Egan Bernal, Tour de France 2020 - 15ª tappa Lyon - Grand Colombier

Bernal, tre colpi molto duri

26.11.2020
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Anche per Egan Bernal il 2020 è stato un anno orribile. Certo con minor impatto rispetto a chi ha conosciuto la disoccupazione e peggio ancora la scomparsa dei propri cari, tuttavia anche il colombiano ha dovuto rimettere insieme i cocci di una vita che sembrava avviata verso la perfezione e di colpo ha iniziato a sgretolarsi.

Selfie David Brailsford con famiglia di Nicolas Portal, Pau, Tour de France 2020
Al via da Pau, selfie per Brailsford e la famiglia di Nicolas Portal, scomparso a marzo
Selfie David Brailsford con famiglia di Nicolas Portal, Pau, Tour de France 2020
Pau, selfie di Brailsford con la famiglia di Portal

Portal, primo colpo

Prima la morte di Nicolas Portal, il direttore sportivo del team Ineos-Grenadiers, scomparso per un infarto a soli 40 anni. Era lui ad occuparsi dei più giovani e con Egan aveva condiviso la scalata alla maglia gialla, partendo dalle ricognizioni. Quei ritiri di lavoro duro, in cui tuttavia si era sviluppato uno splendido clima cameratesco.

«La gente dovrebbe sapere che oggi abbiamo perso un essere molto importante per la nostra squadra – scrisse Egan su Instagram – per il ciclismo e lo sport in generale. Era il nostro direttore sportivo e la persona che mi ha guidato dall’ammiraglia attraverso la maggior parte dei miei ricordi più belli in questo sport. Era sempre allegro, con una buona carica, una mente fredda, calcolatore e con tanta energia. Sapeva guidare un’intera squadra nei momenti difficili. L’ho sempre ammirato moltissimo. Adesso spero che da qualche parte e in qualche modo continui ad accompagnare noi e la sua famiglia».

Ancora a luglio, quando il Tour de France era nel mirino e il colombiano era il leader designato del Team Ineos, anche il minimo riferimento gli costava fatica.

«La verità è che preferisco non parlarne – diceva – è un argomento che mi colpisce molto, quindi non mi sento pronto a farlo».

Egan Bernal, Xiomara Guerreiro, Gran Piemonte 2019
La relazione con Xiomara, iniziata da giovanissimi, finita nel 2020
Egan Bernal, Xiomara Guerreiro, Gran Piemonte 2019
La relazione con Xiomara finita a inizio anno

Xiomi, secondo colpo

Poi la separazione da Xiomara, la compagna di una vita. Su questo Egan è stato molto discreto, come sempre per le cose che riguardano la sua famiglia. La notizia è stata data appena quattro giorni dopo la morte di Portal da La Red, trasmissione di Caracol Television, ma pare che la separazione risalga ai primi di febbraio. In un’intervista, proprio Xiomi ha rilasciato una dichiarazione che non ha lasciato spazio a dubbi.

«C’è grande affetto – ha spiegato – siamo molto amici, continuiamo a lavorare insieme e so che le nostre vite andranno bene. Le cose cambiano. Egan ha bisogno di maggior tranquillità e di restare concentrato, ma ci vogliamo bene. Abbiamo concluso il nostro ciclo. La vita propone cose nuove che dobbiamo mettere a fuoco».

Di certo un marzo molto duro per il giovane campione di Zipaquira, impegnato in quel momento ad allenarsi verso una ripresa di cui nessuno sapeva nulla. Le solite foto su Instagram lo rappresentavano prima sui rulli e poi finalmente all’aria aperta, grazie all’intervento di Quintana che era riuscito a far sbloccare la possibilità di allenarsi all’aperto per i corridori professionisti.

Egan Bernal, Tour d'Occitanie 2020
A inizio agosto, rientro alle corse con vittoria al Tour d’Occitanie
Egan Bernal, Tour d'Occitanie 2020
Ad agosto subito vincente al Tour d’Occitanie

Ritorno e vittoria

Il ritorno in Europa è stato in ogni caso molto positivo. Forte del lavoro svolto in altura, Egan ha debuttato alla Route d’Occitanie, vincendo una tappa e la classifica. Poi al Tour de l’Ain sono venuti due secondi posti di tappa e quello in classifica alle spalle di Roglic. E mentre in casa Ineos si cercava di capire se Froome sarebbe stato in grado di rientrare per il Tour, Bernal ribadiva concetti già espressi nelle settimane precedenti.

