Joao Almeida, Stelvio, Giro d'Italia 2020

Testa e gambe sono tutt’uno. Parla Joao…

27.10.2020
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Acacio Da Silva ha quasi 60 anni e nei giorni del Giro ha speso parole bellissime per Joao Almeida.

«Sono passati 31 anni dai miei tempi – ha detto – e questo è il momento di Joao. E’ bello vedere corridori giovani seguire le nostre orme, è molto bello per tutti noi e per il ciclismo portoghese. Voglio ringraziare Almeida per aver continuato a portare il nostro nome e quello di tutti i nostri connazionali in giro per l’Italia. Quello che hanno fatto lui e Ruben Guerreiro (vincitore della classifica del Gpm, ndr) non è facile. Siamo tutti molto orgogliosi».

Joao Almeida, Piancavallo, Giro d'Italia 2020
A Piancavallo, la mente ha spinto il fisico oltre i suoi limiti
Joao Almeida, Piancavallo, Giro d'Italia 2020
A volte la mente spinge il fisico oltre i limiti

L’investitura

Quando gli hanno riferito questa frase, Joao ha sorriso. Chi sia Acacio Da Silva lo ha ben chiaro e ha sentito parlare delle sue cinque tappe al Giro e le tre del Tour. Solo che lui ancora non era nato e questo fa capire quanto sia giovane l’onda di talenti lanciata dal Giro d’Italia. Perché Joao è giovane davvero.

Tra il ragazzino della Deceuninck-Quick Step e Geoghegan Hart ci sono stati alla fine 2’57”. A favore del vincitore del Giro ballano soprattutto tre anni di età e quattro stagioni di WorldTour. Tao infatti ha 25 anni ed è salito alla massima categoria nel 2017 quando ne aveva 22. Ameida invece ha debuttato proprio quest’anno, alla stessa età del britannico quando debuttò.

Giro per caso

La considerazione da cui partire per interpretare la grandezza del suo quarto posto, dopo due settimane di maglia rosa, è che Almeida il Giro non doveva neanche farlo. Non era nei piani, oppure semplicemente era stato ritenuto troppo giovane. Se Remco Evenepoel non fosse caduto al Giro di Lombardia, per Joao non ci sarebbe stato posto e chissà se lo avremmo scoperto così presto.

Joao Almeida, Tour Down Under 2020
Al Tour Down Under all’inizio della stagione 2020
Joao Almeida, Tour Down Under 2020
Al Down Under all’inizio del 2020
Che cosa ti è parso di questo viaggio attraverso l’Italia?

Fantastico. Un sogno trasformato in realtà. Era il mio primo grande Giro, solo finirlo mi ha reso molto contento. Ma non è stato una passeggiata, ho dovuto lottare e soffrire. Anche la crono di Milano alla fine è stata una giornata dura, fatta di 15 chilometri al limite estremo.

Che cosa sognavi quando sei arrivato? 

Il mio obiettivo era restare con i migliori il più a lungo possibile. Sono partito ambizioso, ma concludere quarto nella generale è più di quanto potessi aspettarmi, quindi sembra un sogno. E’ stato giusto festeggiare con la mia squadra per tutto quello che ha fatto. I miei compagni, lo staff, tutti quanti. Davvero grazie.

Come hai gestito la pressione?

Vivendo giorno dopo giorno, l’eccitazione è stata enorme. Quindici giorni in maglia rosa sono stati un’esperienza impressionante. Ho scoperto molte cose su di me qui, mi sono spinto mentalmente oltre limiti che potevano farmi paura. Ho dato tutto ogni volta. Lascio questa dura gara con tanti bei ricordi.

Che cosa hai scoperto che già non sapevi?

Avere attorno compagni che credono in me mi rende più forte. E poi che anche gli altri fanno fatica. Infine il mal di gambe è uno scoglio mentale prima che fisico. A Sestriere ero stanchissimo, ma sono andato oltre.

Joao Almeida, Ruben Guerreiro, Giro d'Italia 2020
Con Guerreiro, l’orgoglio portoghese al Giro d’Italia
Joao Almeida, Ruben Guerreiro, Giro d'Italia 2020
Con Guerreiro, l’orgoglio portoghese
Qual è il ricordo più vivido?

Il giorno in cui ho conquistato la maglia rosa sull’Etna, per il modo rocambolesco in cui è venuta e la gioia nell’indossarla. Sono ancora giovane e vedrò cosa riserva il futuro, ma quello che posso dirvi ora è che un giorno spero di indossarla di nuovo.

