Bici di Pogacar a dieta: il manubrio Alanera perde 30 grammi

27.06.2021
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Anche se manca ancora la prova, cioè manca il riscontro delle tappe di montagna, pare che nel momento in cui il Uae Team Emirates avrebbe deciso di spostare tutti i corridori sulle bici con freni a disco, in Colnago si sia svolta una riunione fra tutti i fornitori di componenti, dal gruppo al manubrio, perché il peso finale della bici fosse il più vicino possibile a quello della bici con rim brakes.

Doppi freni

Una delle caratteristiche dello squadrone di Gianetti è infatti da alcuni mesi la possibilità per i corridori di adottare bici con entrambi i tipi di freno, in funzione del percorso. Il tema era saltato fuori al Tour of the Alps e poi anche al Giro d’Italia, con la necessità tuttavia per i meccanici di portare via il doppio delle ruote. Al Tour in apparenza si è optato per i freni a disco. Per cui se da Colnago fanno sapere che il telaio non è stato toccato, fra i componenti che di sicuro hanno subito una cura dimagrante (per la bici di Pogacar, il più fissato col peso) c’è il manubrio integrato Deda Alanera.

«Avevamo già in mente di fare qualcosa del genere – spiega Gianluca Cattaneo, direttore commerciale di Deda – ma facendolo prima del Tour siamo andati anche incontro alle esigenze della squadra. Abbiamo fatto ricorso a una fibra di carbonio ugualmente ad alto modulo, ma diversa, con una resina speciale che permette di compattare lo spessore. Dall’altra parte, abbiamo studiato una laminazione che potesse portare all’obiettivo di ridurre ogni grammo in eccesso».

L’Alanera di Pogacar pesa 30 grammi in meno nella misura 42 c/f (attacco da 12)
L’Alanera di Pogacar pesa 30 grammi in meno nella misura 42 c/f (attacco da 12)

Distribuzione dei pesi

Non si riduce il peso e basta, anche se il corridore in oggetto è leggerissimo e in tempi remoti, quelli in cui si bucavano i reggisella per risparmiare qualche grammo, si sarebbero messe a punto soluzioni anche più estreme.

«Il ragionamento – prosegue Cattaneo – è partito dalla distribuzione dei pesi e dalle parti in cui c’erano margini di miglioramento. Non è stato un percorso rapidissimo. La squadra sarebbe stata contenta di riceverlo prima, ma abbiamo voluto essere certi dell’affidabilità. In pratica il 7 giugno, che era di lunedì, è venuto Archetti a prendere il manubrio. Ha viaggiato. Il martedì lo ha montato sulla bici e Tadej ha cominciato così (e vinto) il Giro di Slovenia».

Orgoglio italiano

Cattaneo lo dice chiaramente e ne va fiero: s’è voluto fare un lavoro di questo tipo anche per dimostrare che il Made in Italy è ancora un valore aggiunto.

«Si sente dire che soltanto certi marchi americani – ammette – siano capaci di interventi del genere, abbiamo tenuto a farlo perché questa spinta del mercato non sia effimera e si traduca in una bella iniezione anche per le aziende italiane. Il fatto di prenderci il tempo per le verifiche era necessario, anche se di solito ci teniamo un 25 per cento sopra gli standard ISO, quindi i 30 grammi che abbiamo risparmiato su Alanera non inficiano minimamente la sicurezza e semmai accrescono il comfort, dato che il manubrio risulta essere leggermente più flessibile».

Nove esemplari

Per vedere in produzione il manubrio Alanera nella versione più… magra ci sarà da aspettare ancora un po’.

«Difficile dire quando – dice  Cattaneo – le attuali richieste di Alanera dal mercato eccedono di due volte la nostra capacità produttiva e non ci permettono a breve di introdurre in produzione la nuova versione. Ovviamente l’investimento e lo sviluppo fatti per il team porteranno benefici anche alla produzione di serie dei prossimi anni. Per ora sono stati realizzati 9 pezzi, tutti per Pogacar. Un manubrio dalle misure abbastanza standard, con attacco da 12 e larghezza da 42, che trattandosi di Deda è come avere un 40 centro/centro. La bici completa è di poco superiore ai 6,8 chili. Nel 2020 il Tour è andato alla grande. Vediamo come andrà a finire quest’anno».

Stefano Oldani su Ridley Helium

La Lotto Soudal prosegue con Ridley

20.04.2021
5 min
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La squadra belga Lotto Soudal sta correndo la stagione 2021 confermando i partner tecnici del 2020, vale a dire biciclette Ridley, gruppo e ruote Campagnolo, manubri e reggisella Deda Elementi. Andiamo a vedere le caratteristiche delle biciclette di Tim Wellens e Philippe Gilbert e compagni, su cui correranno anche gli italiani Filippo Conca e Stefano Oldani. E proprio a quest’ultimo, che l’ha già usata nel 2020, abbiamo chiesto qualche impressione.

Helium, feeling perfetto

La Lotto Soudal dispone di due modelli di biciclette: la Helium SLX e la Noah Fast. La prima spicca per la leggerezza, mentre la seconda è pensata per la velocità.
«Per le mie caratteristiche tecniche preferisco usare la Helium – inizia a raccontarci Stefano Oldani – visto che mi difendo bene in salita, prediligo la leggerezza, anche se ho provato poco la Noah Fast. La Helium sembra più reattiva e più semplice da guidare, anche in discesa riesco a farla girare meglio. E poi grazie al lavoro fatto da Deda Elementi insieme a Ridley, ha tutti i cavi integrati e quindi non è solo leggera ma anche aerodinamica. Per la nuova stagione mi sono posto l’obiettivo di pedalare di più sulla Noah così da poterla usare nelle corse in cui darà i maggiori vantaggi».