«Non lo so come andrà il Tour – diceva – di certo i corridori più grandi hanno esperienza e sanno come si fa per arrivare in buona forma. Di solito trovano la condizione mano a mano che la gara va avanti. Passano sempre da poco a tanto e in questo modo arrivano all’ultima settimana e alla crono nelle migliori condizioni. I giovani però possono trovare la forma più in fretta, ma dire che è un vantaggio, non lo so».

In realtà in queste parole c’è la storia del 2020, dalla vittoria di Pogacar al Tour, fino alle giovani sorprese del Giro. Con la seconda settimana decisiva, mentre i più esperti raggiungevano a fatica il picco. Ma il Tour Bernal non lo concluderà, come pure si dovrà fermare al Delfinato, dove la prima spia del mal di schiena lo costringerà a ritirarsi.

Schiena, terzo colpo

«Mi sento bene – fa sapere dalla Colombia – è stato un infortunio un po’ complicato, ma stiamo lavorando molto duramente per tornare al livello giusto il prossimo anno. Abbiamo fatto dei test e abbiamo capito che il dolore nasce dal fatto che ho una gamba leggermente più corta dell’altra. In verità è un dolorino che c’è sempre stato. L’anno scorso durante il Tour che ho vinto, ma anche l’anno prima e da quando facevo mountain bike, quel punto mi ha sempre dato fastidio. In quarantena ho fatto tanto lavoro sui rulli e sono passato da zero ai lavori di intensità. Penso che questo abbia causato l’irritazione del nervo che ha interessato un disco nella colonna vertebrale, che a sua volta innesca il dolore. Serve un lavoro graduale, perché direi che non sia il caso – ha concluso con ironia – di operarsi per accorciare l’altra gamba».

Tadej Pogacar, Egan Bernal, Laruns, Tour de France 2020
Sulle strade del Tour i primi contatti con l’astro nascente Pogacar
Tadej Pogacar, Egan Bernal, Laruns, Tour de France 2020
Primi contatti con Pogacar, un anno in meno

E Cioni fa il punto

Dario Cioni, che del Team Ineos è uno dei preparatori, si è tenuto sulla stessa linea.

«Nessuno è perfetto – ci ha detto – siamo tutti asimmetrici e non è raro avere una gamba più corta dell’altra. Potrebbe davvero essere uno scompenso che si è evidenziato sotto sforzo. Per quanto so io, il problema è stato individuato e si sta lavorando per risolverlo. Stiamo riprendendo l’attività con due settimane di ritardo rispetto al passato, anche perché fino a poco fa quelli della Vuelta ancora correvano. Visto che spostando tutto avanti di due settimane, si sarebbe trattato di fare il ritiro a Natale, abbiamo deciso di spostarlo a gennaio. Prima, vista la situazione, è difficile fare grosse cose. Vediamo come cambia il contagio, sapendo che molti corridori si sposteranno per conto loro in luoghi più caldi. A Gran Canaria ad esempio pare che la situazione Covid sia sotto controllo e fa sempre caldo. E noi li seguiamo via internet, perché dovunque abbiano una connessione, i dati di allenamento arrivano nel sistema. Anche quelli di Egan».

Fabrizio Carnasciali, Coppa Fiera Mercatale

Carnasciali, il polverone merita risposte

25.11.2020
6 min
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La sparata di Carnasciali ha fatto rumore. Forse l’aretino (che i più attenti hanno riconosciuto nella foto di apertura) ha usato parole troppo dure, ma di certo ha ottenuto il suo obiettivo. Far parlare del passaggio delle gare regionali a nazionali. Andando a rileggere l’articolo pubblicato stamattina, siamo andati ad approfondire il discorso con le persone da lui coinvolte. Lasciando il finale a Ruggero Cazzaniga della Struttura tecnica federale.

REttilineo di arrivo Coppa Fiera Mercatale
Rettilineo di arrivo a Mercatale, le transenne non mancano (foto Scanferla)
REttilineo di arrivo Coppa Fiera Mercatale
Arrivo di Mercatale, transenne per 300 metri (foto Scanferla)

Maltinti conferma

Renzo Maltinti nel 2020 ha organizzato cinque corse, fra cui la Firenze-Empoli, e con i suoi corregionali ha il dente avvelenato.