Il ciclismo portoghese si è un po’ fermato al mondiale di Rui Costa, pensi di essere il futuro nel tuo Paese?

Penso sia chiaro che il momento sia davvero storico. Dovevo fare esperienza, non mi hanno chiesto nulla di più e credo di averne fatta abbastanza da ritenermi soddisfatto. Il Giro d’Italia era sempre stato il mio sogno da quando arrivai secondo in quello per under 23. Averlo guidato fino a una settimana dalla fine mi riempie di belle sensazioni.

Senti il peso della bandiera?

Non arrivo a tanto (ride, ndr), ma voglio dire grazie ai miei tifosi. Abbiamo bisogno di atleti giovani e forti e spero che questi giorni siamo stati di ispirazione per i ragazzi più giovani di me.

Joao Almeida viaggia con il futuro che soffia forte alle spalle. E la Decenunick-Quick Step, come pure il Team Ineos, si ritrova in casa un altro ragazzino terribile, pieno di tanta, tanta luce.

Joao Almeida, Sestriere, Giro d'Italia 2020

Joao, l’ultimo assalto a Milano

24.10.2020
3 min
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Almeida non ci sta e attacca ancora. Il portoghese della Deceuninck-Quick Step forse si sente ancora addosso qualche scampolo di rosa e all’idea di potersi prendere almeno il podio, sente moltiplicarsi le energie. La squadra ha lavorato sodo anche stavolta, fare qualcosa per ripagarli è il minimo che possa immaginare. Se la mente adesso andasse al mal di gambe dello Stelvio, forse non se ne farebbe niente. Non pensarci Joao, non pensarci.

Stelvio al limite

«Ero al limite – aveva detto ai Laghi di Cancano mentre Kelderman indossava la rosa – e sapevo di non poter andare con quel ritmo fino in cima allo Stelvio. Ho mantenuto il mio ritmo per non perdere troppo tempo. Alla fine, penso di aver fatto una tappa positiva. Loro erano super forti, io non sono al loro livello».

Pello nel mirino

I primi due davanti si giocano la tappa. Sono gli stessi due che l’hanno disarcionato sullo Stelvio. Bramati nella riunione del mattino ha parlato chiaro: si va all’attacco di Pello Bilbao e semmai di Kelderman. Squadra tutta per Joao e vediamo cosa succede.

Joao Almeida, Stelvio, Giro d'Italia 2020
Joao Almeida, sullo Stelvio, la maglia rosa sta sfuggendo
Joao Almeida, Stelvio, Giro d'Italia 2020
Stelvio, la maglia rosa sfugge…

«Lo scopo di giornata – dice il tecnico bergamasco – era buttare più uomini che potevo nella fuga e vedere se avevano una giornata no. Bilbao ha fatto anche il Tour, poteva pagare. Kelderman anche lui aveva speso sullo Stelvio. Ho cercato di motivare la squadra come sempre e si è visto che hanno fatto tutto per lui oggi. Sapevamo che vincere la tappa non era facile. Tao e Hindley si sarebbero attaccati fra di loro. Però siamo arrivati vicino a Bilbao, vediamo se domani si può saltarlo».

In famiglia

Almeida non ci sta e adesso è da solo. Ha staccato anche Nibali, che per un po’ era rientrato su di lui. Spingi, Joao. Sono arrivati da casa solo per lui. La giornalista portoghese che ha fatto infuriare ogni giorno il simpatico Phil Lowe, addetto stampa britannico della Deceuninck-Quick Step. Lei, mora e piccola come un cioccolatino, che si alzava sulle punte per svettare dalla transenna troppo alta a fare domande di ogni genere e colore, parlando sopra ai colleghi che di volta in volta chiedevano in inglese.

«Sono semplicemente super felice – le diceva con gli occhi a forma di cuore – perché ho la mia famiglia qui sulla cima, insieme ad altri portoghesi. Mi viene da piangere per l’emozione e gli sono molto grato per essere venuti».

Il rimpianto

Almeida vede davanti Dennis e capisce che non andrà a prenderlo, perché il drittone che porta fra le case di Sestriere è eterno come un calvario. Ma la sensazione di aver staccato Pello e di Kelderman che perde ancora gli dà la forza per rincorrere quell’improbabile lepre australiana. Se non fosse stato per il blackout sullo Stelvio, pensa, sarei stato ancora qui a difendere la maglia rosa. In fondo, starà pensando, cos’ha Kelderman più di lui?

