Azzurrini alla Corsa della Pace: le scelte di Salvoldi

03.05.2022
4 min
Salva

Dal 5 maggio la nazionale italiana juniores sarà al via della Corsa della Pace, gara di quattro giorni in Repubblica Ceca, vinta negli ultimi anni da corridori di nome Hagenes (in apertura secondo dopo la prima tappa 2021), Evenepoel, McNulty e Pedersen. Al momento di scegliere i nomi dei nostri e visto il livello di percorso e avversari, il cittì Salvoldi è partito dai corridori di secondo anno.

Dino Salvoldi da quest’anno è tecnico degli juniores. Sullo sfondo Amadori, che guida gli U23
Dino Salvoldi da quest’anno è tecnico degli juniores. Sullo sfondo Amadori, che guida gli U23

«L’idea – spiega – è dovuta al fatto che in Italia la stagione è cominciata da poco. E anche se si sta evidenziando qualche primo anno di valore, le distanze e l’alto livello della corsa rendono più indicati atleti leggermente più maturi. E tra i secondi anni che ho scelto, alcuni hanno ottime prospettive nel quartetto dell’inseguimento. A loro ho aggiunto Bozzola e Arrighetti, che negli ultimi tempi hanno vinto delle belle corse».

Sei azzurri

In attesa di capire bene l’elenco dei partenti e quindi gli avversari dei nostri atleti, la selezione azzurra è degna di considerazione. Ci sono Belletta e Tommaso Bessega. Delle Vedove e Savino. Più il vincitore del Gp Liberazione (Bozzola) e Arrighetti, che di vittorie ne ha messe insieme già tre.

La Corsa della Pace dura quattro giorni, anche se il secondo giorno propone due semitappe. E se i nostri non avranno probabilmente grosse chance di classifica, potranno dire qualcosa sul fronte dei traguardi di giornata.

Non andiamo per fare classifica?

Credo di no, se non altro perché ancora non si è segnalato un italiano con caratteristiche di scalatore. E’ ancora presto, sono certo che nei prossimi mesi sarà diverso. Perciò andremo per fare esperienza e puntare magari a qualche traguardo di giornata. L’albo d’oro è pieno di corridori forti, non è una corsa di poco conto.

La Corsa della Pace si svolge nella Repubblica Ceca, con qualche sconfinamento nella vicina Germania (foto Facebook)
La Corsa della Pace si svolge nella Repubblica Ceca, con qualche sconfinamento nella vicina Germania (foto Facebook)
Andiamo con i secondi anni, però si dice che il 2005 sia un’ottima annata. Ti risulta?

Direi proprio di sì e mi è stato detto anche da chi lo scorso anno gestiva questi ragazzi negli allievi. Il 2005 è una buona annata, con ragazzi forti anche in pista. Per valutarli su strada serviranno ancora tempo e corse più impegnative.

Il fatto di andare a una corsa così importante ha richiesto che i ragazzi si preparassero in modo diverso?

Sono tutti consapevoli dell’importanza della Corsa della Pace, ma non abbiamo intensificato la preparazione. Ci servirà come confronto e per continuare il processo di preparazione. E visto che i punti di Coppa delle Nazioni sono importanti, qualcosa combineremo di certo.

Nel 2021 Uitdebroeks (oggi alla Bora) vince la crono di Trebenice e si piazza terzo nel ranking finale (foto Facebook)
Nel 2021 Uitdebroeks (oggi alla Bora) vince la crono di Trebenice e si piazza terzo nel ranking finale (foto Facebook)
Sembri fiducioso per l’attività su strada e consapevole del lavoro che serve in pista…

E’ chiaro che il quartetto, per i tempi di adattamento, abbia bisogno di processi più lunghi. C’è da lavorare. In più, mettiamoci il fatto scuola e la logistica di Montichiari che non è comoda per chi non vive nei dintorni. Per questo l’Italia è diversa da tanti Paesi del resto del mondo, da noi la scuola conta di più.

Quando partite?

Oggi pomeriggio. Fino a domani ci si ambienta. E poi si comincia.

