La Puglia con la FCI: una regione sempre più “bike destination”

04.08.2023
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La Regione Puglia è sempre più orientata ad abbinare il veicolo bicicletta al messaggio relativo alla promozione turistica dei propri territori. E per rendere ancora più efficace questo naturale affiancamento, è notizia di qualche giorno la definizione di un rilevante accordo di sponsorizzazione che l’agenzia regionale per la promozione turistica Pugliapromozione ha definito direttamente con la Federazione Ciclistica Italiana, in vista ed in occasione dei mondiali di ciclismo in programma a Glasgow.

Tommaso Depalma, a sinistra, con Cordiano Dagnoni alla presentazione della maglia azzurra al Mugello
Tommaso Depalma, a sinistra, con Cordiano Dagnoni alla presentazione della maglia azzurra al Mugello

In virtù di questa partnership, ufficializzata presso il circuito automobilistico del Mugello, sede della conferenza stampa di presentazione delle squadre azzurre impegnate nella rassegna iridata scozzese – quest’anno una vera e propria “piccola Olimpiade del ciclismo” – il brand Puglia e il suo notissimo “claim”  letteralmente viaggeranno al fianco delle nazionali italiane ed in un contesto di gare che richiameranno, nelle diverse discipline in programma, alcuni dei più grandi ciclisti del mondo. 

Le maglie azzurre indossate da tutti i ciclisti italiani selezionati per i mondiali avranno difatti impresso evidente sul petto lo slogan #WeAreinPuglia, ed oltre alla “sacra” divisa da gara saranno “brandizzati” da Regione Puglia anche il pullman della squadra nazionale FCI (per intenderci il motorhome utilizzato dalle squadre nazionali delle categorie elite, under 23, juniores strada, sia maschili e che femminili), le ammiraglie delle squadre nazionali, la newsletter ufficiale della Federazione italiana di ciclismo, il backdrop delle interviste agli atleti.

La nazionale Under 23 di Marino Amadori a Bari, in marzo, al convegno Puglia Bike Destination
La nazionale Under 23 di Marino Amadori a Bari, in marzo, al convegno Puglia Bike Destination

#WeAreInPuglia

Alla partecipatissima conferenza stampa di presentazione delle nazionali italiane di ciclismo in partenza per Glasgow non ha fatto mancare la propria presenza, benché in collegamento da remoto, il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano

«Quello slogan #WeAreInPuglia impresso in evidenza sulla maglia azzurra della nazionale italiana – ha dichiarato lo stesso Governatore Emiliano – è il segno tangibile di quanto la Puglia si senta parte di una storia e di quanto la nostra splendida regione intenda sempre più puntare su un turismo attivo e sostenibile per il suo futuro. Proprio come il cicloturismo. Oggi si chiude un cerchio importante, e sono personalmente molto orgoglioso di questo accordo di sponsorizzazione che è figlio di intensi ed importanti legami costruiti tra Regione Puglia e Federazione Ciclistica Italiana in tanti anni di lavoro».

Pedalare in Puglia? Un territorio meraviglioso da scoprire in bicicletta
Pedalare in Puglia? Un territorio meraviglioso da scoprire in bicicletta

Le parole delle istituzioni

«La definizione di questo accordo – ha aggiunto aggiunto Tommaso Depalma, delegato del presidente della Regione Puglia Emiliano per il coordinamento dei progetti connessi al “Puglia Bike Destination: Puglia meta del Turismo sportivo” – rappresenta un traguardo importantissimo. Un obiettivo che ci eravamo riproposti da tempo e che inquadrato nella strategia di promozione regionale, sempre più orientata ad esaltare alcuni specifici cluster turistici, sono certo darà ottimi risultati. Inoltre, a titolo personale, è anche grande la soddisfazione nel vedere tradotto in fatti concreti un progetto al quale tengo moltissimo, e non solamente per grande passione che nutro per il ciclismo. Quella con la Federazione è stata da subito una sintonia umana. La Puglia vuole diventare una importante destinazione bike, e sono felice che la Regione abbia colto questo spunto importante, rappresentato da questa opportunità… mondiale, per dare valore ad una attività che il nostro territorio è perfettamente in grado di svolgere».

«La Federazione Ciclistica Italiana e la Regione Puglia – ha poi ribattuto il presidente federale Dagnoni in occasione del proprio intervento – hanno obiettivi diversi legati da un percorso comune, ovvero quello di sviluppare il ciclismo e l’utilizzo della bicicletta. Per entrambi si tratta di una necessità. La Federazione guarda con interesse tutte quelle iniziative, non solo agonistiche, che mirano alla promozione del nostro sport. La Regione Puglia, meritoriamente e con una profonda visione strategica, ha individuato nel ciclismo in modo particolare un potente motore per il proprio turismo. Ed è nostra intenzione lavorare sempre di più insieme affinché si riesca a raggiungere gli obiettivi prefissati». 

Promozione Puglia

Il mondiale di Rota riparte da due errori

04.08.2023
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Lorenzo Rota torna sul luogo del… delitto: al mondiale che lo scorso anno avrebbe potuto cambiargli la carriera e invece lo lasciò con un pugno di mosche. Di parecchi si disse che avrebbero potuto contrastare Evenepoel, forse però il bergamasco è quello che c’è andato più vicino, ma sul più bello s’è distratto.

«Al mondiale – ci ha raccontato lo scorso inverno – ho commesso due errori: non rimanere appiccicato a Evenepoel quando è scattato, perché era un tratto interlocutorio e l’ho sottovalutato. Poi non attaccare ai piedi della salita in vista dell’arrivo, per non dovermela giocare in volata. Ho aspettato lo scollinamento, ma era tardi e tutti sappiamo come è andata a finire».

Lorenzo Rota, bergamasco, è pro’ dal 2016. E’ alto 1,73 per 62 chili. Nel 2023 ha già corso per 58 giorni
Lorenzo Rota, bergamasco, è pro’ dal 2016. E’ alto 1,73 per 62 chili. Nel 2023 ha già corso per 58 giorni

Le strade da Edimburgo a Glasgow su cui si correrà domenica sono diverse da quel su e giù australiano e anche il meteo inciderà in modo più netto, ma l’approccio di Lorenzo è lo stesso. Antenne basse, un’ottima condizione e tanta voglia di mettersi a disposizione della squadra. La stagione finora è stata quasi parallela a quella passata, è mancata la vittoria, ma i sette piazzamenti fra i primi cinque dicono che il livello è buono. Il ripetuto secondo posto al campionato italiano, lo scorso anno dietro Zana questa volta dietro Velasco, porta con sé la giusta punta di dente avvelenato.

Che cosa ti ha dato quest’anno in più?

Sicuramente arrivo un po’ più tranquillo e con una consapevolezza maggiore. Il lavoro che ho fatto fino a questo momento è buono. Sinceramente a San Sebastian mi aspettavo qualcosina in più (foto di apertura, è arrivato 30° a 7’12” da Evenepoel, ndr), però non ho avuto una buona giornata. Ogni tanto capita, appena tornati dall’altura. Al contrario al Tour de Wallonie ho avuto buone sensazioni.

