Pinarello Dogma F, non finisce mai di stupire

20.06.2024
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COLFOSCO – Nel magnifico scenario delle Dolomiti dell’Alta Badia viene presentata la tredicesima generazione di una delle bici più iconiche di sempre. La Pinarello Dogma F.

Più leggera di oltre 100 grammi (a parità di taglia), più aerodinamica e sempre rigidissima, certamente identificativa con il suo design. La nuova Pinarello è la prima bici ad utilizzare il carbonio Torayca M40X, con un modulo ancora più alto rispetto alla T1100. Entriamo nel dettaglio anche grazie a Fausto Pinarello e Scott Drawer (performance manager del Team Ineos-Grenadiers).

Fausto Pinarello con la “sua” Dogma F
Fausto Pinarello con la “sua” Dogma F

La creatura di Fausto Pinarello

«Questa è la Dogma numero 13. E’ tanto cambiata – ci dice Fausto Pinarello – ma in ogni epoca è sempre stata un riferimento. La prima Dogma è stata quella in magnesio, sono passati 22 anni tra evoluzione e sviluppo, anche per quello che riguarda i materiali. La nuova Dogma inizia a prendere forma due anni fa. L’apporto ed il supporto del Team Ineos-Grenadiers, con il suo contributo, capacità di analisi e ovviamente grazie ai suoi atleti, sono stati fondamentali nel processo di realizzazione della nuova bici. Anche per questi motivi, abbiamo firmato con loro per altri quattro anni».

Carlos Rodriguez, vittorioso al Delfinato con la nuova Dogma F
Carlos Rodriguez, vittorioso al Delfinato con la nuova Dogma F

Ogni dettaglio fa la differenza

«Amo ascoltare i corridori tutto l’anno – racconta Pinarello – mi piace portare al mio staff i feedback degli atleti, perché ogni parola è uno spunto per far evolvere la bici. Ogni corridore ha delle necessità, ha il suo modo di correre e vivere la bicicletta. La nuova Dogma rappresenta alla perfezione la filosofia Pinarello, un concentrato di tecnologia, prestazioni e bellezza.

«Abbiamo combinato i numeri – prosegue Pinarello – anche quelli più piccoli. Designer, ingengeri e partner hanno lavorato duramente per arrivare a questo risultato, dove io metto la firma e dove il design deve essere identificativo con DNA Pinarello».

Scott Drawer è il responsabile performance di Ineos Grenadiers
Scott Drawer è il responsabile performance di Ineos Grenadiers

Marginal gains per grandi differenze

«La ricerca delle prestazioni è cambiata tantissimo negli utlimi anni e non si tratta esclusivamente di marginal gains – ci dice Drawer – o meglio, ogni dettaglio è parte integrante di un grande processo evolutivo. Il nostro approccio negli anni non è cambiato, si è evoluto e la conferma della bontà del lavoro arriva anche dal fatto che tutti i team hanno investito tantissimo per seguire la nostra linea di pensiero.

«Quando abbiamo iniziato a ricercare ed analizzare, i margini di miglioramento erano elevati ed immediati, perché non c’era uno storico in questo senso. Ora i miglioramenti sono costanti, è ancora possibile migliorare tutto quello che è legato alla performance – conclude Drawer – ma il processo è più lento. La nuova Dogma F è parte di un sistema che chiamiamo performance planning. Come corriamo? Come ci alleniamo? Quale supporto tecnico utilizziamo? Possiamo dire che le bici Pinarello si sono evolute con noi».

La prima bozza nel 2022

Le analisi e gli studi che hanno permesso di realizzare la Dogma F partono dal Tour de France 2022. E’ stato preso in esame tutto quello che ha fatto Geraint Thomas. Cosa accade in ogni singolo momento di un Grande Giro? Non c’è esclusivamente la salita, o la discesa, oppure i tratti in pianura percorsi a velocità folli.

Una gara non è fatta solo di sprint ed accelerazioni, oppure di asfalto perfetto, perché ci sono anche il pavè ed il gravel. Numeri e dati, analisi su analisi, tutto doveva collimare per dare una bici totale. Più leggera di 108 grammi, sviluppata con i nuovi modelli CFD e con un coefficiente di efficienza aerodinamica migliore dello 0,2% (tantissimo).

La nuova Pinarello Dogma F

Il carbonio Torayca M40X, che compare per la prima volta nell’ambito bici, ha un modulo ancora maggiore del T1100 grazie ai 377 fili per pollice quadrato (rispetto ai 324). L’impiego del nuovo tessuto di carbonio e l’evoluzione delle forme di ogni profilato hanno obbligato a variare in modo importante l’impatto estetico (ed i volumi) di alcune parti della bici. La scatola del movimento centrale ad esempio, più grande, più arrotondata nella sezione inferiore, ma sempre fedele alla larghezza da 65 millimetri e alle calotte filettate per il movimento centrale. La sua forma deriva (Aero-Keel) da quella utilizzata per la bici da pista di Ganna. Tutto il carro posteriore e la forcella hanno passaggi più larghi degli pneumatici (fino a 30 millimetri di larghezza).

La tubazione obliqua è stata ridisegnata ed ha subito una cura dimagrante. E’ stata ridotta la superficie interna tronca, a favore di un risparmio di peso e senza sacrificare rigidità ed efficienza aerodinamica.

Il tubo sterzo è stato ridotto complessivamente di 8 millimetri (per quello che concerne i volumi), anche in questo caso senza perdere sostanza e rigidità. E’ stata cambiata la serie sterzo che è compatibile con i soli gruppi elettronici.

Sono stati calottati e resi cechi i punti di innesto dei perni passanti. Il blocchetto del reggisella è stato alleggerito ed è più funzionale. Non in ultima la forcella Onda, anche in questo caso completamente ridisegnata. Ha un rake di 47 millimetri, comune a tutte le taglie. Ha uno stelo con due protuberanze laterali (rinforzato e ottimizzato per il passaggio interno delle guaine, nessuna ostruzione, eliminati gli attriti e maggiore precisione nella guida, il tutto con un peso ridotto).