«Gli altri non hanno organizzato nulla – dice – e questo mi ha fatto molto arrabbiare. Li ho tartassati tutto l’anno. Se non vogliono rischiare, stiano pure accanto al focolare. Però la penso come Carnasciali, perché non è una sua iniziativa. Qua ci sono tutte le società toscane compatte. Sono state fatte troppe cose senza consultarci. Organizzare nel 2021 costa di più e non sarà facile. Per questo ho consigliato di incontrarci e trovare una soluzione insieme, il giusto equilibrio. Ma piuttosto che in dieci, farei tre rappresentanti, uno per categoria. E gli altri si adeguano. So che hanno fatto già una riunione. Ero invitato anche io, ma non sono andato per motivi di lavoro. Però non hanno invitato la Federazione e non lo trovo giusto. Credo che stando così le cose, il 9 dicembre nessuno verserà la cauzione per collocare la propria corsa, perché siamo tutti nella stessa barca. Ma credo anche che ci sia il tempo per parlarne. La Federazione nel 2020 ci ha dato una grossa mano, togliendo le tasse. Adesso, davanti alla linea dura, c’è da parlare e arrivare a una soluzione condivisa».

Squadra Maltinti
I corridori della Maltinti, società che nel 2020 ha organizzato 5 gare (foto Scanferla)
Squadra Maltinti
Maltinti nel 2020 ha organizzato 20 gare (foto Scanferla)

Amantini ironico

E poi c’è Enzo Amantini, quello che a detta di Carnasciali era incaricato di fare bene i conti. E lui facendosi una risata, spiega il suo punto di vista.

«Con Fabrizio collaboro da anni – dice – ma questa cosa dei conti da fare l’ha un po’ interpretata a modo suo. Se guardiamo al 2020, a prescindere dalle idee politiche, la Federazione ci ha aiutato. La corsa che abbiamo fatto insieme a Montevarchi ci è costata zero, come zero hanno preso i corridori e non lo trovo giusto (per completezza, la corsa è costata circa 6.000 euro non pagando tasse e premi, ma non dando neppure pranzo e rimborsi, ndr). Ma il momento è questo.

«Oggi l’ho bacchettato, non serve sparare col cannone. Bisogna puntare a risparmiare, ma facendo le gare. La differenza è poca e sulle spese aggiuntive possiamo ragionare. Comunque il costo di una gara nazionale nel 2021 sarà minore rispetto a quanto costava nel 2019, prima del Covid. Il problema c’è e va risolto con tranquillità, smussando gli angoli, sennò chiudiamo tutti.

«Io nel 2020 ho organizzato 10 gare dagli allievi in su. Per i dilettanti ho fatto solo il campionato nazionale a crono e di tasse non ho speso niente. Ma con 650 partenti in tutte le crono, le spese sono quasi raddoppiate. Bisogna ragionare. Il problema dell’auto col tettino apribile, previsto dal regolamento, non si pone. Se l’auto non c’è, il direttore di corsa si sporgerà dal finestrino. Fabrizio ha esagerato. Credo che Cazzaniga a Milano sia uno con cui si può ragionare serenamente, perché di regolamenti ne sa più di tutti».

Alessio Riccardi, Team Colpack, Firenze-Empoli 2020
Nelle regionali numeri sulla maglia. Nelle nazionali, anche su casco e telaio (foto Scanferla)
Alessio Riccardi, Team Colpack, Firenze-Empoli 2020
Nelle nazionali, numeri anche su casco e telaio (foto Scanferla)

Cazzaniga attacca

E proprio con lui chiudiamo questa puntata della storia, permettendogli di precisare sui punti che meno lo hanno convinto.

«La vera differenza di costi federali fra una regionale e una nazionale – dice – è di 90 euro. Gli altri sono da spiegare. Il pernotto al giudice lo paghi solo se la gara parte alle 8,30. Ma dato che quelle di cui parliamo partono sempre all’ora di pranzo, il giudice arriva al mattino. I numeri di gara costano 60 euro in più. E se il problema è legato alla doppia ambulanza, occhio perché se c’è una caduta che ne richiede l’intervento, devi fermare la corsa.