La Ridley Helium SLX la bici preferita da Stefano Oldani
La Ridley Helium SLX la bici preferita da Oldani che spicca per la sua leggerezza

Capitolo ruote

Per quanto riguarda le ruote Campagnolo, Oldani ci ha confermato quella che è una tendenza sempre più consolidata: «Ho usato tutto l’anno le Bora One da 50 millimetri, mi sono trovato veramente bene, sono molto leggere e hanno una scorrevolezza super. Da diversi studi risulta che il profilo da 50 dona diversi vantaggi sia sui percorsi piatti, ma anche su quelli misti. La ruota da 35 l’ho usata solo all’anteriore alle Strade Bianche, perché su quel terreno si guidano un po’ meglio e poi perché in certi tratti c’era vento e volevo evitare su un terreno già difficile di avere l’effetto bandiera con il profilo più alto». Oltre alla Bora One, per quest’anno i corridori della Lotto Soudal potranno contare anche sulle nuove Bora Ultra WTO con i profili da 33, 45 e 60 millimetri.

Super Record ottimo

Per quanto riguarda il gruppo Super Record EPS Oldani ci conferma l’ottimo funzionamento: «Mi trovo molto bene, soprattutto la frenata del disco è molto fluida e le pastiglie non toccano mai con il disco. Per quanto riguarda i rapporti uso il 39-53 con un pacco pignoni 11-29. Solo una volta ho usato un pacco pignoni 11-32, ma era alla Tirreno dove c’era da fare il muro dedicato a Pantani a Saturnia. Per il prossimo anno stavo pensando di usare il 54, ma ho visto che sulle salite pedalabili risulta un po’ troppo impegnativo e poi la catena lavora male perché devi alleggerire maggiormente dietro, quindi penso che resterò con il 53 anche se alcune volte si frulla un po’!»

Helium = leggerezza

Dopo aver sentito le impressioni di Stefano Oldani vediamo nello specifico le biciclette. Iniziamo con il modello che si distingue per la sua leggerezza: la Helium SLX. Il telaio di questo modello della casa belga fa registrare un peso di 750 grammi nella taglia M. Per raggiungere questo peso i tecnici Ridley hanno utilizzato diverse fibre di carbonio, dalla più flessibile Toray da 24 ton fino alla più rigida Toray da 60 ton. Ovviamente per trovare l’equilibrio giusto fra leggerezza, rigidità verticale e comodità sono state studiate le forme e gli spessori dei singoli tubi e poi è stato stratificato il carbonio combinando i diversi moduli. Il carro posteriore presenta i foderi verticali ultrasottili per aumentare il comfort e migliorare la rigidità verticale. Tutte queste caratteristiche ne fanno la bicicletta preferita da Thomas De Gendt e Tim Wellens, oltre che dal nostro Oldani.

Ridley Noah
La velocissima Ridley Noah Fast Disc amata da Caleb Ewan
Ridley Noah
La velocissima Noah Fast Disc molto amata dal “folletto” Caleb Ewan

Noah = velocità

Per i corridori della Lotto Soudal che amano la velocità, vedi Caleb Ewan, c’è la Noah Fast Disc. Per aumentare l’efficienza aerodinamica di queste bici oltre ad ottimizzare la forma dei tubi con un profilo Naca, è stata utilizzata la tecnologia F-Surface Plus. In pratica i tecnici Ridley hanno applicato una superficie texturizzata, simile alle scanalature di una pallina da golf, nelle posizioni strategiche. Queste scanalature creano una minuscola turbolenza che permette al flusso d’aria principale di seguire meglio i profili dei tubi. Il vantaggio principale di questa tecnologia è che maggiore sarà il vento e più grande sarà il vantaggio aerodinamico che si verrà a creare.

Dean Fast per le crono

La tecnologia F-Surface Plus è stata applicata anche alla bicicletta da cronometro: la Dean Fast. Una particolarità di questa bicicletta è che i forcellini sono gli stessi di una bici da strada standard. Questa scelta permette di cambiare la misura dei pneumatici tenendo la ruota posteriore sempre ben coperta dietro al tubo verticale, per mantenere la massima efficienza aerodinamica. Per quanto riguarda i freni, sono ancora i tradizionali caliper. A livello di manubrio i corridori della Lotto Soudal possono contare sulle prolunghe Jet di Deda Elementi.

Ridley Dean Fast con Tim Wellens
Tim Wellens durante i test pre stagionali sulla Ridley Dean Fast
Ridley Dean Fast con Tim Wellens
Tim Wellens durante i test pre stagionali sulla Dean Fast (foto Facepeeters)

La scheda tecnica

GruppoCampagnolo Super Record EPS
RuoteBora One/Bora Ultra WTO
PneumaticiVittoria
ManubrioDeda Elementi
Sella Selle Italia
Reggisella Ridley/Deda Elementi
PedaliLook

Un tocco italiano

Per quanto riguarda il gruppo che viene utilizzato dai ragazzi della Lotto Soudal troviamo il Campagnolo Super Record EPS 12 Speed Disc, di cui i corridori sono molto soddisfatti. Anche per quanto riguarda le ruote è stata confermata la collaborazione con Campagnolo, che fornisce le Bora One 35 e 50 più la nuova famiglia di Bora Ultra WTO, ovviamente tutte in versione disco. Per le cronometro ci sono all’anteriore le ruote Bora WTO 77 e per la posteriore la lenticolare Bora Ultra TT. Parlano italiano anche i manubri e i reggisella con i materiali firmati Deda Elementi, nello specifico vengono forniti manubrio e attacco Superzero in carbonio e due tipi di reggisella sempre in carbonio: Superzero e Superleggero. Anche i pneumatici sono di produzione italiana, infatti la Lotto Soudal usa i Vittoria Corsa 2.0 in graphene. Per finire un occhiata ai pedali che sono forniti da Look.

