che le cose cambino, però il fatto di conoscere il percorso è stato un valore aggiunto. Il vantaggio di correre su strade che ho percorso tante volte, unito al fatto di avere le gambe buone…

Con Zana, lampo tricolore nella vittoria di Matthews

08.05.2023
4 min
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Secondo sprint a ranghi ristretti (per salita questa volta, non per caduta) e vittoria di Michael Matthews che davvero questa volta la vittoria è proprio andato a cercarsela. Se diversa è la dinamica del finale, identica è l’intensità degli abbracci, anche se il contesto non è quello assolato ed effervescente di ieri a San Salvo, ma quello più duro e bagnato di Melfi.

Zana ha lavorato sodo in salita, come il resto della squadra, per la vittoria di Matthews
Zana ha lavorato sodo in salita, come il resto della squadra, per la vittoria di Matthews

Un po’ di tricolore

Quando Matthews si ritrova davanti Filippo Zana, l’abbraccio col tricolore veneto è ad altissima intensità. Il lavoro dell’altro “Pippo nazionale” sulla salita è stato encomiabile. E anche quando il campione italiano non ce l’ha più fatta, prima di mollare ha stretto ancora i denti, risultando decisivo per il compagno australiano.

«Siamo partiti per fare esattamente quello che avete visto – ha detto – e tutto è filato per il meglio. Sono contentissimo che abbia vinto Michael, anche per il grande lavoro di squadra che abbiamo fatto ed è stato ripagato. Prendere così tanto vento se poi si vince è davvero bellissimo».

E in queste ultime parole c’è la differenza fra correre il Giro in una WorldTour con uomini capaci di finalizzare e in altre squadre in cui il risultato devi portarlo tu, contro avversari che sembrano sempre più grandi di te.

Il vento poteva essere un’insidia, ma non lo è statt. La corsa si è accesa negli ultimi 50 chilometri
Il vento poteva essere un’insidia, ma non lo è statt. La corsa si è accesa negli ultimi 50 chilometri

Maledetta primavera

Matthews ha vissuto una primavera maledetta. Il suo primo obiettivo sarebbe dovuto essere la Milano-Sanremo, ma il ritiro dalla Parigi-Nizza per positività al Covid ha portato con sé la rinuncia alla Classicissima. Tornato in condizioni precarie per il Giro delle Fiandre, la caduta nella corsa dei muri fiamminghi ha compromesso la partecipazione alle classiche delle Ardenne e ha determinato un avvicinamento scombinato al Giro d’Italia.

«Sono senza parole – commenta mentre rivede le immagini – dopo tutto quello che ho passato in questi mesi per aver trovato con una vittoria con la squadra. Nelle ultime settimane non sono andato bene come speravo a causa dell’infortunio. Abbiamo lavorato tutto il giorno e i compagni si sono impegnati a fondo con me per farmi vincere la tappa. Non ho parole, la stagione è stata un ottovolante e la vittoria è arrivata già al terzo giorno, più di quanto potessi sognare».

L’uovo di Remco

Intanto passa accanto un sorridente Remco Evenepoel, che domani dovrebbe lasciar andare la maglia rosa. Tuttavia, visto il lavoro della sua squadra sulla salita, il pensiero che gli convenga e preferisca correre davanti un po’ ti assale.

«Eravamo a dieci chilometri dal traguardo – spiega – e volevamo fare la discesa davanti perché la pioggia rendeva la strada bagnata e insidiosa. Ho visto che andando verso il traguardo volante, Roglic era dietro di noi. Non ci è costato molta fatica stare lì davanti e prendere qualche secondo fa sempre piacere. E’ stata una buona giornata, soprattutto dopo una giornata abbastanza tranquilla e un finale frenetico».

Poi Remco si è soffermato per commentare con una risata l’episodio dell’uovo che alla partenza gli ha regalato Velasco. «Non ho idea di cosa significasse – ha scherzato il campione del mondo – forse è umorismo italiano? Ora mi pento di non aver testato sul suo casco se fosse un uovo sodo o crudo».