Dogma F e l’arte dell’asimmetrico

Ogni sezione della nuova Pinarello Dogma F è asimmetrica, proprio come da tradizione Dogma. La Pinarello Dogma F è disponibile in quattro configurazioni per quanto concerne la trasmissione (Sram Red AXS, Shimano Dura Ace con e senza power meter, Campagnolo Wireless e prezzi di listino che partono da 14.500 euro). Sono 3 invece le tipologie di ruote, tra Princeton, DT Swiss e Campagnolo. E’ disponibile anche il kit telaio. Sempre ampia la disponibilità della taglie (ben 11), dalla 43, alla 62.

Per gli amanti dei numeri: l’allestimento con il Red AXS ha un valore alla bilancia dichiarato di 6,63 chilogrammi (taglia 53), mentre il Dura-Ace 6,77 (entrambi con le Princeton 4550). Il montaggio Campagnolo Wireless (con le Bora WTO 45) è dichiarato a 6,88 chilogrammi.

Manubrio Talon Fast

Ora adotta il suffisso Fast. Segue il filone attuale che vuole i manubri full carbon ed integrati con il flare della piega, il tutto a norma UCI. La svasatura delle curve è di 7°, ma è anche il design (leggermente ondulato) della piega che permette di fare una grande differenza in termini di comfort e precisione nella presa bassa. Ogni misura ha un attacco manubrio con angolazione di 8° e un’ampiezza della curva di 125 millimetri.

Pinarello

Il record di Pinarello per dare a Ganna tre bici in tempo

11.10.2022
5 min
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Al centro della pista di Grenchen si è passati in un’ora dalla scaramanzia più cauta a ripetute esplosioni di soddisfazione. Così per tutti. Dai ragazzi della nazionale della pista a quelli del Team Ineos, passando per lo staff azzurro, in cui l’unico assente era per sfortuna Daniele Bennati, bloccato a letto dall’influenza. Forse però il più orgoglioso di tutti è parso Fausto Pinarello, l’artefice della Bolide F HR per l’Ora, tirata insieme in meno di quattro mesi sulle misure di Ganna. Parlandone alla vigilia, Pippo ne aveva commentato i 9 chili di peso, dicendo che Fausto vi avesse versato dentro troppo amore. E proprio con la sua battuta iniziamo il viaggio nell’Ora di Pinarello.

«Pesa perché innanzitutto usa una tecnologia nuova – spiega Pinarello – con un materiale nuovo. E’ fatta in Scalmalloy, una lega di Alluminio, Magnesio e Scandio ed è sicuramente più pesante di qualsiasi composito del mondo. Però per riuscire a fare queste forme, questi spessori, questi diametri, questi tubercoli (si chiamano così) non c’era altra soluzione. Magari in futuro proveremo a farlo in carbonio però questa volta non c’era neanche il tempo di fare i test. In questi quattro mesi, era l’unico sistema».

Pinarello ha raccontato la sua Bolide F HR come un motivo di vanto per l’azienda
Pinarello ha raccontato la sua Bolide F HR come un motivo di vanto per l’azienda
Una bici destinata a durare oppure un prototipo unico?

Potrebbe diventare la bici per il quartetto, però bisognerebbe alleggerirla un po’. Potrebbe andare bene per l’inseguimento individuale, però oggi era un po’ prematuro dire questa cosa. Di base è la stessa tecnologia che abbiamo usato già nel 2014, prima per il record di Bradley Wiggins, poi per le crono di tutti i ragazzi delle squadre. Solamente che loro avevano il manubrio in titanio, mentre questo è in alluminio.

La bici di Bigham ha aiutato nello sviluppo per Ganna?

E’ la stessa bici, sono stati modificati i cuscinetti, le sedi dei cuscinetti dello sterzo e l’asse del movimento centrale. Quella era abbastanza a buon punto. E devo ringraziare i ragazzi, perché hanno fatto un grande lavoro. Ci hanno messo tre mesi e mezzo, quattro, quindi pochissimo. Ne hanno fatte solo tre però (ride, ndr).

E’ la terza Pinarello per il record dell’Ora, la prima fu quella di Indurain, ma nel frattempo è cambiato il mondo…

Dall’Espada di Indurain sono passati quasi trent’anni. Io personalmente in quegli anni non sapevo cosa volesse dire aerodinamica e del composito avevo appena sentito parlare. E’ cambiata completamente la tecnologia. Adesso è molto più veloce, quasi facile. Questa bici stampata in 3D è stata fatta in lega, ma i nostri telai, qualsiasi telaio ora potremmo farlo stampato, perché così è facilissimo. E’ più veloce e ti permette di fare molto più lavoro. Ho sempre detto che la mia politica e la mia filosofia è che a me non importa da che parte arrivi la tecnologia. Se americana o inglese, giapponese o australiana, perché sono stati gli australiani dell’Università di Adelaide ad aiutarci in questo progetto con i loro studi sui tubercoli e la famosa storia delle Megattere.

Pinarello ha costruito 3 esemplari della Bolide per l’Ora, qui nelle mani di Carini. Accanto Roberto Amadio
Pinarello ha costruito 3 esemplari della Bolide per l’Ora, qui nelle mani di Carini. Accanto Roberto Amadio
Che cosa significa per voi aver prodotto questa bici?

Innanzitutto è il consolidamento del marchio, che praticamente ci dovrebbe permettere di rimanere lì. Un marchio di biciclette veloci: ecco quello che è sempre piaciuto a me e quello che sto cercando di tramandare a tutto lo staff. Dai ragazzi agli ingegneri, il marketing, la produzione stessa e tutti quelli che stanno arrivando. Chiaro che se il motore è Filippo, con lui è molto più facile. Tra l’altro giochiamo in casa con un italiano, per me personalmente è un orgoglio. Ho sempre avuto questa mentalità di fare bici veloci, poi con un team come Ineos…

Cosa cambia?