Un buon avvicinamento, dunque?

Arrivo fiducioso e penso che la squadra sia competitiva, al pari dell’anno scorso. Quindi siamo tranquilli, negli ultimi giorni abbiamo cercato di lavorare al meglio, facendo tutto al 100 per cento, per presentarci al meglio possibile.

Questa la volata per il secondo posto ai tricolori di Comano Terme. Le tensioni con Trentin sono state subito sciolte
Questa la volata per il secondo posto ai tricolori di Comano Terme. Le tensioni con Trentin sono state subito sciolte
Aver già corso un mondiale in prima fila porta qualche consapevolezza in più?

Non partivo da leader l’anno scorso e sicuramente neanche questa volta. Sarò a supporto della squadra e ho un’idea su come si potrebbe sviluppare questo mondiale e quale potrebbe essere la mia gara, che poi vedremo anche con Daniele (Bennati, ndr). Sono tranquillo, per domenica spero solo di avere una giornata buona.

Ti è capitato ogni tanto di ripensare allo scorso anno?

E’ ovvio che ci ho pensato, anche perché dopo ho avuto un mese di fuoco. Però ormai è acqua passata. Per me è stata un’ottima esperienza, ma è normale che l’amaro in bocca per il risultato mancato rimanga. Anche perché non ti trovi tutti i giorni a giocarti una medaglia mondiale…

Bettiol ci riprova: «Si vince con la superiorità numerica»

03.08.2023
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SCARPERIA – Il mondiale dello scorso anno ha lasciato in Australia il dubbio di cosa sarebbe successo se Bettiol fosse andato via con Evenepoel. Purtroppo l’anticipo del belga fu così eclatante che non se ne valutò subito la portata e quando invece fu chiaro che fosse destinato a vincere, era ormai troppo tardi. Certe immagini ti restano in testa al punto che lo stesso Bennati, al momento di presentare la nazionale, ha dovuto tenerne conto.

«Gli stessi favoriti – ha detto il tecnico azzurro – spesso e volentieri aprono la gara a 80-100 chilometri d’arrivo. Se noi pensiamo di anticiparli, dovremmo essere all’attacco già in partenza. Sappiamo benissimo che quella non sarebbe la tattica migliore, ma arriverà l’idea giusta, sono convinto che arriverà. Devo ancora ragionarci bene in questi due giorni, mi affiderò all’istinto che ho avuto lo scorso anno e spero averlo anche quest’anno. La cosa più difficile sarà trasmetterlo alla squadra, perché poi sulla bici ci sono i ragazzi e l’istinto devono averlo loro, non avendo la possibilità di comunicare in tempo reale. Però, insomma, ci attrezzeremo…».

Ai mondiali dello scorso anno, Bettiol ebbe le gambe per rispondere colpo su colpo a Van Aert
Ai mondiali dello scorso anno, Bettiol ebbe le gambe per rispondere colpo su colpo a Van Aert

Giro e poi Tour

Bettiol al mondiale ci torna da punta azzurra, dopo tre mesi di… lavori forzati al Giro e poi al Tour, avendo dovuto saltare le classiche. E se sulle strade italiane la forma migliore era uno stato in fase di completamento, al Tour si sono messi di mezzo dei problemi di allergia a frenarne le ambizioni. Nonostante ciò, l’ottavo posto di Poligny e poi la bella prova di sabato scorso a San Sebastian dicono che i pianeti si stanno finalmente allineando.

«Mi manca tutto meno che il ritmo – sorride, appollaiato su uno sgabello –  più che in allenamento, ne ho sentito i benefici sabato in gara. Sono stato bene, quindi in questi giorni prima del mondiale non ho bisogno di fare dietro moto, non ho questa esigenza. Spero che vada tutto bene. Andrà sicuramente tutto bene. Correremo di squadra, sicuramente ci aiuteremo gli uni con gli altri e poi al momento giusto spero di avere le gambe migliori. Spero di avere un po’ di fortuna, che vada tutto liscio e di prendere il treno giusto».

A San Sebastian ha tenuto in salita il gruppo dei migliori fino all’ultima accelerazione di Evenepoel
A San Sebastian ha tenuto in salita il gruppo dei migliori fino all’ultima accelerazione di Evenepoel
Nel giro di due risposte, poco fa, hai parlato prima di tattica giusta e poi di saper seguire l’istinto.

Come tattica intendo avere un’idea da condividere tutti insieme. In primis quest’idea ci deve venire da Daniele Bennati, che poi avrà modo di raccontarci la sua visione della corsa. Però non possiamo prevedere quello che succederà, perché il circuito è molto tecnico e con molte curve. Soprattutto se pioverà, sarà molto più aperto. Quindi noi dovremo avere idee ben chiare, indipendentemente da quello che succederà in corsa.

Insomma, un’idea di tattica e l’istinto per gestire l’imprevisto?

Molto semplicemente, la nostra forza deve essere correre di squadra. Intendo essere sempre in superiorità numerica rispetto alle altre nazionali. Fare una prima parte molto conservativa e poi, appena si entra nel circuito, ognuno di noi, indipendentemente dai gradi di capitano che saranno dati, avrà un ruolo fondamentale. E’ quello che succede in tutte le gare monumento. Tutti i mondiali si vincono di squadra, a meno che non ti chiami Evenepoel oppure Van der Poel. Ma noi come Italia non possiamo permetterci di non correre di squadra.

Al Tour con Trentin: parlavano già dei mondiali? I due saranno le punte della nazionale
Al Tour con Trentin: parlavano già dei mondiali? I due saranno le punte della nazionale
Percorso ancora tutto da scoprire…

L’ho visto solo nei video di Bennati, quando andò con gli altri tecnici. Ci sono tante curve, tanti rilanci: servirà avere ritmo nelle gambe.

Tante curve, il rischio di pioggia: ci sarà da studiare anche il giusto setup della bici?

Sotto questo punto di vista, sono tranquillo. Avendo i tubeless li gonfierò un po’ meno e nella guida cambierà poco. La cosa importante quando piove è anche l’abbigliamento tecnico, ma insomma in nazionale mi sembra che siamo ben equipaggiati con Castelli. Abbiamo i migliori prodotti, i migliori meccanici, i migliori massaggiatori, i migliori direttori sportivi, la migliore organizzazione. Sicuramente non ci manca niente neanche questo punto di vista.

Mugello, ore 15. Nata la seconda nazionale di Bennati

02.08.2023
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SCARPERIA – Il sottofondo delle moto invita ad avvicinarsi alla vetrata sulla pista. Le Ducati hanno una voce roca e inconfondibile, ma adesso le parole che ci interessa sentire sono quelle di Bennati. La Federazione ha radunato il ciclismo italiano nella sala stampa del Mugello e il popolo del pedale ha risposto numeroso ed entusiasta. Si presentano nuovi sponsor e si ringraziano quelli che già ci sono, che il presidente Dagnoni omaggia con un rapido pensiero. Debuttano sulla maglia azzurra la Regione Puglia di Michele Emiliano e sull’abbigliamento da riposo Italiana Petroli di Ugo Braghetti.