Con quella di Melfi, il bottino di Matthews al Giro sale a tre tappe, dopo quelle del 2014 e del 2015
Con quella di Melfi, il bottino di Matthews al Giro sale a tre tappe, dopo quelle del 2014 e del 2015

Volata su Pedersen

Ancora due risate e poi Matthews ha completato il racconto della sua giornata, svelando che malgrado il ritmo dei primi chilometri non sia stato esaltante, la sua intenzione è sempre stata quella di vincere una tappa, avendone cerchiate otto a suo vantaggio nel percorso del Giro.

«Ho sentito che Pedersen si era staccato in salita – dice – quindi ho immaginato che sarebbe stato un po’ stanco allo sprint. Sapevo comunque che avrei dovuto anticiparlo, facendo la volata su di loro e ha funzionato. Sono venuto qui da questo Giro solo per divertirmi, per andare in bici su strade molto belle e stare con i miei compagni di squadra. Oggi abbiamo fatto un tale sforzo di squadra che la vittoria è tutta per loro».

Dal Romandia a Pescara, la settimana di Zana

06.05.2023
4 min
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Come ci si alimenta tra Romandia e Giro d’Italia? A guidarci in questo “viaggio” è Filippo Zana (in apertura foto Pizzorni, ndr) che ci parla della sua esperienza. Il corridore della Jayco-AlUla da quest’anno lavora con Laura Martinelli, nutrizionista che spesso chiamiamo in causa.

Il campione italiano si appresta dunque ad affrontare il Giro. La settimana che precede una grande corsa a tappe è sempre particolare, dal punto di vista sia della preparazione che dell’alimentazione. C’è chi è ancora un po’ indietro col peso, chi non è la top con la forma. Ma di base quel che è fatto è fatto e quindi non si possono improvvisare né diete, né chissà quali allenamenti.

Il campione italiano in azione al Romandia. Per lui, che veniva direttamente dall’altura, un buon 17° posto
Il campione italiano in azione al Romandia. Per lui, che veniva direttamente dall’altura, un buon 17° posto
Filippo, raccontaci come è andata e come sta andando questa settimana dal punto di vista alimentare. Cosa hai mangiato subito dopo il Romandia?

Domenica sera sono tornato a casa, tra l’altro all’una di notte perché dopo la tappa sono rientrato da Ginevra al Veneto in macchina. Quindi ho mangiato sul bus la pasta che aveva preparato la squadra, poi strada facendo mi sono fermato a prendere un panino. Non il massimo, ma era chiaramente una necessità.

Dal lunedì come hai iniziato a regolarti?

Ho cercato di tenermi basso con le calorie e con i carboidrati soprattutto. Quindi ho dovuto mangiare poco.

Problemi di peso?

No, no… perché facendo poco bisognava mangiare poco. Ho cercato di aumentare un po’ le proteine e di affiancarci delle verdure. Però i carboidrati non li ho tolti del tutto perché bisognava anche recuperare tra una corsa a tappe ed l’altra. E non è facile, perché dopo una gara si ha sempre fame, ma bisogna mantenere il buon peso raggiunto.

Quindi rispetto alla tua colazione standard, per dire, cosa è cambiato?

A colazione direi non molto, semmai a pranzo. Come ho detto ho ridotto i carboidrati. Quindi ho tolto un po’ di pasta ed eliminato il pane.

Soprattutto nella prima parte della settimana, Zana ha aumentato l’introito di verdure
Soprattutto nella prima parte della settimana, Zana ha aumentato l’introito di verdure
Pasta in bianco o condita?

Con pomodoro semplice.

E in bici cosa hai fatto?

Lunedì ho fatto un’ora e mezza, super tranquilla. Martedì invece riposo totale. E per questo ho cercato di mangiare ancora un po’ meno. Mercoledì ho fatto due ore e mezza e poi sono partito per il Giro. A pranzo ho mangiato del salmone e delle gallette e anche in serata mi sono concesso un secondo.

E a quel punto dal giovedì ti sei affidato alle cure del team, sia per gli allenamenti che per il il cibo…

Esatto. E abbiamo ripreso a mangiare anche dei carboidrati. In pratica, fino al mercoledì c’è stato uno scarico di carboidrati, mentre da giovedì si è invertita la rotta. Anche perché giovedì abbiamo fatto tre ore abbondanti con dei piccoli lavori sui 5′ più intensi. Giusto per risvegliare l’organismo dopo tre giorni tranquilli.