Trent’anni fa c’era Miguel (Indurain, ndr), c’era la Banesto e noi che costruivamo la bici, qui è tutto elevato all’ennesima potenza. Noi siamo cresciuti con il team Sky, adesso Ineos. Ci hanno aiutato molto, quindi benvenga la collaborazione e non finisce qui. Perché fra poco ci saranno altre news. C’è Filippo. Ci sono corridori per le corse a tappe. Parliamo di ciclocross e non solo, faremo molte cose… 

La Pinarello per l’Ora è stata realizzata con una lega di Alluminio, Scandio e Magnesio
La Pinarello per l’Ora è stata realizzata con una lega di Alluminio, Scandio e Magnesio

Nuove misure

In pista c’era anche Michael Rogers, per interesse e per rappresentare l’UCI, dato che il presidente Lappartient nel weekend si è dedicato al Lombardia e al mondiale gravel. E così fra una cosa e l’altra, l’australiano ha spiegato che dal prossimo anno cambieranno le misure della distanza fra punta sella e manubrio: non più due standard come ora, bensì tre. Con diverse possibilità di altezza per le protesi da crono. Come dire che Ganna dal primo gennaio avrebbe potuto avere misure diverse. E quando le bici le stampi su misura, non basta fare una regolazione, ma va rifatto (ad esempio) il manubrio. Ha ragione Pinarello, probabilmente per certi aspetti siamo appena agli inizi.

L’altra sera a Grenchen anche “il Principe” era commosso. Uno storico marchio italiano. Un atleta che più italiano non si può. Scherzando gli abbiamo detto che la perfezione sarebbe stata aver fatto il record a Spresiano. Ma a quel punto anche Fausto ha allargato le braccia. Chissà che in futuro Ganna non possa tornare a sfidare la sua misura in una pista anch’essa italiana…

Pinarello ed Ineos-Grenadiers, ora si va a tutto disco!

20.09.2021
4 min
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Domani, martedì 21 settembre si correrà il GP de Denain, una tappa fondamentale nel percorso di avvicinamento alla Parigi Roubaix del prossimo 3 ottobre. La novità più importante in gruppo però sarà la scelta tecnica di Pinarello e della Ineos-Grenadiers. Ebbene sì, la squadra del campione olimpico Richard Carapaz e dell’iridato a cronometro Filippo Ganna approda nel mondo dei freni a disco.

Dettaglio sul freno posteriore della Dogma F Disc, anche Pinarello passa al freno a disco dopo mesi di sperimentazione e di perfezionamento
Dettaglio sul freno posteriore della Dogma F Disc, anche Pinarello passa al freno a disco

Ultimi a cambiare

La Ineos, che utilizza biciclette Pinarello, è sempre stata una delle squadre più attente al cambiamento e che portava in gruppo novità. Dopo la vittoria olimpica di Tokyo di Carapaz abbiamo parlato con Fausto Pinarello. Ci aveva detto che la Dogma F, nuova nata nella casa trevigiana, avrebbe avuto la doppia dotazione: freno tradizionale e disco.

Le sperimentazioni sarebbero partite dopo le Olimpiadi e così è stato, il lavoro non è stato facile, soprattutto per il fornitore di ruote e freni, ovvero Shimano. Sappiamo tutti che il Covid ha rallentato la fornitura di materiale e la produzione di componenti. Questo fattore deve aver sicuramente inciso sulle tempistiche del passaggio al freno a disco.

Freno anteriore della Dogma F Disc, impianto frenante del Dura Ace che ha richiesto una leggera modifica nel sistema di sgancio rapido
L’impianto frenante del Dura Ace ha richiesto una leggera modifica nel sistema di sgancio rapido

Scelta dettata dal mercato

Con l’arrivo di Diego Colosio come nuovo direttore commerciale di Pinarello l’azienda vincitrice di 7 degli ultimi 10 Tour de France ha deciso di puntare sul futuro. Una scelta ponderata che ha richiesto tanto tempo, settimane se non mesi, in cui si è pensato come sviluppare e progettare la Pinarello del futuro.

Il mercato delle biciclette è orientato ormai tutto sulla scelta di freni a disco a discapito di quelli tradizionali, il cambiamento è arrivato prima per gli amatori che per i pro’. Non un caso, come ha spiegato più volte Fausto Pinarello, i corridori hanno maggiori abilità tecniche e necessità diverse dagli amatori. I freni a disco pesano uno o due etti in più di quelli tradizionali e questo conta molto in un mondo in cui anche il grammo fa la differenza.

Dopo tanti anni con i freni tradizionali, Froome ha avuto difficoltà nel passaggio ai dischi
Dopo tanti anni con i freni tradizionali, Froome ha avuto difficoltà nel passaggio ai dischi

Corridori scettici

Un corridore uscito dalla Ineos e che ha trovato notevoli difficoltà nel passaggio al freno a disco è Chris Froome. Il kenyano bianco, passato alla Israel Start Up Nation ed a bici Factor, ha dichiarato ad inizio stagione come fosse difficile adattarsi a questo nuovo modo di frenare. Aveva infatti dichiarato come le prestazioni fossero eccellenti in qualsiasi situazione meteorologica ma che il processo di sviluppo era ben lontano dall’essere ultimato.

Egan Bernal è un altro corridore che non scherza per quanto riguarda la ricerca della perfezione nel suo mezzo. Il campione colombiano è, infatti, un maniaco del peso, tanto che la sua Pinarello Xlight12 supera di soli 60 grammi il limite di 6,8 chili imposto dall’UCI. Le esigenze di Egan hanno quindi influito nettamente sulla decisione di passare al nuovo sistema frenante. Siamo sicuri che i tecnici Pinarello abbiano studiato e perfezionato tutti i dettagli, così da garantire al team Ineos le stesse caratteristiche di peso.