Tutto a Milano

«Sono un po’ triste per aver dovuto rinunciare alla maglia rosa dopo più di due settimane – dice – ma allo stesso tempo, rivedendo questo viaggio inaspettato, sono felice di quello che ho ottenuto e orgoglioso di avere una squadra così grande al mio fianco. Non so cosa succederà domani a Milano, ma sono pronto a dare il massimo».

Una scoperta

Bramati lo guarda mentre recupera un po’ di vita girando le gambe sui rulli e lo vedi che nella sua testa vulcanica sta facendo dei conti invero piuttosto elementari.

«Domani a crono – dice – si possono guadagnare anche 3 secondi a chilometro, specie dopo la tappa di oggi. La pianura è stata fatta sempre a 50 all’ora. Già la prima volta, la valle del Sestriere l’hanno scalata a tutta. Se sarebbe cambiato qualcosa facendo la tappa di ieri per com’era? Certo, ce lo siamo già detti. Sicuramente 250 chilometri nelle gambe sotto l’acqua si sarebbero sentiti. Almeida è uno che non soffre il freddo e ho una squadra che era pronta. Purtroppo è andata così. Guardiamo avanti, l’importante è sapere che Joao è un ottimo corridore per le tre settimane. E oggi lo ha confermato».

Ballerini. E lo chiamano velocista…

24.10.2020
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E lo chiamano velocista! Davide Ballerini è stato uno dei protagonisti di questo Giro d’Italia. Il ragazzo della Deceuninck-Quick Step si è visto soprattutto per l’appoggio alla maglia rosa di Joao Almeida. Tirandolo persino in salita.

Anche oggi è andato in fuga. E’ stato il primo a rientrare sull’attacco di uno scalatore come Nicola Conci. Ha attaccato in discesa. Ha tirato nel primo passaggio verso il Colle e anche nel fondovalle per Almeida. E lo chiamano velocista…

Davide Ballerini, da notare la cicatrice sul suo zigomo sinistro
Da notare la cicatrice sul suo zigomo sinistro

Un uomo squadra

In pianura, in salita, sul passo, Ballerini si è mostrato davvero un uomo squadra, anche sacrificando se stesso a volte.

«La tappa di oggi è stata bellissima. Conoscevo queste salite. Ero già stato al Sestriere quando ero venuto in ritiro con la nazionale under 23. Abbiamo provato (con lui c’era anche il compagno Serry, ndr) ad andare in fuga per vincere la tappa ma non ci siamo riusciti. Il gruppo non ci ha lasciato tanto spazio».

La squadra è sempre in cima ai suoi pensieri. Tanto che torna a parlare subito di Almeida.

«Joao ha dato ancora una volta una grande prova di sé stesso. Ha guadagnato qualcosa per il podio e domani sono certo che darà ancora il massimo. Mi dispiace che a crono non possiamo aiutarlo!

«Credo che noi della Deceuninck abbiamo fatto un grandissimo Giro. Compatti, uniti, amici. E quando è così fai la differenza. Siamo tutti giovani e abbiamo tenuto la maglia 15 giorni. Per Joao non è stato facile, perché se facciamo il conto lui ha almeno 15 ore di riposo in meno rispetto a tutti gli altri. Ogni sera arrivava in hotel più tardi, tra antidoping e interviste. Però ha tanta strada avanti a sé».

Sorpreso…

Davide vanta un palmares di corse veloci forte, ma ormai definirlo sprinter può sembrare riduttivo. Questa sua duttilità e queste sue performance nella terza settimana potranno cambiare qualcosa nel prosieguo della sua carriera?

«A dire la verità sono meravigliato anch’io. In quest’ultima settimana mi sono sentito molto bene rispetto all’inizio. Ho sentito che la gamba c’era e ho dato il massimo per aiutare team. Ci ho provato nella terza tappa, ma purtroppo non sono riuscito a vincere. Però credo che l’importante sia esserci ed esserci sempre». 

Il colpo di reni a Villafranca Tirrena con Demare e Sagan. Lui è il terzo.
Il colpo di reni a Villafranca con Demare e Sagan

Grinta e lavoro

Grinta e serietà non mancano. Mentre parla si nota la cicatrice (con i punti che penzolano) sotto l’occhio sinistro. Una ferita frutto di un scontro con un cartello uscendo da una curva. 

«Per fortuna sono riuscito a schivarlo con il resto del corpo! Ma pensiamo all’anno prossimo e alle Classiche. La mia foto del Giro? Bella domanda. Beh, lo Stelvio in quelle condizioni è stato fantastico. Però credo che il colpo di reni a Villafranca Tirrena sia unico. Sulla linea con Sagan e Demare. E’ da incorniciare. E anche da lavorarci su».