Cheula Pace 2006

Cheula prima di Zana: «Che freddo alla Corsa della Pace…»

09.06.2021
4 min
Salva

Una tazzina di caffè e la porta aperta ai ricordi: sono passati ormai 15 anni da quel giorno, quando Gianpaolo Cheula conquistò la Corsa della Pace altrimenti detta Varsavia-Berlino-Praga, la stessa (almeno nel nome) vinta domenica da Filippo Zana. Un evento che passò sotto traccia, invece si trattava di qualcosa di storico per il ciclismo italiano perché prima di allora solamente il compianto Michele Scarponi era riuscito nell’impresa e poi perché la gara stava cambiando.

Cheula, nel 2006, si è aggiudicato quella che può essere considerata l’ultima edizione della corsa nel suo format storico: «Ma già allora un po’ di cose erano cambiate – racconta l’attuale direttore sportivo dell’Androni Giocattoli – era una gara Hors Categorie, articolata su 10 giorni. Si andava da Varsavia a Berlino passando per Praga. So che lì c’è un museo con una grande stele dove sono scolpiti tutti i nomi dei vincitori, l’ultimo è il mio…».

Cheula Barloworld
Cinque stagioni per Cheula alla Barloworld, dal 2005 al 2009 con due vittorie
Cheula Barloworld
Cinque stagioni per Cheula alla Barloworld, dal 2005 al 2009 con due vittorie
Quell’edizione fu particolare anche perché gli italiani dominarono la scena, al punto da monopolizzare il podio…

Vinsi con appena 2 secondi su Tonti e terzo fu Gasperoni (nella foto d’apertura il podio finale). Il bello fu che mi aggiudicai la corsa senza vincere neanche una tappa, ma fui premiato dalla mia costanza di rendimento. Correvo alla Barloworld, una squadra sudafricana di stanza in Gran Bretagna, il capitano era il colombiano Cardenas, ma uscì presto di classifica e puntarono tutto su di me.

Che tipo di corsa era al tempo?

Impegnativa, ma non tanto per il percorso. Non ci sono certo le salite di Giro o Tour, trovavi asperità di 5-6 chilometri, ma i percorsi erano molto vallonati, soprattutto nei Carpazi. A fare la differenza però era il tempo: pioveva sempre e quell’acqua unita al freddo inconsueto per la primavera nostrana ti entrava nelle ossa. La mia fortuna, in quella corsa, fu che non erano previste cronometro, altrimenti dubito che avrei vinto…

Cheula Giro
Grande freddo per Cheula nell’Est europeo… magari però non come sulle vette del Giro: qui provando il Colle delle Finestre per il Giro 2011
Cheula Giro
Grande freddo per Cheula nell’Est europeo… magari però non come provando il Finestre nel 2011
Che cosa ti è rimasto impresso di quella gara?

La gente. Storicamente la Corsa della Pace era la gara regina per i Paesi dell’Est Europeo. Quando era per dilettanti gareggiavano le nazionali e in quelle Nazioni ne era rimasto il ricordo. Al tempo ad esempio c’era la CCC che raccoglieva i migliori corridori polacchi, per loro la gara valeva un Tour. L’organizzazione era di altissimo livello, alberghi ottimi, percorsi adatti a una gara per professionisti. Secondo me dovrebbero riproporla in quei termini, una gara di 10 giorni ha un valore importante. 

Venisti da quel successo e si parlava di Cheula come di un corridore adatto alle corse a tappe, ma la tua carriera prese un’altra direzione…

Non nascondo che un pensiero ce lo feci, ma non ero fatto per quei ruoli. Ero più adatto a lavorare al fianco di un capitano, per aiutare chi aveva davvero talento e doveva crescere. In quegli anni corsi con gente come Froome e Thomas, ai loro esordi.