Bernal è molto attento al peso della bici, la Dogma XLight12 del Giro superava di soli 60 grammi il limite UCI di 6,8 chili
Bernal è molto attento al peso della bici, la Dogma XLight12 del Giro superava di soli 60 grammi il limite UCI di 6,8 chili

Test importante

Le corse del Nord sono un banco di prova per le biciclette, molte squadre adottano telai e componenti appositi per queste gare. Pinarello ha deciso di sfruttare la nuova data della Parigi Roubaix per testare questo nuovo prodotto in gara e vedere che riscontro daranno i suoi corridori.

Azzurri uniti ma con poche gambe: serviva andare al Tour?

24.07.2021
4 min
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«Forse il problema – scherza Nibali – è che vi ho abituato troppo bene. Abbiamo cercato di correre uniti ed è stato importante. Poi non siamo riusciti a finalizzare e questo è un altro discorso, però penso che noi tutti abbiamo cercato di dare il massimo per questo».

Ciccone non ha avuto una gran gioornata, ma ha provato a muoversi
Ciccone non ha avuto una gran gioornata, ma ha provato a muoversi

I crampi di Bettiol, primo degli azzurri: 14° a 3’38” (foto di apertura). La tattica degli azzurri, sempre uniti. Quelli del podio che arrivano dal Tour. Nella baraonda della zona mista i pensieri, le teorie e le interpretazioni si accavallano e poi si infrangono davanti alla stessa evidenza: gli altri sono andati più forte. Sono tre gli italiani che sfilano davanti ai giornalisti: soltanto Caruso e Bettiol non si fanno vedere, difficile dire se perché trattenuti da incombenze olimpiche o semplicemente perché sfiniti e con poca voglia di parlare. In attesa di raccontarvi del sogno di Carapaz, ecco le loro voci.

La via del Tour

«E’ stata stata una corsa durissima – dice Moscon – e il caldo ha fatto la differenza. Abbiamo provato a fare la corsa, giocarci le nostre carte per rompere un po’ i piani di  Belgio e Slovenia. Ci abbiamo provato, poi sul Mikuna Pass è diventata una questione di sopravvivenza. Alberto (Bettiol, ndr) davanti ha avuto dei crampi e ha dovuto fermarsi, mentre noi siamo arrivati nel secondo gruppo. Oggi era lui l’uomo protetto della squadra, stava bene. Io personalmente non ho avuto una gran giornata, ho cercato di difendermi.

Sin dalla firma, era chiaro che l’uomo da tenere al coperto fosse Bettiol (qui Caruso e Ciccone)
Sin dalla firma, era chiaro che l’uomo da tenere al coperto fosse Bettiol (qui Caruso e Ciccone)

«Si è visto che quelli del Tour alla fine sono andati meglio, mi pare che del gruppo davanti Alberto fosse l’unico che non aveva corso in Francia. Col senno di poi, correre al Tour sarebbe stato l’abbinamento ideale, però è andata così. Non so se stasera ci meritiamo il dolce, comunque non eravamo i favoriti. E’ brutto da dirlo, ma non era compito nostro tirare infatti non lo abbiamo fatto. Ci siamo giocati le nostre carte, ma gli altri sono stati più forti».

Una partita a scacchi

«E’ mancato poco – dice Nibali – avevamo giocato le nostre carte nel modo giusto con Bettiol che stava bene. Soltanto che poi nel finale le energie magari non erano proprio il massimo, in giornate calde con l’umido può succedere purtroppo anche questo. Nei giri finali ho provato ad anticipare la salita. Sono uscito al momento giusto, quando si è mosso anche Evenepoel. Però dietro hanno ricucito e alla fine abbiamo fatto il ritmo per prendere la salita del Mikuna nelle prime posizioni. Puoi anche stare bene, però se in una giornata così fai 2-3 accelerazioni, poi le paghi. E’ stata quasi più una partita a scacchi, non è mai semplice cercare di gestire al meglio una gara come questa. Come nazionale abbiamo corso benissimo, sempre uniti, ma non siamo riusciti a finalizzare. Carapaz e gli altri hanno fatto classifica al Tour e hanno dimostrato di avere una grande condizione.

Gli azzurri hanno corso uniti, cercando di anticipare Belgio e Slovenia
Gli azzurri hanno corso uniti, cercando di anticipare Belgio e Slovenia

«Come tutte le Olimpiadi è stata un’esperienza molto bella e come ogni volta diversa. Volevamo giocarci le nostre carte nel miglior modo possibile, sapevamo di non avere un leader unico, ma che ogni ruolo era fondamentale. Non ho l’amaro in bocca, sono contento si aver fatto il massimo».

Giornata storta

«Questa maglia e questa corsa andavano onorate – dice Ciccone –  quindi ho cercato di fare il massimo per i miei compagni e per la squadra e penso che abbiamo lavorato veramente bene. Bettiol era quello che aveva dimostrato di stare meglio e quindi volevamo tenere lui per il finale e noi muoverci diciamo un po’ random per cercare di mettere in difficoltà gli altri. E’ venuta fuori una gara strana, ma sicuramente non toccava a noi tirare. C’erano altre squadre che avevano i veri leader quindi toccava a loro.

Moscon seconda pedina azzurra, 20° all’arrivo, qui con Sivakov
Moscon era la seconda punta dopo Bettiol. E’ arrivato 20°

«La mia è stata una giornataccia però arrivare qui è stata comunque una grande emozione. Ho provato io. Ha provato Damiano. Ha provato Vincenzo e poi è esplosa la corsa. Siamo arrivati abbastanza bene ai piedi dell’ultima salita e alla fine il risultato ha dato ha dato ragione a coloro che hanno fatto il Tour. Però ripeto: è stata una gara veramente strana e con tanto stress».

