Oggi con l’E3 Saxo Bank Classic si entra nel pieno della stagione delle classiche del Nord. Quella di Harelbeke, che ha cambiato nome molte volte piegandosi alle esigenze degli sponsor, è una corsa forse non così popolare da noi, ma in Belgio è molto amata: il “piccolo Fiandre”, così chiamato perché ricalca abbastanza fedelmente la struttura della Corsa dei Muri, ma con meno distanza e meno asperità.
Una corsa quella di Harelbeke (una delle pochissime sfuggite agli arpioni di Merckx…) che ha sorriso poche volte agli italiani, solamente 4: Bontempi nel 1988, Cipollini nel ’93, Pieri nel 2002 e Pozzato nel 2009. Filippo, oggi responsabile organizzativo con la PP Sport Events delle classiche venete di fine stagione, ricorda ancora molto bene quel giorno.
L’ultimo podio con Van Aert fra Laporte (decisivo per il suo successo) e KungL’ultimo podio con Van Aert insieme a Laporte, decisivo per il suo successo
«C’era un Boonen favoritissimo, voleva la quinta vittoria, partì sul penultimo muro a una ventina di chilometri dal traguardo. Io lo agganciai quasi subito, poi su di noi rientrò Iglinskiy. Ce la giocammo in volata, il belga era più veloce, ma io finsi di partire, lui si lanciò, io misi due denti in meno e lo recuperai abbastanza facilmente. Era più veloce, ma quello era il mio giorno».
Eri in una forma particolare?
Sì, quello fu un ottimo periodo. Vinsi 3 giorni dopo anche a La Panne, la prima tappa. Puntavo forte sul Giro delle Fiandre, ma la fuga di Devolder sconvolse i piani di tutti.
L’ultimo podio con un azzurro: 2015, Trentin chiude terzo dietro Thomas e StybarL’ultimo podio con un azzurro: 2015, Trentin chiude terzo dietro Thomas e Stybar
Che corsa è?
Non è così diversa dalla sua “sorella maggiore”, il tipo di strade è lo stesso come anche la struttura altimetrica, cambiano solo i numeri che sono un po’ inferiori. Non è un dato da poco perché proprio il fatto che ci siano meno chilometri da percorrere permette anche a corridori di seconda linea di stare davanti e giocare le proprie carte. Il Fiandre è talmente selettivo che ben difficilmente non lo vince un corridore dal pedigree affermato.
Come va interpretata?
Devi stare sempre sul chi vive, oggi molto più che ai miei tempi. Potrei dire che gli ultimi 70 chilometri sono quelli decisivi, nei quali devi stare sempre nelle prime 20 posizioni, ma a ben guardare nel ciclismo odierno è un’affermazione che lascia il tempo che trova. Siamo in presenza di campioni che sono abituati a sconvolgere la corsa anche molto prima. Non puoi mai adagiarti. Poi c’è anche altro a cui prestare attenzione.
Van Aert in testa a tirare nell’edizione dello scorso anno. Il belga era già stato secondo nel 2019Van Aert in testa a tirare nell’edizione dello scorso anno. Il belga era già stato secondo nel 2019
Che cosa?
Il tempo. Può cambiare nel corso della giornata anche più volte. Il vento può essere a favore, ma in molti tratti ti colpisce trasversalmente e può causare ventagli. Sono davvero tante le cose a cui bisogna prestare attenzione.
E’ una corsa che può terminare con volate di gruppo, anche se ridotto o pensi che sia più portata a una soluzione di forza?
Normalmente sia è portati a pensare che sia una corsa per soluzioni molto ristrette. Alla fine ti ritrovi sempre un gruppetto ristretto che si gioca il successo, non più di 5-6 corridori. Bisogna essere veloci, questo sì, ma per rimanere davanti devi avere gamba, tanta gamba.
Van Der Poel si ripresenta in corsa dopo il trionfo di Via Roma. Ad Harelbeke è stato 3° nel 2021Van Der Poel si ripresenta in corsa dopo il trionfo di Via Roma. Ad Harelbeke è stato 3° nel 2021
Ti aspetti una corsa che premi anche qualche corridore di secondo piano, ossia non appartenente a quella ristretta fascia dei “mammasantissima” in preparazione per il Fiandre?
Io a questa faccenda della preparazione non ci credo più. Ormai i vari Van Der Poel, Van Aert, Pogacar quando mettono il numero sulla schiena partono sempre per vincere. Non pensano a salvare le gambe, non pensano a quel che verrà dopo, se la giocano fino in fondo e oggi sarà ancora così. Inoltre credo che la Sanremo con il suo epilogo abbia dato quel pizzico di pepe in più.
Che cosa intendi?
Van Aert io credo che vorrà prendersi una rivincita immediata sull’olandese. Per me è il corridore più forte perché il più completo e quelle sono le sue strade. Quando serve c’è sempre, se non vince si piazza. Van Der Poel dalla sua ha il fatto che se decide di portare la stoccata molto spesso lo fa e trova il bersaglio. Tra questa gente e gli altri c’è una bella differenza, io credo che assisteremo a una grande gara e i nomi da tenere sul taccuino sono sempre gli stessi.
Attraverso i nostri articoli negli ultimi due anni abbiamo avuto l’opportunità di seguire la nascita e la successiva crescita di Bikeen, piattaforma nata per offrire agli utenti una “piazza digitale” dove poter trovare una bicicletta usata, a chilometro zero o eventualmente dove poterla vendere. Un servizio davvero utile per i privati ma anche per i negozianti. Un’opportunità in più anche per chi desidera offrire un servizio di noleggio.
Fin dalla nascita di Bikeen, nelle intenzioni dei suoi fondatori è sempre stata presente la volontà di offrire un proprio contributo tangibile allo sviluppo di una mobilità sostenibile, un tema questo sempre più di attualità.
Filippo Pozzato con Marco Ferron, Giambattista Callegari e Gianluca GallianoFilippo Pozzato con Marco Ferron, Giambattista Callegari e Gianluca Galliano
Un nuovo passo
Il processo di crescita di Bikeen oggi compie un importante e significativo passo grazie all’attivazione di una campagna di equity crowdfunding presente sulla piattaforma Backtowork24, società partecipata da Intesa San Paolo. Grazie alla campagna equity crowdfunding sarà possibile investire in Bikeen ed essere parte attiva nel suo processo di crescita.
A proposito di crescita, ecco alcuni numeri registrati da Bikeen nei suoi primi due anni di attività: oltre 250.000 utenti unici; 1.800 euro il valore medio di ciascun annuncio; oltre 10.000 utenti privati registrati; oltre 1.600 annunci pubblicati; oltre 1.000.000 visualizzazioni di pagina; 200.000 visite verticali annunci; 40 articoli dedicati a Bikeen pubblicati sulla stampa specializzata e non; 120 negozi/noleggi B2B iscritti.
Pozzato a tirare il gruppo
Dallo scorso anno nello staff di Bikeen è presente anche Filippo Pozzato. L’ex campione originario di Sandrigo, è stato prima ambassador del brand e dal 2022 è entrato nella startup come socio, a conferma della forza del progetto.