Sam Bennett, Jasper Philipsen, Jakub Mareczko, Vuelta 2020

Mareczko terzo, super treno per Bennett

23.10.2020
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Per poco a Kuba non è riuscito il colpaccio e se alla fine ha dovuto inchinarsi a Bennett e Philipsen è stato perché ha iniziato la volata troppo indietro e quelli della Deceuninck-Quick Step hanno messo in strada un treno che, oltre a lanciare Bennett, ha impedito ai rivali di prendergli la ruota.

Però la notizia di Mareczko terzo sul traguardo di Ejea de los Caballeros è una buona notizia che merita un approfondimento e si unisce ai già buoni piazzamenti spagnoli centrati da Mattia Cattaneo e prima ancora da Andrea Bagioli.

«Per essere la prima volata della Vuelta – dice Jakub – è andata bene. I compagni mi hanno dato una grossa mano nella baraonda del finale. Ma il lavoro della Deceuninck-Quick Step in quelle ultime due curve spiega benissimo a cosa serve avere un treno».

Jakub Mareczko, 2020
Jakub Mareczko, 26 anni, alla Ccc dal 2019
Jakub Mareczko, 2020
Mareczko, alla Ccc dal 2019

Kuba lo avevamo perso di vista dalle tre tappe e la classifica a punti al Tour de Hongrie: il Giro d’Ungheria subito dopo il lockdown. Da uno come lui eravamo abituati ad aspettarci di più, invece dopo i grappoli di vittorie ottenute fino al 2018, il passaggio nel WorldTour con la Ccc lo ha bloccato. Il ciclismo non aspetta e le vittorie ungheresi erano il trampolino giusto per rilanciarsi.

Poi cosa è successo?

Sono andato al BinkBank Tour e poi a Scheldeprijs, ma non pedalavo bene e non sono riuscito a fare le mie volate. A quel punto, anche se avrei avuto nei programmi il Giro d’Italia, con il mio preparatore Marco Pinotti abbiamo deciso di puntare forte e bene sulla Vuelta e per questo mi sono messo a lavorare.

Ha funzionato?

Ho tanta forza addosso, sto bene. E se un rimpianto posso averlo per questa prima volata è per non aver voluto rischiare troppo nelle ultime due curve, che erano davvero brutte. Bennett ha avuto il treno migliore e per questo ha vinto. Io ho fatto il massimo coi mezzi che avevo.

Quali sono i compagni che ti accompagnano alla Vuelta per le volate?

Ho una bella squadra che punta su di me e questo fa la differenza. Ci sono Wisniowski, che ha una forza sovrumana. Poi anche Ventoso e Paluta, che sono bravi in pianura. E per il resto bisogna saper limare.

Chris Froome, Vuelta 2020
Chris Froome in classifica a 37’45”
Chris Froome, Vuelta 2020
Froome in classifica a 37’45”

L’argomento è delicato e si ha quasi timore a parlarne a fine ottobre. Ma con la Ccc che chiude e i pochi risultati, quale futuro si annuncia per il velocista bresciano, che ha ancora 26 anni e potenzialità importanti? Sono domande da porre con garbo.

«Dopo l’Ungheria – risponde – avevamo ricevuto delle proposte, che poi i pochi risultati in Belgio magari hanno raffreddato. Prima di parlare vorrei firmare, perché le parole contano zero. E poi comunque non vi nascondo che questa Vuelta è importante anche per questo ed è uno dei motivi per cui ho lavorato per essere competitivo al massimo livello».

Quante altre volate avrai?

In tutto sono quattro, cinque e non tutte velocissime, nel senso che una ha l’arrivo che tira in su e strizza l’occhio a corridori come Valverde. Per cui ogni occasione è buona e va acchiappata.

Bennett è davvero così forte?

Certo che lo è, altrimenti non avrebbe vinto la maglia verde al Tour. Ma soprattutto ha una squadra fortissima, sono molto ben organizzati per supportare i loro velocisti e non ne sbagliano una.

Basta prendergli la ruota?

Magari fosse così facile come dirlo. Il problema è che a ruota ha sempre un paio di compagni e se ti va di lusso inizi la volata due posizioni dietro di lui, ma io oggi ero ben più indietro.

Come va in Spagna con il Covid?

Siamo nella bolla ed è una cosa seria. Lungo le strade non ci sono persone, tranne quelli col camper che non si fermano davanti a niente. Le immagini degli arrivi affollati del Giro fanno pensare. La gente non capisce che la corsa si segue meglio da casa e che al traguardo stai delle ore per dieci secondi di show?