Cheula Androni
Oggi Gianpaolo Cheula è direttore sportivo all’Androni Sidermec Giocattoli, dove segue i giovani
Cheula Androni
Oggi Gianpaolo Cheula è direttore sportivo all’Androni Sidermec Giocattoli, dove segue i giovani
Raccontaci com’erano…

Partiamo da Geraint, arrivò alla Barloworld che era il campione del mondo dell’inseguimento, nel team ci credevano molto proprio perché britannico. Il primo anno al Tour ricordo che in una tappa di montagna, si arrivava a Tignes, si staccò quasi subito, riuscì a salvarsi dal tempo massimo per il rotto della cuffia, ma capì che quel Tour lo doveva finire. Aveva compreso subito che la fatica e il sacrificio lo avrebbero ricompensato.

E Froome?

Gran motore il suo… Quando arrivò era ancora di passaporto kenyano, aveva testa da campione, concentrato su tutto, pronto e voglioso di imparare. Anche lui concluse il suo primo Tour soffrendo, ma si capiva che non era un corridore come gli altri.

Quanto di quelle esperienze c’è nel Cheula dirigente attuale?

Tantissimo, è saggezza accumulata che riproponi quando hai a che fare con i più giovani. Da noi arrivano corridori da sgrezzare, spesso da altri Paesi, che devono imparare tutto e che proprio per questo ascoltano. Ogni corsa con loro è un’esperienza nuova e quando vincono, è come se vincessi io, proprio come allora…

Zana tappa Pace 2021

Zana, dal Giro d’Italia alla Corsa della Pace

08.06.2021
4 min
Salva

Appena finito il Giro d’Italia, Filippo Zana è salito in macchina, una rapida capatina a casa, cambio di valigia e via verso un’altra avventura, destinazione Est Europa, Repubblica Ceka per la precisione. Un Giro vissuto da comprimario (ma neanche poi tanto, come si vedrà), un’altra gara da protagonista assoluto e non una gara qualunque, ma la Corsa della Pace, la stessa che nel secolo scorso era l’appuntamento principe del calendario dilettantistico.

I tempi sono cambiati, prima era una gara articolata su almeno 10 giorni, ora si gareggia su tre tappe più un brevissimo prologo a cronometro (appena 4 minuti di gara), ma è pur sempre una prova per la Nations Cup Uci, riservata alle squadre nazionali. Una gara che all’Italia aveva sorriso solo due volte, nel 2004 con Michele Scarponi e nel 2006 con Gianpaolo Cheula. Fino a domenica, fino a Filippo Zana.

«Sinceramente tutto questo risalto un po’ mi ha sorpreso – esordisce il corridore della Bardiani CFS Faizané, 22 anni – non sapevo del prestigio di questa corsa. Probabilmente mi ha aiutato molto l’aver finito il Giro d’Italia in crescendo. Non ero partito al massimo della forma, avevo anche avuto problemi intestinali all’inizio, ma poi sono andato sempre meglio cogliendo anche un 7° posto nella tappa di Stradella. Ho finito 73°, ma in crescendo e gli effetti si sono visti dopo».

Zana Battistella Giro 2021
Filippo Zana dietro Battistella, alla tappa del Giro Rovereto-Stradella finita al 7° posto
Zana Battistella Giro 2021
Filippo Zana dietro Battistella, alla tappa del Giro Rovereto-Stradella finita al 7° posto
Che gara è la nuova Corsa della Pace?

Si gareggia sempre nello stesso Paese, anzi a dir la verità i percorsi sono tutti disegnati in un raggio che non supera i 100 chilometri e questo aiuta per gli spostamenti. La prima tappa era la più semplice, infatti è finita in volata, la seconda era la più dura con un circuito finale da ripetersi due volte con all’interno una salita lunga, la prima volta dopo 10 chilometri di ascesa si svoltava e discendeva, la seconda si è arrivati in cima.

E’ lì che hai fatto la differenza…

Devo dire che i compagni di nazionale (Lorenzo Balestra, Fabio Mazzucco, Lorenzo Quartucci, Mattia Petrucci, Luca Rastelli) hanno lavorato splendidamente per me, prima tenendomi davanti al primo giro, poi spianando la strada fino a quando ai -7 ho provato ad andar via. Ho visto che nessuno mi seguiva e ho tirato dritto.