Come è stato  questo aumento di carboidrati?

E’ un po’ particolare in questo caso perché il ritorno in corsa è una crono e alla fine si tratta di uno sforzo sì intenso, ma anche breve. Non è che si spreca chissà quanto. E anche le prime tappe non sono difficili e non essendoci un consumo esagerato non si esagera poi tanto con i carboidrati.

Zana e i suoi compagni quando prendono la pasta dal buffet della squadra la pesano già cotta
Zana e i suoi compagni quando prendono la pasta dal buffet della squadra la pesano già cotta
Facciamo allora un esempio concreto. Se di solito mangi 120 grammi di pasta, in questi casi quanta ne mangi?

Di solito per il peso quando siamo in squadra ci basiamo sulla pasta già cotta, perché quando ci arriva sul buffet chiaramente la troviamo così. Quindi prendo circa 300 grammi… e spero che non sia condita così significa che è di più!

Quanto varia questo apporto di carboidrati, tra la fase di scarico e quella di carico e ancora nei giorni in cui si inizia a correre?

Nella fase di scarico l’apporto dei carbo si riduce di un terzo (cosa che ribadisce anche la nutrizionista Martinelli, ndr). Durante le tappe molto dipende dalla lunghezza e dalla durezza della tappa. Perché anche se è corta ma ci sono 4.500 metri di dislivello è chiaro che il dispendio energetico varia. Per questo è difficile stabilire una quantità precisa. Bisogna mangiare per recuperare bene. L’obiettivo è avere le energie per il giorno successivo.

A livello di integratori invece, questa settimana come è stata gestita?

Classici aminoacidi e proteine e anche vitamina C e multivitaminici che vanno sempre bene.

Se quindi dovessi dire una cosa differente di questa particolare settimana pre-Giro d’Italia, che cosa diresti?

Che ho mangiato poco! E’ stata duretta, ma ho visto che in generale questi sacrifici fatti ne sono valsi la pena. L’ho visto anche in altura. Ho ottenuto dei miglioramenti. Quindi sono contento e lo faccio volentieri.

Strade Bianche, Mohoric e Pidcock mirano Van der Poel

03.03.2023
6 min
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Mohoric sembra calmo al punto giusto. Le prime corse del Nord hanno detto che la gamba c’è e la Strade Bianche risveglia in lui lo spirito del guerriero. Domani ci sarà da combattere, andare forte in salita e anche mettere a frutto le proprie doti di guida. E se anche la corsa non sarà decisa da un reggisella telescopico come nell’ultima Sanremo, il confabulare fra lo sloveno e i suoi meccanici fa capire che sul fronte delle ruote alla Bahrain Victorious potrebbero avere l’asso nella manica.

Mohoric (in apertura con Simona Mazzoleni, addetta stampa del team) e il resto della squadra useranno le nuove ruote Vision con il canale più largo e tubeless da 28, che grazie alla larghezza del cerchio si potranno gonfiare presumibilmente a pressioni più basse.

Mohoric in forma

L’hotel Montaperti si trova più o meno a 25 chilometri dall’arrivo della Strade Bianche. Qui la corsa sarà quasi decisa e semmai ci saranno Colle Pinzuto e poi le Tolfe per dare un altro scossone, prima della resa dei conti sullo strappo finale. Il parcheggio è ricolmo di mezzi, fra pullman, camion, ammiraglie e biciclette. Sono così pigiati che mentre parli con De Marchi che intanto sistema la sella della sua Giant, ti arrivano addosso gli spruzzi di uno accanto che sta lavando il pullman.

«Sono in forma – dice Mohoricl’inverno è andato molto bene quest’anno. Non mi sono mai ammalato, quindi credo di essere pronto per le classiche. Le corse in Belgio hanno detto che la condizione c’è. Abbiamo fatto degli errori, come spesso succede, però quando le cose gireranno nel verso giusto, sono convinto che potremo vincere».