Deda Elementi Jet

Deda Elementi Jet, le protesi veloci e anche comode

05.04.2021
4 min
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L’aerodinamica è sempre stata fondamentale nelle prove contro il tempo. E come per altri componenti, anche i manubri da cronometro si sono evoluti per migliorare le performance dei corridori. Fra quelli che si fanno più notare, certamente c’è il Jet di Deda Elementi. Ne abbiamo parlato con Davide Guntri, Responsabile per i Team dell’azienda italiana.

Nate per il record dell’Ora

Deda Elementi collabora con UAE Team Emirates, Bardiani CSF e Lotto Soudal. E proprio da una di queste partnership sono nate le Jet.
«Queste protesi sono frutto di una richiesta che ci fece la UAE Team Emirates – esordisce Davide Guntri – in quanto pensavano di tentare il record dell’ora con Mikkel Bjerg. A quel punto ci siamo messi a lavoro per creare delle protesi avvolgenti».

Il lavoro è iniziato qualche anno fa: «Siamo partiti dalla stampa in 3D e poi le abbiamo portate al ritiro della squadra in Spagna a inizio 2020. Bjerg ha pedalato qualche giorno e ci ha spiegato come le voleva».

Mikkel Bjerg
Mikkel Bjerg durante la cronometro di Valdobbiadene
Mikkel Bjerg
Mikkel Bjerg durante la cronometro di Valdobbiadene al Giro d’Italia 2020

Nessuna turbolenza

Davide Guntri ci svela un dettaglio che può fare la differenza.
«Nel punto in cui si impugnano le protesi – ci spiega – il polso fa una piega che si apre molto e si crea un “buco” che crea molta turbolenza. Per questo motivo abbiamo creato le due spalle (le pareti laterali molto alte, ndr) che servono proprio a chiudere il gap fra il polso e la protesi».

Jet Deda Elementi Bardiani Visconti
Le protesi Jet montate su un manubrio Deda Elementi
Jet Deda Elementi Bardiani Visconti
Le protesi Jet montare sulla bicicletta da cronometro di Giovanni Visconti

Più comode per stare in posizione

La forma particolare delle Jet con una sorta di “sponda” che sale, scende e poi risale è stata pensata per non comprimere il braccio.
«La parte più alta delle protesi risale fino a 7 centimetri – ci dice Guntri – e serve per tenere chiusi i gomiti, essere più aerodinamici e mantenere la posizione per più tempo».

Tutti gli studi fatti in galleria del vento dicono che più un corridore si muove nel cercare la posizione e più accumula ritardo, quindi bisogna cercare di tenere il miglior assetto per più tempo possibile.
«Queste protesi sono più comode di altre perché il peso viene scaricato proprio su queste – dice Davide Guntri – tutto il peso delle spalle, della cervicale e della testa poggia proprio lì». Più comodità vuol dire riuscire a rimanere in posizione più facilmente e più a lungo e quindi essere più aerodinamici.

Protesi Deda Elementi Jet alto
Fra le protesi si vede il supporto per il computerino
Protesi Deda Elementi jet Alto
Fra le due estensioni c’è il porta computerino posizionato in modo da non creare turbolenze

Monoscocca in carbonio

Le protesi Jet sono un monoscocca in carbonio 3K e sono disponibili in due misure: S e M. Le prime hanno una lunghezza di 340 millimetri, mentre le seconde arrivano a 370 millimetri. Il peso delle due estensioni Jet in taglia S è di 330 grammi, che salgono a 660 grammi con gli spessori e i poggia gomiti inclusi.
«Tutti i corridori usano una di queste due misure – continua Guntri – che sono il frutto di studi e test fatti con gli atleti del UAE Team Emirates. L’angolo delle estensioni è di 15 gradi verso l’alto con il kit di montaggio fornito da Deda Elementi. Fra le due protesi c’è il porta computerino, che quasi scompare perché rimane in mezzo alle braccia e non crea turbolenze».

Juan Sebastian Molano
Per Molano manubrio di Colnago con protesi Jet
Juan Sebastian Molano
Per Juan Sebastian Molano manubrio Colnago con le protesi Jet di Deda Elementi

Compatibilità quasi totale

Da sottolineare che le protesi Jet si possono adattare tramite un kit specifico anche sui manubri tondi da 31,6 millimetri di diametro. Inoltre, è possibile montarle sia sui manubri Deda Elementi sia su quelli di altri marchi. Ad esempio i corridori del UAE Team Emirates usano le Jet su un manubrio Colnago, utilizzando un kit di montaggio realizzato direttamente dall’azienda di Cambiago. Questa qualità le rende compatibili con la maggioranza delle biciclette da cronometro.

Kristoff cronometro

Deda Elementi ufficializza le partnership 2021

20.03.2021
3 min
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Deda Elementi è da sempre il partner tecnico di molte formazioni professionistiche. Una collaborazione che ha permesso all’azienda di Campagnola Cremasca di ottenere negli anni successi di notevole prestigio. Solo per restare ai giorni nostri come non dimenticare la vittoria di Tadej Pogacar all’ultimo Tour al termine di un’edizione della corsa francese destinata a restare nella storia del nostro sport. Lo sloveno ha incominciato la nuova stagione nel modo migliore vincendo UAE Tour e TirrenoAdriatico.