Poi c’è Eugenio Giani, Governatore toscano, che declama l’amore della sua regione per il ciclismo, ne ricorda i rappresentanti più illustri da Nencini a Bartali, omaggia Martini e Ballerini (presenti le famiglie degli indimenticati cittì) e poi ricorda che da qui il prossimo anno partirà il Tour de France.

La conferenza si è svolta nella sala stampa dell’autodromo del Mugello a Scarperia
La conferenza si è svolta nella sala stampa dell’autodromo del Mugello a Scarperia

Bennati e Ballerini

Dagnoni fa gli onori di casa. Parla del bilancio della sua gestione, delle medaglie passate da 97 a 130 e della difficoltà che i numeri possano crescere ancora. Parla del lavoro silenzioso di Roberto Amadio, collegato da Glasgow, che mette i tecnici nelle condizioni di lavorare al meglio.

«Abbiamo un componente segreto – sorride il presidente federale – che è lo spirito di squadra. Siamo un riferimento. Le parole del governatore Giani mi ricordano che non conoscevo personalmente Bennati, a parte sapere chi fosse come atleta. Ma dopo averlo incontrato vidi in lui gli stessi tratti di tecnico moderno che erano di Ballerini e anche per questo lo abbiamo scelto».

Al Mugello c’era anche Nibali, testimonial di Zerosbatti, che offrirà assistenza legale ai tesserati FCI
Al Mugello c’era anche Nibali, testimonial di Zerosbatti, che offrirà assistenza legale ai tesserati FCI

Emozioni toscane

Quando poi è il momento di entrare nel vivo, la parola va a Bennati, che ha radunato qui in zona i suoi azzurri per costruire il gruppo e vivere in modo più consono l’avvicinamento, sbriciolato dalle tante gare e dal calendario nevrotico.

«Sto vivendo tante emozioni – dice il cittì azzurro – vedendo le famiglie di due figure come Alfredo e Franco che sono state importantissime per la mia carriera, ma soprattutto per la mia vita. Sono contento che abbiano accettato l’invito. Portare avanti quello che hanno fatto loro è una grande responsabilità e, da toscano, un’emozione».

Oss, Bettiol, Baroncini, Bagioli: tanta qualità e il debutto del giovane iridato nel 2021 a Leuven fra gli U23
Oss, Bettiol, Baroncini, Bagioli: tanta qualità e il debutto del giovane iridato nel 2021 a Leuven fra gli U23

I nove azzurri

Al tavolo c’è Marco Velo, in collegamento da Glasgow c’è Paolo Sangalli. Il momento di annunciare le squadre è arrivato. I nomi circolavano, Bennati li conferma.

Correranno nella gara su strada Trentin e Bettiol, Baroncini e Bagioli, Sbaragli e Pasqualon (assente, perché impegnato al Polonia), Oss, Velasco e Rota. Faranno la crono Ganna e Cattaneo. Gli altri nomi vengono diffusi in perfetta contemporanea tramite un comunicato della Federazione. La missione Glasgow può cominciare, allo stesso modo in cui iniziano le domande.

Velasco, Trentin, Rota e Sbaragli: manca Pasqualon, in corsa al Polonia
Velasco, Trentin, Rota e Sbaragli: manca Pasqualon, in corsa al Polonia

Nessuno è imbattibile

«L’obiettivo è vincere – dice Bennati, applaudito – perché siamo l’Italia. La gara dello scorso anno mi ha molto soddisfatto e vogliamo riportare la maglia iridata a casa. Non dobbiamo avere paura. L’anno scorso sapevamo che Evenepoel poteva anticipare e lo ha fatto. Non siamo i favoriti, ma sappiamo anche che nessuno è imbattibile. Non voglio dire che a Wollongong avremmo potuto vincere, forse sarei poco credibile, ma fino ai 500 metri finali eravamo lì per giocarci un argento e il bronzo».

Sulla maglia azzurra compare da quest’anno il logo della Puglia
Sulla maglia azzurra compare da quest’anno il logo della Puglia

Una curva ogni 25 secondi

«Dal 2018, io sono invecchiato – dice Trentin parlando di sé, Van der Poel e Van Aert, fra le risate – mentre loro hanno vinto qualche corsa. Li avevo messi tra i favoriti anche quando a Glasgow vinsi gli europei cinque anni fa, anche se nessuno li conosceva. Venivano dal cross, ma Van der Poel era campione olandese e Van Aert aveva già vinto delle corse dure in Belgio. Restano due dei favoriti, ma se ci sarà pioggia verrà fuori una gara incerta. Ci sarà una curva ogni 25 secondi, non è come l’anno scorso in cui c’erano lunghi tratti per pedalare e in cui chi aveva più gambe poteva fare la differenza. Quest’anno bisogna essere più forti anche a livello tecnico e questo per noi è un vantaggio».

Il piccolo Davide, con la sua maglia intitolata a Gastone Nencini, aveva una domanda per Bettiol
Il piccolo Davide, con la sua maglia intitolata a Gastone Nencini, aveva una domanda per Bettiol

Un bimbo per Bettiol

Dal fondo della sala si alza Davide, uno dei tanti bambini invitati per assistere. Vuole fare una domanda a Bettiol. Cammina come un torello, col microfono in mano e spara secco: «Vorrei chiedere ad Alberto se il percorso gli piace e se intende andare in fuga».

Bettiol lo richiama mentre il bambino si allontana e poi risponde: «Anche se non avevo intenzione di andare in fuga, adesso certamente ci proverò. Non ho ancora visto il percorso, se non nei video di Bennati. Ci sono tante curve, tanti rilanci: servirà avere ritmo nelle gambe. E a me che ho fatto Giro e Tour, manca tutto meno che il ritmo. Bisognerà seguire l’istinto e correre da squadra. Dobbiamo essere sempre in superiorità numerica».

Sangalli, in collegamento da Glasgow, ha spiegato la squadra delle donne
Sangalli, in collegamento da Glasgow, ha spiegato la squadra delle donne

Senza la “Longo”

C’è una domanda per Paolo Sangalli. E’ appena arrivata la notizia che Elisa Longo Borghini non ci sarà, ferma ai box per un’infezione saltata fuori durante il Tour.

«L’assenza di Elisa pesa in modo notevole – dice il cittì da Glasgow – perché lei è un elemento imprescindibile. Abbiamo anteposto la sua salute, come era giusto che fosse. La tattica però non cambia di una virgola, abbiamo atlete capaci di fare bene su quel percorso, compresa Balsamo. Elisa è rientrata al Tour e la pista ci darà modo di valutarla bene».

Bennati al microfono di Stefano Rizzato: le prossime interviste si faranno a Glasgow
Bennati al microfono di Stefano Rizzato: le prossime interviste si faranno a Glasgow

Trentin capitano

La chiusura è per Bennati, prima di approfondire nei prossimi giorni le parole dei corridori. Gli chiedono chi sarà il capitano e l’aretino va dritto.