Stai seguendo il Giro?

Un po’, ho visto che oggi ci sono state delle polemiche ma non ho capito tanto bene. Preferisco guardare le cose di qui e fare delle belle volate. Voglio cogliere tutte le occasioni.

Fausto Masnada, Madonna di Campiglio, Giro d'Italia 2020

Masnada, un gigante accanto a Joao

21.10.2020
3 min
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Fausto Masnada ha 26 anni e alla Deceuninck-Quick Step c’è arrivato il 18 agosto e subito gli hanno detto che avrebbe fatto parte della squadra del Giro d’Italia, con Remco Evenepoel e Fabio Jakobsen. Per questo il bergamasco ha partecipato ai vari raduni con Bramati, ma forse neppure lui avrebbe immaginato che il suo ruolo sarebbe stato così cruciale accanto a Joao Almeida. Anzi, a un certo punto, perso il fenomeno belga, non avrebbe neppure immaginato che in squadra sarebbe arrivata la maglia rosa.

Jay Hindley, Wilco Kelderman, MAdonna di Campiglio, Giro d'Italia 2020
La Deceuninck-Quick Step correrà controllando il duo della Sunweb
Jay Hindley, Wilco Kelderman, MAdonna di Campiglio, Giro d'Italia 2020
Domani controlleranno il duo della Sunweb

Lo raggiungiamo al telefono ed è appena arrivato in hotel. Oggi per fortuna le distanze sono esigue e i corridori hanno presto trovato rifugio.

«Sono stanco – dice – ma l’importante è avere la maglia rosa. E’ gratificante, tutti hanno voglia e grinta. In squadra c’è una bella atmosfera. Abbiamo fatto i due riposi con la maglia e questo ha creato uno splendido rapporto con lo staff».

Sembra facile, ma non lo è. L’arma segreta dello squadrone di Patrick Lefevere è Davide Bramati, pure lui bergamasco.

«La mattina – sorride Masnada – si parte con la riunione tecnica e tattica, si vede che c’è dietro un grandissimo studio proprio da parte del Brama. Poi però la corsa comincia e allora viene fuori la sua vera indole. Non smette mai di parlare, ci motiva, ci rincuora, dà informazioni. E a me piace averlo accanto così».

Per il Giro Fausto si è preparato bene, con la motivazione che ti deriva dal cambio di squadra e dall’essere incluso in un progetto così ambizioso.

«Ho fatto i ritiri – ammette – e l’unico che ho perso è stato proprio quello in cui sono andati a provare lo Stelvio. Ma l’ho già fatto. Una volta la scorsa estate e poi un’altra volta in passato. Non lo conosco a memoria, ma so di cosa si tratta. Obiettivamente però vedo peggio la discesa della salita. In cima la notte ghiaccia, la vedo pericolosa e personalmente non avrei fatto lo Stelvio. Ma se sono certi che si possa fare, noi siamo pronti».

Fausto Masnada, Imola 2020
Masnada è stato azzurro ai mondiali di Imola
Fausto Masnada, Imola 2020
Masnada è stato azzurro ai mondiali di Imola

Essere pronti significa correre in difesa, tenendo anche in considerazione che la tappa dell’Agnello è stata rivista e ammorbidita per i problemi di Covid in Francia e che la cronometro di Milano per Almeida resta comunque un’arma in più.

«Correremo sulla difensiva – conferma – rispondendo a Kelderman, che è il più vicino. Gli altri sono a tre minuti, si possono gestire diversamente. E il mio ruolo sarà anche domani quello di stare vicino ad Almeida il più possibile, dovrò provare a tutti i costi e sono d’accordo nel farlo. Questo ragazzo sta stupendo tutti. E’ arrivato al Giro da sconosciuto ed è da 14 giorni in maglia rosa. Sembra professionista da 4 anni, per come è determinato e si muove. Per come sa gestire la squadra. Sa davvero il fatto suo. E a questo punto aiutarlo è diventata la nostra missione».

Trek-Segafredo decimata, ma Conci c’è

20.10.2020
3 min
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La Trek-Segafredo di Vincenzo Nibali non naviga in buone acque. La squadra dello Squalo ha perso tre gregari e tutti molto importanti per la salita. Al suo fianco c’è però ancora Nicola Conci. Il trentino farà di tutto per dare supporto al suo capitano.

Nicola, come stai?

Non è un Giro facile. Ci siamo arrivati diversamente dal solito, con poche gare a tappe. E tutto è così compresso. Inoltre il meteo l’ha reso più duro, soprattutto per chi come me soffre particolarmente il freddo. Almeno sembra che questa settimana dovrebbe essere migliore.