Tadej Pogacar vincitore dell'ultimo Tour de France con Deda Elementi
Tadej Pogacar vincitore dell’ultimo Tour de France
Tadej Pogacar vincitore dell'ultimo Tour de France con Deda Elementi
Tadej Pogacar vincitore dell’ultimo Tour de France

I team WolrdTour

Per il 2021 Deda Elementi ha deciso di rafforzare la propria collaborazione con diversi team professionistici a conferma del profondo legame che lega l’azienda italiana al mondo racing. Gianluca Cattaneo e Davide Guntri, Direttore e Responsabile Servizio Corse di Deda Elementi, hanno voluto ufficializzare i team che nel corso di questa stagione utilizzeranno componentistica Deda.

Caleb Ewan
La Lotto-Soudal di Caleb Ewan utilizza i manubri di Deda Elementi
Caleb Ewan
La Lotto-Soudal di Caleb Ewan utilizza i manubri di Deda Elementi

Due formazioni WorldTour

Confermate le due formazioni WorldTour con le quali l’azienda già collaborava lo scorso anno. La prima è naturalmente l‘UAE Team Emirates capitanata da Pogacar, nelle cui fila da quest’anno militano il nostro Matteo Trentin e lo svizzero Marc Hirschi.
Accanto alla formazione degli Emirati troviamo poi la Lotto-Soudal di Caleb Ewan, Philippe Gilbert e Tim Wellens che avranno nelle gare di un giorno e nelle tappe dei grandi Giri i loro principali obiettivi stagionali.

Manubrio Vinci di Deda Elementi
Il manubrio e l’attacco Vinci
Manubrio Vinci di Deda Elementi
Il manubrio e l’attacco Vinci di Deda Elementi è in due pezzi

Gli altri team e il triathlon

La presenza nel mondo del ciclismo professionistico è arricchita dalla collaborazione tecnica con cinque squadre Professional: Androni-Sidermec, Bardiani-CSF-Faizané, Gazprom, SportVlaanderen e la new entry Caja Rural-Seguros. A queste si aggiungono ben quattro squadre Continental: Protouch, AreaZero, MG.K-VIS-VPM, Cam-Basso. Intensa collaborazione anche nel circuito donne con la Ale BTC Ljubljana, Lotto Soudal, BePink e Charente Maritime.
Nell’anno delle Olimpiadi di Tokyo Deda Elementi ha deciso di rafforzare la propria presenza nel mondo del Triathlon confermando accordi individuali con diversi atleti di fama internazionale: Ryan Bailie, Anja Knapp, Emma Jeffcoat, Nicolò Strada e la new entry Petra Kurikova.

Protesi Jet Deda Elementi
Le protesi in carbonio Jet
Protesi Jet Deda Elementi
Le protesi in carbonio Jet per le cronometro

Le ultime novità tecniche

Per la nuova stagione Deda Elementi ha messo a disposizione dei team con i quali collabora il meglio della propria componentistica. La scelta dei team che nel 2021 hanno optato per bici con freni a disco è caduta rispettivamente sul manubrio Alanera, uno dei più rigidi e leggeri sul mercato fra quelli integrati, e sull’innovativo kit Vinci. Da quest’anno il manubrio Vinci sarà disponibile con la curva Shallow, una forma rotonda classica ancora molto amata dai professionisti. Passando invece alla ruote, i sei team che ne faranno uso avranno a loro disposizione la gamma completa SL per disc brake, sia tubeless-ready (SL30DB, SL45DB, SL62DB) che tubolare (SL30TDB, SL45TDB, SL88TDB). Per le prove contro il tempo potranno infine disporre delle nuovissime protesi full carbon JET che hanno trionfato all’ultimo Tour de France.

dedaelementi.com

Lenticolare SL Hero Deda Elementi

Lenticolare: veloce, ma molto difficile

01.03.2021
4 min
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La si vede in poche occasioni, ma spesso può far vincere o perdere un grande Giro, certamente è sinonimo di velocità e rigidità. Stiamo parlando della ruota lenticolare. Ma come si costruisce una ruota così particolare? Lo abbiamo chiesto a Davide Guntri, Responsabile per i Team di Deda Elementi.

Poche al giorno

Quando si parla di ruote lenticolari si pensa alle cronometro oppure alle prove in pista, ma certamente è uno strumento poco utilizzato dalla maggior parte dei ciclisti.
«E’ una ruota particolare, molto difficile da costruire e che richiede anche molto tempo – inizia a spiegarci Davide Guntri – se ne fanno al massimo 2 o 3 al giorno. La difficoltà maggiore sta nel fatto che non avendo i raggi quando esce dallo stampo deve essere già dritta, perché dopo non ci puoi fare più niente».

Deda Elementi lenticolare SL Hero
La SL Hero è la lenticolare di Deda Elementi
Deda elementi lenticolare SL Hero
La SL Hero è la ruota lenticolare prodotta da Deda Elementi

Fogli di carbonio molto vicini

E come tutte le cose complicate c’è un procedimento preciso da seguire.

«Ci sono due stampi, uno per la parte destra e uno per la parte sinistra – continua Guntri – la parte interna della ruota è quella più lunga da fare. In pratica viene messa una serie di fogli di carbonio molto vicini l’uno con l’altro. Poi si inserisce un anello di carbonio tutto intorno alla ruota, che sarebbe la pista frenante. Una volta si faceva in alluminio ma oggi è tutto in fibra. Questa prima fase di lavorazione è quella che conferisce rigidità alla ruota. Una volta ultimata, si mette tutto in forno per 40/50 minuti».