Dogma F, buona la prima. Ma per Pinarello è solo l’inizio

24.07.2021
6 min
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Carapaz vince le Olimpiadi e si lascia dietro tutti i campioni più celebrati e attesi, togliendosi una bella rivincita rispetto a quelli che al Tour lo avevano preso a schiaffoni. Sulla sua bici, la nuovissima Dogma F, come su tutte quelle impegnate nelle prove su strada, Fausto Pinarello ha fatto aggiungere la bandiera della Nazione di appartenenza sulla forcella e quella del Sol Levante nella coda del carro posteriore per omaggiare il Paese in cui ammette di vendere un elevatissimo numero di biciclette. Per l’azienda veneta e per i colori italiani, Tokyo però è un momento molto importante. La vittoria dell’ecuadoriano forse non era prevedibile, ma ora che si va verso la crono e soprattutto la pista, l’asticella sale sempre più su. Prima Ganna e gli altri specialisti della Ineos. Poi i quartetti, la madison e l’omnium con gli azzurri. A ben vedere gli ultimi mesi sono stati belli pieni, fra la pista e la strada con il Team Ineos, che resta comunque l’impegno più oneroso: economicamente e tecnologicamente.

«In realtà è la seconda vittoria sulla Dogma F – dice Fausto Pinarello che è appena sceso in spiaggia dopo aver seguito la corsa – adesso si può dire. Al Giro di Svizzera tutta la squadra aveva la Dogma F mascherata da F12. Solo pochi se ne sono accorti. Quindi Carapaz aveva già vinto. Ha corso benissimo. Speravo che anche Kwiatkowski facesse la volata. E la prima cosa che ho fatto è stato mandare un messaggio a Ganna. Gli ho scritto: visto che il belga si può battere? E lui ha risposto: «Si deve battere». Certo che lasciarsi dietro Pogacar e Van Aert dopo il Tour, è proprio bello…».

Con Ineos hai vinto, quindi, ora tocca alla nazionale..

Economicamente e quantitativamente, Ineos è un grande impegno, ma è anche la base di tutto. Per la nazionale stiamo parlando di bici da pista, che sono obiettivamente meno. Però quest’anno per le Olimpiadi ci siamo impegnati di più e per ogni azzurro che è volato a Tokyo abbiamo realizzato un manubrio su misura. Li abbiamo scansionati tutti e il 100 per cento della squadra ha il suo manubrio sinterizzato in titanio, come Wiggins a suo tempo, Ganna e Viviani. Sulle bici da inseguimento, da madison e da omnium. Sono manubri che vanno in vendita sui 20 mila euro, un bell’impegno, ma sono contento di averlo fatto. E poi rimesso mano alla verniciatura.

La Bolide è alle ultime apparizioni: a Parigi avremo altri modelli
La Bolide è alle ultime apparizioni: a Parigi avremo altri modelli
Facendo cosa?

Tutte le bici azzurre sono blu e cromate, come per la Bolide da crono usata da Ganna al Giro. Si chiama Ego Blue, noi siamo azzurri e rimarremo azzurri tutta la vita.

La Bolide ha ormai la sua storia…

La Bolide discende da quella con cui Wiggins fece il record dell’Ora, con la variabile della forcella, larga o stretta in base alle ruote che usano. E poi c’è la Mate, il modello per le prove di gruppo, la cui aerodinamica discende ugualmente dalla Bolide. Ma sono bici arrivate al capolinea. Faranno ancora qualche gara nel 2022, ma l’obiettivo è cambiare tutto con nuovi modelli per Parigi. Hanno fatto la loro parte. Le novità arriveranno prima al Team Ineos e poi alla nazionale.

Il team resta grande fonte di sviluppo, insomma…

Oltre al fatto che hanno gli uomini capaci di vincere i grandi Giri, uno dei motivi per cui siamo rimasti solo con loro, lasciando la Movistar, è la possibilità di avere i feedback degli atleti e dei loro ingegneri da cui sviluppare le nostre biciclette. Va così da 6-7 anni e ci permette di poter fare le bici più performanti per la squadra e di conseguenza per il mercato.

La Bolide di Ganna deriva da quella usata da Wiggins per l’Ora. Una bici alle ultime uscite ufficiali
La Bolide di Ganna deriva da quella usata da Wiggins per l’Ora. Una bici alle ultime uscite ufficiali
Come si fa a rivoluzionare la gamma e tirar fuori modelli nuovi?

Certamente è più facile se parti da un modello già pronto, ma per la pista abbiamo una banca dati di trent’anni, per cui anche se è difficile, non sarà impossibile. Potendo anche contare sulla collaborazione di atleti come Ganna, Viviani e anche Paternoster per quanto riguarda i manubri.

Quante bici da pista sono volate a Tokyo?

Undici, più quelle di scorta, quindi direi che sono venti. Alcune nuove, alcune no. Non sono bici sottoposte a grande usura, che riguarda piuttosto tubolari e selle. Noi forniamo solo telai, forcelle, reggisella e manubri. Il resto, ruote e guarniture, fa parte della sponsorizzazione federale.

Quanto incide la pista sul mercato Pinarello?

Poco, è un mondo piccolo se non piccolissimo. Il 98 per cento della nostra produzione riguarda la strada, ma la pista è una mia passione sin da quando correvano ancora Villa e Martinello. Tecnicamente insegna tanto ed è spettacolare. La Fci è l’unica con cui abbiamo un contratto di sponsorizzazione, mentre alcune federazioni asiatiche hanno comprato qualche bici.

C’è tanta differenza di misure per Ganna fra la Bolide da crono e quella da pista?

Niente affatto, non deve esserci. Cambia leggermente l’inclinazione del piantone, ma il resto è identico.

Le bici del quartetto sono come bici da inseguimento individuale oppure cambia qualcosa?

Le bici sono quelle, a parte le ruote che usano. Hanno una serie di forcelle diverse: quelle per la madison e quelle per le prove di inseguimento. La Mate la facciamo in quattro misure, con cui copriamo tutti i corridori.