«Sono felice di far parte di questo progetto – ha raccontato Pozzato – che promuove la mobilità sostenibile e offre una soluzione concreta per il mercato delle biciclette. Bikeen è un’idea innovativa che, grazie alla sua piattaforma, permette di ricollocare sul mercato bici di seconda mano a prezzi vantaggiosi per privati, negozianti e professionisti. La campagna di equity crowdfunding appena partita è un’opportunità unica per chi vuole investire in un progetto che unisce economia ed innovazione, e che mira a creare un futuro sostenibile per tutti».
Abbiamo parlato con alcuni meccanici per farci spiegare cosa cambia nelle bici rispetto alle corse precedenti. Alcune scelte sembrano non essere scontate
Le sfaccettature del ciclismo sono infinite e una di quelle in termini di coinvolgimento sportivo è riposta nella valorizzazione del territorio. E’ un concetto bilaterale, perché sport come quello delle due ruote sono in grado di regalare al territorio valore e interesse proprio come lo stesso fa ricambiando quanto ricevuto. Non è un’equazione esatta, ma rappresenta la giusta direzione da percorrere. Ad accorgersene e a farne un impegno della propria attività sonoFilippo Pozzato e la sua PP Sport Events.
Da questa visione è nato il progetto Ride the Dreamland, un nome che dice tutto: pedalare nella terra dei sogni, siano essi sportivi, sociali o culturali. La terra prescelta è ilVeneto con tutte le sue peculiarità.
Fra le ultime manifestazioni organizzate da Filippo Pozzato c’è il Mondiale Gravel 2022Fra le ultime manifestazioni organizzate da Filippo Pozzato c’è il Mondiale Gravel 2022
Pianificazione sul territorio
Il tutto si è svolto nell’arco di otto giorni, prima col Mondiale Gravel (8-9 ottobre) e poi le corse di Ride the Dreamland (12-16 ottobre), con un unico comune denominatore: la Regione Veneto. PP Sport Events si è infatti posta l’obiettivo di esaltare quanto più possibile il territorio regionale nella sua totalità. Non è un caso che gli eventi abbiano toccato ben cinque province: Venezia, Padova, Vicenza, Treviso e Rovigo. Il 2022 organizzativo è stato caratterizzato dall’edizione numero uno del Mondiale UCI Gravel, a seguire Giro del Veneto, Serenissima Gravel, Social Ride VENEtoGO e Veneto Classic, ormai riconosciuti come appuntamenti di chiusura della stagione professionistica.
«I numeri ci confermano – spiega Filippo Pozzato – che la strada intrapresa è quella giusta. Abbiamo dimostrato che il ciclismo è veicolo straordinario per la promozione del territorio, ma questo è solo un punto di partenza, abbiamo ancora tante idee e progetti da portare avanti. Ci piacerebbe confermare sempre di più le nostre corse come appuntamenti chiave del finale di stagione, continuando allo stesso tempo ad investire sul gravel, del quale organizzeremo un nuovo Mondiale UCI nel 2023.
«Inoltre, ci tengo a ribadire che noi non abbiamo il semplice obiettivo di organizzare gare di ciclismo, bensì quello di organizzare eventi ciclistici che, a contorno della gara, offrano al pubblico divertimento, cibo e musica, in un territorio unico come quello veneto».
Unire le corse amatoriali e giovanili è un aspetto interessante per avvicinare gli appassionati ai pro’Unire le corse amatoriali e giovanili è un aspetto interessante per avvicinare gli appassionati ai pro’
Attrarre persone
Uno dei fattori che servono all’equazione per funzionare e creare eventi appetibili e che apportino un beneficio al territorio sta proprio nel coinvolgere il maggior numero di persone.
«La nostra qualità – dice Pozzato – dev’essere quella di fare qualcosa di diverso dagli altri se vogliamo distinguerci ed emergere. Con la Serenissima e con la Veneto Classic non abbiamo la storicità che si può avere magari con altre corse più blasonate dei nostri competitor. Uno dei nostri obiettivi è appunto quello di rendere il ciclismo più attrattivo per la gente. Questa è una cosa in cui credo molto.
«Secondo me – prosegue – abbiamo un problema grave. L’utente medio che guarda il ciclismo ha un’età troppo alta. Per avvicinare i giovani dobbiamo fare qualcosa che sia divertente. Non solamente per farli venire a vedere le corse, ma anche per invogliarli a praticare ciclismo. Secondo me bisognerebbe fare squadra tutti quanti insieme su questo, cosa che non si è ancora capita in Italia. Anzi si fa la lotta l’uno con l’altro per fare del male agli altri. E’ una cosa stupida, che lede a tutti i settori. A guadagnarci sarebbe sempre il ciclismo».
Portare il ciclismo nei centri storici è il modo per fare incontrare ciclismo e culturaPortare il ciclismo nei centri storici è il modo per fare incontrare ciclismo e cultura
Investire sui giovani
Ciò che è il ciclismo oggi può essere stravolto nel giro di pochi anni. La nascita di una disciplina come il gravel ha rappresentato un’opportunità nuova che la PP Sports Events ha saputo cogliere e valorizzare. Avvicinare e abbracciare mondi al di fuori del professionismo è un’altra chiave di lettura che contiene risvolti interessanti. Come la gara degli amatori affiancata a quella dei pro’ durante la corsa iridata gravel.
«Quello è un regolamento UCI – spiega Pozzato – secondo me è molto buono, perché avvicina gente e dà la possibilità all’appassionato praticante di confrontarsi con i professionisti partendo insieme. Una formula vincente copiata dalle maratone. Questo sicuramente è un vantaggio per chi organizza.
«Per quanto riguarda i giovani – dice – noi cerchiamo sempre di fare qualcosa con le scuole. Molti competitor ci stanno copiando ed è una cosa di cui andiamo fieri e spingiamo, perché si continui in questa direzione. E’ giusto che ci sia concorrenza, noi abbiamo iniziato nel 2020 mettendo i bambini sulle bici e portandoli sulla pump truck, insegnando loro a giocare e divertirsi sulle due ruote. Il tutto coronato da un’ospitality dedicata alle nostre corse per i più piccoli che avevano partecipato alle attività. Crediamo molto nei giovani. E’ vero che organizziamo corse per professionisti e amatori ma se non si investe subito sui giovani tra 10 o 15 anni i numeri saranno sempre minori».
Il gravel è un’occasione per addentrarsi in modo più delicato nel territorioIl gravel è un’occasione per addentrarsi in modo più delicato nel territorio
Non sempre si è compresi
L’apporto economico totale sul territorio negli otto giorni di ciclismo è stato di circa 9 milioni di euro, con 110 mila spettatori complessivi accorsi lungo le strade per incitare i corridori e 4,2 milioni che invece si sono goduti lo spettacolo da casa. Non sempre però l’opinione pubblica ha supportato quanto fatto da Pippo e la sua organizzazione.
«Sono molto arrabbiato – afferma Pozzato – con alcuni giornali e Tv che si focalizzano sulla polemica generica. Invece di concentrarsi sulla gara in sé e sull’apporto che portiamo al territorio, si preferisce far notare gli eventuali disservizidovuti alla chiusura della strada per il passaggio di una gara. Gli eventi secondo me devono diventare patrimonio della città, non di Pozzato e la PP Sports Events.