Ciccone, ritirato prima della crono di Valdobbiadene
Ciccone, ritirato prima della crono di Valdobbiadene
Avete perso Giulio Ciccone e Gianluca Brambilla, uomini importanti per la salita. Come cambia la vostra corsa?

Sicuramente è difficile. Oltre a loro manca anche Pieter Weening, anche lui scalatore. E tutti eravamo qui per Vincenzo. Cicco stava sempre peggio e Brambi ha provato ben otto giorni a tenere duro dopo la botta rimediata al ginocchio. Io dovrò stare vicino a Nibali. Dovremmo lottare con squadre fortissime come la Sunweb. Ci aspetta un settimana bella tosta.

Senza di loro sarai tu a fare l’ultimo (prezioso) uomo per la salita?

E’ possibile. Ma dipende anche dalle giornate, da come stiamo. Dai nostri alti e bassi. Saranno le gambe a decidere.

E’ il tuo primo Giro al fianco di Nibali: cosa ti sembra?

Vincenzo è un “tranquillone”, questa sua calma mi ha colpito. E ne ha di pressioni. In questo Giro non sempre le cose sono andate bene. Bauke Mollema per esempio l’anno scorso quando era in giornata no era molto nervoso, si alterava. Vincenzo no.

La tappa di Piancavallo come l’avete digerita?

Forse non sembra dalla tv, ma siamo andati davvero forte. Si sono registrati valori altissimi. Noi quattro, io, Bernard, Antonio (Nibali, ndr) e Mosca siamo rimasti con Vincenzo fino all’ultima salita e già è qualcosa. Poi a quel punto è iniziata la lotta degli uomini di classifica e ci siamo staccati. Essendo così pochi, in corsa ci parliamo spesso. Ci diciamo le sensazioni. In base a queste decidiamo chi va dietro all’ammiraglia a prendere o a portare qualcosa, chi va a parlare…

Gianluca Brambilla ha lasciato il Giro nella frazione di Piancavallo
Brambilla ha abbandonato verso Piancavallo
E chi ci va? Quello che sta meglio o quello che sta male?

Quello che sta peggio. A quel punto si avvicina a Vincenzo e gli dice: io sto per staccarmi. Ti serve qualcosa? Ti faccio l’ultima tirata?

Ti aspettavi di più da te stesso?

Prima del Giro ho avuto belle sensazioni e ho fatto qualche buon risultato. Credevo di stare un po’ meglio. Ho davvero patito molto il freddo e non mi sono espresso come volevo. L’anno scorso nella terza settimana stavo bene. Spero di ripetermi. Io comunque darò il massimo.

Contro Sunweb e Deceuninck-Quick Step, voi siete in quattro più Nibali. Vi demoralizzate o scatta l’orgoglio del “Davide contro Golia” e le energie aumentano? 

Non ci demoralizziamo. Noi abbiamo Nibali, ragazzi. Oggi in gruppo non c’è più rispetto per nessuno. Tutti ti “limano” senza far differenza se c’è Conci o un campione. Con Vincenzo invece il rispetto ancora c’è. Certo ci dispiace essere in pochi, ma il Giro non è ancora finito.

Si passerà sulle strade di casa tua. Cambierà qualcosa?

Domani sul Bondone ci saranno molti miei tifosi. Tra l’altro quello che affrontiamo è l’unico versante che conosco. L’anno scorso sul Manghen mi sono sentito a casa e mi sono reso conto di aver dato di più.

Joao Almeida, crono Palermo, Giro d'Italia 2020

Almeida? Ce lo racconta Rossato

17.10.2020
3 min
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Almeida seccato per non aver battuto Ulissi, Almeida convinto che farà una bella crono, Almeida che continua a stupire. Chi invece non sembra troppo stupito è Mirko Rossato, ora tecnico della Bardiani-Csf, che il giovane portoghese lo prese al primo anno da under 23 nella Trevigiani e lo ha visto crescere chilometro dopo chilometro. E sorride quando gli diciamo che la maglia rosa in conferenza stampa ha ammesso che ricordava le salite, le discese e tutte le curve.

Mirko Rossato, Moreno Nicoletti
Mirko Rossato, con Moreno Nicoletti, negli anni della Trevigiani
Mirko Rossato, Moreno Nicoletti
Mirko Rossato, con Moreno Nicoletti, negli anni della Trevigiani
I ciclisti non dimenticano mai le strade…

Ha passato un anno con noi a Pozzonovo. Ma l’altro giorno ci siamo incontrati in hotel e mi ha chiesto quali fossero le salite del finale, per capire se le ricordava. Non se le aspettavano così dure, visto che roba? Ha fatto una buona tappa anche il nostro Tonelli. Noi abbiamo l’obbligo di provarci sempre.