«Tutti i problemi nascono da Mercatale. Carnasciali dice che rischia di perdere la deroga al limite dei 176 partenti, ma non dice che negli ultimi 4 anni ha avuto 228 partenti che dopo 30 chilometri sono diventati 140. Si parla di elite preferiti agli under 23, ma vorrei far notare che i corridori del 1998 in attività sono 19 e quelli del 1997 sono 23. Le formazioni regionali possono correre nei circuiti e affinché sia possibile, abbiamo consentito che restino regionali le corse con giri di 8 chilometri, mentre prima ci si fermava a 5. Guardando il calendario, quando va bene abbiamo tre gare nella stessa domenica, se va male soltanto una. Se quell’unica corsa è regionale, dove vanno a correre le continental?».

Direttore di corsa
Il regolamento delle nazionali vuole l’auto aperta per il direttore di corsa (foto Scanferla)
Direttore di corsa
Il direttore di corsa fuori dal tettuccio

Livello tecnico

E qui il discorso prende una piega più convincente, riportando il discorso in un alveo più sportivo.

«Quando andiamo ai mondiali – ancora Cazzaniga – ci rendiamo conto che spesso in Italia si fanno corse di contenuto tecnico un po’ limitato rispetto a quelle estere. Se vogliono dimostrare che un circuito di 12 chilometri può restare gara regionale, facciano pure. Ma significa che restano fra di loro, a correre con più corridori toscani che altro. E il livello resta quello. Nella gara nazionale arrivano continental e stranieri e il livello sale.

«Nel 2020 abbiamo eliminato le tasse. Nel 2021 ne rimborseremo la metà. Non si può farli pagare meno alla fonte, perché si tratta di soldi pubblici e il rimborso c’è solo se dimostri di aver svolto la gara. E aver messo la cauzione al 9 dicembre è proprio per avere una proiezione attendibile e sapere quante gare ci saranno. Mi dà fastidio dicano che li stiamo costringendo, perché siamo l’unica federazione che ha fatto ripartire i bambini e ha svolto mondiali ed europei. Mi dà fastidio che progettino riunioni senza coinvolgerci. Abbiamo svolto attività e questo è un fatto, non propaganda. E non è merito di uno solo ma di tutti quelli che ci hanno creduto. E mi chiedo allora perché nel 2020 Carnasciali e i suoi non abbiano organizzato corse, visto che si poteva e non c’era nulla da pagare. Stiamo cercando di salvare l’impossibile. Chi già faceva la gara nazionale, si ritrova a pagare di meno. Gli altri sono chiamati a un sacrificio o a parlarne in modo costruttivo. Quello che dà fastidio è che si mascherino dietro a un’esigenza generale gli interessi personali».

Non finisce qui

Il discorso ovviamente non finisce qui. Il tema resta sul tavolo, Maltinti lo ha confermato. E malgrado quello che dice Cazzaniga, ha confermato che non si tratta di una problematica che si ferma a Mercatale e alle iniziative di Carnasciali. Il 9 dicembre si avvicina. Resta la curiosità di sapere cosa verrà fuori dalla prossima riunione.

Firenze-Empoli, Leonardo Marchiori, 2020(Foto Scanferla)

Toscana, 50 corse a rischio. Ecco perché…

25.11.2020
5 min
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La Toscana dei dilettanti è sul piede di guerra, parola di Fabrizio Carnasciali. L’organizzatore di Mercatale è diventato il referente di almeno 10 società che il passaggio delle gare regionali a nazionali, per restare nei vincoli previsti Dpcm sulle manifestazioni sportive, l’hanno prima accolto con un sorriso. E poi, fatti i conti, l’hanno respinto. Ad ora, in attesa di una riunione prevista per il 4-5 dicembre, il rischio è che che 50 corse per dilettanti fra Toscana, Marche e Umbria non si disputino

E’ abbastanza evidente che siamo alle schermaglie di una trattativa appena iniziata. E’ evidente che gli organizzatori in questione morirebbero pur di non perdere per il secondo anno le proprie corse. Ma qualcosa per loro non va. E non sono i 200 euro da versare entro il 9 novembre come cauzione per avere la data, ma quello che c’è dopo.