«Capitano significa tante cose – dice – il capitano sa essere cittì in corsa, un ruolo che nella mia carriera ho avuto diverse volte e che Matteo Trentin sa svolgere molto bene. Solo che rispetto a me sa dare anche la garanzia del risultato (Trentin lo guarda, certe parole lasciano il segno, ndr). Ho un’idea di corsa che condividerò con i ragazzi. Domani faranno l’ultima distanza, un allenamento davvero duro. Poi partiremo. Venerdì andremo a provare il percorso e nel frattempo avremo tutto il tempo per parlare di tattiche e strategie. Non voglio svelare nulla prima di averlo fatto con i miei ragazzi. E forse pure allora, scusate, la terrò per me…».

Il giorno di Mohoric è un assaggio di mondiale

21.07.2023
5 min
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Mohoric non la finisce di piangere, in questo giorno francese che ha visto in prima fila gli uomini del mondiale. L’hanno detto tutti e in tutte le salse. Davanti alla corsa c’erano i migliori cacciatori del mondo. E forse non è un caso che si siano trovati davanti dopo tre settimane di Tour e a due dal mondiale. Vuol dire che la condizione top è in arrivo.

«Essere un ciclista professionista – dice Mohoric – è difficile e crudele. Soffri molto nei preparativi, sacrifichi la tua vita, la tua famiglia e fai di tutto per arrivare qui pronto. E poi dopo un paio di giorni ti rendi conto che tutti sono così incredibilmente forti. A volte è difficile seguire le ruote. L’altro giorno sul Col de la Loze ero completamente stanco e vuoto. Però vedi il personale che si sveglia alle 6 e finisce il lavoro a mezzanotte. E certi giorni ti senti di non appartenere a questo posto, perché tutti sono così incredibilmente forti che fai fatica a tenere le ruote. Sapete a cosa ho pensato oggi per tutto il giorno? Speriamo che quel ragazzo là davanti che sta tirando soffra almeno quanto me...».

Una tappa vinta e un mondiale vinto: Pedersen esce dal Tour in grandissima condizione
Una tappa vinta e un mondiale vinto: Pedersen esce dal Tour in grandissima condizione

Dal Tour a Glasgow

Bennati l’ha seguita da casa. Il tecnico della nazionale sa che il tempo stringe. La squadra sarà fatta dopo il Tour de Wallonie, ma sarà resa nota il primo agosto nella conferenza stampa nell’Autodromo del Mugello. Ai corridori lo dirà prima, ma solo perché i prescelti per la sfida di Glasgow a quel punto saranno già in ritiro. Sarà un mondiale strano. Serve gente che attacca, come oggi Trentin e Bettiol, Pedersen e Van der Poel, oppure Alaphilippe, Asgreen e Mohoric. Ma serve anche un velocista da tenere nel taschino casomai si arrivasse in volata. E noi il velocista ancora non l’abbiamo. Nizzolo correrà il Wallonie, ma sinora ha fatto vedere poco. Viviani si è praticamente chiamato fuori. Gli altri sono spariti.

Bettiol ha superato qualche problema di allergia e nella tappa di Poligny è parso brillante
Bettiol ha superato qualche problema di allergia e nella tappa di Poligny è parso brillante
Da osservatore interessato, come hai visto la tappa di oggi?

Ho visto molto bene Matteo e poi anche Alberto. Trentin era già nella fuga di 7-8 quando a Politt si è rotta la catena. Alberto è stato il primo a rompere gli indugi e cercare di rientrare. Insomma, da lì si è rotto definitivamente il gruppo. Inizialmente c’era anche Oss, che però in finale è saltato. Vuol dire che stanno finendo il Tour in crescendo. Bettiol ha avuto problemi di allergia e sta recuperando. Trentin è caduto la seconda tappa e aveva problemi al ginocchio, che però sembrano alle spalle…

Oggi si sono visti uomini da mondiale?

E’ stato comunque un bel test, dopo quasi tre settimane di un Tour corso a livelli stratosferici. Hanno fatto anche oggi quasi 50 di media e c’era davanti gran parte di quelli che si giocano le classiche più importanti. E’ una giornata che deve dare morale a loro. Il Tour è la vetrina più importante. Finisce solamente a due settimane dal mondiale, quindi sappiamo benissimo che i protagonisti probabilmente usciranno da qui.

Tappa vinta ieri a Bourg en Bresse, secondo oggi: Asgreen sta tornando ai suoi livelli
Tappa vinta ieri a Bourg en Bresse, secondo oggi: Asgreen sta tornando ai suoi livelli
E il tuo morale invece?

Il mondiale dello scorso anno mi ha dato la consapevolezza che se anche ci sono tre o quattro elementi sulla carta molto più forti di noi, nella corsa di un giorno ce la dobbiamo giocare ad armi pari. Correndo in una certa maniera, da intelligenti, senza farci mai sorprendere. Bisogna cercare di essere sempre in vantaggio, di non rincorrere.

Quando darai i nomi?

Ai ragazzi la darò prima, perché dal 30 luglio saremo già in ritiro. Nel frattempo aspetterò il Wallonie, perché ci sono diversi corridori che non hanno fatto il Tour. Ci sono Rota e Baroncini, ci sono Ballerini, Bagioli, Nizzolo, Oldani, Sbaragli. Il Wallonie sarà l’ultimo test importante. 

Trentin è stato il capitano dell’Italia lo scorso anno a Wollongong. A Glasgow ha vinto gli europei nel 2018
Trentin è stato il capitano dell’Italia lo scorso anno a Wollongong. A Glasgow ha vinto gli europei nel 2018
Oggi ha vinto Mohoric.

Uno di quei corridori che comunque vanno forte dappertutto. Sa guidare bene la bici, è molto intelligente, perché oltre che con le gambe, ha vinto anche soprattutto con la testa. In caso di brutto tempo, sa districarsi bene. Anche Van der Poel sta crescendo, ma lui è un caso a parte. Secondo me le tre settimane gli danno un po’ fastidio o comunque non rende come dovrebbe. Infatti anche oggi era lì, ma non brillantissimo. Però dopo il Tour, mi aspetto che voli. Lo stesso per Van Aert, che però quest’anno ha corso più pensando alla squadra.

Ce l’abbiamo il velocista da tenere lì in caso di arrivo allo sprint?

Il miglior Nizzolo e il miglior Viviani sarebbero andati da Dio, però non si vedono da un po’ a quel livello. Per giustificare la convocazione servono anche i risultati e il coraggio di prendersi la responsabilità di un certo ruolo. E comunque se non hai il velocista, puoi sempre fare affidamento su Trentin, che dopo 270 chilometri un risultato lo può fare. E poi c’è da dire un’altra cosa…

Magari nella Soudal-Quick Step il clima per lui non è dei migliori, ma Alaphilippe sta crescendo
Magari nella Soudal-Quick Step il clima per lui non è dei migliori, ma Alaphilippe sta crescendo
Quale?