«Se noi facciamo un evento su Vicenza, dev’essere la città stessa che ne trae beneficio e a sua volta avere riscontri in termini di attrattività. Alcune televisioni locali si focalizzano invece sul creare polemiche sui disagi creati dall’arrivo del Giro del Veneto, senza coglierne le potenzialità. Nonostante ci sia un apporto economico evidente, spesso il ciclismo non viene valorizzato come meriterebbe. Noi però sappiamo che stiamo facendo la cosa giusta e la direzione è vincente. Abbiamo la Regione alle spalle, le istituzioni ci credono e i numeri in crescita stanno avvalorando la nostra visione. Rispetto al 2021 abbiamo migliorato sotto più aspetti e il ritorno è stato significativo in termini di soddisfazioni della gente e partecipazione. Creiamo interesse e sempre più contatti, per questo sono ottimista per il 2023 e il futuro».
Le città e i luoghi toccati dalle gare di PP Sports Events vengono valorizzati con attività oltre lo sportLe città e i luoghi toccati dalle gare di PP Sports Events vengono valorizzati con attività oltre lo sport
Veneto in poppa
Una certezza ha sempre accompagnato Pozzato e la sua PP Sport Events fin dal suo primo giorno, la Regione Veneto. «Le amministrazioni ci credono molto – puntualizza Pippo – Vicenza che ho citato prima, ha ospitato la partenza del Mondiale Gravel e l’arrivo del Giro del Veneto. La mia critica non è assolutamente rivolta a loro, che sono le prime a mettere a disposizione quanto possono.
«Poi c’è la Regione Veneto, che è sempre stata al nostro fianco. Luca Zaiaè da sempre un sostenitore del ciclismo. Con il Giro d’Italia e tutto quello che c’è intorno conosce il potenziale che questo sport ha nei confronti del territorio. Non abbiamo inventato un modo di fare ciclismo. Semplicemente questa è la formula cui tutti aspirano e che provano ad applicare ovunque.
«Non vogliamo fare una corsa di bici per gli appassionati e basta. Il nostro scopo – conclude – rimane fare un evento che porti dell’attività sul territorio e un apporto economicoa macchia d’olio. Un altro obiettivo è quello di creare un interesse che invogli a tornare. Un esempio semplice è il tifoso straniero che arriva per seguire il proprio beniamino e decide di tornare, venendo accolto da tutte quelle attività socio-culturali che il Veneto e le sue realtà sono in grado di offrire. Questa è un occasione che non dobbiamo sprecare».
Philippe Gilbert che si allontana con i figli accanto – uno che porta il trofeo e l’altro con i fiori – è la sintesi perfetta della giornata e di una carriera eccezionale. Monaco, le quattro del pomeriggio lungo il Boulevard Albert 1er, davanti a yacht immensi e sguardi incuriositi, dove si è appena conclusa la gara dei professionisti a margine di un evento che, come nelle domeniche di paese, ha proposto chiacchiere e incontri. Ha vinto il belga della Lotto Soudal, all’ultima corsa. Mentre la carovana di Beking 2022 si disperde alla spicciolata, il belga firma autografi e concede gli ultimi sorrisi.
«Adesso finalmente – dice – mi rendo conto che è finita. Vivo a Monaco da 13 anni e chiudere qui resterà un bel souvenir. Avevo vinto già la prova cronometrata del mattino, ma vincere la kermesse con tutti i corridori che c’erano e il loro livello ha un sapore diverso. Ma al di là di questo, credo che Beking sia un bel progetto, per quello che vuole portare nella società. Il ciclismo professionistico qui non è famoso come in Belgio, dobbiamo fare in modo che lo diventi, affinché i bambini di oggi fra 15 anni possano essere i nuovi professionisti».
Alla partenza, immancabile, con Gilbert c’è il Principe Alberto di MonacoAlla partenza, immancabile, con Gilbert c’è il Principe Alberto di Monaco
Il grande show
Se uno show come questo lo avessero organizzato in Italia, ci sarebbe stato il mondo. Ci sono quasi tutti i professionisti che qui risiedono e altri come Covi e Troia che sono venuti per partecipare. Poi ci sono tutti i team manager delle squadre WorldTour, perché l’UCI ha spostato qui il suo meeting annuale.
«E’ quella bella riunione che si fa sempre a novembre – scherza Brent Copeland della Bike Exchange-Jayco – quando hai chiuso il budget e loro fanno le sorprese di regolamenti cambiati e cose del genere».
Il manager sudafricano sorride rassegnato, ma è un fatto che a certe sorprese non corrispondano mai prese di posizioni di segno opposto da parte delle squadre. Sono arrivate così promozioni e retrocessioni e tutti quei cambiamenti di cui i corridori pagano il prezzo.
I giri con i bambini hanno concluso la mattinata di MonacoJumbo Visma contro UAE Emirates, torna il duello dell’ultimo TourI giri con i bambini hanno concluso la mattinata di MonacoJumbo Visma contro UAE Emirates, torna il duello dell’ultimo Tour
Szmyd per caso
A camminare sulla banchina c’è anche Sylwester Szmyd, preparatore della Bora-Hansgrohe, ma lui non è qui per la gara né per il meeting dell’UCI.
«Abito là dietro – dice – vivevo qui da corridore e poi anche quando ho smesso. Guardate quanti campioni, davvero se lo avessero fatto in Toscana non ci sarebbe stato abbastanza spazio per il pubblico».
Ne approfittiamo per chiedergli di Giovanni Aleotti, sapendo che lo allena lui.
«Intanto prepariamo il debutto in Australia – dice – e poi speriamo di vederlo bene anche nelle classiche. Quest’anno è migliorato tanto, nonostante abbia avuto tanti stop. Al Sibiu Tour andava davvero fortissimo. Anche a Quebec. Gli ho detto di aspettare, perché quella è una corsa da un solo colpo. Invece si è messo a scattare e alla fine si è spento…».
Firma della maglia gialla per Pogacar, parso estremamente rilassatoFirma della maglia gialla per Pogacar, parso estremamente rilassato
Formolo e il trasloco
Pogacar è saltato fuori dal nulla assieme alla compagna. E’ tipo di poche parole. Sfila sorridendo con i bambini. Firma e posa, ma di base preferisce starsene per i fatti suoi.
«Stamattina è andato in bici – dice Formolo, raggiunto a Monaco dai suoceri – tanti si sono allenati e sono venuti fuori per il criterium».
Il veronese dice di aver firmato il contratto per il nuovo anno, anche se l’annuncio non è stato ancora fatto. Poi racconta di essere in pieno trasloco, perché l’appartamento in cui vivrà fino al 30 novembre è stato venduto.
Sagan con Ermanno Leonardi, Managing Director di Specialized Italia, sponsor dell’eventoSagan con Ermanno Leonardi, Managing Director di Specialized Italia, sponsor dell’evento
I corridori sono mediamente tutti in affitto, solo pochi – Sagan fra loro – hanno scelto di comprare la casa in cui abitano. Peter è seduto su un cassone a parlare con Ermanno Leonardi di Specialized Italia e intanto con lo sguardo segue suo figlio Marlon che cammina accanto alla mamma. Nel corso della mattinata, Peter girava sul percorso portandolo sul tubo orizzontale.
Il ciclismo italiano
Pozzato ha corso al mattino nella prova a squadre fra corridori e amatori. Con lui dopo un po’ che si parla, il discorso finisce sul ciclismo italiano. Si ragiona di Giro U23 e Giro Donne, di Giro d’Italia e di Argentin e la sua posizione è la più interessante fra quelle sentite finora.