Torniamo per un secondo alla strada: Ineos comincerà a usare i freni a disco?

Cominceranno a provarli dopo le Olimpiadi, credo che i tempi siano maturi. Ma molto dipende dalla fornitura Shimano, perché hanno da dismettere un parco ruote incredibile che va rimpiazzato. Non a caso la Dogma F l’abbiamo fatta per la doppia versione. Dischi e freni tradizionali.

Se non ci fosse stato il Covid, saresti andato in Giappone a seguire i Giochi?

Probabilmente sì. Il Giappone mi piace molto e piace molto anche a mia moglie, potrei andare a viverci. Mi hanno sempre accolto bene. Per questo sulle bici da strada ho voluto anche la loro bandiera. Ma che bella mattinata, ragazzi. Mi dispiace per Gianni (Moscon, ndr) e anche per Bettiol, che forse non aveva corso abbastanza prima. Ma ripeto… che bella mattinata!

La Pinarello di Bernal e le sue “fissazioni”

03.06.2021
5 min
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E dopo aver parlato in lungo e in largo del vincitore del Giro d’Italia adesso tocca alla sua bici. Come è stata gestita la Pinarello F12 di Egan Bernal durante la corsa rosa? Quali sono le sue particolarità? E che “fissazioni” ha il colombiano? 

Innanzi tutto la sua bici è una Pinarello F12 Xlight “di serie”, cioè un telaio di quelli che si trovano in commercio: stesse geometrie, stesso peso, stessa struttura. Grossi interventi lo staff tecnico della Ineos-Greandiers non ne ha effettuati durante la corsa rosa, tuttavia ci sono dei piccoli cambiamenti e adattamenti che meritano attenzione.

Pinarello-Dogma-F12-Ineos
La Pinarello Dogma F12 della Ineos-Grenadiers, unica squadra del Giro ad avere solo la versione con freni tradizionali
Pinarello-Dogma-F12-Ineos
La Pinarello Dogma F12 della Ineos-Grenadiers: unica squadra del Giro ad avere solo la versione con freni tradizionali

53 mon amour

Bernal, come tutti i corridori della Ineos, sia quelli presenti al Giro che gli altri, utilizzano di base l’11-30 di Shimano, chiaramente Dura Ace. E lo utilizzano sia sulle bici da gara che da allenamento, da crono e da strada. E’ così nel 99% dei casi, una scelta ponderata che li aiuta ad abituarsi a quella determinata cassetta.

Bernal durante il Giro, nonostante vada “duro” come si addice ad uno scalatore puro, a volte ha utilizzato la corona da 36 denti. E’ stato così nelle frazioni più impegnative di alta montagna.

«Nel giorno dello Zoncolan – spiega Matteo Cornacchione, meccanico del team inglese – ha scelto il 32 al posteriore. Per questa sua richiesta, ponderata con lo staff dei preparatori, con l’atleta e il responsabile dei materiali, abbiamo anche utilizzato il cambio e la cassetta posteriore Ultegra. Perché con il 32 serve il cambio a gabbia lunga che nella versione Dura Ace non c’è. Sappiamo che funziona bene lo stesso, ma per evitare rischi abbiamo seguito i suggerimenti del costruttore giapponese. Quindi abbiamo optato per questo set che pesa in tutto 140-150 grammi in più (30-40 grammi il cambio e un etto abbondante la cassetta). E’ il nostro protocollo di sicurezza».

Egan poi ha sempre usato il 53, mai il 54 come ormai si usa fare da molti in tappe di pianura. Chiaramente nelle altre frazioni in cui non aveva il 36 la corona piccola era il 39.

Fausto Pinarello sul podio di Milano. La bici da crono rosa che non ha utilizzato Bernal è “a casa” del costruttore trevigiano
Fausto Pinarello sul podio di Milano. La bici da crono rosa che non ha utilizzato Bernal è “a casa” del costruttore trevigiano

Peso (quasi) al limite

In generale Bernal non ha grosse fissazioni, ma sul peso e come vedremo sulle pressioni (soprattutto) è molto attento. E infatti Cornacchione ha sempre garantito un peso prossimo al limite dei 6,8 chili. Pensate che in Ineos hanno acquistato la stessa bilancia che utilizza l’Uci per ovviare ad inconvenienti e differenze di tarature. La bici di Egan era sempre sui 6,840 chili, computerino escluso, si tenevano quei 40-50 grammi di margine per stare tranquilli, anche perché poi ci sono alcuni giudici che pesano le bici con il Garmin e altri senza. Anche riguardo al device di Velon, per limare dei grammi avevano tolto il supporto in gomma con cui è fornito ed era fissato “a nudo” con delle normali fascette. «La bici di Egan durante il Giro ha oscillato tra i 6,840 e 6,860 grammi», spiega il meccanico.

Dura Ace da 60, una garanzia

Riguardo alle ruote invece il colombiano solitamente utilizzava le Shimano Dura Ace da 60 millimetri, il cui mozzo, sempre secondo Cornacchione è una vera garanzia di scorrimento e tenuta. Ma nelle tappe di montagna per avere una ruota più leggera ancora Egan optava per le Lightweight (le Meilenstein, il cui profilo è da 48 millimetri), ma…

«Ma nella tappa di Cortina d’Ampezzo ha scelto lo stesso le ruote Shimano da 60 millimetri – rivela Cornacchione – questo set infatti garantise una frenata più lineare e sicura anche con il bagnato, mentre la Lightweight è ben più complessa da utilizzare in quelle condizioni. Non volevamo rischiare. Poi nella planata dal Giau, Caruso e Bardet soprattutto sono scesi forte, ma noi in quel momento tenevamo sott’occhio maggiormente il distacco da Yates». 

“Pressionemania”

Ecco poi il capitolo delle gomme e delle pressioni. La copertura di Bernal è sempre stata il tubolare Continental Alx da 25 millimetri, nella versione più leggera. E’ una gomma con la quale Bernal ha ormai un certo feeling, tuttavia quando vede già solo una nuvola all’orizzonte, specie se la tappa è mossa, Egan va in allerta con la pressione.