Coppa Fiera Mercatale, Toscana(Foto Scanferla)
Coppa Fiera Mercatale, da sempre una gara regionale e una festa di paese (Foto Scanferla)
Coppa Fiera Mercatale, Toscana(Foto Scanferla)
Mercatale, una festa di paese (Foto Scanferla)

In primis, il problema è legato all’aumento dei costi. Per tante di queste manifestazioni la principale entrata è rappresentata dai proventi di sagre, feste di paese, riffe e attività dei circoli. Se tutto questo sarà ancora fermo a causa del Covid, dove troveranno i fondi? Anche perché alcune di queste società hanno in agenda fino a 5 gare ciascuna.

Che cosa non va, Carnasciali?

Non va che il passaggio da regionale a nazionale ci sembrava una buona idea, poi abbiamo cominciato a guardare i numeri, anche quelli pubblicati sul Comunicato 40 del Settore strada, e forse tanto buona non è.

Perché? Si parla comunque di importi inferiori rispetto alle tabelle per le gare nazionali…

Ma sempre di aumento si tratta. Abbiamo chiesto a Enzo Amantini in Umbria di verificare la variazione dei costi. Andando a braccio, gli aumenti riguardano la tassa di iscrizione e i premi: circa 500 euro. L’aggiunta di un cambio ruote: 300 euro. La necessità di transennare gli ultimi 300 metri anziché 150: 200 euro. I numeri di gara, compresi quelli da mettere sul telaio: 250 euro. L’ospitalità per il giudice in più: 100 euro. L’obbligo dell’auto con il tettuccio apribile, che se non la trovi devi affittarla e saranno sui 100 euro. Più di 1.200 euro per ogni gara. E poi comunque ci sono motivazioni tecniche.

Simone Velasco, Coppa Cicogna 2015(Foto Scanferla)
Simone Velasco vince la Coppa Cicogna del 2015 (Foto Scanferla)
Simone Velasco, Coppa Cicogna 2015(Foto Scanferla)
Velasco a Cicogna nel 2015 (Foto Scanferla)
Ad esempio?

Parliamo di Mercatale, dove pure le transenne sono in tutto il finale. Se diventa nazionale, non ho più la deroga a partire con più di 176 corridori. Diventa una corsa a invito in cui si può correre con 6 atleti anziché gli 8-9 per squadra che permetteva alle società locali di portare ragazzi che sarebbero stati a casa.

Non credi che dovremmo fare tutti uno sforzo da questo punto di vista e che è meglio correre in pochi che non correre affatto?

Dipende da quello che si intende per correre in pochi. Sapete quanti corridori rimarranno senza squadra quest’anno? Una vagonata, ma proprio tanti. Nelle gare regionali, il Comitato regionale può allestire una squadra mista e portarli a correre. Nelle nazionali no. Si deve dire loro che devono smettere? Io non lo dico, lo faccia qualcun altro. Io organizzo corse.

Le squadre cosa dicono?

E’ chiaro che le gare nazionali aprono la porta alle continental. E così le più piccole sono preoccupate, perché di solito a certi squadroni si dà un rimborso pur di averle alla partenza. Fa blasone. Adesso non si può più fare questa distinzione, sono tutti all’osso. Aggiungo che nelle gare regionali gli elite non possono correre, nelle nazionali sì. E allora mi fai lasciare a casa gli under 23 senza squadra per far correre gli elite?

Firenze Empoli 2020 (Foto Scanferla)
Firenze Empoli 2020, il gruppo in partenza. Corsa a rischio? (Foto Scanferla)
Firenze Empoli 2020 (Foto Scanferla)
Firenze Empoli a rischio? (Foto Scanferla)
Come se ne esce?

Una ventina di giorni fa, ci eravamo sentiti con le squadre toscane per mettere tre rappresentanti – un tecnico, una società e un organizzatore – e avere un confronto con il Comitato regionale. Poi però è arrivato il Comunicato 40 ed è nata questa posizione comune. Maltinti è con noi. Lui ha cinque corse e non può sostenere questo aumento. Così hanno delegato me. E visto che il 9 dicembre resta la data per la richiesta della data in calendario, ci vedremo il 4-5 dicembre con 10 società toscane, per trovare una posizione comune. Ad ora ci sono 50 corse che rischiano di saltare.

Tutte in Toscana?

In Toscana, certo. Ma anche nelle Marche dove abbiamo parlato con Montegranaro. L’Umbria con l’Amantini. La Lombardia con Carlo Saronni.