Quando facevo il velocista, sapevo che venivo giudicato per le volate. Ogni tanto bisogna anche farle al vento. Magari parti e poi ti rimontano e va bene, però se le fai sempre a ruota, non migliori mai. Io non ero nessuno, ma le volate a volte le vincevo, a volte le perdevo, a volte mi passava solo uno, a volte mi passavano due o tre. Un velocista ogni tanto deve provare a fare la volata. Noi purtroppo abbiamo velocisti che sono fermi o non fanno le volate e così è difficile considerarli.

Milan ci sarebbe stato bene?

Sarebbe stato l’uomo su cui puntare in caso di volata. E’ giovane e ha dimostrato che se si arriva in gruppo è forte. Lo tieni lì e, se non succede niente e arrivano 50 corridori, lui c’è e avrebbe anche gli uomini per aiutarlo. Ma il mondiale è fatto così, pista e strada sono praticamente insieme, per cui dovremo fare senza di lui.

Svelati i percorsi olimpici, cambiano le prospettive

19.07.2023
6 min
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La vetrina del Tour è stata l’occasione per tirare su il sipario sulle gare di Parigi 2024 svelando i percorsi olimpici. Dopo tante ipotesi, ora ci sono dati certi a disposizione dei vari cittì, per capire come impostare il cammino di avvicinamento alla gara più difficile dell’intero quadriennio, da correre in condizioni completamente diverse da qualsiasi altra (massimo 5 corridori per pochissime nazionali, le migliori del ranking), ma che vale un’intera carriera.

Tutti si erano fatti idee che alla fine sono state completamente smentite: un tracciato olimpico simile alla tappa finale del Tour, la kermesse degli Champs Elysées? Niente di più sbagliato. I corridori impegnati nella gara in linea si troveranno ad affrontare un disegno di 273 chilometri con un dislivello pronunciato, 2.800 metri e soprattutto una lunga prima parte in linea per poi entrare nel finale in un circuito con l’aspra salita di Montmartre a fare selezione. Volata finale? No, più probabile una soluzione di forza per pochissimi, i più forti. Almeno a livello maschile, come l’esperienza di Tokyo 2020 (foto di apertura Getty Images) insegna…

Gara che si prospetta durissima quella del 3 agosto 2024, con 273 chilometri per 2.800 metri, partenza alle 11
Gara che si prospetta durissima quella del 3 agosto 2024, con 273 chilometri per 2.800 metri, partenza alle 11

Montmartre per scalatori

Manca ancora più di un anno e i nostri tecnici hanno già iniziato a pensare all’avventura a cinque cerchi. Molto probabilmente a fine stagione si andrà a Parigi per un primo sopralluogo, per studiare i punti più difficili.

Daniele Bennati è stato forse quello meno sorpreso dalle decisioni del comitato organizzatore: «Io la kermesse finale del Tour la conosco bene, ho anche vinto su quel traguardo. Immaginavo che il percorso sarebbe stato diverso, credevo però che la parte prettamente parigina sarebbe stata maggiore. Non è un percorso semplice, per tante ragioni».

Bennati, cittì azzurro che sarà alla sua prima Olimpiade e già prepara i suoi piani
Bennati, cittì azzurro che sarà alla sua prima Olimpiade e già prepara i suoi piani
Pensi che la salita di Montmartre sarà decisiva?

Forse. Si tratta di uno strappo di 900 metri tutti su pavé, ma il pavé lo ritroveremo anche in altri tratti del circuito finale. Molto influiranno vari fattori: la lunghezza del percorso inconsueta per una gara olimpica; il caldo di agosto; il gruppo estremamente ridotto di corridori in gara con pochissimi effettivi a propria disposizione; anche il fatto che ci saranno almeno 225 chilometri in linea prima di entrare nel circuito, ci sarà sicuramente selezione già lì.

Che tipo di corridori serve?

Sicuramente gente abituata a correre ed emergere nelle classiche, gente di fondo che è pronta a rilanciare dopo ogni curva. Prima ancora di andare a vedere il percorso mi sono comunque fatto un’idea: per essere competitivi a Parigi bisognerà correre il Tour e su questa base prenderò contatti con tutti i papabili e trarrò le mie decisioni.

Carapaz, vincitore a Tokyo mettendo in fila Van Aert e Pogacar su un podio stellare
Carapaz, vincitore a Tokyo mettendo in fila Van Aert e Pogacar su un podio stellare

Donne: volata da scartare

Anche la gara femminile sarà estremamente lunga: 158 chilometri con trasferimento per un dislivello di 1.700 metri. Un tracciato molto simile a quello maschile (cambia solo la distanza, ma il circuito finale è identico) ma forse è proprio per le ragazze che l’annuncio ha riservato sorprese. Si pensava a una corsa da volata finale, magari con una nazionale italiana impostata sullo sprint della Balsamo. E ora? Parola a Paolo Sangalli

«L’inclusione dello strappo di Montmartre – dice – non mi ha sorpreso più di tanto, ma certamente cambia del tutto l’impostazione della gara. Il problema della corsa olimpica è che non puoi controllarla, l’epilogo della prova di Tokyo lo dimostra. Ci saranno da affrontare 5 cote non lunghissime, ma che alla lunga si faranno sentire prima dell’ingresso a Parigi, poi il circuito finale come già definito. Insomma è un tracciato da vera classica».

Il tracciato femminile, molto lungo con i suoi 158 chilometri per un dislivello di 1.700 metri
Il tracciato femminile, molto lungo con i suoi 158 chilometri per un dislivello di 1.700 metri
Per ora che idee ti sei fatto?

Avremo a disposizione 4 atlete e dovranno tutte essere in grado di correre per le altre come di finalizzare. Voglio 4 capitane e 4 gregarie allo stesso tempo. Da quel che ricordo servirà grande attenzione nel circuito finale, perché senza un gruppo folto, basta guadagnare 10” che rischi di perdere il contatto visivo con chi è davanti.

Quando si parlava di un tracciato per velociste, tutti pensavano alle possibilità della Balsamo…

Elisa è sì una velocista, ma ricordo a tutti che in salita è anche una di quelle che si stacca più tardi delle altre, su quel percorso può dire la sua, poi c’è la Longo Borghini alla quale è impossibile rinunciare in una gara olimpica, poi la Persico e la Consonni che sono atlete da classiche, ma siamo a oltre un anno di distanza, abbiamo tutto il tempo per studiare il tracciato e scegliere la formazione migliore.

Un’ultima provocazione: visto il percorso, secondo te la Van Vleuten si ritira davvero?

Non è un tracciato per lei, io credo che l’Olanda punterà sulla Wiebes, che tiene benissimo in salita quando questa non supera i 5 chilometri. E’ un’atleta trasformata, credo che le arancioni questa volta correranno per lei, senza però dimenticare le altre.

Per Ganna una crono difficile a Tokyo. Parigi sembra più nelle sue corde…
Per Ganna una crono difficile a Tokyo. Parigi sembra più nelle sue corde…

Crono per specialisti

Discorso a parte per le cronometro. Qui, rispetto a Tokyo 2020, si cambia completamente registro: 32,4 chilometri con 600 metri di dislivello, lunghi rettilinei da affrontare in posizione. Marco Velo è visibilmente soddisfatto.