«Lui si fida ciecamente di noi meccanici. Per esempio sulla posizione, una volta trovata quella ad inizio stagione non la cambia più. Neanche quest’anno con tutto quel discorso dello spessore tra scarpa e tacchetta (che a proposito è di 1,5 centimetri), ma sulla pressione vuole sempre verificare. Leggero com’è lui di solito le mette a 6,5 bar. Una mattina prima di una tappa ha visto una remota possibilità di pioggia e me l’ha fatta mettere a 6,4. Un nulla, ma per la sua testa contava molto».

Notte fonda ormai, i meccanici Ineos continuano a lavorare
Notte fonda ormai, i meccanici Ineos continuano a lavorare

Catene e stickers

Per il resto, avendo cambiato una bici a settimana Bernal non ha sostituito neanche la catena. Dopo aver preso la maglia rosa a Campo Felice di fatto gli è stata consegnata una bici nuova con i colori del primato. E lo stesso è stato fatto prima dell’ultima settimana.

«E poi non è mai caduto, né ha avuto problemi meccanici, quindi tutto è flato via tranquillo. In realtà un cambio di catena lo abbiamo fatto, ma a tutti e non solo a lui, dopo la tappa di Montalcino. Non ce n’era bisogno, ma dopo tutta quella polvere abbiamo preferito fare così.

«Le serigrafie di solito le mettiamo noi meccanici. Ci arrivano degli stickers particolari. E’ un lavoro in più ma si fa con piacere. Nella crono finale, Fausto (Pinarello, ndr) gli ha mandato la bici da crono nuova tutta rosa, ma Egan non l’ha voluta usare per non rischiare nulla. Ha preferito quella già “rodata” a Torino. Ci abbiamo lavorato fino a mezzanotte! Era perfetta…».

Pinarello per Ineos: tutto confermato

20.04.2021
4 min
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Squadra che vince non si cambia. Potremmo definire con questa frase la collaborazione fra Pinarello e il Team Ineos Grenadiers. Per farci raccontare come i corridori della squadra britannica stanno affrontando la stagione 2021 abbiamo parlato con Fausto Pinarello e con uno dei meccanici del team Matteo Cornacchione.

Nel solco della continuità

Ci siamo chiesti se per il 2021 i granatieri del Team Ineos potrebbero avere qualche novità tecnica, tipo l’adozione del freno a disco o qualche altra evoluzione del telaio.
«Per il 2021 rimarrà tutto uguale – esordisce Fausto Pinarello – i nostri corridori continueranno con freni tradizionali e stesso materiale. Siccome la produzione è partita in ritardo finiremo di integrare le bici che mancavano ad alcuni corridori e riforniremo i nuovi arrivati».

Tutto invariato anche a livello estetico: «Continueremo con la colorazione blu notte con la lambda rossa».

Oltre alla Dogma F12 standard i ragazzi della Ineos vengono dotati anche di una versione più leggera.

«A quasi tutti forniamo anche la XLight che useranno nei grandi Giri, così hanno la versione più leggera che può fare la differenza». Ricordiamo che la Dogma F12 XLight ha un peso di 60 grammi in meno rispetto alla Dogma F12. Un valore che può sembrare irrisorio, ma che nel ciclismo di oggi dove si vince un Giro d’Italia per pochi secondi può diventare fondamentale. Basta vedere il distacco minimo che Tao Geoghegan Hart ha inflitto a Jai Hindley: soli 39 secondi.

Pinarello F12
La Pinarello Dogma F12 del Team Ineos Grenadiers
Pinarello F12
La Pinarello Dogma F12 con la colorazione del Team Ineos Grenadiers

Pinarello K10 per le classiche

Ma non ci sono solo i grandi Giri nei programmi della Ineos e così a chi affronterà le classiche del nord verrà fornita un’ulteriore bicicletta.
«I corridori che si giocano la Roubaix e il Giro delle Fiandre usano la Dogma K10, più adatta per quel tipo di terreno – continua Fausto Pinarello – qualcuno usa la Dogma F12 anche in quelle gare, ma pochi. Mi sembra che all’ultima Roubaix avessero optato tutti per il K10».

Le geometrie e la forma dei tubi della Dogma K10 sono studiati per fornire un comfort leggermente maggiore su sfondi sconnessi. Un valore che ci dà un’indicazione in questo senso è il carro posteriore, che è leggermente più lungo per dare più stabilità alla bici.
E a cronometro? «Beh li visti i risultati di Ganna nel 2020, rimane la Bolide».

Kwiatkowski in azione al Giro delle Fiandre sulla  K10
Kwiatkowski in azione al Giro delle Fiandre sulla K10
Kwiatkowski in azione al Giro delle Fiandre sulla  K10
Kwiatkowski in azione al Giro delle Fiandre sulla Dogma K10

Materiali identici al 2020

Abbiamo parlato anche con Matteo Cornacchione, uno dei meccanici storici della squadra.
«Rispetto al 2020 non ci sono novità – ci conferma Cornacchione – i ragazzi corrono con le Pinarello montate con il manubrio e il reggisella Most, porta borraccia Elite, pneumatici Continental, selle Fizik, gruppo Shimano Dura Ace Di2, ruote Shimano C40 e C60 più le Lightweight da usare nelle tappe più dure dei Giri. Shimano ci fornisce anche i pedali, sono molto affidabili e con una bella base di spinta, e Shimano anche per i misuratori di potenza».