«Bisogna ripartire dai bambini – dice – copiare quello che hanno fatto nel tennis o in Francia col ciclismo. Il professionismo basta a se stesso, ma se vedo che a Vicenza gli juniores si sono dimezzati e al Sud non c’è più niente, comincio a preoccuparmi. Invece qui, al posto di fare sistema e unirsi, ognuno difende il proprio orto e pensa solo a fare la sua fortuna».
Alessandra Cappellotto, qui con Trentin, è a Monaco per il meeting Uci che si terrà lunedì e martedìAlessandra Cappellotto, qui con Trentin, è a Monaco per il meeting Uci che si terrà lunedì e martedì
Uomini, non solo atleti
Accanto c’è Roman Kreuziger che riporta la sua esperienza in Repubblica Ceca, dove il numero di allievi e juniores nella sua Academy è in calo.
«Il bello – dice – è che bisogna discutere con i genitori per imporre che i ragazzi prima devono finire la scuola. Noi diamo bici, maglie, caschi… Diamo tutto, ma non vogliamo produrre solo degli atleti, vogliamo far crescere i ragazzi. Non voglio che fra cinque anni quegli stessi genitori vengano a dirmi che per colpa della bici i figli hanno smesso di studiare e adesso non sanno cosa fare».
Sul palco di Beking, i corridori Ineos residenti a Moncao. C’è anche PuccioDa Forano, in provincia di Rieti, un pullman di ragazzini del gruppo “I Reccapezzati”Sul palco di Beking, i corridori Ineos residenti a Moncao. C’è anche PuccioDa Forano, in provincia di Rieti, un pullman di ragazzini del gruppo “I Reccapezzati”
Roglic e i bimbi
«Adesso smetteranno di chiederci quando ci sposiamo», sorride Elena Cecchini accanto a Elia Viviani. Accanto c’è Lizzie Deignan, con la figlia Orla attaccata alla gamba e l’ultimo arrivato Shea in braccio. Lei indossa già la tenuta della Trek-Segafredo, pronta a rientrare in gruppo.
E’ il giorno dei bambini. Un gruppo è arrivato da Forano, in provincia di Rieti. Altri sono figli di corridori e vivono qui. Scriccioli guerrieri, vestiti con le maglie dei corridori a frullare sui pedali su andature per loro forsennate.
«La prima cosa che bisogna insegnare ai bambini – dice Roglic – è il rispetto reciproco, poi c’è l’osservanza delle regole. Una giusta educazione è il solo modo perché diventino adulti consapevoli. Mi dispiace non correre, Beking è il modo migliore per unire la passione per la bici e l’impegno per gli altri».
Fra il pubblico, spinto sulla sedia da Manuel Quinziato, si riconosce anche Samuele Manfredi, che i suoi sogni di bambino ha dovuto rivederli e adesso ha scelto di dedicarsi alla hand bike, per dare sfogo a quella voglia di agonismo che l’incidente del 2018 gli ha portato via.
Pronti via e subito Pogacar scatta con Mohoric a ruotaIl circuito di Monaco misura circa 1.200 metri lungo il porto turistico e le vie interneViviani in testa al gruppo: il criterium misura 40 giri, totale un’ora 20′ di garaI trofei di Beking 2022 sono stati realizzati da VariscoPronti via e subito Pogacar scatta con Mohoric a ruotaIl circuito di Monaco misura circa 1.200 metri lungo il porto turistico e le vie interneViviano in testa al gruppo: il criterium misura 40 giri, totale un’ora 20′ di garaI trofei di Beking 2022 sono stati realizzati da Varisco
I due Principi
Il via alla gara dei pro’ ha voluto darlo ancora una volta il Principe Alberto, mentre in mattinata al villaggio di partenza si è fatta vedere sua sorella Stephanie, in jeans e un cappottino grigio. La sensazione è che Monaco apprezzi, ma non ami essere disturbata troppo.
La gente si è affacciata dalle balaustre, ha guardato e poi ha proseguito nella sua domenica calda in riva al mare che annuncia il Natale negli stand del villaggio in costruzione davanti al porto. Matteo Trentin saluta, a capo di un periodo che lo ha visto organizzatore al pari di sua moglie Claudia che ora dal palco ringrazia in francese e poi inglese.
A Beking, l’ultima gara da pro’ e ultima vittoria per Philippe Gilbert: una carriera straordinariaA Beking, l’ultima gara da pro’ e ultima vittoria per Philippe Gilbert: una carriera straordinaria
Solidarietà e accorgimenti
Le iscrizioni degli amatori che al mattino hanno corso la prova a crono con i campioni saranno devolute per le due associazioni dichiarate alla partenza, per il resto si spera che gli sponsor coprano tutte le spese di un evento che ha ampi margini, ma forse potrebbe cercare una formula più incisiva. Splendido lo sforzo degli organizzatori, ma si può lavorare ancora (ad esempio) per coinvolgere il pubblico e portarlo tra gli stand della piccola fiera. I campioni non mancano: quelli a Monaco sono una garanzia.
«La mattina quando devo allenarmi – dice Battistella – basta mettersi sotto casa e aspettare il primo gruppetto che passa. Le strade sono spettacolari, la compagnia anche…».
Jonh Degenkolb racconta il suo inverno e le sue ambizioni. Non ha paura di sfidare Van der Poel e Van Aert. E spiega perché Roubaix è il suo posto preferito
Pozzato vuole aggiungere corse al suo menù. Perciò è in cerca di risorse ed elabora progetti. Il ciclismo italiano? Ammira Basso e fa il tifo per Cassani
Due titoli mondiali in appena due settimane! E’ questo quanto straordinariamente ottenuto da Abus grazie ai successi di due atleti d’eccezione: l’olandese Annemiek van Vleuten, con il trionfo incredibile colto ai campionati del mondo a Wollongong in Australia, e Gianni Vermeersch, il belga della Alpecin Deceuninck (nella foto di apertura Tornanti.cc in compagnia di Mathieu Van der Poel) che si è imposto nella prima, storica edizione del mondiale gravel che si è disputato appena qualche giorno fa a Cittadella, in Veneto, e sotto la regia di Filippo Pozzato. E ad essere portati in trionfo sono stati i due caschi Abus più noti agli appassionati stradisti – i modelli AirBreaker e GameChanger – entrambi in dotazione sia al team Movistar femminile quanto alla Alpecin Deceuninck del neo campione del mondo gravel Gianni Vermeersch. In quest’ultimo caso il casco è “brandizzato” esclusivamente con i loghi di Canyon.
Gianni Vermeersch a braccia alzate sul traguardo del mondiale gravel di Cittadella domenica 9 ottobre (foto Tornanti.cc)Gianni Vermeersch a braccia alzate sul traguardo del mondiale gravel di Cittadella domenica 9 ottobre (foto Tornanti.cc)
Sicurezza in movimento
La linea di caschi per il ciclismo proposta sul mercato da Abus si distingue in modo particolare per la scelta di materiali, di assoluta qualità, funzionali alla produzione, per i moderni processi di realizzazione e per il design.