Mozzi standard

Tirate fuori dal forno, inizia un’altra fase che è quella dedicata al mozzo.
«Il mozzo viene inserito all’interno della ruota – ci dice Guntri – applicando della colla bicomponente sia nel lato destro che sinistro e poi viene avvitata la flangia nella parte sinistra. A questo punto si rimette la ruota in forno per 20 minuti in modo da far seccare la colla».

Ma i mozzi delle lenticolari sono specifici? «Usiamo dei mozzi che hanno lo stesso meccanismo di quelli che usiamo per le ruote standard da strada. In questo modo si possono riparare più facilmente in caso di problemi».

cronometro Area Zero Deda Elementi
Un corridore dell’Area Zero Pro Team durante una cronometro
Cronometro Area Zero ruote Deda elementi
Un corridore dell’Area Zero Pro Team durante una cronometro con la lenticolare

Finitura esterna

Arrivati a questo punto si passa all’ultima fase di lavorazione.
«Per terminare si stendono dei fogli di carbonio sulla parte esterna – continua a spiegarci Davide Guntri – in Deda Elementi usiamo del carbonio con finitura 6K. Mentre per la parte interna usiamo il carbonio T700. Fatta la finitura esterna la ruota è pronta».

Sempre più piatte

Abbiamo chiesto se la lenticolare deve avere degli angoli precisi da rispettare oppure se ci possono essere delle differenze fra un modello e un altro.
«Le nostre lenticolari sono piatte e la tendenza è quella di appiattirle sempre di più – ci spiega il Responsabile di Deda Elementi – facendole piatte sono più rigide. Inoltre, risultano più filanti anche perché sono più in linea con il telaio. Una volta erano più bombate, ma adesso con gli studi di aerodinamica si è deciso di appiattirle».

Lenticolare Deda Elementi SL Hero Disk
La lenticolare SL Hero nella versione disco
Lenticolare Deda Elementi SL Hero Disk
La lenticolare SL Hero nella versione disco

Lenticolare tubeless

Deda Elementi è stato uno dei primi marchi a produrre la lenticolare con il freno a disco e come abbiamo appena visto è molto attenta alle innovazioni tecniche. Quali novità ci potranno essere sulla lenticolare?
«Stiamo valutando di fare una lenticolare tubeless, che al momento non c’è. Abbiamo visto che con questo tipo di pneumatici si ha una scorrevolezza maggiore e si può risparmiare qualche secondo su una cronometro»

Deda Elementi Alanera Bardiani

Deda Elementi e Bardiani insieme anche nel 2021

07.02.2021
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Già sponsor lo scorso anno del team di Reverberi per la fornitura di manubri e attacchi, dal 2021 Deda Elementi metterà a disposizione della Bardiani CSF Faizanè anche la propria gamma completa di ruote SL che, unitamente al manubrio integrato Alanera, andranno ad equipaggiare la nuova Dolomia Cipollini. La sponsorizzazione tecnica proseguirà anche nel 2022

Tutto il meglio di Deda

Gianluca Cattaneo, Deda Elementi Commercial Director ha così dichiarato: «Essere partner tecnico della Bardiani-CSF-Faizané è per noi una conferma della decennale collaborazione con la famiglia Reverberi. Siamo particolarmente felici anche perché per i prossimi 2 anni la collaborazione viene rafforzata con la fornitura di ruote su cui l’azienda sta sempre più investendo in ricerca, innovazione e produzione. Tutte le ruote Deda Elementi sono infatti prodotte presso lo stabilimento di Campagnola Cremasca dove recentemente è stato ulteriormente sviluppato il reparto montaggio. Quest’anno i corridori del Green Team avranno a disposizione i migliori materiali per competere ad altissimo livello tra cui le ruote SL45TDB e SL30TDB oltre al manubrio Alanera perfettamente integrato nel nuovo telaio Dolomia di Cipollini. Insomma il meglio del Made in Italy.

Manubrio Alanera Deda Elementi
Il manubrio integrato Alanera
Manubrio Alanera Deda Elementi
Il manubrio integrato Alanera


A cronometro invece tutto il team utilizzerà le nuovissime protesi full carbon JET viste trionfare all’ultimo Tour de France. Con i ragazzi e i tecnici del Team saremo in continuo contatto per testare anche nuovi materiali e soluzioni che vedranno la luce nei prossimi anni».

Prolunghe Jet Deda Elementi
Le nuove protesi Jet per affrontare le cronometro
Prolunghe Jet Deda Elementi
Le nuove protesi Jet per affrontare le cronometro

Benefici per tutti

Roberto Reverberi, Team Manager della Bardiani CSF Faizanè ha voluto aggiungere: «Siamo felici di aver esteso la partnership con Deda Elementi, già nostro fornitore da molti anni. Una collaborazione che porta benefici a entrambi, con l’azienda che ha a disposizione i nostri professionisti per testare i nuovi materiali nelle massime competizioni e noi che siamo affiancati da un vero partner collaborativo e che lavora con metodo e progettazione. In ritiro in Spagna ho avuto occasione di parlare con gli atleti del team e si sono tutti mostrati entusiasti dei materiali tecnici a disposizione».

Ruote SL45 disc
Le ruote Deda Elementi SL 45 Disc
Ruote SL 45 disc
Le ruote Deda Elementi SL 45 Disc

La soddisfazione di Visconti

Una voce che merita di essere ascoltata è quella di Giovanni Visconti, uno degli atleti di punta del team.