Geoghegan Hart Pinarello Bolide Giro
Geoghegan Hart sulla Bolide a Milano 2020
Geoghegan Hart Pinarello Bolide Giro
Geoghegan Hart sulla Bolide a Milano 2020

La scheda tecnica

GruppoShimano Dura Ace Di2
RuoteShimano/Lightweight
PneumaticiContinental
ManubrioMost
SellaFizik
Reggisella Most
PedaliShimano

Bici in gran quantità

Quello che ci ha impressionato è il numero di biciclette che i meccanici della Ineos si trovano a curare: «Quest’anno abbiamo 32 corridori, se pensi che in media ogni corridore ha 7 biciclette ci troviamo ad assemblarne più di 220. Ti faccio l’esempio di Ganna, che se non ricordo male ha 2 bici da cronometro e 3 da strada in magazzino che usa nelle gare, poi a casa ha un’altra bici da cronometro e una da strada per allenarsi. Poi chi corre le classiche arriva a 9 bici con le Dogma K10. I capitani che si giocano i grandi Giri hanno una o due bici in più e poi i sudamericani hanno una bici in più da tenere a casa loro. Sai farle viaggiare in aereo non è il massimo».

Tao Geoghegan Hart, Ineos Grenadiers, Giro d'Italia 2020

Una F12 tutta rosa sulla porta del “rosso”

08.11.2020
3 min
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A un certo punto durante la domenica del rosso Tao Geoghegan Hart, qualcuno suonerà alla sua porta e il vincitore del Giro d’Italia si troverà davanti una grossa scatola o la bicicletta già montata: non sappiamo esattamente come si svolgerà la consegna. Ma siccome la suo trionfo mancava soltanto lei, oggi il vincitore di Milano riceverà la sua F12 rosa, firmata con l’inconfondibile sigla CCCCNCI di Fausto Pinarello. Chi c’è c’è, chi non c’è insegue. Il guaio infatti è che il Giro è finito con una crono e Tao non ha potuto sfilare in rosa, come già fece Froome a Roma nel 2018 e come usano fare i vincitori dei grandi Giri, a prescindere dalla marca della bici, nella passeralla finale. Ricordate la storia di quella gialla preparata per Pogacar a fine Tour?

Pinarello risponde dall’azienda, dove gli operai hanno finito di lavorare da poco e non resta che spegnere le luci e chiudere il cancello.

Pinarello rosa, Chris Froome, Giro d'Italia 2018
La Pinarello rosa, di Chris Froome per la vittoria al Giro d’Italia 2018
Pinarello rosa, Chris Froome, Giro d'Italia 2018
La Pinarello rosa di Froome nel 2018
Fausto, perché questa sorpresa a Giro concluso?

Perché è il mio mestiere e perché non c’era il tempo e l’occasione di dargliela a Milano. Servono sei o sette ore di lavoro, così l’abbiamo fatta il giorno dopo e poi abbiamo pensato al modo di fargliela avere.

Perché non portargliela di persona?

Ci avevo pensato, ma non si può per il Covid. O meglio, sarei potuto andare, ma poi avrei dovuto fare la quarantena e non mi sembrava il caso. Così l’abbiamo fatta arrivare in Belgio, dove il team Ineos-Grenadiers ha il servizio corse. E da lì un loro mezzo la sta portando a Londra. Lui ovviamente non sa niente.

Hai una foto?

Ce l’hanno quelli del marketing. E poi non si può spoilerare tutto…

Corretto. Un regalo meritato?

E’ un bravo ragazzo. Avete presente quelli abituati a vincere sin da giovani, coi soldi e la macchina veloce? Lui è l’esatto contrario. E poi è rosso e i rossi hanno il loro carattere. Sembra un vecchiaccio esperto, nonostante abbia 25 anni, che se ne sta spesso per i fatti suoi.

Più Wiggins che Froome?

Esattamente, ma anche Chris non è un cattivo ragazzo. Però diciamo che quella “fucking bottle”, la fottuta borraccia su cui è caduto Thomas, ha aperto la strada a un Giro tutto nuovo per loro. E devono dire grazie anche a Tosatto.

Perché?

Perché ha preso in mano la situazione e ha detto: «Adesso attacchiamo!». E anche quando a cinque giorni dalla fine mi ha chiamato e mi ha detto che puntavano al podio, gli ho risposto: «Col cavolo! Puntate a vincere, altrimenti meglio se restate quarti. Oppure io vi tolgo le bici!».

Fausto Pinarello, Tao Geoghegan Hart, Matteo Tosatto, Ineos Grenadiers, Giro d'Italia 2020
Fausto Pinarello, Tao Geoghegan Hart e Matteo Tosatto sul podio di Milano
Fausto Pinarello, Tao Geoghegan Hart, Matteo Tosatto, Ineos Grenadiers, Giro d'Italia 2020
Pinarello, Geoghegan Hart e Tosatto a Milano

L’orgoglio veneto affiora potente e motivato. Non era mai successo di avere sull’ammiraglia del colosso britannico un tecnico che parlasse il suo dialetto. E mentre si aspetta che Tao riceva la sua sorpresa rosa, andiamo avanti con il discorso.

Hanno vinto da simpatici.

Non sono mai stati prepotenti, come gli veniva rimproverato. Anche la Banesto aveva la sua guardia per Miguel, si fa così quando devi portare sulle montagne un capitano che non è scalatore. Se non hai Pantani, che di Pantani ce n’era uno solo. Eppure questa Ineos meno… “terminator” è piaciuta anche a Brailsford.

Ci fosse stato Thomas, anche Ganna non avrebbe avuto la libertà di vincere le tre crono, soprattutto quella di Valdobbiadene.

Dovevano provarci. A casa mia, Ganna quella crono la faceva per vincere. Semmai dovevano frenare Dennis e Tao, ma Pippo no. E posso dirla un’altra cosa?

Sei a casa tua, ci mancherebbe…

Al Tour, prima Colnago e seconda Bianchi. Al Giro, prima Pinarello. Alla Vuelta, prima Bianchi e seconda Pinarello. Sto parlando di biciclette italiane. Quando lavoriamo bene, siamo i numeri uno. E guarda caso sono tutte bici senza freni a disco. Sarà una coincidenza? Io non credo, ma lasciamo che lo pensino…