Il casco indossato da Vermeersch in occasione del successo nel mondiale gravel è il modello AirBreaker. Grazie alla struttura a nido d’ape dell’innovativo Multi Speed Design, questo “bestseller” di Abus è in grado di offrire sempre sia un’ottimale aerodinamica quanto un’eccellente areazione. Il Multi Speed Design fornisce la ventilazione necessaria dosandola: massima ventilazione per le tappe più lunghe e montuose, aerodinamica ottimale per le tappe pianeggianti e più… veloci.
Annemiek Van Vleuten, due settimane prima aveva conquistato la maglia iridata nella prova su strada (foto social Abus)Annemiek Van Vleuten, due settimane prima aveva conquistato la maglia iridata nella prova su strada (foto social Abus)
Dimensione GameChanger
“GameChanger riscrive le regole”. Così viene definita l’essenza del casco portato in trionfo a Wollongong da Annemiek van Vleuten, l’olandese che quest’anno al mondiale australiano ha aggiunto anche i successi al Giro Rosa, al Tour de France e alla Vuelta: un vero e proprio storico Grande Slam. Con il suo Multi Position Design, GameChanger ha reinterpretato il concetto di aerodinamicità e di resistenza dell’aria. Le particolari geometrie di questo casco riducono la superficie esposta al vento in qualsiasi condizione, indipendentemente dall’inclinazione della testa e dall’angolo di incidenza del vento stesso. L’innovativa Forced Air Cooling Technology aspira l’aria e la canalizza attorno alla testa per garantire una temperatura perfetta, mantenendo la testa sempre fresca anche nelle condizioni più difficili.
Van Vleuten a Liegi. Prima il forcing sulla Redoute e poi l'attacco sulla Roche aux Faucon. Ma vincere non è più facile come prima: il gruppo è cresciuto
Tra gli ospiti di Filippo Pozzato agli eventi di Ride the Dreamland, c’era anche Fabian Cancellara (in apertura con Froidevaux, vincitore della Serenissima Gravel). La locomotiva di Berna torna in campo al fianco dei giovani. Lo abbiamo incontrato e ci ha raccontato la filosofia della Tudor Pro Cycling, la formazione svizzera che nel 2023 farà il suo ingresso nelle squadre di categoria professional.
Cancellara e Pozzato sono stati le due colonne della Mapei giovani e sono poi diventati rivaliCancellara e Pozzato sono stati le due colonne della Mapei giovani e sono poi diventati rivali
Fabian ci troviamo ad una settimana dall’impresa di Ganna, che ha conquistato il record dell’Ora. Nella tua carriera spesso hai detto di volerci provare, ma non l’hai mai fatto.
Ho seguito la prova in tv. E’ stato un bel record, molto bello da vedere. Rispetto a quando avevo iniziato a pensarci io, è un po’ diverso, in quegli anni era molto diverso. Non si sapeva nemmeno quale fosse il tempo ufficiale e quali record si dovevano considerare e quali no. Anche i materiali oggi sono molto più complessi. Quella volta attorno al record dell’Ora si era creata una vera e propria bolla, così ho preferito concentrarmi sulle cose in cui sapevo di poter fare bene.
Agli eventi di Ride the Dreamland non sei solo l’ex ciclista professionista, ma sei anche il proprietario di Tudor Pro Cycling.
Sì, ci tengo a specificare che non sono team manager o allenatore, ma sono appunto il proprietario, perché cambia molto il ruolo che ricopro. Personalmente credo che il ruolo che rivesto in Tudor Pro Cycling sia giusto, considerando anche la mia motivazione per il progetto.
Cancellara ha chiuso la carriera con l’oro della crono a Rio: il record dell’Ora è stato a lungo alla sua portataCancellara ha chiuso la carriera con l’oro della crono a Rio: il record dell’Ora è stato a lungo alla sua portata
Raccontaci qualcosa di più su Tudor Pro Cycling.
La squadra prima si chiamava Swiss Racing Academy. Era arrivata a contare 16 giovani corridori e ad essere vicina alla sua chiusura. Non volevo che il loro sogno svanisse e così sono entrato nel team diventando un po’ il padrino, più che proprietario o presidente. Con l’aiuto del CEO della mia società abbiamo cercato fornitori di varie aziende che potessero aiutarci con la squadra e abbiamo poi proseguito a fianco del team. Il passo successivo è il salto da squadra continental a pro team nel 2023.
Cos’altro puoi dirci?
Le cose più importanti del team sono il fatto che la squadra sarà svizzera, che però, attenzione, non vuol dire che sarà chiusa agli atleti non svizzeri. Sarà svizzero il modo in cui lavoriamo, il metodo che impiegheremo. Secondo punto centrale della Tudor Pro Cycling è il lato umano, che a mio avviso è fondamentale. L’atleta alla fine è una persona, è umano come tutti. Terzo punto focale, la performance, cioè il risultato finale, la vittoria, che è sicuramente importante per la squadra. Quello che ci tengo a sottolineare è che non è importante il nome dell’atleta che abbiamo o la vittoria che conquistiamo: è come facciamo le cose che dev’essere motivo di attenzione.
Lorenzo Rinaldi ha debuttato quest’anno fra gli U23 con la Swiss Racing Academy. Da junior correva nella Vigor Cycling TeamLorenzo Rinaldi ha debuttato quest’anno fra gli U23 con la Swiss Racing Academy. Da junior correva nella Vigor Cycling Team
Proprietario, non manager
Fabian parla della squadra con molta passione, e continua: «Il bello del team – dice – è che al suo interno, nonostante i ruoli differenti, siamo tutti uguali. E tutti allo stesso modo devono parlare e contribuire così alla crescita del gruppo. Quando abbiamo annunciato la squadra, molti sono venuti direttamente da me a chiedere di entrare a far parte della Tudor Pro Cycling, ma questo non dipende da me. Ed è per questo che ho deciso di prendere un po’ le distanze…
«Mi sembra più corretto che siano i membri dello staff a prendere questo tipo di decisioni, dato che sono loro in contatto giorno e notte con gli atleti. Credo che la Tudor Pro Cycling stia crescendo in una maniera diversa rispetto a quello che succede in tutte le altre squadre, specialmente sulla mentalità».
Classe 1998, Froidevaux passerà dalla continental a una professionalClasse 1998, Froidevaux passerà dalla continental a una professional
L’uomo al centro
Nella chiacchierata che facciamo con Fabian, quello che molto spesso ritorna nei discorsi è la centralità “dell’umano”, la volontà, e la necessità, di considerare gli atleti come persone da accompagnare nella crescita
«Stiamo lavorando molto, come ho detto, sull’aspetto umano – spiega – perché penso che nel ciclismo di oggi venga un po’ dimenticato. Tutto è diventato più materiale, gli atleti spesso sono considerati oggetti. Molti giovani vengono frettolosamente definiti inadatti, ma forse hanno ricevuto un trattamento che non gli ha permesso di esprimere il meglio di loro stessi. Sentiamo una grande responsabilità nell’accompagnare nella crescita anche chi non passerà al professionismo. Dobbiamo accettare che non tutti sono Evenepoel o Ayuso, che c’è anche chi ha bisogno di più anni e chi semplicemente non passerà professionista. Non vogliamo che i giovani crescano troppo presto, perché si vede quando c’è una mancanza. E nel mondo professionistico poi, tra contratti, stipendi e aspettative, la pressione si fa sentire. La bici è una cosa, ma la vita è un’altra ed è più importante».