La Strade Bianche 2023 si corre sulla distanza di 184 chilometri
La Strade Bianche 2023 si corre sulla distanza di 184 chilometri

Mistero sulle pressioni

Ci si interroga sul meteo e sugli uomini. Van der Poel se ne sta rintanato fra i suoi compagni, sapendo di essere l’osservato speciale, mentre gli altri si chiedono come si possa farlo fuori, impedendogli di esplodere ancora una volta nell’ultimo muro, come gli riuscì alla grande nel 2021, con la stessa veemenza che a Hoogerheide gli ha fruttato l’ennesimo mondiale di cross.

«Gli uomini da battere – conferma Mohoric – sono Van der Poel, Alaphilippe e la Jumbo Visma con Tjesi Benoot e anche Attila Valter. E poi ci sono anche altri corridori che scopriremo dopo il Monte Sante Marie. Il punto è sempre quello. Noi abbiamo una squadra compatta, con uno spirito molto alto.

«La Strade Bianche – prosegue – è uno degli obiettivi di quest’anno. Il fondo è più duro e più compatto, visto che ha piovuto. Però ho visto che in alcuni tratti hanno buttato della sabbia nuova, quindi bisognerà fare attenzione, perché secondo me sarà più tecnico degli altri anni. In compenso, essendo così duro, credo che ci saranno meno forature rispetto a quando corremmo d’estate nell’anno del Covid. Scelte tecniche speciali? Forse un po’ la pressione (ride con lo sguardo acuto, ndr), ma semmai ne parliamo domattina». 

Pidcock super concentrato

Nel mazzo non ha messo Pidcock, forse perché non ci crede o forse perché lo ha dimenticato. Sta di fatto che quando stamattina siamo stati nell’hotel di Monteriggioni in cui alloggiano Ineos Grenadiers e anche la Jumbo Visma, il britannico è partito con l’espressione del viso contratta, nel segno della più grande concentrazione. Lo stesso addetto stampa sudafricano ha preferito rinviare ogni intervista per lasciarlo tranquillo. Con i ragazzi, che oggi hanno fatto appena una sgambata avendo ripassato ieri gli ultimi 100 chilometri di gara, è uscito anche Kurt Bogaerts, che di Pidcock è il preparatore, qualunque disciplina affronti.

«Abbiamo Kwiatkowski che ha vinto due Strade Bianche – ha detto Tosatto, prima di partire per l’allenamento – ma è certo che Tom sta bene. Sicuramente la squadra è incentrata su di lui, però abbiamo anche altre carte. Dipende tutto come si mette la corsa. Quello che ho detto loro è che sarà importante essere in tanti davanti dopo il Sante Marie, la salita che fa la differenza.

«Comincia tutto lì, perché la storia dimostra che questa corsa non si può prendere in mano prima di quel punto. Però si può perderla nei chilometri precedenti. L’anno scorso la grande caduta di Alaphilippe ha cambiato un po’ le carte sul tavolo…».

Pidcock e Kwiatkowski saranno gli unici nella squadra a usare pneumatici da 28, mentre gli altri andranno sul 30 e tutti con ruote Shimano C36. Quanto ai rapporti, ormai c’è sempre meno da giocare. Le aziende consegnano combinazioni piuttosto bloccate, sarà il caso di farsele andare bene.

Tricolore d’Australia

Nell’hotel Montaperti a un certo punto incontriamo Zana, campione italiano al debutto in Italia con la nuova maglia della Jayco-AlUla, che l’anno scorso alla Strade Bianche entrò nei primi venti.

«L’inizio stagione è stato difficile – dice il veneto che ha debuttato alla Ruta del Sol e ha fatto poi le due corse francesi – anche l’inverno è stato un po’ così, però adesso comincio a stare meglio e quindi voglio fare bene. Nelle prime corse ho messo un po’ di fatica nelle gambe, spero di riuscire a dare una mano alla squadra. Correre con la maglia tricolore è sempre bello, farlo in Italia è anche meglio. Domani sarà una grande giornata.

«Correre in una WorldTour cambia parecchio. Riesci a stare davanti e a risparmiare qualcosa, quindi nel finale riesci ad avere in tasca quell’euro che fa la differenza. Per il resto, mi trovo bene. Già dal ritiro, abbiamo cercato di creare un bel gruppo perché penso che faccia la differenza. Sono cambiati tanti corridori, siamo quasi partiti da zero. Dopo la Strade Bianche farò il Catalunya, speriamo davvero di trovare una bella gamba e andare sempre meglio».