Ne hai parlato con Di Rocco?

Sì e mi ha detto che è l’unica soluzione per stare nei limiti del Dpcm. Poi ho parlato con Daniela Isetti, che ha parlato di abbassare i costi. E ancora ho parlato con Ruggero Cazzaniga del Settore tecnico, che ha parlato ancora del Dpcm. Noi si pensava ingenuamente che sarebbe stato un passaggio soltanto formale, ma così non è. Spero che nel frattempo si trovi un’intesa.

A margine e da altri approfondimenti, è emerso che ci sarebbero società disposte a pagare pur di correre: una notizia, dato che si tratterebbe delle società che solitamente si muovono soltanto in presenza di rimborsi. La controproposta di alcuni organizzatori è stata proprio quella di tagliare completamente i rimborsi: si organizza e chi vuole va a correre. Pare anche che la Fci abbia parlato di un fondo residuo di 600 mila euro con cui si rimborserebbero i costi di iscrizione. Ma se è vero e se basta per tutto l’anno, perché non abbassare direttamente le iscrizioni, evitando che le società versino soldi che potrebbero metterle in difficoltà?

Guazzini, il quartetto e la chitarra

13.10.2020
2 min
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Vittoria Guazzini compirà vent’anni il 26 dicembre, ma nella sua bacheca brillano già 8 titoli europei e 4 campionati del mondo. Tutti su pista, tranne il primo oro da junior agli europei del 2018 a cronometro. La toscana di Pontedera, bionda con i capelli spesso legati sopra, corre nella Valcar e per le Fiamme Oro ed è in bici da quando aveva sette anni.

L’ultimo successo in ordine cronologico è il titolo europeo dell’inseguimento a squadre centrato a Fiorenzuola d’Arda assieme a Consonni, Cavalli e Fidanza. Quando la sentiamo, risponde dal Belgio, dove è volata per la Gand-Wevelgem e poi per il Giro delle Fiandre. La linea è disturbata, ma la sua risata arriva chiara e argentina.

Da sinistra, Martina Fidanza, Consonni, Guazzini e Cavalli: regine europee del quartetto
Fidanza, Consonni, Guazzini e Cavalli: il quartetto è loro
Come si vive l’ennesimo oro in una manifestazione così importante?

Ogni volta è diverso, non bisogna mai accontentarsi. Ogni gara fa storia a sé. E anche quando vinci, che resta una cosa bellissima, trovi sempre il dettaglio da migliorare.

Che cos’è per te il ciclismo a 20 anni?

Ora è un lavoro, la mia grande passione. E forse proprio per questo non pesa come un lavoro.

E’ stato una passione anche durante il lockdown?

Ecco, quel periodo non mi è passato molto bene. La quarantena è stata difficile per tutti e alla fine sono stata molto contenta che le gare siano ripartite.

Cosa scegli fra quartetto e gare su strada?

Preferisco il quartetto. Perché si prepara da lontano e non si può improvvisare. Forse è difficile da capire per chi ci osserva da fuori, ma è bello vedere che tutto funziona come un meccanismo perfetto.

E’ bello anche vincere un europeo da U23?

Diciamo che il livello è un po’ più basso, infatti adesso l’obiettivo sono gli europei con le grandi.

Come sarà l’avvicinamento agli europei in Bulgaria?

Di sicuro passeremo qualche giornata a Montichiari. Bisognerà riprendere dimestichezza con la pista dopo queste corse su strada. La difficoltà è l’impossibilità di fare lavori specifici, ma in questa stagione così strana, era necessario sfruttare tutte le occasioni. Quindi su strada e in pista.

Avete vinto senza Paternoster e Balsamo: motivo di vanto?

Di sicuro Letizia ed Elisa sono due elementi importanti, ma abbiamo fior di riserve e la vittoria lo ha dimostrato.

Come proseguirà la tua stagione dopo gli europei?

Con una bella vacanza. Non si faranno le Coppe del mondo, per cui si stacca. Mi voglio rilassare. Mi piace uscire, guardare qualche film su Netflix. E con l’aria che tira, mi sa tanto che uscire potrebbe diventare difficile. E poi suono la chitarra…

Davvero?