Cancellara ha 41 anni, è nato alle porte di Berna e ha origini lucane. E’ stato pro’ dal 2001 al 2016Cancellara ha 41 anni, è nato alle porte di Berna e ha origini lucane. E’ stato pro’ dal 2001 al 2016
Crescere con calma
La squadra rimane un punto cardine in Svizzera, come spiega Cancellara. «Lavoriamo molto bene anche con la nazionale svizzera – dice – come credo sia anche giusto. Ci aiutiamo a vicenda, perché il ciclismo è un grande insieme e così lo consideriamo noi. Dobbiamo avere la pazienza di crescere con calma e di fare le cose a modo nostro. Per il momento siamo molto contenti di come le cose stiano andando.
La squadra, così come l’azienda Tudor, ha un hashtag interessante, “Born to dare” cioè “nati per osare”. In cosa osate?
“Dare” come “daring”, l’essere audace, che per noi è un po’ la filosofia della squadra. Siamo contenti della grande azienda che abbiamo al nostro fianco, un’azienda che entrando nel ciclismo, entra in un bel mondo. Credo sia importante stimolare le aziende a scommettere sul ciclismo.
Ecco Robin Froidevaux, è campione nazionale svizzero su strada e ha vinto la Serenissima GravelEcco Robin Froidevaux, è campione svizzero su strada e ha vinto la Serenissima Gravel
Per voi alla Serenissima Gravel è arrivata una vittoria importante con Robin Froidevaux.
Sì, siamo contenti della vittoria, anche se Robin non indossava la maglia di campione svizzero. Siamo soddisfatti perché è una vittoria meritata, considerando anche i campioni con cui ha dovuto lottare. Di fatto siamo ancora una Continental, molti pensano che siamo una squadra perfetta, già pronta, quando in realtà partiamo da zero, non abbiamo ancora i pullman per esempio. Abbiamo buoni materiali e ottimi fornitori, ma non vuol dire che siamo pronti al 100%.
Il Cancellara con cui parliamo è un Fabian soddisfatto e contento del progetto che sta accompagnando. Lo ripete più volte: «Ci vorrà pazienza, le cose vanno fatte bene» e una filosofia così non può che essere vincente. Con la Veneto Classic si è conclusa la stagione dei ragazzi della Tudor Pro Cycling che hanno già uno sguardo sul 2023, nella speranza di poter dare grande spettacolo.
Trek-Segafredo, una squadra a forte trazione italiana e alle spalle un gigante del mercato della bici. Ciccone il nuovo Nibali? E intanto Moschetti cresce
L’esordio del mondiale gravel è alle spalle. l’Italia è stata protagonista della consacrazione iridata di una disciplina nuova che sta attirando sempre di più l’interesse del movimento ciclistico in generale. Filippo Pozzato ha timonato l’organizzazione della sua PP Sport Events sapientemente portando a casa una prima edizione esemplare, ricca di nomi importanti e senza lacune di alcun tipo dal punto di vista del percorso e della sicurezza.
I mondiali donne e uomini si sono corsi in un territorio che rappresenta un polmone del ciclismo in Italia e non solo. Per il Veneto le due ruote a pedali sono una cosa seria e questa due giorni di corse su sterrato ne è stata la dimostrazione. Il pubblico ha risposto numeroso. L’aria dell’autunno ha dipinto le rive dei canali vicentini per poi addentrarsi accarezzando Padova ed infine con l’arrivo degno di un quadro rinascimentale dentro le mura di Cittadella. Pippo è provato, ma sorridente, il clima è disteso e i calici di prosecco dello staff e dei collaboratori si alzano in un sentimento di soddisfazione e orgoglio per quanto fatto. E’ ora di festeggiare.
Pozzato ha guidato l’organizzazione con l’esperienza della Serenissima Gravel alle spalleQui la nazionale italiana in compagnia del presidente Cordiano Dagnoni prima della partenzaPozzato ha guidato l’organizzazione con l’esperienza della Serenissima Gravel alle spalleQui la nazionale italiana in compagnia del presidente Cordiano Dagnoni prima della partenza
Podi degni dell’iride
Spesso per determinare la valenza di una corsa ci si affida alla lista partenti e all’ordine d’arrivo. Nei mesi che precedevano questa rassegna iridata i dubbi e gli interrogativi non sono mancati. Una disciplina nuova partita da una vena turistica rivolta al viaggio e all’esplorazione che da qualche tempo si sta iniziando a vestire di agonismo. I pro’ hanno spazzato via ogni dubbio rispondendo “presente” a questo mondiale.
La starting list vedeva nomi come Sagan, Van der Poel, Van Avermaet, Lutsenko, Stybar, Lopez. E poi la nazionale italiana con il tricolore Zana, Oss, De Marchi, Ballerini, per citarne alcuni. Così come per le donne con Pauline Ferrand Prevot, la fuoriclasse pluriridata nella Mtb cross country, short track e marathon. Le azzurre Bertizzolo, Sanguineti, Guarischi, e le specialiste del cross country Teocchi e Lechner.
«Abbiamo avuto – dice Pozzato – un ottimo campione del mondo come Vermeersch che ha disputato una gara bellissima. Secondo Daniel Oss che è un nome importante per il panorama italiano e non solo. Terzo Van der Poel, quarto Van Avermaet, nomi che danno un segnale chiaro e forte che ci sono corridori importanti che credono in questo e l’hanno dimostrato perché hanno interpretato la corsa dando anche spettacolo, non sono venuti qua per partire e basta. Stesso discorso per le donne con la campionessa Pauline Ferrand Prevot davanti alla Frei e alla nostra Teocchi terza».
Partenza maxi con un’organizzazione che ha funzionato alla perfezioneTra gli ospiti incuriositi c’era anche Tadej Pogacar: si è cercato a lungo di farlo partirePartenza maxi con un’organizzazione che ha funzionato alla perfezioneTra gli ospiti incuriositi c’era anche Tadej Pogacar: si è cercato a lungo di farlo partire
Anno zero
Oltre 500 corridori provenienti da 39 nazioni. Un campionato del mondo che ha saputo partire dal suo anno zero con un parterre di tutto rispetto muovendo una mole importante di atleti e addetti ai lavori. Proprio così perché oltre alle categorie elite di donne e uomini anche le categorie amatoriali hanno percorso le stesse strade ghiaiate.
«Penso – racconta Pozzato – che abbiamo scritto una pagina di storia del ciclismo. Non noi, non io, ma tutti quanti insieme. Intendo addetti ai lavori, giornalisti, l’UCI, noi che abbiamo organizzato e non per ultimi i corridori che hanno partecipato. Sicuramente è un punto di partenza importante, secondo me storico, che darà il via con le prossime edizioni ad un movimento importante e del tutto nuovo con dinamiche proprie. Già al primo anno aver portato a termine una corsa con questi risultati è un qualcosa che dà un segno».
I terreni affrontati si differenziano per finezza e tipologia di sterrato e ghiaiaLa sicurezza è stato uno degli aspetti su cui Pozzato ha voluto investire più risorseI terreni affrontati si differenziano per finezza e tipologia di sterrato e ghiaiaLa sicurezza è stato uno degli aspetti su cui Pozzato ha voluto investire più risorse
Obiettivo raggiunto
Il gravel è una disciplina nuova che, come detto, si sta approcciando ad un movimento sempre più rivolto alle gare agonistiche. L’UCI quest’anno ha stilato un programma di competizioni a cui atleti presi in prestito da altre discipline si sono approcciati e di conseguenza hanno conquistato la qualificazione per questa prova. Di pari passo alle dinamiche di corsa nuove per tutti ci va il saper organizzare e mettere in sicurezza una competizione di questa caratura.