«E’ finalmente un percorso per specialisti – dice – a differenza di quello di Tokyo. La distanza è lunga ma non proibitiva, forse più pronunciata per le ragazze meno abituate a percorrere cronometro di questa portata».

Un tracciato per veri cronomen, con 32,4 chilometri per 600 metri di dislivello. Appuntamento il 27 luglio
Un tracciato per veri cronomen, con 32,4 chilometri per 600 metri di dislivello. Appuntamento il 27 luglio
Un tracciato adatto ai nostri portacolori, non solo a Ganna…

Sì, è adatto a Filippo come agli altri, ma anche alla Guazzini, che predilige questi percorsi. Un problema potrebbe essere avere un’idea chiara delle traiettorie, quelle potremo capirle solo una volta approntato il tracciato, negli ultimi giorni, con le transenne già sul posto. Comunque avremo modo di studiarlo compiutamente sugli apparati elettronici, per i ragazzi non credo sia necessario un sopralluogo. Per me naturalmente sì…

Le cronometro saranno posizionate il primo giorno , la giornata tradizionalmente più importante proprio perché ogni delegazione vuole iniziare bene la sua Olimpiade. Pensi che per i nostri ci sarà un sovraccarico di tensione emotiva?

I nostri sono abituati a vivere queste tensioni e anzi si esaltano. Probabilmente dovremo rinunciare, come al solito, alla cerimonia inaugurale, ma il fatto di poter essere di buon auspicio per tutta la spedizione azzurra è uno stimolo in più. Ci giocheremo le nostre carte, e ne abbiamo…

Bennati “legge” da dentro il poker di Philipsen

12.07.2023
5 min
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«L’anno scorso – dice Bennati – l’ho visto vincere a Parigi veramente alla grande. Quest’anno ha vinto l’ultima tappa alla Tirreno, sta crescendo veramente forte. Poi è arrivato secondo alla Roubaix. Questo secondo me è un cagnaccio anche al mondiale».

L’analisi di Bennati

Jasper Philipsen ha appena vinto la quarta tappa su cinque volate disputate e il commissario tecnico della nazionale, che di tappe al Tour se ne intende, lo ha seguito con grande attenzione, visto l’appuntamento di Glasgow che ormai si intravede in fondo al rettilineo. Nella giornata in cui Daniel Oss ha conquistato il numero rosso, le parole di Bennati sono molto interessanti.

«Con le dovute proporzioni – sorride Bennati, mettendo le mani avanti – mi sono rivisto in una volata che ho vinto alla Vuelta nel 2012. La riguardo spesso, perché è uno di quei casi in cui, come si dice fra corridori, non sentivo la catena. A un certo momento a 300 metri dall’arrivo, Philipsen ha smesso di pedalare per due volte, però è rimasto sempre lì. Poi col colpo d’occhio, è riuscito a capire tutte le situazioni. Quando un velocista è al top della condizione, gli va tutto bene. Si ritrova con una grande consapevolezza di se stesso ed è quello che sta capitando anche a lui. E’ nettamente più forte…».

La tappa di Valladolid alla Vuelta del 2012: Bennati ha rivisto le stesse dinamiche in questo finale
La tappa di Valladolid alla Vuelta del 2012: Bennati ha rivisto le stesse dinamiche in questo finale
Ha anche capito dove si apriva la volata, non ha rischiato di rimanere chiuso…

Ha preso la ruota di Van Aert e poi in un attimo ha capito che quella non era la ruota giusta. Quelli sono sforzi che se non hai la gamba, non fai più la volata. Invece lui ha lasciato Van Aert e ha fatto una prima volata per andare nella scia di Groenewegen. E quando è arrivato alla sua ruota, Groenewegen è partito. Lui è stato lì. E quando ha visto il momento giusto, ha accelerato e gli ha pure dato tre bici.

Al Giro dicemmo che Cavendish aveva vinto la volata di Roma, perché non c’erano grossi rivali. Qui ad esempio Jakobsen non è neppure l’ombra di se stesso…

Qui però ci sono tutti gli altri. E’ vero che Jakobsen non va, però io ho guardato le gare che hanno fatto insieme, dal Giro del Belgio e anche qualche classica di lassù, e negli scontri diretti ha vinto quasi sempre lui. Poi c’è Van Aert, che a volte mi fa venire il nervoso…

In che senso?

Va veramente forte, attualmente è il più forte, non si discute. Mi fa venire il nervoso perché non si risparmia mai e non riesce a concludere quello che potrebbe. Forse sono umani anche loro. Se anche sei un fuoriclasse e spendi più del normale, prima o poi la paghi. Secondo me sta succedendo questo. La settimana scorsa ha fatto quella tappa clamorosa il giorno del Tourmalet e poi l’ha pagata. Secondo me non sarebbe normale se lui facesse quegli sforzi e il giorno dopo vincesse anche le tappe.

Quarta vittoria per Philipsen su cinque volate. Per lui anche un secondo posto
Quarta vittoria per Philipsen su cinque volate. Per lui anche un secondo posto
Cosa ti ricordi di quella tappa di Valladolid?

Avevo l’impressione che la bici andasse dove volevo io, quasi la telecomandassi. Non è solamente un fatto di condizione fisica, ma anche di una consapevolezza superiore. Di conseguenza, se sbagli hai la capacità di recuperare lo sbaglio e di anticipare quello che agli altri richiede più tempo.

Lucidità che deriva dalla condizione?

Oggi Philipsen ha dato la dimostrazione di essere il più in forma. E’ chiaro che stamattina, dopo tre tappe vinte, aveva appetito e la consapevolezza di quando sei forte e sai anche che puoi permetterti qualcosa in più. Quindi, dal punto di vista psicologico, lui approccia la volata in modo molto più tranquillo, molto più sereno. Gli altri invece hanno l’ossessione di vincere e di non sbagliare. E quando hai l’ossessione di non sbagliare è la volta che sbagli. E se sbagli una, due o tre volte, la volata non la fai più.

Oss è stato l’ultimo ad arrendersi nella fuga, ma lamenta la poca convinzione dei compagni d’avventura
Oss è stato l’ultimo ad arrendersi nella fuga, ma lamenta la poca convinzione dei compagni d’avventura

La fuga di Oss

Discorsi da velocisti e non da attaccanti. Quante forze ha buttato via oggi Daniel Oss nella fuga? E quanto è diverso correre spargendo energie con il secchio, anziché centellinarle come fanno i velocisti? Il trentino è sul pullman e sotto si sente la voce di Sagan (all’ultimo Tour) che lo prende in giro, perché avrebbe sfruttato la scia di una moto. Ma Daniel nega e l’altro sotto si mette a ridere, dicendo che una moto a lui servirebbe per tirargli le volate.

«Adesso hanno visto che al Tour – ride Oss – ci sono anche io. L’idea era quella di prendere una fuga un po’ più numerosa, perché era chiaro che si volesse arrivare in volata. Ci sono stati un po’ di scatti, sembrava che andassero via quattro o cinque, invece ci siamo ritrovati solo in tre. Siamo andati via pianissimo, perché il gruppo non ci lasciava. E quando ci hanno messo sotto il minuto, il morale è andato sotto zero. Non è che avessi grandi piani, però sapevo che la strada girava verso destra e il vento sarebbe stato favorevole.