Polga, l’amico di Zana riparte dalla Novo Nordisk

03.01.2023
5 min
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Tra i tanti italiani che entrano (o rientrano) nel giro agonistico internazionale c’è una storia che merita di essere conosciuta, anche perché coinvolge il team Novo Nordisk, la squadra americana che per statuto assume solamente corridori con diabete di tipo 1 (quello congenito) con lo scopo di dimostrare che si può avere una vita completamente normale anche in presenza di questa patologia, basta seguire le giuste indicazioni. La storia è quella di Antonio Polga.

Corridore di 23 anni, nato a Fara Vicentino, Polga per gran parte della sua vita ha condiviso la sua passione sportiva con un vicino di casa piuttosto speciale: Filippo Zana, il campione italiano approdato a fine stagione nel WorldTour. «Siamo sempre stati molto legati e ognuno ha goduto dei successi dell’altro. O meglio: io ho festeggiato i suoi, ma so che lui è contento per il fatto che sono tornato nel giro».

Polga insieme al campione italiano Filippo Zana: spesso si allenano insieme
Polga insieme al campione italiano Filippo Zana: spesso si allenano insieme

Diabete diagnosticato nel 2014

Polga infatti ha trovato spazio nelle file del team Devo affiliato alla formazione a stelle e strisce. Riallacciando così un filo che si era spezzato anni fa: «Io ho iniziato da G2 alla Sandrigo Sport, poi le categorie esordienti e allievi le ho svolte a Schio e da junior ho corso nella Campana Imballaggi. Nel 2016 Paolo Artuso che mi allenava mi spinse a fare un casting con la Novo Nordisk, perché da due anni avevo scoperto di avere il diabete».

Se ci fate caso, nell’ultima frase sono condensati due momenti importanti, di quelli che possono caratterizzare una vita intera. Il primo riguarda la scoperta del diabete in età adolescenziale: «Non ne sapevo nulla, quando me lo diagnosticarono non conoscevo altre persone, neanche nella mia famiglia con la stessa patologia. Bisogna considerare che una decina di anni fa non c’erano le stesse conoscenze di adesso, i microdiffusori di insulina stavano iniziando a essere sperimentati, le informazioni scarseggiavano e il diabete veniva visto come un ostacolo alla vita quotidiana».

Il secondo, l’approdo al team Usa è strettamente legato al primo: «E’ stato grazie a loro che ho capito che è qualcosa con cui si può convivere facilmente, che si può competere con chiunque. L’unica differenza rispetto a ogni altro corridore è che bisogna tenere sotto controllo i valori glicemici, non scendere o salire sotto certe soglie. Influisce sulle prestazioni? Forse leggermente, ma si affronta e siate pur sicuri che ogni risultato, anche la sola presenza in gara ha un sapore particolare».

La passione di Antonio nasce già da piccolo. Ha iniziato come G2 alla Sandrigo Sport
La passione di Antonio nasce già da piccolo. Ha iniziato come G2 alla Sandrigo Sport

La scelta dello studio

L’esperienza alla Novo Nordisk comportava però anche un profondo cambio di vita: «Dovetti trasferirmi ad Atlanta per il ritiro prestagionale: si correva un po’ dappertutto, in Italia dove mio padre mi accompagnava nelle gare del Triveneto, ma ero solo. Poi si stava un mese in Belgio per le classiche e a luglio un mese negli Usa per l’attività sul posto. Nel 2018 però mi trovai di fronte a un bivio: era l’anno della maturità e tutti questi spostamenti penalizzavano lo studio. Privilegiai la scuola e non me ne pento, ma la mia esperienza con il team si chiuse lì».

Di fatto anche la sua attività ciclistica passò in secondo piano: «Dopo il diploma iniziai l’università, Ingegneria Gestionale. Sono appassionato di analisi statistiche da applicare al ciclismo, è una strada che voglio percorrere fino in fondo. Ma questo comportava il fatto che avevo poco tempo per allenarmi. Tutto è cambiato con il Covid».