«E’ andata bene – spiega Pippo – senza ombra di dubbio. Ieri e oggi c’era grande entusiasmo. I corridori si sono divertiti. Il pubblico era contento. Diciamo che l’obiettivo nostro era questo: fare divertire la gente e far divertire i corridori. E’ andato tutto liscio, l’UCI è stata molto contenta, la corsa l’abbiamo portata a casa, l’obiettivo l’abbiamo raggiunto.
«Era difficile da chiudere il percorso – dice – come le corse su strada tra polizia e tutto, ma alla fine siamo riusciti nel nostro intento garantendo la sicurezza in tutte le corse senza incidenti o imprevisti. Per noi la tutela dei corridori è la cosa più importante».
Qui il passaggio a Cittadella con i due di testa che sono già nel circuito finaleUn passaggio sul lungofiume nei dintorni di Padova su una ciclabile che conta un anno di vitaQui il passaggio a Cittadella con i due di testa che sono già nel circuito finaleUn passaggio sul lungofiume nei dintorni di Padova su una ciclabile che conta un anno di vita
Gravel anche in futuro
Un anno fa la Serenissima Gravel vinta da Alexey Lutsenkoci ha fatto capire che questo tipo di corse se organizzate con un obiettivo chiaro possono avere un palcoscenico internazionale. Pippo ha saputo fin da subito carpire ciò che questa specialità delle due ruote potesse regalare agli atleti e agli appassionati e si è messo in gioco dando il via ad un movimento che ha raggiunto già un primo picco con questo mondiale.
«Con la Serenissima Gravel – conclude Pozzato – siamo stati i primi a far la corsa per i pro’. Oggi siamo stati i primi a fare il mondiale e adesso faremo sicuramente la Serenissima (in programma il 14 ottobre, ndr) con il campione del mondo e con Van der Poel, quindi diciamo che siamo veramente contenti di questo perché era quello che volevamo fare».
Oss nel retro podio ci ha confidato che questo format gli piace e che il gravel può diventare un obiettivo per il futuro. L’anno zero è alle spalle, l’alba della nuova disciplina è sorta, il gravel è realtà.
Il marchio di integratori Weider prosegue spedito nel suo cammino iniziato qualche mese fa in Italia e finalizzato a farsi sempre più conoscere fra gli appassionati di ciclismo.
A luglio abbiamo avuto modo di dare l’annuncio della partnership con Ride The Dreamland, la quattro giorni di gare organizzate a ottobre da Filippo Pozzato. Pochi giorni fa ecco arrivare una nuova notizia che conferma ancora di più come Weider creda fortemente nel ciclismo ed in particolare nel gravel. Il marchio di integratori nordamericano sarà infatti tra gli sponsor della prima edizione dell’UCI Gravel World Championship. Stiamo parlando dei campionati del mondo gravel in programma sabato 8 e domenica 9 tra le provincie di Vicenza e Padova. Una prima edizione che farà sicuramente parlare di sé.
Così come avvenuto per Ride The Dreamland, la regia organizzativa sarà a cura di Filippo Pozzato e della sua PP Sport Events.
Partneship di prestigio
Per farci raccontare qualcosa di più su questa partnership prestigiosa abbiamo deciso di sentire Marco Bettazzi, Sales & Marketing Manager di Bf Pharma, azienda che si occupa della distribuzione di Weider per il mercato italiano.
«La sponsorizzazione della prima edizione dei campionati del mondo gravel – esordisce – in un certo senso “chiude il cerchio” di una collaborazione iniziata qualche mese fa con Filippo Pozzato, quando ci siamo legati alle gare di Ride The Dreamland. Il mondiale è naturalmente qualcosa di più importante. Per Weider sarà sicuramente un appuntamento di grande prestigio».
L’essere già partner di Ride The Dreamland ha in qualche modo facilitato la conclusione dell’accordo di sponsorizzazione. Tuttavia non è stato semplice siglarlo, come ci racconta lo stesso Marco Bettazzi.
«I tempi erano strettissimi e dovevamo anche interfacciarci con l’UCI, cosa non semplice. Alla fine siamo riusciti a chiudere il nostro accordo e ora siamo davvero contenti e orgogliosi. La stessa filiale spagnola di Weider, che funge da casa madre in Europa per i settori endurance e food, ci ha fornito il suo importante supporto e sarà presente all’evento».
Grande visibilità
In questi giorni lo staff di Weider sta lavorando intensamente per organizzare al meglio la propria presenza all’evento. A Vicenza, nell’area riservata al briefing pre-gara e al ritiro dei pettorali, saranno installati dei gonfiabili ed esposti degli striscioni brandizzati Weider. Sarà inoltre allestito uno spazio riservato alla vendita degli stessi integratori. In fase di partenza sarà messo a disposizione un desk dove i professionisti potranno prendere gratuitamente degli integratori da utilizzare poi in gara. La filiale italiana di Weider in questi giorni si sta inoltre attivando per riuscire ad inserire nei pacchi gara di tutti gli iscritti, quindi anche per i non professionisti, un kit con i loro prodotti.
Weider è all’avanguardia per la produzione e lo studio degli alimenti per attività sportivaWeider è all’avanguardia per la produzione e lo studio degli alimenti per attività sportiva
Ecco il programma
La prima edizione dei campionati del mondo gravel vedrà sfidarsi atleti professionisti assieme ai migliori ciclisti amatoriali qualificatisi durante le 11 tappe dell’UCI World Series.
Le gare partiranno da Vicenza e termineranno a Cittadella dopo avere lambito la città di Padova. Tre i percorsi. Uno da 194 chilometri(riservato alla categoria uomini elite). Uno da 166 chilometri (per le categorie uomini 19-34; uomini 35-39; uomini 40-44; uomini 45-49). Uno da 140chilometri (per le categorie Élite femminile; donne 19-34; donne 35-39; donne 40-44; donne 45-50; donne 50+ e uomini 50+). Per disegnare i percorsi PP Sport Events si è affidata all’esperienza di Angelo Furlan e Marco Menin.
La chiusura finale la lasciamo alle parole di Marco Bettazzi: «Il gravel è una disciplina che sta prendendo sempre più piede e la prima edizione dei campionati mondiali rappresenta uno step importantissimo in questo percorso di crescita. Siamo orgogliosi di essere partner del primo mondiale UCI gravel, e felici di proseguire nella collaborazione con PP Sport Events, società giovane e intraprendente, decisa a trasmettere un approccio innovativo al ciclismo nel quale noi ci rispecchiamo pienamente».
L’ultima volta che i mondiali si sono corsi in Australia fu nel 2010 e a Pozzato girano ancora le scatole. Il vicentino aveva 29 anni e arrivò quarto, dando però la sensazione di poter vincere. Hushovd, Breschel, Davis. E poi Filippo. Per questo, strappato per qualche minuto alla routine di organizzatore proiettato verso i mondiali gravel di ottobre, il tono di voce cambia e si inasprisce.