Zana Pace 2021
Zana vincitore alla Corsa della Pace con 1’10” su Hocevar e 1’12” su Clynhens (foto Jan Brychta)
Zana Pace 2021
Zana vincitore alla Corsa della Pace su Hocevar e Clynhens (foto Jan Brychta)
Alla fine hai vinto la Corsa con un distacco sensibile, oltre un minuto sullo sloveno Hocevar. Non capita spesso che un italiano vinca corse a tappe, seppur brevi, ma Filippo Zana che corridore è?

Nelle gare a tappe mi sono sempre trovato bene, gli sforzi ripetuti in più giorni li assorbo senza problemi e vado bene in salita. A cronometro diciamo che mi difendo, ma non le ho mai preparate come si deve e certamente se voglio avere ambizioni devo migliorare.

Quanto ti ha aiutato aver finito il Giro?

Moltissimo, sentivo alla fine di avere una gran gamba. Una corsa di tre settimane può davvero fare la differenza, darti progressivamente quella condizione che ti manca, certo se finisci stanco significa che serve staccare, ma dipende molto anche da quello che si richiede alla corsa. Io avevo finito abbastanza soddisfatto, d’altronde non dovevo neanche farlo, ero stato richiamato proprio all’ultimo in sostituzione di un compagno (Alessandro Tonelli, risultato falso positivo al Covid prima del via, ndr).

Zana azzurri 2021
Da sinistra: Lorenzo Quartucci, Mattia Petrucci, Filippo Zana e Luca Rastelli
Zana azzurri 2021
Da sinistra: Lorenzo Quartucci, Mattia Petrucci, Filippo Zana e Luca Rastelli
Ora che cosa ti aspetta?

Ho ancora un mese abbastanza intenso, con Adriatica Jonica Race, Campionato Italiano, Giro dell’Appennino e Lugano, poi staccherò un po’ per preparare il finale di stagione.

Questi risultati, anche prima della Corsa della Pace, ti stanno attirando attenzioni, anche da parte di squadre del WorldTour?

Qualche segnale c’è, per ora solo a livello di voci, ma non posso negare che la cosa mi fa molto piacere e mi spinge a lavorare ancora di più. E’ importante che mi faccia conoscere, il mio futuro è tutto da scrivere. La cosa bella di questa gara è stata anche che ho vinto in maglia azzurra, è stata la prima volta e lo sognavo da tempo.

Lo sai chi c’è nell’albo d’oro della Corsa della Pace?

Sono andato a leggerlo, ho visto che c’è anche Tadej Pogacar. So che chi vince quella corsa non può essere un ciclista comune, speriamo che sia di buon auspicio per i prossimi anni…

Da Soukho a Pogacar, sulle orme dei giganti

15.02.2021
4 min
Salva

Se nel ciclismo professionistico la storia è fatta da tre grandi corse a tappe, anche fra gli under 23 ci sono tre gare attraverso le quali si dipana l’evoluzione della categoria, da Soukho a Pogacar. Si comincia in primavera con la Corsa della Pace, storico appuntamento disegnato nell’Est europeo, si va avanti in estate con il Giro d’Italia Under 23 per concludere con il Tour de l’Avenir in Francia. E’ così per gli under 23 come una volta lo era per i dilettanti, ma raffrontando le storie delle tre corse si scoprono indicazioni molto interessanti.

Tripletta proibita

La prima è che, mentre nella storia ciclistica ci sono corridori che sono stati capaci nel corso della carriera di fare tripletta, nessuno invece è riuscito a mettere insieme le tre gare under 23. E’ vero che la loro storia è più corta. La Corsa della Pace è stata la prima a iniziare, nel lontano 1948. L’Avenir ha aperto i battenti nel 1961. Il Giro d’Italia nel 1970. Tutte e tre le corse non hanno avuto un’evoluzione continuativa, saltando più edizioni. Ci sono invece 4 corridori che sono perlomeno riusciti a fare doppietta e due sono stelle del ciclismo attuale.