Nelle Granfondo 2022 Polga ha colto il 6° posto alla GF Liotto e il 9° alla GF Segafredo
Nelle Granfondo 2022 Polga ha colto il 6° posto alla GF Liotto e il 9° alla GF Segafredo

La ripresa con gli amatori

Nel periodo del lockdown si studiava in casa, con le lezioni online e questo comportava avere molto più tempo a disposizione: «Mi sono organizzato in modo da poter uscire in bici quasi ogni giorno. Ho ripreso ad allenarmi seriamente e i miglioramenti erano evidenti. Non lo facevo con spirito agonistico, ma pian piano ho ritrovato il gusto della bici e anche delle gare grazie a un gruppo amatoriale che mi ha voluto con sé per le granfondo, l’Uc San Vito di Leguzzano. Non potrò mai dire abbastanza grazie al suo patron Matteo Stefani che mi ha restituito l’ambizione…».

Da lì curiosamente la strada è ripresa quasi in parallelo con quanto era avvenuto anni prima: «Un ragazzo del team era allenato da Paolo Artuso. Siamo così tornati in contatto e da lui ho saputo che c’era un altro camp del team americano, questa volta in Italia. Ho passato le selezioni e la squadra mi ha inserito nel team development. Riparto praticamente da dove mi ero fermato, ma con molta maturità e consapevolezza in più».

Il veneto con la maglia della Novo Nordisk insieme a suo padre Alessandro
Il veneto con la maglia della Novo Nordisk: un ritorno inaspettato ma voluto

Il momento di riprovarci…

Artuso, oggi nello staff dirigenziale della Bora-Hansgrohe, è molto legato a Polga. Vivono vicini e lo ha seguito nella sua evoluzione, lo ha sempre monitorato soprattutto negli ultimi tempi dopo il suo ritorno all’attività. Conferma che nel primo tentativo non era ancora maturo, fisicamente e mentalmente, ma che il ragazzo di allora è profondamente diverso dall’uomo di oggi, che merita una chance per la passione che nutre per la bici.

Polga oggi è un ragazzo voglioso di provarci: «Dalla mia ho la consapevolezza di essere un’altra persona, non solo caratterialmente. Non solo riesco a gestirmi meglio, ma fisicamente sono molto più cresciuto, sono maturato tardi rispetto a molti miei coetanei. Il corpo ora risponde molto di più. So che mi attende un’attività molto qualificata, è un team continental che affronterà gare di tipo 1.1 e 2.1. Inizieremo in Grecia a marzo, sia con gare a tappe che in linea. Poi si girerà l’Europa: Polonia, Croazia, Slovacchia, anche alcune gare tra Francia e Belgio. Magari in giro ritroverò Filippo: se sono qui è anche grazie a lui».

Filippo Zana: bici nuova, compagni nuovi… e un gallo

27.12.2022
4 min
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Il gallo canta in sottofondo, ma questo non ferma Filippo Zana dal raccontarci i suoi primi approcci con la nuova squadra, la BikeExchange-Jayco che presto sarà Jayco-AlUla. Il campione italiano è appassionato di animali e prima di uscire in bici li va a governare. E il gallo s’intromette spesso nell’intervista!

Il corridore veneto è uno dei gioielli italiani per i quali si sono aperte le porte del WorldTour. Sono bastati pochi giorni di ritiro per capire che tutto è cambiato, che tutto è diverso. Ma al netto della felicità, Filippo ha subito capito che c’è da rimboccarsi le maniche.

Filippo Zana (classe 1999) è il campione italiano. Passa dalla Bardiani alla Jayco-AlUla
Filippo Zana (classe 1999) è il campione italiano. Passa dalla Bardiani alla Jayco-AlUla
Filippo, primi momenti con la nuova squadra, cosa ci dici?

Dico che mi sono trovato veramente bene. Non pensavo di trovarmi così sin dall’inizio. Invece mi hanno accolto come se fossi sempre stato lì, nonostante il mio inglese non sia super. Però piano, piano ci sto prendendo confidenza. Anche loro mi hanno detto di non preoccuparmi: «Vedrai, in un mese o due impari in fretta». E infatti già al termine del primo ritiro, in dieci giorni, ero migliorato. No, no… sono tanto, tanto contento e motivato.

Perché non pensavi di trovarti così bene? Quali difficoltà ti aspettavi?

Beh, con il cambio di squadra stesso magari all’inizio era un po’ dura ambientarsi. E’ qualcosa di nuovo. Però mi sono sentito subito parte del team.