Per il trentino arriva il numero rosso: non era una fuga che potesse arrivare, ma si è goduto la giornata
Per il trentino arriva il numero rosso: non era una fuga che potesse arrivare, ma si è goduto la giornata

«Metti che sei anche abbastanza veloce – prosegue Oss – che puoi tenere un’andatura bella alta, tieni duro, no? Da solo riuscivo ad andare davvero forte. Invece si sono rialzati e mi hanno proprio lasciato lì. Si sono staccati perché non volevano e quello un po’ mi ha infastidito. Però alla fine quei chilometri me li sono goduti. C’era tanta gente, è sempre figo, è bellissimo davanti con il pubblico e quel po’ di pioggia che poteva rallentare il gruppo per paura di scivolate. Potevo pensare che sarei arrivato se fossi stato solo negli ultimi 2 chilometri, però mancava ancora tanto, era tutto un work in progress. Se ci riprovo? Non dipende tanto dalla volontà, ma dalle gambe. Il gruppo ha un livello pazzesco, vanno fortissimo, c’è una concorrenza davvero incredibile».

A Fiorenzuola il punto con Viviani, da Glasgow a Parigi

29.06.2023
6 min
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FIORENZUOLA D’ARDA – L’agenda di Elia Viviani forse non sarà fittissima come in altre stagioni, ma è certamente pesante in termini di appuntamenti fissati. Negli ultimi tre giorni ha vinto i tricolori nell’inseguimento individuale, a squadre e nella corsa a punti, ma sintetizzando nel mirino ci sono i mondiali in pista e l’europeo su strada. Due eventi che ne richiamano un altro ancora.

Per il veronese della Ineos Grenadiers velodromo chiama velodromo. L’anello di Fiorenzuola, su cui si sono svolti i campionati italiani, stimola sempre a spostare lo sguardo su manifestazioni importanti. La rassegna iridata di agosto di Glasgow dista meno di cinque settimane e per gli azzurri del cittì Marco Villa non sarà solo un semplice mondiale. Bisogna ottenere innanzitutto la qualifica olimpica dopo di che dalla Scozia si aprirà già l’orizzonte oltre Manica, verso la guglia della Tour Eiffel di Parigi 2024. Nella zona box del “Pavesi” abbiamo avvicinato Viviani per capire come si stia preparando (in apertura, foto Fiorenzuola Track).

Elia finora com’è andata la stagione?

E’ iniziata così così. Ho passato un buon inverno ,ma nonostante quello non riuscivo a trovare il buon colpo di pedale, a parte qualche top 10 in Argentina al Tour de San Juan. Ovvio poi che il mio calendario si sia sbilanciato sulle gare di seconda fascia. A quel punto ho dovuto resettare. Sono andato in altura e ne sono uscito bene. In Occitania a metà giugno ho ricominciato a vedere gli ordini d’arrivo nonostante due volate sbagliate. Mancano ancora un po’ di coraggio e confidenza, però un terzo posto l’ho centrato. Il colpo di pedale sta arrivando.

Agli italiani in pista ti abbiamo visto in crescita.

Sono soddisfatto di come vado. La performance nell’inseguimento individuale è stata ottima quindi ho avuto più garanzie lì che nelle gare di gruppo. Sto ritrovando le buone sensazioni e spero di svoltare in questa seconda parte di stagione, che solitamente mi è abbastanza favorevole nel mese di agosto.

Viviani ha vinto i tricolori nell’inseguimento individuale, a squadre e nella corsa a punti
Viviani ha vinto i tricolori nell’inseguimento individuale, a squadre e nella corsa a punti
La mente è già proiettata verso altri obiettivi, giusto?

Adesso sono concentrato al 110 per cento sul mondiale in pista. Sto facendo una preparazione simile a quella che sarà l’anno prossimo per le olimpiadi. Quindi voglio vedere come arriverò a Glasgow fra poco più di un mese e capire qualcosa per Parigi 2024. Non mancherà tuttavia un importante momento su strada in previsione dell’europeo. Correrò il Giro di Vallonia (22-26 luglio, ndr) che mi servirà per i mondiali in pista ed anche per mettermi a confronto con gli altri, sperando magari di provare a vincere la prima corsa del 2023. Poi da metà agosto in poi farò Amburgo, il Renewi Tour (l’ex Eneco, ndr) e poi Plouay prima della prova in linea del 24 settembre.

Apriamo una parentesi su quella gara.

L’europeo in Olanda ha un percorso che mi si addice e naturalmente ci penso. Vediamo come andrà il periodo che lo precede. Chiaramente per chiedere una leadership devo fare dei risultati ed essere competitivo. Il cittì Bennati sa che posso essere una figura di riferimento. Le probabilità di essere all’europeo ci sono, per il mio ruolo dipenderà da me. Sento di stare meglio rispetto all’anno scorso, dove ero stato catapultato in extremis al posto di Nizzolo e dove avevamo portato a casa il miglior risultato possibile (settimo posto, ndr). Voglio pensare che sto facendo l’avvicinamento migliore.

Verso il mondiale in pista il programma di Viviani prevede anche la strada. Poi rotta sull’europeo in Olanda
Verso il mondiale in pista il programma di Viviani prevede anche la strada. Poi rotta sull’europeo in Olanda
Torniamo in Scozia. Questi mondiali in pista sono molto sentiti da tutti…

Si avverte questa sensazione. Averli ad agosto ha portato tutti a sperimentare e fare una sorta di prova generale in vista di Parigi. Diciamo che per tanti versi è un po’ contrario all’immaginario classico dei mondiali, ma il lato positivo è che avremo tanti riferimenti per l’anno prossimo.

Il lavoro della nazionale come sta procedendo?

Bisogna dire che quest’anno con la pista ci stiamo trovando poco. Nel mio programma individuale io ci sto riuscendo supportato dalla squadra, ma col quartetto ci stiamo incrociando poco perché Milan, Consonni e lo stesso Pippo (Ganna, ndr) stanno seguendo altri programmi. L’anno prossimo invece sappiamo tutti che finito il Giro d’Italia, si tirerà una riga e tutti lavoreremo per l’Olimpiade.

Manca poco per la certezza del posto a Parigi. Elia Viviani e la nazionale sentono un po’ di pressione?

Il nostro gruppo è solido. La qualifica alle Olimpiadi è cominciata benissimo con la vittoria degli europei, proseguita così così con le prime due prove di Nations Cup poi nella terza a Milton i ragazzi hanno fatto un super lavoro con un bel secondo posto. Non dico che siamo chiamati a vincere, ma dobbiamo fare un buon mondiale per essere tranquilli. Non abbiamo pressione per la qualifica quanto più invece per vincerlo, visto che l’anno scorso lo abbiamo perso dagli inglesi. Io credo che arriveremo bene a Glasgow, ma non saremo al livello dell’anno prossimo ad agosto per le Olimpiadi. E credo che sia un bene, perché sarà sì uno specchio, ma avremo ancora margini di miglioramento. Rispetto agli altri, il nostro punto forte è che all’Olimpiade mettiamo assieme tutti i pezzi del puzzle.