«La Bardiani CSF Faizanè è davvero organizzata come una piccola WorldTour. Abbiamo a disposizione materiali tecnici di prima qualità e uno staff, sia del team, ma anche dei partner come Deda, sempre a nostra disposizione. Ci sono i migliori presupposti per affrontare al meglio la nuova stagione».

dedaelementi.com

Deda Elementi Alanera sopra

Ruote e manubri, sentiamo cosa ci dice Deda Elementi

23.12.2020
5 min
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Abbiamo parlato con Davide Guntri, Responsabile dei Team di Deda Elementi per chiedergli quali evoluzioni tecniche ci saranno nel 2021 in tema di manubri e ruote. Deda Elementi è un’azienda che investe molto sulla ricerca e sviluppo per lanciare nuove soluzioni tecniche con cui rifornisce diverse squadre come: UAE Team Emirates, Lotto Soudal, Bardiani, Androni, Caja Rural, Gazprom e Sangemini.

Pesi sempre più bassi

Negli ultimi anni le ruote e i manubri hanno avuto un grande sviluppo tecnico e ancora non si è trovato un punto di arrivo.
«In Deda Elementi abbiamo costruito una bella squadra che fa ricerca e sviluppo – inizia così Davide Guntri – insieme a me, che mi occupo dei team che riforniamo, ci sono il disegnatore e l’ingegnere con cui progettiamo e sviluppiamo i prodotti che a me piace anche testare. E poi ci sono i feedback dei corridori che per noi sono fondamentali».

Che novità ci dobbiamo aspettare per il 2021? «Guardate, il mercato sta andando molto bene. Abbiamo continue richieste e non riusciamo a soddisfare tutti. Tra l’altro iniziano ad esserci problemi nel trovare il carbonio e i tempi di molti fornitori, soprattutto orientali, sono diventati lunghissimi. Quindi non sappiamo quando riusciremo a soddisfare tutta la domanda. Ultimamente abbiamo iniziato a collaborare anche con delle aziende europee per quanto riguarda la produzione di cerchi di altissima gamma con risultati che sembrano essere molto interessanti».

Le nuove ruote Trenta2 che saranno in dotazione alla Bardiani
Le nuove ruote dal profilo basso Trenta2 che saranno in dotazione alla Bardiani

Questa affermazione di Davide Guntri ha acceso la nostra curiosità e abbiamo cercato di capire quali novità potrebbero arrivare.

«Vi posso solo dire – risponde – che potremo risparmiare 30 grammi su un singolo cerchio, che fanno 60 grammi su una coppia di ruote. Non sono pochi. Pensate che stiamo ultimando anche i nostri nuovi mozzi completamente sviluppati e prodotti da noi che sono 100 grammi più leggeri rispetto a quelli precedenti. Se consideriamo che si possono limare altri grammi sui raggi, potremo arrivare ad un alleggerimento di che si aggira sui 200 grammi su una coppia di ruote. E’ un risultato notevole».

Tubeless o copertoncini?

Le ruote sono proprio uno dei componenti che ha subito l’evoluzione più grande. Ma al momento quali caratteristiche deve avere una ruota di ultimissima generazione?
«Sapete che adesso si è aperto il dibattito – continua Davide Guntri – se sia meglio il tubeless o, come sostiene Specialized, il copertoncino. Alcuni dicono che il futuro è il tubeless, mentre altri puntano sulla camera d’aria. Io sono per avere la ruota più leggera possibile con il copertoncino. E’ una mia opinione personale, però penso che già eliminando il dente all’interno del cerchio, che serve per montare i tubeless, togli 20 grammi a ogni ruota».

Ma non è solo una questione di peso: «Quando buchi, finché il foro è piccolo, il tubeless funziona. Se il liquido non riesce a chiudere il foro iniziano i problemi. Devi montare la camera d’aria, perdi un sacco di tempo, ti sporchi e devi sversare da qualche parte il liquido sigillante, il che non è il massimo a livello ambientale. Ho provato i tubeless e io tutta questa differenza con i copertoncini non la sento. Un conto sono i professionisti che nelle cronometro montano il tubeless all’anteriore e il tubolare al posteriore per guadagnare qualche decimo di secondo ogni chilometro. Per gli amatori il discorso è diverso».

La SL 45 Disc sarà la ruota a profilo più alto in dotazione alle squadre per il 2021
La SL 45 Disc sarà la ruota ad alto profilo che Deda Elementi fornirà alle sue squadre

Il canale largo

Ma non c’è solo il peso nel definire le prestazioni: «Una ruota moderna deve avere il canale del cerchio largo, noi adesso arriviamo a 21 millimetri interni. Penso che però non potremo allargare i canali all’infinito, altrimenti non ci passiamo più nei telai. Secondo me la larghezza di 21 millimetri del cerchio con copertoncini da 25 o 28 millimetri con pressioni basse di gonfiaggio sia l’ottimo. Si ha un ottimo comfort e scorrevolezza».

Capitolo manubri

L’altro componente che si è evoluto è il manubrio: «Guardate, per i manubri posso dire che è venuto Trentin qualche giorno fa e abbiamo sviluppato una nuova forma della curva Vinci. Il lavoro fatto è stato talmente buono che lanceremo questa nuova forma più arrotondata nella zona della curva anche sul mercato».

Il manubrio e l’attacco Vinci che presenterà delle novità
Il manubrio e l’attacco Vinci presenterà delle novità per il 2021

Tutto made in Deda Elementi

Una curiosità che abbiamo voluto chiedere a Davide Guntri è se Deda Elementi produce manubri o ruote anche per altri marchi.

«In realtà no – dice abbiamo molti accordi per rifornire i primi montaggi ma non produciamo per altri. L’unica cosa che facciamo è quella di far provare ai marchi di telai che ce lo chiedono, delle nostre ruote con certe caratteristiche tecniche. Se le ruote piacciono allora le possiamo personalizzare nella grafica che ci richiedono».