Il tuo tecnico di riferimento è Marco Pinotti

Abbiamo messo giù una parte di calendario. Marco mi ha aiutato all’inizio con la comprensione di alcune cose. A volte era lui che me le rispiegava meglio.

Com’era una giornata tipo durante il vostro ritiro? E che differenze hai notato rispetto all’anno passato?

Sveglia sempre verso le 8,30 perché in Spagna, si sa, è comoda! La colazione era pronta anche prima, visto che noi avevamo i nostri cuochi e già questa è una differenza rispetto al passato. Avere il cuoco in squadra è tutta un’altra cosa: si mangia sempre bene, sempre quello indicato dalla nutrizionista e tutto di ottima qualità. Poi verso le 10 si partiva in bici. Si tornava nel primo pomeriggio e trovavamo sempre pronto da mangiare. Sulla tavola c’era quello che indicava la nutrizionista. Sull’alimentazione mi sono trovato veramente bene e credo che questo farà una bella differenza. Poi massaggi e cena. Ma con gli altri ragazzi ci trovavamo un po’ prima: parlavamo, facevamo gruppo. E a proposito di gruppo, credo che per essere stato il primo ritiro, ci sia già un bell’ambiente. 

Una foto di un vecchio ritiro della squadra australiana. Zana ha parlato molto di gruppo (foto Instagram)
Una foto di un vecchio ritiro della squadra australiana. Zana ha parlato molto di gruppo (foto Instagram)
Cosa avete fatto in bici?

Un bel blocco di lavoro con molte ore di sella. Pochi lavori specifici, ma tanti chilometri. Ci avevano diviso per gruppi. Io ero con quello che andava un po’ meglio in salita, ma ogni tanto ci mescolavano, anche per farci conoscere meglio. E quando ci mescolavano c’erano anche i velocisti, visto che le intensità non erano altissime.

E invece, Filippo, a livello di bici, di questioni tecniche come è andata? Ti sei adattato subito alla nuova bici?

Mamma mia, sì! Anche sotto questo aspetto sono rimasto molto contento. Qualsiasi esigenza viene esaudita e avere questo colloquio continuo con meccanici o con i rappresentanti di Giant stessi che partecipano molto è stimolante. Loro ci chiedono sempre come possono migliorare la bici.

Parlare con i meccanici, esigenze… c’è stato dunque qualcosa sulla quale hai dovuto insistere per trovare la quadra?

Diciamo che con la bici nuova non ho trovato subito la posizione ideale, ci ho messo un mesetto. E una volta trovata ho cercato di migliorarla ancora. Alla fine era tutto nuovo. Ora va bene, anzi molto bene. Ho abbassato un po’ la sella e l’ho anche un po’ spostata in avanti, così da avere una spinta ancora più forte.

Rispetto alla passata stagione il vicentino ha implementato il lavoro con la bici da crono
Rispetto alla passata stagione il vicentino ha implementato il lavoro con la bici da crono
E la bici da crono?

Ci abbiamo lavorato sin da subito. E anche questa è stata una bella differenza rispetto all’anno scorso. Nel ritiro dell’anno passato l’avevo usata una volta. Adesso non ce l’ho a casa perché non aveva senso portarla via e poi fra dieci giorni riportarla in Spagna. In ritiro abbiamo fatto delle prove di cronosquadre e a gennaio è previsto un altro blocco di lavoro anche con la bici da crono. Ormai abbiamo visto che fa la differenza. 

Prima, Filippo, hai detto che avete tirato giù un po’ di programmi con Pinotti, cosa ci puoi dire?

Inizierò alla Ruta del Sol, poi farò due gare di un giorno in Francia, la Strade Bianche, forse la Milano-Torino e in teoria io sono in lista per il Catalunya. 

E il Giro d’Italia?

Ci spero! Stiamo ancora programmando bene il tutto.

In attesa di Simon Yates, c’è qualcuno che ti ha impressionato in ritiro? 

Posso dire che quando Stybar passava a tirare si faceva sentire! E’ davvero un grande professionista. Sarà importante il prossimo ritiro quando saremo tutti. Però è bello allenarsi con grandi campioni. E’ uno stimolo in più per andare forte.