Un anno a Pozzonovo nella solita villetta?

Quella in cui negli anni sono stati Finetto e Malori e con lui i vari Tivani e anche Ravanelli, che è qui al Giro. Stava qui parecchio, due o tre mesi per volta. Si allenava e intanto studiava, faceva l’università in Portogallo. Pensate che abbiamo ancora un gruppo whatsapp con i ragazzi di allora e lui è uno di quelli che scrive regolarmente.

Un bravo ragazzo, insomma?

Molto. Un tipo umile, cui comunque l’altro giorno ho suggerito di non montarsi la testa. Sa di essere forte, ma non vola alto. Ha dietro una bella famiglia di persone equilibrate e normali. Rispetto ad altri giovani fenomenali della sua squadra, è un’altra cosa. Ho visto Sagan in hotel l’altro giorno. Ride e saluta con tutti. Il campione si vede così.

Diego Ulissi, Joao Almeida, Patrik Konrad, Monselice, Giro d'Italia 2020
La volata di Monselice vinta da Ulissi su Almeida e Konrad
Diego Ulissi, Joao Almeida, Patrik Konrad, Monselice, Giro d'Italia 2020
La volata di Monselice vinta da Ulissi su Almeida e Konrad
E’ davvero così forte?

Al primo anno andammo al Tour of Ukraine. Partì in fuga da solo a 30 chilometri dall’arrivo nella tappa più dura e lo presero ai meno due. In gruppo, scherzando, ci chiedevano se per caso fosse Cancellara. Poi vinse una tappa e ne vinse una anche al Tour of Mersin, in Turchia. E quella sulle Strade Bianche al Toscana Terre di Ciclismo che si faceva ad aprile.

Va bene a crono.

Oggi dà un minuto a tutti quelli di classifica. A Nibali ho detto che lo stanno sottovalutando. A crono è più forte di lui, di Fuglsang e di Majka. Non conosco Kelderman. E se calerà nella terza settimana, sarà perché non ha mai fatto un grande Giro.

Perché non rimase con te?

Perché lo prese Axel Merckx che quell’anno aveva fatto la professional, mentre noi restammo continental. Però continuava ad alternare gare tra i pro’ e gare fra gli under 23, tanto che nel 2018 arrivò secondo dietro Vlasov al Giro d’Italia U23 e primo dei giovani.

Alessandro Tonelli, Monselice, Giro d'Italia 2020
Alessandro Tonelli (Bardiani) in piena azione nella tappa di Monselice
Alessandro Tonelli, Monselice, Giro d'Italia 2020
Tonelli in piena azione nella tappa di Monselice
Da Almeida a Mazzucco, come procede il Giro della Bardiani?

Andando in fuga e tutelando i nostri ragazzini, come Mazzucco e Zana. Sono qui per fare esperienza. E insieme ci aspettiamo che Carboni inizi a farsi vedere. Mentre Fiorelli è un bel combattente, con cattiveria e grinta. Ha fame e una delicata situazione familiare. Un ragazzo che farà strada.

Perché non avete portato Rivera, appena preso dalla Androni?

Questa cosa è stata spiegata male. Lui e Gabburo saranno con noi dal prossimo anno ed è un peccato che per questo non li abbiano portati al Giro. Ma ogni squadra ha le sue strategie.

Alaphilippe_Hirschi_Liegi2020

Alaphilippe ingenuo, Roglic fa festa

04.10.2020
4 min
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Non si può chiamarla maledizione, se proprio sul più bello Alaphilippe ha perso la testa mentre Roglic ha continuato a usarla. E forse prima della testa, Julian aveva perso le gambe. La Liegi si è accesa sulla Cote de la Roche aux Faucons, quando gli uomini del campione del mondo hanno alzato l’andatura. E mentre davanti c’era ancora Dumoulin, a 13,8 chilometri dall’arrivo, Alaphilippe ha sferrato l’attacco.