Fu un anno maledetto. Il 7 febbraio l’incidente si portò via Franco Ballerini, il cittì di 4 mondiali vinti e un’Olimpiade. Al suo posto fu spinto Paolo Bettini, che non riuscì a dire di no e grazie a questo avrebbe scoperto negli anni di avere qualità tecniche eccellenti. Il suo lavoro, guidato da emotività e senso del dovere, fu mantenere in nazionale lo spirito di Franco. In Australia portò Gavazzi, Nibali, Oss, Paolini, Pozzato, Tonti, Tosatto e Visconti. Pozzato ricorda, la voce adesso è bassa.
Pozzato arrivava ai mondiali di Geelong dopo la Vuelta. Sulla maglia la scritta per BalleriniPozzato arrivava ai mondiali di Geelong dopo la Vuelta. Sulla maglia la scritta per Ballerini
Da Madrid a Melbourne
Corse la Vuelta, quella di Nibali. Si fermò proprio alla vigilia della Bola del Mundo, con il terzo posto di Toledo nelle gambe, ad appena un secondo da Gilbert in forma smagliante e Tyler Farrar.
«Andammo via presto – ricorda – perché c’era un’altra gara il sabato prima, quindi era tutto previsto. Mi sono fermato il venerdì e ricordo di aver fatto un buon avvicinamento, sarei arrivato al mondiale come volevo io. Poi si sa, in Italia ci sono sempre stati i giornalisti che mi davano contro. Non è che ti facessero lavorare tranquillo. Dovevo sempre dimostrare qualcosa, dicevano che comunque non avevo vinto, anche se andavo forte. E si chiedevano se fossi pronto per fare il leader e cose di questo tipo».
Una settimana prima del mondiale, Pozzato vince la Herald Sun World Cycling Classic: la gamba c’èUna settimana prima del mondiale, Pozzato vince la Herald Sun World Cycling Classic: la gamba c’è
Come andò?
Paolo, che comunque a me è sempre piaciuto molto per come ha interpretato il ruolo di cittì, forse viveva la corsa come le faceva lui, col suo modo di correre. Io invece correvo al contrario rispetto a lui e questo forse ci portò a fare una corsa un po’ troppo d’attacco. Mala colpa per come andò il finale fu solamente mia. Era un mondiale che avrei vinto con una gamba sola o comunque abbastanza facilmente. Bastava solo partire due posizioni più avanti.
Cosa successe?
A un certo punto, verso fine corsa, mi convinsi di non avere le gambe per fare la volata. Invece quando sono partito, mi sono chiesto: come mai gli altri non vanno? Sembravano tutti fermi, piantati. E io rimontavo, rimontavo, ma non abbastanza. Un metro dopo l’arrivo ero praticamente primo. Venivo su a doppia velocità, bastava partire due posizioni davanti.
Gilbert è in gran forma e attacca a raffica per arrivare da solo: Pozzato lo segueGilbert è in gran forma e attacca a raffica per arrivare da solo: Pozzato lo segue
Da mangiarsi ancora le mani?
Forse Geelong è il più grosso rammarico della carriera. Io avevo due sogni. Vincere la Sanremo e il mondiale e il mondiale non sono mai riuscito a vincerlo.
Si parlò dell’ultima curva presa troppo indietro…
L’ultima curva l’ho presa indietro perché ero suonato, ero convinto di non avere le gambe. Perché comunque c’era Gilbert che volava. Attaccò cinque o sei volte e io gli sono sempre andato dentro. L’ultima volta non sono riuscito a seguirlo, perché avevo un inizio di crampi e sono andato un po’ in crisi di testa. Mi sono detto: hai i crampi, vedi che sei finito e gli altri vanno il doppio?
La volata di rimonta non basta, Hushovd iridato, Pozzato “solo” quartoLa volata di rimonta non basta, Hushovd iridato, Pozzato “solo” quarto
Bastava crederci di più?
Mi sono messo in testa questa cosa qua, invece alla fine ero quello che stava meglio di tutti. Erano morti, ma il mio più grande problema è sempre stato che quando vincevo non facevo tanta fatica, quindi pretendevo di andare alle corse e arrivare sempre senza soffrire. Così, se magari sentivo una mezza cosa che non andava, era crisi.
Ci pensi ancora?
Ci penso sì. Mi girano veramente le scatole di non essere mai diventato campione del mondo. Per un motivo o per l’altro, anche se magari andavo forte, m’è sempre sfuggito, Al mondiale di Stoccarda sono stato l’ultimo a staccarmi da quelli davanti per i crampi, per una cavolata mia e vabbè… Più o meno una ti ritorna sempre indietro, ma quella in Australia è stata l’occasione che ho buttato io. Certi treni non passano più.
Il mondiale di Geelong 2010 fu vinto da Hushovd su Breschel e DavisHushovd ha lanciato la volata. Pozzato rinviene dalle retrovieIl mondiale di Geelong 2010 fu vinto da Hushovd su Breschel e DavisHushovd ha lanciato la volata. Pozzato rinviene dalle retrovie
Come andò con il fuso?
All’andata andò bene. Anticipammo parecchio perché il sabato prima ci fu una corsa (Herald Sun World Cycling Classic, ndr) e la vinsi io. Fu la scelta giusta proprio per prendere il fuso orario. Corremmo quasi subito e io ero ancora suonato per il viaggio, però vinsi e quindi era il segno che andavo.
Com’era il clima?
Era inverno, non era caldo. C’era una bella temperatura, era freschino. Il giorno che ho vinto, avevo la maglia a maniche lunghe. Invece il mondiale lo feci a maniche corte. Saranno stati 20 gradi.
Invece in squadra?
Paolo era stato veramente bravo a costruire la squadra, essendo uno che aveva appena smesso ed era stato in gruppo fino a due anni prima. Era comunque uno di noi e creò un gran clima. Secondo me era riuscito a rimettere in piedi le stesse idee che Ballerini aveva cercato di portare in nazionale, quindi stavamo veramente bene.
Al via da Melbourne, Pozzato con il suo fan club: dietro, suo zioAl via da Melbourne, Pozzato con il suo fan club: dietro, suo zio
Ricordi il pubblico?
C’erano un sacco di italiani d’Australia. Tra l’altro ho anche dei parenti e mi ricordo che erano venuti anche mio papà e mia mamma. C’era gente immigrata tanto tempo prima, quindi era bello perché comunque sembrava quasi di essere a casa e loro erano orgogliosi di vederci con la maglia azzurra. Una bella sensazione, un bel modo di correre anche a livello emozionale. Un qualcosa in più.
Il pensiero a Ballerini?
Avevamo sulla maglia una scritta per Franco: “Ballero sempre con noi”. Secondo me era stata una cosa veramente bella. Diciamo che il clima non era cambiato tanto rispetto a quando c’era lui. Si sentiva la mancanza, però Paolo era stato bravissimo a rimettere in piedi l’atmosfera che Franco aveva creato negli anni. Perché Paolo è quello che l’ha vissuta meglio di tutti, ha vinto i mondiali e le Olimpiadi con lui, era quello che meglio di tutti sapeva interpretare quel suo spirito.
Dopo viaggi davvero lunghi, le nazionali sono quasi al completo a Wollongong, in Australia. Domani scattano i mondiali. Ma dubbi e domande restano tanti
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