Suono da quando ero in quinta elementare. Chitarra elettrica e acustica. Musica rock e pop. Ma suono solo a casa, non la porto mai ai ritiri. Tra valige e bici, non mi basterebbero tre mani…

Chiara Consonni, Martina Fidanza, madison europei 2020

Martina Fidanza, il tris è servito

12.10.2020
3 min
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Martina Fidanza, figlia di Giovanni e sorella di Arianna cresce e cresce bene. Aveva già in carniere due europei e due mondiali juniores in pista nel 2017, ma agli ultimi europei il suo tris di medaglie è stato da applausi. Ventun anni da compiere il 5 novembre e compagna di Riccardo Stacchiotti, professionista alla Vini Zabù-Ktm, la più piccola delle sorelle bergamasche a un certo punto è stata chiamata anche per sostituire Elisa Balsamo, caduta e ferita al ginocchio.

Si era allenata bene, ma al momento della convocazione ha dovuto fare i conti con lo splendido nervosismo che ti attanaglia quando ti avvisano che andrai in scena un secondo prima del sipario. Ma dopo un po’ ha smesso di agitarsi e ha pensato a tutto il lavoro fatto fino a quel punto. Si è rimboccata le maniche. Ha stretto gli scarpini. E la magia è cominciata ed ha preso la forma di tre medaglie d’oro nell’inseguimento a squadre, nello scratch e nell’americana (in coppia con Chiara Consonni).

Martina Fidanza, scratch europei 2020
Lo scratch conquistato uno sprint dopo l’altro
Martina Fidanza, scratch europei 2020
Lo scratch conquistato uno sprint dopo l’altro
Perché il nervosismo?

Non mi aspettavo molto. Mi ero preparata parecchio, ma non dovevo correre tre specialità e farle così bene mi ha sorpreso.

Nervosismo vero?

Era proprio panico. In realtà non ho mai avuto il dubbio di non essere in condizione, solo che non essendo la titolare, un po’ di paura di non essere all’altezza l’avevo.

Fidanza al posto di Balsamo. Nella testa di una riserva non dovrebbe esserci la voglia di dimostrare di essere all’altezza?

Quella c’è sempre, ma sapevo che con Elisa non c’era molta storia. Ho aspettato che si facesse sera, sapevo che era caduta, ma non quanto fosse grave. Mi avevano detto che avesse messo dei punti, ma non quanti e soprattutto non che fosse interessato il ginocchio.

Ma agli europei puntavi, giusto?

Erano un obiettivo da inizio anno. Se le cose fossero andate normalmente, non essendo nel giro olimpico, avrei puntato sugli europei U23. Ma la stagione è stata come è stata e nemmeno si sapeva più se li avrebbero organizzati. Però sono contenta di non aver mai avuto clamorosi cali di tensione.

Cosa resta ormai di questo 2020?

I campionati italiani su strada e gli europei elite in pista.

Anche Martina Fidanza preferisce la pista alla strada?

Lo confesso. Mi trovo più in sintonia con la gente, con lo staff e con la pista stessa, rispetto alla strada. Si è creato un gruppo eccezionale, con campionesse come Balsamo e Paternoster che prendo a riferimento.

Martina Fidanza, scratch europei 2020
Madison, quartetto e scratch: il tris è davvero servito
Martina Fidanza, scratch europei 2020
Madison, quartetto e scratch: il tris è davvero servito
Dove hai trascorso il lockdown?

A Recanati, a casa di Riccardo. E’ stato un caso. Ero andata da lui dopo i mondiali in pista di Berlino per stare una settimana tranquilla, invece ci hanno bloccato. Non mi è pesato, ma non poter uscire in bici non è stato semplice.

Se hai resistito tante settimane con Stacchio, l’unione è solida! Ricordi la prima uscita dopo la… liberazione?

E’ stato stranissimo. Siamo partiti da Recanati, quindi subito in discesa. E la velocità pareva davvero insolita, come se le ruote avessero qualcosa di strano. La bici si inclinava, non era rigida come sui rulli. Insomma, c’è voluto un po’ per riprendere il feeling, ma poi che bello…

Corri alla Eurotarget-Bianchi-Vittoria e con le Fiamme Oro, come ti gestisci?

Diciamo che prima viene il club. Le Fiamme Oro sono un bel supporto, ho dovuto fare il corso a Caserta al primo anno e poi il giuramento, ma a parte alcuni obblighi, sono al 100 per cento con la squadra.