Viviani (qui con Bragato e Villa) dà sempre tanti riscontri allo staff azzurro per l’utilizzo di nuovi materiali
Viviani (qui con Bragato e Villa) dà sempre tanti riscontri allo staff azzurro per l’utilizzo di nuovi materiali
Tu sei da sempre uno a cui piace fare approfondimenti con i meccanici per i studiare e provare i materiali. Ne state già discutendo?

Loro sanno che posso dare dei riscontri. Mi piace proprio ed è questo il punto fondamentale. Se non hai pazienza di testare durante i ritiri, non puoi fare quello scatto in più. Abbiamo scoperto che la mia metodologia nel preparare l’Olimpiade di Rio è poi continuata. Non si vince per queste cose, ma quando si è tutti uniti si può fare la differenza, basta guardare i tempi dell’oro di Tokyo. Non siamo una nazionale ricca come altre, però siamo supportati bene da sponsor tecnici enormi tutti italiani, che a qualsiasi nostra richiesta rispondono sempre presente. I nostri prodotti per Parigi li presenteremo a Glasgow. Il regolamento prevede che sia il mondiale l’ultimo momento dove dichiarare quali bici, ruote e altro materiale userai all’Olimpiade. Ad agosto però non useremo questi upgrade tecnici. Ho sempre pensato che vadano usati solo quando servono. Per questo dico che a Parigi arriveremo al 100 per cento.

L’italiano dalla moto e il taccuino di Bennati

26.06.2023
5 min
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COMANO TERME – Nonostante il percorso tricolore abbia poco da spartire con quello nervoso dei prossimi mondiali, alcuni uomini che si sono distinti potrebbero far parte a buon diritto del club azzurro. Qualcuno più, qualcuno forse meno. Daniele Bennati li ha seguiti dal punto di vista privilegiato di una moto: quella guidata da Marco Velo. I due cittì dei pro’ – quello della crono e quello della strada – non si sono persi un colpo di pedale.

«Quello del mondiale– dice subito Bennati – è un percorso che tecnicamente non ha niente a che vedere con questo, perché comunque ha strappi più brevi. Per far bene nel campionato italiano servivano più doti da passista scalatore, tuttavia corridori come Trentin, Baroncini e lo stesso Sbaragli sanno anche essere esplosivi, per cui magari starebbero bene anche sulle strade di Glasgow».

Baroncini poteva vincere il tricolore: quando la sfortuna finirà, secondo Bennati sarà un riferimento nelle classiche
Baroncini poteva vincere il tricolore: quando la sfortuna finirà, Filo tornerà a dettare legge
Allora andiamo per nomi. Cosa dire di Baroncini?

Mi è piaciuto, perché quando ha deciso di prendere in mano la corsa, ha provato in tutte le maniere a rientrare. A mio avviso, è stato il più attivo e anche quello che ha creduto più di tutti di poter recuperare. L’ho sempre seguito con interesse, nell’ultimo anno e mezzo si è rotto tre volte il radio, quindi ha avuto veramente tanta sfortuna. Però si è sempre rialzato dai momenti difficili e questa è una cosa molto importante. Non lo dico solo io, ma Baroncini è un corridore che per il futuro sarà importantissimo soprattutto per le classiche di un giorno

Trentin si è gestito con esperienza, ha pagato sull’ultima salita, ma per Bennati ha un’ottima condizione
Trentin si è gestito con esperienza, ha pagato sull’ultima salita con la solidità che conosciamo
Prima del via hai parlato con Trentin, che cosa ti è parso del suo campionato italiano?

E’ stato molto forte, ha una buona condizione. Farà il Tour de France, sicuramente in appoggio per Pogacar. Il percorso non era semplice per lui, quindi si è visto bene chi aveva davvero le gambe. Sia lui sia Filippo (Baroncini, ndr) sono andati forte. Persare 74 chili e andare bene in salita su un percorso del genere è sempre molto complicato. E’ stata una corsa diversa rispetto a quello che troveremo al mondiale, totalmente diversa. Però ci sono gli elementi su cui lavorare.

Rota ancora una volta secondo dopo lo scorso anno. Protagonista a Wollongong, Bennati dovrà capire i suoi programmi
Rota ancora una volta secondo dopo lo scorso anno. Protagonista a Wollongong, Bennati dovrà capire i suoi programmi
Rota è arrivato secondo e l’anno scorso ha fatto un bel mondiale in Australia.

Con Lorenzo ho parlato già dallo scorso mondiale. A Wollongong è stato uno dei più forti e si meritava anche il podio, che è sfumato veramente per pochissimi metri. Non lo vedo molto adatto per il tipo di percorso che troveremo a Glasgow, benché comunque ci starebbe anche bene. So che adesso, dopo questo campionato italiano staccherà completamente e penserà a preparare il finale di stagione. Il suo pensiero è sicuramente più orientato al prossimo mondiale in Svizzera.

Velo e Bennati hanno seguito il campionato italiano dalla moto (foto Instagram)
Velo e Bennati hanno seguito il campionato italiano dalla moto (foto Instagram)
E poi c’è Velasco…

C’è un nuovo campione italiano. Velasco non era nei miei pensieri, io però ho sempre detto che la maglia tricolore va sempre valorizzata. E’ chiaro che Simone ha delle caratteristiche molto particolari. E’ più un corridore che si difende su salite lunghe e ha un buono spunto veloce. Diciamo anche che è un po’ piccolino fisicamente per fare un certo tipo di lavoro a un mondiale, per cercare di proteggere i suoi compagni di squadra. Però ci devo parlare. Ogni corridore ha il suo programma, magari anche Simone è arrivato a questo campionato italiano e poi immagino che mollerà. E quindi quest’anno, essendoci il mondiale ad agosto, non sarà facile gestire certe dinamiche. Ma ripeto: voglio parlarci, mentre sono certo che anche lui potrebbe stare bene sul percorso di Zurigo 2024.

Sbaragli ha confermato di essere un corridore super affidabile: un altro con cui Bennati dovrà parlare
Sbaragli ha confermato di essere un corridore super affidabile: un altro con cui Bennati dovrà parlare
Sbaragli si è sfogato, dicendo di aver dimostrato di esserci, mentre molti non lo considerano per il lavoro che fa nella sua squadra…

“Sbara” è molto bravo e molto solido e anche lo scorso anno era nella mia lista. Non voglio mai parlare di esclusioni, perché anche chi rimane fuori deve sempre sentirsi in squadra. Quindi parlerò anche con lui.

E’ confermato il ritiro prima di partire per Glasgow?

Ci ritroveremo a Scarperia, nel Mugello, dal 30 luglio al 3 agosto. Serve per creare il gruppo e poi vorrei fare l’ultima distanza in Italia, prima di partire. Si corre il 6 agosto, arriveremo in Scozia tre giorni prima.