Alaphilippe_Hirschi_Liegi2020
Si fa la selezione, il francese attacca sulla Roche aux Faucons
Alaphilippe_Hirschi_Liegi2020
Sulla Roche aux Faucons, Alaphilippe attacca. Con lui, Hirschi, Roglic e Pogacar

Alaphilippe, insolita vigilia

«Sono davvero entusiasta di unirmi alla squadra – aveva detto alla vigilia Alaphilippe, rientrato dal primo allenamento – per la prima volta dalla vittoria ai campionati del mondo e di rivedere i miei compagni di squadra. Quando sono arrivato in Belgio non vedevo l’ora di salire sulla mia nuova Specialized personalizzata e di uscire per il primo allenamento da iridato insieme al Wolfpack. E’ stata una bella pedalata, resa ancora più piacevole dai fan sulla Redoute, che mi hanno applaudito. Non vedo l’ora che arrivi domenica e alla mia prima gara da campione del mondo, quando sarò pronto a dare il massimo per un buon risultato».

Julian avrebbe dovuto correre la Freccia e staccare la spina dai festeggiamenti, lasciando chiusa quella porta fino a che la stagione non si fosse conclusa. Invece ha scelto di saltare la corsa che l’ha applaudito due volte e di schierarsi direttamente alla Liegi.

Alaphilippe_Liegi2020
Gioia effimera per il francese dopo l’arrivo: non si è reso conto della scorrettezza?
Alaphilippe_Liegi2020
Gioia effimera per il francese dopo l’arrivo: davvero non si è reso conto della scorrettezza?

Hirschi, debuttante coi fiocchi

Dietro Alaphilippe si è mosso subito Hirschi, che con la Freccia nel taschino si è presentato alla Doyenne senza il minimo timore. Poi è arrivato facile Roglic. Quindi Pogacar e Kwiatkowski.
Sono troppi, ha pensato Hirschi, che ai meno 11 dà un’altra botta, staccando il polacco e restando da solo fra il campione del mondo e i due sloveni.

Hirschi_RoglicPogacar_Liegi2020
Alla fine sul podio di Liegi salgono Hirschi (a sinistra), Roglic e Pogacar
Hirschi_RoglicPogacar_Liegi2020
Alla fine sul podio di Liegi salgono Hirschi (a sinistra), il vincitore Roglic e Pogacar

La Roche aux Faucons è l’ultima salita della Liegi, da quando lo scorso anno si è ritornati col traguardo nel centro della città. E così la corsa a quel punto è diventata uno stillicidio di sguardi di traverso e scatti di assaggio.

Alaphilippe a quel punto si è guardato intorno. Ha ritenuto di essere il più veloce e, come pure alla Sanremo, si è preparato per la recita da campione. Come Ganna a Palermo, ma senza la certezza numerica dei cronoman.

Si è lanciato per lo sprint, ma ha sentito che la bici non prendeva velocità. Oppure ha sentito che gli altri ne prendevano di più. E così ha scartato verso il centro, spostando Hirschi, che ha perso il pedale e ha dovuto smettere di pedalare.

Alaphilippe_Roglic_Hirschi_Liegi2020
Il fotofinish è impietoso: Roglic passa Alaphilippe e conquista la Liegi
Alaphilippe_Roglic_Hirschi_Liegi2020
Alaphilippe_Roglic_Hirschi_Liegi2020

Roglic, la forza di crederci

Roglic ha fatto la sua volata. Senza nulla aggiungere. Senza nulla togliere. Non ha avuto ostacoli davanti. E ha fatto quel che gli hanno sempre insegnato: ha dato il colpo di reni, mentre al suo fianco l’airone iridato aveva già allargato le ali pregustando lo champagne.

«E’ incredibile – ha detto a caldo – era così vicino. Questo dimostra che non si può mai smettere di credere e non smettere mai di spingere fino all’ultimo centimetro. Era la prima volta che facevo la Doyenne. Era nella mia lista dei desideri vincerne una. E sono super felice di essere riuscito a vincerla dopo questa estate così particolare per me».

Pogacar in agrodolce

Picachu dalla maglia gialla, che aveva già attaccato al mondiale, ha visto sfumare la possibilità di vittoria proprio negli ultimi metri.

«Ho sensazioni contrastanti – ha detto – perché mi sono sentito bene tutto il giorno. La squadra ha lavorato duramente e alla fine ho iniziato lo sprint in buona posizione. Vedevo la riga e ho pesato che avrei vinto. Un secondo dopo, ho sentito che stavo per mollare. Ho tenuto duro. Ho tagliato il traguardo al quarto posto, poi hanno squalificato Alaphilippe e sono arrivato terzo».

Per avere un commento di Alaphilippe dovremo aspettare la serata. Non è facile digerire una botta come questa. Per sua fortuna c’è ancora il Fiandre. E per sua fortuna c’è quella maglia da guardare allo specchio ogni volta che la malinconia prenderà il sopravvento.