Silvia Zanardi, campionato europeo, corsa a punti, 2020

Zanardi, corsa a punti da regina

12.10.2020
3 min
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Silvia Zanardi è nata a Fiorenzuola d’Arda, ma risiede a Piacenza. Come dire che quando agli europei U23 ha vinto la corsa a punti fra le ragazze, tifosi ne aveva quanti voleva. E se non fosse stato per il Covid, probabilmente ne avrebbe avuti ben di più.

Silvia è castana, in certe foto persino bionda. Di lei ci si accorse in massa nel 2018, quando ai mondiali juniores di Aigle vinse prima l’oro nel quartetto e poi quello nella corsa a punti. Questo non significa che la sua vittoria europea sia stata scontata, perché vincere non è mai facile e soprattutto non era scontato che il cittì Salvoldi l’avrebbe convocata.

Silvia Zanardi, campionato europeo, corsa a punti, 2020
Silvia Zanardi, in azione nella corsa a punti europea di Fiorenzuola
Silvia Zanardi, campionato europeo, corsa a punti, 2020
Silvia Zanardi, campionessa europea 2020 della corsa a punti

«Speravo mi chiamasse – racconta a bici.PRO – così come speravo che gli europei effettivamente si facessero. In realtà ero quasi rassegnata che saltassero, poi è arrivata la chiamata e sono stata super contenta».

Dopo l’inseguimento individuale, chiuso al quarto posto dietro Brausse (Germania), Guazzini (Italia) e Griffin (Irlanda), Silvia si è fatta un’idea delle avversarie che avrebbe incontrato nella corsa a punti.

«Non avevo riferimenti – spiega – non conoscevo le mie avversarie. Però dopo due volate ho sentito di stare bene e ho portato via una fuga. Abbiamo preso il giro e ho vinto tutti gli sprint. Non voglio dire che quando ci hanno preso fossi sicura di aver vinto, ma diciamo che sarebbe stato insolito perdere il comando. Per questo, nonostante avessi margine, ero ugualmente agitata. Ho fatto pure l’ultimo sprint, ma c’è voluto che Salvoldi mi dicesse che era finita, perché realizzassi di aver vinto».

Zanardi corre parecchio su strada con la maglia della BePink e proprio pensando ai campionati europei U23 ha corso il Giro Rosa Iccrea, mettendo nelle gambe il ritmo e i chilometri necessari.

«Con il mio allenatore Walter Zini – dice – abbiamo impostato un’ottima preparazione. Prima il Giro, poi il ritiro a Montichiari e per finire le gare a Aigle, in cui ho vinto l’omnium e ho fatto quarta nell’eliminazione, lo scratch e l’americana. Sapevo di stare bene, insomma, anche se era difficile dire che mi aspettassi la vittoria».

Nuove generazioni della pista. Se anni fa era impossibile che un atleta, uomo o donna, dicesse di preferire la pista alla strada, oggi soprattutto a livello femminile sentirselo dire è la regola.

«Mi piacciono entrambe – sorride lei quasi a scusarsi – ma qualcosa mi lega tanto alla pista. Mi piace di più, mi esprimo meglio. Non so perché. Non per il rapporto con le colleghe, perché quello è simile. Su strada siamo di più, nel grande gruppo forse ci si perde più facilmente».

Silvia Zanardi, campionato europeo, corsa a punti, 2020
Con il tricolore sulle spalle: per l’Italia un grande europeo
Silvia Zanardi, campionato europeo, corsa a punti, 2020
Con il tricolore sulle spalle: per l’Italia un grande europeo

L’entusiasmo per la vittoria alimenta la voglia di fare. E così la mente è già proiettata verso la prossima stagione, al netto delle incertezze che sul tema potrebbero già esserci.

«Non c’è tanto da staccare – dice – perché abbiamo iniziato tardi. Lo scorso anno siamo partite dal Tour Down Under, ma il lockdown ci ha appiedato. Ero a casa del mio ragazzo a Brescia, morivo dalla voglia di tornare a casa mia. Per cui, appena si è potuto, ho preso la bici e sono tornata. Dopo settimane di rulli e palestra, che mi ha fatto davvero tanto bene a livello fisico, sono salita in bici ed è venuta fuori un’uscita di 120 chilometri. Non so se ripartiremo ancora dall’Australia, ma se ci inviteranno, io sarò pronta».