Tadej Pogacar ha vinto il Tour de l’Avenir e la Corsa della Pace
Tadej Pogacar ha vinto Avenir e Corsa della Pace

Pogacar-Gaudu: bis

Tadej Pogacar, vincitore dell’ultimo Tour de France, aveva già fatto vedere le sue qualità fra gli under 23 come grande specialista delle corse a tappe. Nello stesso anno infatti, il 2018, ha vinto sia la Corsa della Pace che il Tour de l’Avenir. Se si pensa che solo l’anno successivo sarebbe già salito sul podio della Vuelta e nel 2020 avrebbe trionfato al Tour, quello “vero”, la sua statura di campione diventa ancora più definita.

C’è però un corridore che due anni prima aveva fatto lo stesso, il francese David Gaudu (foto di apertura). Leader della Groupama FDJ, è atteso alla conferma fra i grandi dopo molti incoraggianti segnali. Le sue vittorie giovanili lo avevano indicato come il nuovo Laurent Fignon e il bretone ora è pronto per realizzare tutte le speranze riposte su di lui.

Chi avrebbe potuto ripetere simili gesta da professionista era il belga Bjorg Lambrecht. Nel 2017, dopo aver conquistato la Liegi-Bastogne-Liegi di categoria vinse la Corsa della Pace e finì secondo all’Avenir. Passato professionista nella Lotto Soudal, la sua parabola si concluse tragicamente con un volo in un fosso al Giro di Polonia 2019, tarpando le ali a un campione che avrebbe potuto ottenere davvero tanto.

Bjorg Lambrecht vinse la Liegi, fece 2° all’Avenir e vinse la Corsa della Pace: se ne è andato troppo presto
Al Polonia 2019, Mohoric vince a Bukowina Tatrzanska

Leggenda “Souhko”

Andando indietro nel tempo non si può non parlare del sovietico Sergei Soukhorutchenkov. Fra i dilettanti ha rappresentato quello che Eddy Merckx è stato fra i professionisti. Il russo, olimpionico a Mosca 1980, nel 1979 era riuscito a conquistare sia la gara dell’Est europeo sia il Tour de l’Avenir. Ad esse aggiunse l’antipasto: il Giro delle Regioni, la corsa italiana di primavera che contrapponeva le nazionali dilettantistiche. A tal proposito, tanti ricordano ancora una delle mitiche imprese di “Soukho”. Nel 1981, nella quinta tappa, i suoi rivali avevano approfittato di una sua foratura per attaccarlo. Il russo perse molto tempo, ma poi iniziò un forsennato inseguimento che lo portò a superare di slancio i vari gruppetti che si erano formati davanti. Per dare loro una lezione continuò a tirar dritto allargando il vantaggio fino a misure mostruose: arrivò al traguardo di San Marino con oltre 11 minuti di vantaggio

Super Poulnikov

Un altro grande capace di una doppietta, ma Giro-Avenir è stato Baronchelli, che riuscì ad abbinare le due vittorie nel 1973 e l’anno successivo diede battaglia addirittura a Eddy Merckx alla corsa rosa.

L’analisi in parallelo delle tre corse regala però altre “chicche”. Nell’albo d’oro il suo nome non compare, eppure il russo Vladimir Poulnikov nel 1988 fu capace di un’impresa ai limiti dell’impossibile. Centrò infatti nello stesso anno il secondo posto a Corsa della Pace e Giro e il 7° all’Avenir. Nessuno, fra i pro’, ha mai neanche pensato di fare lo stesso nelle classifiche dei tre grandi Giri…

Nel 2004, Michele Scarponi vinse la Corsa della Pace
Nel 2004 Michele Scarponi vinse la Corsa della Pace

Scarponi storico

Va detto che per molti anni la Corsa della Pace è stata quasi inviolabile dai corridori occidentali. Al tempo, eravamo nel 2004, la vittoria di Michele Scarponi fu salutata come un evento storico. Essà scaturì dal suo colpaccio della quarta tappa e soprattutto da una grande attenzione nelle frazioni successive, con tre piazzamenti per conservare una manciata di secondi sul polacco Kohut. Il compianto Michele ricordava sempre con grande trasporto quel successo, in una terra allora poco battuta dai grandi del pedale, nella quale si era scoperto specialista delle lunghe corse a tappe come si sarebbe confermato anche da professionista.