Infine, Guntri mette in evidenza una tendenza: «Per quanto riguarda la produzione dei manubri, negli anni passati molti marchi di telai hanno lanciato il loro manubrio, mentre ultimamente stanno tornando a montare dei prodotti fatti dalle aziende specializzate come noi. Penso che sviluppare dei manubri integrati e sempre più aerodinamici sia complicato. A parte i grandi colossi come Specialized, Trek o Pinarello, sia difficile per molto marchi continuare a sviluppare certi prodotti. Noi facciamo solo questo e penso che i nostri prodotti, come quelli di altre aziende come noi, siano migliori in termini di prestazioni e anche di cura estetica»

Trek Domane SLR 9 etap

Tappa gravel, cosa ne pensano le aziende?

28.11.2020
4 min
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La suggestione di inserire una tappa gravel all’interno di un grande Giro e più nello specifico durante il Giro d’Italia sta suscitando un notevole interesse. Dopo aver sentito cosa ne pensano alcuni corridori, direttori sportivi e meccanici, abbiamo contattato alcune aziende per sapere i loro pareri.

Userebbero la bici endurance

Siamo partiti da Rudy Pesenti responsabile Media & Events di Trek Italia che ha anche la fortuna di sentire spesso Vicenzo Nibali.
«Per noi che la guardiamo sul divano da casa sarebbe una cosa bellissima, certo per i corridori non so».

La domanda che ci poniamo è quale bicicletta potrebbero usare i professionisti su un terreno più accidentato: «Io penso che userebbero la Domane, d’altronde si possono montare pneumatici fino a 38C e ha il sistema IsoSpeed sia anteriore che posteriore. La Domane è nata per affrontare la Roubaix. Non penso che utilizzerebbero la Checkpoint, è troppo morbida per i professionisti».

Poi Rudy Pesenti ci fa notare un aspetto interessante «Più che altro devi pensare che ogni corridore dovrebbe avere almeno due biciclette, questo vuol dire caricare tanto materiale in più per affrontare una sola tappa. Per noi non sarebbe un grosso problema, però non so le squadre più piccole se riuscirebbero ad affrontare uno sforzo logistico tale».

Ma a livello di marketing i vantaggi sarebbero notevoli: «Per noi sarebbe molto bello far vedere un modello di bici che di solito non è usato dai professionisti, se non alla Roubaix».

La Scott Addict Gravel 10 specifica per questa specialità
La Scott Addict Gravel 10 specifica per questa specialità

Basta non massacrare i corridori

Un altro marchio che ha una gamma molto ampia che va dalle mountain bike fino alle cronometro è Scott. Nicola Gavardi Communication & PR Manager di Scott Sports è anche un appassionato ciclista, sia su strada che off road.
«Sarebbe bellissima da vedere, però mettiti nei panni dei corridori, sai quanti rischi correrebbero? Non credo che gli farebbe molto piacere».

La sicurezza dei corridori è un argomento molto sentito anche dalle aziende, d’altronde gli investimenti sono importanti e vedere perdere un proprio corridore a causa di un tracciato troppo spinto non fa molto piacere.

«L’importante è non mandare al massacro i corridori. Se si parla di fare un Colle delle Finestre con un fondo non lavorato con l’aggiunta di altri tratti in salita allora il discorso è valido. Ma se parliamo di fargli fare anche delle discese, allora il gioco diventa pericoloso, perché loro spingono».

E a livello logistico? «Se dovessero usare delle bici gravel allora alcune squadre più piccole farebbero fatica ad organizzarsi e ad avere tutto il materiale. Ma io penso che non cambierebbero i telai, al massimo userebbero altri cerchi con gomme più larghe e altri rapporti. Te pensa che noi abbiamo vinto una Roubaix con la Foil».

Il manubrio Gravel di Deda Elementi con la forma tipica da gravel
Il manubrio Gravel di Deda Elementi con la forma tipica studiata per i tracciati gravel

Magari su strade bianche

Il gravel richiede anche dei componenti specifici e allora abbiamo sentito Davide Guntri di Deda Elementi e Responsabile dei Team riforniti dal marchio italiano. Davide è un ex corridore che ancora oggi pedala ed esordisce così: «Io mi metto nei panni dei corridori e ti dico subito di no. Ho fatto le Strade Bianche e ti posso assicurare che quando arrivi sei già bello stordito. Se vogliamo dirla tutta quello è già gravel, poi oggi si sta andando verso dei livelli esagerati. Se mi dici di mettere qualche tappa come quella di Montalcino vinta da Evans o un Colle delle Finestre non lavorato, allora ti dico che va bene, fanno bene allo spettacolo e non fanno correre troppi rischi ai corridori».
E poi c’è la questione dei materiali e anche Davide Guntri sottolinea un aspetto già accennato in precedenza: «Si aprirebbe un divario incredibili fra le WorldTour, che sono ben rifornite, e le squadre professional che non avrebbero lo stesso livello di materiale. Questo è un aspetto da tenere in conto, i corridori non partirebbero alla pari».

Le ruote di FSA K-Force Off Road AGX ideali per il gravel
Le ruote di FSA K-Force Off Road AGX ideali per il gravel

Sulla stessa linea FSA

Un altro marchio che rifornisce molte squadre professionistiche ed ha una gamma di prodotti specifica anche per il gravel è FSA. Abbiamo parlato con Alessandro Confalonieri Responsabile Marketing di FSA e praticante gravel.
«La suggestione è sicuramente interessante, ma anche parlando con Claudio Marra (Vice Presidente di FSA), la logistica sarebbe proibitiva, soprattutto per i produttori di biciclette e ancora di più per noi fornitori di componentistica, in quanto prevedrebbe una fornitura completa di tutt’altra tipologia di prodotti per tutti i team supportati».

E poi rilancia: «Un’ottima idea sarebbe invece condividere alcuni tratti gravel in qualche tappa, come per il Tour de France con la Parigi Roubaix e per lo stesso Giro la tappa di Montalcino, questo aumenterebbe l’effetto scenografico di qualche tappa piatta e genererebbe sicuramente ottimo materiale di marketing senza sforzi esagerati da parte degli sponsor».

Team UAE 2020

La Uae Team Emirates apre la via del tubeless

02.10.2020
4 min
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In una delle tante gare del calendario italiano 2020 abbiamo avuto il piacere di parlare con uno dei meccanici dell’UAE Team Emirates Alessandro Mazzi e con uno dei giovani corridori in forza alla squadra Alessandro Covi. Noi di bici.PRO ne abbiamo approfittato per capire in quale direzione vanno le scelte tecniche dei corridori.

Pedivelle più corte

Curiosando fra le ammiraglie abbiamo notato che rispetto al passato, molti corridori utilizzano pedivelle più corte. E’ facile trovare pedivelle da 170 e 172,5 millimetri. Abbiamo chiesto ad Alessandro Mazzi se in effetti esiste questa tendenza.
«Si in effetti è così – ha dichiarato il meccanico dell’UAE Team Emirates – rispetto ad alcuni anni fa, oggi i corridori optano per pedivelle più corte. Il motivo è che ci sono dei vantaggi aerodinamici in quanto le gambe lavorano più vicine al telaio. Inoltre si ha un minore stress alle articolazioni e alla muscolatura».

Anche Alessandro Covi ci ha confermato la sua preferenza per pedivelle dalla misura intermedia.
«Avendo una gamba di lunghezza media mi trovo molto bene con la misura da 172,5 millimetri. Sento di avere una buona spinta in tutte le situazioni, anche se devo dire che per ora non ho provato altre misure».

Alessandro Covi Coppi e Bartali
Covi alla partenza da Riccione alla Coppi e Bartali
Alessandro Covi Coppi e Bartali
Alessandro Covi alla partenza da Riccione alla ultima edizione della Coppi e Bartali

Si va verso i tubeless

Un altro punto su cui si dibatte molto in questo periodo è l’adozione dei tubeless. Nel mondo dei professionisti alcuni corridori iniziano ad usarli e sembra che non vogliono più tornare indietro.
Alessandro Mazzi ci ha confermato che «Alcuni corridori lo hanno provato e ora mi chiedono di montare solo i tubeless, fra questi ci sono Kristoff e Covi. Il gonfiaggio si aggira sulle 6,5 atmosfere e solitamente montiamo il pneumatico con larghezza da 25 millimetri. In alcune gare particolari come la Roubaix le scelte cambiano. Una ruota che piace a molti ragazzi è la Campagnolo Bora WTO 33, che da alcuni test risulta addirittura più scorrevole con tubeless da 28 millimetri». Mazzi ci ha svelato anche un piccolo segreto «All’interno del tubeless, oltre al liquido antiforatura, inseriamo anche un salsicciotto prodotto da Vittoria – che ricordiamo equipaggia il team degli emirati – che serve per evitare le forature e lo stallonamento».

Abbiamo chiesto direttamente a Vittoria di cosa si tratti precisamente, ma ci hanno risposto che è un prodotto molto innovativo ancora in fase di test. Quindi dovremo attendere ancora un pò per avere tutti i dettagli.

Tornando alla scelta del tubeless abbiamo chiesto a uno di quelli che li usa, vale a dire Alessandro Covi.
«Tutto è nato un giorno in cui pioveva ed essendo giovane, ho chiesto ai miei compagni e ai meccanici dell’UAE, che copertoni fosse meglio montare con quelle condizioni. Alcuni mi hanno suggerito i tubeless e devo dire che ho avuto immediatamente una sensazione di maggiore tenuta e stabilità. Ricordo che quel giorno caddero in molti, mentre io ero tranquillo perchè sentivo la bici molto stabile. Da allora monto i tubeless e mi trovo molto bene».
E la scorrevolezza? Covi ci ha detto «Sono molto scorrevoli, però non riesco a sentire una grande differenza con i tubolari. Il miglioramento c’è, però non è così grande da avvertirlo bene».

Kristoff Nizza
Kristoff alla presentazione del Tour de France
Kristoff Nizza
Alexander Kristoff durante la presentazione delle squadre al Tour de France a Nizza

Manubrio integrato o no?

Il manubrio è un altro componente che ha subito una grande evoluzione. Ormai è consuetudine vedere i manubri integrati con il passaggio dei cavi completamente interno. Ma non tutti i professionisti adottano questa soluzione. Abbiamo notato come alcuni corridori della stessa squadra utilizzino lo stesso telaio ma manubri diversi. Proprio in casa UAE, abbiamo visto come Ravasi e Covi, entrambi con il C64 di Colnago, utilizzano due soluzioni diverse. Il primo preferisce avere un cockpit più tradizionale con il Deda Super Zero. Covi monta il modello più aerodinamico e completamente integrato Ala Nera, sempre di Deda Elementi.


Alessandro Mazzi ci ha confermato che «Abbiamo diverse soluzioni a disposizione e ogni corridore sceglie in base ai propri gusti personali, non c’è un motivo in particolare fra una scelta e un’altra»
Alessandro Covi ci conferma quanto detto dal suo meccanico «E’ una scelta personale, in base ai gusti e alle caratteristiche tecniche di ognuno. Io mi trovo bene con l’Ala Nera e mi piace molto anche esteticamente».
Possiamo dire che anche i professionisti ogni tanto cedono al fattore estetico.